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SECONDA SERIE

AVVERTENZA

Il presente volume abbraccia il periodo compreso fra il 31 luglio 1887 ed il 31 marzo 1888. La prima data segna l'inizio del così detto periodo crispino, caratterizzato da un'intensissima attività diplomatica che sembrò aprisse un'era nuova nella politica estera italiana, l'altra data è stata raggiunta nello sforzo di contemperare la necessità di non superare la normale consistenza dei volumi della raccolta con l'impegno di offrire una esauriente documentazione degli eventi più notevoli della politica estera italiana.

Anche la documentazione pubblicata in questo volume è stata tratta in gran parte dall'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri e precisamente dai seguenti fondi archivistici:

a) Gabinetto Crispi; Cassette Verdi; Telegrammi di Gabinetto;

b) Serie Politica e Serie Mista (politica e commerciale); Dispacci del Ministero; Rapporti in arrivo delle Rappresentanze diplomatiche e consolari italiane all'estero;

c) Archivi delle Ambasciate italiane in Londra, Berlino, Parigi, Vienna, Madrid; d) Carte eredità Crispi.

Anche dalle Carte Crispi del fondo • Archivio di Stato di Reggio Emilia • , del fondo • Deputazione Siciliana Storia Patria •, nonchè dalle carte • Palumbo Cardella •, depositate nell'Archivio Centrale dello Stato, sono stati tratti vari documenti. Interessanti documenti sono stati reperiti nelle • Carte Crispi • del Museo Centrale del Risorgimento di Roma.

Hanno, invece, avuto esito negativo le ricerche svolte presso l'Archivio Storico del Ministero della Difesa per rintracciare i rapporti da Berlino dei delegati italiani tenenti colonnelli Dabormida ed Albertone sulle trattative che condussero alla stipulazione del trattato militare del 28 gennaio 1888. Non sono stati rintracciati neppure i rapporti da Vienna del tenente colonnello Goiran sulle trattative per stipulare la convenzione con l'Austria in merito al trasporto delle truppe italiane in Germania in caso di guerra con la Francia (1).

È da augurarsi che ulteriori ricerche oltre a quelle svolte con solerzia e accuratezza dalla Direzione dell'Archivio Storico della Difesa, alla quale teniamo a rivolgere sentiti ringraziamenti, possano portare a qualche felice esito in modo da poter pubblicare in appendice nei successivi volumi qualche documento sull'argomento.

(l) Verso la metà del febbraio 1388 fu negoziata a Vienna fra il tenente colonnello Giovanni Goiran ed il colonnello Ritter von Guttemberg una convenzione per il passaggio delle truppe italiane attraverso l'Austria. Non si è trovata documentazione su questa convenzione né fra le carte del Ministero degli Affari Esteri né fra quelle dell'Archivio della Difesa. Qualche accenno in A. F. PRIBRAM, Les traités politiques secrets dc t'Autriche -Hongrie. 1879-1914. ed. francese, Parigi, 1923, I, p. 286, e in Die grosse ZJO!itik, cit. appresso, Reuss a Bismarck, Vienna, 6 febbraio 1888, e Deines a Rcuss, Vienna, l" marzo 1888, vol. VI, p. 251 e p. 252.

16 17 18

21 22 23

Provenienza

e data

Roma 7 agosto 1887

Berlino 7 agosto 1887

Vienna 8 agosto 1887

Londra 8 agosto 1887

Vienna 8 agosto 1887

Roma 8 agooto 1887

Vienna 8 agosto 1887

Monza 9 agosto 1887

Roma 9 agosto 1887

Roma 9 agosto 1887

Roma 9 agosto 1887

Roma 9 agosto 1887

Roma 9 agosto 1887

Londra 10 agosto 1887

Mittente e destinatario

CRISPI a BLANC

D. 255!77

DE LAUNAY a CRISPI

R. 4469

NIGRA a UMBERTO I

T. riservatissimo s.n.

CATALANI a CRISPI

T. 1034

NIGRA a CRISPI

T. riservatissimo s.n.

CRISPI a DE LAUNAY, BLANC, GREPPI, NI

GRA, C A T A L A N I,

RESSMANN, ToaNIELLI e GERBAIX DE SONNAZ

D. 179bis/2486bis

NIGRA a CRrSPI

R. 240

UMBERTO I a CRISPI

T. s.n.

CarsPr a NIGRA

T. riservatissimo

CRISPI a GERBAIX DE SONNAZ T. 615

CRISPI a CATALANI

T. 617

CRISPI a CATALANI D. confidenziale 376/352

CRISPI a CATALANI

D. 378/355

CATALANI a CRISPI

T. 1041

..


DOCUMENTI
1

IL MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALLE AMBASCIATE E LEGAZIONI IN EUROPA, AL MINISTRO A WASHINGTON, FAVA, E AGLI AGENTI E CONSOLI GENERALI A TUNISI, MALMUSI, A SOFIA, GERBAIX DE SONNAZ E AL CAIRO, DE MARTINO

T. 579. Roma, 31 luglio 1887, ore 17.

A la suite de la mort de M. Depretis, le Cabinet a donné démission. Les Ministres démissionaires restent en charge pour l'expédition des affaires. Le Roi m'a confié l'intérim des affaires étrangères.

2

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 534. Londra, 31 luglio 1887.

In una conversazione che ho avuto oggi con Sir Henry W olff, egli riepilogò, cogli andari della sintesi, i criteri che erano stati norma ai suoi recenti negoziati colla Porta ed alla Convenzione non ratificata. Ho l'onore di trascrivere ciò ch'egli mi disse, non perchè la sostanza non ne sia ben nota all'E. V., ma come compendio o commento del libro azzurro (Egitto n. 7, 1887), spedito a cotesto Ministero il 27 ,corrente.

L'idea fondamentale che condusse ai negoziati colla Porta, cominciò Sir

H. Wolff, fu che l'Inghilterra non aveva altro interesse in Egitto che di assicurarsi, in tempo di pace o di guerra, il libero transito coll'India a traverso il Canale di Suez. Per ottenere questo scopo era necessario giungere ad un ordinamento di cose che non solo mettesse il canale di Suez al coperto di ogni pericolo ma rendesse inviolabile tutto il territorio Egiziano; in altre parole, faceva mestieri dì stipulare la neutralizzazione del canale di Suez e dell'Egitto.

Attesa però la giacitura del canale, arteria principale dei commerci del mondo, la neutralità dell'Egitto non doveva trarre seco, come in altri casi di neutralità, l'esclusione delle navi di tutte le potenze dal Canale di Suez; essa doveva al contrario implicare il diritto di transito pel canale delle navi di tutte le nazioni, in tempo di pace ed in tempo di guerra.

Siccome però mancava all'Egitto la forza necessaria per far rispettare la sua neutralità, occorreva di mantenere l'Egitto in alleanza (questa fu la parola adoperata) con due potenze.

Una di esse la potenza sovrana dell'Egitto, della quale la convenzione con

fermava tutti i diritti; l'altra la potenza che aveva ripristinato l'ordine in Egitto

e che aveva sostenuto tali sacrifizii da poter pretendere ad una supremazia su

tutte le nazioni che avevano interessi in quella provincia.

Per dare da ultimo un'impronta di stabilità e di durata a questo nuovo

ordinamento di cose, esso doveva ricevere la sanzione dell'Europa.

Le difficoltà incontrate, continuò Sir H. Wolff, nei negoziati colla Turchia furono di varia indole. Anzitutto le insistenze della Porta perchè il Governo Inglese stabilisse un tempo determinato per il richiamo delle truppe, senza sottoporre quel richiamo ad alcuna condizione. Non fu fatta alcuna concessione su questo capo e si stipulò che lo sgombero seguirebbe tre anni dopo la firma della Convenzione, purchè però non si presentasse alcun pericolo a differirlo.

Un altro inciampo fu la ritrosia della Porta di accettare le parole neutralizzazione delL'Egitto. Per sormontare quella difficoltà, le parole sicurezza territoriale furono sostituite a neutralizzazione.

Da ultimo la difficoltà somma, che fu poi cagione della sospensione della ratifica del Sultano, fu il capoverso dell'articolo V che dà il diritto all'Inghilterra di rioccupare l'Egitto, se quest'ultimo fosse minacciato da perturbazioni interne o da esterne aggressioni. Questa stipulazione, insistette Sir Henry, era tanto più necessaria in quanto che, senza entrare in altre considerazioni, essa sola, dopo lo sgombero degli Inglesi, poteva dare autorità alle truppe egiziane di mantenere l'ordine nell'Egitto propriamente detto, e nel Sudan.

Oltre agli accordi principali finora accennati, proseguì Sir H. Wolff, altri negoziati ebbero per iscopo di premunire l'Egitto da ogni disordine interno, di togliere ogni inutile gravezza e ogni cagione di malcontento alle popolazioni e di allontanare ogni incentivo alle lotte di rivalità e di predominanza fra le colonie estere in Egitto. A tal fine furono stipulati i due protocolli della convenzione. L'uno di essi aveva in mira d'introdurre modificazioni nelle capitolazioni, e sottoporre tutti gli stranieri in Egitto ad una giurisdizione e ad una legge locale ed uniforme. L'altro d'apportare miglioramenti in talune amministrazioni, di regolare le appartenenze della cassa del debito pubblico e di assestare le finanze Egiziane.

Sir H. Wolff soggiunse da ultimo che l'Observer aveva pubblicato quest'oggi una conversazione ch'egli aveva avuto con un compilatore di quel giornale. Non sono in quella conversazione cose di molto rilievo se non forse le seguenti:

• Fui sostenuto nelle negoziazioni colla Porta, disse Sir H. Wolff al giornalista, dagli Ambasciatori di Germania, d'Italia e di Austria. Quelle potenze sono sommamente interessate nelle finanze e nel commercio Egiziano, ed è per esse necessario che si stabilisca un ordinamento di cose che guarentisca l'Egitto da commozioni interne o da invasioni. Tutte le Potenze son favorevoli alla convenzione stipulata, tranne la Russia e la Francia, e l'opposizione di quest'ultima si deve al maltalento contro l'Inghilterra per varii argomenti in disputa fra i due Governi. Gli Ambasciatori di Francia e di Russia •, conchiuse Sir H. Wolff, • posero ogni ingegno per far credere al Sultano che, coll'articolo V della Convenzione, l'Inghilterra acquisterebbe diritti di sovranità sull'Egitto eguali a quelli della Porta e mossero contro la convenzione il fanatismo Musulmano •.

3

IL MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

(Ed., in traduzione, in F. CRISPI, La prima guerra d'Africa. Documenti e memorie, a cura di T. PALAMENGHI-CRISPI., Milano, II ed., 1939, p. 28)

T. 583. Roma, 1 agosto 1887, ore 18,50.

Veuillez vivement remercier Lord Salisbury soit de nous avoir communiqué la lettre du Négus, soit d'avoir, en ce qui concerne une médiation éventuelle de l'Angleterre pour l'affaire abyssinienne, témoigné de ses bonnes dispositions en termes qui ne sauraient étre ni plus corrects ni plus amicaux envers nous. Les déclarations que S. S. a faites à ce sujet dans la Chambre des Lords ont produit en Italie une excellente impression. Si maintenant la réponse de la Reine Victoria doit étre un acheminement à la médiation il faut, à notre avis, qu'elle exprime à cet égard, les idées suivantes:

1° -L'Italie ayant occupé Massaua dans un but d'ordre et de sécurité, et s'étant dès le premier moment déclarée préte à maintenir le traité Hewett, son entreprise a été vue par l'Angleterre, son arnie sincère, avec un ceil favorable;

2'' -prenant ombrage des poste,s établis par les Italiens à Saati et à Uaà pour la protection des caravanes, Ras Alula a méconnu les intentions loyales de l'Italie et il s'est rendu coupable d'une injuste agression;

3o -l'Italie dont la puissance égale la justice est résolue à se procurer la réparation qui lui est due, mais si le Négus veut tàcher d'obtenir la paix, il pourrait par le haut intermédiaire de la Reine Victoria demander au roi Humbert les conditions auxquelles la paix serait accordée. Veuillez soumettre les points ci-dessus à Lord Salisbury.

En attendant nous devons loyalement et confidentiellement pour lui seui, déclarer au Cabinet Britannique que cet essai de médiation ne saurait nous faire ralentir nos préparatifs d'action militaire y compris la réoccupation de Sahati et que si une conclusion au moins préliminaire se faisait attendre au delà du mois de novembre, nous ne pourrions, à notre tour, laisser passer, ni méme s'avancer, la seule saison où des opérations sont possibles dans les régions dont il s'agit.

4

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., parzialmente e in traduzione, in LV 60, p. 146 e in F. CRISPI, La prima guerra, cit., p. 29)

T. 1003. Londra, 2 agosto 1887, ore 2,20 (per. ore 6,35).

J'ai communiqué à Lord Salisbury le télégramme de V. E. d'hier soir (1).

S. S. * m'a chargé, en réponse de vous faire savoir qu'il donnerait de suite ordre de rédiger la lettre de la Reine Victoria au Négus en conformité du

5 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

désir de V. E. et que cette lettre exprimerait les idées énoncées dans v~tre télégramme. Il * (l) m'a dit qu'il comprenait fort bien que cet essai de médiadon ne doit pas ralentir nos préparatifs pour une action militaire. Ces préparatifs étaient d'autant plus nécessaires qu'ils pourraient avoir pour résultat d'alarmer le Négus et le rendre plus enclin à se soumettre à nos conditions.

* Dans le cours de la conversation, Salisbury m'a fait remarquer que la lettre de la Reine ne pouvait rien contenir qui préjugeat le droit du Sultan sur Massaua, et que le Gouvernement anglais devait aussi s'occuper de la sauvegarde des arrangements que l'Angleterre avait stipulés avec le Négus en 1869. Salisbury n'étant pas à meme de me donner des détails précis sur ces arrangements, a ordonné des recherches pour les pièces y relatives. Je serai probablement en mesure d'en avoir connaissance. Sur ma demande S. S. m'a promis de me communiquer la teneur de la lettre de la Reine au Négus * (1).

Je me suis aperçu que le télégramme de V. E. a produit une excellente impression sur l'esprit de Salisbury, qu'il a vu avec satisfaction la prompte et énergique détermination du Gouvernement du Roi et qu'il espère que les démarches de l'Angleterre aboutiront à un heureux résultat.

(l) Cfr. n. 3.

5

IL MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

D. 361/331. Roma, 2 agosto 1887.

Con telegramma di jeri (2) Le ho manifestato succintamente il mio pensiero circa il modo nel quale potrebbe convenientemente attuarsi una mediazione del Governo britannico tra l'Italia e l'Abissinia. Mi preme di qui aggiungere alcuna maggiore spiegazione. Quando pure, in seguito al mio telegramma di jeri la S. V. già avesse avuto, nel frattempo, l'opportunità di discorrere di questo argomento con Lord Salisbury, e di fare, presso Sua Signoria, gli ufficii che con quel mio telegramma Le erano commessi, gioverà sempre che Ella abbia modo, mercè le avvertenze qui contenute, di viemeglio chiarire l'animo nostro, cosicchè non abbia a rimanere dubbiezza alcuna rispetto ai propositi nostri di fronte all'azione pacifica che dal Gabinetto di Londra s'intraprenderebbe.

Anzitutto mi sta a cuore che Lord Salisbury sappia quanto il R. Governo gli sia grato per le dimostrazioni di schietta amicizia e simpatia che da lui ci sono venute nell'attuale circostanza.

Non solo S. S. ha consentito, per soddisfare il desiderio da Lei espresso, a darci copia della lettera scritta dal Negus alla Regina Vittoria, ma essendosi trattato nella Camera dei Lord, per iniziativa dell'illustre Lord Napier di Magdala, di una eventué!le mediazione tra l'Italia e l'Abissinia, ne ha tratto altresì occasione per pronunciarsi, a questo riguardo, in termini tali che, pur essendo correttissimi, non potevano essere per noi più riguardo~i e cordiali.

La S. V. non avrà certo mancato, in seguito al mio telegramma di jeri, di manifestare al nobile Lord, i nostri più vivi ringraziamenti, ai quali già fecero anticipatamente eco i più autorevoli tra gli organi della pubblica opinione in Italia.

Nell'assumere, pochi giorni or sono, la direzione degli affari esteri, trovai che, di fronte ai primi accenni ufficiosi di Lord Salisbury ad una mediazione inglese nel nostro conflitto coll'Abissinia, il R. Governo aveva stimato di tenersi in assoluto riserbo fino al momento in cui, avuta notizia della lettera del Negus, credette suo debito di considerare se la risposta della Regina Vittoria al Sovrano Abissino non potesse per avventura fornire modo degno e conveniente per la attuazione del concetto adombrato dal Ministro britannico degli affari esteri. A me parve, consenzienti i Colleghi, che il problema si dovesse risolvere affermativamente, e cosi le telegrafai jeri. Però in materia cosi delicata e complessa, conveniva tosto mettere in chiaro i termini e i modi sostanziali della divisata mediazione ed anche questo io feci col mio telegramma di jeri.

Per quanto possa apparire grave impresa una nostra azione militare contro l'Abissinia, l'Italia è ben risoluta a non indietreggiare od esitare per le difficoltà da vincersi o per gli oneri da subirsi. Questo è adunque da mettersi in sodo : l'Italia non cerca pace; è disposta ad accordarla quando sieno salve tutte le sue ragioni di dignità e di legittimo interesse. Se la lettera della Regina Vittoria ha da essere avviamento verso la mediazione, importa che essa sia concepita così, che sia rimossa, a questo riguardo, ogni ombra di dubbio dalla mente del Negus.

Dalla lettera del Negus apparisce come questi non abbia un giusto concetto, nè dei reciproci rapporti tra l'Italia e l'Inghilterra, nè degli intenti per cui occupammo Massaua e i posti circonvicini, nè del come l'Inghilterra abbia considerato la nostra occupazione, nè infine degli incidenti che condussero al conflitto sanguinoso dello scorso gennajo.

Giova, a nostro avviso, che anche questi punti trovino nella lettera della Regina Vittoria opportuna spiegazione. Sappia il Negus che tra l'Italia e l'Inghilterra, potenze indipendenti e reciprocamente amiche non può trattarsi, come egli sembra credere, di licenza rispettivamente chiesta ed accordata; sappia che l'Inghilterra ha visto con occhio favorevole l'impresa nostra, quando occupammo Massaua con lo scopo di provvedere alla quiete e alla sicurezza in quei paraggi; sappia che Ras Alula ha conosciuto le nostre leali intenzioni quando ponemmo

o rafforzammo i presidii irregolari di Sahati e di Uaà unicamente per la protezione delle carovane; sappia che fu ingiustificabile l'aggressione del gennajo scorso, per cui fu sparso sangue cristiano dall'una e dall'altra parte.

Brevi parole, che a questo riguardo figurino nel messaggio della Regina, produrrebbero certo nell'animo del Sovrano abissino profonda ed efficace impressione.

Importa infine, che il Negus conosca le nostre presenti intenzioni. L'Italia ha per sè il buon diritto ed anche la forza. Essa è ben risoluta a procacciarsi, ad ogni costo, la riparazione che le è dovuta. Però, se il Negus desidera di ottenere la pace, convien che egli, mercè l'alta intromissione della Regina Vittoria, chieda a s. M. il Re Umberto le condizioni alle quali la pace gli potrebbe essere accordata.

Intorno a questo punto, che è il più importante, il messaggio della Regina Vittoria dovrebbe essere concepito in modo da non lasciare nell'animo del Negus illusione alcuna, nè intorno al nostro fermo proposito, nè intorno alla via che solo gli rimane per evitare a sè e al suo paese le calamità della guerra. Nè gli varrebbe l'invocare il trattato Hewett, che fu da noi rispettato, come fin da principio dichiarammo, finchè si mantennero normali le nostre relazioni con l'Abissinia, ma che non può certo essere impedimento ai provvedimenti d'ordine militare già da noi presi, ed a quelle ulteriori operazioni che da parte nostra fossero per intraprendersi.

Nel mio telegramma di jeri aggiunsi per debito di lealtà, alcuna avvertenza destinata esclusivamente a confidenziale notizia del Governo britannico. È evidente che il presente tentativo di mediazione non potrebbe indurci a sospendere

o rallentare i preparativi per una nostra azione militare. Tra questi apprestamenti includiamo anche la probabile rioccupazione di Saati. Il Governo britannico stimerà certo naturale che così da noi si proceda.

Essendo inoltre limitata a pochi mesi la stagione propizia per operazioni militari in Abissinia, è del pari manifesto che qualora il tentativo di mediazione non fosse giunto nel prossimo novembre, quanto meno ad una conclusione preliminare, noi dovremmo valerci illimitatamente della nostra libertà d'azione, troppo grave responsabilità essendo la nostra se lasciassimo trascorrere od anche solo di troppo inoltrarsi la favorevole stagione.

La S. V. conosce quanta importanza da noi giustamente si annette a tutto ciò che si riferisce alle nostre cose di Massaua. Non dubito punto che negli officii suoi presso Lord Salisbury, Ella avrà saputo, e saprà spiegare la massima diligenza ed accortezza; di guisa che nulla si negliga bensì che possa condurre ad utile scopo, ma si eviti del pari tutto ciò che possa crearci intempestivi vincoli od impegni.

(l) -I brani fra asterischi sono omessi in LV. (2) -Cfr. n. 3.
6

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. CONFIDENZIALE 1001/168. Londra, 3 agosto 1887, ore 2,20 (per. ore 6,35).

Hier Sir Drummond Wolff a entretenu Salisbury du projet d'un accord secret entre l'Angleterre, l'Italie, l'Autriche-Hongrie et l'Espagne d'une part et la Turquie de l'autre en substitution de la Convention anglo-turque. Cet accord, lequel selon Sir D. Wolff recevrait l'approbation de l'Allemagne, contiendrait sous une autre forme tous les articles de la Convention du 22 mai et ses protocoles et donnerait en outre à la Porte quelque garantie sur le maintien de l'intégrité de l'Empire Ottoman. Salisbury m'a dit avoir répondu à Sir D. Wolff que ce projet était prématuré; que la question égyptienne devrait, pour le moment, rester dans le statu quo et qu'il ne comptait pas s'en occuper avant mois d'octobre. Se référant à notre entretien du 20 juillet, S. S. m'a répété que la principale raison, qui l'empèche de prendre en considération le dit projet était la certitude que la Chambre en apprendrait l'existence et met

trait le Gouvernement en demeure de le publier, ce qui pourrait amener de graves conséquences. V. E. recevra demain rapport (l) contenant plus amples détails sur le projet en question. Je n'ai plus maintenant le moindre doute que l'Ambassadeur d'Allemagne à Londres s'est complètement abstenu de toute démarche en faveur de ce nouveau projet. Hatzfeldt approuverait résolution Salisbury de laisser pour le moment de còté la question égyptienne.

7

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., come estratto, in LV 69, p. 139) (2)

R. CONFIDENZIALE 541. Londra, 3 agosto 1887.

In un colloquio che ebbi ieri col Marchese di Salisbury sulle cose di Bulgaria, il nobile Lord mi disse che egli non si farà mai il • padrino • del Principe di Coburgo, ma che non si opporrà alla scelta del medesimo se tutte le potenze si accordano a volerlo Principe di Bulgaria.

Soggiunse che, sia per la reggenza sia per il trono Bulgaro, l'Inghilterra si opporrà ad una candidatura • troppo russa • come quella del Principe Imeretinski di cui si occupano i giornali.

Avendo chiesto a Lord Salisbury se fossero vere le notizie di un ravvicinamento fra la Russia e l'Inghilterra, egli mi rispose che tali voci non avevano alcun fondamento. Disse che il Governo Inglese aveva visto con soddisfazione il componimento della controversia per la delineazione dei confini Afgani, mediante il recente protocollo di Pietroburgo, ma soggiunse tosto che quel protocollo non aveva tale efficacia da modificare l'atteggiamento dei due Governi (3).

Ebbi l'onore di dare di ciò qualche contezza all'E. V. col mio telegramma d'ieri sera (4). Ella giudicherà se il presente rapporto non debba essere noto a Lei solamente.

8

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 4467. Berlino, 3 agosto 1887.

Dans mon entretien avec le Secrétaire d'Etat, j'ai demandé s'il avait quelque indice sur un rapprochement plus complet entre l'Angleterre et la Russie en suite de la signature du protocole relatif à la frontière vers l'Afghanistan.

C'était là un point, m'a-t-il dit, sur lequel il cherchait à s'éclairer par des renseignements moins suspects que ceux qui émanent peut-etre de tel ou tel autre diplomate anglais de l'école de M. Gladstone, et dès lors partisans d'une entente entre la Grande Bretagne et le Gouvernement Russe. Mais jusqu'ici, ainsi que le Comte de Berchem m'en donnait l'assurance, ces bruits n'étaient confirmés par aucun renseignement officiel. Ce rapprochement ne semble exister ni pour les affaires bulgares, ni pour la question d'Egypte surtout que le Cabinet de Londres préfère laisser sommeiller pour quelque temps encore. Et c'est ce qu'il y a en effet de mieux à faire. Le Comte de Hatzfeldt a été instruit dans ce sens (1).

Je me proposais de le télégraphier à V. E.; mais je l'ai jugé superflu après avoir reçu, dans l'après midi, la communication de deux télégrammes du Chargé d'Affaires du Roi à Londres. Il résulte clairement du langage du Marquis de Salisbury que les impressions du Comte de Berchem étaient exactes, notamment en ce qui concerne l'Egypte au sujet de laquelle de nouveaux pourparlers sont ajournés.

(l) -Cfr. n. 2. (2) -Il testo di LV è il seguente: • In un colloquio che ebbi ieri col marchese di Salisburysulle cose di Bulgaria il nobile Lord mi disse che egli non si opporrà alla scelta del principedi Coburgo, se tutte le potenze si concordano a volerlo principe di Bulgaria». (3) -In senso analogo si espresse il Salisbury con l'ambasciatore tedesco, Hatzfeldt (Die Grosse po!itik der Eumpiiischen Kabinette 1871-1914. Si veda G.P., vol. IV, n. 907, Hatzfeldt a Bismarck, Londra, 3 agosto 1887, n. 257 segreto). (4) -Non pubblicato.
9

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, GREPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 348. Pietroburgo, 4 agosto 1887.

Col mio telegramma di ieri n. 12 (2), credetti dovere mio di richiamare l'attenzione dell'E. V. sopra il modo, col quale l'ufficioso Journal de S. Pétersbourg espresse il suo giudizio a riguardo della lettera dal Pontefice diretta al Segretario di Stato Cardinale Rampolla.

Allorchè or sono due giorni fui a visitare, secondo il consueto, il Signor de Giers, questi mi fece cenno dell'articolo, a cui alludo, apparso nel numero di ieri del su-citato giornale; e sul proposito mi disse: che dopo avere scambiato alcune idee generali, sull'assunto, col Signor Horn, direttore di quel periodico, ed Ungherese d'origine, lo lasciò libero di esprimersi come meglio gli sembrasse sulle allusioni, che nella lettera Pontificale sono fatte alla Chiesa Greca e Russa. Indico queste circostanze per viemeglio precisare il grado d'importanza, che si può attribuire alle manifestazioni del governo Russo intorno al carattere, sempre poco cordiale, che offrono i suoi rapporti colla Santa Sede.

Volevasi da taluno che in questi ultimi tempi si fossero ripresi i negoziati

tra il Governo Imperiale ed il Vaticano per mezzo di un agente segreto, di nazio

nalità Italiana, allo scopo di avviare dei rapporti più corretti che per lo passato;

ma da quanto mi fu concesso rilevare dalle parole del Signor de Giers, confer

mate dagli apprezzamenti del giornale ufficioso, parmi dovere indurre che per

parte della Russia non v'ha veruna inclinazione per un accordo sulle questioni tuttavia pendenti.

Respinse innanzi tutto il Signor de Giers in modo assoluto che, sia in Grecia, sia in Russia, si scorga il benchè leggiero sintomo, il quale permetta solo di credere che possa venire un tempo in cui scompaja lo scisma tra la Chiesa Orientale e la Romana. Giammai la prima rinuncierà al principio che la domina, cioè che solo nel concilio risiede il supremo potere ecclesiastico.

Ciò che poi mantiene il Governo Imperiale avverso alla Santa Sede, si è il contegno del clero Cattolico in Russia, il quale presso che tutto, si recluta nell'elemento Polacco, elemento ostilissimo allo stato di cose qui dominante; nè il governo Imperiale poté giammai ottenere che dal Vaticano escissero serie esortazioni per indurre il clero cattolico ad atteggiamento più conciliante.

Debbo per ultimo avvertire che il clero Cattolico escito nella sua massima parte dalle sfere più umili della popolazione, non si distingue per veruna speciale virtù, ma pecca di avidità, di fanatismo e di ignoranza, coprendosi ipocritamente col manto di un ascetico patriottismo.

(l) -Si veda p. 7. nota 3. (2) -Non pubblicato.
10

IL MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

(Ed., in traduzione, in F. CRISPI, Politica interna, Diario e Documenti, a cura di T. PALAMENGHI-CRISPI, Milano, 1924, p. 187)

T. RISERVATISSIMO S. N. Roma, 6 agosto 1887 (1).

Déchiffrez vous-meme. Conseil des Ministres appréciant patriotisme, études, longue expérience de

V. E. vient de me charger de vous prier d'entrer dans le nouveau Cabinet. S. M. le Roi a accueilli le conseil des Ministres avec la plus grande faveur et il serait satisfait si vous acceptiez ètre son Ministre des Affaires Etrangères. Je vous prie de me faire connaitre votre résolution. Télégraphiez moi au Ministère de l'Intérieur.

11

UMBERTO I ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. RISERVATISSIMO S. N. (2) Roma, 7 agosto 1887.

J'ai signé aujourd'hui le décret qui nomme le Ministre de l'Intérieur Crispi Président du Conseil. La disposition de tous les hommes qui ont siégé avec plus d'autorité dans les conseils de mon père, et la situation parlementaire laissée

par Depretis ont rendu indispensable cette nomination qui s'impose aussi pour des considérations régionales que vous comprendrez facilement. Mais au commencement de cette nouvelle ère et pour procéder avec sùreté et hardiesse, il m'est nécessaire le concours de toutes les anciennes amitiés dont le passé est une garantie non seulement de dévouement et de patriotisme mais aussi d'expérience dans les affaires d'ét,at. J'ai obtenu des ministres Saracco et Brin cette preuve d'abnégation et d'affection sincère. Maintenant c'est à votre dévouement que je fais appel. Le Conseil des Ministres a été unanime dans la décision de demander le concours de la haute sagesse et de l'expérience de V. E., et le Président du Conseil, qui comme vous savez, est homme de talent et de creur a exprimé les plus vifs éloges à votre égard et les plus chaleureux désirs d'obtenir réponse favorable à la dépeche qu'il vous a adressée (l) aussi en mon nom. A tout cas j'ajouterai de ma part que votre réputation donne une forte garantie à l'Europe sur la politique de notre pays et faci1itera cette conquete du temps qui est encore bien nécessaire à l'Italie pour ... (2) position ... (2) important dans le concert Européen. Je comprends que je viens vous demander un sacrifice très grave et que votre décision sera perplexe d'autant plus en considération de ce qui est arrivé à votre prédécesseur dans l'Ambassade de Vienne, mais c'est précisément parce que le sacrifice n'est pas commun que j'espère de l'obtenir d'un homme hors ligne tel que vous, ni d'autre part vous ne devez pas vous préoccuper de ce

qui est arrivé au Général de Robilant, d'abord parce que la situation parlementaire imposée par le Général meme est aujourd'hui améliorée; en outre votre position personnelle est bien meilleure de celle du Général et enfin tout en considérant qu'on ne manquera pas l'occasion de rendre justice aussi au Général, vous pourrez dès à présent, en acceptant de faire part,ie du Cabinet, imposer vos conditions. J'ai pleine confiance que vous ne répondrez pas par un refus et de réserver vos décisions aux premiers jours du mois prochain après que vous aurez une entrevue avec moi à Monza.

(l) -Erroneamente la copia conservata fra i documenti riservatissimi dell'Ambasciata di \Fienna porta la data del 16 agosto; nel testo pubblicato in F. CRISPI, Politica interna, cit., il telegramma è datato 7 agosto 1887. (2) -A questo telegramma fa riferimento F. CHABOD, Storia della politica estera italiana, vol. I, Le premesse, Bari, 1951, p. 612, nota 2.
12

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALLE AMBASCIATE E LEGAZIONI IN EUROPA E ALLE AGENZIE POLITICHE

T. 606. Roma, 7 agosto 1887, ore 18,20 (3).

Le Roi n'a pas accepté démission du Cabinet. Les ministres actuels restent en gharge. S. M. a daigné me confier présidence me confirmant dans l'intérim des affaires étrangères.

{l) Cfr. n. 10.

(2) -Gruppo indecifrato. (3) -Analoga comunicazione fu fatta con telegramma n. 607 alle Legazioni in America e in Asia.
13

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALLE SEI AMBASCIATE (1), AI MINISTRI A MADRID, MAFFEI, AD ATENE, CURTOPASSI E A BUCAREST, TORNIELLI

T. 608. Roma, 7 agosto 1887, ore 21,30.

Prenant direction des affaires étrangères, je tiens à marquer ma ferme intention continuer la politique de paix et de conservation qui caractérise l'oeuvre de l'Italie dans le concert européen. Notre situation, nos intentions sont connues. Les Cabinets ayant un programme identique savent qu'ils peuvent compter sur notre concours loyal et efficace.

14

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

D. 255/77. Roma, 7 agosto 1887.

L'incaricato d'Affari Britannico a Roma, con nota testè direttami, e di conformità alle istruzioni avute dal marchese di Salisbury, mi ha trasmesso copia di un dispaccio in cui Sir H. Drummond Wolff informava Sua Signoria, prima di lasciar Terapia, come, durante i negoziati per la convenzione anglo-turca relativa all'Egitto, egli avesse sempre trovato, presso gli ambasciatori d'Italia, di Germania e d'Austria-Ungheria, la massima cortesia, ed invariato appoggio. Onde sia che il Governo della Regina presentasse a quello del Re dei ringraziamenti per la cooperazione prestata dai detti Rappresentanti nelle importanti trattative di cui Sir H. D. Wolff era stato incaricato. Compiacendomi oltre ogni dire che l'opera del Rappresentante di Sua Maestà, in armonia ai sentimenti di simpatia ed amicizia felicemente esistenti fra i due paesi, sia stata apprezzata dal Governo britannico, aggiunsi, nella mia risposta al signor Kennedy, che, adoperandosi, mercè le istruzioni ricevute dal R. Governo, per la riuscita della missione \Volff, l'E. V. (il regio ambasciatore) ha fatto cosa consona, non solo alla nostra costante ed intima amicizia verso l'Inghilterra, ma altresì conforme, secondo il nostro fermo convincimento, all'interesse comune dei due paesi e propizia alla causa della pace, a cui i nostri sforzi sono, in ogni occasione, consacrati.

(l) Le sei ambasciate cui accenna l'indirizzo del telegramma sono quelle di Londra, Parigi, Berlino, Vienna, Pietroburgo, Costantinopoli.

15

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 4469. Berlino, 7 agosto 1887.

Je me réfère à mon télégramme d'hier (1). Au cours de la visite que je lui faisais hier, le Secrétaire d'Etat ad interim m'a dit que l'ambassadeur de Turquie venait de donner lecture d'une circulaire de Sai:d pacha, visant, entre autres, à engager les différents cabinets à exercer une pression sur le prince Ferdinand de Cobourg, pour le dissuader de se rendre en Bulgarie.

Le comte de Berchem a répondu verbalement que le cabinet de Berlin persévérerait dans son abstention de tout conseil à Son Altesse, à propos d'une élection dont il se désintéressait complètement; que l'ambassadeur d'Allemagne à Vienne s'était tenu et continuerait à se tenir sur la mème réserve, et que, si le prince se décidait à partir à ses risques et périls, ce serait, aux yeux du gouvernement impérial, l'acte d'un simple particulier, acte sur lequel on n'avait ici à exercer ni contròle, ni influence quelconque.

J'apprenais aussi au département des relations extérieures que, déjà avant son départ de Constantinople, M. Nelidow avait pu se convaincre que l'idée d'une conférence pour les affaires bulgares ne rencontrerait pas l'unanimité des suffrages des puissances. La Russie surtout ne serait pas en humeur d'y consentir. Elle n'a jusqu'ici aucunement modifié son point de vue, et maintient la politique qu'elle a constamment suivie depuis le commencement de la crise. Si, dans ces conditions, la Sublime Porte a un instant caressé l'idée d'une conférence, c'était au moins un peu nalf de sa part. Il n'y a donc rien à faire pour le moment pour cette question. Il en est de mème, selon l'avis du comte de Berchem, pour celle d'Egypte. Toutes les combinaisons mises en avant sur ce dernier point sont prématurées, sans compter qu'elles produisent quelque confusion dans les esprits.

16

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, A UMBERTO I

T. RISERVATISSIMO S. N. (2). Vienna, 8 agosto 1887.

Je suis touché plus que je ne saurais le dire des paroles si bienveillantes que V. M. a daigné m'adresser par son télégramme d'hier (3). Rien ne me serait plus agréable que de me rendre aux désirs de V. M. si j'avais la conviction que cela put ètre utile à son service et au bien du pays. Mais je n'ai ni les qualités, ni le tempérament, ni la position nécessaire pour faire un bon Ministre des affaires étrangères. Je n'ai pas de base parlementaire et je suis trop vieux pour

essayer d'en acquérir une. Je prie le Roi de ne pas exiger de moi ce que je ne sais pas faire. V. M. ne peut pas douter de mon dévouement. La meilleure preuve que je puisse lui en donner en cette occasion c'est de récuser très respectueusement, mais bien sérieusement la charge qu'Elle voudrait m'imposer.

(l) -Non pubblicato. (2) -Di questo telegramma riporta una frase F. CHABOD, op. cit., p. 612, nota 2. (3) -Cfr. n. 11.
17

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1034. Londra, 8 agosto 1887, ore 10,40 (per. ore 12).

Bien que Salisbury n'ait jamais douté des intentions du Gouvernement du Roi d'entreprendre une action militaire contre l'Abyssinie dans le cas, où le Négus ne demandait pas la paix et ne se soumettait pas à nos conditions, j'ai fait part de nouveau à Sa Seigneurie de la ferme détermination de V. E. à cet égard.

J'espère d'etre à meme de télégraphier demain soir à V. E. le texte, ou tout au moins, la substance de la lettre de la Reine au Négus. Dès le commencement des négociations mon but a été d'obtenir communication de ce texte, vu que au besoin V. E. pourrait m'indiquer les modifications qu'elle aimerait y voir introduites. Toutefois, j'ai lieu de croire que la lettre de la Reine sera satisfaisante. Autant que je sache, dans cette lettre il ne s'agira que de notre différend et il ne sera touché à d'autres questions. Il parait, d'ailleurs, que Salisbury aurait été induit en erreur par Lord Napier, en m'assurant que l'Angleterre avait pris des engagements en 1869 avec le Négus. Il est vrai que ce dernier camme prince Kassa du Tigré avait preté son appui à l'expédition anglaise en Abyssinie; mais le résultat des recherches faites au Foreign Office a été • que l'Angleterre avait des obligations avec le Négus, vagues, aucun engagement •. Je dois dès à présent prévenir V. E. que dans l'intéret meme du Gouvernement du Roi, Salisbury ne désire pas qu'on puisse un jour constater qu'il m'a donné communication de la lettre de la Reine. Il devra par conséquent résulter que j'en ai eu connaissance à l'insu de Sa Seigneurie.

18

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATISSIMO S. N. Vienna, 8 agosto 1887.

Déchiffrez vous mème.

Je vous remercie et je remercie le Conseil des Ministres, de la marque de confiance que vous venez de me donner en me proposant d'entrer dans le Cabinet. Le :i1oi vient dè m'envoyer à ce sujet un télégramme dont je l'ai remercié tout en lui exposant avec une fermeté respectueuse les raisons qui s'opposent à ce que je me rende à ses désirs et aux votres. Mème si j'avais les qualités que je n'ai pas pour faire un bon Ministre des affaires étrangères, il me rnanquerait toujours pour cela la base parlementaire que je crois indispensable. Je suis trop vieux pour essayer de m'en faire une. Le pays ne veut plus des Ministres commandés et il a raison. Je ne serais pas une force pour le Cabinet. Ne croyez pas qu'en vous parlant ainsi j'obéisse à des préoccupations personnelles ou que je sois effrayé par l'exemple de Robilant. Je ne fuis pas les risques personnels, mais je n'aime pas les courir inutilement aux dépens des intérèts de mon pays. Je vous donnerai une collaboration dévouée, si elle vous convient, dans les places que je crois savoir occuper et auxquelles ma longue expérience me rend peut-etre plus apte qu'un autre, mais n'exigez pas de moi ce que je ne sais pas faire (1). Or je ne sais pas faire le Ministre et l'époque d'incertitude que nous traversons ne se prete pas aux expériences chanseuses. Vous n'avez pas le droit d'en faire. Je parle à un homme résolu. J'espère qu'il ne me fera le tort de penser que ce langage puisse émaner d'une volonté moins résolue.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, BLANC, A PIETROBURGO, GREPPI, A VIENNA, NIGRA, AGLI INCARICATI D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, A PARIGI, RESSMANN, AL MINISTRO A BUCAREST, TORNIELLI E AL CONSOLE GENERALE A SOFIA, GERBAIX DE SONNAZ

(Ed. in F. CRISPI, Politica estera, a cura di T. PALAMENGHI-CRISPI, Milano, 1912, pp. 144-145)

D. 179 bis/2486 bis (2). Roma, 8 agosto 1887.

Nel prendere la direzione degli affari esteri, tengo a manifestarle il mio fermo intendimento di continuare la politica di pace e di conservazione che nel concerto europeo caratterizza l'opera dell'Italia.

Conforme a tale intendimento è l'atteggiamento che intendiamo prendere nella questione bulgara, nella nuova fase in cui sembra che entri per l'annunciato imminente arrivo del principe di Coburgo in Bulgaria. Non abbiamo predilezione personale per questo piuttosto che per altro Principe; ma il principe Ferdinando, per il fatto della sua elezione, rappresenta agli occhi nostri, sino a prova contraria, l'espressione della volontà del popolo bulgaro. L'Italia politicamente costituitasi coi plebisciti, non può disconoscere l'alto valore di quella manifestazione, con cui è stato soddisfatto alla prima ed alla più importante, per noi, delle tre condizioni poste dall'art. 3 del trattato di Berlino.

Convinto essere dell'interesse generale che la questione bulgara, minaccia permanente per la pace europea, venga risolta quanto più presto possibile, il regio governo si è sempre dichiarato pronto ad adoperarsi per il successo di qualsiasi combinazione la quale, sulla base dei trattati e del rispetto della volontà delle popolazioni, potesse assicurare un governo stabile alla nazione bulgara.

Ora, l'avvenuta elezione del principe di Coburgo, che rappresenta per noi un principio di soluzione, ci sembra appunto una combinazione che, favorita dal buon volere delle potenze, varrebbe, mantenendo fisse le due basi suddette, a conseguire l'intento. Ad essa dunque dobbiamo desiderare che le potenze, le quali hanno con noi comunità di fine e d'intendimenti pacifici, prestino, come siamo disposti a prestarlo noi stessi, un volenteroso appoggio morale.

(l) -La frase • n'exigez pas de moi ce que je ne sais pas faire • è riprodotta da F. CHABOD, opera e loco cit. (2) -Il numero di protocollo riportato è quello del dispaccio inviato a Berlino. Sono omessi quelli dei dispacci alle altre sedi.
20

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 69, pp. 139-140)

R. 240. Vienna, 8 agosto 1887.

Ho appreso* dalla bocca stessa del Conte Kalnoky * (l) che jeri l'altro l'Ambasciatore di Turchia qui residente è venuto a pregarlo, a nome della Sublime Porta, d'interporre i suoi buoni officii presso il Principe Ferdinando di Coburgo affinchè questi rinunciasse a recarsi in Bulgaria senza avere previamente ottenuta l'approvazione della sua elezione dal Sultano e dalle Potenze. Il Conte Kalnoky rispose a Sadullah Pascià che consentiva a far conoscere al Principe Ferdinando questo passo fatto dal Governo Ottomano; il che egli fece con lettera di jeri. Il Conte Kalnoky non mi disse se a questa notificazione egli abbia aggiunto i suoi consigli nel senso desiderato dalla Sublime Porta. Ma so che questo Ministro non cessò mai dallo sconsigliare il Principe Ferdinando d'andare in Bulgaria senza l'assenso della Porta e delle Potenze in conformità del trattato di Berlino.

Il Conte K;:Hnoky, nel parteciparmi quanto sopra, non mi .celò che, secondo ogni probabilità, il Principe Ferdinando non terrà conto di questi desiderii e consigli della Porta, e suoi, e che partirà per la Bulgaria fra breve, e forse anche subito. Il Ministro Imperiale (2) a questa occasione non mancò di ripetermi che l'elezione del Principe Ferdinando non solo non fu suggerita nè appoggiata dal Governo Austro-Ungarico, ma che anzi egli stesso, nei colloqui che ebbe ben prima dell'elezione col Principe, non cessò mai dal consigliarlo di non permettere che la sua candidatura fosse messa innanzi. Ora però, al punto in cui sono giunte le cose in Bulgaria, in presenza dell'agitazione che vi regna nell'aspettazione dell'arrivo del Principe eletto, e nella previsione degli eventi che potrebbero succedere colà, se questa aspettazione fosse delusa, H Conte Kalnoky si fa la domanda se non sia meglio per avventura che si verifichi il minore dei mali, che sarebbe appunto l'arrivo del Principe Ferdinando in Bulgaria.

Questi intanto ha già da parecchi giorni inviata al Ministero I. e R. della Guerra la sua dimissione da ufficiale di riserva nell'esercito Austro-Ungarico. Ho poi chiesto al Conte Kalnoky quali istruzioni avesse impartito agli agenti consolari e diplomatici austro-ungarici in Bulgaria nella previsione del prossimo

arrivo del Principe. Egli mi disse d'aver loro ordinato d'astenersi dall'assistere a qualsiasi funzione o ricevimento pubblico in forma ufficiale, giacchè il Principe Ferdinando non trovandosi in Bulgaria nelle condizioni determinate dal trattato di Berlino, non è riconosciuto, finora almeno, come Principe di Bulgaria dal Governo austro-ungarico.

Secondo le istruzioni ricevute da Vienna, i detti Agenti Austro-Ungarici continueranno a mantenere col Governo * di fatto o~< (l) le relazioni finora avute. Ma non si comprometteranno in nessun fatto, in nessuna dimostrazione (2) le future decisioni del Governo I. e R.

* Di tutto ciò ho dato subito notizia a V. E. coi miei telegrammi d'oggi* (3) (4).

(l) -• dal conte Krunoky • LV. (2) -c e Reale • aggiunto in LV.
21

UMBERTO I AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(ACS -Deputazione Siciliana Storia Patria -17, 145, 6)

T. S. N. Monza, 9 agosto 1887.

La ringrazio del suo telegramma che mi giunse nel tempo stesso in cui mi arrivò risposta di Nigra, al quale avevo telegrafato direttamente sperando di indurlo ad accettare ma Nigra ha risposto negativamente. Pure a me pare e perchè Ella possa giudicare meglio delle sue intenzioni dispongo che le venga spedito copia della risposta a me fatta. Approvo pienamente le insistenze che Ella gli ha rivolto ed in attesa delle comunicazioni che mi annunzia e di quelle che potranno venire in seguito alla sua replica le stringo con amicizia la mano.

22

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

(MCR -Carte Crispi -662, l, 4)

T. RISERVATISSIMO S. N. Roma, 9 agosto 1887.

Déchiffrez vous meme.

J'ai reçu votre télégramme (5) et je regrette beaucoup votre résolution.

Le Parlement, avant de se proroger, a manifesté plusieurs fois son entière confiance dans le Ministère et aucun fait nouveau ne s'est produit pour nous démontrer que cette confiance ait diminué.

Par conséquent, je crois que V. E. trouverait l'accueil le plus (l) favorable de la part des deux Chambres. Je me permets donc de vous renouveler, au nom méme (2) de mes collègues, la prière que je vous ai adressé par mon télégramme précédent (3).

(l) -«Esistente • LV. (2) -« Che possa pregiudicare » aggiunto in LV. (3) -Omesso in LV. (4) -• Ringraziare. La domanda otto:nana fatta anche a Berlino, non fu fatta a Roma. Notare l'identità assoluta, senza previo concerto, delle istruzioni impartite dai due Gabinetti, di Roma e di Vienna, ai rispettivi agenti in Bulgaria, in vista delì'arrivo colà del Principe Ferdinando. 12 agosto 1887. Malvano » (annotazione nel documento). (5) -Cfr. n. 18.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL CONSOLE GENERALE A SOFIA, GERBAIX DE SONNAZ

(Ed., in traduzione, in LV 69, pp. 138-139)

T. 615 (4). Roma, 9 agosto 1887, ore 19,30.

*Une reconnaissance formelle du Prince Ferdinand camme Prince de Bulgarie, n'est évidemment possible de notre part, qu'après constatation qu'il représente effectivement la volonté des populations et après régularisation de sa position conformément au Traité de Berlin * (5). Vous devez dane, ainsi que les fonctionnaires à votre dépendance vous abstenir de tout acte impliquant

* la reconnaissance * (6) du Prince, * visites et réceptions officiels, fonctions et cérémonies publiques etc. * (7) vous limitant * ainsi que vos subordonnés * (7), à user envers Son Altesse de tous les égards dus * à sa position de Prince appartenant à une famille régnante en Allemagne * (8). Vous étes d'autre part autorisé à continuer avec le nouveau Gouvernement princier les rapports de fait que vous n'avez cessé d'entretenir avec les différents Gouvernements qui se sont succédés en Bulgarie depuis les derniers événements.

Veuillez faire part confidentiellement de ces intentions * à MM. Carpani, Mazza et Assereto * (9).

Veuillez également au moment opportun, et pour nous épargner mutuellement des incidents désagréables, ne pas cacher au Ministre des Affaires Etrangères en charge le sens de vos instructions.

24

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 617. Roma, 9 agosto 1887, ore 19,45.

Merci de votre télégramme d'hier soir (10) concernant la médiation. J'attendrai le texte de la lettre de la Reine ne doutant pas qu'elle exprime fidèlement

« très », p. -146. (lO) Cfr. n. 17.

et avec amitié les idées que nous avons suggérées à Lord Salisbury. Il demeure cependant entendu que c'est en vaie indirecte que nous serons censés avoir pu nous procurer cette pièce et que la lettre de la Reine conserve le caractère d'une démarche spontanée de la part du Gouvernement anglais.

(l) Nella copia conservata fra i documenti riservatissimi dell'Ambasciata di Vienna:

(2) -Questa parola non si riscontra nella copia fattane dal Nigra. (3) -Cfr. n. 10. (4) -Contemporaneamente il telegramma veniva portato a conoscenza dei RR. Rappresentanti a Parigi, Londra, Berlino, Vienna, Pietroburgo e Costantinopoli. (5) -Il brano fra asterischi è riportato, in traduzione, in F. CRrSPr, politica estera, cit., (6) -« Formale riconoscimento • LV. (7) -Omesso in LV. (8) -• A principi appartenenti a famiglie di alto e rispettabile lignaggio • LV. (9) -c Ai vice consoli dipendenti» LV.
25

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

D. CONFIDENZIALE 376/352. Roma, 9 agosto 1887.

Desidero, in questo dispaccio confidenziale, chiarire, in forma ancor più precisa, il pensiero espresso nell'altro mio dispaccio d'oggi (1).

Dal colloquio che Vostra Signoria ebbe con Lord Salisbury il 20 luglio u. s. e che Ella riferì col rapporto del giorno successivo, si trae in modo assai evidente essere animo di Sua Signoria che, quando la questione egiziana debba essere ripresa, la si abbia a riprendere in connessione con l'intero problema orientale, di cui è parte integrante. Quali sono, a questo riguardo, i concetti, quali gli intendimenti del ministro britannico? In quali termini dovrebbe, a suo avviso, provvedersi concretamente, sia ad un assetto delle cose d'Egitto, sia in genere e sopratutto alla soluzione della questione orientale? Benchè non manchino le contingenze, ancora incerte, a cui le definitive deliberazioni di cojesto Gabinetto dovranno di necessità subordinarsi, è impossibile che già Lord Salisbury non abbia, almeno nelle linee generali, divisamenti e progetti che ci importerebbe conoscere.

Vorrei che Ella ponesse sollecitamente il quesito a Lord Salisbury. Non è vana curiosità quella che ci muove; sibbene il desiderio di apprestarci, mediante scambio di ·COnfidenziali comunicazioni, in guisa che, nel momento opportuno, possa meglio riuscire efficace, all'Inghilterra stessa, la nostra disinteressata cooperazione.

Ben sa Lord Salisbury che, nella questione del Mediterraneo come pure nell'intera questione d'Oriente, il nostro programma coincide perfettamente col programma del governo britannico, e che da noi non può venirgli che aiuto, ed ogni maniera di agevolezze, nell'attuazione del compito comune.

26

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

D. 378/355. Roma, 9 agosto 1887.

Come la S. V. mi riferisce con rapporto 3 agosto, n. 4 (1), serie confidenziale, Lord Salisbury si proponeva di fare, senza indugio, compilare la lettera della

Regina al Negus in conformità dei desiderii del R. Governo. La lettera ci sarà comunicata prima di essere spedita.

Voglia ringraziare vivamente Sua Signoria per la benevolenza e la schietta amicizia dimostrataci in questa circostanza. Non dubitiamo punto che i concetti da noi messi innanzi troveranno nella lettera della Regina Vittoria opportuna ed efficace espressione. Nondimeno, abbiamo in grande pregio la promessa dl darcene anticipata comunicazione. Non abbiamo bisogno di aggiungere che, per quanto da noi dipende, le maggiori agevolezze saranno procacciate per la sicura e pronta spedizione della lettera.

Il rapporto di Lei allude a due osservazioni di Lord Salisbury. Di quella concernente supposti impegni che l'Inghilterra avrebbe assunto fino dal 1869 verso il Negus, quando questi era Principe del Tigré, non occorre più occuparci, un posteriore telegramma (l) di Lei avendomi fatto conoscere che le ricerche fatte presso il Foreign Office hanno escluso la esistenza di simili impegni. Rimane solo quella concernente la questione di sovranità territoriale a Massaua. Intendiamo bene la riserva in cui Lord Salisbury desidera mantenersi su questo punto. Però il Gabinetto britannico sa che, se il R. Governo si accinse all'impresa di Massaua si fu in seguito alla duplice notizia che gli egiziani stavano per sgombrare la piazza, e la Sublime Porta, invitata a presidiarla, non rispose all'invito.

Questa circostanza costituisce, per la nostra occupazione a Massaua, un titolo del quale non si potrebbe eventualmente disconoscere l'efficacia.

(l) Non pubblicato.

27

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 60, pp. 147-148 e in F. CRISPI, La prima guerra, cit., pp. 29-30)

T. 1041. Londra, 10 agosto 1887, ore 0,30 (per. ore 5,35).

J'ai l'honneur de transmettre traduction de la lettre de la Reine au Négus,

* dont j'ai pris moi-méme copie aujourd'hui • (2). * J'ai du, toutefois, sur le désir de Lord Salisbury, introduire dans la copie de légers changements de mots n'altérant pas le sens de la pièce • (3).

Après l es compliments d'usage:

• Nous regrettons beaucoup que vous avez eu des disputes avec les ltaliens qui sont une nation très puissante avec de bonnes et amicales intentions. Quand premièrement ils sont allés à Massaua, ils ont entrepris de maintenir et observer les engagements que nous avions fait avec vous dans le traité négocié par Hewett relativement à la liberté de commerce. Lorsque vous vous etes plaint que ces engagements n'étaient pas entièrement remplis, nous avons envoyé M. Harrison Smith pour s'enquérir comment le malentendu avait surgi, et nous

6 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

avons esperé, qu'après l'avoir vu, vos relations avec les Italiens seraient amicales, et que votre différend ce serait arrangé à l'amiable. Nous avions aussi l'intention d'envoyer un agent à Massaua pour veiller sur la liberté du commerce. Votre général Ras Alula s'est mépris sur les intentions des Italiens qui avaient établi des postes à Sahati et Uaà pour la protection des caravanes et non pas pour envahir l'Abyssinie. Ainsi Ras Alula a attaqué les Italiens injustement et il y a eu guerre entre vous et eux. Les Italiens déclarent qu'ils ne seront pas satisfaits à moins de recevoir réparation pour l'attaque qui leur a été faite et sont tout à fait résolus de continuer la guerre; ils sont une nation très puissante; mais si vous désirez la paix nous leur demanderons sur quelles conditions ils seraient disposés à la faire, et nous tàcherons de vous aider pour arriver à un arrangement •.

Suivent les compliments.

* Je suis obligé de répéter à V. E. que cette lettre m'a été communiquée personnellement avec réserve. J'ai déclaré à plusieurs reprises que je n'avais aucune instruction de mon Gouvernement de la demander. La lettre sera expédiée dans quelques jours au Caire, et de là en Abyssinie. Salisbury m'a dit aujourd'hui que si la guerre éclatait entre l'Italie et l'Abyssinie, ce serait un malheur pour l'Europe entière * (1).

(l) -Cfr. n. 17. (2) -« Di cui lord Salisbury si è compiaciuto darmi comunicazione • LV. (3) -Omesso in LV.
28

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 619. Roma, 10 agosto 1887, ore 20.

La lettre de la Reine Victoria au Négus parait cadrer avec la situation. Veuillez renouveler à Lord Salisbury nos meilleurs remerciements. Si Sa Seigneurie croit que notre Commandement à Massaua peut accorder des facilités pour la transmission de la lettre Royale, je suis pret à télégraphier à Saletta là-dessus telles instructions qui lui paraitraient opportunes.

29

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATISSIMO S. N. Vienna, 10 agosto 1887.

Je remercie V. E. et le Conseil des Ministres. Je sens tout le prix du désir que vous m'exprimez en son nom et au vòtre. Rien ne me serait plus agréable que de m'y rendre si je pouvais le faire en conscience. Mais je connais mieux que personne mes aptitudes et mes forces, et j'ai le vif regret de ne pouvoir accepter.

(l) Il brano fra asterischi è omesso in LV.

30

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. RISERVATISSIMO S. N. Roma, 10 agosto 1887.

Déchiffrez vous meme.

Votre télégramme d'avant-hier (l) m'informait que j'aura,is en vous un collaborateur dévoué. Je n'en doutais pas; mais je désirais de vous avoir moins loin. Je vous exprime encore une fois mes plus vifs regrets et ceux de mes collègues.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, A UMBERTO I

(MCR -Carte Crispi -662, l, 6; ed. in Carteggi politici inediti di F. Crispi (1860-1900), Roma, 1912, pp. 410-411)

L. P. Roma, 10 agosto 1887.

Sire!

Accniudo le copie dei ciue telegrammi (2) fattimi dal Conte Nigra.

Siccome dissi a V. M. nel mio dispaccio del 9 (3) dopo ricevuta la risposta negativa del nostro Ambasciatore a Vienna, gli telegrafai insistendo perchè egli avesse voluto accettare l'invito di entrare nel gabinetto. Il Nigra nella sua prima risposta temeva che gli mancasse la base parlamentare e che non avrebbe avuto tempo di farsela.

Scrissi che dalle ultime deliberazioni del Senato e della Camera dopo parecchie votazioni appariva evidente che noi godevamo la fiducia della rappresentanza nazionale e che dopo la proroga nulla ci induceva a credere che quella fiducia ci fosse venuta meno.

Essendoci mancato il Nigra io non saprei a chi rivolgermi per ora e parmi siamo costretti ad attendere che una designazione ci venga dal Parlamento. Questo stato a me pesa grandemente e per la grave responsabilità e per l'ingente lavoro.

I due Ministeri mi assorbono tutta la giornata e temo di non bastare e sopra tutto di non potere adempiere, siccome vorrei, al doppio e difficile ufficio. Mi conforta il pensiero che V. M. saprà continuarmi la Sua alta fiducia e

che saprà compatirmi.

(l) -Cfr. n. 18. (2) -Cfr. nn. 18 e 29. (3) -Non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., parzialmente, in LV 69, p. 147)

R. 242. Vienna, 10 agosto 1887.

La partenza del Principe Ferdinando di Coburgo per la Bulgaria era tenuta da parecchi giorni non solo come probabile, ma come ineluttabile. Di fatti jeri sera S. A. partì da Vienna in stretto incognito per la via di Pest-Orsowa, e deve giungere stanotte in quest'ultima città. Il suo seguito, e il Sig. Natschewitsch l'avevano preceduto, e devono ricongiungersi con lui per via prima di arrivare sul suolo Bulgaro.

Il Conte Kalnoky, che vidi jeri, mi assicurò ·che nel partecipare per iscritto al Principe Ferdinando le esortazioni. della Sublime Porta perchè rinunziasse a recarsi in Bulgaria, egli aveva aggiunto i suoi propri consigli nel medesimo senso, conformi del resto a quelli che l'Imperatore Francesco Giuseppe ed egli stesso non avevano mai cessato di dargli prima e dopo l'elezione. Di questa condotta del Gabinetto di Vienna * fu pienamente informato il Governo Russo* (1). *Ma sarà assai difficile il persuadere il pubblico, non solo in Russia, ma anche altrove, che il Gabinetto di Vienna abbia fatto tutto ciò che era in suo potere di fare per dissuadere il Principe Ferdinando dal tentare questa avventura. E di questa tendenza di una parte della pubblica opinione in Europa, il Conte Kalnoky si rende perfettamente conto. Perciò appunto egli prescrisse rigorosamente agli Agenti Austro-Ungarici in Bulgaria d'astenersi da prender parte o assistere in forma ufficiale a qualsiasi funzione, cerimonia, ricevimento, etc., all'occasione dell'arrivo del Principe Ferdinando e anche dopo, limitandosi a continuare le relazioni col Governo stabilito, come fu fatto finora * (2).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, NIGRA, A PARIGI, MENABREA, A BERLINO, DE LAUNAY, A PIETROBURGO, GREPPI, A COSTANTINOPOLI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI E AL CONSOLE GENERALE A SOFIA, GERBAIX DE SONNAZ

T. 620. Roma, 11 agosto 1887, ore 23,30 (3).

Le Chargé d'Affaires de Russie est venu me faire la communication suivante. Le Gouvernement Impérial n'a pas reconnu la validité de l'élection Cobourg. Le Prince ayant voulu venir prendre les indications de l'Empereur avant

decisioni dei vari governi.

de se rendre en Bulgarie, S. M. lui a fait savoir que son voyage en Bulgarie ne serait pas justifié. S. A. ayant maintenant, malgré les conseils de la plupart des grandes puissances, cru pouvoir se rendre en Bulgarie, le Gouvernement Impérial se voit obligé de déclarer que la Russie ne saurait admettre ni la validité de l'élection du Prince, ni la légalité de son apparition en Bulgarie pour se mettre à la tete du Gouvernement. La Russie fait appel aux autres puissances, espérant ne pas etre seule à exiger le respect du Traité de Berlin et à ne pas tolérer cette infraction flagrante du Traité. J'ai répondu que j'allais me mettre là-dessus en communication avec les autres Cabinets et que, d'ailleurs, le Gouvernement du Roi, en ce qui le concerne, n'avait jamais cessé de considérer le Traité de Berlin camme devant etre la base nécessaire pour la solution de la crise bulgare.

(Meno Pietroburgo e Sofia). Veuillez me télégraphier au sujet de la présente démarche russe, l'impression et la réponse du Cabinet auprès duquel vous etes accrédité (1).

(l) -« Ha pur dovuto essere infc.rmnto il governo russo • LV. (2) -Omesso in LV. (3) -Nel registro dei telegrammi relativi alla Questione d'Oriente questo telegramma è indicato con l"ora 19,30 dello stesso giornc, ed è privo dell'invito a riferire sulle impressioni e sulle
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 69, pp. 147-148)

R. 243. Vienna, 11 agosto 1887.

Ho ricevuto oggi il documento circolare, qui unito in copia (2), che S. A. il principe Ferdinando di Sassonia-Coburgo ha fatto rimettere alle ambasciate estere in Vienna.

Con questo scritto il principe Ferdinando spiega le ragioni che lo indussero a partire per recarsi a prendere possesso, come egli dice, del trono bulgaro, e tenta di conciliare questa sua risoluzione presente colla risposta da lui data, il 15 luglio scorso, alla deputazione bulgara che venne ad annunziargli la sua elezione, risposta che era fondata sulla necessità della conferma della sua elezione per parte del Sultano e della *susseguente* (3) approvazione delle potenze.

Parafrasando le storiche parole del Re Vittorio Emanuele, il principe Ferdinando dice che ha dovuto rispondere al grido di disperazione della nazione bulgara. Egli constata che dalle risposte date dalle potenze alla circolare della Porta non risulta alcuna ostilità delle potenze stesse verso la sua persona giacchè le divergenze non si riferiscono che alla legalità dell'assemblea. Esprime la

speranza che il Sultano confermando l'elezione contribuirà a por fine alla crisi, e nutre fiducia che Dio benedirà la sua risoluzione, aiutandolo nel compimento dell'impresa da esso assunta.

Ho mandato a V. E. per telegrafo un sunto di questo documento (1).

(l) -In LV 69 (p. 143) è edito il dispaccio a Pietroburgo contenente i concetti espressi nel telegramma; il dispaccio, che porta la data del 12 agosto, venne comunicato alle altre cinque ambasciate. (2) -Si veda LV. (3) -« Conseguente • LV.
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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 550. Londra, 11 agosto 1887.

Ho l'onore di partecipare brevemente a V. E. talune cose dette ieri sera dal Marchese di Salisbury al banchetto della Mansion House circa il recente componimento della controversia per i .confini dell'Afganistan.

Posso riferirmi con lieto animo, disse Sua Signoria, all'assetto dato alla questione fra l'Inghilterra e la Russia intorno ai confini dell'Afganistan. Tale risultato, contrariamente a quanto si asserisce, non è stato ottenuto a prezzo di gravi sacrificii da parte nostra, nè da parte della Russia. Un componimento più equo e meglio contrappesato avrebbe potuto difficilmente ottenersi. Esso si deve tener in gran conto non perchè è da ascrivere molta importanza alle miglia del territorio deserto che furono argomento della controversia, ma perchè l'accordo è informato a tali sentimenti che fanno sperare una pace duratura fra i due paesi.

L'Inghilterra e la Russia, soggiunse Sua Signoria, hanno ambito sufficiente per esercitarsi, per future generazioni, ad incivilire e ad accrescere la prosperità delle vaste regioni che sono state messe sotto il loro dominio, senza che l'una potenza debba occuparsi del modo di procedere dell'altra. Per quanto è lecito ad uno statista gettare lo sguardo nell'avvenire, io spero, conchiuse Lord Salisbury, che si avvererà la sagace predizione di Lord Beaconsfield che vi è spazio abbastanza in Asia per la Russia e per l'Inghilterra.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 551. Londra, 11 agosto 1887.

In un discorso pronunziato ieri sera al banchetto della Mansion House, Lord Salisbury si riferl, fra gli altri argomenti, alla quistione Egiziana. Le cose da lui dette non giungeranno nuove all'E. V.: ma esse confermano la opinione che il presente Governo Inglese è ben lieto che i negoziati per la Convenzione Anglo-Turca andarono falliti, e fa assegnamento, per ora, di prolungare inde

finitamente l'occupazione dell'Egitto. I punti principali del discorso di Lord

Salisbury si possono compendiare nei capi seguenti:

I. -La considerazione che deve guidare i passi di qualsiasi statista inglese è che la Gran Brettagna non può ritirarsi dall'Egitto lasciando quella provincia in preda all'anarchia ed esposta ad interne sedizioni o ad aggressioni esterne.

II. -La presenza degli Inglesi in Egitto essendo senza dubbio molesta a molti musulmani e forse a taluni cristiani, il Governo della Regina aveva fatto ampie offerte alla Porta per indurla ad accettare un accordo che mettesse in grado gli Inglesi di adempire gli obblighi assunti senza prolungare l'occupazione dell'Egitto oltre un tempo indicato. Tale accordo non essendo stato ratificato gli obblighi dell'Inghilterra verso l'Egitto non erano però menomati.

Prima di abbandonare l'Egitto l'Inghilterra dovrà essere certa che l'Egitto sia in grado di continuare la via ch'è stata ad esso segnata, scevro di ogni pericolo di disordini o di occupazione straniera.

III. -L'occupazione Inglese dell'Egitto aveva prodotto non pochi benefizii a quest'ultimo. Le leggi erano state informate a civiltà: le gravezze sui fellah, risultanti dal tributo di lavoro personale erano state diminuite: larghi tratti di territorio finora improduttivi erano stati sottoposti a coltivazione; in breve erano state gettate dall'Inghilterra ampie e solide fondamenta alla futura prosperità dell'Egitto.

Questo discorso fu ricevuto con molti applausi.

Detto ciò, Lord Salisbury si riferì alla politica generale dell'Europa e fece notare che per quanto era possibile discernere all'umana sagacia, e tenuto anche conto degli eccitamenti delle passioni e dei grandi armamenti del continente, il pericolo di una guerra Europea, che pareva prossimo l'anno scorso a quest'epoca, si era ormai dileguato.

(l) L'accennato sunto venne comunicato a Parigi, Londra, Berlino, Pietroburgo, Costantinopoli e Sofia con telegramma dello stesso giorno (n. 622, ore 23,55).

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. S. N. Londra, 11 agosto 1887.

Ho l'onore di segnare ricevuta e di ringraziare l'E. V. del suo pregiatissimo dispaccio del 7 corrente (1), con cui Ella mi informava che, avvenuta la morte di S. E. l'onorevole Depretis, S. M. si era compiaciuta assegnarLe la Presidenza del Consiglio e confermarla nell'interim del Ministero degli Affari Esteri.

La nomina dell'E. V. all'alta carica a cui l'hanno chiamata la fiducia del Re e i voti dell'Italia, è stata accolta con viva soddisfazione dal Governo e dall'opinione pubblica in Inghilterra.

Avendo partecipato al Marchese di Salisbury il programma mandato dall'E. V. a questa R. Ambasciata nell'assumere la direzione del Ministero degli Affari Esteri, Sua Signoria nel manifestarmi il suo compiacimento mi fece sapere che avrebbe dato l'incarico all'Ambasciata della Regina in Roma di farsi l'inter

prete dei suoi sentimenti verso di Lei. Le istruzioni spedite da Lord Salisbury al Signor Kennedy furono infatti le seguenti:

• Ella dovrà valersi della prima opportunità per manifestare a S. E. il Cavaliere Crispi la soddisfazione con cui il Governo della Regina ha ricevuto le sue assicurazioni circa la politica del nuovo Governo italiano ed il nostro sincero desiderio di mantenere con S. E. le stesse relazioni cordiali che avevamo col suo predecessore •.

(l) Non pubblicato.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1062. Berlino, 12 agosto 1887, ore 18,45 (per. ore 19,55).

Le Chancelier de passage à Berlin où il ne s'arretera que jusqu'à demain pour se rendre à Kissingen, a télégraphié aujourd'hui à l'ambassadeur d'Allemagne d'exprimer à V. E. sa satisfaction du télégramme (l) que vous m'avez adressé en prenant direction affaires étrangères. Il n'a jamais douté de vos convictions favorables à la continuité du programme de paix et de conservation qui forme base essentielle des liens entre l'Italie et les deux Empires. L'Italie peut à son tour compter sur le concours loyal et efficace de l'Allemagne. Ce télégramme, dont je donne la substance, a été expédié, avant que j'eusse prié le Secrétaire d'Etat ad interim de porter à la connaissance de S. A. télégramme de la nuit dernière (2) par lequel V. E. répondait au message de bien venu dans vos nouvelles fonctions.

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L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 69, pp. 152-153)

R. 872. Parigi, 12 agosto 1887.

L'Incaricato d'Affari di Russia partecipò iersera al Capo del Gabinetto di questo Ministero degli Affari Esteri un telegramma del suo Governo, conforme alla comunicazione che fu fatta all'E. V. da cotesto Rappresentante russo e ch'Ella volle ripetermi col suo telegramma della scorsa notte (3). Il testo del dispaccio telegrafico lasciato dal Signor di Kotzebue al Gabinetto del Quai d'Orsay, identico nella sostanza, differisce soltanto in qualche non importante parola da quello telegrafatomi dall'E. V. Ma esso conclude con due periodi che non trovai nella redazione da Lei partecipatami. Dopo la dichiarazione: • N ous nous voyons obligés à le déclarer et nous aimons à espérer

que le Cabinet auprès duquel vous etes accrédité partagera cette mamere de voir et ne tolérera pas plus que nous cette infraction flagrante au Traité de Berlin • vi è aggiunto: • Au cas contraire, on ne saurait s'empecher de prévoir le renversement définitif de l'état des choses basé sur le Traité. S'en costituer l'unique gardienne ne saurait convenir à la Russie • (1).

Presi copia di questa variante dalla nota che trovavasi nelle mani del Signor Charmes presso cui io mi sono recato poc'anzi per sapere quale impressione il telegramma del Gabinetto russo avesse prodotto sul Governo francese e come intendesse rispondervi. Il Signor Charmes mi disse che ignorava ancora la decisione del Signor Flourens cui se n'era immediatamente riferito, che dunque poteva * discorrermi * (2) soltanto ufficiosamente. Anzitutto, avendo io notata la forma comminatoria della conclusione del telegramma russo, il Direttore politico mi raccontò che il Capo del Gabinetto il quale n'era stato pure colpito, aveva interrogato il Signor di Kotzebue come interpretasse quella conclusione.

L'Incaricato d'Affari di Russia erasi astenuto da qualsiasi commento. Per parte sua il Signor Charmes mi fece osservare che col • rovesciamento definitivo dello stato di cose basato sul Trattato di Berlino • s'era forse voluto fare una allusione alla situazione dell'Austria-Ungheria nella Bosnia e nell'Erzegovina, la Russia non volendo ammettere che sia a suo solo danno infranto l'accordo in virtù di cui pareva ammesso che la sua predominante influenza s'esercitasse in Bulgaria come quella dell'Austria esercitavasi nelle province suddette da lei occupate ed in Serbia.

Il Signor Charmes m'espresse quindi la sua convinzione che il Signor Flourens si manterrà rispetto a ciò che ora accade in Bulgaria sul terreno del Trattato di Berlino e che la sua risposta non potrà essere se non conforme alle istruzioni date all'Agente di Francia a Sofia cui fu prescritto di non fare nessun passo, nessun atto che possa implicare il • riconoscimento della legittimità dell'elezione del Principe di Coburgo • (3).

Secondo l'opinione del Signor Charmes la Russia continuerà ad astenersi da un intervento militare; ma egli è persuaso che il Principe Ferdinando non potrà sostenersi avendo contrarie tutte le Potenze che non vorranno sicuramente fare per lui ciò che negarono di fare in favore del Principe di Battemberg.

(l) -Cfr. n. 12. (2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 33.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 4473. Berlino, 12 agosto 1887.

J'ai constaté hier au département des Affaires Etrangères l'exactitude des données fournies par l'Agent Diplomatique du Roi à Sophia, sur les instructions transmises à son collègue d'Allemagne pour l'arrivée du Prince de Saxe-Cobourg

en Bulgarie; à ce détail près que Son Altesse ayant quitté le service militaire, ne sera pas non plus considérée camme official autrichien, mais camme un simple particulier voyageant pour ses affaires privées (télégramme ministériel du 9 aoùt).

Le Secrétaire d'Etat ad interim connaissait aussi en substance les directions tracées à l'Agent Britannique. Elles sont assez conformes à celles envoyées par

V. E. à M. le Comte de Sonnaz (télégramme de la mème date (l)), et qui répondent si bien à la situation telle qu'elle se présente aujourd'hui.

Le sort en est jeté. Le Prince Ferdinand, après une très longue consultation avec lui-mème et sans tenir compte des conseils reçus au dernier moment encore, s'est décidé à partir. C'est un coup de tète réfléchi. Pour s'assurer un meilleur accueil dans la Principauté, il eùt été préférable à son point de vue, qu'il eùt hésité moins longtemps et montré un peu plus d'enthousiasme; mais, camme toute chose a son bon còté, les Bulgares se consoleront peut-ètre en songeant qu'ils ont à leur tète un jeune Prince qui certes ne se laisse pas comporter par l'ardeur d'un premier mouvement! Il conviendra maintenant de le voir à l'oeuvre. Il lui faudra beaucoup de circonspection pour manoeuvrer au milieu des embùches de toute sorte que les partisans de la Russie d'une part, et ceux du Prince de Battenberg d'autre part, vont tendre sur ses pas. Le Comte de Berchem, que j'ai vu hier, émettait des prévisions peu favorables. L'arrivée du Prince Ferdinand en Bulgarie est une complication de plus. Le Secrétaire d'Etat ne croyait pas cependant que cette manière assez leste de se piacer en dehors du Traité de Berlin, amenat hic et nunc la Russie à sortir de son actitude expectante. Elle attendra probablement le cours ultérieur des événements. Autrement, elle prendrait une actitude plus accentuée que celle de conseiller à la Porte de protester et de rappeler Riza-Bey. On doit savoir à Pétersbourg que la Turquie a pour système de se récuser à toute initiative. Il est vrai, malgré les assurances pacifiques énoncées naguère par Lord Salisbury au banquet de Mansion-House, que le manque d'énergie du Sultan, sa manie de voir, mème dans son entourage, des fantòmes de conspiration habilement évoqués au Palais, constituent un danger sérieux. Ce Souverain n'a que la force d'inertie. Cette absence de résistance aux intrigues qui se nouent autour de sa personne, peut d'un moment à l'autre susciter de graves embarras, et accélérer la dissolution de la Turquie d'Europe.

On n'avait point encore eu vent hier à la Chancellerie Impériale de la circulaire Russe, dont V. E. m'a communiqué le texte par son télégramme de ce matin (2), circulaire conçue en termes très accentués. Elle aura probablement été remise ici aujourd'hui, ainsi que vient de me le dire M. de Derenthall, SousSecrétaire d'Etat intérimaire, qui se réservait de me faire connaitre comment elle aura été accueillie par le Chancelier, arrivé la veille de Varzin, et qui repartira ce soir ou demain dans la matinée pour les Bains de Kissingen.

Je me réserve de télégraphier à V. E., car j'ignore encore dans quel sens il sera répondu, et si on ne soulèvera pas la question préalable qu'il appartien

drait d'abord à la Turquie, en sa qualité de Suzeraine, de s'adresser aux Puissan

ces. Mais il est à présumer comme dans les phases précédentes, que le Cabinet

de Berlin ne se mettra pas en opposition directe avec la Russie. Il me semble

qu'en cette circonstance aussi nous devrions nous concerter avec l'Autriche et

surtout avec l'Angleterre sur une ligne de conduite commune. Nous sommes

certains d'avance que pareille attitude, si meme elle ne concordait pas sur cer

tains points avec celle de l'Allemagne, ne produirait ici aucune impression

pénible.

Le Prince Reuss, comme son collègue le Comte Nigra (télégramme de V. E.

du 12 aoùt (l) a reçu la circulaire du Prince de Cobourg, datée~ du Chateau

d'Ebenthal. Le Prince Ferdinand l'a fait émettre par un message spécial, sans

demander une réponse. L'Ambassadeur d'Allemagne s'est abstenu meme d'un

simple accusé de réception. Au reste, dans l'interval, Son Altesse s'était déjà

acheminée vers la Bulgarie.

(l) Si veda il testo completo in Documents Dip!omatiques Français (1871-1914), l.re série, vol. VI, n. 581, nota l. Cfr. ivi anche n. 583.

(2) -«Discorrermene» LV. (3) -Cfr. D.D.F., cit., n. 580. (l) -Cfr. n. 2.3. (2) -Cfr. n. 33.
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UMBERTO I AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CRISPI, A QUISISANA (2)

(ACS -Deputazione Siciliana Storia Patria-17, 145, 6)

T. s. N. Monza, 13 agosto 1887, ore 14 (per. ore 16,48).

Sciogliendo la riserva fatta ieri riguardo alla risposta del Conte Nigra alle nostre comunicazioni non Le taccio che non saprei designare persona che meglio di Lei risponda alla mia fiducia anche per il Ministero degli Affari Esteri. Comprendo però come il grave peso dei due portafogli, entrambi di tanta importanza, non possa essere sopportato a lungo. Credo che a novembre col Parlamento aperto non avremo indicazioni maggiori nè più chiare di quelle che possiamo avere ora. Veda pertanto quando avrà occasione di riunire i suoi colleghi se non sia il caso di esaminare le considerazioni che Le ho testé esposto (3). Ho ricevuto i suoi tre telegrammi di ieri (4), mi rallegro vivamente per la nuova dimostrazione di alta considerazione che Le dà il Principe Bismarck e che Ella bene merita. Approvo quanto Ella incaricò il Conte Solms di riferire anche in nome mio al Principe Bismarck come pure approvo la condotta di riserva che seguendo l'esempio dell'Inghilterra e dell'Austria abbiamo assunto nei nostri rapporti col Principe di Coburgo. La prevengo che stasera parto per Aosta e che domani prima di mezzogiorno sarò a Valsavaranche.

(l) -Cfr. n. 34. (2) -Presso Castellammare di Stabia. (3) -Fin qui pubblicato in F. CRrsPr, Politica interna, cit., p. 187. (4) -Non pubblicati.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. RISERVATISSIMO 78. Terapia, 13 agosto 1887.

L'accoglienza riservata e dilatoria fatta da Lord Salisbury ai suggerimenti d'intelligenze speciali fra l'Inghilterra, l'Italia e l'Austria-Ungheria per supplire all'impossibilità di accordi colla Porta, si spiegherebbe in parte, secondo certe confidenze di questo Incaricato d'Affari di Germania, con la considerazione che siffatti argomenti potrebbero utilmente venir riservati ad opportune comunicazioni fra i ministri dirigenti degli Stati interessati.

La fermezza della Germania nel desiderare che anche con la Porta si stabiliscano tali intelligenze, caldamente raccomandate al Sultano dal Signor di Radowitz, come egli si esprime in un suo rapporto al proprio governo, è dimostrata da un documento di cui ebbi confidenziale lettura; ed è la relazione segreta fatta al Sultano nello scorso giugno dal generale Von der Goltz, il più distinto degli uffiziali tedeschi al servizio della Turchia, circa una sua missione ufficiale a Berlino ed a Vienna, ove conferì coi due Imperatori e col Principe di Bismarck. Il Generale, dopo considerazioni militari, riferisce quanto segue: la Germania desidera che la Turchia s'intenda con l'Inghilterra, l'Austria-Ungheria e l'Italia; appoggiata dalle forze navali inglesi nel Mar Nero e da dimostrazioni militari in Bosnia, la Turchia sarebbe sicura in Macedonia e potrebbe respingere da sé un'aggressione in Armenia, potendo confidare che l'Austria-Ungheria non userà della facoltà di occupare Novi-Bazar, nè mira ad estendersi verso Salonicco. La relazione lascia intendere che rimane finora indeterminata l'eventuale cooperazione dell'Italia alle accennate azioni militari dell'Inghilterra e dell'AustriaUngheria.

Per farsi un giusto concetto della portata del linguaggio tenuto al Sultano ed a noi dal Signor di Radowitz, occorre non dimenticare che quando egli notificava a Sua Maestà Imperiale che aveva fatto male a non intendersi a proposito dell'Egitto con l'Inghilterra e per conseguenza con l'Italia e con l'Austria-Ungheria nell'interesse dell'integrità dell'Impero, egli stesso aveva già suggerito personalmente a Sir William White l'idea di una dimostrazione navale per vincere le riluttanze del Sultano; il significato pratico del suo linguaggio non era dunque che si dovesse continuare a tergiversare negli stessi negoziati col Sultano, ma bensì che, data la necessità per le Potenze alleate d'impedire un positivo accordo Turco-Russo, in caso di complicazioni incombe alle tre Potenze Mediterranee di procedere ad un intimo e serio concerto a cui è assicurata l'adesione della Germania, circa i mezzi di esercitare sulla Turchia a tempo .:>pportuno, una pressione o coazione efficace, lasciandosi per ora che il Sultano esperimenti gli inconvenienti ed i pericoli dell'isolamento.

Ora, se purtroppo può apparire a Lord Salisbury meno urgente una pratica intelligenza coll'Italia e conseguentemente colle due altre Potenze circa l'azione da esercitarsi eventualmente nel Mediterraneo e specialmente nell'Egitto, è lecito il dubbio se sia pr:.1dente, in quanto concerne i Balcani, seguire il desiderio di impegnare l'azione dell'Austria in prima linea fino al punto di non prendere in considerazione l'eventualità in cui diventasse inevitabile l'azione militare collettiva a cui allusero il Generale Von der Goltz ed il Signor di Radowitz; giacchè per esempio, l'andamento della questione di Macedonia che implica interessi anche della Serbia e della Grecia e che ricomincia ad affacciarsi, dipenderà in parte dalle dimostrazioni che l'una o l'altra Potenza potrà fare su quelle coste.

Informazioni sicure dalla Bulgaria recano che non solo il partito dell'indipendenza mira a non lontane imprese verso la Macedonia, ma perfino quelli che rimandano l'indipendenza ad un'epoca meno immediata, come il Signor Natchevitch, allegano il pericolo che coll'indipendenza • si distrugga il legame di unione fra la Bulgaria e la Macedonia, base delle speranze bulgare •; alludendosi con ciò alla possibilità di proseguire nel campo politico, sotto l'alta sovranità della Porta, l'opera d'unificazione bulgaro-macedonica già favorita nel campo religioso con firmani della Porta stessa. Lo stesso Conte Kalnoky tenne a Sadullah Pascià questo linguaggio significativo: la Porta congeda i Redifs per esimersi verso la Russia dall'intervenire in Bulgaria, ma d'altra parte, sembra, per deferenza alla Russia, voler prolungare la crisi e spingere agli estremi i Bulgari; i quali se trascinati a movimenti verso la Macedonia, non vi troveranno più ostacoli per parte della Turchia disarmata.

Che siano insufficienti praticamente le presenti intelligenze tra l'Inghilterra, l'Austria-Ungheria e l'Italia, non solo per l'Egitto, ma circa interessi che si riassumono per l'opinione italiana in una parola gravida di equivoci e di diffidenze: Salonicco, sembra cosa non ignota al Sultano. Il suo più influente consigliere, Riza Pascià, capo, come già si disse, del suo servizio di sicurezza personale e noto Agente della Russia, fece ultimamente a me ed al mio collega d'AustriaUngheria parecchie visite inaspettate.

Desideroso di rimpiazzare il Gran Vizir, cercava probabilmente di dimostrare al Sultano, che non solo coi Russi ed i Francesi, ma con altri, egli aveva relazioni di qualche intimità. Fu con me assai espansivo. Disse la Turchia non avere più valido appoggio estero dopo la rottura dell'alleanza Anglo-Francese; le attuali pretese alleanze, a cui egli stesso consiglierebbe il Sultano di aderire se fossero solide, contenere evidenti germi di dissoluzione. L'Inghilterra non è sicura; tra essa e Francia, ,come si vede dai colloquii di Lord Salisbury con il Signor Waddington (lo Blue-Book sui negoziati Drummond Wolff), e dalla recente circolare Flourens, rimane aperta, come ai tempi del Gabinetto Gladstone, la via di un accordo in due per l'Egitto. L'Italia, e lo attesta la stampa di Roma, accoglierebbe con soddisfazione tale accordo, purchè potesse prendervi parte. Gli affari dei Balcani, nei quali la Germania inclina verso la Russia, contribuiscono a far propendere l'Italia per la Francia, non credendosi alla possibilità di un completo accordo tra l'Italia e l'Austria-Ungheria in proposito. La Turchia che nell'ultima guerra fu abbandonata da tutti, e che vede ora l'Inghilterra stessa disinteressarsi degli affari di Bulgaria, cerca naturalmente di accomodarsi con la Russia, non trovando compatta ed omogenea base d'appoggio altrove. Così Riza Pascià.

Gli risposi, come rispondono in simil caso i miei colleghi, che sbaglia del

tutto chi suppone qualsiasi possibilità di screzio nel nostro gruppo di Potenze, essendo assolute la fiducia e sicurezza reciproche stabilite sopra fondamenti inattaccabili. Ma discorrendo io insieme ai detti Colleghi circa la possibilità da essi ventilata, che qualche impeto dello Czar contro i Bulgari, secondato dalla Porta, obblighi improvvisamente le tre Potenze a qualche dimostrazione, dovemmo riconoscere tra noi che la mancanza di preparati concerti potrebbe non solo paralizzare la comune pressione sulla Porta, ma recare perdite di tempo e d'occasioni, e malintesi fra le Potenze stesse.

Il Barone di Calice entrò per il primo con me, accademicamente, nel delicato argomento della Macedonia. Disse che secondo non equivoche dichiarazioni del Conte Kalnoky, l'eventuale eredità della Turchia, nelle regioni tuttora da essa occupate nei Balcani, non deve essere raccolta se non dalle varie nazionalità da organizzarsi in libere ed indipendenti autonomie; osservando che tale programma, lealmente applicato, coincide colle massime tradizionali della politica italiana. Il Barone di Calice, parlando di eventuali dimostrazioni collettive delle forze delle tre Potenze, in termini analoghi a quelli del rapporto del Generale Von der Goltz, fece qualche allusione alla possibile opportunità che mentre la squadra inglese si presentasse ai Dardanelli, la squadra italiana comparisse davanti a Salonicco. È superfluo ·ch'io noti il carattere affatto privato e riservatissimo di tali nostri colloquii, ai quali non darò seguito, per parte mia, se non quando V. E. abbia creduto opportuno d'impartirmi apposite direzioni per uno scambio ufficioso d'idee a tempo opportuno sull'argomento con Sir W. White, come col barone di Calice.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1079/241. Vienna, 14 agosto 1887, ore 15 (per. ore 16,30).

J'ai vu le prince de Reuss à son retour de Gastein. Il m'a dit que les deux Empereurs n'avaient pu se donner réciproquement des assurances nouvelles, mais qu'ils avaient avec beaucoup de cordialité confirmé les anciennes.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN

T. CONFIDENZIALE 632. Roma, 14 agosto 1887, ore 20.

Nous désirons la reprise de la négociation et la stipulation d'un traité de commerce entre les deux pays. Nous ne saurions cependant pas dissimuler qu'un nouvel insuccès, dans la Chambre Française, ferait une fàcheuse impression en Italie au moment meme où nous souhaiterions sincèrement de voir se raffermir l'amitié des deux pays. Après cela, Vous pourrez apprécier s'il convient de laisser que les deux pays restent sous le régime du tarif général. Nous sommes résolus à prendre l'initiative dans le cas seulement où le Ministère Français se déclarerait à l'avance pret à accepter notre action et qu'il y aurait possibilité d'une entente.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

D. 385/365. Roma, 14 agosto 1887.

Le segno ricevuta dei suoi rapporti 5 e 6 (l) di serie confidenziale, in data 9 e 10 agosto e ne La ringrazio. Non ho che parole di elogio e di compiacenza per il modo con cui Ella ha condotto questo delicato affare.

Sarà religiosamente rispettato, secondo il giusto desiderio di Lord Salisbury, il segreto circa la comunicazione della lettera della Regina Vittoria. Per quanto concerne la trasmissione della lettera stessa, e con riferimento al suo telegramma 12 corrente (2), debbo osservare che da ultimo, a noi è riuscito di far pervenire al Negus, per la via di Madu-Makallé una lettera del Superiore abissino detenuto a Massaua, il quale desiderava fosse evitata la via di Asmara. La lettera fu recapitata ad Ascianghé circa sedici giorni dopo la partenza dalla costa.

Se il Governo britannico desiderasse maggiori indicazioni circa la fatta spedizione, saremo lieti di fornirgliele.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 69, pp. 160-161)

R. 4474. Berlino, 14 agosto 1887.

L'ambassadeur de Russie a porté avant-hier à la connaissance du cabinet de Berlin la meme communication, dont V. E. m'a télégraphié le texte dans la nuit du 11 au 12 aout (3). Il lui a été répondu verbalement, que le :gouvernement impérial partage les vues énoncées dans cette circulaire, et que les représentants de l'Allemagne près les grandes puissances allaient recevoir l'ordre de s'exprimer dans un sens analogue, notamment sur la non-validité de

l'élection du prince de Cobourg, sur l'illégalité de son intronisation en Bulgarie, et sur l'infraction manifeste du traité de Berlin, qui exige l'approbation préalable de la Sublime Porte et des puissances. Le cabinet de Berlin se bornait à émettre un jugement en termes généraux, car le gouvernement russe lui-mème ne formule pas une proposition concrète et pratique pour rémédier à la situation.

Il me semble que dans cette circonstance aussi, * comme je l'indiquais déjà dans mon rapport n. 4473 du 12 aoiì.t * (1), nous devrions chercher à nous entendre avec l'Autriche et surtout avec l'Angleterre pour une ligne de conduite commune. Cette attitude, si mème elle ne concordait pas en tout point avec celle de l'Allemagne, ne serait pas moins ici parfaitement explicable. * Lorsque la Russie n'est que trop disposée à l'intransigeance, l'action diplomatique allemande aurait peut-ètre plus de chances de succès, si quelques puissances formaient un certain contre-poids * (2).

(l) -Non pubblicati. (2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 33.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

T. s. N. Roma, 15 agosto 1887.

Importe aux Puissances alliées et à l'Angleterre que la question bulgare ne reste longtemps ouverte. Elle pourrait à chaque instant troubler la paix que nous sommes intéressés à maintenir. Il serait nécessaire que d'accord avec vos collègues d'Angleterre et d'Autriche-Hongrie vous exerciez une pression énergique sur la Sublime Porte pour qu'elle ne se laisse pas entrainer par l'influence russe. Cette dépèche toute confidentielle devra vous guider dans vos démarches sans exposer le Gouvernement.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. CONFIDENZIALE S. N. Castellammare, 15 agosto 1887.

La prise de possession de la Bulgarie par le Prince de Saxe Cobourg Gotha sera incessamment un fait accompli. Il faut tenir compte de la élection du Prince par la acclamation il y a un mois. L'accueil qu'il reçoit aujourd'hui démontre

jusqu'à preuve contraire que la première des conditions de l'art. trois du traité de Berlin est remplie. Donc en ce moment plus nécessaire que jamais l'entente intime de l'Angleterre, de l'Autriche Hongrie et de l'Italie en vue d'obtenir la confirmation de la Porte et l'assentiment des puissances. Importe, je crois, aux trois puissances et à l'Allemagne aussi résoudre la question bulgare. Il serait utile la continuation du désintéressement de l'Allemagne, désintéressement qui cachc peut-etre au fond le désir qu'une solution quelconque se produise sans que la paix soit troublée en Europe.

Deux choses selon nous sont nécessaires: Primo, une pression sur la Sublime Porte pour qu'elle ne se laisse pas entrainer par l'influence russe. Second, une action à Pétersbourg si elle est possible pour amener le Czar à plus de condescendance. Il conviendrait aussi de connaitre exactement l'attitude actuelle de la France. Nous télégraphierons à Paris, mais je désire savoir aussi de Berlin et de Londres ce que l'on sait et ce que l'on pense des vues du Cabinet français. Répondez Ministère Intérieur (1).

(l) -Omesso in LV. Cfr. n. 40. (2) -Il brano fra asterischi è omesso in LV.
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L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1085. Parigi, 15 agosto 1887, ore 15,30 (per. ore 17,50).

Dans l'entretien que j'ai eu le 11 courant avec M. Rouvier il a répondu d'avance à la question de la possibilité d'une entente pour un nouveau traité de commerce en disant qu'elle dépendrait de la nature de nos demandes qui jusqu'à présent lui sont inconnues. Sur ce point on ne pourrait donc etre fixés qu'après les pourparlers théchniques dont il a été question de charger Messieurs Luzzatti et Ellena. La possibilité d'une entente une fois constatée je ne doute pas que notre disposition d'entrer en négociations formelles ne soit accueillie, mais M. Rouvier lui-meme ne pourra évidemment pas meme alors nous donner par avance la certitude du succès final devant les Chambres. Il ne pourra que promettre tous ses efforts si l'on arrive à signer un traité entre les négociateurs. Je me ménagerai un nouvel entretien avec lui. Cependant je désire savoir auparavant si je puis lui annoncer l'arrivée des Messieurs Luzzatti et Ellena au sujet de laquelle il m'a questionné, et si je dois le faire dans le sens de la dépèche commerciale n.... 18 Juillet dernier (2). Je prie V. E. de me télégraphier à cet égard.

7 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

(l) -A questo telegramma fa riferimento il telegramma del CrispL al Re in data 16 agosto 1887 avente lo stesso oggetto, pubblicato in F .CRISPI, Politica estera, I ed., p. 48. (2) -Il dispaccio cui si fa riferimento è edito in LV 57, pp. 10-11.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 4478. Berlino, 15 agosto 1887.

Il me revient, en voie indirecte et confidentielle, comment le Prince de

Bismarck, à la veille de son départ pour Kissingen, s'énonçait sur la situation

politique actuelle.

Il inclinait à croire au maintien de la paix. Il en aurait meme la ferme con

viction, s'il ne se levait pas un nuage à l'horizon. L'équipée du Prince de Co

bourg pourrait provoquer une intervention armée de la Russie en Bulgarie.

Vers ces régions, le Cabinet de Berlin appuie diplomatiquement la Russie, comme

il le fait pour l'Autriche en Serbie, et pour l'Angleterre en Egypte. Il espère,

mais il n'en est pas certain, que dans l'éventualité d'une occupation russe,

l'Autriche gardera une attitude de prudente réserve, car autrement on irait au

devant de graves complications.

Le Chancelier ne prévoyait pas de conflit prochain avec la France, lors

meme qu'il ne pùt se faire aucune illusion sur les sentiments haineux, dont

elle était animée envers l'Allemagne. Le Gouvernement Impérial ne prendrait

assurément pas l'initiative d'une agression, meme si les • taquineries • auxquelles

il est en butte continuaient, et prenaient meme un caractère plus aigu. Il est

décidé à montrer une extreme patience. Il ne ferait la guerre que pour repous

ser une attaque contre le territoire.

Son interlocuteur faisait la remarque qu'il y avait toujours à craindre une

coalition entre la France et la Russie.

Le Prince ne pouvait admettre que le Tsar, dont les principes monarchiques et conservateurs ne sauraient faire l'objet d'un doute, se prétat à une entente intime avec la République Française, qui glisse sur la pente du radicalisme. Mais si, contre toute attente, les Cabinets de Pétersbourg et de Paris se donnaient la main pour attaquer l'Allemagne, celle-ci se sentirait à elle seule assez forte pour résister et pour vaincre. Elle dispose de deux millions de soldats, commandés par des chefs expérimentés et amplement pourvus de tout l'outillage nécessaire.

Cette armée serait divisée en portions à peu près égales pour faire front de deux cotés à la fois. Elle saurait empecher la jonction des troupes ennemies, en les battant séparément avant que la Russie, surtout, à cause des grandes distances, ait eu le temps de mobiliser assez de forces pour une invasion.

D'ailleurs l'Italie et l'Autriche ne resteraient pas l'arme au bras; l'Angleterre elle aussi aurait peut-etre un mot à dire. • La victoire suivrait nos drapeaux. Au surplus, il y a un Dieu pour les honnetes gens •.

Il résulte de ce qui précède que le Chancelier envisage l'avenir avec le calme que donne la confiance des succès et de sa propre force, ce qui le prédispose à ne pas croire à un danger imminent de guerre. Il faisait cependant une réserve pour le cas où l'Autriche voudrait se jeter au travers d'une occupation éventuelle de la Russie en Bulgarie. Le Cabinet de Vienne ne pourrait en cette occurrence compter sur l'appui de l'Allemagne, à moins que la Monarchie des Habsbourg ne fut menacée dans ses conditions d'existence, comme Grande Puissance. Le Cabinet de Berlin serait alors tenu à lui venir en aide.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

T. 636. Roma, 16 agosto 1887, ore 18,05.

L'Ambassadeur de Turquie est venu communiquer (l) un télégramme de son Gouvernement (2) concernant l'affaire bulgare. Après avoir succinctement résumé les derniers événements la Sublime Porte s'adresse aux Puissances leur demandant:

l) Leurs appréciations au sujet de la prise de possession, par le Prince, du Gouvernement en Bulgarie;

2) Les instructions qu'elles ont, en vue de ce fait, données à leurs agents dans la principauté;

3) Leurs vues touchant les moyens d'écarter les présentes difficultés et d'arriver à une solution de la question. Aux trois demandes de Photiades, il a été (3) ainsi répondu: l) Nous reconnaissons que le Prince en prenant, à l'état actuel des choses, possession du pouvoir princier, s'est écarté du Traité de Berlin. 2) Nous n'avions aucune difficulté à communiquer à la Porte les instructions que j'avais, dès le 9 de ce mois, données à notre Agent à Sophia. 3) La solution de la question doit etre, à notre avis, cherchée sur le terrain pacifique du traité de Berlin. Sur ce terrain le concours de l'Italie est acquis à toute solution qui donnant satisfaction aux voeux légitimes des populations en Bulgarie aurait chance d'étre agréée par toutes les Puissances, la Puissance suzeraine en première ligne.

V. E. est autorisée à tenir en toute circonstance opportune un langage identique au mien (4).

Il dispaccio contenente le considerazioni svolte nel telegramma è edito in LV 69, pp. 153-154.

(l) -Nel registro relativo alla Questione d'Oriente trovasi aggiunto • au ministère •· (2) -n telegramma del ministro degli esteri turco è edito in LV 69, p. 151. (3) -Nel registro relativo alla Questione d'Oriente • j'ai •·

(4) Il telegramma, che venne comunicato anche a Parigi, Londra, Vienna, PiE;troburgo, Berlino e Sofia, è pubblicato, con varianti, in traduzione, sotto la data del 17 agosto, m F. CarSPI, PoLitica estera, cit., pp. 148-149.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. CONFIDENZIALE S. N. Londra, 16 agosto 1887, ore 18,39.

J'ai communiqué à Salisbury la substance du télégramme confidentiel de

V. E. du quinze courant (l); il m'a chargé en réponse à faire agréer à V. E. l'expression de ses plus vifs remerciments. Toutefois Salisbury ne m'a pas caché: l 0 qu'il n'était pas encore bien sur que les bulgares tinssent au Prince Ferdinand. 2° qu'il craignait qu'une action énergique de la Porte en faveur du Prince puisse avoir pour conséquence une intervention de la Russie en Bulgarie. Voici textuellement le message dont Sa Seigneurie m'a chargé pour V.E. • A mon avis une confirmation du Prince Ferdinand parla Porte pourrait à présent amener une intervention russe ce qu'il faudrait éviter. S'il est possible plus tard on pourra peutétre obtenir une solution par entente, mais avant de nous engager il serait prudent d'attendre pour voir si les bulgares adhèrent à leur nouveau Prince •. Sa Seigneurie a ajouté qu'il avait reçu hier la communication suivante de l'Ambassadeur de France concernant l'attitude de son Gouvernement dans la question bulgare. • Nous avons adopté les vues de la Russie relativement à l'illégalité de tout ce qui s'est passé en Bulgarie; mais la question n'ayant pas d'intérét pour la France, nous accepterons le candidat qui sera élu quel qu'il soit pourvu qu'il reçoit l'approbation de la Porte et des autres Puissances •. L'Ambassadeur d'Angleterre à Vienne a transmis à Salisbury la circulaire du Prince Ferdinand mais n'a pas répondu à S. A. ni a été autorisé à lui répondre.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. CONFIDENZIALE 642. Roma, 17 agosto 1887, ore 13,30.

Vos télégrammes indiquent clairement l'esprit de l'attitude actuelle de l'Allemagne dans l'affaire bulgare. Le cabinet de Berlin se rangeant du còté de la Russie, l'empéche de s'isoler et de prendre les résolutions soudaines que son isolement pourrait lui suggérer. Mais il n'en est pas moins évident que le cabinet de Berlin verrait avec plaisir les trois cabinets de Londres, Rome, et Vienne travailler ensemble dans un but d'apaisement, sauf à intervenir lui-méme au moment opportun aussitòt qu'une solution deviendrait possible. Je reproduis ici, pour l'information personnelle de V. E., le télégramme confidentiel que j'ai

hier expédié sur ce sujet à nos représentants à Vienne et à Londres: • Nous devons aider la Bulgarie à sortir du provisoire dans lequel Elle se débat, et qui constitue une menace immédiate et permanente pour l'Europe. Le Prince de Cobourg élu par acclamation, reçu avec enthousiasme, ayant du moins le mérite de représenter une solution acceptable à moitié réalisée, nous croyons devoir l'aider en ce que nous pouvons sans nous départir de l'entente de principe que nous avons avec l'Autriche et l'Angleterre, d'autant plus que l'Allemagne voit de bon oeil cette entente. Pour y parvenir il faut qu'un des trois Gouvernements prenne l'initiative, diversement l'Europe resterait toujours dans l'impuissance par crainte de déplaire à la Russie. L'accord de toutes les Puissances est une utopie. Le Prince ou le Général Russe qui seui pourrait étre agréé à Pétersbourg déplairait à Vienne. J'ajouterai confidentiellement qu'à mon avis l'Italie pour étre fidèle à ses tradition, à ses principes et à ses intérets doit tendre à ce que la Bulgarie comme tous les Etats balchaniques s'acheminent à l'indépendance ce qui est encore éloigné; il nous faut dans l'intervalle favoriser influence de l'Autriche de préférence à celle de toute autre Puissance ce qui équivaut à aider au déplacement de l'Est du centre de ses intérets • (1).

(l) Cfr. n. 48.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Vienna, 17 agosto 1887, ore 16,45.

J'ai vu aujourd'hui Kalnoky, il était informé de l'idée exprimée par Giers au sujet d'une action militaire combinée de la Porte et de la Russie, en Bulgarie, il avait aussi reçu la circulaire Turque; il m'a dit qu'il avait conseillé la Porte: ! 0 ) d'agir avec prudence et de s'abstenir de toute action militaire qui aurait pour résultat immancable la résistance des Bulgares et un conflit sanglant; no) de ne pas s'cngager avec une seule puis::ance sans s'entendre avec toutes les autres. Il a appris avec plaisir que nous tenions à la Porte un langage identique et ensuite on verrait ce qu'il aurait à faire. Kalnoky ne croit pas à une action militaire séparée de la Russie; il m'a dit que l'Allemagne dans cette question appuie ouvertement Russie à Constantinople et la France fait de meme. A Berlin on est pret à admettre idée d'une régence confiée au général Ernroth, Kalnoky doit voir aujourd'hui et demain Ambassadeur de Turquie et le Chargé d'Affaires de Russie et il s'est réservé de conférer avec moi après qu'il les aura vus.

(l) Il telegramma n. 638, datato 16 agosto 1887, ore 16, cosi proseguiva: c En conclusion si Vous croyez que nous allons trop loin en donnant acte au Prince de sa Circulaire. limitez-vous à un accuse de réception, mais ayez présent la ligne que je Vous ai tracée plus haut, dans vos démarches en tant qu'elle est conciliable avec notre sincère désir de paix et nos engagements •·

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1097. Londra, 18 agosto 1887, ore 0,30 (per. ore 6).

Ambassadeur de France a adressé une nouvelle note au Gouvernement anglais relativement à l'adoption avec quelque modification, du projet de traité rédigé par la Commission de Paris de 1885, assurant le libre usage du canal de Suez. Ces négociations se poursuivent depuis quelque temps conjointement à celles concernantes le rappel des troupes françaises des nouvelles Hébrides. J'espère étre à méme de donner à V. E. de plus amples détails sur ce sujet. Jusqu'à présent les négociations n'ont pas chance de succès.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

(Ed., in traduzione, in LV 58, p. 435)

T. 647. Roma, 18 agosto 1887, ore 15,30.

*Merci de votre télégramme(1). J'attendrai les renseignements ultérieurs* (2). Veuillez cependant vous ménager l'occasion prochaine de faire comprendre à lord Salisbury que, la navigation par le canal de Suez représentant pour nous un intérét de premier ordre, surtout depuis nos occupations dans la Mer Rouge, nous comptons que, si jamais la négociation là-dessus avec la France s'acheminait vers une conclusion, le cabinet de Londres nous mettrait par une communication préalable et amicale, en mesure de nous prononcer avant de prendre lui-meme un engagement quelconque.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

D. 269 bis/86 bis. Roma, 18 agosto 1887.

Il Suo rapporto del 13 agosto corrente (3) mi porge propiZia occasione di manifestarLe, con più ampiezza che nel dispaccio dell'8 corrente mese (4), quali siano i miei concetti ed intendimenti in alcune delle questioni politiche del giorno e segnatamente in quelle che concernono l'Oriente.

*Due fini essenzialmente ci proponiamo: l'uno immediato, cioè il mantenimento della pace; l'altro mediato ed a più lunga scadenza che è l'assetto definitivo, su basi salde e razionali, di popolazioni europee e cristiane non ancora costituite a nazioni, benchè aventi in se stesse tutti gli elementi etnici e morali che valgono a determinare le nazionalità. Entrambi codesti fini ci sembrano di essenziale importanza, l'uno perchè ispirato agli interessi del nostro paese, il quale vuole la pace con dignità e di pace ha ancora bisogno, l'altro perchè risponde ai principii di giustizia e di diritto sui quali si è costituita la nazione italiana e che ne sono la base più salda* (1).

Per contribuire al conseguimento del primo intento, l'Italia, legata da vincoli anteriori prudentemente stretti dai miei predecessori, intende mantenersi fedele ai suoi impegni ed unita alle potenze le quali hanno, come noi, per obbiettivo immediato la pace e con noi comuni gli interessi maggiori: con l'Inghilterra, la quale aspira, al pari che l'Italia, al mantenimento dell'equilibrio mediterraneo; con l'Austria-Ungheria, la quale tende, come noi, a far sì che l'Europa continentale non venga turbata da guerre. Se, nel momento attuale, la Germania, per considerazioni speciali che la sua posizione geografica e la sua posizione politica tra Francia e Russia, spiegano abbastanza, apparentemente si discosta da quel gruppo, dobbiamo supporre, ,conoscendo i suoi intenti, che così operi perchè le sembra di meglio giovare al conseguimento dello scopo pacifico che con noi divide. Quale sia d'altronde il momentaneo atteggiamento di quella potenza, sappiamo che essa vede di buon occhio l'unione stretta esistente tra gli altri tre Stati (il che mi è stato ancora confermato da recente colloquio col signor conte di Solms), e sembrerebbe, segretamente almeno, desiderare che ad essi si riavvicinasse la Turchia, come apparisce dalla relazione segreta fatta al Sultano nello scorso giugno dal generale von Der Goltz. E di fatti questo riavvicinamento sembrerebbe il miglior mezzo di prevenire un accordo turco-russo, nel quale la predominanza di una delle parti concordate sarebbe troppo evidente, e qualora esso si avverasse, il gruppo compatto di quattro potenze così formato riuscirebbe di contrappeso, qualsiasi cosa avvenga, all'altro gruppo eventuale della Russia e della Francia, costituendo in Europa quell'opposizione di forze che è condizione di equilibrio. Per tal modo, la Germania, nell'alta posizione che i suoi successi nelle armi e nella diplomazia le hanno assicurato in Europa, si riserverebbe una certa indipendenza nella scelta dei mezzi da porre in opera a questo od a quel momento, in guisa da esercitare la sua azione in modi diversi, a seconda della opportunità, nello scopo anzidetto del mantenimento della pace. Quanto all'In~ ghilterra, malgrado l'accoglienza riservata e dilatoria fatta da Lord Salisbury ai suggerimenti di intelligenze speciali fra essa, l'Italia e l'Austria-Ungheria, noi siamo convinti che essa si manterrà stretta al gruppo già esistente. Un atteggiamento riservato può essere suggerito al Gabinetto inglese sia dalla poca sicurezza che ha di rimanere a lungo al potere, poichè le ultime elezioni accennano ad un mutamento nell'opinione inglese, sia dalle preoccupazioni che gli cagiona l'Irlanda, le quali primeggiano ogni altra nel Regno Unito. Nulla è però avvenuto che possa avere modificato gli intenti dell'Inghilterra, fondati, come sono, sovra condizioni di cose permanenti, e crediamo che, non solo quella potenza

non si disinteressa da alcuna delle questioni nelle quali i suoi ed i nostri "nteressi trovansi impegnati, ma che essa non tarderà a riprendere quella parte attiva nella politica internazionale che è tradizione nel Gabinetto di San Giacomo ed a cui, invero, non potrebbe rinunziare senza scapito della sua grandezza e della sua influenza mondiale.

Manteniamo dunque piena fede nel proseguimento dell'accordo delle tre potenze. Ed approvo la precisa sua risposta a Riza Pascià per negare qualsiasi possibilità di screzio nel nostro gruppo, nel quale sono assolute la fiducia e la sicurezza reciproche, stabilite su basi inattaccabili. Mi compiaccio che tale sia pure il linguaggio dei suoi colleghi d'Austria e d'Inghilterra. Nè soltanto manteniamo fede nella saldezza del nostro gruppo, ma per quanto dipende da noi, ci sforzeremo a rendere l'accordo esistente vieppiù intimo di intenti e di fini. Tutto ciò, adunque, che Ella farà in tal senso risponderà ai nostri intendimenti. Così pure saremmo lieti che la Turchia, assecondando il desiderio espresso dal signor di Radowitz, si accostasse a noi, convinti come siamo dei buoni effetti che può avere l'accordo della potenza più vitalmente interessata con governi i quali le sono sinceramente benevoli ed amici. Nella questione bulgara, che è quella a cui naturalmente si volgono più attente e più sollecite le nostre considerazioni, questo accordo dovrebbe, a nostro modo di vedere, impedire non solo qualsiasi accordo isolato della Turchia con altra potenza, ma ancora con acconcia pressione morale delle tre potenze del gruppo primitivo sulla quarta, prevenire qualsiasi intervento dello stato sovrano in Bulgaria, distogliere da atti che spingono i bulgari a partiti estremi, e favorire l'insediamento di quel governo che ha ormai il vantaggio di rappresentare un principio di soluzione e che offre così la sola possibilità che pel momento si possa scorgere di mettere fine ad una crisi troppo pericolosa perchè alcuno che non abbia celati fini possa desiderare di vederla protrarsi.

Circa il nostro secondo e più remoto intento, che è quello di aiutare la progressiva e razionale formazione di Stati indipendenti, esso si spiega con la ferma nostra convinzione essere quello il solo mezzo di assicurare, oltre la pace dell'oggi, quella dell'avvenire. Questa convinzione è in noi tanto più salda in quanto che sappiamo per l'esempio dell'Italia, come un popolo il quale abbia coscienza di se stesso ed a cui si contesti il diritto di costituirsi e di avviarsi alla vita autonoma che è aspirazione di tutte le nazionalità, diventa e rimane causa di agitazione, ali perturbamenti e di lotte, mentre costituito a nazione e assettatosi nei suoi domini naturali diventa facilmente, come è avvenuto di noi, un elemento di concordia c di pace. Non è dunque in omaggio a vane teorie, molto meno poi per vagheggiamento di politici ideali od in forza di irreflesse simpatie che ci prefiggiamo l'intento sopra accennato. Si è, invece, perchè, fedeli al nostro passato, crediamo che così pensando, ed operando conformemente alle nostre convinzioni, seguiamo non dirò la via più sicura ma l'unica via che conduca direttamente e pacificamente a finali inevitabili eventi, i quali altrimenti non si raggiungerebbero se non a prezzo di lunghi e sanguinosi conflitti dei popoli più immediatamente in causa e con lunghe e profonde perturbazioni degli altri Stati, anche dei meno direttamente in causa.

Non ho dunque appreso senza soddisfazione, dal citato suo rapporto, il linguaggio tenutole dal Barone di Calice, sebbene soltanto accademicamente, a proposito del risveglio di agitazione che pare manifestarsi in Macedonia. Se, come Le disse il suo interlocutore, che voglio credere sincero ed in possesso dell'intimo pensiero del primo ministro della monarchia, se il conte Kalnoky è d'avviso che l'eventuale eredità della Turchia nelle regioni tuttora da essa occupate nei Balcani, non debba essere raccolta se non dalle varie nazionalità da organizzarsi in libere ed indipendenti autonomie, questo concetto risponde alle nostre intime convinzioni.

Ben si appone il barone Calice osservando che tale programma lealmente applicato, coincide con le massime tradizionali della politica italiana, alle quali, mi preme dichiararlo ancora, siamo e rimarremo fedeli.

V. E. è autorizzata a tenere francamente siffatto linguaggio coi suoi colleghi d'Austria e d'Inghilterra e vedrò tanto più volentieri che Ella si mantenga con essi in frequenza di intimi e confidenziali rapporti in quanto che, se è vero, come Ella giustamente osserva, che siffatti argomenti sarebbero utilmente trattati in opportune comunicazioni fra i ministri dirigenti degli Stati interessati, non è possibile prevedere per ora se e quando le circostanze siano per comportare siffatto scambio diretto di idee.

(l) -Cfr. n. 55. (2) -Omesso in LV. (3) -Cfr. n. 42. (4) -Cfr. n. 19.

(l) Il brano fra asterischi è riportato in F. CRISPI, Politica estera, cit., p. 149.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

D. CONFIDENZIALE 269 ter/86 ter. Roma, 18 agosto 1887.

Riferendomi al dispaccio d'oggi (1), in cui sono tracciati a grandi linee i nostri intendimenti e concetti nella questione bulgara, credo bene di aggiungere a titolo confidenzialissimo alcune osservazioni subordinate.

Come Ella conosce, è nostro desiderio ed è interesse cùmune delle potenze con cui formiamo gruppo, che i popoli balcanici si avviino pacificamente e gradatamente ad esistenza autonoma. Parrebbe a primo aspetto che il miglior mezzo di favorire questa evoluzione politica sia di cercare che nella penisola balcanica si mantenga l'equilibrio fra le due influenze russa cd austro-ungarica, in modo che liberamente si spieghi la nazionalità di quei popoli. Se non che, qualora tale equilibrio venisse a mancare, sarebbe assai più grave c pericoloso che ciò avvenisse a favore della Russia, la quale ha tendenze unitarie c panslaviste, anzichè a favore dell'Austria, costituita, come è, da parecchie nazionalità. Dal punto di vista, poi, strettamente italiano, siamo di parere che un aumento dell'influenza austriaca nella penisola balcanica non farebbe se non contribuire a che continui il progressivo spostamento degli interessi della monarchia verso l'est, mentre un aumento dell'influenza russa avrebbe per effetto di arrestare siffatto movimento, riportando all'ovest il centro degl'interessi stessi. La convenienza nostra è dunque di cooperare a far argine ad ogni progresso materiale c morale della Russia fra mezzo ai popoli della penisola dei Balcani, mentre assai

minori sarebbero gl'inconvenienti allo sviluppo, ben inteso mantenuto in giusti limiti, che l'influenza austro-ungarica potrebbe assumere nelle presenti circostanze.

Credo poi inutile di soggiungere che qualsiasi piega possano prendere gli avvenimenti, non permetteremmo che lo statu quo venisse mutato, e che, ove per casi imprevedibili a ciò si fosse obbligati, il mutamento non dovrebbe avvenire senza il nostro consenso, e giammai a nostro danno.

(l) Cfr. n. 57.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 4481. Berlino, 18 agosto 1887.

V. E. a déjà porté à ma connaissance les directions données à l'Ambassadeur du Roi à Constantinople sur l'Affaire Bulgare. Par Votre télégramme d'hier (1), après avoir nettement résumé l'attitude actuelle du Cabinet de Berlin, Vous m'indiquiez, comme aux Représentants de S. M. à Londres et à Vienne, le programme de notre politique avec une élévation de vues, en tout point conformes à nos principes, à nos traditions et à nos intérets. Le meilleur moyen de les sauvegarder en Bulgarie et dans les autres régions des Balkans, est en effet celui de nous concerter autant que possible avec l'Autriche et l'Angleterre, entente qui rencontre d'ailleurs les sympathies de l'Allemagne (2).

Il nous convient sans doute de chercher à venir en aide à la Principauté dans ses efforts pour sortir d'embarras, et pour régulariser sa situation vis-à-vis du Traité de Berlin. Mais il ne faudrait pas alors qu'elrle accriìt les difficultés de cette tache, ainsi que vient de le faire le Prince élu, par une proclamation dont les termes sont une atteinte de plus au droit public européen. S'il réchappe à ce nouveau et hardi coup de canif porté aux traités, il aura de la chance. On comprendrait jusqu'à un certain point qu'il visat à rompre avec une Russie intraitable. Mais il aurait di't ménager les autres Puissances et ne pas avoir l'air de les ignorer. Peut-ètre a-t-il voulu se poser tout d'abord à la tète du mouvement patriotique pour s'en assurer la direction et pour l'endiguer, au besoin, s'il menaçait de déborder davantage. Mais, à ce jeu, il faut une grande supériorité d'esprit et de caractère, qualités qui, jusqu'ici du moins, ne sont pas reconnues au Prince Ferdinand.

En attendant, à Vienne, sans lui ètre précisément hostile, on ne montre pas de sympathie. A Londres, on observe une certaine réserve. A Constantinople, on continue le jeu de balançoire. A Berlin, on a l'air de considérer l'entreprise de Son Altesse comme un intermède, qui n'aboutira pas à une solution définitive. A Pétersbourg, on reste irréconciliable, comme pour tout prétendant, que la

Russie n'aura pas trainé de sa main sur ce tròne d'angoisse pour y dompter ces ingrats bulgares, qu'elle hait aujourd'hui de toute la force de l'amour que elle affectait de leur porter autrefois. Pour le moment, elle ne songe pas à une intervention armée. Le Cabinet de Berlin a reçu sur ses dispositions des renseignements, qui cadrent entièrement avec ceux contenus dans le télégramme de

V. E. d'aujourd'hui (1). La Russie parait siìre d'avance de l'insuccès et de la chiìte prochaine de celui, qui, à ses yeux, n'est qu'un usurpateur, et le laisse en tete-à-tete avec ses nouveaux sujets, et avec les complications de tout genre qui, -elle en a le ferme espoir -, ne tarderont pas à se produire.

Que la France caresse l'idée d'une médiation (autre télégramme de V.

E. du 18 (1), c'est possible. Mais les circonstances ne s'y pretend guère, ou les sentiments qui règnent en Russie. Si le Cabinet de Paris a remporté un succès plus d'apparence que de réalité dans l'affaire d'Egypte, il devrait se souvenir de l'échec éprouvé pour les affaires de Grèce.

(l) -Cfr. n. 53. (2) -Cfr. Berchem a Hatzfeldt, Berlino, 14 agosto 1887, n. 719, segreto, contenente notazioni interessanti anche per eventuali compensazioni, a favore dell'Italia, in Tripolitania o in Albania, in G. P., vol. IV, n. 911.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. CONFIDENZIALE 650. Roma, 19 agosto 1887, ore 13,45.

L'Ambassadeur d'Allemagne étant venu s'acquitter envers moi du dernier message du Prince Chancelier, j'ai saisi l'occasion pour lui parler de la situation actuelle en général, avec la franchise que comporte l'intimité des rapports entre les deux Gouvernements. Tout en appréciant le ròle éminemment pacificateur que l'Allemagne joue maintenant à còté de la Russie, je tenais, lui ai-je dit, à savoir l'attitude que le Gouvernement Impérial prendrait le jour où le groupe des trois puissances, Angleterre, Autriche-Hongrie et ItaLie, aboutirait, grace aussi à ses encouragements indirects, à une entente pour la solution de la question bulgare. Il y aurait lieu, entr'autres, en vue d'une entente à quatre, d'étudier si, d'après la lettre et l'esprit du Traité de Berlin, l'unanimité des puissances est nécessaire pour la validation de l'élection princière en Bulgarie. La question a été soulevée, dans la cinquième séance du Congrès de Berlin, par le Plénipotentiaire Anglais, avec des arguments s'appliquant parfaitement à la situation qui vient maintenant de se produire en Bulgarie. Meme après la lecture du protocole, le doute est encore possible, et il vaudrait la peine de l'éclaircir; si nous pouvions trouver dans cette direction une issue pour sortir des difficultés actuelles. Il faut remarquer que dans la susdite séance, deux opinions seulement, se sont maniféstées, celle de Salisbury et celle de Schouwaloff, opinions qui sont réstées isolées, l'Assemblée n'ayant pris aucune détermination à cet égard. Par conséquent, l'article 3 se trouve encore dans son état primitif et on

peut toujours entamer une discussion et arriver à une conclusion là-dessus. Mon entretien avec le Comte de Solms en est resté là. J'avais eu soin de bien marquer à mon interlocuter que nous désirions dans cette question, comme dans toute autre, procéder, dans le fond, en plein accord d'intention et de but avec l'Allemagne, et que s'il nous arrive d'adopter des moyens différents c'est à fin de mieux aider à la réalisation de nos désirs communs, qui se résument dans le maintien de la paix. J'attacherais du prix à connaitre, là-dessus, l'opinion de

V. E. ainsi que celle de la Chancellerie Allemande si une interrogation confidentielle ne Vous semble pas inopportune.

(l) Non pubblicato.

61

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 69, pp. 165-169)

R. 246. Vienna, 19 agosto 1887.

Riassumo qui, il più brevemente possibile, la situazione creata dalla presa di possesso del Principato di Bulgaria per parte del Principe Ferdinando di Sassonia-Coburgo, * specialmente per quanto si riferisce al Governo Austro-Ungarico e allo scambio d'idee che ebbe luogo fra esso e le varie Potenze intorno a questa questione* (1).

L'elezione del Principe Ferdinando a Principe di Bulgaria fu fatta dall'Assemblea Bulgara a Tirnova, conformemente alle disposizioni del Trattato di Berlino, il 7 luglio scorso e fu comunicata dal Governo Bulgaro alla Turchia e ai rappresentanti delle Potenze a Sofia.

Secondo le disposizioni del Trattato di Berlino, l'elezione del Principe, fatta dalla popolazione Bulgara, deve essere confermata dalla Potenza Sovrana, la Turchia, e approvata dalle Potenze firmatarie del trattato stesso.

La Sublime Porta, informata dell'elezione avvenuta, prima di confermarla volle conoscere l'avviso delle Potenze, che consultò con apposita circolare. Il Gabinetto di Pietroburgo rispose che esso aveva sempre considerato come illegale la Reggenza stabilita a Sofia ed il Governo da essa emanato, c che quindi non riconosceva la legalità dell'elezione nè quella della stessa Assemblea di Tirnova. Il Gabinetto di Vienna rispose che riconosceva ai Bulgari, secondo il trattato di Berlino, il diritto di eleggere il loro Principe, che l'elezione era stata fatta regolarmente, che esso non aveva alcuna abbiezione contro il Principe eletto, e che perciò, se la Turchia confermava l'elezione, l'Austria-Ungheria, per parte sua, avrebbe dato la sua approvazione.

Non ho bisogno di riferir qui la risposta del Governo del Re, che V. E. conosce meglio di me, nè quella delle altre Potenze egualmente a Lei note.

In sostanza, l'obbiezione veramente seria veniva dal Gabinetto di Pietroburgo, giacchè le altre Potenze erano disposte a non negare il loro voto ad un accordo che fosse unanime.

Intanto una Deputazione Bulgara si era recata a Ebenthal, presso Vienna, per rimettere al Principe Ferdinando l'atto autentico della di lui elezione. Il Principe diede alla deputazione, in questa occasione (15 Luglio scorso), una risposta che fece comunicare agli Ambasciatori delle Potenze a Vienna, e della quale ebbi cura di trasmettere il testo al Regio Ministero dell'Estero con telegramma e con rapporto del 16 Luglio (1). In questa risposta il Principe Ferdinando, dichiarando che doveva rispettare i trattati, subordinava implicitamente la sua entrata in Bulgaria alla ·conferma * della sua elezione per parte * (2) del Sultano e alla conseguente approvazione delle Potenze, conformemente al Trattato di Berlino. Ma esprimeva egualmente la speranza di poter dare al popolo Bulgaro la prova della sua devozione verso di esso, quando avrebbe giudicato il momento opportuno.

Questa risposta fu trovata corretta dal Gabinetto di Vienna, il quale pur dichiarando iteratamente, che esso non aveva mai messo innanzi alcuna candidatura, che il Principe Ferdinando di Sassonia-Coburgo non era dunque mai stato il suo candidato, e che anzi esso aveva sconsigliato questo Principe dall'accettare la candidatura, non trovava (3) nulla da opporre alla legalità dell'elezione e alla persona dell'eletto.

Fin qui si era adunque in presenza di un'elezione, contestata dalla Russia, ma la di cui legalità era più o meno apertamente riconosciuta da (4) altre Potenze, non dichiarata, ma nemmeno impugnata dalla Turchia.

Ma (5) qui si produsse l'incidente più grave dell'affare.

Il Principe Ferdinando, spinto dalle sollecitazioni del Governo Bulgaro e dalle esortazioni personali del Signor Naciovich, che si era recato espressamente a Ebenthal, ruppe gl'indugi, e malgrado le sue precedenti dichiarazioni di volere aspettare la conferma del Sultano e l'approvazione delle Potenze, si risolse di partire e partì per la Bulgaria il 9 Agosto corrente. Non valsero a trattenerlo nè le osservazioni fattegli in via privata da alcuni dei miei colleghi e da me, nè le insistenti dissuasioni della Sublime Porta, portate a di lui notizia dal Conte Kainoky, nè i consigli di questo Ministro, avvalorati dalla stessa autorità dell'Imperatore Francesco-Giuseppe. Come il Principe Ferdinando, partito incognito da Vienna, sia entrato in Bulgaria, come vi sia stato accolto, il giuramento prestato a Tirnova, e la sua presente odissea a traverso la Bulgaria e la Rumelia Orientale, io non ho qui a narrare.

L'impressione prodotta da questi fatti fu specialmente sentita in Russia. Il Gabinetto di Pietroburgo si diresse alla Potenza Sovrana, alla Turchia, e rinnovando le sue dichiarazioni sull'illegalità dell'elezione e su quella, più flagrante ancora, della presa di possesso del Principato per parte del Principe Ferdinando, senza esservi autorizzato dalla conferma del Sultano e dal consenso delle Potenze, chiese (6) al Governo Ottomano di far partire il Principe Ferdinando dalla

Bulgaria, di nominare un Reggente (che avrebbe potuto essere il Generale Ernroth, finlandese, già Ministro in Bulgaria) col mandato a lui affidato di formare un Governo e convocare una nuova Assemblea. Nel caso in cui il Governo Ottomano si rifiutasse di agire, il Governo Russo, che non intende rimaner solo a difendere le stipulazioni del Trattato di Berlino, penserebbe a svincolarsi (l) dagli obblighi di detto trattato per quanto Io riguardano.

Un telegramma (2) di Chakir Pascià da Pietroburgo parlò (3) di certe proposte del Signor de Giers per un'azione militare in Bulgaria da esercitarsi, da due bande, dalla Russia e dalla Turchia. Ma mi risulta che nessuna vera proposta formale di questo genere fu fatta dalla Russia alla Turchia.

La sola proposta fatta dalla Russia fu quella dianzi accennata che fu pure comunicata, credo, ai varii Gabinetti, e segnatamente a quello di Vienna che ne ricevette notizia dalle due parti, cioè da Costantinopoli e da Pietroburgo.

La Sublime Porta, dal suo lato, si rivolse alle Potenze con una circolare nella quale essa fa le seguenti questioni: 1° Com'è considerata l'entrata del Principe Ferdinando in Bulgaria nelle condizioni che si sanno; 2o Quali istruzioni le Potenze hanno dato ai loro Agenti nel Principato in questa occasione; 3° Quale soluzione le Potenze credono potersi dare alla questione.

Secondo che il Conte Kalnoky mi disse oggi stesso, egli rispose a Sadullah Pascià, e scrisse in pari tempo all'Ambasciata Austro-Ungarica a Costantinopoli, nel senso qui appresso indicato; cioè:

Io Quanto alla prima questione. Il Governo Austro-Ungarico riconosce che l'entrata del Principe Ferdinando in Bulgaria e il possesso da lui preso del Governo del Principato, sono fatti contrarii alle disposizioni del Trattato di Berlino.

Il0 Seconda questione. Gli Agenti Austro-Ungarici in Bulgaria e nella Rumelia Orientale hanno avuto istruzione d'astenersi dal prender parte, in veste ufficiale, a qualsiasi funzione, ricevimento, udienza pubblica, dal domandare udienze, dal fare qualsiasi cosa che possa implicare un riconoscimento ufficiale del Principe; ma di conservare col *nuovo Governo* (4) i rapporti che avevano coll'antico * e che si sogliono avere coi Governi di fatto* (5).

Ilio Terza questione. Il Governo Austro-Ungarico sarebbe lieto di proporre, se l'avesse, una soluzione accettabile da tutte le Potenze e dalla Bulgaria. Ma una tale soluzione è ancora da trovarsi. Esso esaminerà quelle che fossero proposte col desiderio sincero d'un accordo pacifico sulle basi del trattato di Berlino.

Ma insieme a queste risposte, il Conte Kalnoky fece dare alla Sublime Porta replicatamente e con insistenza il consiglio di astenersi da ogni azione militare in Bulgaria, perchè essa condurrebbe fatalmente ad un conflitto sanguinoso che bisogna evitare, e di guardarsi, in pari tempo, dal prendere impegni isolati con questa o con quella Potenza, all'infuori di un accordo comune.

Il Conte Kalnoky espresse il desiderio che questi suoi consigli fossero avvalorati a Costantinopoli da quelli del Governo del Re; e nel colloquio che ebbe

(.3) c Avrebbe parlato • LV.

oggi con me, mi incaricò di far conoscere a V. E. la sua soddisfazione nel ve

dere che l'azione del R. Governo a Costantinopoli si esercitava, anche senza

previo concerto, in un senso analogo a quello esercitato dal Governo Austro

Ungarico.

Inspirandomi allo spirito delle istruzioni date da V. E. alla R. Ambasciata

a Costantinopoli e a me comunicate, io feci al Conte Kalnoky le seguenti

dichiarazioni:

Il Governo Italiano sarà lieto di dare il suo voto a quella soluzione che riuscisse a mettere d'accordo tutte le Potenze compresa la Bulgaria. Ma se una tale soluzione fosse, come purtroppo è, introvabile, l'Italia, fedele ai suoi principii, si pronunzierà in unione a quelle Potenze, le quali si sforzeranno di conciliare le disposizioni del Trattato di Berlino colla volontà, chiaramente manifestata, delle popolazioni.

Discorrendo poi privatamente col Conte Kalnoky non volli celargli il mio apprezzamento personale sulla questione, avvertendolo ch'io gli parlava in pura via accademica; e gli dissi in sostanza quanto segue.

Il Principe Ferdinando ebbe certamente torto d'entrare in Bulgaria ed i Bulgari ebbero torto di chiamarvelo, prima che l'elezione fosse confermata dalla Porta e approvata dalle Potenze. Nessuno può contestare che questi fatti non siano un'infrazione aperta del Trattato di Berlino.

Ma d'altro lato le Potenze ebbero il torto di far aspettare ai Bulgari troppo lungo tempo una soluzione da essi invocata da un pezzo. E' questa una circostanza attenuante della quale bisogna pure tener conto.

Ad ogni modo ora il Principe Ferdinando è in Bulgaria, vi fu accolto in trionfo e ha preso possesso del Governo.

E' egli possibile il ridurre le cose in pristinum e far partire il Principe dalla Bulgaria senza ricorrere alla forza? Non so che cosa prepari l'avvenire. Ma ben so che in questo momento d'entusiasmo è impossibile il chiedere ciò ai Bulgari e al loro Principe Eletto. Rimane la forza; cioè un conflitto sanguinoso. Ora è chiaro che su questa base un'accordo fra le Potenze è impossibile. Vi sono potenze, e l'Italia fra queste, che non consentirebbero mai ad entrare in un accordo di tal natura; e l'Austria-Ungheria si è già espressa molto recisamente a Costantinopoli nel medesimo senso.

Rimarrebbe che le Potenze e la Turchia convalidino l'elezione e l'insediamento del Principe Ferdinando. Ma l'attitudine della Russia non lascia speranza che si possa stabilire un'intelligenza su questa base.

Adunque è dimostrato che un accordo tale da soddisfare tutte le Potenze e la Bulgaria è ora un'impossibilità contro cui verrebbero ad infrangersi tutti gli sforzi. Nè si parli di mediazioni, arbitraggi o compromessi. Finchè la Russia non vuole il Principe Ferdinando in Bulgaria, e finchè i Bulgari lo vogliono, non c'è compromesso che tenga. La situazione potrà cambiarsi in seguito .Ora è cosi, e bisogna prenderla come è.

Ciò posto il solo modo di procedere pratico mi sembra essere questo, che cioè si lascino i Bulgari tranquilli, e che l'Europa non si mescoli nella fase presente dei fatti loro. Si applichi loro la dottrina del non intervento. In fondo la potenza che avrebbe un interesse principale e diretto ad opporsi a ciò che i Bulgari hanno fatto senza accordo con lei è la Turchia. Ma forse la Turchia, se con questo ha fiducia d'evitare complicazioni, s'accomoderebbe finalmente d'un tal modo di procedere, che consiste nell'astensione.

Lasciati così i Bulgari a loro stessi, si finirà per sapere col tempo se la elezione del Principe Ferdinando è veramente l'espressione della loro volontà perseverante, e in tal caso non vi sarà ragione perchè non sia poi convalidata forse anche dalla Russia (1).

Vero è che il Gabinetto di Pietroburgo ha protestato contro gli eventi di Bulgaria e minacciò (2) nella sua comunicazione alla Sublime Porta di considerarsi come sciolto dagli obblighi del trattato di Berlino.

Non si potrà naturalmente negare alla Russia nè ad altre Potenze, che credono di doverlo fare, di protestare. La violazione del trattato di Berlino essendo innegabile, comunque vi possano essere circostanze attenuanti, la protesta è di diritto (3). Il Governo Russo non ha ( 4) dichiarato di volere usar la forza, da esso solo, per scacciare il Principe Ferdinando dalla Bulgaria. Si limitò, come è stato accenato, a dire che si stimerebbe prosciolto dagli obblighi del Trattato di Berlino. Questa dichiarazione è grave, e certo si dovrebbe fare il possibile per evitarla. Ma se non si può evitare, bisognerà pure accomodarsene. Potrà avere un valore per l'avvenire in date contingenze. Per ora non sembra che potrebbe avere conseguenze pratiche immediate, comunque una tal decisione possa essere deplorevole (5) per l'Europa e per la Russia stessa.

*Ben inteso (6) queste considerazioni affatto personali, ed esposte in via puramente privata, devono conservare questo carattere e prego l'E. V. di considerarle come confidenziali * (7).

(l) c Per quanto è a notizia di questa R. Ambasciata • LV.

(l) -Cfr. LV, pp. 129-130. (2) -Omesso in LV. (3) -• Però • aggiunto in LV. (4) -• Dalle» LV. (5) -• Ora • LV. (6) -• Avrebbe chiesto • LV. (l) -c Quando gli convenga • aggiunto in LV. (2) -c Si è detto che un telegramma • LV. (4) -• Governo del Principe • LV. (5) -Omesso in LV.
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L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, DALLA VALLE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 50. Cadice, 19 agosto 1887.

Ho l'onore di qui unito, inviare alla E. V. due lettere pubblicate nel Imparcial di ieri l'altro, nelle quali vien minutamente descritto il ricevimento, che ebbe a Rabat l'Ambasciata straordinaria Spagnuola dal Sultano del

Marocco. Questa Ambasciata, di cui. è capo il Sig. J. Diosdado, attuale Ministro di Spagna a Tangeri, fu inviata a S. M. Sceriffiana per corrispondere alla visita fatta l'anno scorso a Madrid dall'ultima Ambasciata Marocchina.

Essa non ha altro scopo politico determinato che quello, naturalmente, di stringere vieppiù i buoni rapporti esistenti fra il Governo di S. M. la Regina Reggente e quello di S. M. Muley Hassan. Ciò mi fu confermato jeri ancora da

S. E. il Signor Moret, il quale ripetè le medesime assicurazioni al Commendator Scovasso, che io mi era affrettato di presentargli pocanzi. Nel breve colloquio che il Ministro di Stato volle avere col Ministro del Re in Tangeri, venuto per poche ore qui a Cadice per presentare i suoi omaggi a S. A. R. il Duca di Genova, egli cercò di far vedere al suo interlocutore quanto grandi fossero i ·comuni interessi della Spagna e dell'Italia nel Marocco, e come fosse assolutamente necessario di mantenere lo statu quo in quell'Impero; per conseguire ciò, aggiunse il Ministro di Stato, è indispensabile che i Governi delle due Penisole continuino ad essere pienamente d'accordo in tutto quanto riguarda quell'Impero medesimo.

lo ebbi cura di presentare il Commendator Scovasso anche al Ministro d'Inghilterra, M. Ford, il quale è pure d'avviso che debbasi conservare assolutamente lo statu quo nel Marocco.

M. Ford parve anzi voler lasciare intendere come egli fosse dispiaciuto di vedere che il suo Collega a Tangeri, per la violenza del suo carattere, potesse porre in rischio le buone relazioni esistenti tra l'Inghilterra ed il Governo di

S. M. Sceriffiana.

La questione del cavo sottomarino fra Tangeri e Gibilterra, questione che l'E. V. ·conoscerà minutamente in seguito ai rapporti del R. Ministro nel Marocco, fu ed è causa tuttavia, mi assicurò il Commendator Scovasso, che le relazioni fra il Governo del Sultano ed il Ministro Inglese in Tangeri siano attualmente abbastanza tese e minaccino di diventarlo maggiormente, se non si viene dalle due parti a più miti consigli. Sarebbe davvero doloroso che Muley Hassan offeso dalle angherie inglesi, non abbastanza appoggiato dall'Italia e dalla Spagna, si gettasse nelle braccia della Francia e ne domandasse anzi n protettorato, come pare abbia detto, a guisa di minaccia, a taluno dei Rappresentanti esteri presso di Lui accreditati, averne l'intenzione.

Il Sultano ricevette la sovraccennata Ambasciata Spagnuola colla maggior cortesia e con somma cordialità e fu assai riconoscente al Governo di S. M. la Regina Reggente per il dono recatogli dall'Ambasciata medesima di alcuni pezzi di artiglieria da .campagna. I vincoli fra il Marocco e la Spagna trarranno per certo giovamento da tale scambio di professioni di amistà, ma con tutto ciò è però fuor di dubbio che, se per avventura dovessero succedere, in tempi non troppo lontani, cambiamenti radicali nell'ordine politico del Marocco, non è dalla Spagna che Muley Hassan potrebbe sperare valido appoggio, nè la Spagna sarebbe in istato di trarre profitto dalle disgrazie che fossero per avvenire a

S. M. Sceriffiana.

8 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

(l) -c Benchè ciò, a dir vero, non sia né probabile né prevedibile • aggiunto in LV. (2) -c Lasciò comprendere • LV. (3) -c Lo è poi specialmente per la Russia che fece gravi sacrifici e prese la parte che tutti sanno nell'emancipazione della Bulgaria • aggiunto in LV. (4) -«Del resto • aggiunto in LV. (5) -«Deplorabile • LV. (6) -Il brano fra asterischi è cosi riportato in LV: c Ben inteso queste considerazioni mi sono personali, e non impegnano l'opinione del Governo del Re •. (7) -« Ringraziare in particolar modo per questo interessante rapporto, apprezzando anche i concetti esposti al Conte Kalnoky a titolo di espressione personale • (Annotazione sul documento).
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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. CONFIDENZIALE 1110 bis. Londra, 20 agosto 1887, ore 6,50.

Dans mon entretien avec Salisbury, je lui ai dit que V. E. avait connaissance des négoc.iations entre Angleterre et la France relativement au canal de Suez et je l'ai instamment prié, vu que le canal représentait pour nous un intéret de premier ordre de me faire confidentiellement connaitre non seulement état actuel des négociations mais aussi ses intentions là-dessus lui promettant secret le plus absolu. Sa Seigneurie me répondit que le but de la France avait été de faire accepter à l'Angleterre avec quelques modifications le projet de traité rédigé à Paris en 1885 par la commission internationale et que Gouvernement français avait fait maintes tentatives à cet effet, mais sans aucun résultat. Ayant reçu ces jours derniers une nouvelle note de Waddington, Salisbury avait fait contre proposition de rédiger un accord entre Angleterre et la France contenant les memes dispositions existantes dans l'artide 3 de la convention non ratifiée du 22 mai entre l'Angleterre et la Turquie en m'indiquant les difficultés soulevées par sa contre-proposition. Sa Seigneurie ajouta qu'il avait toutefois espoir que l'accord serait stipulé mais non pas dans le moment actuel.

J'ai remercié premier ministre de sa communication. Mon premier mouvement avait été entendre à Sa Seigneurie qu'il serait utile aux intérets de l'Angleterre de demander à l'Italie d'entrer dès à présent dans les négociations, mais je m'en suis abstenu attendu que je n'avais pas ordre de V. E. et qu'il me semblerait nécessaire de tàter le terrain à Paris avant de faire une pareille proposition laquelle n'a pas d'ailleurs grande chance de succès.

64

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 657. Roma, 20 agosto 1887, ore 23,25.

Je me réfère à votre second télégramme de la nuit dernière (1). Faites moi savoir si Lord Salisbury fut amené à parler de Tripoli par l'allure naturelle de la conversation; s'il a semblé mettre en avant l'idée d'une compensation due à notre concours éventuel ou s'il a cherché simplement à vous sonder et à connaìtre nos intentions. Je tiens beaucoup à connaitre votre impression là

dessus.

(l) Il Catalani, nel telegramma a cui si riferisce il Crispi (t. conf. n. 1109 del 20 ago.sto, ore 6,30, non pubblicato), co.sì comunicava: « ••• Lui (à Salisbury) ayant dit qu'il était à supposer que l'Angleterre voudrait résoudre le problème égyptien en connexion avec la question d'Orient, Sa Seigneurie me fit entendre que le moment n'était pas encore venu pour une solution de la Question d'Orient, qu·n n'y avait nul doute qu'en son temps l'Italie obtiendrait Tripoli... ». Cfr. anche n. 71.

65

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

(Ed., in traduzione, in LV 58, p. 438)

T. 658. Roma, 20 agosto 1887, ore 23,30.

Merci de vos télégrammes de la nuit dernière (1). Faites entendre à lord Salisbury, sans prendre naturellement d'engagements, que l'Italie sera toujours disposée à preter son concours à l'Angleterre dans les affaires d'Egypte. Ce concours pourrait en certains cas, d'utile devenir nécessaire. Rappelez à Sa Seigneurie que déjà en 1882 j'ai pressé le Gouvernement italien d'alors d'accepter la proposition que l'Angleterre nous faisait de coopérer avec elle dans le viceroyaume. Il n'a pas dépendu de moi que cette proposition ne fCtt acceptée.

* Je serais pret à accepter le cas échéant ce que d'autres ont décliné, car, comme vous le savez, ni mes principes ni mes sentiments ne changent * (2).

66

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN

T. 659. Roma, 21 agosto 1887, ore 1,25.

Après avoir reçu le télégramme (3) résumant votre dernier entretien avec

M. Rouvier, j'ai vu, jeudi, le Chargé d'affaires de France et je lui ai fait franchement connaitre ma pensée au sujet du Traité. Notre sincère désir, lui ai-je dit, est de nous maintenir avec la France dans les rapports de la meilleure amitié et de faire tout ce qui dépend de nous pour le raffermissement de ces rapports. * Mais, du moment que M. Rouvier ne se croit pas en mesure de nous donner, au sujet de l'attitude du Parlement français envers le futur traité, la garantie que je n'hésite pas, de mon còté, a fournir à l'égard du nòtre, c'est ce meme désir qui me fait préférer de ne pas exposer les deux pays aux froissements dont un troisième rejet, de la part des Chambres Françaises, serait inévitablement la cause* (4).

p. -196.

Certes l'impression, chez nous, serait aussi profonde que facheuse. Il vaut donc mieux, dans l'intéret commun, d'attendre pour s'engager dans une négociation, que la situation des esprits en matière économique, dans les deux pays permette une prévision favorable sur le sort fina!, devant les Chambres respectives, d'un Traité équitable, tel que les deux Gouvernements se proposent de le stipuler.

Vous pourrez confirmer, auprès des Ministres Français, les déclarations que j'ai faites à M. Gérard et dont celui-ci a sans doute rendu compte à son Gouvernement (1).

(l) -Si tratta dei telegrammi conf. 1109 (vedi nota l del doc. precedente), 1110 (non pubblicato) e 1110 bis (cfr. n. 63). (2) -Il brano fra asterischi è omesso in LV. (3) -Cfr. n. 49. (4) -II brano fra asterischi è riportato., in traduzione, in F. CarsPr, Politica estera, cit.,
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L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1118 bis. Parigi, 21 agosto 1887, ore 16,05 (per. ore 19,45).

Déchiffrez Vous meme.

D'après les déclarations explicites de M. Rouvier relatées dans mes télégrammes et rapport du 11 courant (2), et d'après votre télégramme confidentiel du 14 (3), le désir d'aboutir à un nouveau traité de commerce est égal des deux còtés. Je crois que ce désir répond à l'intéret bien entendu des deux pays entre les quels l'absence de tout traité sans doute, serait bientòt un dangereux abìme. D'ailleurs la prévision énoncée par Rouvier que l'approbation des Chambres françaises dépendra de la nature du traité, et qu'on l'obtiendra en se faisant des concessions mutuelles, est évidemment conforme à la réalité des

choses. M. Rouvier ne pourrati pas prendre par avance, ce me semble, engagement de faire passer n'importe quel traité, et pour se prononcer sur les chances de succès devant le Parlement, il faut qu'il connaisse la limite de nos demandes et de nos concessions. Tout ce qu'il pourra faire ce sera de ne pas engager signature du Gouvernement sur un traité qu'il ne croira pas assuré de l'approbation parlamentaire et qu'il ne sera pas pret à défendre unguibus et rostro. C'est cette promesse et cet engagement que je m'efforcerai d'obtenir de lui d'une manière positive et explicite, car ne pas meme tenter la négociation me semblerait une faute de nature à irriter ici et à servir plus tard d'arme à l'opposition chez nous. Dès que j'aurai vu M. Rouvier je vous télégraphierai.

(l) -Si veda il libro giallo Négociations commerciales et maritimes avec l'Italie, 1886-1888, pp. 23-25. (2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 44.
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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1120. Alessandria, 21 agosto 1887, ore 19 (per. ore 20,15).

Agent Anglais vient de me communiquer dépeche de Salisbury, que V. E. ayant accepté la médiation de l'Angleterre, lui remet une lettre de la Reine pour le Négus, en meme temps il m'a donné lecture d'un résumé de cette lettre et de celle du Négus à la Reine, du mois de février dernier, qui ont été communiquées à V. E. par Ambassadeur de S. M. à Londres. Il a conclu pour me demander une lettre pour le Général Saletta afin de laisser librement passer messager porteur de la lettre de la Reine en suite de ce qui précède: j'ai cru devoir adhérer à sa demande.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, A UMBERTO I

T. S. N. Roma, 22 agosto 1887.

Ho l'onore di ragguagliare V. M. sull'andamento della questione bulgara. La legalità dell'elezione del Principe era contestata da una sola potenza: la Russia. La mossa del Principe per la Bulgaria fu, invece, generalmente considerata come illegale, non essendo adempiute le due ultime condizioni dell'art. 3 del trattato di Berlino implicante conferma del Sultano col consenso delle potenze. Il volere della popolazione bulgara essendosi apertamente e spontaneamente manifestato, con che era adempiuta la prima delle condizioni poste dal detto articolo, evitammo di pronunciarci. Ma come l'Inghilterra e l'Austria, demmo istruzione agli agenti di V. M. in Bulgaria di non far nulla per ora che implicasse riconoscimento del Principe in tale qualità, raccomandando solo che avessero per lui i riguardi dovuti a parente od affine di Case regnanti e di intrattenere col suo governo i rapporti che si hanno coi governi di fatto. La Francia prese atteggiamento analogo. La Russia, invece, fece dichiarare oralmente o per iscritto dai suoi agenti che ravvisava nell'atto del Principe una violazione flagrante del trattato di Berlino, sperava non essere sola a dimandarne il rispetto e intendeva non rimanerne sola custode. L'Inghilterra e l'Austria risposero riconoscere illegale la presa di possesso, non la elezione. Dal canto nostro, siccome la Russia non formolava proposta conc>reta e pratica, evitammo di pronunciarci direttamente. Per mezzo, però, dei rappresentanti di V. M., esprimemmo il parere che la elezione avvenuta è, sino a dimostrazione contraria ed equivalente, testimonianza valevole della volontà del popolo bulgaro, aggiungendo che il rispetto della volontà delle popolazioni costituisce per noi il mi

gliore elemento d'interpretazione dello spirito del trattato di Berlino nella sua applicazione ai casi imprevisti.

Da quel punto la Germania, sino allora mantenutasi riservata e quasi disinteressata, prende, in apparenza almeno, un atteggiamento nuovo. Pure invitando l'Italia, l'Austria-Ungheria e l'Inghilterra a formare gruppo che faccia contrappeso a Russia, si accosta risolutamente alle vedute intransigenti di questa potenza, onde meglio distoglierla da risoluzioni estreme. In pari tempo l'Inghilterra senza discostarsi dal nostro gruppo, esercita azione più tiepida, sia per la poca fede che ha Lord Salisbury nella permanenza del Principe, sia per le difficoltà interne del Regno Unito, sia per la situazione parlamentare poco salda del Gabinetto. La Turchia, esitante dal principio della crisi attuale, e combattuta fra diverse influenze, non accenna a risoluzione.

La posizione presa dal Gabinetto italiano è la seguente: desiderosi di fare uscire la Bulgaria dallo stato di cose provvisorio e precario che costituisce un pericolo permanente per l'Europa, favoriremo qualunque soluzione pacifica possa conciliare la volontà del popolo bulgaro ed il trattato di Berlino. Il Principe Ferdinando, la cui mossa illegale potrebbe venir sanata dalla conferma del Sultano e dal consenso delle potenze, rappresenta per noi un principio di soluzione. A tale titolo cercheremo aiutarlo in quanto possiamo senza discostarci dai principii che abbiamo comuni con l'Austria e con l'Inghilterra. Al pari di queste potenze, rifiutiamo soluzione che consisterebbe in reggenza di generale russo, tanto più che ci conviene di preferenza spostare all'est il centro degli interessi dell'Austria. Crediamo dunque con tale condotta rimanere fedeli e coerenti alle tradizioni, ai principi ed interessi della Monarchia e del paese. La preoccupazione nostra immediata rimanendo sempre quella del mantenimento della pace, la presente nostra azione si esercita nel senso di mantenere e rendere possibilmente vieppiù saldo l'accordo delle tre potenze, di attrarre la Turchia a noi, e segnatamente nell'agire energicamente su questa ultima perchè non si accordi con una sola potenza, nè intervenga militarmente in Bulgaria, nè faccia cosa alcuna che possa spingere i Bulgari a propositi disperati. I Gabinetti di Londra e di Vienna si adoperano in egual senso.

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L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1129. Parigi, 22 agosto 1887, ore 19.

Déchiffrez vous meme.

Je viens d'avoir un nouvel entretien avec M. Rouvier qui était informé de votre déclaration au Chargé d'Affaires de France. Il m'a dit que comme V. E., il se rend très-bien compte de l'effet que produirait un nouvel échec devant les Chambres, mais que plus que personne il déclare avoir intéret à l'éviter justement, dernier traité rejeté étant son oeuvre.

Je lui ai demandé si j'avais correctement interprété ses intentions en lui lisant le télégramme que je vous ai adressé hier (l) depuis les mots • d'ailleurs la prévision •, jusqu'aux mots • unguibus et rostro •. Il m'a remercié d'avoir rendu sa pensée comme il l'aurait dictée lui-meme, a-t-il dit, et a pris l'engagement forme! de ne pas signer de traité sans etre aussi certain qu'il est humainement possible de l'approbation parlementaire. Il a répété sa conviction de la nécessité d'un traité pour les deux pays, il a franchement rccormu le triste effet politique d'une guerre de tarifs et a affirmé que nous ne pourrions avoir de ,cabinets plus favorables à l'Italie que le sien. Il nie que la majorité de la Chambre ne veuille pas de traité. Sur les 580 députés, dit-il, 180 ne veulent pas en général de traités et de ceux-ci 100 sont inflexibles, mais les autres 80 peuvent etre ramenés. Après cela, M. Rouvier nous engage à lui faire connaitre nos demandes en voie préliminaire et purement officieuse, soit en envoyant ici des personnes ad hoc, soit par mon entremise. Il s'engage, dès qu'il les connaitra, à nous dire s'il y a chance d'aboutir. Quant'à la question de négocier à Rome, il m'a dit qu'il doit se tenir à ce que M. Flourens a fait déclarer à Rome, à savoir que le Gouvernement Français désire négocier à Paris. En l'absence de M. Flourens, il ne peut donner une réponse, mais il m'a laissé comprendre que plutot de ne pas avoir de traité, on pourrait bien renoncer à ce désir. M. Rouvier part demain et sera absent jusqu'au trente.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 567. Londra, 22 agosto 1887.

Ho l'onore di segnare ricevimento e di ringraziare l'E. V. dei due dispacci del 9 corrente (n. 373 e 376 di Serie Politica) (2), con cui Ella mi commise di indagare le intenzioni di Lord Salisbury circa l'assetto definitivo delle cose Egiziane.

Nel colloquio che ebbi col Primo Ministro il 19 corrente rispetto al canale di Suez, mi fu dicevole ed acconcio di volgere il discorso su tale argomento ed informare Sua Signoria della sostanza dei suddetti dispacci. Lord Salisbury mi ohiese premurosamente di farle gradire i suoi più vivi e sinceri ringraziamenti per l'appoggio che il Governo del Re gli aveva dato finora e che l'E. V. (di cui gli sono noti gli amichevoli sentimenti) gli prometteva nella faccenda Egiziana.

Per quanto era però ai suoi disegni, mi disse che non poteva far altro che riferirsi a quello che m'aveva manifestato il 2 corrente, cioè a dire che, fallita la ·convenzione colla Porta, egli credeva utile ( • advantageous •) di lasciare per

ora in disparte la questione Egiziana, tranne in ciò che concerneva il canale di Suez, rispetto al quale mi aveva già palesato i suoi intendimenti. Nello stesso modo, soggiunse, prima di pigliare un'altra risoluzione qualsiasi rispetto all'Egitto avrebbe avuto cura di darne contezza al Governo del Re.

Ringraziai Lord Salisbury della promessa e gli dissi che era da supporre che il Governo della Regina volesse sciogliere la difficoltà Egiziana in connessione colla questione d'Oriente di cui faceva parte. Lord Salisbury mi rispose • che il momento non era venuto per una soluzione della quistione d'Oriente, ma che non eravi dubbio alcuno che l'Italia, non adesso ma a suo tempo, otterrebbe Tripoli •.

Ripresi subito che l'appoggio offerto dall'E. V. era disinteressato; e che io non aveva voluto fare alcuna allusione a Tripoli, non avendo istruzioni in proposito.

Nulla giustificava nella nostra conversazione questa uscita di Lord Salisbury. La mia impressione fu che egli suppose ch'io volessi indagare il suo pensiero su tale argomento e credette prevenirmi. Non mi parve utile dar peso alla cosa con maggiori parole.

Quanto è alla quistione Egiziana, se io potessi concedermi di manifestare il mio parere, direi che, nonostante ogni apparenza in contrario, il Governo della Regina non ha, per ora, altro disegno che non sia quello di lasciare indefinitamente le truppe inglesi in Egitto e di comporre, non nel loro complesso, ma ad una ad una le difficoltà amministrative finanziarie e politiche, via via che si presenteranno, cominciando da quella che concerne il canale di Suez.

Un tale metodo è conforme al genio operativo e pratico dell'Inghilterra. A pochi più che all'E. V. è noto come spesso sia stato seguito dal Governo della Regina; talvolta con vantaggio, tal altra con iscapito.

Chiedo licenza di aggiungere che la risoluzione del Governo Britannico di non ritirare per ora le truppe dall'Egitto è stata riferita, colle parole stesse adoperate da Lord Salisbury, nel mio rapporto del 12 corrente, n. 554 (l) di questa serie.

(l) -Cfr. n. 67. (2) -Il primo non pubblicato. Il secondo è il n. 25.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. CONFIDENZIALE 665 (2). Roma, 23 agosto 1887, ore 12,30.

Si l'accord anglo-français pour le canal de Suez ne doit, comme Salisbury l'a proposé, qu'etre la reproduction mutatis mutandi de l'art. 3 de la Convention anglo-turque non ratifiée, le tout se réduirait en réalité à la promesse de négocier une convention internationale d'après le projet anglais de 1885. Mais le fait meme qu'un accord concernant le canal de Suez, quelle qu'en soit la teneur et

la portée pratique, serait stipulé entre l'Angleterre et la France sans notre participation, constituerait, aux yeux de notre pays, une atteinte à sa situation de Puissance méditerranéenne ayant en Egypte et dans la mer Rouge des intérets de premier ordre. Nous ne tenons pas d'une manière absolue à une négociation à trois, qui pourrait étre genante, so i t pour nous, soit pour l'Angleterre, notre conviction étant d'ailleurs que l'Angleterre maintient notre position en sauvegardant la sienne. Ce à quoi nous tenons, c'est de recevoir de lord Salisbury l'assurance qu'il ne se pretera, le moment venu, à signer un accord quel qu'il soit, pour Suez, avec la France sans nous faire apposer notre signature à coté de la sienne, ou bien sans stipuler avec nous simultanément un accord identique. Veuillez Vous en ouvrir franchement là-dessus avec Lord Salisbury, en lui faisant remarquer combien notre exigence, qui ne saurait lui créer, d'ailleurs, des embarras, est raisonnable et dictée par une véritable nécessité de situation.

(l) -Non pubblicato. (2) -Il dispaccio contenente la conferma di questo telegramma è edito in LV 58, pp. 439-440.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1133. Costantinopoli, 23 agosto 1887, ore 11 (per. ore 13,20).

Voici le contenu d'un télégramme d'hier du Grand Vizir à l'Ambassadeur de Turquie à S. Pétersbourg:-La S. Porte a déoidé de saisir les Puissances signataires du Traité de Berlin sur la question de la nomination du Régent provisoire qui est fortement patronnée par la Russie, l'Allemagne et la France; afin de connaitre leur décisions a cet égard il serait donc nécessaire de connaitre les attributions de ce Régent provisoire -.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 669 bis. Roma, 23 agosto 1887, ore 23,30.

Le télégramme que M. de Giers a adressé au Chargé d'Affaires de Russie à Constantinople était en substance ainsi conçu: • Si la S. Porte veut s'entendre avec la Russie pour l'affaire bulgare, la seule base possible est le renvoi du Prince Ferdinand et l'installation à Sophia d'un Régent provisoire, chargé de ramener l'ordre dans la Principauté. La S. Porte peut compter, en vue de ce modus procedendi, sur l'assentiment de la plupart des puissances. Si, au contraire, elle n'adoptait pas une pareille attitude, la Russie se croirait fondée à supposer que la Sublime Porte elle-meme admet que le Traité de Berlin a cessé d'etre en vigueur ». Il me résulte d'une communication officieuse du Chargé d'Affaires d'Autriche Hongrie, que le Comte K<llnoky a énoncé ses réserves au sujet des différents points du télégramme russe, que le Chargé d'Affaires de Russie à Vienne venait de lui communiquer. Le renvoi du Prince et l'installation d'un Régent, probablement d'un Général russe à Sophia, ne sont, à l'état actuel des choses, possibles que par un acte de violence qu'on ne saurait guère conseiller au Sultan. Le Cabinet de Vienne ignore que la plupart des puissances approuveraient le modus procedendi recommandé par la Russie; il n'est, lui, certes pas au nombre des consentants. Quant à la dernière partie du télégramme de M. Giers, le Comte Kalnoky trouve qu'il serait injuste de faire peser sur la Turquie une responsabilité qui ne lui appartient pas.

Pour mon compte je ne pourrais, si le télégramme actuel de M. Giers ou autre pièce semblable m'était soumise, que souscrire aux idées du Comte Kalnoky.

(Per Londra). Je désire connaitre là-dessus les vues du marquis de Salisbury dans le cas surtout où il aurait reçu la meme communication que le Comte Kalnoky.

(Per Berlino). Bien que le Cabinet allemand ne soit pas, dans la phase présente, de notre groupe, j'attacherais beaucoup de prix à connaitre là-dessus les vues et les dispositions du Chancelier.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. RISERVATO 83. Terapia, 2 3 agosto 188 7.

Secondo una relazione affatto confidenziale e sicura sul convegno dell'Imperatore Guglielmo e dell'Imperatore Francesco Giuseppe a Gastein, le intelligenze fra i due rispettivi Governi ebbero nuove e più pratiche conferme. Avrà luogo più tardi, in un sito più quieto che non sia Kissingen, un incontro del Principe di Bismarck e del Conte Kalnoky; le esigenze della Russia per gli affari bulgari hanno fatto sull'Imperatore Guglielmo una impressione assai sfavorevole; il Principe di Bismarck, per diminuire le probabilità di un conflitto europeo continua ad appoggiare la Russia, ma in detta questione soltanto, e non uscirà a tal riguardo dai limiti di dichiarazioni teoriche; l'idea di un accordo fra l'Italia, l'Austria-Ungheria e l'Inghilterra per la pace in Oriente mercè Lo sviLuppo deUe autonomie, ha fatto nuovi progressi, sui quali però non si danno precisi particolari.

La teorica adesione della Germania alle esigenze russe è senza dubbio cagione che l'azione mia e dei miei colleghi d'Inghilterra e d'Austria-Ungheria sia qui di minore efficacia. Ma la Repubblica francese sacrificando al desiderio di una alleanza con la Russia anche i principii dell'89, col dichiarare nulli i voti dei Bulgari e consigliare di imporre loro un generale russo, è spiegabile che la Germania stimi necessario di controbilanciare con un contegno favorevole a Pietroburgo l'effetto di tale manovra, tanto più che la stessa teoria del Gabinetto di Berlino potrà essere da noi invocata in gravi emergenze quando il nuovo eletto, o impari al compito, o facendosi strumento di combinazioni russo-turche, dovesse cedere il posto al suo predecessore per difendere contro la Russia la Bulgaria e la Macedonia.

Più del contegno della Germania può essere argomento di preoccupazione la esitazione del Gabinetto di St. James. Non credetti necessario di rilevare le supposizioni inesatte che, secondo i rapporti giunti da Londra all'E. V., Lord Salisbury aveva fatte circa il concetto di accordi delle tre Potenze per provvedere al caso in cui la Porta, continuando a cedere alle pressioni russe, precipitasse, malgrado i nostri consigli, la propria rovina. Feci pieno affidamento sulle rettificazioni che l'E. V. avesse stimato opportuno di farvi. E trovai difatti nel dispaccio di V. E. al R. Incaricato d'affari in Londra del 9 corrente (1), ristabilito con la massima precisione il vero stato delle cose.

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IL MINISTRO A TANGERI, SCOVASSO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 449. Tangeri, 23 agosto 1887.

In relazione al mio rapporto delli 31 Luglio 1887, n. 448 (1), mi onoro di informare V. E. che il Ministro di Spagna, Signor Diosdado, reduce dalla missione compita a Rabat presso S. M. il Sultano, ha recato la risposta del Governo Sceriffiano alle note identiche direttegli lo scorso Marzo, per incarico dei rispettivi Governi, dai Ministri d'Italia, della Gran Bretagna e della Spagna (mio rapporto del 15 marzo n. 443 di questa Serie) (2).

Spedisco qui unita la traduzione di questo documento. Il Governo marocchino sorvola sull'impegno che i tre Governi desideravano fosse preso dal Sultano, quello, cioè, di non addivenire colla Francia a nuove cessioni territoriali, senza essersi prima consigliato colle tre Potenze amiche. E prendendo argomento dalla dichiarazione fattagli colle note identiche, che l'indipendenza e l'integrità territoriale dell'Impero marocchino sono oggetto di viva sollecitudine per i tre governi, il Governo Sceriffiano domanda che le tre Potenze prendano l'iniziativa presso gli altri Stati acciocchè l'integrità e l'indipendenza del Marocco vengano garantite da apposito Trattato, ed esso sia riconosciuto quale Stato neutrale.

Non si può sconoscere che la mossa del Governo Sceriffiano è assai abile. Minacciato da una parte dal protettorato della Francia che, per quanto possa sembrare pacifica la politica del momento, egli comprende essere lo scopo ultimo al quale si mira dall'Algeria; incoraggiato dall'altra alla resistenza dai Governi d'Italia, della Gran Bretagna e della Spagna; conscio della sua impotenza per far fronte da solo alle ambizioni francesi, egli si rivolge agli Stati che hanno interesse al mantenimento dello statu quo acciocchè non lo abbandonino nella crisi che lo minaccia.

Questo è il vero significato della nota Sceriffiana, scritta evidentemente da questo Governo allo scopo di conoscere quale appoggio egli possa sperare dagli Stati che gli si professano amici prima di contrarre con essi qualsiasi impegno ed assumere colla Francia un contegno più risoluto.

La costituzione di uno Stato neutrale sulla sponda africana dello stretto deve, a parer mio, sorridere alle Potenze mediterranee che non hanno sul Marocco ambiziosi disegni; e l'iniziativa che fosse presa dai tre Stati, secondando le richieste del Sultano, avrebbe, se non altro, il vantaggio di mettere in chiaro le intenzioni del Governo francese.

Comprendo che in affare sì grave le risoluzioni del R. Governo dovranno ispirarsi anzitutto alle condizioni della politica generale; ma mi sia lecito di aggiungere che se le tre Potenze intendono veramente che sia mantenuto lo statu-quo in questo paese, è giunto il momento di non limitarsi alle solite proteste generali d'amicizia e di interessamento che furono sinora prodigate al Governo Marocchino. Come ripetutamente scrissi a V. E. la Francia continua nel suo lavorio che condurrà tosto o tardi al protettorato. Ed è inutile dissimularsi che le pressioni diplomatiche del Governo Francese, le quali possono quando che sia essere accompagnate da uno spiegamento di forze al confine, avranno sempre sull'animo del Sultano maggior potere che non i consigli dei tre Governi amici, qualora questi non vi offrano che un appoggio morale. Le cose muterebbero intieramente d'aspetto qualora fosse noto che le potenze interessate al mantenimento dello statu-quo considererebbero la violazione di esso come un casus belli. E qui, ripeto, sta il nodo della questione marocchina.

ALLEGATO

GARNIT A SCOVANO (Traduzione)

25 Dul Kaada 1304. l.'> Agosto 1887.

Complimenti d'uso!

Abbiamo sottoposto al nostro Signore (che Dio innalzi!) la vostra nota nella quale ci dite che l'integrità territùriale del Marocco, la conservazione dello statu qua e il mantenimento della sua indipendenza e libertà politica sono oggetto di sollecitudine per il vostro governo, come anche per altri, e che esso desidera di adope)"arsi per raggiungere tale scopo.

Sua Maestà mi ha ordinato di porgervi i suoi ringraziamenti per tale dimostrazione, la quale è la miglior prova della sincera amicizia del vostro Governo.

Sua Maestà mi ha inoltre ordinato di rispondere tanto a voi quanto agli altri (s'intende agli altri due Ministri) che Egli ha a cuore la conservazione dell'amicizia con tutte le Potenze, la continuazione della pace con esse, e l'incremento delle relazioni commerciali dalle quali risulti vantaggio tanto per i Suoi sudditi che per quelli degli esteri Stati.

Il desiderio di S. M. sarebbe che anzitutto la vostra potente Nazione trattasse colle altre grandi Potenze che hanno col Marocco relazioni politiche e commerciali acciocchè prendano l'impegno di conservare e garantire la pace, la tranquillità e l'integrità territoriale del Marocco; che esso sia da tutti rispettato, garantito e considerato come un paese neutrale il quale si manterrà amico di tutte le Potenze, si terrà lontano da ogni contesa con esse e sarà inviolabile per tutte le nazioni; nessuno dovrà recargli danno nè esso dovrà recar danno ad alcuno; sarà garantito ed assicurato in conformità al diritto internazionale che vincola le nazioni. E di ciò si dovrà far constare con un atto munito della firma e dei sigilli dei Governi come è l'uso per affari di tanta importanza.

Per ordine del nostro Signore (che Iddio protegga!) abbiamo fatto un'analoga risposta ai Ministri amici di Spagna e della Gran Bretagna.

(l) -Non pubblicato. (2) -In realtà n. 433
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALLE SEI AMBASCIATE

(Ed., come estratto e in traduzione, in F. CRIPI, Politica estera, cit., p. 150)

T. CONFIDENZIALE 676. Roma, 24 agosto 1887, ore 23,50.

Le Chargé d'Affaires d'Angleterre me dit que Lord Salisbury a appris de bonne source que M. de Giers aurait menacé d'occuper Varna ou Erzeroum si la Turquie refusait d'intervenir en Bulgarie. Lord Salisbury désirant connaitre mon avis au sujet d'une pareille éventualité, j'ai répondu au Chargé d'Affaires que j'étais, comme question de principe, contraire à toute violation du Traité de Berlin, mais que quant aux démarches à faire je désirais connaitre les intentions de Sa Seigneurie, en lui déclarant en mème temps, de vouloir ètre d'accord avec elle.

(Per Londra) Veuillez donc tacher de me dire là-dessus l'opinion du cabinet britannique.

(Per Vienna) Veuillez dire à K:Hnoky que tout en restant sur le terrain des principes soutenus par nos Gouvernements, je désire me concerter avec .Ies Cabinets de Vienne et de Londres sur ce qu'il y aurait à faire, le cas échéant, en présence d'une occupation russe.

(Per Berlino) Si maintenant la Russie donnait suite à sa menace, et la question sortait ainsi du terrain diplomatique, quelle serait l'attitude de l'Allemagne? Continuerait-elle de laisser faire par la Russie? Tàchez de sonder làdessus la pensée du Cabinet Impérial.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 4484. Berlino, 24 agosto 1887.

Ainsi que j'ai pu le constater aujourd'hui dans un entretien avec le Secrétaire d'Etat ad interim, auquel je donnais lecture des télégrammes reçus de

V. E. hier soir et ce matin (1), afin de le mettre en mesure de s'expliquer, le Cabinet de Berlin avait connaissance des dernières instructions transmises au Chargé d'affaires russe à Constantinople. Le Comte Schouwaloff a parlé ici dans le meme sens. Il lui a été renouvelé l'assurance, pour la question bulgare, que l'Allemagne marche d'accord avec la Russie, et engage de so n còté la Porte à se concerter avec la Russie sur toute combinaison la plus apte à ramener un état de choses régulier dans la Principauté. L'Allemagne appuiera diplomatiquement dans ce but toutes les démarches du Cabinet de St. Pétersbourg, après que cet appui aura été sollicité, ce qui n'a pas été le cas jusqu'ici, sauf pour la nomination d'un régent provisoire en la personne du Général Ernroth, qui irait à Sophia avec un commissaire ottoman pour étudier ensemble les mesures à prendre. Je sais en voie très-confidentielle que le Cabinet de Berlin, lors meme qu'il emboite le pas avec Pétersbourg, se refuse à y donner des conseils et à discuter des détails, en invoquant qu'il n'a d'autre intéret dans cette question, que celui de la conservation de la paix générale.

Le Comte de Berchem m'a dit, qu'il avait très-nettement laissé entendre à Tewfik-Bey, qui le mettait au courant des pourparlers entre Constantinople et Pétersbourg, qu'il incombait à la Turquie, au double titre de Puissance Souveraine en Roumélie et de Puissance Suzeraine en Bulgarie, de prendre une position accentuée pour faire respecter ses droits en conformité du Traité de Berlin.

Dans des conjonctures aussi délicates, il me parait plus que jamais indiqué que l'Italie, tout en ne reniant pas ses principes bien connus, manoeuvràt en sorte de laisser à des Puissances plus intéressées, comme l'Autriche et l'Angleterre, l'initiative d'aviser aux moyens de contrecarrer et de limiter au besoin une action russe, laquelle au reste n'existe pour le moment qu'en paroles et sur le papier. Une opposition formelle et intempestive pourrait envenimer la question. Le Gouvernement Britannique semble s'en rendre compte. Ici du moins, son Ambassadeur se tient sur la réserve et s'abstient d'interpeller. Le Représentant Austro-Hongrois adopte les memes allures, puisque l'on sait à Vienne quelle est l'attitude de l'Allemagne, assez invariable depuis l'origine de la crise. Elle voudrait etre comprise à demi-mot, et se soustraire à un interrogatoire qui pourrait lasser sa patience, puisqu'elle devrait chaque fois répondre d'une manière uniforme.

Il est une remarque, qui n'aura pas échappé à l'esprit de V. E. Le groupe que nous formons avec l'Angleterre et l'Autriche, a plus d'un còté faible. La politique anglaise de nos jours n'est plus celle des Pitt et des Palmerston. Elle ne se laisse entrainer qu'à son corps défendant à une action énergique.

L'Autriche ne demanderait peut-étre pas mieux que de jouer la grosse partie. Mais, tant qu'elle ne se sentira pas vigoureusement soutenue, ou que les circonstances ne lui rendront pas la tache moins ardue, elle restera sur le qui vive, en se bornant à des escarmouches sur le terrain diplomatique. Et mème sur ce dernier point, j'ai tout lieu de croire que les objections qu'elle soulève à propos de la combinaison d'un Lieutenant-princier ou Régent, ne sont pas précisément approuvées à Berlin. La situation serait tout autre si la Russie se décidait à une promenade militaire vers les régions Danubiennes. Le groupe des trois Puissances aurait alors beau jeu pour parler haut et ferme. La Russie serait entrée dans une souricière. Elle devrait payer un droit de sortie. Il n'est nullement à prévoir qu'au fait et prendre l'Allemagne ferait opposition. Vous aurez observé, M. le Ministre, que d'ici on pousse la Turquie à faire acte d'autorité, notemment en Roumélie. Dans le cas peu vraisemblable où elle s'y déciderait, on estime que la seule menace de cette intervention armée produirait l'effet voulu. Mais, si les troupes ottomanes rencontraient de la résistance et devaient combattre contre les chrétiens, il s'élèverait de telles clameurs dans les cercles panslavistes, que l'opinion publique en Russie se tournerait peut-ètre vers une politique plus favorable à des transactions équitables. Raison de plus pour attendre, tout en le surveillant de près, le cours ultérieur des événements. C'est parfois un tort d'avoir raison trop tòt. Il faudrait d'aHleurs l'unanimité des Puissances pour une solution définitive: ce qui offre une certaine garantie contre de trop grands écarts. En tout cas, il ne serait pas de notre intérèt d'admettre la simple majorité des voix. Ce serait créer un précédent dangereux dans d'autres directions, et que nos adversaires pourraient chercher à retourner un jour contre nous, par exemple au sujet des rapports entre l'Italie et la Papauté.

L'Agent diplomatique de l'Allemagne à Sophia se trouvant en tète de ligne pour une promotion, est désigné comme Ministre à Darmstadt. Mais il ne quittera pas son poste actuel avant le commencement d'Octobre. La Russie ellemème, dont les sujets domiciliés ou de passage en Bulgarie sont placés sous la protection allemande, ne désire pas qu'il y ait lacune dans l'exercice de cette protection et dans l'expédition des affaires courantes avec le Gouvernement de fait. Toutefois l'Agent consulaire d'Allemagne à Routschouk est rappelé, parce que le caractère violent du préfet de cette ville pourrait susciter de graves embarras.

(l) Cfr. n. 74.

79

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Londra, 25 agosto 1887.

Conformément au télégramme de V. E. du 23 courant (1), j'ai eu conversation avec Salisbury au sujet du Canal de Suez. Sa Seigneurie m'a paru péniblement impressionnée du regret que je lui ai exprimé de notre exclusion des

négociations, et a répudié de la façon la plus énergique toute intention de traiter avec la France derrière le dos de l'Italie laquelle avait dans la question autant d'intérèt que toute autre puissance.

Il m'a expliqué que des divergences ayant surgi entre l'Angleterre et la France, au sein de la Commission internationale de 1885, les Puissances intéressées exprimèrent l'avis que les Cabinets de Londres et de Paris continuassent à négocier pour écarter les obstacles à la signature du Traité. Sa Seigneurie a ajouté que des négociations avaient eu lieu en effet, depuis cette époque, et qu'il avait toujours supposé que le Gouvernement du Roi en eùt connaissance. Il serait disposé à nous donner toutes les informations que nous eussions demandé. Il était évident que, dès que l'Angleterre et la France tomberaient d'accord (ce qui ne paraissait pas prochain) on annoncerait ce résultat aux autres Gouvernements, vu que l'acte devait etre signé par toutes les Puissances.

Lord Salisbury m'expliqua que pour le moment la principale difficulté était la suivante. Dans le cas où la sùreté du Canal fUt en danger à qui appartiendrait le droit de le protéger?

L'Angleterre soutenait que ce droit appartenait au Khédive et à ses alliés; la France s'opposait à cette proposition car elle prétendait que de cette façon la protection du Canal serait entre les mains de l'Angleterre.

Pour écarter ces difficultés, je compte proposer, dit Lord Salisbury, que si le Canal est attaqué par une grande Puissance, le Traité soit annulé ipso facto; mais si la sécurité du Canal est menacée par un danger intérieur, le Khédive seui devra l'écarter.

J'ai prié Lord Salisbury de communiquer ce projet d'accord à V. E., aussitòt que les principales difficultés seraient aplanies et bien avant d'en donner connaissance aux autres Puissances. Sa Seigneurie a pris note de ma demande et m'a promis de s'y conformer. En attendant je l'ai prié de nous tenir au courant des négociations.

Je ne doute pas qu'avec quelques insistances, on ne puisse avoir connaissance, dans quelque temps, des pièces, car il est très difficile de suivre autrement les négociations.

(l) Cfr. n. 72.

80

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 885 bis. Parigi, 25 agosto 1887.

Il Signor Charmes mi ha poc'anzi confermato i termini nei quali fu risposto dal Signor Flourens alle tre domande formulate dalla Sublime Porta nel telegramma circolare del 14 corrente, e ch'ebbi l'onore di riferirLe ieri l'altro telegraficamente. Il Signor Flourens dichiarò che la Francia considerava l'elezione del Principe Ferdinando di Coburgo come di niun valore e non avvenuta e l'apparizione del Principe in Bulgaria come una flagrante infrazione del Trattato di Berlino; che aveva impartito all'Agente Francese nel Principato l'istruzione di astenersi da qualsiasi atto che potesse implicare il riconoscimento del Principe, eome di muovergli incontro al suo arrivo, di prender parte a cerimonie ufficiali, di esporre bandiera ecc. ecc.; che infine invitava la Sublime Porta a valersi di tutta la sua autorità per indurre il Principe a lasciare la Bulgaria e per stabilirvi una reggenza provvisoria nelle condizioni suggerite dalla Russia.

Queste dichiarazioni schierano il Governo Francese, ancora più risolutamente e più completamente che la sua risposta alla prima circolare Russa, affianco del Gabinetto di Pietroburgo, ed il Signor Charmes lo constatò egli stesso, notando che la risposta data dal Governo Germanico, alla circolare Turca fu, se possibile, ancora più energica della risposta Francese, e che con ciò le tre Potenze eransi pronunciate nello stesso senso, mentre l'Austria-Ungheria, l'Inghilterra e l'Italia, facendo riserve alla questione della validità dell'elezione, trattengono la Sublime Porta da un'azione più decisiva. Il Signor Charmes osservò con visibile soddisfazione che l'alleanza coll'Austria non aveva impedito quel più energico contegno del Gabinetto di Berlino e la sua adesione alla politica Russa.

Alla mia domanda quali fossero le sue previsioni circa il modo pratico di procedere per insediare nel Principato un Reggente provvisorio conformemente alla esigenza del Governo Russo e se egli prevedesse un'azione militare, il Signor Charmes rispose che forse non sarà per ciò necessario un grande sforzo e che probabilmente le cose in Bulgaria muteranno d'aspetto da sè, o in virtù di qualche efficace dimostrazione.

Se questa non si facesse dalla Turchia, il Signor Charmes espresse l'appren

sione che la Russia potrebbe venirne a perdere pazienza. Egli mi diede poi la

notizia che il Signor Flourens aveva telegrafato al Signor Flesch, Agente della

Repubblica a Sofia, l'ordine di partire immediatamente dal Principato, dicen

domi che questa decisione era stata principalmente provocata dal contegno del

Prefetto di Rusciuk verso i Francesi dimoranti in quella città ed esposti a con

tinue angherie, come ancora dalla considerazione che in fatto il Signor Flesch

non aveva più nulla da fare al suo posto.

81

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1176 (1). Londra, 26 agosto 1887, ore 6,48 (per. ore 9,25).

Voici compte-rendu de mon entretien avec Lord Salisbury relativement à

la Bulgarie:

Io Se référant aux deux communications faites à V. E. par l'entremise du

Chargé d'affaires d'Angleterre, Sa Seigneurie m'a dit qu'après enquetes minu

tieuses, il était maintenant convaincu que les bruits d'une occupation russe à

9 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

Varna ou à Erzéroum n'avaient pas de fondement et que probablement ces voix avaient été mises en circulation par le Gouvernement russe dans le but d'intimider la Porte et sans aucune intention de les mettre à exécution. Ayant demandé quelles mésures il avait prises pour contrecarrer ces projets, s'ils se présentaient à l'avenir, Sa Seigneurie me répondit ainsi: • Je viens de faire savoir au Gouvernement Russe qu'H serait très facile de faire entrer un corps expéditionnaire à Varna, mais qu'il lui serait difficile de l'en faire sortir, car il trouverait le chemin barré par les forces alliées de l'Italie et de l'Angleterre •.

Ayant interrogé Sa Seigneurie s'il avait fait cette intimation à M. de Giers par l'entremise de l'Ambassadeur d'Angleterre, ou s'il l'avait faite lui-meme à l'Ambassadeur de Russie à Londres, il me déclara qu'il s'était servi d'une voie indirecte, mais sùre. Il ne me semble pas improbable que cette communication fùt faite par l'intermédiaire de l'Empereur d'Allemagne, dont 1le Gouvernement Anglais s'est servi autrefois, dans cas analogues. Je fais cette supposition avec réserve.

no Sa Seigneurie a ajouté que sa plus grave préoccupation était en ce moment du còté de la Macédoine et il était très impressionné des nouvelles parvenues de cette province • où se trouvait le point noir •. L'ayant prié de me dire ce qu'il comptait faire pour prévenire danger, Sa Seigneurie m'a déclaré avoir fait démarches pour engager les Bulgares et les Grecs de la Macédoine à se tenir tranquilles.

III0 En réponse à mon désir de connaitre teneur des communications reçues de la Russie, Sa Seigneurie m'a dit qu'il venait d'avoir entretien avec Ambassadeur de Russie, mais que S. E. ne lui avait parlé que de la situation en général, de la nécessité d'envoyer un régent en Bulgarie et de l'opportunité que ce régent fùt le général Ernroth. A quoi il avait répondu que l'Angleterre était aussi très désireuse de trouver une solution; qu'elle ne s'opposait pas à envoi d'un régent, mais qu'elle était d'avis que ce régent ne devait etre ni russe, ni turc.

IVo Salisbury avait eu connaissance des communications russes à Chakir Pacha et à Vienne et Paget lui avait télégraphié résumé de cette dernière, avec la réponse de Kalnoky. Sa Seigneurie approuvait en tout cette réponse, mais il n'avait pas été à meme d'en donner une analogue, vu qu'il n'avait pas reçu communication qui l'avait motivée.

J'apprends que Salisbury incline plutot à l'envoi d'un régent allemand mais il ne m'a rien dit à cet effet.

(l) Il testo del telegramma è tratto da una copia, conservata nell'Archivio dell'Ambasciata a Londra, senza indicazione di orario. L'ora della partenza e dell'arrivo è tratta da altra copia, con qualche variante, conservata fra le carte del Gabinetto Crispi.

82

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 89. Terapia, 26 agosto 1887.

S. M. il Sultano si è degnato di accordarmi oggi un'udienza privata che durò pressochè due ore. S. M. Imperiale, dopo espressioni di alta benevolenza, mi ringraziò delle prove di amicizia e di interessamento al suo Governo date da questa R. Rappresentanza negU ultimi mesi. Mi domandò notizie delle LL. MM. esprimendo per Esse grandi simpatie, ricordò, con condoglianza della perdita dell'Onorevole Depretis, la visita nobilmente fatta da S. M. all'illustre morente; ed accennò alla fiducìa dimostrata dalle Potenze all'E. V. Disse aver destinato uno dei suoi aiutanti di campo per assistere a'lle nostre grandi manovre insieme ad un altro ufficiale dello Esercito Imperiale. Finalmente mi rinnovò l'invito, già fattomi varie volte per intermediarii, di aprirgli francamente il mio animo e di dargli i miei consigli sulle condizioni ognor più difficili della situazione dell'Impero.

Dopo alcune osservazioni preliminari in risposta ad interrogazioni speciali di S. M., io fui condotto successivamente da varii suoi benevoli suggerimenti, ad esprimermi nel senso che qui appresso, per brevità di tempo, riassumo; notando che solo verso S. M. Imperiale in persona, e per ubbidienza ai suoi ordini, uscivo dalla riservatezza in cui avevo dovuto mantenermi circa certi delicati argomenti verso i suoi Ministri e verso gli altri intermediarii che si era degnato d'inviarmi.

Il Generale Ernroth insediato come Luogotenente Principesco, è la Bulgaria diventata russa. Un generale russo par suo è troppo buon servitore del suo Sovrano per subordinarne gl'interessi alla libertà delle elezioni bulgare, stipulata in una delle clausole più uggiose alla Russia di quel trattato di Berlino che essa cerca ogni occasione di denunziare. Tale libertà essendo, secondo il trattato di Berlino, la prima condizione dell'istituzione di un Principe, l'attuale proposta russa distrugge il Trattato di Berlino nella sua essenza. L'Italia che, per facilitare l'esecuzione del trattato, e per rispetto alle manifestazioni di fatto della volontà delle popolazioni, potrebbe aderire alla conferma per parte della Porta di un Principe eletto anche non particolarmente gradito, non può invece arbitrarsi di accettare una proposta che è negazione del rispetto della volontà dei Bulgari, e negazione perciò dell'elemento principale d'interpretazione, anzi dello spirito stesso del Trattato di Berlino, il quale è base della pace europea e della conservazione della Turchia. Più illegale della presa di possesso del Principe Ferdinando, la cui eventuale assoluzione da parte dell'Europa, se fosse mai possibile, lascerebbe almeno intatto il Trattato di Berlino, la presa di possesso di un Generale russo sarebbe inoltre più pericolosa, giacchè la violenza così arrecata alla tranquillità che oggi esiste in Bulgaria, non potrebbe effettuarsi, secondo le nostre informazioni, senza effusione di sangue nella Bulgaria e nelle province vicine. Debbo perciò prevedere che rifiuteremo la nostra adesione alla proposta russa anche quando ci fosse raccomandata dalla Germania; poichè crediamo che incombe a noi, all'Inghilterra ed all'Austria-Ungheria più che alla Germania, meno direttamente interessata, salvare la libertà della Bulgaria e conservarla alla protezione della Potenza Alto-sovrana, il cui interesse è identico e comune al nostro nei Balcani. Tale differenza di contegno fra l'una e le altre delle quattro Potenze alleate, le quali formano un fascio indissolubile, non significa nessuna alterazione dei loro accordi, confermati ancora recentemente nel modo più solido e più pratico. Fra l'Italia e l'Austria-Ungheria vi è assoluta intelligenza per la salvaguardia di tutte le province ottomane nei Balcani; e l'Inghilterra è testimone e parte di tale intelligenza. In quanto alla Germania, essa ha abbastanza dimostrato, con consigli, suggerimenti e indicazioni ben noti a S. M. Imperiale, come l'integrità dell'Impero Ottomano le ispiri sincero interessamento; ed abbiamo la certezza che l'appoggio presentemente da essa dato alla Russia non oltrepasserà la Bulgaria, e si limiterà a dichiarazioni teoriche. Pur tuttavia quell'appoggio dato alla Russia dalla Germania e la cui lealtà non si può porre in dubbio, merita tutta l'attenzione accordatavi da S. M. Imperiale. Non è che troppo naturale che il Gabinetto di Berlino, minacciato d'una coalizione franco-russa, preveda il caso in cui i suoi tre alleati, per effetto delle esitazioni della Turchia, si trovino, nel momento di un conflitto generale, non essere riusciti a stabilire con essa sufficienti guarentigie per preservare di fronte al conflitto medesimo la pace e lo statu quo che più particolarmente le interessano in Oriente. Non è che troppo naturale che anticipando il peggio ed in vista di tale eventualità rincrescevole per gli interessi pacifici delle tre Potenze, ma sopratutto per gli interessi conservativi della Porta, il Gabinetto di Berlino non creda che la sicurezza dell'Impero Germanico gli permetta di rinunziare sin d'ora a beneficiare almeno della neutralità della Russia, !asciandole il campo libero in Bulgaria. Malgrado la gravità crescente della situazione, l'Italia, certa dell'identità speciale delle vedute sue, dell'Inghilterra e dell'Austria-Ungheria in tale quistione particolare, continua a sostenere la causa dello status quo nei Balcani. Non pone alla Turchia condizioni d'alleanza. La esperienza ha provato che parecchie potenze, le quali, allo stato d'isolamento da ogni gruppo d'alleanza, subivano le minacce di potenti vicini senza trovar appoggio efficace nel concerto europeo, incominciarono ad essere più rispettate da quei vicini stessi tosto che ebbero trovato un appoggio ravvicinandosi coraggiosamente al gruppo dei loro naturali amici; ma l'Italia rispetta la libertà, in cui la Turchia preferisce di rimanere, da ogni impegno. Cionullameno l'utilità dei nostri buoni ufficii in assistenza della Porta, e per ciò la continuazione dei medesimi, dipende evidentemente da due condizioni: l'una è che la Porta si astenga rigorosamente dall'assumere verso di altri qualsiasi impegno, dal prendere qualsiasi risoluzione, dall'addivenire a qualsiasi atto, all'infuori del Trattato di Berlino, senza il previo ed esplicito consenso di tutte le Grandi Potenze. La seconda condizione è che quando la Porta consulta le altre Potenze sovra entrature contrarie alla lettera ed allo spirito del Trattato di Berlino, come quelle attualmente fatte dalla Russia, la Porta stessa non se le approprii con adesioni tacite, implicite o condizionali. Se la Porta lasciasse per esempio all'Italia, all'Inghilterra ed all'Austria-Ungheria il compito di opporsi sole alla attuale proposta russa col dare ad intendere che essa, senza l'opposizione loro, l'avrebbe accettata, rischierebbe di convincere le tre Potenze che non possono fare assegnamento sul concorso della Turchia alla propria conservazione. Le tre altre Potenze essendo supposte favorevoli alla proposta russa, la propensione della Potenza Sovrana, già di peso eccezionale per se stessa, acquisterebbe in tali circostanze un'importanza decisiva; e le tre Potenze avverse in massima alla proposta russa potrebbero allora per deferenza verso S. M. Imperiale, primo custode dei destini del suo Impero, declinare la responsabilità d'un parere contrario alle sue preferenze e riservarsi di agire secondo gli avvenimenti.

Ad ogni parte di quelle mie spiegazioni, accompagnate come di ragione dalle espressioni più atte a renderle accette, S. M. Imperiale ben volle dimostrare il suo interessamento e chiederne la continuazione. Circa un solo punto S. M. Imperiale fece a sua volta specifiche osservazioni; e fu quando io feci l'allusione, più lontana e più misurata possibile, all'insuccesso dei consigli del Signor di Radowitz e miei, coll'accennare alle esitazioni della Sublime Porta. S. M. Imperiale osservò a tal proposito che la vicinanza della Russia ai suoi dominii asiatici gli imponeva verso quella Potenza speciali precauzioni della cui necessità occorreva tener conto. Al mio linguaggio circa le due condizioni necessarie alla continuazione dei nostri buoni ufficii, S.

M. Imperiale diede aperta approvazione: e terminò l'udienza con l'assicurazione di avere ricavato profitto dalle mie osservazioni che gli avevano chiarito punti oscuri; essermene grato ed intendere rivedermi tosto dopo la settimana del Courbam Bairam, che incomincia posdomani.

Debbo aggiungere a V. E. che il mio linguaggio a S. M. Imperiale fu vivamente approvato dai miei Colleghi d'Inghilterra e di Austria-Ungheria.

83

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, A UMBERTO I

T. S.N. Roma, 27 agosto 1887, ore 18,30.

Fra gli intendimenti del Governo di V. M. è pur quello di ripristinare in quanto è ancora possibile, l'antica influenza italiana in Egitto. Avendo perciò avuto notizia di negoziati che, iniziati a Parigi, dovranno continuare a Londra fra i governi francese e britannico, allo scopo di stabilire un accordo circa il canale di Suez, ho insistito presso Salisbury acciocchè il Governo italiano non resti fin d'ora al di fuori di quel negoziato. Salisbury ci fece promessa che nulla si sarebbe concluso su ciò tra Inghilterra e Francia senza intendersi prima con Italia. Mi è grato far conoscere a V. M. come i rapporti tra i due Governi si vadano facendo intimi sempre più. Congiunti a quelli con Austria-Ungheria, essi gioveranno, si spera, a scongiurare, una occupazione militare in Bulgaria sia dalla Russia sia dalla Turchia, e quindi a impedire una guerra. Salisbury, facendo rispondere alla Porta circa minaccia russa di occupare Varna od Erzerum, disse che i russi avrebbero potuto facilmente entrare in quelle località non uscirne perchè avrebbero trovato chiusa la via dalle forze alleate inglesi ed italiane. L'idea di mandare un reggente provvisorio russo in Bulgaria pare scartata e sostituita da quella di mandarne uno germanico. Anche su questo converrà intendersi. Duole però che Coburgo, il quale rappresenta pel gruppo delle tre potenze un principio di soluzione della questione, non si conduca nel modo più proprio per guadagnarsi affetto del suo nuovo popolo. La indifferenza che mostrò verso clero ortodosso mentre ostentava riguardi verso clero cattolico, produsse cattiva impressione nel principato. Così l'evitare che ha fatto e fa di pronunciare nome del principe Alessandro, non contribuisce a procurargli simpatie specialmente dell'esercito.

Sarà mio dovere di tenere informata la M. V. dello svolgimento della quistione.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1179. Berlino, 27 agosto 1887, ore 18,50.

Jusqu'ici Lord Salisbury n'a pas communiqué à Berlin ses impressions au sujet des menaces russes d'occuper éventuellement Varna ou Erzeroum, et meme si telle communication parvenait à l'Ambassadeur d'Angleterre, il est assez douteux que celui-ci reçut ordre de pressentir les intentions de l'Allemagne, pour le cas où il serait donné suite à pareille menace, depuis qu'on connait à Londres, comme à Rome, et à Vienne, les motifs que induisent Cabinet de Berlin à suivre ligne de conduite qu'il s'est tracé dès l'origine de la crise bulgare. Le Fo1·eign Office juge préférable de n'interpeller que rarement. Il a lui aussi assurance que l'Allemagne, tout en se rangeant dans cette question du còté de la Russie, n'entend point pour autant contrarier foncièrement les accords pris ou à prendre entre Italie, Autriche, et Angleterre.

L'Allemagne a vu avec faveur la formation de ce groupe et forme les meilleurs voeux pour que les liens en parviennent toujours plus étroits. Si les voies et les moyens de part ou d'autre, ne sont pas toujours les memes ils convergent en définitive à un but commun, celui d'assurer maintien de la paix générale. Bismarck, en ce qui le concerne, aussi longtemps qu'il conservera espoir de tenir à distance France et Russie, doit éviter de heurter de front cette dernière Puissance; ce serait courir le risque de la pousser aux mesures extremes. En manoeuvrant avec habilité contre une alliance Franco-Russe, en cherchant à éloigner un conflit entre Russie et l'Autriche, éventualité que si elle se réalisait aménerait immanquablement guerre générale, il sauvegarde aussi par là meme, les intérets de ses alliées. A còté de ses intérets de premier ordre, Bulgarie n'a qu'une mince importance et si Russie devait y réesperer la meme influence prédominante dont l'Autriche est très jalouse en Serbie, il y aurait une base de transaction. J'ai vu aujourd'hui Secrétaire d'Etat ad interim; il m'a dit qu'aucune nouvelle ne lui était arrivée sur les menaces mentionnées dans les télégrammes de V. E. du 25 Aout (1). Il serait donc au moins prématuré d'eu examiner la portée et d'en prévoir les conséquences. Il convenait en attendant de garder le plus grand calme pour ne pas fournir des arguments ou prétextes à ceux qui voudraient entrainer l'Empereur Alexandre à une politique militante, au delà meme de la sphère des Balkans, à quoi il pourrait se résoudre, si on lui fermait toutes les voies pour sortir d'embarras. Dans un entretien que j'ai eu année dernière avec le Prince Chancelier et dont j'ai rendu compte par mon rapport confidentiel n. 4303 du 15 novembre, S. A. indiquait assez clairement son programme. Je m'y réfère, de meme qu'au Rapport que j'ai expédié le 24 de ce mois à V. E. (2).

(l) -Cfr. n. 77. (2) -Cfr. n. 78.
85

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1189. Parigi, 28 agosto 1887, ore 15,25 (per. ore 18,10).

• Aider la Russie diplomatiquement pour l'empecher d'agir militairement • telle est la formule, m'a dit hier M. Charmes, qui guide actuellement conduite de la France. M. Charmes continue à voir, dans le départ du Prince de Cobourg, la seule solution possible et inévitable, et n'envisage pas l'élection subséquente d'un Prince, ayant appui russe, comme un danger prochain pour Constantinople, en disant qu'au bout de quelque temps, ce nouveau Prince pensera forcément à son propre intérèt et cessera d'étre un instrument du Czar. D'après ses informations, le Ministre d'Angleterre persiste, au contraire, à <:roire: que la partie n'est pas encore perdue pour le Prince de Cobourg; qu'en réalité la Russie devrait faire de très grands efforts pour agir militairement contre la Bulgarie par la seule voie possible d'un débarquement; qu'elle n'a au fond, ni l'envie. ni les moyens faciles d'exécuter ses menaces, et que l'essentiel est que la Turquie ne bouge pas, le Prince de Bismarck étant disposé à aller bien loins dans l'appui qu'il prete à la Russie pour lui donner une satisfaction morale et sauver le traité de Berlin.

86

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. CONFIDENZIALE S. N. Roma, 29 agosto 1887.

Déchiffrez vous meme et vous seui.

Les notes échangées le 12 et le 14 dernier (l) entre le Comte Corti et le Marquis de Salisbury établissent entre l'Italie et l'Angleterre un accord de but et d'action en tout ce qui pourrait survenir dans les Mers Adriatique, Méditerranée, Egée et Noire. * Nous espérons que les événements éloigneront la nécessité aujourd'hui meme des deux Puissances, mais les menaces du Cabinet de St. Pétersbourg à l'égard de la Bulgarie, menaces dont il a été question dans vos télégrammes du 26 courant (2), sont un symptome qui ne saurait étre négligé. Nous devons surtout nous en préoccuper en prévision de l'avenir et pour le cas où elles se renouvelleraient et seraient suivies d'un commencement d'exécution. Dans cette hypothèse je crois nécessaire que les deux Gouvernements fixent entre eux les lignes principales de leur intervention armée éventuelle et la part de coopération qui devrait échoir à chacun des deux Etats. Si Lord Salisbury est du meme avis nous pourrions procéder à une Convention

militaire. Dans ce cas nous sommes prets à envoyer à Londres un officier supérieur à moins que Lord Salisbury ne préfère envoyer à Rome un officier supérieur de l'armée britannique "' (1). De toute façon le cas présent est assez grave pour qu'on n'attende pas de part et d'autre le moment de danger et que des deux cotés on soit prets à agir en pleine intelligence au moment voulu. Veuillez répondre directement à moi meme au Ministère de l'Intérieur.

(l) -Trascrizione errata; evidentemente • février •. (2) -Cfr. n. 81.
87

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, DALLA VALLE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1208. Madrid, 30 agosto 1887, ore 15,40 (per. ore 20).

Ministre d'Etat m'a chargé de dire très confidentiellement à V. E. que l'Ambassade espagnole qui vient de retourner du Maroc, lui a fait des communications très importantes sur l'état actuel des choses en cet Empire. La France parait vouloir y établir son protectorat. Le bruit s'est répandu (2) que la Mission extraordinaire de M. Diosdato aurait relevé de beaucoup le prestige de l'Espagne auprès du Sultan. M. Moret m'a promis de me faire tenir sous peu un rapport très détaillé sur les résultats de la Mission espagnole. Il ajoutait que le moment est venu, selon lui, pour l'Espagne d'agir au Maroc d'accord avec l'Angleterre et l'Italie y contrecarrer d'une manière efficace l'influence française.

88

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

(Ed., in traduzione, in LV 69, p. 171)

T. 709 (3). Roma, 30 agosto 1887, ore 20,15.

Je me réfère à vos derniers télégrammes. Je vois qu'on continue à parler de Régents, de Lieutenants princiers, de commissaires à envoyer en Bulgarie. Il m'est avis qu'on perd ainsi de vue la situation réelle des choses. A vant de discuter le nom et la nationalité du personnage (4) en Bulgarie, nous devons d'abord nous demander "'si et"' (5) comment ce personnage nullement désiré dans le pays y serait accueilli. Les Bulgares, sous un Prince de leur choix, et qui malgré les fautes qu'il a pu commettre, doit assurément disposer d'un parti puissant, sont en voie d'organiser leur Gouvernement. Laissons les faire. Une tentative d'immixtion exposerait, ce me semble, l'Europe ou bien à un aveu d'impuissance, ou bien si on a recours à la violence, à provoquer

elle-meme le conflit qu'elle déclare vouloir conjurer. La Russie ne parait (l) d'ailleurs pas pressée d'agir. Je ne vois pas pourquoi nous devrions précipiter nos décisions. Assistons donc en spectateurs bienveillants à ce qui se passe en Bulgarie. Si la tentative des Bulgares échoue et que la proposition Ernroth se renouvelle ou s'accentue, nous aurons le temps d'aviser à lui opposer une autre combinaison qui, s'inspirant des intérets de notr~ groupe pacifìque ait chance d'amener une entente générale.

• Quant à l'idée d'une conférence je n'hésite pas à la trouver peu pratique. Une conférence n'est bonne que pour donner la dernière consécration à un accord qui existerait déjà en fait. Dans l'état actuel des choses, elle ne ferait que mettre en relief et envenimer le dissentiment mutuel. Je vous prie de puiser dans les considérations développées ici la règle de votre langage soit avec vos collègues soit avec les Ministres du Sultan • (2).

(l) II testo fra asterischi è pubblicato in libera traduzione in F. CRISPI, Politica estera, cit.• pp. 152-153.

(2) -Cifre sbagliate. (3) -Venne comunicato alle Ambasciate a Berlino, Parigi, Vienna, Londra e Pietroburgo. (4) -c Da inviarsi • aggiunto in LV. (5) -Omesso in LV.
89

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(ACS -Fondo Crispi ASRE -2, 103, I; ed., parzialmente e in traduzione, in F. CRISPI, Politica estera, cit., pp. 153-154)

T. P. s. N. Londra, 31 agosto 1887, ore 12 (3).

Déchiffrez Vous meme.

Lord Salisbury m'a chargé de faire agréer à V. E. les sentiments de sa vive reconnaissance pour la proposition concernant une Convention militaire. Il m'a dit que, le cas échéant, il serait fìer de la coopération de l'armée Italienne et que le moment pouvait arriver où elle lui fiìt nécessaire.

Mais Sa Seigneurie a ajouté que tant qu'un danger de guerre n'était imminent, la constitution politique de ce pays et la tradition léguée par ses prédécesseurs le mettaient dans l'impossibilité de stipuler un acte de ce genre.

Or, au moment actuel, tout danger en Bulgarie paraissait écarté. M. de Giers avait vivement démenti les projets d'occupation qu'on attribuait à la Russie, atténué la portée de la communication à Chakir Pacha et exprimé son désir pour le maintien de la paix.

En outre l'Ambassadeur d'Allemagne, qui venait de quitter le Foreign Office l'avait assuré que le Prince de Bismarck voyait l'horizon s'éclaircir, et une communication reçue du Comte de Kalnoky envisageait la situation de la meme manière.

Il n'était plus question de l'envoi du Général Ernroth !eque! d'ailleurs n'aurait pu entrer en Bulgarie, attendu que Ies Bulgares s'y seraient opposés par la force.

Rien donc ne justifiait la stipulation d'une Convention qui aurait été un danger pour le Gouvernement car, malgré toutes les précautions possibles, le secret n'aurait pu etre gardé et une interpellation à la Chambre mettrait le Gouvernement en demeure de la rendre publique.

Si toutefois la situation venait à changer • car la politique •, a-t-il dit,

• est changeante comme le climat de ces iles •, on serait toujours à temps de stipuler une Convention militaire.

En dernier lieu, Sa Seigneurie m'a dit qu'il avait été très vivement pressé par le Comte de Robilant de stipuler une Convention analogue à celle proposée par V. E. et qu'il avait tenu au Comte Corti un Iangage identique, langage que tout Ministre d'Angleterre bon gré, mal gré, était obligé à tenir.

(l) -c Non mi pare • LV. (2) -n brano fra asterischi è omesso in LV. (3) -L'ora si ricava dal testo della risposta di Crispi (cfr. n. 93).
90

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 713. Roma, 31 agosto 1887, ore 19.

Vous savez que l'Espagne nous a demandé et nous avons accordé, en principe, l'établissement d'un dépot de charbon dans notre colonie d'Assab. Il s'agit maintenant de régler !es détails. D'après notre Chargé d'Affaires à Madrid, le Gouvernement espagnol désire avoir à Assab un établissement comme celui qu'il a accordé à l'Allemagne de créer à Fernando Po'. Je prie

V. E. de se procurer et de m'expédier le plus tòt possible les pièces concernant cette concession ainsi que tous les renseignements à ce sujet.

91

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. CONFIDENZIALE 1218. Londra, 31 agosto 1887, ore 16,40 (per. ore 19,10).

Je viens de prier Salisbury de trouver moyen de nous faire prendre part aux pourparlers concernants le Canal de Suez. J'ai insisté autant que possible afin que ces négociations eussent lieu en commun entre Ies trois Puissances. Après une vive résistance et une énumeration des difficultés, Sa Seigneurie m'a promis, autant qu'il dépendait d'Elle, de nous faire entrer en négociations dès que les premières difficultés entre l'Angleterre et la France seraient aplanies. Je ne me suis pas montré satisfait de cette promesse, lui alléguant qu'une fois un arrangement conclu sur les points les plus importants, notre avis n'aurait aucune valeur, notre intervention aucune utilité, Salisbury s'est récrié, mais en conclusion j'ai obtenu de S. Seigneurie la déclaration formelle qu'assitòt reçu la réponse de Waddington à sa dernière note, les deux pièces nous seraient communiquées et on ne prendrait aucune décision, on ne donnerait aucune réponse avant de connaitre l'avis du Gouvernement du Roi. Il n'était pas possible pour le moment d'obtenir davantage. Sa Seigneurie part ce soir pour la campagne, d'où Elle se rendra à Royat mardi prochain.

92

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 4488. Berlino, 31 agosto 1887.

Un télégramme de V. E. du 30 aout (l) laissait croire que la Sublime Porte aurait abandonné le projet d'inviter l'Allemagne à appuyer près l'Italie, l'Autriche et l'Angleterre la proposition russe concernant l'envoi du Général Ernroth en Bulgarie avec qualité de Lieutenant-princier. Cette supposition ne s'est pas vérifìée, car à la meme date l'Ambassadeur de Turquie s'est acquitté ici des instructions qu'il venait de recevoir de son gouvernement à cet effet.

La demande a été prise ad referendum; mais tout porte à prévoir que le Prince Chancelier à qui elle a été transmise, donnera son assentiment, et qu'ainsi la démarche ne tardera pas à avoir lieu auprès des trois Puissances. En s'y pretant, le Cabinet Impérial se montre conséquent avec ses déclarations antérieures d'accorder son appui diplomatique à la Russie dans l'affaire bulgare. Il a de plus, vu sa position spéciale, maintes fois expliquée dans ma correspondance, le sentiment qu'en n'opposant pas un refus, il sert la cause commune de la paix. Il lui semble aussi que, dans le meme but, les autres Cabinets pourraient témoigner de quelque condescendance. Une acceptation en principe serait de nature à prédisposer la Russie à faire, à son tour, acte de conciliation dans les phases ultérieures de la question. Peut-etre se convaincra-t-elle meme de la difficulté de réaliser pratiquement la combinaison dont il s'agit, lorsqu'il faudra en venir à l'examen des détails et des moyens d'exécution. En tout cas, chaque Puissance aurait alors l'occasion d'expliquer ses propres vues. D'autant plus une guerre serait ici populaire si elle avait

pour objet de sauvegarder intégrité de l'Italie ou de l'Autriche, d'autant moins l'opinion publique en Allemagne se rendrait-elle compte que le Cabinet de Berlin brouillàt les cartes avec la Russie, à propos de la Bulgarie, région où les intérets directs de l'Empire ne sont pas en jeu. Cette considération a ici un grand poids pour déterminer et justifier la conduite de l'Allemagne, surtout dans sa position des plus délicates vis-à-vis de la Russie et de la France.

Je Vous remercie, M. le Ministre, d'un second télégramme d'hier au soir (1). Dès aujourd'hui, j'ai parlé à la Chancellerie lmpériale dans le sens de vos instructions au Baron Blanc. Ainsi l'on y connait parfaitement les idées de V. E., notre point de vue, et l'attitude que, pour notre compte, nous jugeons préférable d'adopter dans les conjonctures présentes.

(l) Non pubblicato

93

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

(Ed., in traduzione, in F. CRISPI, Politica estera, ed. 1929, pp. 268-269)

T. P. S. N. (2). Roma, 1 settembre 1887 (3).

Déchiffrez vous meme et vous seui.

Je réponds à votre télégramme particulier d'hier midi.

Je n'ai jamais douté qu'un Premier Ministre Anglais pùt faire le moindre acte qui ne soit pas strictement conforme aux principes d'une constitution politique que j'admire profondément ni aux usages parlementaires. Toutefois je soumets par votre intermédiaire au sens éminemment pratique de Lord Salisbury une hypo-thèse. La voici. Une arrnée Russe se porte en quelques jours en Bulgarie dont les lignes de défense ne sont plus ce qu'elles étaient. Ce serait le cas prévu par Lord Salisbury dans lequel nous devrions intervenir, aurions-nous alors le temps de discuter et de conclure une convention avec la rapidité que pourraient prendre les événements militaires? Je n'en crois rien. Nous serions donc pris au dépourvu. Malgré le calme qui règne actuellement en Bulgarie, cette hypothèse peut devenir, d'aujourd'hui à demain, une réalité. Je ne comprends pas d'ailleurs que le plus ayant pu se faire on ne puisse pas faire le moins: car du moment qu'entre l'Angleterre et l'Italie il existe un accord qui prévoit une intervention armée commune dans certaines éventualités, la convention militaire que je proposais n'était qu'une question de détail.

Je ;respecte les scrupules du noble Lord et je n'insiste pas pour une convention formelle.

A défaut de celle-ci nous devrions cependant, me semble-t-il, discuter et arranger un projet très secret, destiné à rester à l'état de simple projet sans engager nos signatures.

Les deux gouvernements seraient prèts, le jour où se vérifiaient les conditions prévues par Lord Salisbury comme nécessaires à la stipulation d'une convention formelle. Un simple échange de télégrammes suffirait à transformer le projet en convention. Si Lord Salisbury est d'avis que la politique est changeante comme le climat de son ile, il doit reconnaitre aussi qu'on doit prendre des précautions contre ces changements. En exposant ce qui précède à Sa Seigneurie vous vous ferez auprès d'Elle l'interprète des sentiments de reconnaissance du Gouvernement du Roi pour l'expression de sympathie d'estime qu'il a adressé à notre armée.

(l) -Cfr. n. 88. (2) -Copia dattiloscritta, in italiano, trovasi in ACS-Fondo Crispi ASRE -2-103-I, senza indicazioni di orario. (3) -Pervenuto a Londra alle ore 13,45.
94

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, BLANC, A VIENNA, NIGRA, A BERLINO, DE LAUNAY, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 724. Roma, l settembre 1887, ore 19,30.

J'attendrai pour formuler, le cas échéant, notre réponse au sujet de la combinaison Ernroth, d'avoir sous les yeux les termes mèmes de la communication que le Cabinet Allemand, s'il adhère à la demande de la Sublime Porte, m'adresserait là-dessus. Ma conviction, telle que je l'exprimais dans mon télégramme du 30 aoiì.t (1), ne fait cependant que se raffermir de plus en plus. Pour moi la qualité, la nationalité, la tàche, les pouvoirs du personnage qu'il s'agit d'envoyer en Bulgarie, tout cela n'est que fort secondaire. L'important pour moi c'est le fait mème qu'un Commissaire, quel que soit son titre, devrait se présenter en Bulgarie, jeter le trouble dans un état de choses qui au moins jusqu'ici, fonctionne tranquillement et chercher à y créer un état de choses tout nouveau, alors que selon toute vraisemblance, il trouvera de la résistance et les Puissances devront une fois lancées dans l'aventure, opter entre un aveu d'impuissance et les chances d'une entreprise qui pourrait ètre le signa! d'une conflagration en Orient. Tant qu'on n'aura pas réussi à éclaircir ce point d'une manière satisfaisante, et je doute fort qu'on y réussisse, j'éprouve, en ce qui me concerne, une répugnance absolue, à prendre par l'acquiescement qu'on va, parait-il, nous demander, une part de responsabilité pour les conséquences incalculables qui en découleraient. Je désire que vous teniez franchement ce langage et que vous tàchiez de me dire le plus-tòt possible comment le Cabinet, auprès duquel vous etes accrédité, apprécie les préoccupations qui me semblent fort naturelles et fort légitimes.

(l) Cfr. n. 88.

95

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 4489. Berlino, l settembre 1887.

Dès la réception de la dépèche de V. E. en date du 14 aout N. 2496 (1), j'avais pressenti confidentiellement l'opinion du Cabinet de Berlin.

Hier seulement le Sous-Secrétaire d'Etat, après en avoir référé au Prince de Bismarck, était autorisé à me dire qu'en principe le Cabinet de Berlin reconnait, lui aussi, l'entière irrégularité et le nouvel abus résultant de ce que la Légation, ou autre autorité française en Chine, délivre aux missionnaires des passeports indiquant désormais, à l'encontre de ce qui se pratiquait jusqu'ici, la nationalité des individus non français. Mais, en ce qui le concerne, il s'abstiendra, pour le moment du moins, de soulever la question. Le Cabinet de Berlin est censé ignorer l'accord intervenu à cet égard entre le Tsung-li-yamen et M. Costans. Il est également censé ignorer l'existence d'un Vicariat Apostolique Germanique, desservi par plusieurs Catholiques Allemands, lesquels semblent préférer de ne pas invoquer leur nationalité d'origine. D'ailleurs il ne paraitrait pas opportun de faire maintenant à Pékin une communication sous une forme quelconque. L'Impératrice-Mère se trouve actuellement dans les meilleu:r;s termes avec la Légation de la République dont le concours lui est utile pour le réglement d'autres affaires jugées d'une importance majeure. Quelle que soit la justesse des remontrances directes ou indirectes qui seraient adressées relativement à l'abus ci-dessus mentionné, S. M. n'inclinerait donc pas à en tenir compte dans les circonstances présentes. On serait, au reste, toujours à temps-si on le jugeait à propos, meme sans toucher à la question de principe -de réagir pratiquement sur le terrain des faits.

Tel est l'avis du Gouvernement Impérial, avis qui comme de raison, ajoutait le Sous-Secrétaire d'Etat, ne doit nous gèner en rien pour agir comme bon nous semblerait.

96

IL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 734. Cintra, l settembre 1887.

In una mia visita restituita a questo signor Ministro degli Affari Esteri, che abita una campagna vicina alla mia, ebbimo agio di conferire lungamente insieme.

Tra i molteplici assunti dei quali parlammo, il Cons. di Barros Gomes avendo accennato per incidente alla nota e recente lettera del Sommo Pontefice al Cardinale Rampolla, nella quale Leone XIII conferma le sue migliori e perenni disposizioni verso il Portogallo relativamente al padronato nelle Indie, io colsi la propizia occasione per chiedere amichevolmente al mto interlocutore, affermando però ch'era soltanto mia richiesta personale, qual'era stato l'esito della communicazione fatta circa la lettera Pontificale precitata da questo Monsignor Nunzio al Governo di S.M.F.ma.

Sebbene avessi creduto finora tenermi nella maggior riserva, ed ebbi l'onore di accennarlo a V. E. ultimamente nel mio rapporto di questa serie

N. 732 del 18 u. s. Agosto (1), l'occasione presentavasi ora troppo propizia per non profittarne, tanto più dopo l'esplicita opinione espressami mesi sono dal Ministro Portoghese allorquando venne pubblicata l'allocuzione di Leone XIII relativamente all'iniziativa papale circa la pacificazione con l'Italia -opinione invero personale del Cons. di Barros Gomes ed espressami in modo privato recandoci insieme con S. E. al Palazzo d'Ajuda, motivo pel quale mi limitai a riferirne con lettera particolare a S. E. il compianto Cav. Depretis, lettera della quale mi permisi trasmettere copia a V. E. in egual modo in data dei 18 Agosto (1).

Il Cons. di Barros Gomes nel nostro colloquio di avantieri si compiacque rispondere alla mia personale richiesta che Monsignor Nunzio gli aveva di fatti comunicata e rilasciatone copia ufficiale, la lettera Pontificia al Cardinale Rampolla, ma non averne ricevuta alcuna risposta concreta come del resto, soggiunse il Ministro, non rispondiamo mai, nè Mons. Nunzio lo esige, a simili comunicazioni, !imitandoci, come ben sapete, a darne atto verbale, a registrarla, e porla negli Archivi Ministeriali.

Nulla meno, mi disse il Ministro, io faccio voti perchè la conciliazione della Santa Sede con l'Italia possa avverarsi, sebbene convenga esservi d'uopo di tempo e di buona volontà da ambe le parti nel migliorare frattanto il modus vivendi egualmente a prò dell'Italia, poichè l'avere essa nel suo seno il Pontificato non ostile ma amico, darà all'Italia una immensa forza nazionale e politica concentrata a Roma.

Mi limitai a ricordare a S. E. le parole dettemi nell'andare insieme al Palazzo Reale e note a V. E., nè il Ministro le ha dimenticate. Quanto alla buona volontà circa il modus vivendi risposi al Cons. di Barros Gomes esservi troppe prove più o meno manifeste di questa buona volontà da parte della Corona e del Governo Italiano per dubitarne. Il Cons. di Barros Gomes rispose è verissimo ed essere anzi ammirabile come voi altri Italiani avete saputo in mezzo a tante gravi difficoltà conservare sempre bene un modus vivendi

che è per certo proficuo.

(l) Non pubblicato.

(l) Non pubblicato.

97

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, A UMBERTO I

T. s. N. Roma, 2 settembre 1887, ore 10,30.

La Russia torna ad insistere sulla proposta d'inviare in Bulgaria il Generale Ernroth. Il rappresentante russo a Costantinopoli ha fatto pressione sulla Porta e questa si è decisa a pregare il Gabinetto di Berlino di appoggiare quella proposta presso le potenze. Non si conoscono i termini con cui questa domanda è stata diretta a Berlino, se cioè la Porta abbia fatto sua la proposta, come insisteva il rappresentante russo a Costantinopoli e contrariamente alle raccomandazioni dei rappresentanti delle potenze formanti il nostro gruppo. In ogni modo, l'aver diretta quella domanda implica, comunque essa sia concepita, una adesione più o meno esplicita del Sultano alla proposta russa. La Porta spera che le tre potenze pongano la questione di persona e di nazionalità. Per pronunciarsi, il Gabinetto di V. M. attenderà di avere sotto gli occhi la eventuale comunicazione che il gabinetto di Berlino potrà indirizzare a noi ed agli altri gabinetti. La sua convinzione è però sempre che le questioni concernenti il personaggio che si vorrebbe inviare in Bulgaria sono secondarie. L'importante ed il grave stanno nell'invio stesso che può bastare a turbare uno stato di cose pacifico, provocare un conflitto sanguinoso e porre le potenze nell'alternativa di una confessione finale d'impotenza o di una impresa avventurosa, foriera forse di conflagrazione. Ho comunicati questi concetti ai rappresentanti di V. M. presso le potenze amiche, tra le quali persiste stretto accordo quanto all'opporsi all'invio di un reggente russo. In presenza della domanda diretta dalla Porta alla Germania e che questa probabilmente accetterà, la parola non spetta più ai diplomatici, ma ai Governi.

98

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN

(Ed., in traduzione, in LV 57, pp. 20-21)

T. 732 Roma, 2 settembre 1887, ore 20,15.

* J'ai saisi le Conseil des Ministres * (l) de la question du traité de commerce. Nos conclusions sont les suivantes: vous pouvez faire connaitre officieusement au Cabinet français que nous sommes préts à reprendre les négociations. Cependant, malgré notre désir de faire chose agréable à M. Rouvier, nous ne pourrions consentir à indiquer à l'avance les articles sur lesquels l'Italie serait, le cas échéant, disposée à faire des concessions, ce qui nous constituerait une infériorité dans les négociations. Il est évident, en effet, que toute con

cession de notre part devant étre le corrélatif des concessions que nous fera la France, nous ne pouvons jouer (l) cartes sur table pendant que l'autre partie garde ses cartes en main. Tout ce que nous pouvons faire, le traité échu ayant été dénoncé par nous, c'est de prendre l'initiative et de demander officiellement les premiers que l'on procède à des négociations entre les deux Etats, en vue de la stipulation d'un nouveau traité de commerce. Avant d'en venir là il faudra toutefois que des pourparlers officieux établissent au préalable quelles sont les concessions que les deux Etats pourront réciproquement se faire, en sorte qu'il ne puisse y avoir de doute sur une entente. Vous me ferez part de la réponse qui vous sera donnée * au Quai d'Orsay * (2) et de l'impression que vous en aurez reçue. Il est bien entendu, en tout cas, que la motivation de nos conclusions, telle que je vous l'indique plus haut, est pour vous seui.

(l) • II Consiglio dei ministri si è occupato • LV.

99

IL DIRETTORE DEGLI AFFARI POLITICI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

R. 287/92. Roma, 2 settembre 1887.

Secondo notizie giunte a Scutari d'Albania, la convenzione per la delimitazione dei confini turco-montenegrini sarebbe stata firmata e già ratificata dal Sultano.

Il R. Console Cavalier Tesi nel darcene avviso, dubita che i nuovi confini possano essere presto stabiliti di fatto, viste le riluttanze degli Albanesi a sottoporsi al Montenegro paese d'altra religione e di diversi costumi.

Sarei grato a V. E. di procurarmi su questo argomento le ulteriori informazioni che giungessero a sua conoscenza (3).

100

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 247. Vienna, 3 settembre 1887.

In seguito alle istruzioni impartitemi dall'E. V. con telegramma di ieri (4), chiesi oggi al conte Kalnoky quale fosse il modo di vedere del gabinetto di Vienna in presenza della domanda che la Turchia ha fatto al governo germanico perchè questi raccomandi ai gabinetti di Roma, di Vienna e di Londra la proposta russa di inviare a Sofia il generale Ernroth come luogotenente principesco, con mandato di assumervi il governo e di procedere alla elezione di una nuova assemblea.

10 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

Il conte Kalnoky mi disse che sino ad oggi non aveva ancora ricevuto da Berlino alcun ufficio in proposito. Se la raccomandazione, chiesta dalla Sublime Porta, gli verrà fatta, risponderà nel senso che ebbi già cura di indicare prima d'ora per telegrafo a V. E. e che è come segue. Il gabinetto di Vienna riconosce alla Sublime Porta il diritto di mandare per suo commissario in Bulgaria chi meglio le pare, e quindi anche il generale Ernroth, e di procedere eziandio ad un'occupazione armata nello scopo di ristabilire nel principato l'ordine legale. Ma il gabinetto di Vienna non darà il suo assenso all'invio d'un generale russo, nè a qualsiasi provvedimento coercitivo che possa provocare un conflitto sanguinoso in Bulgaria. Se ciò succedesse, il governo austriaco riserverebbe il suo giudizio e la sua azione secondo le circostanze.

Al conte Kalnoky, come a V. E. ripugna il partecipare alla responsabilità di procedimenti violenti che possano provocare una conflagrazione, non solo in Bulgaria, ma anche altrove.

Ho trasmesso per telegrafo a V. E. il sunto di questa risposta del conte Kalnoky.

(l) -«Per cosi dire • aggiunto in LV. (2) -Omesso in LV. (3) -In pari data, analogo dispaccio veniva trasmesso al Ministro a Cettigne. (4) -Cfr. n. 94.
101

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1249. Costantinopoli, 4 settembre 1887, ore 12,45.

Le Sultan, recevant en audience de congé l'Ambassadeur de France, qui lui conseillait l'acceptation de la proposition russe, lui a dit qu'il avait laissé entièrement cette affaire aux soins de l'Allemagne, et qu'il ne prendrait la responsabilité d'aucune action pouvant provoquer effusion de sang. On n'a plus de doute ici sur le refus pur et simple des trois Puissances, et on doute mème que l'Allemagne fasse officiellement proposition. Le Chargé d'Affaires de Russie a déclaré au Grand Vizir que si la Porte ne veut ou ne peut pas envoyer, comme elle en a le droit, le lieutenant princier proposé pour faire repartir le Prince Ferdinand, la Russie en viendra à des accords généraux avec l'AutricheHongrie sur la question des Balkans.

102

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1255 (1). Parigi, 5 settembre 1887, ore 15,30 (per. ore 19,50).

MM. Rouvier et Flourens étant de retour à Paris, je viens de demander une audience au premier qui aujourd'hui n'est pas visible et j'irai après-demain à la réception ordinaire du second pour les entretenir du Traité de commerce.

Il me parait difficile qu'on accueille la proposition de suivre les pourparlers préliminaires loin de Paris. Quand je lui ai parlé du désir de V. E. de négocier à Rome, M. Rouvier entre autres objections, me dit confidentiellement que cela lui créerait une difficulté énorme parce qu'il devait peser lui meme les propositions et les contre-propositions dans l'intéret du succès final et ne pouvait ni donner d'avance des istructions précises ni envoyer des négociateurs suffisamment compétents pour les laisser faire à leur gré, • si je pouvais aller à Rome ce serait différent •, ajouta-t-il. Je prévois en outre de la part du Ministre des Affaires Etrangères quelques objections au point de vue de la complète initiative qu'il a déclaré vouloir nous laisser et qui pourra paraìtre partagée par une rencontre à mi-chemin.

(l) Il rapporto di identico tenore è edito in LV 57, pp. 21-22.

103

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

(Ed. in LV 58, pp. 444-445)

D. 388/400. Roma, 5 settembre 1887.

M'affretto a rispondere al rapporto in data 29 agosto scorso (l) pel quale

La ringrazio.

Quali che sieno i precedenti del negoziato del 1885 pel canale di Suez, non

è dubbio che, trattandosi di stipulazioni in parte nuove, e non mai dibattute in

occasione di quel negoziato, la pretesa della Francia di rappresentare, in certa

guisa, le potenze che nel 1885 dissentivano dal progetto britannico, non ha

ombra di fondamento. Tanto meno poi apparisce fondata rispetto all'Italia, la

quale, nel 1885, non era già con le potenze dissenzienti, ma * stava dalla parte

dell'Inghilterra * (2).

In ogni modo, la nostra posizione è tale, rispetto alle questioni mediterranee

in genere, ed alla questione egiziana in specie, che dobbiamo espressamente

desiderare, in occasione dei nuovi negoziati pel canale di Suez, dato che si

riprendano e si continuino, *una vera e propria partecipazione, mercé l'intervento

diretto del nostro rappresentante a Londra * (3). Una semplice comunicazione dei

procedimenti del negoziato, così come ci fu offerta da Lord Salisbury, * non

sarebbe* (4) sufficiente, perchè l'Inghilterra potrebbe trovarsi impegnata verso

la Francia, e le nostre eventuali osservazioni non avrebbero più valore pra

tico (5).

*D'altra parte, la presenza* (6) di un negoziatore italiano (7) potrebbe

riuscire utile, o come elemento di conciliazione, od anche come aiuto al nego

ziatore inglese quante volte (e crediamo che non sarebbe infrequente il caso) *in cui* (l) siano in giuoco interessi comuni alle due potenze. In questo senso Ella dovrà insistere presso il Governo della Regina, nel momento opportuno, e con linguaggio essenzialmente amichevole e cordiale.

(l) -Non pubblicato, si veda comunque n. 79. (2) -• Pur cercando di far opera di conciliazione, propendeva a stare dalla parte dell'Inghilterra • LV. (3) -• La maggiore partecipazione che, allo stato attuale delle cose, si possa • LV. (4) -• Non ci sembrerebbe • LV. (5) -• Bisogna dunque che possiamo in tempo pronunciarci • aggiunto in LV. (6) -• Ma, forse, meglio ancora converrebbe la presenza • LV. (7) -• Il quale • LV.
104

L'ONOREVOLE BOSELLI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(ACS -Fondo Crispi ASRE -2, 104, II; ed., parzialmente, in F. CRISPI, Politica estera, cit., pp. 196-199)

L. P. Parigi, 5 settembre 1887 (2).

Nei passati giorni mentre il signor Rouvier era assente da Parigi, io mi era recato presso il signor Vignon suo figliastro e capo di Gabinetto, pregandolo di far sapere al Presidente del Consiglio, quando fosse tornato a Parigi, ch'io mi trovava di passaggio in questa città con una parte della mia famiglia e che, pur non avendo alcuna missione presso di lui, era desideroso di poterlo visitare come amico personale.

Il signor Rouvier, tornato ieri a Parigi, ebbe subito la cortesia di annunziarmi che mi avrebbe volentieri veduto stamane alle ore 11. Subito dopo le più cordiali accoglienze egli mi parlò spontaneamente di un articolo apparso sulla Riforma che si ritiene essere organo del Presidente del Consiglio del Regno d'Italia, e secondo il quale egli si sarebbe recato nella Svizzera per prendere concerti col Presidente di quella Confederazione concernenti l'ipotesi di una guerra tra la Francia e l'Italia. Mi mostrò anzi al riguardo un articolo del giornale inglese lo Standard, donde pare abbia tratto origine quella notizia, osservandomi però che il giornale stesso precisava meglio la cosa, alludendo ad una proposta che il Rouvier avrebbe fatta di neutralizzare la Savoia in caso di guerra, mercè una occupazione da parte della Svizzera. Il Rouvier si mostrò dolente che siasi divulgata tale notizia in Italia e che ad essa siasi prestato fede da persone autorevoli e mi disse che, senza indugiarsi in più lunghe smentite, gli bastava asserirmi che il suo recente viaggio nella Svizzera non ebbe alcun scopo politico, che in esso non vide e del resto neppure conosce il Presidente di quella Confederazione. Poichè mi parve che il signor Rouvier ponesse speciale desiderio a che siffatta notizia venisse sollecitamente smentita presso di Lei, appena uscito da quella conferenza ho stimato opportuno telegrafarLe a tale riguardo. In quel telegramma io soggiungeva che, quanto al resto, cioè in ordine agli altri discorsi fatti dal signor Rouvier, secondo le di Lei istruzioni, la prima impressione era stata favorevole. Con quelle parole io voleva particolarmente accennare agli argomenti relativi al godimento dei diritti civili nei due paesi, alla competenza giudiziaria, agli abordaggi, alle esecuzioni delle sentenze ed alle tasse relative alle società industriali, argomenti tutti in ordine ai quali il signor Rouvier si mostrò, più ancora che disposto, volenteroso di proseguire

appositi negoziati, ritenendo di poter addivenire ad accordi convenienti ad ambedue i paesi e tali da costituire un progresso non solo nei rapporti internazionali, ma nella stessa legislazione interna della Francia.

Prese nota delle aperture che io, sempre in modo confidenziale e dichiarando di non aver missione alcuna, gli ho fatte al riguardo, si riservò di parlarne coi suoi colleghi ed espresse il desiderio di conferirne ulteriormente meco; facendomi istanza affinchè io rimanga all'uopo alcuni giorni a Parigi, tornando quotidianamente a rivederlo. Il signor Rouvier mi disse a più riprese che era dolente che io non avessi alcuna missione presso di lui, rispetto alla rinnovazione del trattato di commercio e di navigazione e volle espormi le sue idee al riguardo, benchè io gli abbia dichiarato ch'io non accettai, nè accetterei per l'avvenire di esser nominato fra i negoziatori e che solo poteva seguire tale discorso con lui come deputato, non del tutto ignaro delle intenzioni del Governo e del Parlamento Italiano.

Avanzata tale premessa, non tralasciai di dirgli quanto mi parve più acconcio in proposito, conformemente alla conversazione avuta colla S. V.

* In sostanza il signor Rouvier non può far previsioni positive e sicure circa l'esito che un nuovo trattato avrà nel Parlamento Francese, se prima non conosce, almeno per sommi capi, le domande, le concessioni, le intenzioni del Governo italiano; il quale avendo esso denunziato il trattato, pare a lui debba esporre pel primo i desiderii, almeno fondamentali dei nuovi patti commerciali e marittimi. Già fin da ora però egli può affermare che non sarebbe approvato dal Parlamento Francese un trattato la cui durata oltrepassasse l'anno 1892, epoca in cui scadono i trattati che la Francia ha con altri paesi. Nè spera, come pure vorrebbe poter fare che sia possibile ottenere l'approvazione di un trattato più liberale di quello da noi denunziato. Privo di qualsiasi altra notizia in proposito del Governo italiano, vide solamente due articoli, che a lui furono segnalati come scritti per ispirazione dei nostri onorevoli negoziatori Ellena e Luzzatti, uno dei quali trattava del dazio sul bestiame e nell'altro era espresso il desiderio di ridurre il nuovo trattato a poche voci. A lui non sembra nè agevole, nè probabile il soddisfare questo desiderio, per contro invece egli sarebbe disposto, fermo l'attuale dazio, a vincolare la voce relativa al bestiame, ma trovò opposizione nel Ministero dell'Agricoltura e prevede che la troverebbe anche maggiore nel Parlamento.

Il signor Rouvier, reputando impossibile conchiudere un nuovo trattato di commercio e farlo approvare dai due Parlamenti (il Parlamento francese dovrà prorogarsi al 15 dicembre per le elezioni senatoriali) in tempo perchè possa andare in vigore il 1° gennaio 1888 e parendogli che si debba evitare sia per ragioni economiche, sia per ragioni politiche l'applicazione delle rispettive tariffe generali fra i due paesi, crede opportuna una proroga del trattato attuale per un anno, o almeno per sei mesi, cominciando intanto i negoziati.

Il signor Rouvier comprende come debba evitarsi assolutamente un terzo rigetto da parte del Parlamento francese, ma soggiunge che, conosciute, anche ufficiosamente, le domande del Governo italiano potrà fare al riguardo fondati presagi dimostrando, coi calcoli numerici già a Lei noti, come, se le domande stesse saranno tali da non urtare con certe idee che sono invincibili nel Parlamento francese, si potrà conseguire un voto d'approvazione. Come Ella vede, i propositi e le intenzioni del Rouvier sono eccellenti, ma per poter sapere qualche cosa di concreto è mestieri che si esca dalle dichiarazioni generiche e che gli si facciano conoscere, in modo ufficioso e preliminare, e sia pure sommario, ma determinato, le nostre domande, cosa che può esser fatta opportunamente per mezzo dell'Ambasciata, ma penso non possa esser fatta se non sentiti i nostri negoziatori.

Il signor Rouvier si rende perfettamente ragione del pessimo effetto che, anche politicamente, il rigetto della convenzione marittima deve aver fatto nel nostro paese e attribuisce il rigetto stesso all'opposizione dei courtiers marittimi e alla fiducia che il Presidente del Consiglio di allora aveva nell'approvazione della convenzione stessa, cui però non diede tutta la dovuta importanza.

La guerra che oggi si muove in Francia ai nostri operai fu oggetto di vive e ripetute osservazioni da parte mia. Il signor Rouvier cercò di attenuarne la gravità, non ristandosi però dal deplorare esplicitamente quanto oggi accade*.

Egli mi ha affermato che combatterà qualsiasi proposta legislativa concernente tasse e disposizioni odiose contro gli operai stranieri, e che, se pure la Camera, ciò che egli non crede, approvasse malgrado lui, simili disposizioni, non le approverebbe il Senato, presso il quale è sicuro di far prevalere le sue idee a tale riguardo. Quanto ai fatti che spesso accadono e che egli pur deplora, ne attribuisce in parte la colpa anche alle abitudini rissose e al facile maneggio del coltello da parte dei nostri operai. Dice che non bisogna esagerare l'influenza che possono avere i voti di taluni consigli generali i quali non hanno eco nel Parlamento, al di là di certi ristretti gruppi, rappresentanti interessi di certe determinate regioni e che le preoccupazioni riguardano più ancora gli operai Belgi che gli operai Italiani. * Egli ignora che il Governo Francese abbia banditi gli operai italiani dalla costruzione di opere pubbliche e da altri servizi dipendenti da pubbliche amministrazioni e si riservò di prender notizie e darmi spiegazioni in proposito. Si mostrò però deciso sinceramente a fare quanto più gli è possibile per arrestare questa corrente di idee contrarie agli operai italiani che io gli dissi essere cagione di vivo e ragionevole risentimento nel nostro paese. L'eccitai a darci qualche solenne soddisfazione, manifestando in modo pubblico p. es. con circolare ai Prefetti il pensiero del Governo. Ma egli mi rispose che nei luoghi dove gli animi sono eccitati, l'intervento palese del Governo potrebbe rendere maggiore l'agitazione e che si potrà invece procedere più utilmente dando ai Prefetti istruzioni riservate. (Non prese però ancora positivo impegno).

Da alcuni giorni varii giornali autorevoli trattano la questione in un senso

giusto e liberale; però io esortai il signor Rouvier a far sì che i giornali governa

tivi più diffusi e popolari anche in provincia si adoperino a far argine alle idee

ed alle passioni che accennano, checchè egli ne dica, a prendere larga estensione.

Del resto il signor Rouvier ammette che il trattato nostro ancora in vigore e

il trattato tra la Francia e la Spagna ci danno il diritto di reclamare contro

ogni offesa alla libertà del lavoro dei nostri operai in Francia e dichiara che

è deciso a far rispettare il nostro diritto. Questo argomento, tanto interessante,

sarà ancora uno dei principali oggetti delle nostre successive conversazioni.

Politicamente le franche parole d'una voce amica, trovarono eco nell'animo del

sig. Rouvier, ma mi rispose osservandomi come si debba constatare con reci

proco rincrescimento che i fatti non si sono svolti sempre conformemente ai nostri comuni voti. Riservandomi di meglio riferirLe a voce la conversazione ,già avuta e quelle che avrò ancora al riguardo col signor Rouvier, mi limito qui a riassumere alcuni dei discorsi fatti oggi con lui.

Riconosce la verità dei concetti che gli ho esposti, seguendo le ispirazioni della S. V. ma afferma che l'accordo tra la Francia e la Russia, circa le questioni dell'Egitto fecero credere che le relazioni fra i due paesi siano più intime di quanto effettivamente esse sono poichè non avvi fra loro nulla di scritto, mentre qualche cosa di scritto esiste fra l'Italia e la Germania. Egli sa che i nostri impegni colla Germania riguardano il caso di una guerra difensiva per la Germania, guerra, egli soggiunse, che non avrà luogo, perchè la Francia non fard la guerra alla Germania (parole che vanno naturalmente intese come si devono intendere simili parole). Il partito, così detto, della revanche, e della guerra alla Germania è, secondo il Rouvier, una ristretta minoranza in Francia, e quanto all'Italia, egli dice che nessuno, o ben pochi in Francia desiderano o promuoverebbero una guerra col nostro paese. Egli non crede che il Generale Boulanger possa esercitare influenza sui destini del suo paese; fu un fuoco d'artifizio .che .va estinguendosi, fu opera ardua e di molta energia l'averlo allontanato ora dal governo, il Presidente Grevy non consentirebbe al suo ritorno e non avendo egli qualità solide nè mezzi propri e permanenti di influenza non è a prevedersi possa ritornarvi.

Il Rouvier desidera schiettamente che fra l'Italia e la Francia si entri in un nuovo periodo di miglior entente e, da parte sua, si adopererà all'uopo, con tutto l'animo e con larghi propositi *.

Per vero l'attuale Gabinetto è savio, liberale, moderato e fermo nelle sue idee ed è ad augurarsi che possa avere una vita lunga e sicura, che gli permetta di attuarle. Se è possibile ristabilire fra l'Italia e la Francia migliori relazioni, di certo non vi può essere momento più opportuno di questo, nè credo che alcun uomo politico francese sia più del signor Rouvier animato da cordiali sentimenti verso il nostro paese. Tale era già la mia opinione e la lunga conversazione avuta oggi con lui e la conversazione avuta poi colla signora Rouvier, mi hanno in essa pienamente e più che mai confermato.

È soverehio che l'assicuri che egli è come se questi fogli fosser scritti di mia stessa mano -quanto alla perfetta riservatezza.

(l) -Omesso in LV. (2) -La data del documento si ricava da CRISPI, op. e loc. cit., ove sono pubblicati i brani fra asterischi.
105

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN

(Ed., in traduzione, in LV 57, p. 22)

T. 745. Roma, 6 settembre 1887, ore 24.

Je réponds à votre télégramme du 5 (1). Je ne vois aucune difficulté à ce que les pourparlers préliminaires et officieux pour le nouveau traité de Commerce aient lieu à Paris, mais je désire et j'insiste là-dessus que les négociations

officielles du mème traité se poursuivent à Rome. Comme vous le savez, c'est ici que l'on doit négocier le traité avec l'Autriche-Hongrie. Les deux traités ayant des analogies étroites, il nous convient et il convient mème à la France que les négociations y relatives se poursuivent contemporanément et dans une seule et mème piace qui ne pourrait ètre que Rome. J'ajouterai que les négociateurs italiens seront probablement les mèmes pour les deux traités. * Il leur serait impossible de se trouver à Rome et à Paris en mème temps *(l).

(l) Cfr. n. 102.

106

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 195/2503. Roma, 6 settembre 1887.

Ho ricevuto il rapporto in data 1° corrente (2), col quale V. E. m'informa che il gabinetto di Berlino non crede di sollevare per ora la questione dell'irregolarità risultante dal fatto che le autorità francesi in Cina rilasciano passaporti a individui non francesi con la menzione della loro nazionalità.

Credo che anche a noi convenga fare lo stesso. Ho scritto in questo senso al commendator De Luca il dispaccio di cui trasmetto una copia a V. E. (3); nel quale, prevedendo anche il caso che noi dovessimo enunciare la nostra opinione, gli ho dato per istruzione di pronunciarsi risolutamente contro la validità giuridica di passaporti accordati a nostri nazionali da autorità che non siano italiane.

107

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN

D. 419/1254. Roma, 6 settembre 1887.

Con rapporto del 2 corrente (3), Ella m'invia copia d'una nota verbale del ministero degli affari esteri della Repubblica in risposta a quella già rimessa officiosamente dal generale Menabrea intorno al contegno che tiene rispetto alle nostre autorità di Massaua il signor Mercinier reggente il consolato di Francia in quella città.

Comincio dal prendere atto della dichiarazione contenuta nella nota verbale francese, che cioè nei registri del consolato di Francia a Massaua non furono inscritti, da che il signor Mercinier ha la reggenza, altri individui all'infuori

di sudditi greci, la protezione dei quali fu assunta dietro espressa richiesta del governo ellenico.

Per quanto concerne il signor Nicolopoulo, uno dei predetti sudditi greci, noi potremmo obiettare che i particolari riferiti al suo governo dal signor Mercinier non concordano con quelli che noi abbiamo avuto dal generale Saletta. Però preferiamo che in qualche prossima opportunità, e verbalmente, Ella lasci comprendere come, a nostro avviso, il redattore della citata nota verbale non ha posto mente a due circostanze essenziali; la la che, trattandosi di suddito ellenico, rispetto al quale il signor Mercinier agisce come se fosse console di Grecia, le eventuali rimostranze contro l'operato delle autorità italiane, dovrebbero venire da Atene e non da Parigi; la 2a che Massaua trovandosi sotto l'impero di un'occupazione militare, il regime delle capitolazioni deve di necessità subire deroga, come la Francia stessa ha espressamente dichiarato in altra consimile circostanza.

Queste osservazioni dovranno da Lei essere presentate in forma officiosa ed amichevole, non essendo il caso di suscitare tra i due governi una controversia per un incidente ov'è implicato il suddito di una terza potenza.

(l) -Omesso in LV. (2) -Cfr. n. 95. (3) -Non pubblicato.
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IL MINISTRO A CETTIGNE, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 193. Pistoia, 6 settembre 1887.

Il riverito dispaccio dell'E. V. del 2 del corrente mese n. 128 (1), mi giungeva quando la mia attenzione era appunto rivolta all'argomento della delimitazione della frontiera turco-montenegrina, che sapeva essere oggetto di nuove e più serie trattative fra la S. Porta ed il Principato.

Adesso sono in grado di riferire all'E. V. come, dopo aver ancora una volta corso pericolo di non approdare a nulla, i relativi negoziati hanno conseguito un soddisfacente risultato. Non si sono infatti concordati soltanto in massima i punti di confine, ma il lavoro teorico sui luoghi andando di pari passo col pratico, è stata tracciata materialmente anche la linea che divide oramai in un modo certo e definitivo i due Stati.

Può essere che in qualche momento le popolazioni albanesi interessate siansene mostrate malcontente. In fatto però non sembra che debbano nascerne serii conflitti. Se costoro si mostrarono altre volte minacciose, dipendeva unicamente dall'esservi state spinte dalle autorità turche dell'Albania, le quali, come si sa, si servirono spesso, allo scopo di complicare le cose, dello spauracchio di una lega albanese e della influenza del noto Ali Pascià di Gussigne. Ora che il Sultano si è pronunziato nel senso che la questione finisca, anche le manifestazioni di cui si tratta cesseranno, perchè i funzionari di Scutari non vorranno compromettersi troppo gravemente col porsi in contraddizione coi voleri sovrani.

Il tenore della convenzione conclusa fra Costantinopoli e Cettigne non è ancora noto nè a me, nè ai miei colleghi; ma so che essa farà oggetto di una comunicazione del governo principesco a quelli delle potenze segnatarie del trattato di Berlino, onde risulti che in questa parte quell'atto internazionale ha ricevuta la sua esecuzione.

(l) Si veda n. 99, nota 3.

109

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COPENAGHEN, RANUZZI

T. 746. Roma, 7 settembre 1887, ore 0,45.

Si l'Empereur vous interroge, vous devez ne pas hésiter à affirmer que le sentiment public en Italie est, envers la Russie, celui d'une solide amitié, aucune divergence d'intérets n'existant entre les deux pays. Si, dans la question bulgare, le cabinet de Rome ne s'est pas toujours trouvé d'accord avec celui de S. Pétersbourg sur le choix des moyens, c'est que, notre vif et unique désir étant de voir la paix se maintenir en Orient, il ne nous était pas possible de nous écarter de la voie qui nous paraissait la plus propre à atteindre ce but. Mais nous n'avons cessé -nous tenons à le déclarer -meme alors que le dissentiment s'accentuait le plus -d'etre animés envers la Russie d'une cordiale bienveillance dont nous souhaitons la continuation mutuelle. Quant à la presse, on doit lui tenir compte de la liberté dont elle jouit, et de sa tendance à généraliser ce qui, pour les esprits sérieux n'a qu'un caractère spécial et transitoire. On se tromperait grandement si on voulait tirer des tendances du moment se produisant dans les journaux, des corollaires absolus en vue de l'attitude du pays et du Gouvernement. Nous pourrions, au surplus, citer bien des journaux qui, tout en appuyant dans l'affaire bulgare, la politique du

Gouvernement, ont tenu un langage mesuré et impartial envers la Russie et son Souverain.

110

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, E A PIETROBURGO, BISIO

T. CONFIDENZIALE 749. Roma, 7 settembre 1887, ore 11,35.

(Per Costantinopoli) Votre télégramme du 4 (1).

(Per gli altri) Un télégramme de notre Ambassadeur à Constantinople.

(Seguito per tutti) mentionne entr'autres la menace faite au grand Vizir par le Chargé d'Affaires de Russie, à savoir que, si la Porte ne veut ou ne peut pas envoyer en Bulgarie un lieutenant princier, la Russie en viendrait à des accords généraux avec l'Autriche-Hongrie au sujet de la péninsule des Balkans. Ce n'est peut-etre de la part de M. Onou qu'un essai d'intimidation, mais il

est tout aussi bien possible qu'au moment donné le Cabinet de Pétersbourg entreprenne cette méthode pour détacher l'Autriche-Hongrie de notre groupe. La Russie s'est précisément servie avec succès en 1877 de ce procédé pour s'assurer dans sa guerre contre la Turquie de la neutralité de l'Autriche-Hongrie (1). Je vous prie donc d'exercer sur ce sujet délicat la surveillance la plus active, me signalant tous les faits et symptomes que paraitraient confirmer une pareille prévision. Nous sommes franchement, en Orient, pour le maintien du statu-quo. Nous ne saurions admettre que ce statu-quo puisse se modifier à notre insu et au détriment de nos intévets. Naturellement la plus grande prudence et adresse doit etre déployée dans vos investigations sur ce sujet délicat.

(l) Cfr. n. 101.

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L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1268. Pietroburgo, 7 settembre 1887, ore 17 (per. ore 20,30).

Le cabinet russe maintient toujours la proposition de l'envoi du Général Ernroth. Sur ma remarque purement personnelle que cette proposition si elle avait pu etre considérée camme concrète et pratique avant l'arrivée du Prince Ferdinand en Bulgarie, cesserait de l'etre à présent, Vlangaly me répondit que aucune Puissance n'ayant reconnu le Prince Ferdinand comme Prince de Bulgarie, la Russie comme s'il n'existait pas continuerait par l'entremise de la Turquie les négociations avec les grandes Puissances dans le but d'arriver à une entente, ce qui est l'essentiel, sur l'acceptation de cette proposition.

Il me laissait entrevoir que d'ici-là les Bulgares memes se seraient débarassés du Prince: en tout cas, il ajoutait, on n'enverra pa,s des bataillons armés bulgares contre un homme qui débarque dans ce pays avec l'appui moral de l'Europe.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AGLI INCARICATI D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, E A MADRID, DALLA VALLE

D. 197/2504 (2). Roma, 7 settembre 1887.

Mi pregio di mandarLe, qui unito, copia di un rapporto del regio ministro in Tangeri e di un dispaccio da me inviato al commendator Scovasso, relativi alla domanda del Sultano del Marocco che le tre potenze prendano l'iniziativa,

Kalnoky dans le sens d'une confiance absolue, ce qui n'empéche pas qu'une surveillance active doit étre exercée par V. E. sur ce sujet délicat ».

presso gli altri Gabinetti, acciocchè l'integrità e l'indipendenza del Marocco vengano garantite da apposito trattato e l'Impero sia riconosciuto quale Stato neutrale.

La prego di voler indagare in proposito il pensiero di codesto governo. Per quanto ci concerne, noi non siamo alieni dal contribuire a tutto ciò che possa giovare allo statu quo nel Marocco, come in ogni altra zona nord-africana del Mediterraneo. A ciò mirava l'invito fatto al governo marocchino con la nota del marzo 1887, alla quale quel governo risponde ora in modo evasivo. Il concetto, che il governo marocchino mette ora innanzi, di una guarentigia d'integrità e di neutralità territoriale da parte delle potenze a favore del Marocco, deve essere ponderatamente studiato. Imperocchè esso implica oneri manifesti, e sopratutto farebbe, in certa misura, dipendere questi oneri dall'atteggiamento più o meno prudente che il Marocco potrebbe tenere verso la Francia. In ogni modo, a noi preme di avere anzitutto, circa questa proposta, l'opinione dei governi più direttamente interessati: la Spagna e l'Inghilterra.

(l) La parte che precede fu ripetuta in un telegramma, riservatissimo senza numero, a Nigra dello stesso giorno che cosi continuava: • ... Celle-ci a pris envers nous des engagements à l'occasion du renouvellement de l'alliance. Ce serait faire injure au Cabinet de Vienne si nous doutions qu'il peut preter l'oreille à des pareilles avances. Je désire au contraire qu'enfaisant allusion au langage du Chargé d'Aft'aires de Russie, V. E. s'exprime avec le Comte

(2) Il numero di protocollo riportato è quello del dispaccio inviato a Berlino. Sono omessi quelli dei dispacci alle altre sedi.

113

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 57, pp. 23-24)

R. 942. Parigi, 7 settembre 1887.

Confermando i due telegrammi (l) che ho avuto l'onore di indirizzare oggi all'E. V., mi pregio di informarLa che nelle udienze che ho avute oggi stesso nel mattino dal Presidente del Consiglio e nel pomeriggio dal Ministro degli Affari Esteri della Repubblica, io ho loro fatte, motivandole come meglio potei, le proposte concernenti * le trattative * (2) per un nuovo trattato di commercio che l'E. V. volle espormi e spiegarmi nei Suoi telegrammi * delli 2, 5 e 6 corrente* (3). Domandai in sostanza che conversazioni preliminari e ufficiose, condotte riservatamente, abbiano anzitutto luogo tra delegati dei due Governi, possibilmente in qualche città intermediaria (4) tra Roma e Parigi, allo scopo di riconoscere se un accordo sia ottenibile. Constatata che fosse in tal modo la possibilità d'un accordo, promisi che il Governo del Re domanderebbe ufficialmente che si proceda a formali negoziati. Dichiarai infine, fin da ora, che il Governo di S. M. dovrà chiedere che questi definitivi negoziati siano condotti in Roma, giacchè colà pure si tratterà contemporaneamente per la rinnovazione del Trattato di commercio coll'Austria-Ungheria. E su questo punto insistei particolarmente, sviluppando le ragioni ben fondate del nostro voto, il quale sarebbe ancora più legittimo se il Governo Francese (come già il

Signor Rouvier me lo aveva in precedenza fatto comprendere) volesse aprire le trattative preliminari in Parigi.

Il Signor Rouvier mi rispose che prima di potermi fare conoscere una decisione definitiva egli aveva bisogno di conferire coi suoi colleghi, in ispecie col Ministro degli Affari Esteri. Per parte sua, egli si mostrò disposto ad accettare le trattative preliminari ed ammise che conveniva condurle senza nessuna pubblicità; ma egli espresse il desiderio che avessero luogo in Parigi, il suo personale intervento essendo indispensabile nè potendo altri rimpiazzarlo (l) lungi da qui. In cambio egli, personalmente, rendevasi conto dei motivi che dovevano farci desiderare di negoziare definitivamente in Roma e mi promise di discutere questa nostra domanda col suo Collega degli Affari Esteri.

Trovai in ottime disposizioni anche S. E. il Signor Flourens, il quale alla sua volta mi si mostrò convinto della necessità di non esporre i due paesi ad una guerra di tariffe. Egli mi disse che il desiderio ch'egli avea manifestato di negoziare in Parigi veniva principalmente dalla considerazione che nel corso stesso delle trattative si potrebbero qui interrogare sui singoli articoli i deputati meno favorevoli e più influenti per rendersi anticipatamente sicuri del loro finale assenso; mentre ciò sarebbe quasi impossibile trattando in Roma, e mentre il sottomettere loro, soltanto a negoziato compiuto, l'intiera tariffa, era più pericoloso. Anche il Signor Flourens mi promise l'immediato esame delle proposte riferitegli in accordo coi suoi colleghi e mi disse che sperava di potermi dare in (2) due giorni una risposta precisa.

(l) -Non pubblicati. (2) -« I negoziati • LV. (3) -« Delli 2 e 6 correnti» LV. Cfr. nn. 98 e 105. Non pubblicato il telegramma indicato nel testo con data 5 settembre. ma spedito da Roma il 4 settembre, ore 23.30. (4) -• Intermedia • LV.
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L'ONOREVOLE BOSELLJ AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(ACS -Fondo Crispi ASRE -2, 104, II; ed., parzialmente, in F. CRISPI, Politica estera, cit., pp. 199-201)

L. P. (3). Parigi, 7 settembre 1887.

* Le lunghe e quotidiane conversazioni che io ho, in modo del tutto amichevole, col Signor Rouvier, valgono a darmi un concetto adeguato della situazione * ma aggirandosi esse ed anche disordinatamente sopra molti particolari riescono tali che sarebbe malagevole riassumerle per lettera senza estendermi troppo lungamente. *Lo vidi oggi, dopo che egli aveva inteso dal Cav. Ressman le comunicazioni concernenti i negoziati per i trattati di commercio. Egli ammette volentieri, riservandosi però di parlarne co' suoi colleghi, che precedano ai negoziati ufficiali, negoziati preliminari ufficiosi e segreti, non crede però possibile che questi seguano in luogo intermedio fra i due paesi, anche perchè troverebbe difficoltà nello scegliere da parte sua persona cui affidarli e crede preferibile, per il buon successo della cosa, occuparsene egli stesso, e quanto alla sede dei negoziati ufficiali, contrappone alla nostra domanda le opposizioni che fa

(.3) I brani fra asterischi sono quelli riportati in CRISPI, op. e loc. cit.

ad essa il suo Ministro degli Affari Esteri. Di tutto, però, conferirà co' suoi colleghi e si adoprerà affinchè ogni cosa riesca con reciproca soddisfazione *. Ricordo che in Italia si è parlato della probabilità che il Signor Leone Say

venga nominato negoziatore pel Governo francese.

Ma ho motivo di pensare che il Governo francese non si proponga di addivenire a tale nomina, forse anche per ragioni politiche, ma principalmente perchè la di lui fama d'economista liberale pregiudicherebbe gli apprezzamenti circa un trattato da lui consentito e ne potrebbe compromettere l'approvazione.

Con discorso del tutto privato, e a modo di conversazioni interamente amichevoli, il Signor Rouvier senza pur volere additare più l'uno che l'altro procedimento da seguirsi nei negoziati preliminari e segreti, mi accennò come gli parrebbe fra tutti preferibile quello di farli passare per mezzo dell'Ambasciata, rimanendo io a Parigi a fianco suo e dell'Ambasciata stessa, come consultore ufficioso ed intermediario amichevole.

* Quanto all'avviare questi primi negoziati segreti pel tramite dell'Ambasciata la cosa potrebbe riuscire opportuna, ove il Governo italiano non persista nel volere che si svolgano in altro luogo; ma quanto alla parte che mi riguarderebbe io gli risposi immediatamente come non mi sarebbe possibile assumerla, sia per i miei propositi già a lui noti sia per riguardo ai nostri negoziatori, egregi colleghi ed amici miei. Ed anzi a prevenire che la mia prolungata permanenza in Parigi possa dare occasione a qualsiasi malinteso al riguardo e che essa finisca per far credere che in qualche modo si inizino a Parigi quei negoziati preliminari che il Governo italiano desidera abbiano luogo altrove, io stimo conveniente di lasciare fra quattro o cinque giorni questa città.

Il Signor Rouvier mi chiese se è intenzione del Governo italiano che il trattato di navigazione vada congiunto al trattato di commercio dal quale egli per avventura inclinerebbe a tenerlo separato.

Rispetto ai nostri operai, il Signor Rouvier mi ha ripetuto che è assoluto proposito suo di far rispettare i diritti che sono ad essi garentiti dai patti internazionali vigenti e che a lui non consta che, da parte di amministrazioni governative siasi ordinata l'esclusione di operai italiani dall'esecuzione di pubblici lavori. Quanto alle amministrazioni comunali e dipartimentali non avere egli alcun mezzo legale contro le deliberazioni che per avventura abbiano emesso nel senso di obbligare gli intraprenditori a valersi unicamente di operai nazionali.

Insistendo io circa talune disposizioni che si affermano inserite nei quaderni

d'oneri formulate da amministrazioni governative per talune imprese, egli si

riservò ancora di riesaminare la cosa e darmi ulteriore risposta. Ove si riesca

a trovare il modo di darci qualche esplicita soddisfazione o guarentigia il

Governo italiano potrà reclamare in forma ufficiale, provocando quelle dichia

razioni che verranno preventivamente concordate. Ma, intorno a ciò, nè il

Signor Rouvier ancora mi diede nè io sono ancora in grado di scriverle alcuna

positiva assicurazione. Il Signor Rouvier però non tralascia di ripetermi che egli

ritiene l'attuale movimento avverso gli operai stranieri essere un vero travia

mento di idee, contrario ai grandi principii della rivoluzione francese.

Passando ad altro argomento le dico che il Signor Rouvier molto ragionevolmente si rende ragione delle difficoltà trovate pel concorso dell'Italia all'Esposizione del 1889, dopo che se ne fecero promotori taluni radicali italiani e che egli vagheggerebbe un'alleanza delle nazioni latine da sostituirsi ad altre combinazioni internazionali oggi inevitabili.

Poichè bisogna essere con qualcuno ammette che alla Francia è mestieri essere in buon accordo colla Russia, ma non gli pare che nella questione bulgara sia realmente in causa il principio delle nazionalità e, quanto alla questione d'Egitto, gli pare che uguale sia l'interesse della Francia e quello dell'Italia: che succeda cioè alla occupazione inglese il potere di un Vicerè indipendente che governi di concerto coi Consoli delle Grandi potenze, e che si dia a quel paese un carattere come a dire di neutralità. (Tali le idee del Rouvier, ma il vero concetto della politica francese, Ella lo conosce meglio di me, è quello di stabilire, esclusa l'Inghilterra, la preponderanza francese in Egitto: ma io riferisco e per ora non commento) *.

(l) -« Surrogarlo • LV. (2) -« Fra • LV.
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L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 357. Pietroburgo, 7 settembre 1887.

Mentre i giornali d'ogni paese continuano ad ammannire ai loro lettori una prossima visita dello Czar all'Imperatore di Germania, e ne fissano il luogo e la data, quelli di questo Impero non ne fanno cenno di sorta.

Nei circoli ufficiali russi la notizia è recisamente smentita. La supposta visita avrebbe potuto essere il risultato d'una decisione spontanea dello Czar, decisione naturalmente suggeritagli dalla vicinanza e dalla grave età dell'Imperatore Guglielmo, col quale, considerati i suoi 91 anni, per l'ultima volta potrebbe abboccarsi. Ad ogni modo non sarebbe stata nè consigliata nè approvata dal Governo Imperiale ed avrebbe avuto il biasimo dell'opinione pubblica russa. Se i rapporti ufficiosi tra i Governi di Pietroburgo e di Berlino tendono a diventare sempre più amichevoli per l'arrendevolezza, verso la Russia, della Germania interessata ad allontanarla dalla Francia, invece quelli tra i due popoli si raffreddano, e dal raffreddamento ne conseguì la guerra finanziaria e di tariffe.

116

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1280 bis. Londra, 8 settembre 1887, ore 0,55 (per. ore 8,45).

Voici réponse de Salisbury à la communication que je lui avais faite relativement aux instructions de V. E. au Baron Blanc (l) et télégramme subséquent du 1er Septembre (2). • Je partage entièrement l'opinion de M. Crispi que ce

serait une très grave responsabilité pour une puissance d'imposer un Régent qui déplut au peuple bulgare. En exprimant sa disposition à adhérer à la nomination d'un Régent le Gouvernement de la Reine a toujours retenu qu'une telle nomination devait avoir l'approbation du Gouvernement Bulgare, de la Porte et des puissances.

Une tentative par la Porte d'imposer un Régent au peuple bulgare, pourrait dans certaines circonstances ètre conforme aux termes du Traité de Berlin; mais dans les conditions actuelles de la Péninsule des Balkans, ce serait une grave imprudence. Toute tentative de ce genre par autre Puissance, serait non seulement plus imprudente encore, mais ne pourrait presque pas se concilier avec les termes du Traité de Berlin. Je pense, comme M. Crispi, que si les bulgares ne sont pas disposés à accepter un Régent, la nationalité de celui-ci importe peu ou rien, parce que leur opposition constituerait la principale objection à cette nomination; mais quand mème ils consentiraient, je verrais avec beaucoup d'appréhension la nomination d'un Général de l'armée russe à un tel poste •.

(l) -Cfr. n. 88. (2) -Cfr. n. 94.
117

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

1'. 1281. Costantinopoli, 8 settembre 1887, ore 13,10 (per. ore 17).

Mon attention, comme celle de mon collègue d'Angleterre, est depuis plusieurs mois tournée du còté de l'éventualité qui m'est signalée par V. E. Jusqu'ici nous ne voyons pas de signes alarmants; c'est Calice lui-mème qui a signalé à White et à moi, ce que le Grand Vizir lui avait appris de la menace de M. Onou, et il a ajouté d'avoir répudié hautement vis-à-vis du Grand Vizir toute idée d'accord Autr'iohien-Russe: absurdité imaginée dit-i! pour confirmer tel doute du Sultan sur la solidité de nos alliances. Je dois ajouter que Calice qui est prudent à l'excès, est pourtant entré avec moi en des études très précises sur l'indépendance future de l'Albanie, de la Macédoine et Bulgarie, résultat qui pourrait ètre assuré en cas de rupture du statu quo, par une intervention meme de l'Italie et de l'Angleterre. Seull'Autriche-Hongrie se bornant à occuper, en ce cas, Novibazar comme elle en a le droit à maintenir son influence sur la Serbie et à faire front au besoin contre la Russie.

Je prie V. E. de garder le secret absolu sur ces conversations académiques que je ne cite que comme preuve de la bonne foi de Calice; mais ce qui n'est un secret ni à Vienne ni à Berlin et ce qui ne parait pas y avoir fait mauvaise impression, c'est mon opinion personnelle que, si l'Italie a de grandes revendications à faire dans la Méditerranée où elle a d es intérèts spéciaux, l'Autriche n'a plus rien à prendre sur la Turquie d'Europe. A cela près, les intérets communs aux Dardanelles sont pour le statt~ quo présent et pour les indépendances futures; toutefois pour assurer le maintien de ce programme contre tout retour à la politique de compensation de 1877, il ne suffit pas de surveiller et de se méfier; ce qui alors nous a peu réussi; il faudrait aujourd'hui des accords assurant la garantie réciproque et la coopération armée éventuelle des trois puissances contre la Russie. A défaut de ces accords il est hors de doute que l'Allemagne laissem prévaloir la politique russe des compensations, et alors l'Autriche, malgré les répugnances des Hongrois, devra la subir. Je sais de source certaine que Kalnoky n'a pas perdu l'espoir de réaliser les accords à trois, dont il a été question entre Radowitz et nous ici. Le sujet a été traité à Gastein et le sera sous peu à Friedrichsruh, mais il m'est revenu qu'à Berlin on est frappé de voir que les conseils secrets de Radowitz et Goltz n'ont pas fait faire un pas pratique à notre entente. Tewfik-Bey télégraphie que le monde officiel à Berlin croit que la question bulgare se prolongera • jusqu'à ce que l'une des Puissances les plus intéressées, se décide à une intervention •.

Les Bulgares émigrés ont reçu de la Russie l'assurance qu'avant la fin d'Octobre, leur parti triomphera, meme, s'il le faut, par une occupation russe. White craint qu'il ne soit difficile à la Russie de reculer, si elle propose directement aux Puissances l'envoi de Ernroth camme l'Allemagne l'y pousse.

V. E. peut compter sur mon zèle et mon exactitude à l'informer de mon mieux.

118

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATISSIMO S. N. Vienna, 8 settembre 1887.

J'ai fait, en causant avec Kalnoky, allusion à la menace de M. Onou.

Je lui ai meme lu la phrase de votre télégramme (l) qui m'invite à m'exprimer dans le sens d'une confiance absolue. Kalnoky m'a chargé de vous en remercier et il m'a dit qu'outre les engagements avec nous il a fait publiquement devant les délégations les déclarations les plus explicites sur la politique que le Cabinet austro-hongrois poursuit dans les Balkans et qui consiste à raffermir l'autonomie des Etats de la Péninsule et à empecher qu'ils tombent sous l'infl.uence exclusive d'une seule Puissance. Kalnoky croit que M. Onou s'est livré de son propre mouvement à une tentative d'intimidation qu'on ne saurait prendre au sérieux.

Kalnoky s'est montré très satisfait de ce que je lui ai dit de votre part au sujet des efforts que vous ferez pour empècher la continuation des indiscrétions de l'Opinione.

11 -Documenti diplomatici -Serie Il -Vol. XXI

(l) Cfr. n. 110, nota 1.

119

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 898. Parigi, 8 settembre 1887.

Coi telegrammi del 29 (l) e 30 (2) agosto ultimo e col dispaccio n. 1249 Serie Politica del 3 corrente mese (1), l'E. V. mi faceva conoscere la linea di condotta che il Governo del Re erasi tracciata in presenza della situazione creata in Bulgaria dai fatti compiuti dopo l'elezione e l'arrivo del Principe Ferdinando. V. E. m'incaricava di far comprendere al Quai d'Orsay che quella condotta non era dettata da particolari simpatie pel Principe di Coburgo, ma bensì dall'opinione dell'Italia che la sua elezione fosse stata l'espressione della libera volontà del popolo Bulgaro e potesse costituire un principio di soluzione d'una questione ch'era urgentissimo di chiudere. A suo giudizio, l'eliminazione del Principe Ferdinando, propugnata dalla Francia come dalla Russia e dalla Germania, anzichè troncarla potrebbe inasprirla, se l'Europa non accondiscendesse ad accettare il Principe o Generale Russo che la Russia vorrebbe poi imporre.

Il Signor Charmes, al quale prima del ritorno del Signor Ministro degli Affari Esteri della Repubblica io già aveva esposto il modo di vedere dell'E. V., m'aveva obbiettato che la situazione da Lei temuta e prevista pel caso della partenza del Principe Ferdinando dalla Bulgaria esisteva in fatti appunto ora, perocchè egli era convinto che dopo le sue dichiarazioni, la Russia non si sarebbe acquietata nè ora, nè poi, nè mai a lasciare sul trono bulgaro il Principe il quale a suo danno aveva violato il trattato di Berlino, e che il pericolo di un intervento armato e di una conflagrazione tanto più si avvicinerebbe quanto più fosse per durare lo stato presente delle co:>e. Per forza di questa considerazione principalmente la Francia non avrebbe esitato, quand'anche non fosse in rapporti amichevoli col Governo dello Czar, a secondare il voto e le domande del Gabinetto di Pietroburgo, quantunque essa sia sempre pronta ad accettare quella soluzione qualsiasi che possa finalmente ottenere l'assenso di tutte le altre potenze, nè sicuramente abbia in animo di complicare la questione.

Nella prima udienza che, dopo il suo ritorno, io ebbi ieri dal Signor Flourens,

io gli tenni pure un linguaggio conforme a quello che m'era stato dall'E.

V. suggerito. Egli mi si mostrò dolente che tutte le potenze non avessero giudicato preferibile di mantenersi rigorosamente sul terreno legale del Trattato di Berlino, il quale era stato indubbiamente violato dal Principe di Coburgo, come pure esse tutte lo avevano dovuto riconoscere.

• II Trattato di Berlino, egli disse, fu ultimo spediente che si trovò per sorreggere il crollante edifizio dell'Impero Ottomano. Or che avverrà se la Russia, come lo annunziò e lo ripetè, considererà quel trattato come nullo e lacerato dalla violazione tollerata? •.

• Nulla le sarebbe più facile che di lasciare il Principe di Coburgo in Bulgaria e di farne un luogotenente Russo: so che egli anche troppo vi si presterebbe. Ma mostrando di rassegnarsi, di non curarsene e sfruttando poi a suo profitto e a suo talento la situazione creatale dal suo svincolo dal trattato di Berlino, la Russia potrà in modo ben più pericoloso per la pace e per gl'interessi dell'Europa tentare di servire le sue ambizioni. Gli è perchè egli scorge il pericolo, che il Principe di Bismarck si schierò energicamente dal lato della Russia ed ammise le sue domande •.

Il Signor Flourens mi disse poi che aveva allora allora ricevuto la notizia che le elezioni in Bulgaria erano state fissate per 1'8 ottobre prossimo, e che sarebbero precedute da una amnistia la quale però non sarebbe nè molto sincera nè generale.

(l) -Non pubblicato. (2) -Si veda n. 88, nota 3.
120

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, A UMBERTO I

T. S. N Roma, 9 settembre 1887.

In continuazione al telegramma del 6 settembre (l) circa il dubbio di un possibile riavvicinamento tra Russia e Austria, ho l'onore di far noto a V. M. che Nigra non crede che tale eventualità sia possibile, almeno per ora. E difatti, gli Uomini di Stato che avrebbero qualità per negoziarlo sono attualmente dispersi e lontani gli uni dagli altri. Anche ciò non fosse, Nigra non crede probabile nè che la Russia compri nuovamente, con cessioni territoriali, la neutralità dell'Austria, mentre ancora si pente delle cessioni fatte nel 1876, da cui non trasse sufficiente profitto; nè che l'Austria, legata con noi da patti formali, si renda spergiura e ad essi manchi. Aggiungo che Blanc da Costantinopoli ci informa aver saputo dallo stesso rappresentante d'Austria la intimidazione enunciata dall'Incaricato d'Affari di Russia. E questa dichiarazione basta a comprovare la lealtà della nostra alleata. In ogni modo, il Governo ed i rappresentanti di V. M. invigileranno, e non perderanno un solo istante di vista le eventualità che in pari tempo si sono affacciate alla mente di V. M. ed alla mia.

Nell'affare bulgaro, sappiamo che la Germania ha risposto alla Porta (2) dichiarandosi pronta ad appoggiare la proposta Ernroth tosto che la Porta abbia fatto uffici diretti presso i Gabinetti di Roma, Vienna e Londra a patto che quegli uffici siano pure simultaneamente appoggiati in aperto modo dalla Russia, essendo il Gabinetto di Pietroburgo il vero autore della proposta anzidetta. Aspettiamo ora la circolare che la Porta prepara. Ho intanto la soddisfazione di far noto a V. M. che da Kissingen il Cancelliere germanico mi ha fatto sapere in via strettamente confidenziale che divide i dubbii e le preoccupazioni del Governo di V. M. e che il contegno della Germania si ispira al concetto di non

fomire, per quanto la concerne, appiglio alla politica russa che le permetta di dire di esser stata intralciata dal Gabinetto di Berlino nella adozione dei mezzi che crede o finge credere più consentanei alla situazione. D'altronde il Principe di Bismarck lascia alla Russia la responsabilità piena ed intera delle proposte di cui le appartiene l'iniziativa. Non cercherà di influenzarla, nemmeno negativamente per via di consigli. D'altra parte, Lord Salisbury mi fa dire da Royat (l) che divide la nostra opinione circa ai pericoli derivanti dall'invio di un reggente che non abbia l'approbazione del Governo bulgaro, della Porta e delle Potenze. L'imprudenza sarebbe grave se chi lo manda fosse la Porta, sebbene in certi casi la cosa sarebbe conforme ai termini del trattato di Berlino; l'imprudenza sarebbe più grave ancora se ve lo mandasse un'altra potenza, e di più la cosa sarebbe contraria al detto trattato. Lord Salisbury conchiude dicendosi del parere da noi espresso non avere importanza la nazionalità del reggente quando il punto essenziale è che non si mandi reggente alcuno.

All'ultimo momento mi giunge da Nigra (2) sunto di conversazione da lui avuta con Kalnoky. Questi confermò nel modo il più esplicito che la politica austriaca nei Balcani è quella da lui esposta alle Delegazioni e ·consiste nel rafforzare l'autonomia degli Stati nella penisola ed impedire che essi cadano sotto l'influenza esclusiva di una potenza. L'impressione lasciata da queste informazioni e dalle altre riferite sul principio di questo telegramma è che l'Austria procede lealmente e conforme agli impegni presi.

(l) -Non pubblicato. (2) -Per la risposta tedesca alla proposta turca si veda G.P., cit., vol. V, n. 1055 (Bismarck a Kiderlen, 3 settembre 1887, n. 182).
121

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 58, pp. 449-450)

T. 1286. Parigi, 9 settembre 1887, ore 19,10 (per. ore 21,35).

Je viens de demander à M. Flourens ce qu'il y a de vrai dans !es nouvelles données hier, notamment par le Journal des Débats à l'égard des négociations avec l'Angleterre pour le Canal de Suez. Il m'a dit que !es informations publiées par le Journal des Débats sont presque entièrement exactes; pour faciliter l'entente qui n'a pu étre obtenue en 1885, la France a repris directement !es négociations avec le Foreign Office, et on est sur le point d'aboutir à un accord complet. La grande difficulté relative à la Commission de surveillance est résolue. La Commission, composée des représentants des Puissances, au Caire, et présidée par son doyen, se réunira périodiquement, et pourra aussi étre convoquée exceptionellement sur la demande d'un de ses membres. La dernière question est celle de la détermination de la zone autour du Canal, au dedans de laquelle l'érection des fortifications et l'occupation militaire seraient interdites.

M. Flourens m'a dit avoir proposé que la Commission internationale susdite soit

laissée juge de statuer dans chaque cas qui se présenterait, * si un fort fut élevé ou une occupation effectuée par l'autorité locale en proximité du Canal *. Il espère obtenir l'assentiment de l'Angleterre, attendu que l'on a déjà constaté dans la conférence de 1885 la difficulté de préciser un périmètre. Dès que l'accord sera complet, le traité sera soumis par voie diplomatique à l'adhésion des Puissances; mais on ne proposera pas de nouvelle conférence, pour ne point entrer dans des discussions stériles. M. Flourens considère ce premier pas comme un acheminement à une solution de la question égyptienne et à la neutralisation de l'Egypte. * La France étant parvenue à faire avorter la convention de Sir Drummond Wolff, le Cabinet de S. James a tout l'air, avec son esprit pratique habituel, d'étre venu à résipiscence et de compter avec ses voisins d'outreManche, pour en venir tant bien que mal à ses fins * (1).

(l) -Cfr. n. 116. (2) -Cfr. n. 118.
122

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(ACS -Fondo Crispi ASRE -2, 103, I)

T. P. s. N. Londra, 9 settembre 1887.

J'avais écrit à Lord Salisbury dans le sens du télégramme de V. E. du 1er courant (2). Voici sa réponse en date du 8.

• Je suis très peiné qu'à cause de mon absence de l'Angleterre, je n'ai pas été à méme de répondre aux demandes de M. Crispi avec autant de promptitude que j'ai l'aurais désiré.

Je suis très sensible au langage amicai dont il se sert et aux sentiments cordiaux, qui dictent ce qu'il suggère.

Eloigné de toute source d'information et de mes collègues, je ne pourrais, en aucun cas, discuter une proposition précise pour une intervention active, dans le cas où en surgìt la nécessité ou elle parut très proche. Il y a toutefois, il me semble, deux considérations qu'il faut tenir en vue.

l. La particulière agression, contre l'état actuel des choses, que nous appréhendons en ce moment, aura lieu presque sur les frontières de l'Empire Autrichien et touchera l'Autriche plus que toute autre puissance à l'exception de la Turquie.

L'action de l'Italie et de l'Angleterre, lesquelles sont comparativement éloignées devra étre énormement influencée par la conduite que pourraient suivre l'Autriche et la Turquie.

Il me semble par conséquent impossible d'esquisser aucun pian de conduite éventuelle devant la contingence que nous appréhendons, sans savoir quelles sont les vues de ces deux puissances le plus vivement intéressées.

2. Assumant que des événements aient lieu qui puissent disposer le peuple Italien et le peuple Anglais à une guerre (car pratiquement sans le consentement des deux nations rien ne peut se faire), le caractère de cette guerre et la question si elle doit etre navale ou militaire ne dependrait-t-elle pas de la nature et du théatre de l'agression? Je parle en grande ignorance de tels sujets, mais il me semble que toute tentative d'une action militaire contre une occupation Russe de la Bulgarie serait impossible à l'Italie et à l'Angleterre, à moins que la Turquie ne fùt très cordialement d'accord avec elles, et meme alors ce serait très difficile. Car malgré qu'une flotte puisse forcer son chemin à travers le Bosphore en dépit des Tures, une telle entreprise serait impossible pour des transports chargés de soldats et pour des navires constamment requis pour le maintien de l'approvisionnement d'une armée.

D'un autre coté, les flottes pourraient etre très redoutables contre la Russie. Si celle-ci essayait une invasion de la Bulgarie par mer (ce qu'elle devrait pratiquement faire tant que la Roumanie lui serait fermée), son armée serait alors dans une position précaire, si sa retraite par mer fùt coupée et ses approvisionnements suspendus par des flottes ennemies.

Mais tandis que je crois ces considérations très redoutables pour la Russie et qu'avant d'essayer une pareille entreprise elle devrait bien les peser, je ne puis dire d'avance jusqu'à quel point l'opinion publique en Angleterre nous permettrait d'agir dans une telle éventualité jusqu'à ce que une telle éventualité ne se présente •.

J'enverrai à V. E. l'originai de la lettre de Lord Salisbury et une copie de ma lettre mardi prochain par une voie sùre.

(l) -I brani fra asterischi sono omessi in LV. (2) -Cfr. n. 93.
123

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI

D. 31/361. Roma, 9 settembre 1887.

Con rapporto del 1° corrente (1), la S. V. mi rendeva conto di un privato colloquio avuto recentemente con codesto ministro degli affari esteri sulla circolare Rampolla (2).

Ringrazio la S. V. per queste interessanti indicaz,ioni; però, stimo doverle raccomandare il massimo riserbo in così delicato argomento.

Trattandosi di materia, che, a nostro avviso, non può spettare a negoziati diplomatici, non conviene a noi, con l'accettare la discussione, sia pure in termini ufficiosi, coi governi esteri, di lasciare a,ccreditare l'opinione che possa formare oggetto di trattazione ciò che è regolato dalle nostre leggi, all'osservanza delle quali noi stessi dobbiamo e vogliamo provvedere.

(l) -Cfr. n. 96. (2) -Allude alla Circolare ai Nunzii pontifici del cardinale Rampolla del 22 giugno 1887 che illustrava l'allocuzione di Leone XIII del 23 maggio dello stesso anno in merito ai tentativi di conciliazione tra il Regno d'Italia e la Santa Sede.
124

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1289. Londra, 10 settembre 1887, ore 2,55 (per. ore 8,30).

En réponse à la dépeche de V. E. n. 400 série politique (1), j'ai l'honneur de me référer à mon rapport du 1er septembre (2). En outre je dois constater avec regret que le Gouvernement anglais pense que la participation d'un représentant italien aux négociations pour le Canal de Suez, lui seraU plutòt embarrassante, vu que l'Angleterre, malgré ses protestations, poursuit en meme temps d'autres buts dans ses négociations avec la France. D'ailleurs ces négociations se font maintenant par écrit. Si je pouvais me permettre d'exprimer un avis, je prierais V. E. d'accepter sans réserve la proposition que Salisbury vous a faite: il serait utile d'attendre d'abord la communication des documents, et, après que ces pièces auront été dument examinées par V. E., faire connaitre à Sa Seigneurie l'avis du Gouvernement du Roi, et adhérer, si c'est le cas, par des notes officielles de cette Ambassade royale, aux points acquis au fur et à mesure de la marche des négociations.

125

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1295. Londra, 10 settembre 1887, ore 18,50 (per. ore 20,15).

Je confirme télégramme d'hier au soir (3). Sous-Secrétaire d'Etat déclare de nouveau qu'on est encore loin de pouvoir arriver à un accord avec la France sur la question du Canal de Suez; toutefois dans le cas où Salisbury serait venu à une entente avec Flourens à l'insu de tous, je viens d'écrire une lettre particulière à Sa Seigneurie, lui sollicitant conformément au télégramme de V. E. du 23 aout (4), de stipuler simultanément avec le Gouvernement du Roi un accord identique avec celui qu'il signerait avec la France.

(l) -Non pubblicata. (2) -Non pubblicato. Si veda comunque n. 91. (3) -Cfr. n. 124. (4) -Cfr. n. 72.
126

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN

D. 425/1260. Roma, 10 settembre 1887.

Il Suo rapporto in data 7 di questo mese (l) mi è giunto dopo che Le era stato spedito, ieri sera, un telegramma relativo appunto alle voci di un abboccamento del signor Rouvier col presidente della Confederazione svizzera circa la occupazione, per parte delle ,truppe federali, della zona neutra al confine della Savoia, in caso di guerra fra Italia e Francia.

Quelle voci sono in realtà ben singolari; ma, dopo le indicazioni dell'officioso Temps, giova sapere con la maggiore certezza possibile se le medesime, ripetute con una certa insistenza, hanno un qualche fondamento.

127

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 57, pp. 24-25)

R. 944. Parigi, 10 settembre 1887.

*Facendo seguito al mio rapporto 7 corrente n. 942 (l) della Serie Commerciale e* (2) confermando i miei telegrammi di ieri e di oggi (3), "'ho l'onore di riferire all'E. V. le risposte* (4) che mi furono date dal Signor Ministro degli Affari Esteri e dal Presidente del Consiglio in seguito alle mie entrature sul modo di addivenire alla stipulazione del nuovo Trattato di Commercio.

Essendomi recato ieri dal Signor Flourens, S. E. mi dichiarò che il Governo Francese desiderava la conclusione di un nuovo Trattato ed accettava per conseguenza la nostra proposta di intavolare a tal fine i negoziati preliminari ed ufficiosi. Per le ragioni che già in precedenza esposi alla E. V. il Governo della Repubblica ci chiede di procedere a questi negoziati qui in Parigi, e di aprirli prontamente. "' Il Signor Flourens osservò che essi potranno avere luogo, con un poco di buona volontà, altrettanto discretamente e confidenzialmente qui che altrove * (5). Per pronunciarsi definitivamente sulla scelta del luogo in cui si procederà agli ulteriori negoziati ufficiali, il Signor Flourens ci domanda una dila

zione. In questi giorni parecchi Ministri ed in ispecie quello del Commercio sono assenti *da qui, e* (l) la questione dovrà essere esaminata e risoluta in pieno Consiglio. Questo Signor Ministro degli Affari Esteri crede d'altronde che durante le trattative preliminari le reciproche convenienze a tale riguardo potranno essere meglio pesate. * Egli insistè sulla non lieve difficoltà che si affaccerà al Governo Francese quando dovrà designare i negoziatori da mandarsi a Roma. Sarebbe, a suo giudizio, necessario di comprendere tra i Delegati un Deputato: ora, dice egli, prendendone uno della scuola del libero scambio, la situazione si aggraverà rispetto ai protezionisti, allorquando la Camera dovrà esaminare il Trattato, scegliendo per lo invece un Deputato che non rappresenti le opinioni dell'attuale Governo si correrà il rischio di compromettere il Trattato perfino prima della sua stipulazione * (2).

Il Presidente del Consiglio, il quale mi ha ricevuto stamane, mi ha ripetute le stesse dichiarazioni. Egli mi disse che doveva domandare che le trattative preliminari avessero luogo in Parigi, giacchè egli non può a meno di prendervi personalmente parte insieme al Ministro del Commercio, e mi espresse il desiderio che vi si dia principio quanto più presto possibile affinchè il terreno sia sgombrato prima del ritorno delle Camere. Anche egli, senza rifiutare c a priori • la designazione di Roma per le trattative ufficiali, domanda di poter aggiornare ogni impegno sulla scelta del luogo * per le medesime • (1). c Se le conversazioni preliminari, mi disse egli, chiariranno che l'accordo finale sarà piano e facile, in tale caso io sarò forse meno imbarazzato nella scelta dei delegati da mandarsi a Roma. Potrò incaricare del negoziato l'Ambasciatore di Francia, aggiungendogli * due direttori dei Ministeri delle Finanze e del Commercio * (3). Ma la mia situazione sarebbe diversa, qualora, essendo meno completa l'intesa nelle trattative preliminari io dovessi mandare a Roma un Deputato. *Un giornale già arrivò fino ad annunziare che il Governo avrebbe delegato il Signor Léon Say. Niuno sicuramente sarebbe più di lui autorevole e competente; ma la Camera non accetterebbe un Trattato fatto da lui* (2).

Dopo queste concordi dichiarazioni, l'E. V. giudicherà senza dubbio opportuno ed utile di designare senza indugio il Delegato od i Delegati che saranno da Lei incaricati di procedere alle trattative preliminari, ed io mi auguro di poter dare al Governo Francese pronto avviso della Sua decisione. Anzi, per quanto essa sia sollecita, parmi che in ogni migliore ipotesi si possa difficilmente

sperare di giungere prima del termine di questo anno alla stipulazione ed appro

vazione parlamentare finale del nuovo Trattato, laonde l'E. V. stimerà forse savio consiglio di prendere fino da ora una determinazione sulle condizioni in cui una eventuale breve proroga del Trattato di Commercio vigente sarebbe ammissibile per parte del R. Governo.

(l) -Cfr. n. 113. (2) -Omesso in LV. (3) -Non pubblicati. (4) -c Ho l'onore di qui riprodurre, per maggiore chiarezza, le precise risposte • LV. (5) -Il brano fra asterischi è omesso in LV. (l) -Omesso in LV. (2) -Il brano fra asterischi è omesso in LV. (3) -c due altri negoziatori • LV.
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L'ONOREVOLE BOSELLI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(ACS -Fondo Crispi ASRE -2, 104, II; ed. in F. CRISPI, Politica estera, cit., pp. 201-203)

L. P. Parigi, 10 settembre 1887.

Ella riceverà, per mezzo dell'Ambasciata, le risposte del Signor Rouvier alle tre comunicazioni.

Posso intanto dirle quali saranno.

Il Signor Rouvier, consultati i suoi colleghi, risponde:

Nulla in contrario a che precedano negoziati ufficiosi e segreti, ma questi abbiano luogo a Parigi. Non ha persona da inviare all'uopo altrove; inviando a ciò una persona apposita e nota cesserebbero di esser segreti; desidera farli egli stesso personalmente nell'utilità stessa della cosa.

Circa alla sede dei negoziati definitivi non ha potuto per,suadere il Ministro degli affari esteri e non può prendere alcun impegno che si facciano a Roma. Si vedrà in seguito. O i negoziati preliminari a nulla conducono, ed è una questione inutile. O nei negoziati preliminari si va d'accordo sopra i punti sostanziali e così che non rimangano a definirsi che dei particolari e non vi sarà nessuna difficoltà a che l'Ambasciata francese a Roma, insieme per esempio coi due Direttori Generali delle Dogane e del Commercio Estero inviati appositamente nella nostra capitale, sia incaricata dei negoziati ufficiali e Ii porti a termine. O sarà mestieri anche nei negoziati ufficiali dibattere punti importanti ed allora tornano in campo le prime obbiezioni, il Rouvier non saprebbe chi mandare all'uopo in Italia e dovrebbero anche tali negoziati aver luogo in Parigi.

Intanto egli crede che nei negoziati ufficiosi preliminari apparirà la necessità di una proroga.

Io gli osservai che tali risposte saranno di troppa poca soddisfazione in Italia, che ammessa pure l'opportunità che i negoziati ufficiali siano fatti direttamente con lui, dovrebbesi ad un tempo e subito stabilire che i negoziati ufficiali abbiano luogo a Roma: ed ho soggiunto, sorridendo, che se io fossi incaricato di trattare con lui sopra questo punto non cederei quanto alla sede dei negoziati ufficiosi, condotti nel modo da lui divisato, se non a condizione di fissare contemporaneamente la sede a Roma dei negoziati definitivi.

Ma egli ha persistito nelle sue dichiarazioni: che allo stato delle cose non gli è possibile prendere impegno: e che la questione della sede dipenderà da quella della sostanza, cioè da ciò che resterà a fare nei negoziati ufficiali perchè s'egli fa obbiezioni e per gli uni e per gli altri a Roma, non è per alcuna ragione politica o di stato, ma unicamente perchè non sa chi mandare a Roma, attese le difficoltà della cosa e la condizione degli animi in Francia: un protezionista rovinerebbe tutto, un libero cambista pregiudicherebbe il risultato di fronte alla corrente contraria -perciò è mestieri ch'egli personalmente intervenga e del resto egli solo può fare i presagj desiderati.

Il Signor Rouvier mi diceva tutto ciò ieri. Oggi egli lascia Parigi per una breve gita in campagna ed oggi io prenderò da lui commiato, e partirò domani l'altro, 12, da Parigi, tornando, per la via della Svizzera a Cumiana d'onde verrò sollecitamente a Roma.

L'impressione ch'io reco dal mio soggiorno in Parigi è conforme alle dichiarazioni del Rouvier:

La Francia, nella sua grandissima maggioranza, non vuole la guerra, non ha la febbre della revanche, e non è a prevedere ch'essa sia per attaccare la Germania: al contrario essa resisterà, finchè le sarà possibile, a tutti gli eccitamenti ad attaccarla;

rispetto all'Italia ben pochi vagheggiano di farci guerra; i più temono che noi siamo per cadere addosso alla Francia insieme colla Germania e ci ammoniscono intorno ai pericoli che a noi pure deriverebbero dalla distntzione della Francia;

il prestigio del regno d'Italia e del suo governo è qui grande; la stessa questione cattolica è qui molto attenuata e non vi sarebbe che un piccolo numero di persone desideroso d'ingerirsi in difesa del potere temporale;

il Rouvier, che è certo che la politica italiana sotto la di lei mano energica e mossa dal di lei pensiero prenderà una parte più viva nelle questioni internazionali, fu lietissimo di apprendere dalle mie amichevoli assicurazioni quali sono i di lei sentimenti, nei quali confida pei migliori rapporti dei due paesi; fra le altre cose il Rouvier mi assicurò che rispetto all'Italia tutti i piani di battaglia preparati in Francia sono tutti sulla base di una guerra difensiva; la questione operaja, egli afferma essere questione di concorrenza nel

salario, non di antipatia nazionale anti-italiana.

Ma di tutto ciò meglio a voce. Solo le dirò ancora che in complesso le mie conversazioni col Rouvier furono opportune; e che avranno seguito in ulteriori corrispondenze delle quali egli stesso mi dimostrò il desiderio.

*Tornò a parlarmi della faccenda deHa Svizzera per smentirla nuovamente così come fanno i giornali* (1).

129

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1297. Pietroburgo, 11 settembre 1887, ore 17,40 (per. ore 19,15).

J'ai aujourd'hui vu Giers monté contre Blanc, qui, d'après ses renseignements, s'agiterait d'une manière tout-à-fait hostile à la Russie. S. E. était étonnée de cette conduite, d'autant plus que les Ambassadeurs d'Angleterre et des deux pays directement intéressés en Orient, sont plus calmes et pas systématiquement contradisants. J'ai taché de conva·incre Giers de l'inexactitude de ces renseignements.

(l) Il brano fra asterischi è omesso in CRISPI, op. e loc. cit.

130

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. s. N. Roma, 11 settembre 1887.

Déchiffrez vous-meme.

Je vous remercie de votre télégramme du 8 (l) et suis heureux des déclarations que vous a faites Kalnoky. Il nous revient de Constantinople que Calice ne s'exprime pas autrement avec Blanc et avec White. En résumé, l'Autriche, dans les Balkans, favorise la politique des nationalités, ses intérets étant le maintien du statu quo pour le présent et la formation d'Etats autonomes pour l'avenir. C'est là la politique traditionnelle de l'Italie et exactement la mienne. Toutefois, pour assurer le maintien de ce programme commun, contre tout retour à la politique de compensation de 1876, il ne suffit pas de surveiller et de se méfier, ce qui alors nous a peu réussi. Il faudrait aujourd'hui des accords assurant la garantie réciproque et la coopération armée éventuelle des trois Puissances contre la Russie en cas d'agression. Le Cabinet de Berlin est, d'après ce que nous savons, secrètement favorable à ces accords, à défaut desquels il est à prévoir que l'Allemagne laissera prévaloir la politique russe des compensations et que l'Autriche, malgré les répugnances d es Hongrois, la subirait. Blanc croit savoir que Kalnoky conserve l'espoir de donner un caractère pratique à notre entente. Comme vous le savez, j'y suis tout disposé pour ma part. Il ne resterait donc plus qu'à vaincre les répugnances du Cabinet de Londres pour les engagements à base hypothétique. Malheureusement l'absence de Salisbury retard tout pourparler de ce còté. En effet, Sa Seigneurie me fait savoir de Royat qu'éloigné de ses collègues et de toute source d'information, il ne saurait, à son grand regret, discuter une proposition précise. Il ajoute cependant qu'il faudrait avant tout: l) pouvoir compter sur l'opinion publique en Italie et en Angleterre; 2) connaitre les vues de l'Autriche et de la Turquie, notamment de cette dernière puissance avec laquelle toute action éventuelle de l'Italie et de l'Angleterre dans la Mer Noire suppose un accord intime et cordial. Le premier point trahit en Salisbury !es préoccupations que lui cause sa situation parlementaire. Il est certain que les gouvernements comme les nòtres ne peuvent rien faire sans l'appui explicite du pays, mais nous avons, quant à nous, confiance de pouvoir éclairer et guider l'opinion publique en Italie. Au sujet du second point, il ne saurait etre difficile à Lord Salisbury d'acquérir, comme nous, la certitude que l'Autriche désire réaliser l'accord à trois et n'en a pas perdu l'espoir, et quant à la Turquie, je crois, pour ma part, que du jour où l'entente des trois Puis

sances prendrait forme concrète, le Sultan ne tarderait pas à reconnaitre que ses intérets lui imposent de marcher à còté d'elles. Je répondrai en ce sens à Salisbury (1).

(l) Cfr. n. 118.

131

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 359. Pietroburgo, 11 settembre 1887.

L'E. V. con un telegramma del 7 corrente (2) mi comunicava la minaccia, fatta dall'incaricato d'affari di Russia al gran vizir, di accordi generali tra la Russia e l'Austria relativamente alla penisola balcanica in caso che la Turchia non voglia o non possa inviare in Bulgaria un luogotenente principesco, e mi incaricava di esercitare su questo soggetto delicato la sorveglianza la più attiva.

Finora non vennero a mia conoscenza nè fatti nè sintomi che paressero confermare una tale previsione. Non mancherò però di dirigere prudentemente ed abilmente per quanto mi è possibile, le mie investigazioni su di essi, qualora si producessero, e di segnalarli all'E. V.

Il discorso che tenne ieri con me l'incaricato d'affari d'Austria-Ungheria non confermerebbe una tale previsione. Egli contrariamente all'opinione generalmente divisa dal corpo diplomatico qui accreditato, mostra sperare che temporeggiando il principe di Coburgo finirà per rimanere sul trono di Bulgaria. Può darsi che il conte Beust, non dovendo più reggere l'ambasciata imperiale e reale che per pochi giorni, non sia compartecipe di questi delicatissimi accordi, che saranno trattati dall'ambasciatore che giungerà, eventualmente munito di istruzioni verbali del suo governo.

Il suddetto incaricato d'affari nel suo colloquio lamentavasi di non aver modo di accertarsi della notizia pervenutagli, ignoro in qual modo, che tra la Germania e la Russia si stia negoziando la neutralità di quest'ultima in caso di guerra tra la prima e la Francia. Egli crede che la Germania voglia dalla Russia

une déclaration officielle contre la France.

Continuai il discorso su quest'argomento desiderando conoscere se il sospetto di tali negoziati potesse essere causa di pensieri e di una certa ritenutezza nociva all'espansione, che, si ha luogo di credere, regni nei rapporti tra la Germania e l'Austria-Ungheria. Certo si è che la Russia non venderà la sua neutralità a buon mercato.

Chiesi al conte di Beust quale potrebbe esserne il prezzo, e se questo non sarebbe dannoso agli interessi austro-ungarici in Oriente. Colla sua risposta mi

lasciò scorgere essere egli convinto che qualunque fosse il prezzo accordato alla Russia in compenso di ciò che la Germania le chiede, esso non sarà mai dannoso all'Austria, all'amicizia della quale il gran cancelliere tiene più che ad ogni altra cosa.

(l) -Identiche considerazioni venivano svolte in un telegramma dello stesso giorno diretto a Blanc (Costantinopoli). (2) -Cfr. n. 110.
132

IL MINISTRO A TANGERI, SCOVASSO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 452. Tangeri, 11 settembre 1887.

Il Governo Sceriffiano ha diretto una nota al Ministro di Spagna, Signor

Diosdado, chiedendo che il Governo Spagnolo prenda l'iniziativa d'una Confe

renza alla quale dovrebbero essere invitate le Potenze firmatarie della Conven

zione di Madrid per modificare la Convenzione stessa. La nota venne consegnata

al Signor Diosdado in occasione della recente missione da lui compiuta a Rabat,

ed aggiungerò in via confidenziale, per notizia dell'E. V., che fu lo stesso Mini

stro di Spagna il quale suggerì al Sultano questo procedimento.

Il Signor Diosdado, reduce dalla sua missione, è partito immediatamente

alla volta di Madrid, ed ho saputo ora che di là egli ha proseguito per Parigi.

Non parmi improbabile che l'andata a Parigi si colleghi con imminenti negoziati

per la convocazione della mova Conferenza.

133

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO

T. 764. Roma, 12 settembre 1887, ore 12,15.

Je Vous approuve de ne pas avoir hésité à dissiper, chez M. de Giers, l'impression que notre Ambassadeur à Constantinople obéisse à un parti pris d'opposition envers la Russie. Cette impression ne saurait etre l'effet que de renseignements inexacts. La correspondance du Baron Blanc, que j'ai sous les yeux, prouve, au contraire, qu'en s'acquittant de ses instructions, il n'a jamais cessé de se conformer à mes recommandations dans le sens de la modération et d'un esprit de condescendance. Une attitude systematiquement hostile serait, de notre part, d'autant moins raisonnable, qu'il n'y a, entre la Russie et nous, aucune question particulière, et que nous devons croire que le maintien de la paix, notre but actuel, est également le but poursuivi par la Russie.

134

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Vienna, 12 settembre 1887, ore 17,25 (per. ore 19,55).

Déchiffrez vous-mème.

J'ai exposé à Kalnoky aujourd'hui les considérations contenues dans le télégramme de V. E. d'hier au soir (1). Ce ministre se montre disposé à entrer dès à présent dans un arrangement avec nous et l'Angleterre sur les bases que vous connaissez, mais il doute qu'on puisse y amener le Sultan, et il croit que toute négociation entamée à Constantinople serait immédiatement divulguée. Quant à Salisbury, l'opinion de Kalnoky est qu'en présence de sa situation qui n'est pas très solide, il hésitera à s'engager et ne prendra en tout cas aucune décision avant l'ouverture des Chambres. Karolyi n'étant pas à Londres, Kalnoky vous laisse volontiers le soin de sonder Salisbury à ce sujet.

135

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN

T. 768. Roma, 12 settembre 1887, ore 24.

Voici nos conclusions pour la négociation commerciale avec la France: l) Ayant nous mèmes dénoncé le traité de commerce actuel, nous sommes prèts à prendre au moment opportun l'initiative de demander l'ouverture de la nouvelle négociation; 2) Nos délégués officieux viendront à Paris pour l'échange préliminaire d'idées ayant pour but d'établir la possibilité de négocier un traité dont l'approbation par les Chambres Françaises serait assurée; 3) La négociation du traité de Commerce se ferait séparément de celle pour la convention de navigation; 4) Les trois points qui précèdent sont expressément subordonnés à la condition que les négociations définitives et officielles s'ouvriront à Rome; 5) Le traité aura la durée de cinq ans, c'est-à-dire jusqu'à 1892 ainsi que le désire

M. Rouvier; 6) Quant à la prorogation du traité actuel nous devons nous réserver de l'accorder alors seulement que la négociation en serait arrivée à tel point de nous fournir la certitude que le nouveau traité pourra ètre signé

Veuillez faire connaìtre le contenu du présent télégramme à MM. Rouvier et Flourens. Ils y verront, je l'espère, la preuve de notre sincère désir d'aboutir à une entente également avantageuse pour les deux pays.

(l) Cfr. n. 130.

136

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Costantinopoli, 12 settembre 1887.

Je me plais pour le bien du service d'etre autorisé à correspondre directement avec V. E .. Les entrevues de Bismarck, Kalnoky et Radowitz, ayant lieu ces jours ci, je dois user du télégraphe. L'entrevue de Rastad en 1876 établissait comme compensation pour la Bosnie et l'Herzégovine l'influence russe sur la Bulgarie sans dépasser les Balkans. La Russie voulut par le traité de S. Stefano dépasser cette limite par droit de conquete, mais y fut ramenée par le Traité de Berlin. Nous n'eumes aucune part aux compensations, parce que nous n'étions d'intelligence avec personne et avions refusé l'alliance austro-allemande en 1875 et l'alliance anglaise en 1878. Après 1882 nous eumes des alliances mais nous avons commis l'erreur de prendre prétexte des inclinations de Gladstone envers la France et de Bismarck envers la Russie pour faire nous memes de la politique franco-russe nous refusant à suivre le conseil de nos alliés d'employer des intermédiaires de confiance réciproque pour des négociations intimes. Cela mettrait l'Allemagne en péril et la forcerait de se concilier les deux autres empires par de nouveaux partages dans les Balkans. Les pourparlers de Schiernevic désignèrent Salonique comme compensation pour une Bulgarie russe s'étendant à la Roumelie orientale, mais le Prince Alexandre, sur qui la Russie comptait, rompit l'hégémonie russe et réunit la Roumélie Orientale, ce qui suscita pour la prémière fois la cause de l'indépendance des Balkans. Nous avions le tort de ne pas le comprendre quand nous combattions dans la conférence de l'an dernier cette cause de l'indépendance et de l'unité soutenue par l'Angleterre seule. Ce succès obtenu par l'Angleterre contre nous dans la conférence réouvrit à nos intérets de perspectives de résistance possible contre de nouveaux partages impériaux. L'Autriche que l'(accord) Russe-allemand avait reduit à tout subir passivement, commença à proclamer devant les délégations le programme des autonomies. On semble comprendre à Vienne que l'acquisition de Salonique aurait dernière conséquence de faire rentrer les provinces allemandes de l'Autriche dans l'orbite douanière et militaire de l'Allemagne et de désaffectionner la Hongrie. La question est de savoir si Kalnoky aura le courage de déclarer à Friedrichsruh etre pret à défendre ks autonomies sans restriction. Il faudrait pour cela qu'il fùt certain d'un concours suffisant de l'Angleterre et

de l'Italie. Bismarck ne croit guère à ce concours. Il persiste à présenter à l'Autriche la coupe empoisonnée des partages. Si Radowitz qui revient ici dans dix jours n'encourage plus les accords à trois et retourne aux accointances russes, mes deux collègues et moi prévoyons de graves événements.

137

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E.MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. SEGRETISSIMO S. N. Costantinopoli, 12 settembre 1887 (per. il 13).

Calice a reçu de Kalnoky invitation à lui faire un rapport précis sur les bases d'accord pratique qui paraitraient aux trois ambassadeurs à Constantinople pouvoir étre proposées à leurs gouvernements. Nous y travaillons à trois à titre purement personnel et sans préjuger en rien l'accueil que nos gouvernements pourront y faire. Calice et moi serons aisément d'accord, mais White parait craindre que son gouvernement ne l'accuse de s'avancer trop. Je remercie V. E. de ses importantes instructions télégraphiques et écrites.

138

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., come estratto, in LV 58, p. 456)

R. CONFIDENZIALE 604. Londra, 12 settembre 1887.

Ho infine certezza che le notizie datemi da Sir Julian Pauncefote circa i

negoziati sul Canale di Suez sono esatte; e che S. E. il Signor Flourens ed il

giornale dei Débats si sono alquanto illusi nel credere che la quistione fosse in

procinto di essere composta.

Ho visto quest'oggi una lettera confidenziale di Lord Salisbury a Sir Julian

Pauncefote, in data del 10 corrente, in cui Sua Signoria, mentre approva le

opinioni di quest'ultimo sui capi ancora controversi della materia, esprime ram

marico che le altre difficoltà si sieno aggiunte alle difficoltà esistenti.

Le linee generali dei negoziati sono state finora le seguenti: come Lord

Salisbury m'aveva informato il 19 agosto scorso, il Governo della Regina aveva

proposto al Governo della Repubblica la stipulazione d'un accordo fondato

sull'art. III della Convenzione di Sir H. W olff. La Francia avendo respinto

l'ultimo periodo di quell'articolo, che concerne la difesa dell'Egitto e la tutela

del canale, ed avendo fatto parecchie contro proposte, aveva aperto il campo a

varie difficoltà. Una di esse si riferiva alla descrizione d'una zona o regione del

canale che doveva essere contemplata nella Convenzione. Un'altra alla scelta

12 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

della potenza o delle potenze cui dovesse essere affidata la custodia del canale. Una terza alla costituzione di una commissione di vigilanza per indicare i pericoli cui potesse essere esposto il medesimo.

Benchè sembrasse dapprima che queste difficoltà fossero state allontanate per mezzo di mutue concessioni delle due parti, talune di esse sono ricomparse sotto altra forma. Ed una maggiore ne è sopravvenuta, a cui Lord Salisbury allude nella sua lettera a Sir Julian Pauncefote, e che minaccia di mandare a monte i negoziati. Questa difficoltà scaturisce dall'ultima nota del Signor Waddington in cui si cita l'art. IX del disegno di trattato di Parigi. Lord Salisbury ha dato quindi istruzioni al Vice Segretario di Stato di chiedere all'Ambasciata di Francia se sia per inavvertenza che il Governo francese si sia riferito a quell'articolo, che non ha fatto finora argomento di negoziato.

Dagli schiarimenti che giungeranno da Parigi in risposta, dipenderà l'esito della faccenda.

Ho intanto l'onore di far sapere all'E. V. che il Vice Segretario di Stato del Foreign Office ha interpretato con qualche riserbo le istruzioni di Lord Salisbury di parteciparmi i documenti che concernono i negoziati. Mi vien detto che Sua Signoria, nel farmi promessa di darmi copia della sua nota edella risposta del Signor Waddington, non abbia preveduto questo nuovo inciampo e desideri ora che si scopra, prima di ogni altro, quali siano i disegni della Francia.

Ho vivamente protestato contro tale riserbo, ed ho pregato Sir Julian di telegrafare tosto a Lord Salisbury di dare ordine di parteciparmi quei documenti o di farmene dare almeno lettura.

Devo aggiungere che, a parer mio, la ritrosia del Foreign Office di darmi. copia delle note di cui si tratta si deve ascrivere a due motivi. Uno è il sospetto di offendere la Francia semmai quest'ultima abbia contezza di tali partecipazioni fatte dietro alle sue spalle. L'altro motivo è che non è conforme all'indole strettamente pratica del Foreign Office di partecipare proposte o incomplete, o non ancora esaminate,

o forse fraintese; le quali, prima che giungano a Roma, potranno essere o modificate, o respinte, o almeno chiarite.

Il Foreign Office desidera, da parte sua, partecipare all'E. V. un disegno completo da cui si possa scorgere l'insieme dei negoziati e su cui l'E. V. possa manifestare il suo parere.

139

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. s. N. Roma, 14 settembre 1887, ore 10 (1).

Déchiffrez vous méme.

Bismarck et Kalnoky dont vous m'annoncez l'entrevue devront certainement s'occuper de la question orientale. Nous voilà dans la méme position d'il

y a dix ans, avec la seule différence que l'Autriche était alors représentée par le comte Andrassy. J'ai pleine confiance dans les deux ministres, mais il est de toute prudence de tacher de connaitre exactement ce que l'on aura dit et établi à Friedrichsruh. Aussitòt que Salisbury sera rentré à Londres, j'aurai soin de le faire sonder sur ses intentions pour l'accord à trois.

(l) La copia di questo telegramma, conservata fra i documenti riservatissimi della_ Ambasciata a Vienna, porta la data 13 settembre 1887.

140

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. s. N. Roma, 14 settembre 1887, ore 10.

Déchiffrez Vous-meme.

On me télégraphie de Vienne que Bismarck et Kalnoky se verront aujourd'hui à Friedrichsruh. Nous voilà dans la mème position d'il y a dix ans, avec la seule différence que l'Autriche était alors représentée par Andrassy. J'attacherais un grand prix à connaitre exactement et promptement ce que l'on aura dit et établi dans cette entrevue. Alliés à la fois de l'Autriche et de l'Allemagne, nous ne pouvons pas rester en second rang et nous contenter d'etre renseignés après coup de leurs décisions. Il n'est pas question seulement de nos intérets mais de notre dignité.

141

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1322. Parigi, 14 settembre 1887, ore 18,47 (per. ore 20).

Je viens d'informer M. Flourens de vos conclusions touchantes le Traité de Commerce. Demain à l'issue du Conseil des Ministres, il doit me faire connaitre la réponse au sujet du siège des négociations officielles; V. E. ayant subordonné les autres conditions à l'engagement de négocier à Rome, j'ai encore une fois plaidé de mon mieux pour une décision favorable au choix de notre Capitale, aucune objection n'a été énoncée par M. Flourens contre les autres points de Votre télégramme d'avant-hier (l); il m'a dit seulement qu'il comptait que la négociation du Traité de Commerce se fera simultanément avec celle pour la convention de navigation bien qu'elle doive se faire séparément.

142. L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1326. Parigi, 14 settembre 1887, ore 20,50 (per. ore 0,35 del 15).

Dans l'entretien que je viens d'avoir avec M. Flourens je lui ai formellement demandé de nous faire prendre part à ses négociations avec l'Angleterre au sujet du Canal de Suez, après lui avoir fait sentir d'abord jusqu'à quel point il était inadmissible pour l'ltalie d'etre tenue à l'écart dans une question de cet ordre. M. Flourens n'a pas hésité à reconnaitre que tout ce qui touchait au Canal de Suez devait avoir pour l'Italie un intéret d'autant plus capitai, qu'elle était en effet enfermée dans la Méditerranée; cependant il ne pensait que par ses négociations directes avec l'Angleterre, nos droits légitimes fussent méconnus en aucune façon. En tachant d'amener une entente avec l'Angleterre, la France se conformait aux vreux qui avaient été exprimés dans la conférence de 1885; elle agissait comme le portevoix des Puissances de l'Europe et par leur délégation. Si l'entente avec le cabinet de St. James s'établissait, comme il espérait désormais, le protocole resterait ouvert: la France ne signerait point un traité spécial avec l'Angleterre. Les autres Puissances auraient à examiner et approuver le résultat obtenu, et dès lors l'ltalie elle aussi aurait à se prononcer. Ce serait la France dans l'intention de M. Flourens qui les saisirait de l'accord intervenu. D'ailleurs, m'a-t-il dit, les points restés en litige avec l'Angleterre en 1885 n'étaient que trois: la Commission de surveillance; la zone neutre du Canal et la question des alliés (?) (l) soulevée par l'art. 11 du projet. Ce n'est donc que sur ces trois points, dont le ter et le 3ème sont résolus, que porte notre discussion avec le Cabinet de St. James. J'ai naturellement attaqué M. Flourens sur le mot qu'il m'avait dit d'etre entré en négociations avec Londres par délégation des Puissances, en lui demandant de quel document cette délégation résultait. Je dois rendre hommage à sa loyauté, car il m'a avoué d'avoir poursuivi cette négociation sans avoir pris connaissance du titre qu'il croyait résulter d'une correspondance diplomatique antérieure à son entrée dans le Ministère. Il m'a promis de mieux se renseigner à cet égard, et de me donner dans la prochaine audience une réponse.

(l) Cfr. n. 135.

143

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Vienna, 14 settembre 1887.

Déchiffrez vous-méme. L'entrevue entre Bismarck et K<Hnoky a lieu chaque année. Peut-etre celle

d'aujourd'hui aura-t-elle plus d'importance que les autres. Je ne puis pas le préjuger; mais il me semble qu'en tout cas la situation est bien différente de

celle d'il y a dix ans. Il existe maintenant des engagements qui n'existaient pas alors et qui changent les rapports entre les trois Puissances. Je suppose que des deux cotés, on tiendra à vous renseigner sur ce qui s'y sera passé. Mais je dois déclarer ici très loyalement à V. E. que si K;llnoky veut me cacher les résultats de cette entrevue je n'ai aucun moyen de les connaitre, attendu que personne n'y assiste, en dehors des deux Ministres, et que s'il y a un secret on n'en parlera ici qu'à l'Empereur.

(l) Punto interrogativo nel testo.

144

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 4499. Berlino, 14 settembre 1887.

En suite des télégrammes de V. E. du 11 et du 12 septembre (1), j'ai constaté à la Chancellerie Impériale qu'elle avait eu d'abord connaissance par les journaux des bruits relatifs à une entente directe entre la France et la Suisse au sujet de la neutralité des districts nords de la Savoie. Peu après, le Chargé d'Affaires d'Allemagne à Berne transmettait à cet égard un rapport dont il m'a été confidentiellement donnée lecture. Il y était dit que, par la voie de la presse, le Conseil fédéral opposait un démenti catégorique à cette nouvelle. Il ne saurait en effet convenir à la Suisse d'admettre un nouvel arrangement sur le droit qui lui appartient en vertu des Traités d'occuper militairement en temps de guerre la zone neutralisée. Si meme la France avait fait une communication portant qu'en cas d'hostilités elle ne soulèverait aucune objection à une occupation, et que bien loin de là cette occupation lui serait agréable, la Suisse ne pouvait qu'apprendre avec satisfaction que son droit recevait une consécration de plus. Il lui suffisait d'en prendre acte, sans s'engager d'aucune sorte par d'autres déclarations ou nouvelles stipulations. Il s'agit d'ailleurs d'un droit et non du devoir d'occuper éventuellement la partie septentrionelle de la Savoie. Elle n'entend se prévaloir de ce droit que si les intérets de la Suisse, et surtout si le maintien de l'intégrité de son territoire rendaient absolument indispensable une semblable occupation. Il se pourrait, ainsi que le Chargé d'Affaires d'Allemagne le donne à entendre, qu'il n'ait été question que de déterminer les pouvoirs administratifs que la France conserverait alors que la Confédération ferait stationner des troupes dans les Provinces du Chablais et de Faucigny, ainsi que sur le territoire au Nord d'Ugine, etc.

Il est a rémarquer que le démenti du Conseil fédéral semble s'appliquer à la conclusion d'une convention sur le droit lui-meme d'une occupation, mais non à des négociations qui auraient pu avoir lieu entre les deux Gouvernements sur quelques points se rattachant du moins à ce droit. Aussi le Chargé d'Affaires d'Allemagne incline à croire qu'il y a eu des pourparlers concernant les pouvoirs administratifs ci-dessus mentionnés. Il est également porté à supposer que pour engager le Conseil fédéral à mieux entrer dans les vues du Gouvernement français, celui-ci aura cherché à exciter à Berne les défiances contre

l'Italie en lui attribuant des arrière-pensées au détriment de la Suisse. Le Cabinet de Berlin ne s'est pas autrement occupé de la question, parce qu'il ne doute pas que la Suisse saura scrupuleusement exercer les droits et remplir les devoirs dérivant de la neutralité.

V. E. se souviendra qu'en Mars dernier, époque où surgissaient des appréhensions d'une prochaine guerre entre la France et l'Allemagne, la Suisse énonçait, entre autres, à Rome età Berlin, sa ferme volonté de maintenir sa neutralité, en prévenant que cette déclaration serait, au moment voulu, notifiée par le télégraphe, et en exprimant le désir de recevoir alors une réponse également en voie télégraphique. Nous avons acquiescé en termes généraux à ce désir. L'assentiment de l'Allemagne était plus explicite. II est assez vraisemblable qu'une démarche analogue aura été faite à Paris, et qu'à cette occasion le Gouvernement français ait cherché à donner une plus grande extension à l'échange de vues. Ce fait est peut-etre en quelque connexité avec les bruits signalés par la presse.

(l) Non pubblicati.

145

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 58, pp. 458-460)

R. CONFIDENZIALE 608. Londra, 14 settembre 1887.

Col mio rapporto del 12 corrente (n. 604 Serie Politica) (1), mi recai a premura d'informare l'E. V. che avevo chiesto al Foreign Office di telegrafare a Lord Salisbury, pregando Sua Signoria di parteciparmi, in conformità della sua promessa, i documenti circa i negoziati sul canale di Suez, o di concedermi almeno il (2) leggerli. In risposta, Sua Signoria diede ordine per telegrafo (3) al Vice Segretario di Stato di farmi avere le notizie ch'io chiedessi.

Ebbi quindi ieri sott'occhio *il voluminoso incartamento* (4) di cui si tratta; e dopo aver preso lettura delle note più recenti, pregai il Foreign Office di darmene un ristretto autentico.

Ho ricevuto tosto la Memoria che ho il bene di trasmettere qui unita all'E. V. (5) in originale. Essa è segnata confidenzialissima. Mi pregio nello stesso tempo mandarle una traduzione della medesima.

ALLEGATO.

MEMORANDUM (6)

Very confidential.

The proposal made by Lord Salisbury to M. Waddington was for a Convention respecting the Suez Canal in the terms described in Article III of Sir Henry Wolff's Convention.

The French Government objected to the last paragraph of the proposal, which ìs as follows :

c It shall also be provided that the Convention shall not interfere with any measures wich may be necessary for the defence of Egypt and the security of the Canal··

They wished the sentence to run as follows:

• Il est entendu que les dispositions ci-dessus relatées ne sauraient préjudicier aux mesures prises par le Gouvernement Khédivial et par la Porte Suzeraine pour la défense et la sécurité du territoire égyptien, en dehors de la zone d'application de la présente Convention •.

As a necessary corollary of this wording they wished for a definition of the c Region of the Canal • by land as well as by sea.

A correspondance ensued as to the expediency of this wording, and as to whether, in case the Porte and the Khedive should be unequal to the task of protecting the Canal, they should have the right of appealing to any one Power for assistance, or should only appeal for the assistance of ali the Powers conjointly.

M. Waddington argued that recourse should be had to the method prescribed in Article X of the draft treaty recommended by the International Commission a t Paris, viz:

c Si le Khédive ne dispose pas de moyens suffisants, il devra faire appel à la Sublime Porte, laquelle se concertera avec les autres Puissances Signataires de la Déclaration de Londres du 17 Mars 1885, en vue d'arreter d'un commun accord

les mesures à prendre pour répondre à cet appel • (1).

Lord Salisbury in his last note expressed some doubt as to the efficacy of this course of procedure against an insurrectionary leader, but admitted that in that case the danger to the Canal itself would not be of a very formidable kind. He noted with satisfaction that the French Government appeared to agree with him that in case any one of the Powers parties to the Convention should threaten the Canal, the Convention would thereby be annulled and all parties would resume their freedom of action.

He pointed out that there were objections to defining the Canal so as to include a border of land on either side, as in that case any Power would be at liberty to land and march troops within these limits, or, if this were forbidden, the Sultan and the Khedive would be equally prohibited from doing so.

Finally he suggested that the pian of defence proposed by M. Waddington might

be adopted for the Canal, provided that there were no attempt at a definition of

the Canal so as to include any land not covered by water.

In reply M. Waddington states that what the French Governement think important is that the international arrangements for the freedom of navigation should be sufficient to prevent the neighbouring territory from being made use of to defeat the objects of the Convention. With this object, H. E. proposes the ..following wording:

cLes représentants en Egypte des Puissances signataires du présent traité

seront chargés de veiller à son exécution. En toute circonstance qui menacerait la

sécurité ou le libre passage du Canal, ils se réuniront sur la convocation d'un d'entre

eux et sous la présidence de leur doyen, pour procéder aux constatations nécessaires.

Ils feront connaitre au Governement Khédivial le danger qu'ils auront reconnu, .afin que celui-ci prenne les mesures propres à assurer la protection et le libre usage du Canal. Ils réclameront notamment la suppression de tout ouvrage ou la dispersion de tout rassemblement qui, sur l'une ou l'autre rive du Canal, pourrait avoir pour but ou pour effet de porter atteinte à la liberté et à l'entière sécurité de la navigation • (2).

This proposal is now under consideration.

(l) -Cfr. n. 138. (2) -c Di., LV. (3) -• Di telegrafare •• LV. (4) -• L'incartamento •• LV. (5) -Fin qui in LV. (6) -In LV il Memorandum è in traduzione. (l) -Cosi Waddington a Salisbury, Londra 28 luglio 1887, in Blue Book, Egypt N. l (1888), :pag. 26. (2) -Waddington a Salisbury, Londra, 3 settembre 1887, Blue Book, cit., pag. 31.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

Appunti segreti Terapia, 14 settembre 1887.

Il Barone di Calice ha dato confidenzialmente a me ed a sir W. White notizia del contenuto di una lunga lettera a lui diretta dal Conte Kalnoky, nella quale era dichiarato necessario ed anzi urgente conoscere quali basi di accordi pratici con l'Italia e l'Inghilterra possano essere dal Conte Kalnoky considerate conformi alle idee personali dei tre ambasciatori in Costantinopoli, rimanendo interamente riservata la libertà di apprezzamento dei rispettivi Governi sull'argomento, trattato senza istruzioni in liberi e preliminari colloquii, nè destinato a venir effettivamente sottoposto ai tre Gabinetti se non dopo che in un prossimo incontro col Principe di Bismarck, il Conte Kalnoky ne avesse riconosciuto l'attuabilità.

Sir W. White è a tal riguardo di parere che, sia per il congedo ed il bisognG di riposo di Lord Salisbury, sia per l'incerta situazione parlamentare in Inghilterra, sarebbe oggi prematuro che egli, Sir W. White, entrasse in particolareggiate formule circa i progettati accordi. Egli ritiene che l'opinione inglese, tanto più se alquanto preparata come non sarebbe difficile, non mancherebbe di assecondare ed anzi eccitare l'azione governativa, e che il Governo stesso d'altronde agirebbe senza dubbio per proprio impulso, allorchè gli interessi britannici apparissero evidentemente minacciati; locchè sarebbe il caso, secondo lui, quando, senza formale occupazione russa in Bulgaria, e solo con colpi di mano o invasioni di volontarii, o con altri artifizii, la preponderanza russa si stabilisse in Bulgaria. Sir W. White quindi ritiene che la prima cosa da farsi sia che il Conte Kalnoky proceda ad intime spiegazioni col Principe di Bismarck circa il significato della nota teoria germanica che concederebbe all'Austria un'influenza in Bulgaria; poichè da tali spiegazioni e dalla sperata cessazione della tradizionale collaborazione del Signor di Radowitz col Signor di Nelidow a detrimento delle influenze inglese e austriaca sulla Porta, dipenderà non solo l'efficacia degli sforzi che fanno le tre potenze per sottrarre la Bulgaria e la Porta all'influenza russa, ma il valore stesso degli accordi progettati fra le tre potenze; le quali potrebbero trovarsi deluse dagli avvenimenti, quando avessero contemplato unicamente un'occupazione militare russa, e non già la preponderanza che venisse riacquistata in qualsiasi modo in Bulgaria dalla Russia. L'azione qualunque delle tre potenze in tal caso si fonderebbe sul fatto che la preponderanza russa nella Bulgaria distruggerebbe non solo l'autonomia di quella provincia, ma l'indipendenza della Porta, la quale, già subordinata ora alle influenze russe, come si è visto nei negoziati per l'Egitto, e come si vede negli attuali negoziati per la Bulgaria, diventerebbe addirittura una vassalla dell'Impero russo, quando questo la minacciasse assai più davvicino di oggi. Chiarita la quistione dell'inammissibilità della preponderanza russa in Bulgaria, l'Italia e l'AustriaUngheria potrebbero concertarsi sin da ora sulle eventuali azioni territoriali

delle due potenze rispettivamente nella penisola dei Balcani, con la certezza morale dell'appoggio efficace che darebbe loro l'lnghilterra in una tale situazione che porrebbe in quistione la libertà degli Stretti, primario interesse britannico. Sir W. White espresse tali idee in modo successivo, con condizione di non essere citato a Lord Salisbury, nè di apparire personalmente impegnato, ed in risposta a varie argomentazioni mie e del Barone di Calice. Assenti per esempio alle osservazioni mie che l'Inghilterra, prima e per un certo tempo unica promotrice dell'unione tra Bulgaria e Rumelia Orientale, era impegnata a non lasciare che tale opera sua aprisse alla Russia le porte di Costantinopoli; e che l'appoggio delle forze navali dell'Inghilterra dovrebbe essere anticipatamente assicurato alla cooperazione delle due altre potenze, almeno per il caso in cui l'intervento di un'altra potenza che non fosse la Russia, cioè la Francia, minacciasse, insieme alla sicurezza dell'azione degli alleati, la chiusura dei Dardanelli alle forze alleate.

Il Barone di Calice considera tale linguaggio assai riflessivo e misurato di Sir W. White come una sufficiente conferma della comunanza d'intenti generali tante volte verificatasi fra i tre rappresentanti nei loro continui ed intimi scambii di idee. Il personale modo di vedere, cui il Barone di Calice arrivò dopo varii colloqui con me, è il seguente. Dovrebbero venir riservati anzitutto a beneficio dell'Italia gli accordi presi o da prendersi per gli interessi particolari di quella potenza nel Mediterraneo, e specialmente sulla costa africana; e tenendo conto dell'opportunità che gli eventuali accordi in tre siano accettabili dalla Porta, le tre potenze s'impegnerebbero a sostenere colla loro azione i diritti della Porta a Tunisi, a Tripoli, in Egitto e negli Stretti. Si considererà la prevalenza in Bulgaria di uno stato di cose che faciliti un intervento russo o ne sia l'equivalente, come un fatto che, distruggendo l'equilibrio strategico nei Balcani, e ponendo in pericolo il libero sviluppo delle autonomie nazionali che debbono rimanere le vere eredi dell'Impero ottomano, renderebbe legittima ed opportuna un'azione concertata tra le tre potenze, avente per iscopo o di coadiuvare la Turchia quando fosse disposta a resistere alla Russia, o di costringerla amichevolmente a non darsi a cooperazioni colla Russia, quando fosse impotente a resistere alle pressioni russe. Benchè le modalità di tale azione dipendano da considerazioni militari, nè siano di nostra competenza, parve non inutile al Barone di Calice ed a me chiarire in via personale che al punto di vista politico, nè io, nè egli escluderemmo in massima che tale azione potesse avere per obbiettivo, per parte dell'Austria-Ungheria, una concentrazione di truppe verso Novi Bazar; per parte dell'Italia, a seconda dei casi, l'occupazione di Salonicco con azione eventuale in Macedonia, e una dimostrazione, quando fosse il caso, davanti l'Albania; per parte dell'Inghilterra, l'apertura dei Dardanelli alle sue forze navali, aiutate, se necessario, da una marcia di fianco di forze italiane al nord degli Stretti per farne cadere le difese. Egli è beninteso che di tali particolari, i quali non vengono ora toccati se non per abbondanza di preventive intelligenze, non è venuto il tempo di parlare a Lord Salisbury, nè si parlerà probabilmente dal Conte Kalnoky al Principe di Bismarck.

Ma il Barone di Calice, come il nostro collega d'Inghilterra, insistono a non essere citati, nè ad apparire impegnati da tali scambi d'idee accademici, aventi, come si esprimono, indole di semplice privata esplorazione di un argomento da studiarsi. Io poi mi riservai il beneficio di identiche riserve per la parte da me avuta in simili colloquii; rimanendo inteso che ognuno di noi non avrebbe sottoposto gli accennati concetti al proprio Governo se non come idee esclusivamente sue personali, ciò che Sir W. White, per parte sua, ci avverte francamente dover differir a tempo più opportuno.

Il Barone di Calice scrive adunque al Conte Kalnoky prima che questi si rechi a Friedrichsruh, esprimendo l'opinione personale che eventuali accordi fondati su tali basi generali, quando venissero adottati dai tre Governi, incontrerebbero volenteroso concorso di convincimento e di cooperazione per parte dei tre loro rappresentanti in Costantinopoli.

147

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, A UMBERTO I

T. CONFIDENZIALE S. N. Roma, 15 settembre 1887.

Mi onoro rassegnare confidenzialmente a S. M. quanto segue:

L'azione simultanea dell'Italia, Inghilterra ed Austria, segretamente incoraggiata dalla Germania, presso la Porta continua a paralizzare gli sforzi e le minacce della Russia.

Sperasi che l'attuale uniformità di vedute delle tre potenze nella questione orientale abbia ad assumere la forma concreta di un accordo pel quale prenderebbesi a base la politica delle nazionalità e delle autonomie degli Stati balcanici, e ciò in opposizione alla politica di compensazioni del 1877.

Se Kalnoky torna dal colloquio con Bismarck colle stesse idee che ci espresse prima di recarvisi e se le preoccupazioni parlamentari di Salisbury non faranno troppo ostacolo, l'accordo a tre sarà presto un fatto compiuto. I negoziati saranno probabilmente condotti in Costantinopoli dove Calice sta già studiando, per incarico del suo governo, un piano ad essi relativo.

Circa la questione del canale di Suez Salisbury stesso smentisce i colloqui attribuitigli dalla stampa francese con ministri della Repubblica, intorno a speciali e definitive combinazioni tra Francia ed Inghilterra. Qualora tali combinazioni si avverassero, Salisbury promette di comunicarne preventivamente il relativo progetto e di domandare sul medesimo il nostro avviso.

In questo punto Blanc ci informa telegraficamente che avendo un giornale bulgaro attaccato il console tedesco attualmente assente, il Governo germanico chiese alla Porta di procurargli riparazione e di permettere l'entrata di tre corazzate tedesche nel Mar Nero insistendo per avere una risposta prima di sera.

Diedi istruzioni all'agente di V. M. a Sofia d'informarsi e nell'affermativa di far pratiche officiose presso il Principe Ferdinando e i suoi Ministri per un'ampia e completa riparazione, prima che la Germania la pretenda colla forza.

148

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. SEGRETISSIMO S. N. Roma, 15 settembre 1887 (1).

Blanc m'a télégraphié avant-hier que Calice a reçu du Kalnoky invitation de lui faire un rapport précis sur les bases d'un accord pratique qui paraitraient aux trois ambassadeurs pouvoir etre proposées à leurs gouvernements. Blanc ajoute que Calice et lui seront aisément d'accord mais que White parait craindre que son gouvernement ne l'accuse de s'avancer trop. Calice à Constantinople et Kalnoky à Vienne se sont prononcés avec les représentants de S. M. en faveur de la politique des nationalités et contrairement à la politique de compensation. Ces principes étant les nOtres, je suis tout disposé pour ma part à en venir à une convention qui assurerait le maintien de ce programme contre tout retour à la politique de 1876 et donnerait à notre entente à trois une valeur pratique. Ces idées répondent d'ailleurs aux désirs secrets du Cabinet de Berlin. Nous croyons que le Cabinet de Londres qui montrait de la répugnance pour les engagements à bon hypotétique pourrait maintenant acquérir la certitude que l'Autriche désire réaliser l'accord en question. Quant à la Turquie, dont Lord Salisbury aimerait à connaitre les vues avant de prendre quelques engagements, je suis persuadé que du jour où l'entente des trois puissances prendrait forme concrète, le sultan ne tarderait pas à reconnaitre que ses intérèts lui imposent de marcher à còté d'elles. Je vous autorise à parler en ce sens à Salisbury. Si Kalnoky revient de Friedrichsruh avec les mèmes idées qu'il nous a exprimé avant d'y aUer et si les préoccupations parlementaires de Lord Salisbury n'y feront pas d'obstacle, on pourra tout de suite changer les pourparlers en négociations. Dans ce cas, il m'est avis que les bases de la convention ou de l'accord pourraient se discuter convenablement à Constantinople où les trois ambassadeurs travaillent déjà à titre personnel à ce sujet et Calice a reçu des instructions pour esquisser un pian là-dessus.

149

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN

D. 433/1263. Roma, 15 settembre 1887.

Mi preme di porgere breve risposta al telegramma di Lei, in data di ieri (2), relativo alle cose di Bulgaria. Il signor Flourens le aveva detto non essergli pervenuta ancora comunicazione alcuna dalla Sublime Porta; non poter quindi enunciare previsione qual

siasi circa l'ulteriore svolgimento della questione. Però S. E. era d'avviso che· se il principe Ferdinando, di fronte all'abbandono di tutte le potenze, si ritirasse volontariamente, questo sarebbe tale fatto che eliminerebbe il pericolo della situazione.

Lo stesso concetto mi era stato in questi giorni esposto e svolto dall'Ambasciatore di Russia, testè tornato a questo suo posto. Però io gli dissi schiettamente che non potevo accostarmi a codesta sua opinione. A parer mio il ritiro volontario del principe Ferdinando per l'abbandono delle potenze, non solo lascierebbe sussistere tutte le difficoltà della presente situazione; ma vi aggiungerebbe altresì pericoli assai più gravi. Eliminato il Principe, rimarrà sempre il popolo bulgaro. È ben sicuro il signor Flourens che i Bulgari accetterebbero senza opposizione un nuovo stato di cose che si concreti in un luogotenente principesco od in una commissione europea? Non lo credo punto. Nè, del resto, convien presumere che il Principe possa essere facilmente abbandonato dal gruppo delle tre potenze fin tanto che queste continuino ad essere concordi nel volere assistere con benevolenza all'esperimento, che i Bulgari stanno facendo di dare a se stessi un proprio governo.

Queste considerazioni sono piuttosto per informazione di Lei. Lascio al Suo savio discernimento di valersene in giusta misura, e presentandosene l'opportunità, nei Suoi colloqui con codesto signor ministro degli affari esteri.

(l) -Manca l'ora. (2) -Non pubblicato.
150

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 880. Atene, 15 settembre 1887.

Le insistenti notizie, e generalmente ammesse, intorno ad una recrudescenza di propaganda anti-Ellenica in Epiro, Albania e Macedonia mi han consigliato a profittare di propizia opportunità per discorrerne col signor Dragoumis.

Il Signor Ministro confermando con molti particolari siffatte voci, accennava apertamente a numerosi emissari Austro-Ungarici i quali, da qualche tempo, oltre alla popolazione Slava, agirebbero bensì con eguale attività presso i CutzoValacchi sparsi in quelle regioni. E anche, caso nuovissimo, parecchi missionari cattolici le percorrerebbero, sempre aiutati e protetti nel loro apostolato dai Consolati Imperiali e Reali e, personalmente, dal Console generale di Francia a Salonicco, noto per le sue tendenze ultra clericali.

Senonchè la propaganda religiosa non desta qui alcuna preoccupazione, per i successi che può assicurare al Vaticano; la cieca fede degli ortodossi nel loro culto e l'impossibilità per essi di poter discernere le sottigliezze che dividono la Chiesa Orientale dalla Chiesa Occidentale ed ammettere la supremazia del Sommo Pontefice, sono arra sicura contro le numerose conversioni cui aspira la Curia Romana.

Sommo favore incontrerebbe qui il ritorno della Chiesa Bulgara al Cattolicismo, poichè con esso si vedrebbe scomparire quella confusione che regna oggidì tra i seguaci dell'Esarca di Sofia e quelli del Patriarca di Costantinopoli generando violenze e recriminazioni e, ciò che più monta, verrebbe tolto alla Russia, causa principale, se non unica dello scisma del 1869, uno dei mezzi più efficaci di cui dispone per esercitare la sua influenza nella penisola dei Balkani. Ma siffatta aspirazione di Sua Santità, concludeva il Signor Ministro, rimarrà pur troppo un pio desiderio per essa e per i Greci, i quali non avendo alcuna ambizione al di là della razza Ellena, preferirebbero vedere la Bulgaria ligia al Vaticano anzi che a Mosca.

Prima che il nostro colloquio terminasse il Signor Dragoumis tenne ad esprimermi la sua viva soddisfazione per aver potuto constatare, malgrado affermazioni contrarie, che non un solo agente italiano, o creduto tale trovasi frammischiato fra gli emissari Austro-Ungheresi.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 4501. Berlino, 15 settembre 1887.

Le Comte Kalnoky, arrivé ici aujourd'hui vers midi, est reparti dans la soirée pour Friedrichsruh. C'est lui, comme de coutume, qui a pris l'initiative de la visite. Il lui appartiendrait donc de nous faire savoir le sujet et le résultat de ses entretiens. Le devancer dans ses révélations, serait, de la part du Prince de Bismarck, manquer de tact et d'une certaine délicatesse.

Ce serait donc de Vienne que V. E. recevra les premiers éclaircissements. Si je réussis à m'en procurer, il va de soi que je m'empresserai de les communiquer.

En attendant, d'après quelques confidences qui m'ont été faites, j'ai tout lieu de croire que le Ministre Austro-Hongrois se propose, entre autres:

l) d'expliquer, de vive voix, les motifs impérieux qui ont empèché et qui empèchent encore son Gouvernement de se piacer sur la mème ligne que l'Allemagne dans la phase actuelle des affaires bulgares; il a des intérèts particuliers à concilier avec les tendances communes aux deux Empires et à leurs amis et alliés pour la conservation de la paix. Il est évident, non par excès de tendresse envers la Russie, mais parce qu'il estime, dans ce mème but pacifique, préférable d'éviter un échec trop sensible à cette Puissance, que S. A. exercera une certaine pression pour amener une entente, en principe du moins, relati

vement à la combinaison Ernroth, sauf à examiner ensuite si elle serait pratiquement réalisable en cas de résistance des bulgares; 2) Il s'agirait d'amener un échange de vues sur la question du Traité de commerce qui se négociera en Octobre prochain entre les deux Empires;

3) Le Comte Kalnoky s'appliquera, peut-etre aussi, à piacer sous son véritable jour l'action des différentes races dans l'Autriche-Hongrie, pour ne citer que les Tchèques et les Allemands, action qui suscite maints embarras à la politique du Gouvernement, soit à l'interieur, soit à l'étranger.

Au reste, soit dit en passant, le Chancelier est bien plus porté aujourd'hui qu'il y a dix ans à tenir compte, dans une certaine mesure, de la situation de l'Autriche, et partant de préter une oreille moins complaisante à la Russie. En 1877, l'Autriche n'était pas encore l'alliée de l'Allemagne. Si dans l'intervalle la Russie l'est devenue également, elle a cessé de l'étre depuis qu'elle a déclaré vouloir réserver sa liberté d'action. Le Cabinet de Berlin a été payé d'ingratitude pour l'appui donné à la Russie au Congrès de Berlin, et ce ne sera pas cette dernière Puissance qui se montrerait aujourd'hui disposée à marchander les bonnes graces de l'Autriche pour un partage du gateau en Orient. Malgré certaines apparences, les circonstances ne sont donc plus les mémes. En outre, la présence du Comte Kàlnoky au pouvoir inspire plus de confiance que sous le Comte Andrassy, un de ses prédécesseurs, dont le caractère inclinait aux aventures.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 4502. Berlino, 15 settembre 1887.

Par votre dépéche du 7 Septembre N. 2504 (1), vous me chargiez de pressentir la manière de voir du Cabinet de Berlin au sujet de la réponse donnée par le Sultan du Maroc aux notes identiques qui lui ont été adressées en Mars dernier par les représentants d'Italie, d'Angleterre et d'Espagne. Mon Collègue espagnol avait reçu la méme instruction. Nous nous en sommes acquittés l'un et l'autre, et il nous a été dit que la Chancellerie Impériale prenait cette affaire ad referendum, et se réservait de répondre après mur examen.

Il est évident que le Schérif s'attendait à une compensation moins restreinte qu'elle ne l'était pour l'engagement forme! qu'on lui demandait de ne consentir dorénavant à aucune cession de territoire, ni à aucun arrangement territorial quelconque, sans une entente préalable avec les trois Gouvernements amis. La promesse de simples bons offices pour sauvegarder Ies intéréts majeurs de l'Empire Marocain, devait en effet paraitre bien insuffisante. Cela a fourni au

Schérif le joint de laisser entendre que, comme condition préalable, il faudrait que Ies trois Puissances prissent auprès des autres Etats l'initiative pour une garantie conventionnelle de l'intégrité et de l'indépendance du Maroc et pour que l'Empire soit reconnu comme Etat neutre.

Les considérations développées dans le rapport de M. le Commandeur Scovasso ne manquent certes pas de valeur. Mais il est assez invraisemblable qu'un accord ait des chances de s'établir sur ces nouvelles bases. La France, tout en cherchant à faire accroire qu'elle aussi ne médite rien contre le Maroc, ne déclinerait pas moins d'accueillir des ouvertures qui portent en elles-memes un témoignage de la méfiance inspirée par sa politique d'expansion en Afrique. Par un refus, elle démasquerait toujours davantage son jeu. Ce serait un avertissement de plus pour les Puissances intéressées au maintien du statu quo. Il n'est guère à prévoir que le Cabinet Anglais, nommément, voudrait passer outre en assumant sa part dans les obligations dont il s'agit. Nous savons de quelle nature ont été ses déclarations récentes pour certaines éventualités. Il entend au fond agir suivant les circonstances, et ne pas lier partie avant le moment voulu. A fortiori adopterat-il la meme attitude en ce qui touche spécialement le Maroc. Le Gouvernement Anglais craindra que ce Pays, encouragé par l'assurance d'une aide étrangère, ne se laisse entrainer à des provocations et n'anticipe lui-meme un conflit, et cela peut-etre lorsque les conjonctures politiques se preteraient le moins à un concours. Ce serait presque donner d'avance gain de cause à la France. Il n'est pas d'ailleurs prouvé qu'à Londres on soit pleinement rassuré sur les intentions du Cabinet de Madrid.

Le Comte de Benomar demandait mon opinion personnelle. Je lui ai dit, à ce titre, qu'il paraissait peu probable que l'on en vint de si tòt à une conclusion; que le Sultan demandait un maximum, mais qu'il rabattrait peut-etre de ses prétentions si on lui offrait un minimum allant cependant au delà des assurances platoniques contenues dans la note collective. En tout cas, il m'était avis que l'Angleterre n'accepterait point le programme de S. M. Schérifienne, sans y faire de larges coupures. Il se peut qu'un jour, elle se décide à faire la guerre aux Français, qui seraient surpris en flagrant délit de mettre la main sur le Maroc. Mais elle ne s'y obligera pas hic et nunc par un Traité. Ce serait au reste contraire à sa coutume habituelle de procéder. Il conviendrait néammoins de tacher, dans la mesure du possible, de faire un pas de plus dans la voie indiquée par la note collective de Mars dernier, en rétablissant tout d'abord les mots c leur appui • au lieu des mots c leurs bons offices •, et en réservant un accord ultérieur, si l'indépendance et l'intégrité territoriale du Maroc étaient sérieusement menacées. Quant à l'idée de neutralité, il appartiendrait au Sultan lui-meme de la proclamer et de demander ensuite aux Puissances de la reconnaitre. Je m'abstiens de parler de garantie. C'est là un acte politique devant lequel, de nos jours, chaque Puissance recule (1).

(l) Cfr. n. 112.

(l) • Ringraziare. Concordiamo sostanzialmente nei concetti svolti dal R. Ambasciatore. Approvare la risposta data, a titolo di opinione personale, al Ministro di Spagna. Intanto, però, come già fu detto al Conte Launay, a noi giova aspettare che le due potenze più direttamente interessate si pronuncino circa le entrature del Sultano •. (Annotazione al documento).

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IL MINISTRO A BUCAREST, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 876. Bucarest, 16 settembre 1887.

È cosa oltremodo difficile il misurare l'importanza vera che possono avere talune correnti dello spirito pubblico le quali, col favore di speciali circostanze, possono, in un paese retto a forma libera qual'è la Rumania, esercitare un'influenza determinante e fors'anche irresistibile sull'azione politica del Governo. E la difficoltà nasce dal fatto che quelle correnti se non sono occulte, avendo esse qui ogni libertà di manifestarsi, tuttavia non si palesano senza cautele e ritegni imposti dall'interesse stesso che esse vogliono servire. Ma il riconoscere l'esistenza di questo elemento nella pubblica opinione ed il segnarne le fluttuazioni, è cosa che a me sembra doversi fare non foss'altro che per determinare una delle tendenze delle quali giova tener conto nelle previsioni dell'avvenire.

Contrasta infatti con la politica di astensione e di neutralità che il governo rumeno afferma in ogni occasione per la bocca dei suoi ministri, il concetto qui dominante, anche fra gli uomini di parte più moderata, che l'unità nazionale rumena non sia compiuta.

L'irredentismo in Rumania non è di data recente. Esso è antico quanto il pensiero dell'unità nazionale. Ne fecero esperienza amara gli Ungheresi del 1849 ed altri che trascurarono, in quel tempo, di darsi conto esatto della realtà delle cose.

Dei tre principati daco-romani, due sono riuniti e di certo più per virtù propria e per fede tenace nel concetto dell'unità nazionale, che per l'opera incostante e contrastata della diplomazia. Incompleta é la Moldavia per il distacco della Bucovina rimasto più acerbo, nei ricordi popolari, che noi sia la recente separazione della Bessarabia, dove qualche gran proprietario di terre era rumeno ed il resto degli abitanti slavo. Può disputarsi storicamente se la Transilvania siasi mai trovata a costituire una sola unità politica insieme alla Valacchia, ossia alla Tera romanesca, come qui dicevasi in antico. Se unione vi fu, essa ebbe durata effimera. E la separazione data da secoli. Le dedizioni, dalle quali ebbero origine le ragioni dell'Impero ottomano sopra la Moldavia e la Valacchia, sottraendo i due principati all'influenza dominatrice dell'Ungheria e della Polonia, marcarono in modo decisivo quella separazione.

Nè la storia soltanto ha divise le sorti della Transilvania da quelle degli altri due Principati fin dai tempi i più remoti, la geografia stessa ha posto nella linea dei Carpazi una quasi continua frontiera naturale fra i due paesi. Ancor più notevole riesce perciò la vitalità dell'elemento etnografico e del sentimento della nazionalità propria i quali, come hanno in passato resistito vittoriosamente a tutte le prove di germanisazione, lottano e resistono oggi gagliardamente, con la scuola e con la Chiesa, agli sforzi dell'amministrazione, tendenti a stabilire la prevalenza dell'elemento maggiaro. È la stessa energica vitalità con la quale Valacchi e Moldavi preservarono la spiccata loro individualità nazionale quando tutto sembrava cospirare per amalgamare il piccolo nucleo latino con le circostanti nazioni più numerose e potenti. Favorito dall'ambiente esteriore, quel sentimento fra i rumeni di Transilvania si conserva e si rinvigorisce anche in ragione della lotta stessa nella quale malaccortamente lo impegnano gli adoperamenti dell'Amministrazione ungarese. E mentre, per l'emigrazione temporanea di molte migliaia di Transilvani che vengono a cercare lavoro ed entrano in condizione di domesticità nelle famiglie agiate rumene, le relazioni si mantengono vivissime tra le classi popolari delle due contrade che i Carpazi separano, numerosa è pure l'emigrazione permanente dei Transilvani di classe colta i quali profittano delle facilità consentite dalla legislazione rumena per gli stranieri di rumena origine, ed occupano impieghi nelle amministrazioni e nell'insegnamento. Non sono pochi i Transilvani di origine che, in seguito all'acquisto della cittadinanza rumena, entrarono nella vita politica acquistandovi autorità e posizione influente. Molti, anche senza aver acquistato la cittadinanza locale, partecipano largamente alla vita pubblica scrivendo nei giornali.

A volta a volta, a secondo l'opportunità del momento, questo stato di cose ha dato motivo al Gabinetto di Vienna di porgere minacciose rimostranze a quello di Bucarest. Ma se alle rimostranze rispondevano in facili e larghe scuse, le quali parvero alcuna volta anche eccessive, da quegli stessi clamorosi incidenti si trovava ravvivato il fuoco che si voleva spegnere.

Sogliono gli uomini di Governo dipingere con colori letterari la corrente che si mantiene fra i Rumeni del Regno e quelli che vivono sotto altro dominio. Letterarie e storiche s'intitolano le associazioni che l'Amministrazione austroungherese qualifica irredentiste. E taluni affermano che lo aver da qualche anno dato con qualche clamore, una spinta a queste correnti fino a comprendere i Cutzo-Valacchi della Macedonia, non sia che un'abile simulazione, destinata a fuorviare l'attenzione da una azione più vicina avente scopi più seri ed immediati.

Però è certo che anche delle future sorti delle popolazioni macedoni, od almeno di una parte di esse, vi è chi nella stampa quotidiana propaga l'idea che la Rumania nè debba nè possa disinteressarsi per ragioni di comunità di razza. Nasce da questa propaganda non lieve dissidio tra i Rumeni da una parte, gli Elleni ed i Bulgari dall'altra, i primi stanno inoltre contro quest'ultimi in continuo sospetto per le pretese che il Principato potrebbe, un dì o l'altro, accampare sulla Dobrugia.

Tali sono le condizioni dello spirito pubblico in Rumania le quali contengono parecchi fermenti or più or meno attivi, ma che, in determinate circostanze, potrebbero avere un valore non trascurabile per chi sapesse valersene. Oggi, come in passato, sarebbe erroneo il credere che dalla situazione sovradescritta possa nascere pericolo imminente. Nè sarebbe giusto lo scrivere a colpa dei governanti la maggior attenzione con la quale i Rumeni seguono i più minuti incidenti della lotta fra il rumanismo ed il maggiarismo in Transilvania. Non è infatti a mia notizia che la Legazione imperiale e reale d'Austria-Ungheria in Bucarest, la quale veglia con occhio costante sovra tutto ciò che si manifesta in questo ordine di idee e di fatti, abbia recentemente presentato a tale riguardo qualche rimostranza. Ma nel Pester Lloyd del 13 di questo mese si leggeva un dispaccio, in data di Bucarest, del tenore seguente: • Nei circoli dirigenti

B -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

di qui si vede con dispiacere la riproduzione, fatta dai giornali esteri, degli articoli provocatori, che, nella stampa rumena, si pubblicano tanto dai giornali governativi che da quelli di opposizione. Qui si attribuisce nessuna importanza a tali articoli • .

Qualunque sia stata l'intenzione di chi ha inspirato la nota che il diario ufficioso di Pesth ha stampato nella forma anzidetta, essa rivela una preoccupazione e la nota stessa contiene l'affermazione di un fatto che tale preoccupazione basta a spiegare. Ed in verità chiunque si voglia spregiudicatamente rendere conto delle disposizioni dello spirito pubblico della Rumania queste condizioni non può trascurare. Non mancano certamente in Rumania uomini ponderati e riflessivi i quali si rendono ragione dei pericoli che la piccola nazionalità daco-latina potrebbe porre nel trionfo dello Slavismo. Benchè ciò che avviene in Bulgaria, ciò che ripetutamente si è osservato in Serbia, altro non sia, data la ragione della differenza delle circostanze e dei tempi, che quella medesima resistenza che altri gruppi della razza slava hanno vigorosamente opposto al loro assorbimento nella grande compagine della Monarchia russa, tuttavia qui al di sopra della corrente popolare e di quella di opposizione politica, dove la passione ogni cosa oscura, si comprende che la risoluzione immediata di certe questioni potrebbe contenere non pochi pericoli per l'avvenire della Rumania. La politica di partaggio, della quale era pure ragione la necessità suprema di mantenere la pace e l'unione tra i maggiori potentati, si esercitò in contrada a questa troppo vicina, perchè qui non vi siano persone che di quella politica ancor oggidì non

paventino le conseguenze logiche e l'esempio. Ma anche fra queste menti più illuminate e questi spiriti più cauti, la considerazione dei pericoli conduce ad un solo effetto, quello di preparare alla Rumania i mezzi di seguire la politica di neutralità. Sarebbe arrischiato il giudizio che si recasse sulla possibilità di fare una politica diversa, quando non fosse quella che favorirebbe l'azione della Russia in modo diretto. Ma intanto è notevole che anche gli ingegni più eletti e gli uomini di maggior valore del partito liberale governativo non professano altro concetto che quello della neutralità come base della politica esteriore della Rumania. A guerra dichiarata, e quando le sorti di questa togliessero certi dubbi che qui sussistono circa le forze che presentemente si allineerebbero contro quelle, ben note ai Rumeni, della Russia, potrebbero verificarsi mutamenti repentini nel sentimento naturalmente mobile di queste popolazioni. Ma il dire precisamente come stiano oggi le cose, in ciò che riguarda le disposizioni della Rumania, paese essenzialmente soggetto alle spinte ed alle resistenze della pubblica opinione, mi pare doveroso. Ed è a tal fine che ho scritto questo rapporto.

ALLEGATO·

M. Cogalniceano, Ministre des Affaires Etrangères pendant la guerre contre la Turquie et maintenant un des chefs de l'opposition a rencontré dernièrement en Allemagne M. Zinoview, qu'il connait d'ancienne date. Le chef du département asiatique a dit à M. Cogalniceano que la question bulgare a cessé d'exister pour la Russie à l'état de question de sentimentalités mais que les intérèts de la Russie dans la question d'Orient bien plus vastes, restent toujours les mèmes et que· l'Empire ne les abandonnera pas au profit d'autre Puissance. Pour le moment la. Russie n'a pas de politique en Roumanie et M. de Hitrowo a reçu à cet égard des avertissements afin qu'il ne sorte pas d'alignement que ses instructions lui tracent. L'impression que M. Cogalniceano, homme très fin et rusé a eu de ces entretiens, se résumant en ces mots: l'attente de la Russie ne finira que lorsqu'elle sera complètement préparée en Asie, d'ici-là on ne la forcera pas facilement à sortir de l'attitude, suivie depuis la dernière guerre et accentuée depuis deux ans, mais le Czar est plus mortel que les simples mortels et son individualité est une des plus solides garanties de la paix.

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L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1342. Pietroburgo, 17 settembre 1887, ore 13,30 (per. ore 17,20).

Ambassadeur d'Autriche vient de me dire qu'il n'a pas manqué de faire comprendre à Kalnoky la nécessité de faire des ... (l) à la Russie pour prévenir que le Czar, las des échecs, et pour sauver soi-meme, ne soit forcé de se mettre à la tete du panslavisme, s'alliant à la France, qui renie tous ses principes et fait toute platitude possible pour y arriver, ce qu'on doit empecher.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN

T. 795. Roma, 17 settembre 1887, ore 20,10.

Chargé d'Affaires de France est venu aujourd'hui m'exprimer, au nom de M. Flourens, le désir de reprendre avec nous la négociation pour le Canal de Suez, interrompue depuis 1885. M. Flourens, m'a-t-il dit, attacherait un grand prix au concours de l'Italie pour la solution plus facile de cette question intéressant au plus haut degré les trois puissances méditerranéennes. J'ai prié

M. Gérard de vouloir bien remercier le Ministre des Affaires Etrangères de la République pour son obligeante négociation, ajoutant que nous sommes tout disposés à renouer la négociation de 1885 avec la meilleure volonté de la faire aboutir à une conclusion satisfaisante. Sans entrer dans les détails, j'ai observé que pour la plupart des points sur lesquels l'Italie et l'Angleterre n'avaient pu se mettre d'accord avec les autres Puissances, il n'y avait qu'une divergence de rédaction. Les deux ou trois points touchant au fond de la question se rattachent également à l'intéret commun des trois puissances, notamment l'art. 9, et nous espérions trouver le moyen de nous entendre là-dessus. J'ai dit enfin au Chargé d'Affaires que je m'employerai volontiers, au moment opportun, auprès de Lord Salisbury, pour faciliter l'entente. Vous pouvez, le cas échéant, tenir avec

M. Flourens le meme langage que j'ai tenu à M. Gérard.

(l) Manca.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(ACS -Deputazione Siciliana Storia Patria -17, 146, 2)

L. P. RISERVATA. Berlino, 18 settembre 1887.

Le Comte de Bismarck est revenu hier soir de Friedrichsruh, qu'il a quitté presqu'en méme temps que le Comte Kalnoky. Le Secrétaire d'Etat se présentait dès aujourd'hui à cette Ambassade pour me dire, au nom du Chancelier, que le Ministre Austro-Hongrois n'avait soumis aucune proposition, qu'il n'y avait pas eu lieu d'agiter des questions spéciales, car une parfaite intelligence n'a pas cessé d'exister entre les deux Cabinets. Il n'y a entre eux qu'une légère divergence de vues sur la combinaison Ernroth. Elle s'explique par la différence de leur situation en ce qui touche à la Bulgarie. Mais d'une part le Cabinet de Vienne comprend que l'Allemagne ne veuille pas jouer à la Russie

• le mauvais tour • de se brouiller pour une semblable question, et que l'on s'applique ici par d'autres moyens à atteindre le méme but: le maintien de la paix. D'autre part, le Gouvernement Allemand se rend compte que l'Autriche, directement intéressée vers les Balkans, ne puisse pas emboiter le pas de la Russie. On sait au reste s'expliquer à St. Pétersbourg méme certaines exigences de la politique autrichienne. On ne prendrait donc pas ici en mauvaise part le refus de l'Autriche, déjà indiqué par le Comte Kalnoky-refus également prévu du còté de l'Italie et de l'Angleterre -d'accueillir favorablement la proposition souffiée par la Russie à Constantinople, relativement au choix et à l'envoi du Lieutenant Princier. Le Cabinet de Berlin ne l'appuiera que si la Turquie fait une démarche officielle, et s'il résulte que la Russie en recommande également l'acceptation par l'entremise de son représentant près cette Cour, ou par celle de l'Ambassadeur d'Allemagne à Pétersbourg. Il est d'ailleurs permis de supposer que cette candidature avortera, ne fut-ce qu'en présence de l'indécision du Sultan. La Russie alors • s'embourbera • toujours plus dans la fon

drière bulgare.

En attendant, le Prince Chancelier voit de très bon oeil les intelligences

établies en principe entre l'Italie, l'Autriche et l'Angleterre au sujet des inté

réts en jeu en Orient. Il désire que ces rapports se consolident et gagnent en

extension, que ces trois Puissances marchent dans un parfait alignement, en

se concertant au préalable et sans chercher à se devancer l'une l'autre. Le

Comte Kalnoky partage la méme manière de voir. Lord Salisbury ne pense

pas autrement.

Je n'ai pas hésité à déclarer que tel était aussi notre programme, nettement

défini dans vos dépéches et télégrammes auxquels je ·conformais strictement

mon langage. Le Secrétaire d'Etat m'a répondu que la Chancellerie Impériale

avait en effet pleine connaissance de nos intentions.

Il ajoutait qu'aucune décision n'a été prise à Friedrichsruh, sauf, celle sous entendue, de maintenir l'entente qui existait déjà en général. Il n'est pas besoin de répéter que le deux Cabinets attachent trop de prix à l'alliance de l'Italie pour qu'ils agissent à notre insu et sans nous pressentir s'il y avait Iieu de prendre quelque résolution sur la marche des événements. Dans ce moment la • patience • est plus que jamais de mise pour chaque Etat.

Le Prince de Bismarck vous faisait dire en meme temps qu'il serait heureux si les circonstances permettaient aussi une rencontre avec V. E., comme avec le Comte Kalnoky qui depuis 1881, vu la proximité de Vienne, s'abouche chaque année avec lui. Il est coutumier du fait. Aussi ses excursions attirent moins l'attention. Les commentaires se produiraient bien plutòt s'il y avait interruption dans cette habitude. Les conditions d'age et de santé de Son Altesse sont un obstacle à un long voyage jusqu'en Italie. D'un autre còté, il ,croirait manquer d'égards à un Ministre d'Etat son collègue, en l'invitant à un rendez-vous. Il ne voudrait pas se donner meme l'apparence de tenir les grandes assises. Mais à Friedrichsruh, comme à Varzin, à Berlin, ou s'il se rendait de nouveau dans quelque station balnéaire, en Allemagne, et si un bon vent Vous poussait vers ces parages, il serait charmé de Vous recevoir avec le meme sentiment de satisfaction qu'il a éprouvé lors de votre aimable visite à Gastein en 1877.

Il appartient à V. E. de se prononcer sur l'opportunité d'une visite subordonnée, bien entendu, à vos propres convenances. Vous etes là-dessus le meilleur juge. En cas affirmatif, Vous seriez le bienvenu. On saurait de meme apprécier les motifs personnels ou d'ordre politique qui Vous induiraient à renoncer à une rencontre, ou à l'ajourner à une époque où les conjonctures Vous sembleraient mieux s'y preter.

Après s'etre acquitté de ce message que je me suis empressé de vous télégraphier, le Comte de Bismarck est entré dans quelques autres détails, plus confidentiels encore, à propos du groupe des trois Puissances méditerranéennes. Lors de son séjour à Londres, il avait eu des entretiens avec Lord Salisbury qui maugréait, à juste titre, contre la faiblesse de caractère du Sultan lequel pliait comme un roseau à la moindre brise. Il est vrai que dans la manière de conduire l'affaire d'Egypte, quoique le refus de ratification laisse les coudées plus franches à l'Angleterre, sa diplomatie a commise plus d'une faute, celle entre autres de confier les négociations à Sir Drummond Wolff lorsqu'à còté de lui se trouvait M. White dont l'habileté est connue. En outre, on a peut-etre montré trop de nervosité, pas assez de retenue. La défiance de la Sublime Porte a été mise en éveil. Elle a cru voir anguille sous roche. Puisque le négociateur marquait un tel intéret à une conclusion, Elle a cru pouvoir renchérir sur ses prétentions, d'autant plus que la France et la Russie alimentaient ses soupçons et recouraient meme à l'intimidation. Il ne faudrait pas retomber

dans les memes errements. Le Marquis de Salisbury, le Comte de Bismarck ne tardait pas à s'en apercevoir, était dans un état de prostration de forces qui ne lui permettait guères de discuter à fond les questions. Il préférait les ajourner au retour d'un séjour qu'il se proposait de faire en France pour le rétablissement de sa santé. Mais il en a dit assez pour laisser entendre à son interlocuteur combien il mettait de prix à l'accord des trois Puissances, et son très vif désir qu'il se raffermisse et se développe pour le mieux.

Pour le moment, l'attitude expectante est indiquée, d'autant plus qu'il ~onvient d'attendre de connaitre le résultat de l'évolution qui se prépare au sein du Cabinet Britannique. Le Marquis de Salisbury ne pourra plus suffire aux doubles fonctions de Premier Lord à la Trésorerie et de Secrétaire d'Etat pour les Affaires étrangères. Il s'était déjà montré enclin à céder ce dernier portefeuille à Lord Hartington. Mais celui-ci, ou du moins son parti qui dispose d'un plus grand nombre de voix à la Chambre que les anciens torys, ne vise-t-il pas à la Présidence du Conseil, position bien supérieure? Quoiqu'il en soit, c'est Lord Hartington qui de fait, comme jadis Gambetta en France, gouverne dans les coulisses. A moins de recourir aux élections comme ressource supreme de prolonger l'existence du Ministère dans sa constitution actuelle, -et meme dans ce cas il est à prévoir que les modérés pris entre deux feux succomberont au scrutin populaire, -il faudra en venir à un remaniement du Cabinet, en y adjoignant probablement le comte Hartington et Lord Randolph Churchill, afin de rendre plus compacte la majorité présente des torys, des conservateurslibéraux et des unionistes. Ce ne sera que lorsqu'on aura des indices assez positifs que le Cabinet s'est raffermi, que l'on pourra former des calculs sur une politique plus accentuée en Angleterre. Il convient donc d'attendre ce moment, d'une part pour serrer plus étroitement les liens du groupe, et, d'autre part, pour le présenter à la Turquie comme une verge d'acier aimantée à double touche afin d'en accroitre l'attraction.

J'ai émis l'avis personnel qu'en temps voulu la combinaison à recommander devrait peut-etre, mutatis mutandis, se rapprocher de celle employée pour l'Espagne: un pactum de contraendo, sous forme de note dont l'Italie, par exemple, prendrait l'initiative, et portant l'engagement de procéder à une entente ultérieure sur les mesures à concerter lorsque les circonstances présenteraient un péril sérieux pour l'Empire Ottoman. L'Autriche et l'Angleterre accéderaient à cette note. Le Sultan serait nanti de cette preuve d'un bon vouloir incontestable, et finirait par se rendre à l'évidence.

J'ai recueilli l'impression que le Comte de Bismarck partageait cette manière de voir, à laquelle j'ai déjà fait allusion dans ma correspondance. Je l'ai remercié dans les termes les mieux sentis de ces détails confidentiels et de la confiance que le Chancelier et lui nous témoignaient. J'allais en écrire sans retard en lettre particulière à V. E.

Vous aurez remarqué que, sans vouloir donner des conseils, il croyait que mieux valait ralentir plutòt qu'accélérer le pas à Constantinople. Ce n'est point en effet le groupe des Puissances qui doit se jeter entre les bras de la Turquie. Il faudrait plutòt manoeuvrer en sorte que la Turquie vint au devant de nous, quand elle aura le sentiment que les forces coalisées lui offrent de solides garanties pour sa sécurité et l'intégrité de son territoire. Il convient de se servir vis-à-vis d'elle de ses propres armes: la patience, l'affectation d'une certaine nonchalance, la froide politesse du grand seigneur. Ce serait le meilleur moyen de se faire désirer et de la réduire graduellement à composition. Au risque de tomber dans de redites, je ne puis que rappeler l'importance de ne rien faire sans une entente préalable avec l'Angleterre surtout, l'Autriche étant des mieux disposées à se régler de la meme manière.

Comme me le disait le Comte de Bismarck, ce n'est pas une politique à double face que le Cabinet de Berlin médite, en formant les meilleurs voeux pour la ligue des trois Puissances. Si malgré tous les efforts pour la conservation de la paix, il survenait un effoudrement de la Turquie, il ne peut que souhaiter que ces Puissances soient constituées de sorte à en diminuer les dangers pour l'Europe, et à sauvegarder leurs propres intérèts en Orient. Bien loin d'encourir des dommages, il appartiendrait à chacune d'elles de recueillir des bénéfices, quand la cause du Sultan serait perdue. Au sujet, le Secrétaire d'Etat faisait l'observation qu'il fallait prévoir que d'un còté ou d'un autre, de la part de qui est intéressé à diviser les Puissances amies et alliées, on ne manquera pas de faire flèche de tout bois pour exciter des soupçons, notamment à Constantinople: l'Angleterre veut tout prendre et ne rien laisser; l'Italie conspire contre le Sultan; malgré ses protestantions pour le maintien du statu quo, elle convoite Tripoli; l'Autriche vise à la possession de Salonique, à s'incorporer la Péninsule entière des Balkans, etc., etc. Mais c'est là un jeu percé à jour, et qui ne trompe que les gens trop crédules, ou trop portés à admettre les médisances et la calomnie.

P. S. J'expédie cette lettre sous double enveloppe à mon fondé de pouvoirs à Turin, qui la fera suivre sur Rome avec recommandation.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 615. Londra, 18 settembre 1887.

Ho l'onore di segnare ricevimento e di ringraziare l'E. V. del dispa-ccio del 18 agosto scorso, (n. 387 bis Serie Politica) (1), con cui Ella mi fu tanto cortese da parteciparmi due notevolissimi dispacci (2) da Lei diretti lo stesso giorno all'Ambasciatore del Re in Costantinopoli, circa la politica del Governo del Re nella quistione Bulgara.

Tale politica, conforme al genio, alle origini ed alle tradizioni dell'Italia, si propone due fini: il mantenimento della pace e • l'assetto definitivo, su basi salde e razionali, di popolazioni europee e cristiane non ancora costituite a nazioni, benchè aventi tutti gli elementi etnici e morali che valgono a determinare la nazionalità •.

Tali principi non erano certamente quelli di Lord Salisbury taluni anni sono. Essi sono stati sempre bensì quelli della maggioranza del popolo Inglese; e, con opportuna arrendevolezza, Lord Salisbury nell'ottobre dell'anno 1885, mettendo in disparte le tradizioni del vecchio partito tory, li accettò e li fece suoi propri, informando ad essi le sue parole ed i suoi atti.

Unico intento del presente rapporto è di dimostrare come la politica di cui l'E. V. si è fatta ora operosamente iniziatore, risponda, in ogni sua parte, alle dichiarazioni fatte da Sua Signoria in favore della nazionalità Bulgara, nello scorcio del 1885 e nel principio del 1886. Non è ·che un solo divario e non concerne i principi ma lo scopo della attuazione dei medesimi. Infatti nel 1885 e nel 1886 si trattava d'impedire un intervento Turco o Russo per disunire le due Bulgarie; oggi si tratta d'impedire un intervento Russo o Turco per togliere ai bulgari il Principe della loro scelta. Le quistioni della nazionalità e del non intervento rimangono sempre le stesse. Chiedo quindi licenza di rifel'ire brevemente le dichiarazioni fatte da Lord Salisbury a Newport il 7 ottobre 1885; le cose pubblicate nel Times il 12 dicembre 1885 e la conchiusione di un discorso del nobile Lord nella Camera dei Pari il 21 gennaio 1886.

2. Il 7 ottobre 1885, Lord Salisbury disse che l'intimo pensiero del Governo Inglese, nell'occuparsi, nel congresso di Berlino, delle nuove nazionalità nella penisola dei Balcani, era stato anzi tutto di pigliar tempo per accertarsi se quelle nazionalità fossero vere o fittizie. È politica dell'Europa, affermò Sua Signoria, volere che una popolazione cristiana omogenea, sottomessa alla Porta, si liberi da quel giogo per stimolo ingenito verso il proprio perfezionamento; e per svolgimento della propria operosità. Ma è però necessario che ciascuna nazione che si costituisce, abbia un'impronta sua propria e si svolga, per legge naturale, dal complesso di cui faceva parte.

Quando il trattato di Berlino fu sottoscritto le due Bulgarie erano occupate da un esercito conquistatore; e se la Rumelia Orientale fosse stata allora unita alla Bulgaria, l'avvenire di essa non sarebbe stato quello che l'indole e la tradizione del popolo avrebbero richiesto ma quello che i conquistatori avrebbero imposto.

L'esercito straniero sgomberò il territorio Bulgaro sono ora sette anni. In questo tempo trascorso il principio della nazionalità si è esplicato colle varie sue forme e la politica del Governo Inglese (conchiuse Lord Salisbury) è di favorire e di proteggere le nuove nazionalità che fanno assegnamento su sè medesimo e che possono contribuire alla futura libe1·tà ed indipendenza dell'Europa.

3. L'articolo pubblicato nel Times del 12 dicembre fu scritto sopra appunti presi dal Signor Buckle, direttore di quel giornale, in una conversazione ch'egli ebbe con Lord Salisbury, al Foreign Office, la sera del giorno precedente. Ignoro se il giornalista sia andato più oltre delle intenzioni dello statista, so che, a quell'epoca, cosa più singolare che rara in Inghilterra, si ascrisse a quell'articolo l'importanza di un documento diplomatico. Basterà al mio fine trascrivere un solo periodo :

Vi è ora speranza, scrisse il Times, che l'unione dei Bulgari getterà le fondamenta di uno stato cristiano ed indipendente, nella penisola dei Balcani, atto a difendere ciò ch'è suo ed a formare un nucleo intorno al quale, quando il presente ordinamento di cose verrà a termine, si raccoglieranno altre parti disgiunte di nazionalità.

4. Il 21 gennaio 1886, Lord Salisbury terminò un suo discorso nella Camera dei Lord con le parole seguenti: • La costituzione di una Grande Bulgaria non sarà un pericolo per l'Impero Ottomano. La Bulgaria sarà l'alleata di quello impero ed in talune congiunture, che sono da prevedersi, potrà essere di somma utilità alla Turchia concorrendo con essa a mantenere l'indipendenza della penisola dei Balcani •.

Devo aggiungere che non sembra che le opinioni di Lord Salisbury siano mutate da quelle del 1885 e del 1886, benchè allora fosse principe di Bulgaria Alessandro di Battenberg ed oggi sia principe Ferdinando di Coburgo.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 57 e n. 58.
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L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1353. Pietroburgo, 19 settembre 1887, ore 16,20 (per. ore 17,30).

Gazette de Moscou somme le Gouvernement Impérial de ne pas abandonner le malheureux peuple d'Abyssinie, menacé par la double invasion des troupes italiennes et des missionnaires jésuites et de le soutenir de toute l'autorité russe contre la propagande jésuite et la politique coloniale de cette mème Italie qui se permet d'intervenir dans la question bulgare, conseillant ouvertement amr adversaires de la Russie de lui résister.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

(ACS -Fondo Crispi ASRE -2, 103, I)

T. s. N. Roma, 19 settembre 1887, ore 18,55.

Déchiffrez vous-mème.

Je remercie V. E. de son télégramme d'hier au sujet de l'entrevue du prince de Bismarck et du Comte Kii.lnoky (1). Le souhait que le Chancelier vous a fait exprimer par son fils, que les circonstances nous permettent de nous rencontrer, répond à un de mes plus vifs désirs. Il m'est avis, aussi, que si la chose doit avoir lieu, il la faut amener adroitement pour qu'elle semble fortuite.

Je n'hésiterais pas, pour ma part, devant un voyage et ferais volontiers la plus longue partie du chemin. Cela à titre préliminaire, ·car j'attends votre lettre. Veuillez à toute bonne fin me renseigner à l'avance sur les projets de déplacement que le Prince forme pour cet automne.

(l) Non pubblicato, ma assorbito nella lettera particolare e riservata di cui al n. 156.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1355. Londra, 19 settembre 1887, ore 20,20 (per. ore 23,25).

Je viens de prendre lecture du nouveau projet de convention sur le Canal de Suez rédigé par le Sous-Secrétaire d'Etat. Ce document consiste uniquement de l'art. 3 de la Convention Wolff, avec l'addition de l'art. 10 du projet du Traité de Paris, et la disposition que les Consuls seront autorisés à protester contre tout ouvrage ou rassemblement qui puisse, sur l'une ou sur l'autre rive du Canal, mettre en danger la liberté et la sureté de celui-ci. J'ai prié le SousSecrétaire d'Etat de télégraphier de suite à Salisbury, et de m'en donner communication après m'en avoir laissé prendre lecture. Le Sous-Secrétaire d'Etat a communiqué cette pièce au chargé d'Affaires de France, qui va la transmettre à M. Waddington à Royat. Celui-ci à son tour se mettra en communication avec

M. Flourens. Ayant sondé le Sous-Secrétaire d'Etat relativement à l'art. 11 du projet de Traité de Paris, j'ai été assuré que le Gouvernement anglais n'accepterait jamais cet article sans la suppression des mots, • par leurs propres forces •.

161

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 60, p. 148)

T. 1356. Londra, 19 settembre 1887, ore 20,20 (per. ore 23,25).

Le Foreign Office a reçu un rapport de l'agent anglais au Caire, contenant l'avis du Colonel Chermiside sur la probabilité de la réussite de la médiation anglaise entre l'Italie et l'Abyssinie. Selon le Colone!, le Négus ne consentirait jamais, sans une guerre, à l'occupation permanente de Sahati et de Uaà par l'Italie. li ne nous fera pas d'avances pour arriver à un arrangement, et encore moins il offrirait réparation. J'ignore le degré d'importance qu'il faut attacher à cette opinion. *J'ai fait demander indirectement à Salisbury communication de cette pièce, mais je ne puis pas me montrer renseigné de son existence *.

(l) La parte fra asterischi è omessa in LV.

162

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 364. Pietroburgo, 19 settembre 1887.

Il silenzio della stampa russa circa le voci d'un convegno degli Imperatori Alessandro III e Guglielmo a Stettino si ruppe per esprimere il sentimento di sollievo provato dai Russi nel sentire che decisamente non avrebbe più luogo.

Non osando i giornali biasimare quella visita per timore che essa avesse poi realmente a succedere, si tacquero, e l'Imperatore non facendola restò in perfetto accordo coll'opinione pubblica del suo paese.

Coloro che qui si occupano di politica scorgono in ogni azione della Germania un tentativo per far rientrare lo Czar nel patto dei tre Imperatori, da loro giudicato dannoso agli interessi russi, e la sua visita avrebbe compromesso, non foss'altro in apparenza, il principio da lui inalberato d'una piena libertà d'azione. Nè la prospettiva dei vantaggi nella soluzione della quistione bulgara che Berlino fa travedere alla Russia non seduce quest'ultima al punto d'indurla a perdere questa libertà d'azione. Essa non s'illude sull'entità dei vantaggi promessi dalla Germania vincolata dalla necessità di non contrariare gli interessi austriaci in Oriente.

1

S. M. il Re d'Italia e S. M. il Re di Scioa ed i loro rispettivi Governi si dichiarano amici ed alleati e si sottointende che debbono godere quanto più estesamente è possibile di tutti i diritti e privilegi di due nazioni civili alleate.

2

S. M. il Re d'Italia promette a S. M. il Re di Scioa che qualora S. M. Scioana avesse bisogno di aiuti in armi od altro, per fare valere i Suoi diritti, glieli darà colla maggiore sollecitudine possibile. Dal canto suo S. M. il Re Menelik promette di aiutare il Governo di S. M. il Re d'Italia in tutte le circostanze.

3

S. M. il Re d'Italia dichiara a S. M. il Re Menelik che non farà annessioni di territori.

4

II Governo di S. M. il Re d'Italia s1 Impegna a fare consegnare all'Agente di

S. M. il Re Menelik 5000 fucili Remington in Assab nello spazio di 6 mesi dalla data della presente convenzione.

- S. -M. il Re Menelik promette al Governo di S. M. il Re d'Italia che queste armi non saranno impiegate a recare danno agli interessi Italiani ma che anzi serviranno a recare vantaggio all'Italia stessa (1).
(l) -Non pubblicato. (2) -Il brano fra asterischi è omesso in LV.
164

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, A UMBERTO I

T. 5. Roma, 20 settembre 1887, ore 24.

Mi onoro rassegnare a V. M. quanto segue: Tosto che è venuto a cognizione del Governo di V. M. che tra la Francia e l'Inghilterra erano stati ripresi i negoziati per il Canale di Suez, fu mia cura di far presenti a Londra ed a Parigi i diritti dell'Italia a parteciparvi a preferenza o quanto meno in anticipazione a qualunque altra Potenza, e gli interessi primordiali che appoggiano cotali diritti, nonchè i vantaggi che la nostra partecipazione avrebbe per l'andamento dei negoziati stessi. Non dissimulo a V. M. che le difficoltà da sormontare non erano lievi, per varie ragioni: l) la Francia affacciava la pretesa di negoziare quale rappresentante pure gli interessi delle altre Potenze, ed in virtù di una delegazione presunta che nessuno, prima di noi, aveva contestata; 2) le Potenze stesse avevano, nel 1885, espresso l'avviso che i negoziati, allora interrotti, continuassero tra Francia ed Inghilterra, abbandonando quasi alle due Potenze la cura di addivenire ad un accordo, al quale avrebbero aderito; 3) ai negoziati per il Canale di Suez, di interesse generale, erano commisti altri negoziati speciali, segnatamente per le Nuove Ebridi: questione d'interesse esclusivamente anglofrancese. Le nostre pratiche non sono però state vane. Abbiamo ottenuto dapprima che l'Inghilterra ci tenesse al corrente di tutto l'andamento dei negoziati e s'impegnasse a sottomettere al Governo di V. M., prima della conclusione, i patti sui quali sarebbe sembrato potersi formare l'accordo; ed ora l'Incaricato d'Affari di Francia è venuto per parte del suo Governo informarmi che questo desidera risolvere le quistioni riflettenti il Canale, d'accordo con l'Italia e con l'Inghilterra. Ho risposto ch'eravamo disposti a riprendere i negoziati coi due Gabinetti di Londra e di Parigi, e che metteremmo ogni nostro impegno a promuovere una sollecita e soddisfacente soluzione dei punti controversi. Soggiungo a V. M. che le principali divergenze fra Inghilterra e Francia concernono: l) la difesa del Canale in caso di pericolo, volendo l'Inghilterra ch'essa spetti al Kedivé ed ai suoi alleati, al che la Francia si oppone per ciò che concerne gli alleati; 2) la zona circostante da dichiararsi neutrale; 3) la composizione, presidenza e convocazione della commissione internazionale di sorveglianza, che la Francia vorrebbe composta dai Consoli e presieduta dal Decano, contrariamente ai desideri dell'Inghilterra.

Riservomi di ragguagliare V. M. di ogni seguito che abbia questo affare.

(l) In LV il progetto di convenzione è cosi introdotto: • S. M. Menelik II. re di Scioa e di Kaffa, ecc., ed il conte Pietro Antonelli, come inviato del governo di S. M. il re d'Italia, hanno convenuto:».

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. SEGRETISSIMO S. N. Londra, 20 settembre 1887, ore 11,25 (per ore 6 del21).

J'avais écrit à Lord Salisbury dans le sens du télégramme très secret de

V. E. du 15 courant (l) et je reçois en réponse lettre particulière de Sa Seigneurie dont voici la teneur: • J e vous suis très obligé pour votre lettre du 17 (2). Je partage entièrement les idées de M. Crispi qu'on obtiendrait les plus grands avantages des communications sans restriction des ambassadeurs des trois puissances à Constantinople et probablement nos vues respectives pourront etre plus utilement et rapidement comparées là bas que partout ailleurs. Je serais très content de connaitre toute suggestion que le baron Calice pourrait avoir à faire à l'égard d'une action concertée et coopérative des trois puissances respectives. Je ne pourrais naturellement donner un avis sur un accord projeté sans que le texte de cet accord ne fut soumis • (3).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

(Ed. in LV 58, p. 462)

D. 414/421. Roma, 20 settembre 1887.

Ringrazio la S. V. per le *interessanti* (4) informazioni favoritemi coi rapporti del 12 e 14 corrente (5), e La prego di porgere in mio nome particolari ringraziamenti a Lord Salisbury per le notizie ed i documenti comunicatile circa i negoziati pendenti fra i Gabinetti di Londra e di Parigi per la libera navigazione del canale di Suez.

La memoria annessa all'ultimo dei citati rapporti chiarisce lo svolgimento e lo stato presente del negoziato. Però esiste sempre il dubbio, se veramente la questione della sorveglianza sia stata risoluta secondo il concetto anglo-italiano

-o secondo il concetto francese, come questi furono messi rispettivamente innanzi e formulati nella conferenza del 1885.

Stando a ciò che il Signor Flourens disse al commendator Ressmann, il gabinetto di Parigi crede che la questione sia stata risoluta secondo il concetto francese; mentre invece la formula riprodotta in fine del memorandum è sostanzialmente identica alla formula anglo-italiana del 1885, essendosi escluso il carattere permanente della commissione di sorveglianza, la periodicità delle sue riunioni, e la partecipazione, con qualità di presidente, di un delegato della Turchia.

Ad ogni modo, tutto ciò non tarderà ad essere chiarito se il Foreign Office traduce in atto il suo divisamento di formulare uno schema di convenzione, da sottoporsi al parere, tanto del Gabinetto francese, quanto di quello di Sua Maestà.

(l) -Cfr. n. 148. (2) -Non pubblicata. Nella lettera Catalani svolgeva i concetti contenuti nel telegramma del 15. di cui alla nota precedente. (3) -Sull'accoglienza inglese alla proposta del Crispi si veda Salisbury a J. G. Kennedy, Foreign Office, 17 settembre 1887, in Blue Book, Turkey N. l (1888), p. 141. (4) -Omesso in LV. (5) -Cfr. n. 138 e n. 145.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(ACS -Deputazione Siciliana Storia Patria -17, 146, 2)

L. P. RISERVATA. Berlino, 20 settembre 1887.

J'ai revu aujourd'hui le Secrétaire d'Etat.

En suite du télégramme reçu hier soir (1), je lui ai dit que je pouvais déjà affirmer que le souhait exprimé par le Chancelier que les circonstances permissent une rencontre entre Son Altesse et V. E. répondait à un de vos plus vifs désirs.

Le Comte de Bismarck me tenait à cet égard le meme langage reproduit dans mon télégramme et ma lettre particulière du 18 courant (2). Son père, éprouvé par la cure à Kissingen, doit pour cette année renoncer à un nouveau traitement balnéaire, comme par exemple à Gastein. Sa famille compte bien qu'il restera à Friedrichsruh jusqu'aux fètes de Noel, afin de jouir de quelque repos, si restreint qu'il soit par les exigences du service. Au reste, sa résidence actuelle est accessible sans passer par Berlin. En prenant la route du Gothard, Francfort sur le Mein, Hanovre, Liinebourg et Biichen, station de bifurcation entre Hambourg et Friedrichsruh (Biichen n'est éloigné que de 15 minutes de Friedrichsruh), on arrive sans interruption de chemin de fer à sa campagne. Il serait heureux là, comme ailleurs, de serrer la main à un Collègue, et de s'entretenir avec Vous. L'époque du rendez-vous est entièrement subordonnée à vos propres convenances.

l.ie Comte de Solms ne tardera pas à retourner à Rome, M. de Radowitz vient de repartir pour Constantinople. Il a été reconnu avec celui-ci que

mieux valait en effet patienter avec le Sultan, et ne pas trop lui mettre l'épée dans les reins. Mais cela n'empechait pas d'inculquer dans sont esprit que la ligue des trois Puissances maritimes a un caractère très sérieux, que leurs forces se trouveraient à la hauteur d'une tiì.che commune, et que si leurs intérets, qui se concilient parfaitement avec ceux de la Turquie, se trouvaient en péril, les conseils actuels se changeraient en menaces. Ce Souverain est atteint de la manie des persécutions. S'il voit son tròne et • sa peau • en danger, il cède sur tout. La peur, telle est la corde sensible à faire vibrer au moment psychologique voulu, ni trop tòt, ni trop tard. C'est sur piace meme que le terrain devrait etre reconnu avant de recourir à l'intimidation, à une sorte de charge de cavalerie qui, commandée avec sureté de coup d'reil, décide parfois du sort d'une bataille, ou en facilite du moins le succès. Il faudrait en tout cas se préparer à cette éventualité, pour que le groupe, à défaut d'une entente, ne fUt pas exposé à des surprises regrettables et peut-etre meme irréparables. Ce n'est pas chose toujours facile avec l'Autriche et avec l'Angleterre, et cependant on devrait à Londres avoir le sentiment que le seui fait que la flotte anglaise de la Méditerranée appareillerait vers la baie de Besika -sans meme se disposer à franchir les Dardanelles, -suffirait pour mettre sens dessus dessous l'esprit du Sultan et le rendre très malléable.

M. de Radowitz faisait les plus grands éloges du Baron Blanc qui a su se créer une excellente position à Constantinople. En peu de mois, il a acquis sur les hommes et les choses en Orient une connaissance que la plupart des diplomates n'acquièrent qu'après un séjour de longues années. Aussi, le Comte de Bismarck confirmait-il à M. de Radowitz l'instruction de s'appliquer à entretenir avec l'Ambassadeur du Roi, comme avec celui de la Grande-Bretagne, les relations les plus étroites d'amitié et de confiance. Quant au Baron Calice, il est jugé un peu au dessous de sa position. On s'en rend compte à Vienne, mais parmi le personnel dont l'Autriche-Hongrie dispose, ce diplomate est encore le mieux adapté pour cette mission. D'ailleurs, le Comte Kalnoky a soin de lui tracer des instructions aussi précises que possible, et qui visent essentiellement à l'entente avec l'Italie et l'Angleterre.

Le Secrétaire d'Etat a bien voulu me fournir ces indications sur les vues échangées entre lui et M. de Radowitz. Mais il est bien entendu que ces détails sont réservés à V. E. C'est pourquoi je les lui adresse en voie privée et confidentielle.

En relisant ma lettre particulière d'avant hier, minutée très à la hiì.te, je m'aperçois que j'ai commis une erreur en citant le langage du Comte de Bismarck sur la force respective des partis à la Chambre en Angleterre. Ce sont les conservateurs qui comptent environ 300 voix, tandis que la fraction de Lord Hartington n'en représente qu'une soixantaine. Il semblerait donc hors de propos de lui offrir une seconde fois la présidence du Cabinet. C'est là une difficulté de plus pour un remaniement éventuel du Ministère dans lequel deux portefeuilles sont une charge trop lourde pour Lord Salisbury.

Je confie cette lettre à un courrier de Cabinet prussien que le Comte de Bismarck met à ma disposition, et qui part demain pour Vienne et Rome.

(l) -Cfr. n. 159. (2) -Cfr. n. 159, nota l e n. 156.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Terapia, 21 settembre 1887, ore 21,21 (per. ore 1,10 del 22).

Calice n'a pas encore de nouvelles des entretiens de Friedrichsruh. White toujours très réservé croit que la dangereuse prépondérance que l'on a laissé prendre à la Russie à Constantinople ne pourra frapper l'opinion et le Parlement anglais que lorsque quelque fait palpable la fera sauter aux yeux. Il me semblerait pourtant qu'après l'abandon de la convention égyptienne exigé par la Russie, les efforts que fait la Porte pour livrer la Bulgarie à un général russe seraient pour l'Angleterre un motif suffisant pour prendre des suretés contre la dépendance dans laquelle est tombée, envers la Russie, la puissance qui est gardienne de la liberté des détroits et qui peut soulever des Musulmans de l'Egypte et de l'Inde. Il est peut-ètre opportun de laisser cette dépendance se manifester de plus en plus dans les négociations turco-russes sur la proposition Ernroth -et que l'Angleterre ouvre les yeux. Ce pourrait ètre un des buts que poursuit l'Allemagne.

169

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1362. Costantinopoli, 21 settembre 1887, ore 13,20 (per. ore 8 del 22).

Le Sultan a désapprouvé une délibération de ses Ministres, qui indiauaient un blocus de la Bulgarie par terre et par mer camme moyen d'exécution éventuelle d'une proposition turco-russe. Il vient d'approuver maintenant le parti de négocier avec la Russie pour que l'envoi d'un Lieutenant princier russe soit rendu acceptable aux Puissances et aux Bulgares. Le Lieutenant serait accompagné du haut Commissaire ottoman, et si les Puissances le désirent, d'un Commissaire autrichien ou d'une Commission européenne; leur mission qui ne durerait que trois mois, serait de former un nouveau Ministère, et de convoquer une nouvelle Sobranje pour élire l'un des trois Princes qui seraient désignés par les Puissances. Il n'y a de sérieux dans tout ceci que le fait que la Porte cherche avec la Russie les moyens d'assurer à celle-ci en Bulgarie une infiuence prépondérante. Je continue, ainsi que mes deux Collègues, à m'abstenir de renouveler à la Porte des conseils.

14 -Documenti diptomatiei -Serie II -Vol. XXI

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN

D. 445/1273. Roma, 21 settembre 1887.

Ringrazio la S. V. per le interessanti informazioni favoritemi col rapporto del 15 corrente (l) circa gli accordi, che sarebbero intervenuti fra la Svizzera ed il governo della Repubblica rispetto all'eventuale oc.cupazione dello Sciablese e del Faucigny.

Devo però avvertire che, in una recente conversazione avuta col nostro rappresentante a Berna, il presidente della Confederazione, mentre ha confermato l'inesistenza di negoziati colla Francia circa la neutralità della Savoia, ha però ammesso che il ministro elvetico a Parigi, il 23 febbraio scorso, presentò a codesto governo una nota sul come la Svizzera interpreterebbe, circa quell'argomento, i suoi doveri e diritti in base al trattato di Vienna.

Questo documento, che rimase sinora senza riscontro, verrà probabilmente presentato all'assemblea federale.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 4504. Berlino, 21 settembre 1887.

En suite de mes démarches pour pressentir la manière de voir du Cabinet de Berlin relativement à la demande du Sultan du Maroc (dépeche de V. E. du 7 septembre n. 2504) (2), le Secrétaire d'Etat m'a fait hier verbalement la réponse suivante.

Le Gouvernement Impérial évite dans ces questions de se mettre en avant, mais par déférence pour Vous, il se prete à énoncer son opinion confidentielle. Il est toutefois bien entendu qu'elle ne doit pas etre présentée comme portant l'estampille allemande. Il estime qu'il convient tout d'abord que S. M. Schérifienne proclame, en sa qualité de Souverain, la neutralité de ses Etats, la notifie aux Puissances et leur demande de la reconnaitre. Dans le cas où les réponses ne seraient pas toutes affirmatives, car une fin de non recevoir est à présumer de la part de la France, il appartiendrait alors aux autres Etats les plus intéressés au maintien du statu quo, d'aviser. Il ne saurait s'agir évidemment de garantir l'intégrité et l'indépendance du Maroc -l'Angleterre nommément n'y consentirait en aucune façon -mais de chercher à s'entendre lorsque la France

aurait démasqué son jeu, sur une formule qui satisfit davantage le Sultan que celle de la note collective remise en mars dernier. Le Comte de Bismarck pensait que le moment n'était pas encore venu d'examiner ce dernier point. Il fallait préalablement mettre sur le tapis l'affaire de neutralité qui sera la pierre de touche des dispositions des différentes Puissances.

La mème réponse a été donnée à mon collègue d'Espagne.

J'ai dit, à mon tour, que j'ignorais les intentions de mon Gouvernement; mais que, sauf avis contraire, il me semblait que ce mode de procéder et de partager les questions serait habile et rationnel.

Il ne me résulte pas jusqu'ici que l'Ambassadeur d'Angleterre ait de son coté sondé ici le terrain à ce sujet.

Il est une autre question sur laquelle le Comte de Benomar a fait également des ouvertures au nom de son Gouvernement. Ses collègues à Rome, Vienne et Londres ont été chargés d'une démarche analogue par des instructions portant la date du 31 am1t échu, et se référant à une note du Ministre des Affaires Etrangères du Schérif du 17 du mème mois. Le Sultan manifeste son bon vouloir pour des arrangements commerciaux, mais expose la nécessité de réviser, moyennant une nouvelle conférence, le traité de 1880 en matière de protection. Le Comte de Benomar a communiqué à la Chancellerie lmpériale les documents y relatifs, mais n'a pas encore reçu de réponse. En attendant il désirait connaitre mon avis personnel sur la priorité à accorder à la question de neutralité, ou à celle d'une conférence qui serait probablement convoquée à Madrid pour la révision du Traité précité de 1880. J'ai laissé entendre qu'il me paraitrait préférable d'aborder en premier lieu cette dernière question sur laquelle les divers cabinets sont déjà éclairés par une expérience de plusieurs années, tandis que l'autre question était nouvelle et exigeait un examen bien plus sérieux. Le Cabinet Britannique, entre autres, ne se prononcera pas avant le retour à Londres de Lord Salisbury, et avant que l'administration qu'il préside ait gagné en stabilité. Au reste, il est à présumer que mème sur l'affaire de la protection, le Gouvernement Français se renfermera dans la négation, ou accompagnera son acceptation de réserves qui rendraient illusoires les résolutions d'une conférence.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 112.
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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 620. Londra, 21 settembre 1887.

Lord Salisbury m'ha fatto noto che desidera soprassedere alcuni giorni nel partecipare al governo del Re il nuovo disegno di trattato circa il canale di Suez. Ho quindi l'onore di trasmettere qui unito all'E. V. il testo di quel disegno, secondo gli appunti che, dopo un'attenta lettura, ne ho presi il 19 corrente. È chiaro però che non potrei rispondere di alcun lieve errore o divario.

ALLEGATO

PROJET DE TRAITÉ

Les gouvernements de . . , voulant consacrer par un acte conventionnel l'établissement d'un régime définitif destiné à garantir en tout temps et à toutes les puissances, le libre usage du canal maritime de Suez, et compléter ainsi le régime sous lequel la navigation par ce canal a été placée par le firman de S. M. I. le Sultan, en date du 22 février 1866, sanctionnant les concessions de

S. A. le Khédive, ont nommé pour leurs plénipotentiaires, savoir:

Lesquels, s'étant communiqué leurs pleins pouvoirs respectifs trouvés en bonne et due forme, sont convenus des articles suivants:

Art. ler. Le canal maritime de Suez sera toujours libre et ouvert, en temps de guerre comme en temps de ,paix à tous les navires de guerre et les bàtiments marchands, traversant d'une mer à l'autre sans distinction de pavillon, moyennant le payement des droits et l'exécution des règlements en viguer.

Art. 2. Les grandes puissances s'engageront de 1eur còté à ne point entraver le libre passage du canal en temps de guerre et à respecter les biens et établissements qui appartiennent au canal. Le canal ne sera jamais assujetti au blocus et aucun droit de guerre ou acte d'hostilité ne sera exercé tant dans le canal que dans un rayon de 3 milles marins à partir du Port de Suez et de Port-Sai:d.

Art. 3. Les représentants en Egypte des puissances signataires du présent traité seront chargés de veiller à son exécution. En toute circonstance qui menaçerait la sécurité ou le libre passage du canal, ils se réuniront sur la convocation d'un d'entre eux et sous la présidence de leur doyen, pour procéder aux constatations nécessaires. Ils feront connaitre au gouvernement khédivial le danger qu'ils auront reconnu, afin que celui-ci prenne les mesures propres à assurer la protection et le libre usage du canal. lls réclameront notamment la suppression de tout ouvrage ou la dispersion de tout rassemblement qui, sur l'une ou l'autre rive du canal pourrait avoir pour but ou pour effet de porter atteinte à la liberté ou à l'entière sécurité de la navigation.

Art. 4. Le gouvernement égyptien prendra, dans la limite de ses pouvoirs, tels qu'ils résultent des firmans les mesures nécessaires pour faire respecter l'exécution de cet acte. Dans le cas où le gouvernement égyptien ne disposerait pas de moyens suffisants, il devra faire appel à la Sublime Porte, laquelle se concertera avec les autres puissances signataires de la déclaration de Londres du 17 mars 1885, en vue d'arréter d'un commun accord les mesures à prendre pour répondre à cet appel.

Art. 5. Le présent acte ne portera aucune atteinte aux droits souverains de

S. M. I. le Sultan, ni aux droits et immunités de S. A. le Khédive, ni aux mesures qu'il serait nécessaire de prendre pour la défense de l'Egypte et pour le maintien de l'ordre public.

Art. 6. Les hautes parties contractantes s'engagent à porter le présent traité à la connaissance des Etats qui ne l'ont pas signé, en les invitant à y accéder.

173

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 69, p. 190)

R. 621. Londra, 21 settembre 1887.

* Ho l'onore di segnare ricevimento del telegramma (l) che l'E. V. fu tanto cortese di dirigermi il 15 corrente * (2). In conformità degli ordini contenuti in esso (3), ho indagato di nuovo, per mezzo del Foreign Offic;e, il pensiero di lord Salisbury, circa i disegni della Russia e della Porta d'inviare un reggente od una commissione europea in Bulgaria. Lord Salisbury, che si trova tuttavia a Royat, m'ha fatto sapere, in risposta, ciò che segue: • Il governo della Regina ha gravi obbiezioni all'invio di un reggente russo in Bulgaria; ma credo inoltre che, nel momento attuale, sarebbe imprudente anche la nomina di qualsiasi altro reggente, perchè ovviamente disaccetta al popolo bulgaro • (4). Tale (5) risposta di Sua Signoria porta la data del 19 del mese. * Ho avuto l'onore di telegrafarla oggi all'E. V. * (6).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, A UMBERTO I

T. s. N. Roma, 23 settembre 1887, ore 22,45.

Mi onoro rassegnare a V. M. quanto segue:

Il Conte Erberto Bismarck riferì a nome del cancelliere al conte Launay che nel colloquio di Friedrichsruh non si discusse nessuna questione speciale. Tra il Gabinetto austriaco e il tedesco esiste completo accordo, salvo qualche divergenza di apprezzamento dovuto alla particolare situazione dei due Stati per ciò che riguarda la Bulgaria. Il Governo germanico si rende perfettamente conto di come l'Austria non possa seguire passo a passo la Russia. A Berlino non si prende quindi in cattiva parte il rifiuto dell'Austria, come il nostro, d'accettare la proposta dell'invio di un luogotenente principesco. Tale proposta sarà appoggiata dalla Germania solo nel caso che la Turchia faccia pratiche officiali e queste siano raccomandate dalla Russia. Intanto il Principe di Bismarck vede di buonissimo occhio le nostre intelligenze coll'Austria e l'Inghilterra per la questione orientale e desidera che esse si consolidino e si allarghino sempre più. Kalnoky divide il medesimo modo di vedere, e così Salisbury. Si può essere certi che l'Austria e la Germania sono troppo interessate a mantenere l'alleanza

con noi, perchè possano in tale argomento fare cosa a nostra insaputa e senza avvertirci. Qualora le intelligenze fra il Governo di V. M. e quello d'Austria e Inghilterra abbiano a prendere una forma concreta, sarà utile che i negoziati si tengano a Costantinopoli, e di questo avviso è pure Salisbury, beninteso che qualunque accordo fra i tre ambasciatori verrebbe sottoposto ai rispettivi Governi prima di acquistare un definitivo valore.

(l) -Non pubblicato. (2) -«Ho l'onore di no.tificare all'E. V. che » LV. (3) -c Impartitimi • LV. (4) -Discorso indiretto in LV. (5) -c La • LV. (6) -Omesso in LV.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL CANCELLIERE DELL'IMPERO TEDESCO, BISMARCK

(ACS-Deputazione Siciliana Storia Patria-17, 146, 2; ed., in traduzione, in F. CRISPI, Politica estera, cit., p. 172)

T. s. N. Roma, 23 settembre 1887, ore 11,27.

En ce vingt-cinquième anniversaire du jour où un souverain éclairé vous appelait dans ses Conseils, ma pensée se reporte aux grandes choses que vous avez accomplies. La patrie allemande unifiée sous un sceptre glorieux, l'empire d'Allemagne relevé de ses ruines et poursuivant depuis seize ans un but de paix et de conservation, voilà de grands titres à la reconnaissance du peuple allemand et à l'admiration de tous vos contemporains, devanciers de la postérité et interprètes de l'histoire. Nulle part mieux qu'en Italie on n'apprécie la grandeur de votre reuvre: grace au génie politique secondé par les armes, peu d'années ont suffi pour faire de deux peuples morcelés deux grands états dignes de se comprendre. Votre Altesse connait mes sentiments personnels à son égard. Qu'Elle veuille de nouveau en agréer l'expression en ce jour (1).

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. SEGRETISSIMO S. N. Terapia, 23 settembre 1887.

White et Calice ne peuvent aller jusqu'à collaborer avec moi à un texte précis de projet d'accord sans invitation plus formelle de leurs Gouvernements. Nous sommes du reste, tous le trois en union d'idées: ils ne voyent plus depuis longtemps le Sultan et nous ne pouvons communiquer avec lui, sans le contròle des agents russes qui dominent entièrement le Palais et la Porte. Impossible traiter la Turquie comme puissance indépendante. On ne peut plus, comme disait M. de Radowitz, que la contraindre par des démonstrations militaires. Le

Czar tient le Califfe pour se servir des Mussulmans comme Napoléon III tenait le Pape pour se servir des Catholiques. Lord Salisbury se trompe en disant que si les russes entraient à Varna, l'Italie et l'Angleterre les empècheraient d'en sortir, car les Dardanelles seraient fermés à nos vaisseaux. Si Gladstone et les Irlandais n'ont pas rendu l'Angleterre indifférente à tout cela il y a lieu de se concerter à temps pour maintenir les autonomies établies par les traités, assurer la liberté des détroits et rétablir au besoin l'indépendance du Califfe. Je crois mes deux collègues convaincus comme moi qu'une action des trois Puissances sera nécessaire à un moment donné pour obliger la Tourquie à remplir ses devoirs, à cela près si non pour prendre des suretés en vue de l'équilibre politique et militaire en Orient, déjà compromis par la préponderance russe a Constantinople. Cette action qui aurait un caractère amicai pour le Sultan, pourrait selon les circonstances consister soit à faire occuper Salonique par les forces italiennes en cas d'atteinte au statu quo en Macédonie, soit, comme l'Allemagne vient d'en donner l'exemple, à demander l'entrée des Dardanelles et à la forcer au besoin à I'aide d'un débarquement de forces italo-anglaises, soit enfin à faire occuper temporairement Constantinople par les forces des trois Puissances pour contrebalancer la domination que la Russie, établie en Bulgarie, exercerait encore

plus visiblement qu'aujourd'hui sur la Capitale de l'Empire.

Je crois que notre maxime particulière doit ètre que la Péninsule des Balkans puisse s'ouvrir à l'Italie. Mes deux collègues n'en disconviennent pas. Je regrette de ne pouvoir pour le moment envoyer à V. E. que ces indications tirées de conversations académiques que je ne puis pas mème citer à cela près. White depuis quelque temps n'y prend qu'une part passive. V. E. jugera de l'usage prudent et mésuré qu'il conviendra d'en faire.

(l) Un calo.roso telegramma di felicitazioni fu pure inviato dal Re Umberto, da Monza, in pari data.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE RISERVATO S. N. Vienna, 23 settembre 1887.

Il Conte Kalnoky, tornato martedì sera da Friedrichsruh mi diede con

vegno per oggi al Ministero degli Affari Esteri per parlarmi della sua visita al

Cancelliere Germanico.

Egli mi disse che il convegno di quell'anno aveva avuto lo stesso carattere

che quello di questi ultimi anni. Nessuna nuova proposta doveva essere fatta in

quell'occasione e non fu fatta, nè vi fu luogo ad alcuna deliberazione, eccetto

quella di continuare fermamente nell'alleanza. Se fosse stato il caso di pren

dere qualche nuova decisione intorno a qualche questione di politica estera il

Governo Italiano sarebbe stato consultato e chiamato a prendervi parte. Fu

constatato dai due Ministri che l'accordo dei loro rispettivi Governi continuava

ad essere completo in tutte le questioni, eccetto una leggera divergenza a pro

posito della Bulgaria. E anche a questo riguardo il Conte KaJnoky si convinse che il Principe di Bismarck non andrà al di là d'un appoggio puramente platonico alla proposta turco-russa, se questa è ufficialmente presentata dalla Porta e sostenuta dalla Russia. Il Conte Kalnoky trovò il Cancelliere Germanico non inquieto, ma preoccupato rispetto alla Russia, malcontento del Gabinetto di Pietroburgo, e convinto che ormai i due Imperi centrali non possono più contare sul grande Impero limitrofo. Il Principe di Bismarck confermò al Conte Kalnoky che l'Imperatore di Germania vuole la pace, e che la vuole egli pure con eguale intensità e che lavora a questo scopo. Il Governo Germanico, disse il Cancelliere,-è ben deciso a non attaccar la Francia. Ma deve essere preparato ad un attacco. Il Principe di Bismarck vede con piacere l'accordo tra l'Italia, l'Austria e l'Inghilterra e desidera che questo si consolidi e prenda forma più precisa e più concreta. Egli, in questo, deve naturalmente tenersi un po' indietro, ma ajuterà l'accordo. Soltanto crede che non bisogna troppo affrettarsi e che conviene lasciare a Lord Salisbury il tempo di riposarsi e di ristabilirsi in salute. In generale egli raccomanda calma, pazienza e prudenza. Disse al Conte Kalnoky ch'egli vedeva con vera soddisfazione la direzione che V. E. dava alla politica estera del Governo Italiano e che aveva in Lei un'intera fiducia.

Questa medesima assicurazione mi fu ripetuta espressamente dal Conte Kalnoky per conto proprio.

Questo è il sunto di ciò che mi fu detto oggi dal Conte Kalnoky. Ebbi cura d'informarne l'E. V. con telegramma di questa data. La sostanza del discorso tenutomi dal Conte Kalnoky concorda con ciò che il Conte Erberto di Bismarck disse al R. Ambasciatore in Berlino e che V. E. ebbe la bontà di telegrafarmi ieri.

Prego V. E. di voler tenere queste informazioni come affatto confidenziali

e riservate, e non destinate a figurare tra i documenti diplomatici stampati.

178

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 622. Londra, 23 settembre 1887.

Ho l'onore di segnare ricevimento del dispaccio che l'E. V. mi fu tanto cortese di dirigermi il 7 corrente (n. 404, S. Politica) (1), circa il desiderio del Sultano del Marocco che il suo impero sia dichiarato neutrale e l'integrità e l'indipendenza di esso guarentita dalle Potenze. Partecipai al Foreign Office la sostanza di quel dispaccio, chiedendo di essere informato del parere del Governo della Regina su tale argomento. Della mia partecipazione e della richiesta fu fatto consapevole Lord Salisbury, che si trova a Royat. Aspetto la risposta di Sua Signoria.

Ho indagato, nel frattempo, il pensiero del Vice Segretario di Stato del Foreign Office.

Sir Julian Pauncefote sarebbe alieno dall'accettare la proposta di dichiarare neutrale il Marocco; giacchè se la neutralità conferisce diritti, essa impone obblighi gravi; ed il Marocco è troppo debole da resistere all'ascendente di talune potenze e far rispettare la sua neutralità.

Per assicurare l'indipendenza e l'integrità del Marocco, Sir Julian non vede finora che due partiti. Uno sarebbe la stipulazione per parte di tutte le Potenze di un atto di disinteresse ( • self denying protocoZ • ); l'altro sarebbe la stipulazione per parte del Sultano di un atto con cui Egli si obblighi a non cedere alcuna parte del suo territorio senza il consentimento delle tre potenze.

Al primo partito si opporrebbe forse la Francia; ma il secondo non è stato accettato dallo stesso Sultano.

Sir Julian giudica che qualsiasi conferenza su tale quistione sarebbe inutile senza un previo accordo nei pareri delle potenze.

(l) Cfr. n. 112.

179

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, A UMBERTO I

T. s. N. Roma, 24 settembre 1887, ore 11,15.

A complemento del telegramma di jeri l'altro (1), mi onoro rassegnare a

V. M. quanto segue: Kalnoky ebbe ieri un colloquio col conte Nigra, per informarlo della sua intervista con Bismarck. Nessuna proposizione fu fatta né alcuna risoluzione presa, in quella intervista. Qualora ve ne fossero state, il Governo di S. M. ne sarebbe stato prevenuto e invitato a prendervi parte. Si constatò che l'accordo tra i due governi è completo sovra ogni punto, salvo qualche lieve divergenza circa la questione bulgara. Anche in tale questione, però, Bismarck non darà più che un appoggio platonico alla proposta russo-turca, se sarà ufficialmente presentata dalla Porta e raccomandata dalla Russia. Kalnoky trovò il Cancelliere impensierito e malcontento della Russia, sulla quale i due imperi non possono più far conto. Bismarck vuole la pace e lavora in questo senso. Egli è ben deciso a non attaccare ab irato la Francia: desidera un accordo fra l'Italia, l'Inghilterra e l'Austria: sta indietro, ma lo ajuterà. Temeva dapprincipio un eccesso d'ardore o d'impazienza da parte nostra, ma disse a Kalnoky ch'egli ora vedeva con soddisfazione la direzione data alla nostra politica estera e che aveva in noi intera fiducia (2). Quest'ultima assicurazione fu ripetuta da Kalnoky al Conte Nigra.

(l) -Non rintracciato. Probabilmente allude a quello del 23, n. 174. (2) -Tale giudizio sulla politica italiana è confermato in G.P., cit., vol. 4, n. 916 (Bismarck a Heinrich VII Reuss, Berlino, 24 settembre 1887, n. 502 segreto).
180

IL CANCELLIERE DELL'IMPERO TEDESCO, BISMARCK, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(ACS -Deputazione Siciliana Storia Patria -17, 146, 2; ed., in traduzione, in F. CRISPI, Politica estera, cit., pp. 172-173)

T. s. N. Friedrichsruh, 24 settembre 1887, ore 18,45.

De tout mon creur je remercie V. E. des bonnes paroles qu'Elle a bien voulu me faire parvenir par le télégraphe.

L'analogie de nos antécédents historiques, de nos aspirations nationales et des dangers qui peuvent nous menacer a créé entre nos deux pays cette solidarité d'intérets, qui les a prédestinés à une alliance naturelle et constante.

Je suis heureux d'etre appelé à coopérer avec V. E. à la noble tache de conformer notre politique à l'amitié de nos souverains et aux principes de paix et de conservation qui dirigent les intentions de Leurs Majestés, nous prétant mutuellement l'appui mora! et matériel contre toute atteinte à l'indépendance d'un des alliés.

L'élévation des sentiments de V. E. et des souvenirs nationaux dont la génération est imbue en Italie comme en Allemagne me donnent la confiance que cette politique doit réussir.

181

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(ACS -Deputazione Siciliana Storia Patria -17, 146, 2)

T. s. N. Berlino, 25 settembre 1887, ore 11.

J'ai reçu Votre télégramme d'hier soir (1). Il résulte de ma lettre particulière du 20 (2), confiée à un Courrier de Cabinet allemand que le Prince de Bismarck restera jusqu'aux fétes de Noi:H à Friedrichsruh pour jouir d'un repos nécessaire à sa santé. Il ne saurait étre question, pour cette année, de le rencontrer ailleurs. Il deviendrait, en outre, assez mal aisé de donner à la visite une apparence fortuite. Il pourrait toutefois étre convenu d'avance que Son Altesse, ayant appris indirectement que Vous Vous trouviez en touriste vers les frontières de l'Allemagne ou meme déjà à Francfort, Vous faisait exprimer l'espoir que Vous Vous laisseriez tenter, pour autant que les circonstances le permettraient, de prolonger Vos excursions jusqu'à Friedrichsruh, en réalisant ainsi un projet de rencontre vivement désiré de part et d'autre.

Je n'ai pas besoin d'ajouter que la visite produirait le meilleur effet en

Allemagne, et je ne doute pas qu'il en serait de méme dans la majorité de l'opi

nion publique en Italie. Il est vrai qu'une pareille manifestation déplairait à Paris, mais je n'aperçois pas le bénéfice que nous retirerions d'une attitude de trop de ménagements envers la France, tandis qu'il y a toujours profit, au moins moral, à montrer le courage de ses amitiés.

Jusqu'à nouvel ordre, je ne parlerai pas au Secrétaire d'Etat du télégramme de V. E.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 167.
182

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI,ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

T. 814. Roma, 26 settembre 1887, ore 19,45.

J'ai, de source certaine, lieu de croire que le Sultan est en ce moment sous le coup d'une vive préoccupation au sujet des intentions de la Russie et que dans cette situation d'esprit il pourrait se laisser entrainer à quelque acte de faiblesse s'il ne se sent pas soutenu par le groupe des trois Puissances. Veuillez, à cet effet, vous concerter avec vos deux collègues pour tàcher de faire en ce sens, auprès de Sa Majesté, une démarche apte à le rassurer à l'égard des conséquences d'une résistance, de sa part, à la pression de la Russie, lui donnant la conviction que nous serions le cas échéant prets à l'aider.

183

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

(ACS -Deputazione Siciliana Storia Patria -17, 146, 2)

T. s. N. Roma, 26 settembre 1887, ore 21.

Déchiffrez Vous-meme.

Ma décision est prise. Je pars demain soir mardi. Je suis mercredi à Monza où je prends les ordres de Sa Majesté. J'arrive à Lucerne jeudi et je continuerai par l'itinéraire que Vous m'avez indiqué dans Votre lettre du 20 (l) comptant etre à Friedrichsruh le samedi l octobre. Veuillez, je vous en prie, en donner avis confidentiel au Secrétaire d'Etat. J'aurai avec moi ma famille jusqu'à Francfort.

(l) Cfr. n. 167.

184

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALLE SEI AMBASCIATE

T. 816. Roma, 26 settembre 1887, ore 22,15.

L'Ambassadeur d'Allemagne vient de me ·communiquer le télégramme suivant de son Gouvernement: • Un télégramme du Chargé d'Affaires à Constantinople du 23 de ce mois dit: La Porte a chargé hier par le télégraphe Chakir Pacha de communiquer au Gouvernement Russe de nouvelles propositions au sujet de la Bulgarie. On propose, ou d'envoyer à Sophie deux Lieutenants Princiers, un russe et un turc, ou que le Lieutenant princier russe ne puisse agir qu'uniquement d'un commun accord avec le Commissaire turc. De plus on exige du Gouvernement russe de fixer dès le commencement un terme pour la mission Ernroth et d'indiquer immédiatement trois candidats au poste de Prince. Dans la communication faite la veille par M. Giers à notre représentant à St. Pétersbourg relativement aux nouvelles propositions turques il n'avait pas été fait mention de ·celle concernant les deux Lieutenants •. L'Ambassadeur d'Allemagne n'a rien ajouté au sujet de l'opinion de son Gouvernement là-dessus. Quant à la notre, que l'Ambassadeur n'a pas non plus demandée, elle reste toujours la meme. Il est impossible, à mes yeux, de nous prononcer tant que nous ne serons pas éclairés au sujet de ce qu'il y aurait à faire dans le cas de résistance de la part des Bulgares.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 210/2517. Roma, 26 settembre 1887.

Col pregiato rapporto in data 21 corrente (1), l'E. V. si compiacque riferirmi una comunicazione confidenziale fatta a Lei ed al ministro di Spagna, per la quale, in merito alla neutralità degli Stati nel Marocco, il Gabinetto di Berlino sarebbe d'avviso, pur non amando prendere l'iniziativa di darne il consiglio, che il Sultano la proclamasse, la notificasse alle potenze e domandasse loro di riconoscerla. In caso di risposte discordanti, dovendosi fin d'ora presumere per parte della Francia un rifiuto, si esaminerebbe il partito da adottarsi.

Nel ringraziare V. E. di questa comunicazione, non esito a manifestare l'opinione che la combinazione indicata ed il modo di procedere mi sembrano da approvarsi. Tuttavia, prima di prendere un definitivo atteggiamento, ci converrà aspettare, come già fu detto, di conoscere il parere delle due potenze più direttamente interessate, Spagna cioè ed Inghilterra.

V. -E. m'intrattiene pure della protezione degli stranieri al Marocco, intorno a cui il Governo spagnuolo, a richiesta di S. M. Sceriffiana, sta scandagliando il modo di pensare dei diversi gabinetti.

Dal canto nostro già ci siamo dichiarati propensi a prendere parte ad una Conferenza avente per iscopo la revisione del trattato del 1880. E concorro pienamente nell'avviso, da Lei espresso, che sia da darsi sulla questione della neutralità la precedenza a quella sulle protezioni, la quale é assai più semplice, più matura per una soluzione e di più facile discussione fra le potenze che non si propongono altro intento che lo svolgimento dei loro interessi commerciali al Marocco.

(l) -Cfr. n. 171.
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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 624. Londra, 26 settembre 1887.

Col dispaccio del 31 agosto scorso (395, Serie Politica) (1), l'E. V. mi fece l'onore di parteciparmi che la R. Legazione in Persia riferiva che il Colonnello Karavajef, comandante dei cosacchi Persiani, si era mostrato soddisfatto dell'accordo Anglo-Russo del 22 luglio scorso, per la delineazione del confine settentrionale dell'Afganistan; e la Legazione argomentava da ciò che l'Inghilterra avesse dato prova di arrendevolezza.

Com'ebbi l'onore di partecipare a suo tempo all'E. V., il Marchese di Salisbury dichiarò, da parte sua, nel banchetto del Lord Mayor che il Governo della Regina era stato soddisfatto di quell'accordo; ed in un colloquio ch'io ebbi con Lord Salisbury poco tempo dopo, Sua Signoria si compiacque ripetermi, press'a poco, le cose dette al banchetto.

Se non che la quistione si può decidere oramai non colle opinioni del Signor Karavajef o di Lord Salisbury, ma colla prova dei fatti, essendo state pubblicate varie carte topografiche e non pochi ragguagli statistici del nuovo confine e del territorio ceduto da una parte e dall'altra. Ed appare da essi, nel modo più evidente, che nell'accordo Anglo-Russo del 22 luglio scorso, l'Inghilterra e la Russia diedero eguale prova di arrendevolezza e di sagacia.

Sarà opportuno dimostrare qui brevemente ciò che asserisco: giacchè l'Inghilterra e la Russia si trovano in discordia di pareri in altre questioni che interessano l'Europa più di quella dell'Afganistan; e si potrebbe forse inferire che il presente Governo Britannico avendo ceduto alla Russia in una così grave questione, potrebbe cedere parimenti in un'altra dello stesso o di minore rilievo.

Per chiarire l'accordo del 22 luglio 1887 è assolutamente indispensabile risalire a due altri precedenti trattati fra l'Inghilterra e la Russia circa l'Afga

nistan; l'uno in data del 1873, l'altro del 1885. La sostanza delle cose é la seguente:

Colla convenzione del 1873, fra l'Inghilterra e la Russia, la regione di Chamiab (e forse l'intero territorio di Khoja Saleh) avrebbe dovuto essere separato dall'Afganistan e ceduto alla Russia; e sarebbe stato necessario dividere fra gli abitanti delle dette regioni e gli Uzbeg, popoli del Turkestan Afgano, i pascoli ed i pozzi tenuti finora in comune fra essi. Quando i commissari Inglesi giunsero sulle rive dell'Oxus, e furono consci di ciò, s'avvidero del danno che l'esecuzione dell'accordo del 1873 avrebbe cagionato alle popolazioni.

D'altra parte, in conformità della convenzione di Londra del 1885, la valle di Penydeh, abitata dai Sarik, era stata ceduta alla Russia. Ma i Sarik avevano bonificato le valli adiacenti di Kuslik e di Kashan, appartenenti all'Afganistan, e le loro greggi godevano da lunghi anni i pascoli fra Kushuk e Murghab. Quando i Commissari Russi giunsero a Penydeh e furono informati di ciò, essi chiesero che i Sarik fossero lasciati in possesso delle terre che avevano bonificate.

Mettendo a riscontro i due fatti accennati, i negoziatori Inglesi proposero alla Russia un compromesso mercè il quale l'Afganistan restituisse ai Sarik la maggior parte delle terre di cui erano stati privati e la Russia rinunziasse ai suoi diritti sulle terre giacenti sulle rive dell'Oxus e sui pozzi ed i pascoli necessari agli Uzbeg.

L'ordinamento di cose sancito dal protocollo di Pietroburgo del 22 luglio scorso, è fondato sopra un tale compromesso. Dai documenti pubblicati appare che se i Russi si sono avvantaggiati, nel cambio, di un centinaio di miglia quadrate di terra sterile e del tutto deserta, l'Afganistan ha ottenuto in compenso una notevole estensione di terra fertilissima sulle sponde del fiume, ed ha accresciuto la sua popolazione di più di 12.000 abitanti.

La Russia non ha ricavato alcun benefizio dal suo acquisto, l'Afganistan si è avvantaggiato della rendita di circa 1.400 sterline all'anno.

(l) Non pubblicato.

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L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1390. Pietroburgo, 28 settembre 1887, ore 17,18 (per. ore 18,20).

Gazette de Moskou relève le bruit d'après lequel Bismarck et Kalnoky auraient arreté dans leur dernière entrevue un plan tendant au partage de la péninsule balkanique entre les influences russes et autrichiennes, et connaissant l'intention fermement exprimée par le Gouvernement Russe de garder son entière liberté d'action, la Gazette termine en exprimant l'opinion que si le projet en question a réellement été combiné à Friedrichsruh, ses auteurs devront s'attendre à le voir demeurer lettre morte.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. CONFIDENZIALE S. N. (1). Milano, 29 settembre 1887, ore 14,30.

Déchiffrez vous-méme.

Blanc me télégraphie que White n'a pas d'instructions pour agir sur la Porte, d'accord avec ses collègues d'Italie et d'Autriche-Hongrie, avec l'efficacité requise par les circonstances. Si Lord Salisbury est vraiment résolu, comme nous le sommes, à faire tout ce qui est en son pouvoir pour empécher une conflagration en Orient, il doit se persuader de la nécessité que l'accord des trois puissances soit prouvé au Sultan d'une manière frappante par l'accord intime et parfait des trois Ambassadeurs. Sur un esprit faible et craintif tel que celui du Sultan nous ne pouvons avoir d'empire qu'en contrebalançant par des intimidations les intimidations de la Russe. A parité d'intimidations, le Sultan doit comprendre qu'en cedant aux exigences de la Russie, il fait le jeu d'un ennemi dont !es menaces n'ont fait que changer de forme depuis le début de la crise actuelle; tandis qu'en se rendant aux exhortations des trois puissances, il se confie à des amis sincères qui peuvent devenir ses alliés. C'est là ce qu'il faut faire entendre au Sultan par un langage énergique témoignant d'une manière irréfragable de l'accord des trois puissances. Le meilleur moyen pour cela serait, à mon avis, que les trois ambassadeurs demandassent au Sultan une audience collective après avoir combiné entre eux le langage à tenir à S. M. Impériale d'après nos vues communes. Ce langage devrait surtout viser à le persuader que le jour où la Russie passerait des menaces à l'a.ction, nous serions là pour le défendre. Rappelez à Salisbury sa phrase: • Si les Russes débarquaient à Varna, il leur serait facile d'entrer en Bulgarie, mais difficile d'en sortir •. Ces mots témoignent d'un dessein positif, et il n'est peut-etre que temps de montrer que ce dessein n'est pas abandonné.

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L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 58, p. 474)

R. 932. Parigi, 29 settembre 1887.

Nell'udienza che ieri ebbi dal Sig. Flourens gli chiesi se io aveva ben capito ciò che a due riprese m'era stato detto da lui circa lo stato delle sue trattative col Gabinetto di Londra per la libera navigazione del Canale di Suez, che cioè sopra due dei tre punti in discussione era già fatto l'accordo ed in ispecie sul

1'articolo 9 del progetto del 1885 relativo alla Commissione di sorveglianza. Dissi al Sig. Flourens che mi pareva d'avere compreso essere stato ammesso dal Governo britannico che la Commissione, formata dai Rappresentanti delle Potenze al Cairo, sarà presieduta dal Decano e che si riunirà sia dietro convocazione d'uno dei suoi membri, sia anche periodicamente ex ufficio, una volta l'anno. Il Sig. Ministro degli Affari Esteri mi rispose ch'era per lo appunto così.

Giusta quanto l'E. V. mi fece l'onore di scrivermi nel Suo dispaccio del 18 settembre n. 1267 di questa serie (1), io devo dunque supporre che il Gabinetto di Londra o voglia dare un passo indietro non essendo soddisfatto del contegno del Gabinetto di Parigi nell'affare delle Nuove Ebridi, o che il suo assenso alla domanda del Sig. Flourens non sia stato tanto definitivo quanto qui si credeva.

In quest'occasione il Sig. Flourens mi ha nuovamente espresso la sua speranza di poter contare sull'appoggio efficace dell'E. V. presso Lord Salisbury perchè riesca ad una pronta soluzione una trattativa tanto importante per le due Grandi Potenze mediterranee, per l'Italia quanto per la Francia.

(l) Trasmesso in copia a Costantinopoli e a Vienna.

190

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1395. Londra, 30 settembre 1887, ore 8,50 (per. ore 11,20).

Le Chargé d'affaires de France vient de communiquer au Foreign Office une lettre officieuse de Waddington proposant d'ajouter ce qui suit au projet anglais, dont j'ai envoyé le texte exact à V. E.: l) Les articles 3 et 4 du projet de Paris; 2) a l'article 3 du susdit projet anglais les mots: • Ils se réuniront une fois par an en vue de constater que la Convention a été dument observée •; 3) l'article 14 du projet de Paris, avec quelques amendements n'en altérant pas la portée. Le Foreign Office n'était pas disposé à des fortes objections, lorsque le Chargé d'affaires de France a laissé comprendre que M. Flourens, de son còté, désire etre dans le cas d'ajouter l'art. 6 du projet de Paris, or il serait absolument impossible pour l'Angleterre d'accepter l'art. 6, sans suppression des mots: • et ses ports d'accès •, et sans ajouter: • en temps de guerre •. L'intéret principal de la Grande Bretagne en Egypte se concentre dans le passage des armes et munitions de guerre pour les Indes en temps de guerre. Dans le cas où le Canal fiì.t bloqué, il serait nécessaire de débarquer des armes dans les ports d'accès du Canal, d'où elles seraient expédiées par chemin de fer.

Il n'est pas improbable que la démarche faite aujourd'hui par la France auprès de V. E. avait pour but d'obtenir l'appui du Gouvernement du Roi sur ce point, d'autant plus qu'à la Conférence de Paris M. Pierantoni s'est prononcé, quant au port, en faveur des vues françaises. S'il en était ainsi, toute démarche

de notre cOté, à cet effet, non seulement serait inutile, mais inattendue, vu l'état actuel de nos rapports avec l'Angleterre. Quant à l'art. 4 du projet de Paris, il faut remarquer que ce n'est pas à l'Angleterre, mais au Khédive à prendre engagement à ne pas élever des fortifications.

(l) Non pubblicato.

191

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 821. Roma, 30 settembre 1887, ore 11,30.

Voici confidentiellement le texte de la convention pour Suez que le Cabinet Français désirerait voir appuyé par nous auprès du Cabinet de Londres. Les articles l, 2, 3 et 4 restent comme ils ont été arretés en 1885. Pour l'art. 5 la France accepte l'amendement italo-anglais de 1885. Pour l'art. 6 la France accepte l'amendement italien qui diffère de l'anglais par le maintien des mots • et c es ports d'accès •. Les articles 7 et 8 restent d'après le texte de 1885. Pour l'art. 9 la France accepte la rédaction de l'art. 3 du nouveau projet anglais, telle qu'elle figure à l'annexe de votre rapport du 21 septembre (l) avec l'intercalation d'un alinea ainsi conçu: • ils se réuniront en tout cas une fois par an pour s'assurer que le présent traité est exécuté •. Monsieur Flourens considère cet alinea additionnel comme étant déjà admis par Lord Salisbury. Il déclare d'autre part ignorer encore l'avis de Lord Salisbury au sujet de l'alinea qui figure cependant déjà dans le nouveau projet anglais et qui commence par les mots: • Ils réclameront notamment la suppression, etc. •. L'art. 10 reste comme en 1885. Pour l'art. 11 M. Flourens maintient le texte français de 1885, en nous disant, d'ailleurs que • le Marquis Salisbury n'attache plus la meme importance à laisser à l'Egypte le droit de recourir à d es alliés •. Les articles 12 et suivants restent comme en 1885.

192

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1398. Parigi, 30 settembre 1887, ore 17,35 (per. ore 20,35).

Je n'ai pas perdu de vue un seul jour les deux difficiles questions que V. E. m'a chargé de traiter: celles de nos obligations de chemins de fer et de l'importation de nos produits horticoles en France. Quant à la seconde, elle va naturellement etre mise sur le tapis pendant les pourparlers commerciaux, et il est préférable qu'elle n'ait pas été préjugée jusqu'ici par un refus officiel de rap

15 -Documenti diplomatici -Serie Il -Vol. XXI

porter le décret français du seize Juillet. Quant à celle des obligations j'en ai derechef dit un mot avant-hier à M. Rouvier, après la présentation de nos délégués. Sans se prononcer, il m'a dit que tant qu'il n'y avait pas un refus, il y avait de l'espoir. Les objections, comme V. E. le sait, sont très fortes; aussi je me sers de tous les moyens possibles pour faire prévaloir la volonté du Ministre sur les obstacles d'ordre légal.

(l) Cfr. n. 172.

193

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Vienna, l ottobre 1887, ore 17,15 (1).

Kalnoky à qui j'ai communiqué vos dépeches (2), partage votre opinion sur l'utilité de maintenir l'entente entre l'Italie, l'Autriche-Hongrie et l'Angleterre sur les questions orientales et de preparer meme les bases d'une action commune lorsqu'il sera nécessaire, mais il ne pense pas que !es circonstances. actuelles justifient déjà la démarche des trois ambassadeurs, suggérée par

V. E. Il m'a fait ,remarquer que d'un còté la Russie n'est pas sur le point d'entrer en action et que d'autre part les trois puissances n'ont pas à conseiller à la Turquie une action mais seulement la prudence, et l'abstention de tout. engagement séparé. Dès lors, Kalnoky croit que ce qui importe pour le moment c'est de tacher d'établir secrètement entre l'Italie, l'Autriche et l'Angleterre sans en parler au Gouvernement ottoman la base d'une entente assez: étroite pour permettre, lorsqu'il le faudra, de procéder à l'action en donnant. au sultan les garanties indispensables, mais, en tout cas, il juge impossible d'engager une action à Constantinople sans etre assuré d'avance du concoun:· de l'Angleterre. Quant aux nouvelles propositions qui sont en l'air, Kalnoky ne s'en occupe pas. Il attend qu'on !es lui formule et qu'on les lui soumette..

194

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1404. Londra, l ottobre 1887, ore 23,58 (per. ore 6 del 2).

Jusqu'à ce soir le Foreign Office ne connait pas la proposition de la France sur Suez, sous la forme claire et précise du télégramme de V. E.. d'hier (3), mais il en a eu communication sous la forme que j'ai eu l'honneurde reproduire à V. E. dans mon télégramme du 29 soir (4). La substance

des deux communications étant identique, je suis à meme d'affirmer que ce nouveau projet français n'a pas la moindre probabilité d'etre accepté, ni meme discuté. Lord Salisbury a chargé Sous-Secrétaire d'Etat de faire comprendre à l'Ambassade de France qu'il se serait attendu à recevoir une réponse au projet qu'il avait présenté et que ce serait une perte de temps reprendre le projet de Paris; l'Angleterre ayant déclaré à plusieurs reprises ne pouvoir l'approuver. Le Foreign Office fera une communication verbale dans ce sens lundi prochain au Chargé d'affaires de France. Je tiens de bonne source que

M. Flourens se propose de négocier directement avec Salisbury à Dieppe en dehors du Foreign Office mais l'obstacle à l'acceptation des propositions de la France ne vient pas du Foreign Office, mais de l'opinion du Cabinet, du Parlement et du Pays. Je répète qu'apparemment M. Flourens se fait des illusions.

(l) -Il telegramma venne spedito ad Amburgo, ove arrivò alle 18,;36. (2) -Nigra allude ad un dispaccio del 27 settembre (n. 306, serie politica), in cui Crispi: comunicava le istruzioni date a Blanc con telegramma n. 814 del 26 settembre (n. 182). (3) -Cfr. n. 191. (4) -Cfr. n. 190.
195

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1410. Londra, 3 ottobre 1887, ore 23,45 (per. ore 6 del 4).

Ministre d'Espagne a informé le Foreign Office qu'on attend d'un instant à l'autre la mort du Sultan du Maroc, et que le Gouvernement espagnol craint un coup de main de la France, vu la jeunesse du successeur. Ministre d'Espagne a demandé d'urgence avis de Salisbury sur les mesures à prendre pour se prémunir contre un tel événement. J'aurai communication de la réponse de Salisbury dès qu'elle parviendra au Foreign Office, et j'attends aussi demain soir réponse de Sa Seigneurie aux demandes concernantes neutralisation Maroc. Cette réponse sera ensuite communiquée à l'Allemagne et à l'Espagne.

196

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO S. N. Berlino, 4 ottobre 1887, ore 6,53 (per. Milano ore 7,30).

Le secrétaire d'Etat a écrit de sa propre main une dépeche réservée (l) à la personne de l'Empereur pour prendre les ordres de S. M. relativement à une convention militaire à laquelle le Chancelier est tout aussi favorable

que V. E. Le Comte de Bismarck m'a dit qu'il allait de soi que sur ce point le secret le plus absolu est de rigueur; autrement ce serait mettre en éveil certaines puissances et les pousser à activer leurs propres armements.

(l) Cfr. G.P., cit., vcJ. VI, n. 1291 (Herbert von Bismarck a Guglielmo I, Berlino, 3 ottobre 1887) e per la risposta dell'Imperatore tedesco ivi n. 1292 (H. Bismarck a Solms, segreto, Berlino, 15 ottobre 1887).

197

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 4515. Berlino, 4 ottobre 1887.

Un télégramme du Secrétaire d'Etat m'engageait, au nom du Chancelier,

à vous rejoindre à Friedrichsruh, et à anticiper ainsi la bonne chance de

Vous souhaiter en personne la bienvenue dans ma juridiction diplomatique.

J'ai donc eu l'occasion de constater sur piace et d'entendre de la bouche

meme du Prince de Bismarck que cette rencontre, vivement désirée de la part

et d'autre, avait produit dans son esprit l'impression la plus favorable.

Au risque de blesser votre modestie, je consigne ici le jugement qu'il

portait à votre égard.

Le Chevalier Crispi est un homme d'Etat d'une haute intelligence. Il sait ce qu'il veut, expose ses idées avec calme et dignité, avec une grande lucidité et sans jamais sortir des bornes de la modération. Il aborde les affaires par le còté pratique. Chez lui la raison examine, avant que la volonté agisse. Son langage est celui d'un patriote à toute épreuve, et dévoué à la Monarchie si bien représentée par S. M. le Roi d'Italie. Ses convictions lui démontrent les avantages réciproques de l'alliance entre l'Italie et les deux Empires. Le terrain ne pouvait dès lors etre mieux préparé à un échange de vues sur les questions qui intéressent ces Pays, et surtout la paix européenne dont la conservation est le but suprème de leurs efforts. V. E. inspirait une juste confiance; sa personne attirait la sympathie. Aussi les rapports ont-ils été empreints d'une sincère amitié, et a-t-on pu parler à coeur ouvert et sans arrière-pensées. Le Chancelier ajoutait que la visite que Vous aviez bien voulu lui faire, et dont il avait pris en quelque sorte les devants dans l'expression d'un vif désir, sans aller pourtant jusqu'à une invitation formelle car il ne voulait pas préjuger d'emblée les propres convenances d'un collègue,

• !(!ette vJ.,site à e\le seule prouvait que ,cet homme d'Etat ne s'en tient pas seulement aux paroles, mais vise aux faits •.

J'ai répondu que V. E. emporterait, Elle aussi, le meilleur souvenir d'une rencontre qui ne pouvait que resserrer toujours plus les liens qui unissent les deux Nations.

Le Secrétaire l'Etat, que j'ai revu aujourd'hui, me confirmait pleinement les impressions de S. A. Il me disait, à ce propos, que le Chancellier avait été tellement satisfait de votre séjour à sa campagne, qu'il en est résultée une réaction avantageuse à sa santé. Ses douleurs ont cessé • comme par enchantement •. Le Comte de Bismarck, pour autant que sa position lui permettai t

d'énoncer à son tour un jugement, n'hésitait pas à déclarer qu'il partageait sous

tous les rapports celui du Chancelier de l'Empire.

Les journaux les plus intluents de l'Allemagne se plaisent à relever la haute signification du fait meme de l'entrevue dans des termes qui honorent nos deux Pays, et l'homme d'Etat auquel le Roi a confié, outre la Présidence du c;onseil, les deux portefeuilles les plus importants.

Je Vous remercie une fois encore, M. le Ministre, de m'avoir, dans

tous les détails, renseigné sur vos entrevues avec le Chancelier. Vous jugerez

peut-ètre utile de faire rédiger à cet égard un promemoria succinct, pour que

il en reste trace dans les Archives secrets de cette Ambassade.

198

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1415. Pietroburgo, 5 ottobre 1887, ore 16,35 (per. ore 17,45).

Giers affirme aux représentants anglais, autrichien, allemand et à moi, que la question bulgare n'a pas fait un pas vers sa solution. Les discussions avec Ambassadeur de Turquie n'aboutiront à rien, d'après les discours de Giers, qui est convaincu que la Porte ne veut pas se servir des moyens indiqués pour contraindre le prince à quitter la Bulgarie, Giers laisse deviner que la Russie ne s'engage pas en principe contre l'union de la Roumélie Orientale à la Bulgarie. Il laisse la question impréjugée pour pouvoir, le cas échéant, se captiver les Bulgares, en leur faisant comprendre que l'union est due à la Russie. Bref, Giers est très réservé et parait peu confiant.

199

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 641. Londra, 5 ottobre 1887.

Continuo il rapporto del 23 settembre scorso (622, Serie Politica) (1), ed ho l'onore di trasmettere qui unita all'E. V. la traduzione di una lettera (2) che ho ricevuta dal Foreign Office circa la questione della neutralità e dell'integrità del Marocco. Il pensiero del Governo Inglese è che sarebbe imprudente guarentire la neutralità di ur~o Stato le cui istituzioni non danno sicurezza che esso non provochi o giustifichi un atto ostile d'un'altra potenza.

Lord Salisbury si avvisa che, prima di domandare guarentigie, il Sultano do· vrebbe indicare quali riforme si propone introdurre nell'impero. E suggerisce, in modo indiretto, che il miglitor partito sarebbe che il Sultano si obbligasse a non fare nuove cessioni di territorio; e le Potenze ·stipulassero una convenzione di disinteresse.

Una copia di tale lettera è stata partecipata all'Ambasciata di Germania, un'altra alla Legazione di Spagna.

Mi è stata mostrata una postilla di mano di Lord Salisbury sull'argomento di cui si tratta. Essa è del tenore seguente: • Non possiamo concedere alcuna mallevadoria al Marocco per non dover rispondere se un moro bastonerà un altro moro che sia protetto •.

M'è stata promessa una nota sulla materia delle protezioni.

(l) -Cfr. n. 178. (2) -Non pubblicata in quanto riassunta, nei concetti principali, nel rapporto.
200

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. RISERVATO s. N. Milano, 6 ottobre 1887, ore 9.

Soyez complètement assuré et assurez le prince et le comte de Bismarck que le secret le plus absolu sera gardé aussi de notre còté sur l'affaire dont

V. E. m'a télégraphié avant-hier six heures trentecinq minutes (1).

201

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, MAISSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1421. Tangeri, 6 ottobre 1887, ore 13 (per. ore 18,50).

Un courrier arnve 1c1 hier au soir a porté des nouvelles du Sultan ayant la date du Ier octobre. Elles sont toujours mauvaises, la maladie parait etre la fièvre typhoi:de. A una réunion tenue ce matin par les ministres de France, Espagne, Grande Bretagne et moi (les représentants d'Allemagne et d'Autriche sont en ce moment absents de Tanger) il a été unanimement constaté que si la mort survient, des troubles sont à redouter partout, et que pour pouvoir, le cas échéant, protéger effectivement nos nationaux des villes de la còte de Tanger à Mogador, il convenait d'avoir un batiment de guerre sur différents points et organiser une espèce de protection. Les ministres de France et d'Angleterre télégraphient en ce moment meme à leurs Gouvernements demandant qu'un aviso français et un aviso anglais soient immédiatement envoyés ici. La présence d'un bàtiment de guerre italien me paraitrait aussi très-désirable surtout sous le point de vue politique, et au reste quoique il n'y ait sur la còte et meme

à Tanger que .très peu de nationaux, nous y avons par contre bon nombre de protégés indigènes. Je me permets de rappeler à V. E. à toute bonne fin que les provenances de la Sicile, de la Sardaigne et des còtes du continent, depuis Terracina jusqu'au cap Santa Maria di Leuca, sont 1repoussées des ports du Maroc.

(l) Cfr. n. 196.

202

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 57, p. 31)

T. 1424. Parigi, 6 ottobre 1887, ore 19,10 (per. ore 21,15).

MM. Luzzatti, Ellena et Branca télégraphient à V. E. ce qui suit: • Notre réunion avec les délégués techniques Français a eu lieu aujourd'hui (1). On a commencé une revue sommaire de notre tarif général. Nous avons constaté que les Français n'étaient point préparés sur les points les plus importants, sur lesquels ils se sont réservés de nous communiquer des demandes que nous soumettrons, à notre retour, à l'examen de notre Gouvernement. Demain continuera et finira probablement ce travail préliminaire. De cette façon les demandes que l'Italie a déjà présentées et les demandes françaises se trouveront en présence, et nous pourrons à notre retour en Italie, donner à notre Gouvernement un aperçu complet de la situation. Notre impression est qu'il ne serait pas difficile de conclure un traité légèrement meilleur que le dernier, mais nous nous sommes aperçus que les dispositions générales du Gouvernement Français sont moins bonnes qu'aux premiers jours. Notre intention serait de partir lundi ou mardi après avoir eu une entrevue avec les Ministres dans l'intention de bien préciser l'état actuel des dispositions sans préjuger en rien les vues de notre Gouvernement; en nous congédiant du Gouvernement Français nous nous proposons de bien constater notre vif désir d'arriver à une entente en faisant toutes les concessions compatibles avec nos intérèts économiques •.

203

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO A MADRID, MAFFEI, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, A PARIGI, RESSMANN, E A TANGERI, MAISSA.

T. 834. Roma, 7 ottobre 1887, ore 23,59.

Le Chargé d'Affaires d'Angleterre me fait part de la décision prise par son Gouvernement d'envoyer au Maroc deux ou trois navires de guerre. Il nous engage, en mème temps, d'ordre de son Gouvernement à prendre une

mesure analogue en vue des éventualités qui pourraient se produire dans le pays et pour la protection des nationaux respecti:lis.

J'ai répondu au Chargé d'Affaires que depuis hier l'ordre de partir pour les eaux marocaines avait été donné à deux de nos cuirassés et que soit notre Chargé d'Affaires à Tanger, soit le Commandant Supérieur des deux navires avaient instruction de se concerter, pour l'accomplissement de leur mission. avec les collègues d'Angleterre et d'Espagne.

(l) Luzzatti, Ellena e Branca erano giunti a Parigi il 28 settembre (LV 57, p. 29).

204

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, AVARNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 255. Vienna, 7 ottobre 1887.

Avendo avuto l'onore d'essere ricevuto oggi dal Ministro Imperiale e Reale degli Affari Esteri, S. E. mi disse che ei si rallegrava invero molto del convegno che V. E. aveva avuto con S. A. il Principe di Bismarck a Friedrichsruh e che si felicitava specialmente dei risultati che il medesimo non avrebbe mancato di avere nell'interesse della pace generale d'Europa. Nel corso del colloquio, il Conte Kainoky accennò incidentalmente alle voci sparse ad artifizio da certi giornali francesi e russi allo scopo di far credere all'esistenza di pretese intelligenze che, secondo la loro asserzione, sarebbero state prese in quel convegno in vista di compensi da accordarsi, qualora determinati eventi fossero per verificarsi in Oriente. A tale proposito, S. E. osservò che queste wdi potrebbero forse venir sfruttate per malevolenza di fronte al Sultano e far nascere nel di lui animo, alquanto corrivo di sua natura ad adombrarsi, dei sospetti che, ove realmente si verificassero, sarebbe conveniente di dissipare ed aggiunse che non dubitava che, all'evenienza, l'E. V. si adopererebbe in tal senso a Costantinopoli.

Ebbi cura di rendere informata di quanto precede l'E. V. col mio telegramma in data d'oggi (1).

Non solo in questi circoli politici, ma anche in tutta la stampa austriaca il convegno dell'E. V. col Principe di Bismarck fece la più viva impressione e viene commentato colla maggiore soddisfazione e considerato quale un fatto della più alta importanza dal punto di vista della politica europea. In generale tutti i giornali scorgono in esso il consolidamento delle intime relazioni già esistenti tra l'Italia e i due Imperi centrali e quindi l'assicurazione che la pace non sarà per essere turbata. Tra i periodici però che si occupano di quel convegno merita speciale attenzione il Fremden Blatt, il quale consacra a tale avvenimento nel suo numero del 5 corrente un articolo di fondo, che credo dover segnalare all'E. V., in vista dei rapporti che questo giornale ha col Ministero I. e R. degli Affari Esteri.

In detto articolo si dichiara che il Conte Kalnoky può scorgere con viva soddisfazione nella visita di V. E. a Friedrichsruh la realizzazione delle speranze relative all'Italia, di cui esso parlò il 14 novembre scorso nella sua esposizione davanti la Commissione della Delegazione Ungherese, speranze che trovarono eco nelle dichiarazioni fatte più tardi dagli uomini di Stato Italiani. Esso accenna poscia alle allegazioni di certi giornali esteri, secondo le quali il viaggio dell'E. V. avrebbe avuto in mira di discutere la questione romana ed i compensi da accordarsi all'Italia in seguito all'eventuale avanzarsi dell'Austria-Ungheria verso Salonicco. Dopo aver tacciato tali allegazioni di pure invenzioni, pubblicate ad un fine facile ad indovinarsi, questo periodico dichiara che • l'Austria-Ungheria non ha altro scopo che lo sviluppo autonomo degli Stati balcanici sopra le basi di trattati esistenti e che essa non si sente alcuna inclinazione per le avventure •.

(l) Non pubblicato.

205

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN

T. 838. Roma, 8 ottobre 1887, ore 22.

Le Chargé d'Affaires de France m'ayant interrogé sur ma visite au Prince de Bismarck je lui ai dit que nos entretiens n'avaient eu pour sujet que le maintien de la paix, qui est le but de la politique du Gouvernement du Roi et qui devrait l'etre également du Gouvernement français. M. Gérard, m'ayant demandé s'il pouvait faire part à M. Flourens de mon affirmation, je lui ai répondu que je n'y avais aucune objection. Vous pouvez, à l'occasion, tenir le meme langage avec les Ministres français (1).

206

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL MINISTRO DELLA MARINA, BRIN

N. CONFIDENZIALE 57. Roma, 8 ottobre 1887.

Ringrazio V. E. di avermi comunicato, con Nota riservata in data di jeri,

n. 393, Div. I, Segretariato Generale (2), le disposizioni prese, in seguito al mio telegramma del 6 (2), per l'immediato invio di due navi della nostra marina da guerra nelle acque del Marocco.

L'E. V. mi ha pur fatto conoscere, in via officiosa, che delle due corazzate destinate a codesta missione (entrate a Venezia in questo momento),

(Gérard a Flourens, n. 143 confidenziale, Roma, 8 ottobre 1887, ore 12,50, e n. LXIII confidenziale, Roma, 9 ottobre 1887).

l'una, l'· Affondatore •, muoverebbe oggi stesso, e l'altra, la • Castelfidardo •, nella giornata di lunedì. Procederebbero direttamente fino a Gibilterra, toc.cando solo nel tragitto Brindisi per rifornirsi di carbone. Sono entrambe .comandate da Capitani di vascel,lo, dei quali l'uno il Cav. Romano, avente .circa sei anni di grado, assumerebbe, a termini delle vigenti discipline, il :eomando superiore della Divisione.

Dell'invio delle due corazzate ho dato tosto avviso telegrafico al R. Incaricato d'Affari in Tangeri. Per le istruzioni sostanziali, a cui il Comandante della Divisione dovrebbe attenersi, mi riferisco alle intelligenze verbalmente scambiate, e che qui rias

sumo.

In previsione della morte del Sultano del Marocco (che secondo taluna notizia, sarebbe già avvenuta), sono da temersi nell'Impero torbidi interni per contrasti circa l'ordine di successione, e anche complicazioni d'ordine internazionale per effetto di aspirazioni e disegni d'altra Potenza.

Il Comandante della Divisione deve quindi, di concerto col R. Incaricato d'Affari in Tangeri, stare in vigile osservazione degli avvenimenti, e provvedere altresì eventualmente alla tutela dei nostri nazionali e protetti nell'Impero. Pochi sono i nazionali; sono invece abbastanza numerosi i protetti, segnatamente lungo la costa dell'Atlantico. Salvo, quindi, che sortino considerazioni d'ordine nautico, oppure dalla situazione politica emergano altri consigli, gioverebbe che, delle due navi, l'una rimanesse a Tangeri a disposizione della R. Legazione, e l'altra procedesse ad incrociare sulla costa atlantica.

I nostri interessi nel Marocco hanno grande affinità con quelli dell'Inghilterra; d'altra parte, il nostro atteggiamento deve, per considerazioni d'ordine più generale, spiegarsi in forma particolarmente benevola verso la Spagna. Converrà, in conseguenza, che il Comandante Superiore della Divisione cerchi di mettersi e di tenersi d'accordo coi Comandanti delle forze navali di Inghilterra e di Spagna, che si trovassero in quelle acque, segnatamente col primo.

Il R. Incaricato d'Affari a Tangeri ha identiche istruzioni. Mi sarà grato dall'E. V. un cenno di consentimento e di conferma circa le avvertenze contenute nella presente nota.

(l) Per il resoconto dell'incontro si veda D.D.F., cit., vol. Vl, n. 619 e vol. VI bis, n. 59

(2) Non pubblicato.

207

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 884. Atene, 9 ottobre 1887.

Ieri l'altro il Signor Dragoumis leggevami parecchi telegrammi provenienti

da varii Rappresentanti di Grecia all'Estero, relativi tutti al recente viaggio

dell'E. V. a Friedrichsruh.

Questi messaggi sono concordi nell'affermare lo scopo essenzialmente pa

cifico della di lei visita al Principe Cancelliere, ma non tralasciano dal soggiun

gere: que la Bulgarie, la Macédoine et l'Albanie ont fait, en grande partie, les

jrais de la conversation entre les deux hommes d'Etat.

Le informazioni, segnatamente, del Signor Papparigopoulos accennano ad una intesa che sarebbe seguita in ordine a quest'ultima regione qualora si avverassero talune contingenze; ma il Rappresentante Elleno si affretta ad affermare non credere egli ad ogni modo ad aspirazioni italiane su quella provinch ottomana.

Il Signor Dragoumis esprimevami lo stesso convincimento basandosi sulla assoluta astensione nostra dalla propaganda che, a suo dire, si va facendo colà e ripetendo le dichiarazioni in questo senso già fatte pervenire all'E. V. per mezzo mio e del Signor Papparigopoulos; e soggiungeva essere altresì persuaso che l'azione eventuale dell'Italia rispetto all'Albania si eserciterebbe al solo fine di escluderne l'Austria, la cui preponderante influenza nell'Adriatico e nell'Egeo non potrebbe essere aumentata senza scapito nostro.

Non ho d'uopo dire come io mi sia limitato ad ascoltare il Signor Ministro e ringraziarlo per le comunicazioni dei surriferiti telegrammi, astenendomi accuratamente da qualsiasi apprezzamento, memore come sono dei concetti espressi dall'E. V. nei dispacci indirizzati al R. Ambasciatore in Costantinopoli (documenti diplomatici 2091 bis e 2091 ter serie LXXVI) (1). E lo stesso riserbo continuerò ad avere per guida sempre che abbia da cadere in acconcio con questi governanti il delicato argomento della eventuale ricostituzione di ciò che rimane ancora in Europa dell'Impero Ottomano.

P. S. -Il Signor Dragoumis confidavami ieri d'essere stato interrogato premurosamente dall'Inviato Francese circa le viste dell'Italia sull'Albania: da parte mia lo stesso riserbo (2).

208

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 373. Pietroburgo, 9 ottobre 1887.

Da parecchi giorni la stampa russa si occupa diffusamente del convegno di

V. E. col Principe Bismarck.

Ho l'onore d'inviare all'E. V., a titolo d'informazione, il sunto degli .articoli dei giornali i più conosciuti di questo Impero, i quali trattano di tale argomento. Il loro linguaggio provocante, indegno di giornali d'un gran Stato, toglie loro ogni importanza.

Il convegno di Friedrichsruh non piace alla Russia perchè prova l'unione dell'Italia alla Germania ed all'Austria, appoggiata dall'Inghilterra, e questa unione le impedisce di mettere in esecuzione i suoi progetti di conquista. L'esistenza di questi progetti è svelata dall'indignazione della stampa, eco dell'opinione pubblica, contro l'alleanza delle tre Potenze interessate a mantenere la pace e l'equilibrio europeo, che in questo momento solamente la Russia e la

Francia avrebbero velleità di rompere, finora però non consenzienti nè l'Imperatore nè il Governo imperiale.

Si capirebbe che, da questo punto di vista, i Russi non approvino la nostra unione alla Germania, Austria ed Inghilterra, ma non si capiscono il disprezzo e le insolenze all'indirizzo dell'Italia contenute nei fogli quotidiani.

Come è vero il proverbio che chi disprezza compera, così è certo che mai come oggi la pubblica opinione in Russia ha dimostrato di tenere l'Italia in gran conto.

Il Nuovo tempo considera la visita di V. E. a Bismarck come avente lo scopo d'aumentare l'importanza dell'Italia nei consigli internazionali, cosa per la quale, come dice il suddetto giornale, vale la pena di esporsi allo smacco d'un tentativo diplomatico; e l'ingerimento progettato dall'Italia nella quistione bulgara deve fatalmente finire in uno smacco, giacchè il progetto che l'Italia tiene in serbo, deve assicurare la supremazia degli interessi austriaci nella penisola balcanica, ed il Governo russo non vi darà mai il suo consenso.

• L'Europa deve a qualunque costo ottenere il ristabilimento dello statu quo ante, e se essa non può o non vuole ottenerlo, noi ci proclameremo affrancati dalle obbligazioni che solamente noi non abbiamo trasgredite finora, ed il Sig. Crispi non riuscirà più che gli altri a farci rinunciare a questo modo di vedere •.

In un altro articolo il Nuovo tempo tende a dimostrare che la Russia non può che rallegrarsi del convegno di Friedrichsruh perchè esso scoperse il giuoco di Bismarck, il quale era riuscito in questi ultimi tempi a fare accreditare in Russia la voce che la Germania volesse avvicinarsi ad essa, e questa credenza teneva le mani legate alla Russia, imbarazzata dall'attitudine in apparenza benevola della Germania. • Val meglio un nemico dichiarato che un falso amico •. Secondo il suddetto giornale la nuova triplice alleanza non spaventa la Russia che in caso di bisogno può opporle una combinazione tale da impedire alla triplice alleanza di conseguire i suoi scopi. Questa combinazione sarebbe l'alleanza della Russia colla Francia, colla Rumania, colla Serbia e colla Grecia minacciate dal gravissimo pericolo d'una supremazia austro-ungarica, e colla Danimarca.

Dopo ciò il Nuovo tempo conchiude colle seguenti parole: • Il Signor Crispi ha dunque reso senza dubitarne, un immenso servizio alla Russia distruggendo l'ultimo ostacolo che impedivale di avanzare nella via di politica nazionale nella quale essa si era messa due anni fa. Ogni buon russo deve dunque ringraziare il Ministro Italiano invece d'avergliene a male •.

La Gazzetta russa di Pietroburgo cerca i motivi del recente accordo tra l'Italia e la Germania nelle molteplici aspirazioni dell'Italia che vuol stendersi sul mar Adriatico e sul mar Mediterraneo occupando l'Albania, la Tripolitania e parte dell'Egitto; dell'Austria-Ungheria che vuol dominare la penisola balcanica avanzandosi fino al mar Egeo ed al mar Nero; ed infine della Germania che vuol raffermare le sue conquiste del 1870.

• Questi sono gli scopi che si dissimulano sotto la famosa lega di pace, in grazia di cui i partecipanti sperano di intimorire gli altri ed estorcere loro delle concessioni •.

Il suddetto giornale continuando tende dimostrare che in apparenza questa triplice alleanza può imporre alla rimanente Europa, ma calcolando che essa riposa in parte sull'incapacità, suLla disorganizzazione finanziaria, sulle lotte interne di nazionalità dell'Austria-Ungheria, e dall'altra sulla debolezza politica dell'Italia messa a scoperto dall'impresa tragi-comica d'una spedizione in Abissinia, essa non incute timore, e non devesi permettere, tenuto conto di tutti i difetti, specialmente all'Italia, attribuiti dal foglio russo che gli alleati ottengano a buon mercato gli scopi che si sono prefissi. Esso termina dicendo che già si .conosceva l'esistenza della triplice alleanza e che quindi il convegno di Friedrichsruh • non ha mostrato di nuovo che un apparato italiano di poca importanza •.

La Gazzetta di Mosca crede che V. E. vuole seguire l'esempio dato dal

Conte di Cavour colla spedizione di Crimea per rilevare la situazione allora de'l

Regno di Sardegna in Europa e prosegue: • oggi, come allora, mentreché la sua

disorganizzazione economica, i suoi smacchi coloniali dovrebbero consigliarla

di star tranquilla, l'Italia sogna d'intraprendere una politica anti-russa di cui

H cinismo supera quello della politica austro-ungarica, e non è affatto in armo

nia colla sua debolezza •.

La suddetta gazzetta giustifica Cavour che per la sua politica anti-russa

aveva la promessa d'una grande ricompensa, mentre l'E. V. non può aspettarsi

nessun compenso da essa, non essendo l'Austria disposta a cedere all'Italia Trie

ste e Trento senonché allorquando abbia trovato il suo compenso in Salonicco,

• e non è il Governo Italiano, così scrive la Gazzetta di Mosca, che sarà in stato di farglielo avere •.

Sempre secondo il foglio in parola, l'E. V. sarebbe andata da Bismarck per indurlo a favoreggiare l'acquisto della Tripolitania per poter con esso far accettare all'Italia la rinuncia alla difficile spedizione Abissinese. Con queste parole finisce l'articolo: • Così la residenza del Pope di Bismarck è diventata il centro del vasto piano che tende a combinare insieme gli interessi dell'AustriaUngheria, dell'Italia e dell'Inghilterra, la quale certamente deve simpatizzare al più alto grado con tutto ciò che ha per scopo di spaventare la Russia. Ma questo scopo, che è quello della coalizione antirussa, non sarà raggiunto; e né direttamente nè indirettamente il Signor Crispi non potrebbe influire sulla soluzione della quistione d'Oriente, di cui tutti i fili sono nelle mani della Russia. Se lo stesso principe Bismarck non è riuscito a conciliare gli interessi russi ed austriaci, questa impresa deve ancor meno riuscire al Signor Crispi. Gli interessi della Russia nella quistione bulgara sono talmente legali, semplici e determinati che non si potrebbe pensare ad alcuna concessione da parte sua. Il nuovo compito del Signor Crispi non può dunque avere per conseguenza che l'aggiornamento di tale quistione, ma ciò poco importa alla Russia, e la quistione ·bulgara non sarà risoluta né prima né dopo che la Russia lo giudicherà a pro

posito.

La Novosti propugna la necessità di conchiudere un'alleanza tra la Russia e la Francia raggruppando intorno a questa alleanza la Danimarca, l'Olanda, il Belgio, la Serbia, la Grecia per formare una coalizione assai potente per assicurare la integrità territoriale degli uni e difendere gli interessi essenziali degli

altri, e constata che le potenze ammesse nella lega di pace fanno una pol> tica aggressiva, mentre le altre sono ridotte alla difensiva, e le piccole tra queste ultime tremano per la loro esistenza. La politica offensiva dell'Italia, sempre ben inteso a quanto afferma la Novosti, si è dimostrata subito dopo il convegno di Friedrichsruh, avendo il Governo Italiano, visibilmente incoraggiato nella sua condotta dall'appoggio eventuale della Germania, inviato forze militari nel Marocco, mentre invece la Francia e la Spagna, che hanno già versato molto sangue per stabilire la loro influenza nel Marocco, non osano farlo temendo di provocare rivalità internazionali. (Non è possibile mentire più spudoratamente, per ingannare la buona fede dei lettori).

Lo Svet pretende di non stupirsi di vedere l'Italia schierarsi tra gli avversari della Russia, giacchè il suo accecamento la spinge a trovare una analogia tra la sua propria origine rivoluzionaria ed il movimento bulgaro attuale. Ma nello stesso tempo prende nota del malcontento che ha provocato nella stessa Italia il viaggio in Germania dell'E. V., e da ciò il giornale conchiude che l'accecamento non è generale tra gU Italiani.

Non so dove il suddetto foglio attinga le notizie della patria nostra, giacchè tutti i giornali italiani, tranne uno o due, si compiacciono vivamente del convegno dell'E. V. col Principe Bismarck, pel quale l'Italia si afferma con maggior importanza nel concerto europeo.

In mezzo a tante voci spiacevoli non si è fatta sentire quella del Journal de Saint Pétersbourg organo ufficioso di questo Ministero degli Esteri. Esso si limitò a riprodurre poche linee narrative di qualche giornale tedesco senza aggiungervi commenti suoi.

Gli eccessi ed il furore della stampa russa servono a definire il valore e l'importanza del convegno meglio assai che una eloquente apologia.

(l) -Cfr. nn. 57 e 58. (2) -ll 14 dello stesso mese Crispi rispondeva approvando il riserbo tenuto.
209

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. RISERVATISSIMO S. N. Roma, 10 ottobre 1887.

L'Ambassadeur de S. M. à Constantinople m'informe que depuis l'entrevue du Comte Kalnoky avec le Prince de Bismarck, White et Calice se renferment dans une extrème réserve, au point de ne vouloir ètre cités à propos de projets quelconques, politiques ou financiers, relatifs à une action à trois. L'un et l'autre craignent que la politique des compensations ne prévaille et se défient un peu de Radowitz qui, tout en continuant à les encourager à une action à trois, évite soigneusement de se compromettre avec le Sultan qu'il a, seui entre les ambassadeurs des quatre Puissances, le privilège de voir.

Il est superflu de dire que nous avons la plus entière confiance dans le Cabinet de Berlin, qui est certainement sincère dans son désir que notre groupe continue à exercer une action apte à contrebalancer les agissements de la Russie· à Constantinople. Je ne pense cependant pas que l'attitude de Radowitz soit de nature à favoriser notre influence. Une réserve outrée de sa part est meme faite pour nous nuire dans l'esprit du Sultan, aux yeux de qui l'Allemagne ne· se tiendrait pas seulement en arrière de notre groupe, comme elle en a l'intention, mais à l'écart et à distance. Cela étant, je croirais utile à notre action que, sans se départir du système que l'Allemagne a cru bon d'adopter, le Cabinet de Berlin donnat à Radowitz instruction: l) de dissiper les présomptions qui, d'après nos renseignements, hauteraient l'esprit du Sultan depuis ma visite à Friedrichsruh, où Sa Hautesse s'imagine que l'Italie a demandé je ne sais, quelles compensations territoriales à ses dépens. Une dénégation précise et formelle de la part de Radowitz pourrait, en chassant des suspicions sans fondement, amener le Sultan à nous écouter avec plus de confiance; 2) de faire entendre au Sultan que l'abstention de l'Allemagne n'implique pas le moins du. monde un désaccord avec notre groupe, ni une désapprobation de nos démarches. Il serait meme à désirer que Radowitz fut autorisé à éelairer le Sultan sur le désintéressement et l'amitié exempte d'arrière-pensées des trois puissances. Enfin, puisque cet Ambassadeur a conservé accès auprès du Souverain, il devrait, me semble-t-il, dans l'intérèt de l'action que nous devons exercer, inviter· le Sultan, à recevoir nos Ambassadeurs en lui faisant entrevoir les inconvénients et les dangers mème auxquels il pourrait s'exposer par un isolement voulu et systématique à leur égard. Veuillez parler en ce sens au Secrétaire d'Etat et me faire connaitre au plutòt sa réponse.

210

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1454. Tempia, 10 ottobre 1887, ore 23,20 (per. ore 1,30 dell'11)-

Diverses indications de Berlin, de Vienne et de Londres annoncent à mes collègues la grande et heureuse importance de l'entrevue de V. E. avec le Prince· de Bismarck.

La Porte en est très impressionnée, mais le Grand Visir dit que le Sultan est. toujours frappé des menaces russes, qui redoublent. Un télégramme Havas qui annonce, d'après les journaux russes, la rupture avec l'Allemagne, l'entente avec la France et des dangers sérieux pour les Balkans, a surtout bouleversé l'esprit du Sultan troublé d'ailleurs de nouveau par des querelles de harem.

17T

211

IL MINISTRO A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1457. Madrid, 10 ottobre 1887, ore 21,30 (per. ore 10,45 dell'11).

Je remercie V. E. de ses télégrammes chiffrés (l) qui confirment les renseignements que l'on reçoit ici, sans que ces derniers offrent la moindre nouveauté. Cependant je dois signaler aujourd'hui un fait important à V. E.: le Chargé d'Affaires de France a été chargé de proposer à Moret une entente pour agir d'accord dans les affaires du Maroc. Je n'ai pu parler à Moret qui devait avoir aujourd'hui un second entretien avec ce diplomate.

J'ai obtenu une audience pour demain et je serai mis exactement au courant des ouvertures françaises lesquelles parait-il n'ont eu, jusqu'à présent, que caractère général, et assez vague. Tout en leur faisant l'accueil de rigueur en pareille circonstance, je puis vous assurer que M. Moret n'entend nullement se départir de la ligne de conduite qui lui est tracée par des engagements auxquels il tient plus que jamais. A ce propos je suis heureux de faire connaitre à V. E. que le ministre d'Espagne à Berlin a communiqué ici de la part du comte de Bismarck que dans la récente entrevue de Friedrichsruh, il avait été question aussi du Maroc. En tombant d'accord avec le Chancelier Impérlal sur la politique à suivre dans le sens le plus favorable à l'Espagne dont V. E. avait chaleureusement soutenu les intérèts, Moret en me confiant ce qui précf>de m'a exprimé la vive satisfaction qu'il en éprouve.

212

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

D. 442/443. Roma, 10 ottobre 1887.

L'Ambasciatore di Germania mi ha confidato che il conte di Bismarck aveva colto l'occasione di un suo recente colloquio coll'incaricato d'affari d'Inghilterra per accennargli quanto fosse importante, nel comune interesse, che l'Italia non trovisi ·Costretta dalla sua impresa d'Abissinia, che per essa implica una questione d'onore, a distrarre soverchie sue forze. Il conte di Bismarck presumeva che l'Italia ottenendo giusta riparazione, sarebbe contenta di risparmiarsi una spedizione sull'altipiano etiopico, al quale intento poteva giovare l'Inghilterra, sia esercitando direttamente la sua influenza sul Negus, sia rendendo più efficace il blocco italiano chiudendo le vie anche dalla parte del

l'Egitto. L'incaricato d'affari britannico prometteva di riferire questo concetto del segretario di Stato a Lord Salisbury, che certo lo avrebbe accolto e tradotto in atto.

Di questa amichevole ed affatto spontanea iniziativa del gabinetto di Berlino desidero pigliare nota nel mio carteggio con codesta Ambasciata, sia per informazione di Lei sia anche perchè è sintomo del reciproco atteggiamento fra i tre Governi.

(l) In data 3 ottobre (ore 22,20 e ore 23,50) Crispi comunicava a Madrid e alle ambasciate a Parigi, Vienna, Londra e Berlino due telegrammi (8 ottobre, ore 12,05, per. ore 15,35, e ore 20,10, per. ore 22,40) dell'incaricato d'affari a Tangeri, Maissa, annuncianti un sensibile miglioramento della salute del Sultano.

213

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 647. Londra, 10 ottobre 1887.

Ho l'onore di confermare il telegramma del 6 corrente (1), con cui ebbi cura di dar notizia all'E. V. che, il giorno susseguente, Ella riceverebbe dall'Incaricato d'Affari d'Inghilterra partecipazione d'una circolare circa la decisione presa dal Governo della Regina d'inviare al Marocco due o tre navi da guerra per proteggere i sudditi Britannici, colà residenti, in caso di sommossa cagionata dalla morte del Sultano. Colla stessa circolare il Governo della Regina invitava il Governo del Re, come pure i Governi di Germania, di Francia e di Spagna a pigliare provvedimenti allo stesso fine. Feci noto oltre a ciò all'E. V., in conformità delle notizie ottenute al Foreign Office, che in una riunione dei rappresentanti delle Potenze a Tangeri era stato convenuto che ciascuno di essi

dovesse far richiesta al proprio Governo d'inviare una o più navi da guerra nelle acque del Marocco.

Ho l'onore ora di aggiungere che lo stesso giorno indagai il pensiero del Foreign Office circa il grado d'importanza che il Governo della Regina ascriveva alla quistione del Marocco. Mi fu risposto che l'Inghilterra era risoluta a mantenere lo statu qua in quell'impero e ad opporsi a qualsiasi mutamento che alterasse la presente preponderanza delle potenze nel Mediterraneo. L'Inghilterra, mi fu soggiunto, aveva inoltre speciale interesse ad impedire che Tangeri non cadesse in mano della Francia o della Spagna, per cagione del presidio di Gibilterra, il quale, fra le altre cose, otteneva da Tangeri ogni sua vettovaglia. Era di molta importanza all'Inghilterra che il Marocco rimanesse indipendente. A tal fine era mestieri che esso fosse bene amministrato. Il Governo della Regina desiderava vi fossero introdotte riforme confa·centi all'indole dei tempi, e che fossero rotte le barriere che avevano fatto acquistare a quell'impero l'appellativo di • Cina delL'Occidente •.

16 -Documenti diplomatici -Serie Il -Vol. XXI

(l) Non pubblicato.

214

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN

T. CONFIDENZIALE S. N. Roma, 11 ottobre 1887.

Je me réfère à Votre télégramme de hier au soir (1). Le Gouvemement français n'a aucun motif de se méfier et mème de se préoccuper de mon voyage à Friedrichsruh. Notre amitié avec l'Allemagne n'exclut pas celle avec la France,. si la France, comme nous, camme l'Allemagne, comme l'Autriche-Hongrie,. comme l'Angleterre, désire le maintien de la paix et y consacre ses efforts. Du reste, mes relations personnelles et intimes avec le Prince de Bismarck sont connues depuis longtemps. Vous devriez vous rappeler qu'en 1877, M. Gambetta m'avait chargé d'une mission dans l'intérèt de la France auprès du Chancelier allemand. Le jour ne tardera pas où M. Rouvier puisse se persuaderde nos bonnes intentions; peut-etre aussi je pourrai alors rendre quelque service à son pays, si réellement la France attache au maintien de la paix le prix que nous y attachons. En attendant, je vous prie de remercier M. Rouvier· des déclarations amicales qu'il vous a faites à notre égard. Assurez-le qu'il peut compter sur toute ma coopération à fin que les négociations pour le traité de commerce aboutissent à un résultat prompt et satisfaisant. La réussite de· ces négociations dépendra de la bonne volonté de nos voisins, non pas de la n6tre, qui ne pourrait ètre meilleure.

215

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(MCR -Carte Crispi -666, 3, l)

L. P. RISERVATA S. N. Berlino, 11 ottobre 1887.

Je me réfère à mon télégramme de ce jour (1).

Le Marquis de Salisbury a montré beaucoup d'empressement à accueillir les. ouvertures secrètes du Secrétaire d'Etat au sujet de de l'Abyssinie. Sa Seigneurie a télégraphié directement de Dieppe au Chargé d'affaires britannique près cette Cour, en annonçant de s'ètre déjà mise en rapport avec Sir Evelyn Baring, Ministre plénipotentiaire au Caire. Le meilleur moyen d'entrer en matière d'après l'avis du Chef du Foreign Office, serait que M. Portai, Secrétaire de Légation de la Reine en Egypte, fU.t envoyé en Abyssinie; mais il devrait ètre entendu qu'en cas d'insuccès de la mission, nous ne commencerions pas. les hostilités avant son retour. Autrement sa personne serait exposée à de graves.

dangers. Ce Secrétaire de Légation se rendrait auprès du Négus sous le prétexte d'arrangements concernant l'Egypte. Il conviendrait qu'il fut accompagné par un de nos interpretes, car les meilleurs se trouvent chez nous. Le vapeur quittant Suez le 20 octobre, il n'y aurait pas de temps à perdre pour concerter toute chose et prendre les dispositions nécessaires.

Aussi Lord Salisbury exprime-t-il le désir de recevoir le plus tòt possible une réponse aux trois questions suivantes:

l) Quelle est la limite la plus restreinte de nos demandes à l'Abyssinie?

2) Serions-nous prèts, en échange de la cession de Saati, à conclure avec l'Abyssinie un traité favorable de commerce? 3) Le Gouvernement du Roi s'engagerait-il à ne pas faire des annexions ultérieures sur le territoire Abyssinien?

Le Comte de Bismarck vient de me communiquer ces détails en ajoutant que vu les • exigences parlementaires • il ne serait guères possible au Gouvernement Anglais d'aller jusqu'aux menaces pour amener le Négus à composition. Mais le Cabinet de Berlin serait heureux si la voie qu'il nous avait ouverte à Londres pouvait aboutir à une base d'arrangement à discuter entre nous et l'Angleterre.

Après avoir anticipé les remerciments de V. E., j'ai répondu qu'à défaut de Vos directions je m'abstenais de préjuger Votre manière de voir, surtout à l'égard de la deuxième question. Jusqu'ici j'avais toujours cru que Saati n'appartenait pas au territoire de l'Abyssinie. Dans ce cas, il ne pourrait s'agir d'envisager la cession de cette localité camme un équivalent quelconque, entre autres d'un traité de commerce avantageux. Je me bornerais donc à Vous rapporter purement et simplement les idées et interpellations ci-dessus mentionnées.

Le Comte de Bismarck faisait l'observation que dans nos pourparlers ultérieurs, maintenant que la voie est frayée, nous parviendrons avec l'Angleterre à un accord dont elle a pris les devants. A Londres, comme à Berlin, on souhaite de toute manière que l'ltalie obtienne une satisfaction qui lui laisse les coudées plus franches dans son concours au maintien de la paix générale.

Tout en manifestant un bon vouloir à s'entremettre entre nous et l'Abys

sinie, le Marquis de Salisbury -V. E. l'aura remarqué -laisse deviner par

les questions qu'il nous pose que son appui n'irait pas meme aussi loin que les

suggestions faites de prime abord de Berlin. Il ne nous offrirait qu'un mi

nimum. Le Gouvernement du Roi saura aviser pour le mieux de notre dignité

et de nos intérets en jeu dans cette malencontreuse entreprise qui nous crée tant

d'embarras, de soucis, de dépenses, et dont les avantages sont lointains et très

problématiques.

Quoiqu'il en soit, comme il y a urgence, Vous jugerez peut-ètre à propos,

M. le Ministre, de chiffrer des instructions secrètes au Comte Corti, en l'autorisant mème à se rendre à Dieppe pour conférer avec Lord Salisbury dans le cas où Sa Seigneurie, attendue à Londres le 15 octobre, devrait retarder son arrivée.

Je prie V. E. de me charger par un télégramme de témoigner au Secrétaire d'Etat nostre reconnaissance pour ses bons offices dans cette question.

(l) Non pubblicato.

216

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. RISERVATO 4520. Berlino, 11 ottobre 1887.

Je viens de parler au Secrétaire d'Etat dans le sens du télégramme de

V. E. de la nuit dernière (1).

l. Vous teniez à ce que le Cabinet de Berlin s'emploie à dissiper les soupçons qui hanteraient l'esprit du Sultan, surtout depuis votre visite à Friedrichsruh, où S. M. s'imagine que vous avez demandé des compensations territoriales a ses dépens. Le Comte de Bismarck m'a dit qu'il avait prévenu votre désir en adressant hier à M. de Radowitz des instructions visant à ·combattre et à détruire de semblables suspicions.

2. Vous attachiez du prix à ce que l'on sache à Constantinople que l'attitude de l'Allemagne ne signifie en aucune sorte un désaccord avec le groupe Italo-Austro-Anglais, ni une désapprobation de ses démarches. II va etre télégraphié à cet effet à l'Ambassadeur lmpérial.

II lui sera aussi communiqué ce que V. E. me mande au sujet des empechements que d'autres Ambassadeurs rencontrent à s'aboucher avec le Sultan, afin que ce diplomate avise pour le mieux. Mais c'est là une affaire assez délicate sur la quelle il conviendra de bien réflechir pour y donner suite sans froisser ce souverain misanthrope. M. de Radowitz a l'ordre forme! de déclarer que l'attitude de l'Allemagne, dans une question camme l'affaire bulgare qui ne l'intéresse qu'au point de vue de la paix européenne, n'implique nullement une divergence avec la ligue des trois Puissances maritimes. Il est autorisé à ajouter que depuis que le Cabinet de St. Pétersbourg laisse libre carrière à la presse et meme à un Grand Due (incldent du toast récemment prononcé à bord du navire • Uruguay • par le Grand Due Nicolas Michailowitsch) (2), le Cabinet de Berlin ne se sent plus appelé à marquer le meme empressement que par le passé à appuyer les demandes de la Russie (3).

Ces instructions prouvent assez que l'Allemagne commence à se lasser d'une politique de ménagements dont la Russie la récompense si mal. Le Sultan sera assez intelligent pour comprendre que le Cabinet de Berlin n'a plus la meme confiance en la Russie, et que notre groupe ne peut qu'en profiter et s'affirmer davantage.

Autre information qui me parvient indirectement. La crédulité du Sultan est aussi exploitée au détriment de l'Allemagne. Une copie des dépeches adressées au Général de Schweinitz et dans les quelles se trouvent maintes phrases aigre-douces à l'endroit de la Russie, a été transmise à M. de Radowitz pour que, preuve en mains, il puisse repousser les accusations et rétablir l'entière vérité. Il semble que dès lors ce diplomate n'aura plus de motif de se renfermer dans une réserve outrée.

(l) -Cfr. n. 209. (2) -Cfr. n. 219. (3) -Cfr. G.P., cit., vol. V, n. 1120 (annotazione marginale del principe di Bismarck).
217

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 57, pp. 31-32)

R. 973. Parigi, 11 ottobre 1887.

I delegati per le preliminari trattative commerciali, Signori * Commissari *(l) Ellena, Luzzatti e Branca, partirono ieri sera da Parigi per ritornare in Italia, come ebbi l'onore d'annunziarlo telegraficamente all'E. V. Essi giudicarono superfluo di prolungare il loro soggiorno a Parigi, giacchè, dovendo in ogni caso trovarsi in Roma il 16 corrente per cominciarvi le trattative ufficiali coi negoziatori austriaci, una maggior permanenza di due o tre giorni non sarebbe bastata per chiarir meglio la situazione rispetto al governo francese che sopra alcuni articoli importantissimi, in ispecie sulle sete e sulle lane, non si trovava ancora in grado di formulare le sue domande. Fu dunque inteso che queste domande sarebbero in appresso notificate al R. Governo per mezzo dell'Incaricato d'Affari di Francia a Roma, e che il negoziato preliminare si continuerebbe per mezzo della corrispondenza diplomatica. * Intanto, affinchè la partenza dei delegati italiani non potesse dare luogo ad interpretazioni malevoli ed essere considerata come una rottura delle trattative, fu concretata col Signor Rouvier una nota da comunicarsi ufficiosamente alle Agenzie telegrafiche Havas e Stefani che difatti la diramarono ier sera ai giornali: essa è del seguente tenore * (2):

• Il presidente del consiglio ricevette oggi al Ministero delle Finanze i delegati italiani, Signori Luzzatti, Ellena e Branca, che partono stasera per Roma dove sono chiamati dalle negoziazioni del trattato coll'Austria-Ungheria.

Nel corso delle trattative che ebbero luogo fin qui, si constatò che i due governi desiderano di proseguire ufficialmente i negoziati.

Quali che siano le difficoltà da risolvere per giungere ad un'intesa, lo scambio d'idee che ebbe luogo lascia sperare che la ripresa ulteriore dei negoziati potrà condurre ad un equo accordo tra i due paesi •.

I delegati del R. Governo riferiranno personalmente all'E. V. l'impressione sull'esito presumibile del negoziato che essi da qui riportano e Le sottometteranno pure una relazione tecnica: Mi astengo dunque per parte mia dall'enunciare previsioni, *!imitandomi a fare voti affinchè. il Signor Rouvier, da cui i nostri delegati ebbero fino all'ultima ora le più esplicite assicurazioni di buon volere e perfino una certa assistenza contro qualche Suo collega meno ben disposto, non sia travolto dal turbine parlamentare che s'appresta, prima che sia provveduto con un nuovo trattato agli interessi commerciali dei due paesi * (3).

(l) -Omesso in LV. (2) -Il brano fra asterischi è così riportato in LV.: • Intanto una nota dell'Agenzia telegrafica Havas esclude che la partenza dei delegati italiani possa essere considerata come una rottura delle trattative. La detta nota è del seguente tenore: •· (3) -LV: «Dal signor Rouvier, i nostri delegati ebbero fino all'ultim'ora le più esplicite assicurazioni di buon volere •.
218

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

(Ed., in traduzione, in LV 60, pp. 149-150, e in F. CRISPI, La prima guerra, cit., pp. 30-32)

T. P. RISERVATISSIMO S. N. Roma, 12 ottobre 1887, ore 19,30.

J'ai eu connaissance de la manière la plus confidentielle des démarches faites par l'Allemagne, sans aucune demande ou participation de notre pa1-t, auprès du Cabinet de St. James, pour qu'une intervention amicale de la part du Gouvernement Britannique, put, en nous obtenant une réparation et des concessions équitables, prévenir un confl.it sanglant entre l'Italie et l'Abyssinie. Cette information n'a pas arrèté et n'arrètera pas un instant nos préparatifs; mais elle n'est point à négliger, d'autant moins que Lord Salisbury a, d'après ce qui nous revient, montré le plus grand empressement à accueillir les ouvertures secrètes du Cabinet de Berlin.

Sa Seigneurie en effet a télégraphié directement, et en voie particulière, au Chargé d'Affaires Britannique en Allemagne, en lui annonçant de s'ètre mis en rapport avec Sir E. Baring, Ministre Plénipotentiaire au Caire.

Selon l'avis de Lord Salisbury, le meilleur moyen serait que M. Portai, Secrétaire de Sir E. Baring, fùt envoyé en Abyssinie; mais il conviendrait que nous nous engagions à ne pas commencer les hostilités avant son retour, autrement sa personne serait exposée à de graves dangers.

*Le dit Secrétaire de Légation se rendrait auprès du Négus, sous le prétexte d'un arrangement concernant l'Egypte.

Le Gouvernement Italien le ferait accompagner par un de ses interprètes, les meilleurs se trouvant chez nous * (1). De plus Lord Salisbury désirerait recevoir, le plus téìt possible, une réponse aux questions suivantes:

l) Quelle est la limite la plus restreinte des demandes de l'Italie à l'Abyssinie? 2) Serions nous prèts, en échange de la cession de Saati, à conclure avec l'Abyssinie un traité de commerce favorable? 3) Le Gouvernement Italien prendrait l'engagement de ne pas faire d'annexions ultérieures sur le territoire Abyssinien? Voici ma réponse aux différents points énoncés:

l) L'Italie accepte en principe Ies démarches amicales qu'on lui offre, en

tant qu'elles ne porteront préjudice ni à son prestige politique, ni à son honneur

militaire.

2) Puisque le Gouvernement Britannique croit utile l'envoi de M. Portai,

l'Italie est disposée à l'accompagner par toute personne qui pourrait concourir

au succès de la mission, et notamment par un interprète de choix.

3) Le Gouvernement Italien consent à ne pas prendre l'offensive jusqu'au retour de M. Portai, pourvu cependant que ce retour s'effectue avant la fin du mois de novembre, le commencement des hostilités, si elles doivent avoir lieu, ne pouvant étre longuement différé.

4) L'Italie ne s'engagera pas à ne pas faire d'annexion ultérieure, parce que cet engagement est trop indéterminé. L'Angleterre ne le prendrait pas.

Le Gouvernement ltalien n'hésite cependant pas à déclarer qu'il n'aspire à aucune occupation du territoire Abyssinien proprement dit. Il entend seulement étre respecté dans les territoires qu'il occupe et leur dépendances et se procurer dans ce but les pouvoirs stratégiques nécessaires.

5) L'occupation de Saati et de Uaà ne constitue pas une cession, ces deux points n'ayant été jamais reconnus à l'Abyssinie. Leur possession, comme les faits l'ont surabondamment prouvé, ne saurait constituer la garantie suffisante dont il est question au paragraphe précédent.

6) L'Italie est prete, en échange d'une combinaison territoriale, satisfaisant sa dignité et ses intéréts, à conclure un traité de commerce le plus favorable à l'Abyssinie.

Le vapeur qui pourrait prendre à son bord M. Portai quittant Suez le 20 octobre il n'y a pas de temps à perdre. Veuillez donc vous rendre à Dieppe sans attendre le retour de Lord Salisbury et lui communiquer ce qui précède.

Nous serons bien aise s'il s'y trouve une base d'arrangement.

(l) Il brano fra asterischi è omesso in LV e in CarsPr, op. .e loc. cit.

219

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 377. Pietroburgo, 12 ottobre 1887.

Malgrado le pm severe misure la censura governativa non riuscì ad impedire che entrasse in Russia la notizia d'un brindisi portato alla Francia dal Gran Duca Nicolò Michajlovic, mentre viaggiava da Vera Cruz all'Europa sopra un piroscafo francese.

Il Gran Duca avrebbe detto che la Francia ha ragione di voler la rivincita ma che essa non deve lasciarsi trascinare dalle provocazioni della Germania, non essendo ancora pronta; aspetti, e potrà contare sull'alleanza della Russia; che egli stesso si onorerebbe di combattere tra le file dei soldati francesi, e l'esempio suo sarebbe seguito da molti Russi; che l'antipatia generale dei Russi verso i Tedeschi è divisa dalla famiglia imperiale; e che l'Imperatore sta ora purgando l'amministrazione russa da tutti gli elementi e le influenze tedesche.

Questa notizia circola da tre giorni in città, ma i giornali russi finora non ne avevano fatto cenno; oggi soltanto lo Svet, organo del partito di azione panslavista, se l'appropria e la commenta.

• Forse, così scrive lo Svet, alcuni giornali esteri hanno esagerato la portata del recente brindisi d'un altissimo personaggio russo in onore della Francia, perchè un trattato formale d'alleanza non potrebbe essere già attualmente conchiuso; ma un simile trattato non è affatto necessario per convincere che se la Germania si urtasse ad una delle sue due vicine essa avrebbe a far la guerra su due fronti, e la lotta potrebbe riuscire fatale malgrado la lega di pace •.

Dopo aver segnalato il pericolo dell'egemonia tedesca e la necessità di combattere la supremazia di Berlino, il giornale suddetto constata che alcuni indizi permettono di conchiudere che ben tosto si produrrà nelle sfere ufficiali un mutamento accentuato d'opinione in favore della Francia.

Un alto personaggio mi disse ieri che, a Parigi stessa, l'aiutante di campo del Gran Duca aveva smentito i termini coi quali i giornali francesi pubblicarono il brindisi di S. A. I., che travisano completamente il senso delle poche parole da lui pronunciate.

220

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, RIVA, E A LONDRA, CATALANI

T. 853. Roma, 13 ottobre 1887, ore 23,30.

Notre ministre à Madrid me télégraphie que le ministre de France dont le retour est imminent va faire au Cabinet espagnol une proposition d'entente pour le Maroc. M. Moret croit qu'il y a avantage à laisser le Cabinet de France s'expliquer sauf à répondre ensuite par une fin de non recevoir. Le marquis Maffei m'assure que M. Moret n'entend nullement se départir de la ligne de conduite qui lui est tracée par une situation diplomatique à laquelle il tient plus que jamais.

221

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, RIVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1478. Berlino, 14 ottobre 1887, ore 15,48 (per. ore 16,45).

Je me réfère au télégramme de la nuit dernière concernant le Maroc (1). Le ministre d'Espagne a reçu hier de M. Moret un télégramme lui exprimant la conviction qu'il n'aurait pas ajouté foi à la nouvelle publiée dans les journaux d'une entente de l'Espagne avec la France au sujet du Maroc. Le comte de Benomar est d'avis qu'il y aurait tout avantage à connaìtre la manière de voir du Gouvernement français, et à l'attirer, s'il était possible, sur le terrain d'un engagement pour le maintien du statu quo au Maroc. Il m'a dit que son collègue de Rome va recevoir des documents confidentiels très-importants, dont il connait déjà la teneur, relatifs aux menées du Consul de France à Mogador, ayant pour but une insurrection dans la province du Sud.

(l) Cfr. n. 220.

222

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1480. Parigi, 14 ottobre 1887, ore 17,10 (per. ore 19).

Chargé d'affaires d'Autriche-Hongrie me dit que M. Flourens lui a demandé avant hier s'il croyait qu'il ait été question à Friedrichsruh, entre V. E. et le Prince de Bismarck de la réconciliation entre l'Italie et le Saint Siège. Le Comte Zichy lui a répondu qu'il n'en savait rien, mais qu'il ne le pensait pas. Kalnoky n'en a écrit ni en a fait aucune mention dans ce qu'il lui a écrit au sujet de Friedrichsruh. Le Comte Zichy, en me signalant cette interrogation, a ajouté, que le Comte Kalnoky se montrait fort content (l) des informations qu'il avait sur le résultat de l'entretien de V. E. avec le Chancelier allemand.

223

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1479. Parigi, 14 ottobre 1887, ore 17,10 (per. ore 19,05).

M. Flourens en causant de la situation du Maroc avec le Chargé d'Affaires d'Autriche-Hongrie, lui a dit que la France, désireuse de maintenir la bonne entente avec l'Espagne, ne s'opposerait certainement pas si celle-ci croyait devoir intervenir au Maroc, et mème au besoin y occuper quelques points pour sa part. Il a ajouté qu'il ne s'y engagerait toutefois pas, car des telles entreprises menacent toujours de finir moins bien qu'elles n'ont commencé.

224

IL MINISTRO A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1481. Madrid, 14 ottobre 1887, ore ... (per. ore 20,45).

M'étant rendu au Ministère des Affaires Etrangères, sur l'invitation de M. Moret, S. E. m'a dit qu'il tenait à m'entretenir des bruits que le Gouvernement Français a fait répandre par la presse officieuse sur l'existence d'une entente avec l'Espagne au sujet de l'affaire du Maroc. Les explications à cet égard ont

été adressées hier aux représentants de la Reine, à Rome, Vienne, Berlin et Londres. Selon M. Moret le but de la France est de brouiller la situation en donnant le change à l'opinion publique et de laisser croire en excitant la méfiance des autres Puissances envers I'Espagne que celle-ci est en parfait accord avec la France sur l'importante question du Maroc. Le ministre d'Etat désire, par conséquent, mettre en garde les Gouvernements amis, contre ces menées, tout en avertissant, que contre les assertions aussi insidieuses que absurdes sur la prétendue concentration de troupes espagnoles, que certaine correspondance datée de Madrid portait à 40.000 hommes, en réalité il n'y en a pas eu plus de 2500 qui soient allés renforcer les garnisons du midi. M. Moret croit cependant que ce n'est pas à la veille d'une probable réouverture de la conférence de Madrid qu'il convienne indisposer la France en repoussant tout échange de vues au sujet du Maroc. En attendant l'arrivée de M. Cambon dont le retour a été retardé jusqu'à la semaine prochaine, le ministre d'Etat a dit au Chargé d'Affaires de France que dans son récent voyage à Paris, il avait fort bien exposé à M. Flourens que le programme de l'Espagne était uniquement le maintien du statu qua et que jamais elle n'aurait consenti à sortir de là. D'après

M. Moret et le ministre d'Angleterre aussi, Lord Salisbury, serait décidément contraire à la déclaration de neutralité du Maroc. Il penche plutòt vers une garantie territoriale; mais M. Moret croit qu'il sera fort difficile d'amener la France à l'admettre. Le comte de Bismarck aurait suggéré de préparer les choses de manière, que cette question surgisse dans le courant d'une conférence éventuelle. Voilà en substance le résumé de ce que le Ministre d'Etat m'a prié de faire connaitre à V. E.

(l) Punto interrogativo nel testo.

225

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN

T. 855. Roma, 15 ottobre 1887, ore 12,30.

J'ai eu avant hier un colloque avec le Chargé d'affaires de France au sujet du nommé Elias Sakellarion, objet de la dépèche ministérielle du 21 septembre,

n. 1274 (1). M. Gérard ignorait l'arrèté d'expulsion, dont ce grec a été frappé, car il m'a demandé de nouveau que, en conséquence de la qualité de protégé français dont il se targue, cet individu fùt déféré à la juridiction du tribuna! consulaire français.

J'ai répondu que je ne reconnaissais pas à la France le droit de soutenir les raisons, quelles qu'elles soient, du Sieur Sakellarion, sujet hellénique qui dans un pays soumis à l'administration italienne ne saurait étre protégé français, mais ne peut étre que soumis à la juridiction du Consulat de France en l'absence d'un Consul de son pays. En effet la position juridique de protégé, admissible dans des pays où, par suite de l'insuffi.cence des lois ou des personnes,

l'administration et la justice inspirent de justes suspiciOns, est illogique dans un pays désormais soumis aux lois les plus libérales de l'Europe. La France n'admettrait pas de protégés étrangers en Algérie; nous n'en admettons pas à Massaua. Une fois les démarches du Consul de France à Massaua reconnues inutiles, il appartenait à la Grèce de réclamer et non pas à la France. Nous aurions écouté les réclamations du Cabinet hellénique; nous sommes en droit d'opposer la question préalable à celles du Cabinet Français. J'ai ajouté à M. Gérard que Massaua est désormais territoire italien et qu'il ne peut y etre question de tribunaux consulaires étrangers. Les capitulations ont cessé d'y avoir empire, comme, de fait, elles ont cessé d'etre en vigueur en Tunisie. La France qui, dans la Régence en a réclamé l'abolition, ne saurait, sans se mettre en contradiction avec elle-meme, demander qu'à Massaua elles restent en vigueur. J'ai enfin conclu que l'état de guerre existant de fait et de droit à Massaua, la loi martiale y est substituée de plein droit à toute autre. Ce dernier argument, qui aurait suffi à légitimer toute mesure prise contre M. Sakellarion, est plus que suffisante à légitimer l'expulsion de cet individu de Massaua, puisque en Italie, comme en France, un étranger compromettant ou suspect peut etre banni par simple arreté de l'autorité politique. M. Gérard ayant

observé que le Gouvernement hellénique appuyait la demande de la France, j'ai répliqué qu'il aurait dù non pas l'appuyer, mais se l'approprier, et que la France était hors de cause.

M. Gérard s'est alors réservé d'en référer à son Gouvernement et de demander des instructions. Si l'on vous parle de cette affaire, vous savez quel 1angage tenir. Quelques instants après le Chargé d'Affaires de France, j'ai reçu le Ministre de Grèce. Je lui ai très franchement exprimé mon étonnement que la Grèce invoque ou accepte, pour ses sujets demeurants à Massaua, la protection, d'ailleurs fort inutile, puisque inadmissible de notre part, d'un gouvernement étranger. M. Papparigopoulos a paru frappé de mes observations.

(l) Non pubblicata.

226

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

'T. s. N. Terapia, 15 ottobre 1887, ore 20.

Radowitz et moi ne croyons pas que ses déclarations (l) au Sultan sur l'adhésion de l'Allemagne à la politique de notre groupe aient un effet tel qu'il .soit opportun de parler dès à présent au Sultan d'engagements à prendre envers nous. Nous tàcherons que le Sultan réfléchisse sur l'alternative inévitable d'etre avec nous ou contre nous, et qu'il soit disposé d'avance à accueillir en ami une action qui, à un moment non prévu par lui, devra, quand le temps sera venu,

avoir Iieu de notre part, selon l'expression de Radowitz, avec la rapidité de la foudre. C'est à une entente complète sur cette action que doivent maintenant procéder les trois puissances. Le comte Kalnoky a rédigé une esquisse d'accord de principe' d'après quelques-unes de nos conversations à trois. Cette esquisse sera soumise par Nigra à V. E. Kalnoky a fait une démarche analogue auprès de Salisbury. Mes collègues et moi supposons que les trois gouvernements ne se borneront pas à des bases générales d'entente et concerteront leur action éventuelle.

(l) Cfr. n. 227.

227

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1492. Costantinopoli, 15 ottobre 1887, ore 20,20 (per. ore 23,35).

Radowitz d'ordre de son Gouvernement a fait dire par Reschid au Sultan que l'entrevue de V. E. avec le Prince Chancelier a eu les résultats les plus satisfaisants pour le maintien de la paix, lequel repose désormais surtout sur le groupe que forme I'Italie avec l'Autriche-Hongrie et l'Angleterre. Ces trois Puissances veulent le statu quo et l'intégrité de l'Empire Ottoman. L'Allemagne n'admet pas qu'on mette en doute son entière adhésion à cette politique et conseille au Sultan de rechercher I'appui des trois Puissances. Ces déclarations auront du moins pour effet que l'accord turco-russe sur la proposition Ernroth aura le mème sort que la convention Drummond-Wolff, et que le Sultan ne s'engagera d'aucun còté.

228

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

D. 334/115 (1). Roma, 15 ottobre 1887.

Il ministero della guerra mi ha testè comunicato (2) un pro-memoria del comando del corpo di stato maggiore relativo ai maneggi ed alle mire dei francesi sul confine fra la Tunisia e la Tripolitania.

Trasmetto a V. E. un sunto di questo pro-memoria, perchè accerti le notizie in esso contenute e faccia, ove risultino vere, gli opportuni reclami, riferendomi quanto avrà potuto raccogliere e fatto in proposito.

.ALLEGATO

Secondo le notizie ricevute da buona fonte dal Comando del corpo di stato maggiore sembrerebbe oramai accertato che la Turchia, dapprima contraria, abbia -ora in parte ceduto alle pretese della Francia e che una porzione del territorio tripollno sarà fra breve unito politicamente alla Tunisia.

Quantunque importante questa porzione di territorio non sarà tanto estesa.

Giamila o Smila situata non già presso la costa ma dentro terra, al sud del lago di El Biben, verrebbe, per la rettifica della frontiera, incorporato alla Tunisia. I Francesi stabilirebbero quanto prima un presidio a Zarzis (Tunisia) dal quale sarebbero forniti distaccamenti della complessiva forza di 500 uomini circa a Giamila e Duirat.

Questi due punti verrebbero fortificati.

Si stima a Tripoli che, ove nessuna potenza muova osservazioni alla Francia per l'accennata rettifica, essa ne approfitterà per andare innanzi, spingendosi soprattutto verso Ghadames, regione che i Francesi agognano a riunire alla Tunisia.

Le frequenti razzie, fra cui alcune gravissime eome quella perpetrata non è molto a danno delle tribù degli Uarghamma e Duirat, pare siano provocate da agenti francesi, segnatamente dal generale Allegro residente a Gabes, e tendono a mantenere viva un'agitazione destinata a servire le mire della politica francese, rappresentata dal signor Massicault, quelle cioè di nuovi acquisti di territorio. Tali razzie che alimentano la discordia fra le tribù dovrebbero essere invigilate, mentre poss·ono per avventura agevolare, come altri esempi lo ricordano, nuove e più importanti annessioni.

(l) -Identica comunicazione veniva trasmessa in pari data a Parigi, Berlino, Tunisi e Tripoli. (2) -Con nota 5916 riservata del 12 ottobre 1887.
229

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., come estratto, in LV 58, pp. 480-485)

R. CONFIDENZIALE 657. Londra, 15 ottobre 1887.

Coi telegrammi confidenziali del 2, del 3 e del 10 corrente (1), ebbi l'onore di dar notizia all'E. V. della missione affidata dal Signor Flourens al Conte di Chaudordy di negoziare, in Dieppe, un accordo con Lord Salisbury, circa le quistioni del canale di Suez e delle Nuove Ebridi.

Questi negoziati hanno avuto luogo nel modo più segreto che sia possibile. Lord Salisbury non ha partecipato alcuna notizia precisa al Foreign Office delle proposte ricevute; ed ha dato gli ordini più stretti e più assoluti di non fare alcuna menzione del nome del negoziatore francese di cui egli dapprima (come di cosa inattesa) aveva annunziato l'arrivo.

Il risultato di tali negoziazioni è stato un nuovo disegno di convenzione che l'Inghilterra propone alla Francia; e che sarà, senza alcun dubbio, accettato da quest'ultima. Un tale disegno, prima ancora di essere spedito a Parigi, mi è stato partecipato questa sera, sul tardi, per ordine di Lord Salisbury. Sua Signoria ha, in tal guisa, adempito la promessa verbale che mi diede il 29 agosto e la promessa in iscritto che mi fece il 12 settembre. Ho l'onore di trasmetterlo qui unito all'E. V. (Allegato III).

Esso è accompagnato da un biglietto privato di Sir Julian Pauncefote (Allegato I) e dalla copia di un dispaccio di Lord Salisbury al Signor Egerton, Ministro d'Inghilterra a Parigi (Allegato II) (1).

lVIi manca il tempo, volendo profittare della posta di stasera, di fare una breve analisi del nuovo schema e di chiarire le varie ragioni per le quali Lord Salisbury ha creduto opportuno d'accogliere in esso quegli articoli del disegno di Parigi ai quali l'Inghilterra non aveva fatto opposizione nel 1885. Basterà ad ogni modo indicarne una sola: il desiderio che le truppe Francesi sgomberino dalle Nuove Ebridi. Il trattato circa il Canale di Suez non sarà sottoscritto dall'Inghilterra se non quando la bandiera della Repubblica Francese sarà abbassata in quelle isole.

ALLEGATO l

PAUNCEFOTE A CATALANI

(Traduzione)

Confidenziale Lond'l'a, 15 ottob'l'e 1887

Le mando qui unito, in modo confidenzialissimo, per desiderio di Lord Salisbury, un disegno di convenzione (ed il dispaccio di accompagnamento) che Lord Salisbury spedirà questa sera a Parigi per essere proposto al governo francese. Il dispaccio chiarisce com'è che Sua Signoria ha consentito a negoziare di nuovo sulle basi del disegno di Parigi; ed Ella vedrà che Lord Salisbury accetta quel disegno colle seguenti modificazioni:

l o l'omissione dell'articolo IV;

2° la modificazione dell'articolo VI che ora piglia il posto dell'articolo V, le parole • po'l'ts d'àccès • vi sono lasciate ma è data facoltà alle potenze di far passare le truppe per via di terra se il Canale è bloccato. II nostro intento è raggiunto;

3o l'articolo IX del disegno di Parigi è abbandonato ed in luogo di esso è proposto l'articolo VIII del nuovo schema. Mi sarà di sommo gradimento darle tutti gli schiarimenti ch'Ella desiderasse e ragionare sull'argomento.

ALLEGATO Il

SALISBURY A EGERTON

Confidential Fo'l'eign OjJice, 21 October, 1887.

Sir,

In my despatch No. 558 I informed you that a passage in M. Waddington's

letter of the 3rd September had made it .Ioubtful whether he was discussing the

project of Convention which I laid before him in May, or whether he was recurring

to the draft Treaty which was under discussion by the International Commission

which met at Paris in 1885. Communications with the French Embassy have since

. 192

made it clear that the latter is the interpretation to be placed upon his language. I received the intimation with some surprise, for in a former letter dated the 2nd June, to all appearence part of the same corl'espondence, M. Waddington distinctly spoke of the • project of Convention • which I had communicated him.

Her Majesty's Government do not, however, attach a primary importance to the question of form, and thel'efore any lengthened discussion as to the draft to be selected as the base of an Agreement, if we are able to make one, would appear to be unnecessary expenditure of time. It is more materia! whether the differences on questions of substance which made the negotiations of 1885 unfruitful are, or are not, of so grave a character as to be incapable of accommodation.

I inclose, therefor,e, proposals for a Convention, following in their form and arrangement the draft which was under discussion in 1885, and containing the stipulations on which, in the judgment of Her Majesty's Government, the two Governments may properly come to an agreement. On some of the points which two years ago they were unable to concede, they have offered alternative suggestions by which the difficulty may be turned; on others they have good ground for hoping that the Government of the Republic will be disposed not to insist.

It must be borne in mind that two Powers were requested by the other Powers repr,esented in the International C:ommission to enter upon special negotiations, and to come, if possible, to a preliminary understanding, in order to facilitate a European agreement. But no instrument to which they set their signatures can have any practical value until it has received the assent of the Suzerain and of the other Powers concerned.

In laying this proposal before M. Flourens, it is my duty to renew the words of a reservation made, without opposition on any side, by Sir Julian Pauncefote at the close of the sittings of the Commission of 1885. It was to the following effect :

• Les Délégués de la Grande-Bretagne, en présentant ce texte de Traité comme le régime définitif destiné à garantir le libre usage du Canal de Suez, pensent-ils qu'il est de leur devoir de formuler une réserve générale quant à l'application de ces dispositions en tant qu'elles ne seraient pas compatibles avec l'état transitoire et exceptionnel où se trouve actuellement l'Egypte, et qu'elles pourraient entraver la liberté d'action de leur Gouvernement pendant la période de l'occupation de l'Egypte par les forces de Sa Majesté Britannique •.

I have, in conclusion, to request that you will give to M. Flourens a copy of this despatch, together with the draft Convention which it incloses.

.ALLEGATO III

DRAFT OF SUEZ CANAL CONVENTION

Confidential.

Les Gouvernement de , voulant consacrer, par un Acte Conventionnel, l'établissement d'un régime définitif destiné à garantir, en tous temps et à toutes les Puissances, le libre usage du Canal Maritime de Suez, et compléter ainsi le régime sous lequel la navigation par ce Canal a été placée par l'e Firman de Sa Majesté lmpériale le Sultan, en date 22 Février 1866 (2 Zilcadé, 1282), sanctionnant les concessions de Son Altesse le Khédive, ont nommé pour leurs Plénipotentiaires, Savoir:

Lesquels, s'étant communiqué leurs pleinspouvoirs respectifs, trouvés en bonne et due forme, sont convenus des Articles suivants:

I

Le Canal Maritime de Suez sera toujours libre et ouvert, en temps de guerre comme en temps de paix, à tout navire de commerce ou de guerre, sans distinction de pavillon.

En conséquence, les Hautes Parties Contractantes conviennent de ne porter aucune atteinte au libre usage du C:anal, en temps de guerre comme en temps de paix. Le Canal ne sera jamais assujetti à l'exercice du droit de blocus.

II

Les Hautes Parti:es Contractantes, reconnaissant que le Canal d'Eau-Douce est indispensable au Canal Maritime, prennent acte des engagements de Son Altesse le Khédive envers la Compagnie Universelle du Canal de Suez en ce qui concerne le Canal d'Eau-Douce.

Elles s'engagent à ne porter aucune atteinte à la sécurité de ce Canal et de ses dérivations, dont le fonctionnement ne pourra etre l'objet d'aucune tentative d'obstruction.

III

Les Hautes Parties Contractantes s'engagent de mème à respecter le matériel, les établissements, constructions, et travaux du Canal Maritime et du Canal d'EauDouce.

IV

Le C:anal Maritime restant ouvert en temps de guerre comme passage libre, meme aux navires de guerre des belligérants aux termes de l'Article I du présent Traité, les Hautes Parties Contractantes conviennent qu'aucun droit de guerre, aucun acte d'hostilité ou aucun acte ayant pour but d'entraver la libre navigation du Canal ne pourra etre exercé dans le Canal et ses ports d'accès, ainsi que dans un rayon de 3.000 milles marins de ces ports, alors meme que la Porte serait l'une des Puissances belligérantes.

Les bàtiments de guerre des belligérants ne pourront, dans le Canal et ses ports d'accès, se ravitailler ou s'approvisionner que dans la limite strictement nécessaire. Le transit des dits bàtiments par le Canal s'effectuera dans le plus bref délai d'après les réglements en vigueur et sans autre arret que celui qui résulterait des nécessités du service. Leur séjour à Port-SaYd et dans la rade de Suez ne pourra dépasser vingt-quatre heures, sauf le cas de relàche forcée. En pareil cas ils seront tenus de partir le plus tòt possible. Un intervalle de vingt-quatre heures devra toujours s'écouler entre la sortie d'un port d'accès d'un navire belligérant et le départ d'un navire appartenant à la Puissance ennemie.

v

En temps de guerre les Puissances belligérantes ne débarqueront et ne prendront dans le Canal et ses ports d'accès ni troupes, ni munitions, ni matériel de guerre. Mais dans le cas d'un empechement accidente! dans le Canal, on pourra embarquer ou débarquer, dans les rports d'accès, des troupes fractionnées par groupes n'excédant par 1.000 hommes, avec le matériel de guerre correspondant.

VI

Les prises seront soumises, sous tous les rapports, au mème régime que 1es navires de guerre des belligérants.

VII

Les Puissances ne maintiendront dans les eaux du Canal (y compris le Lac Timsah et les Lacs Amers) aucun bàtiment de guerre.

Toutefois dans les ports d'accès de Port SaYd et de Suez, elles pourront faire stationner des bàtiments de guerre, dont le nombre ne devra pas excéder deux pour chaque Puissance.

Ce droit ne pourra etre exercé par les belligérants.

VIII

Les Représentants en Egypte des Puissances Signataires du présent Trait6 seront chargés de veiller à son exécution. En toute circonstance qui menacerait la sécurité ou le libre passage du Canal, ils se réuniront sur la convocation de leur doyen, pour procéder aux constatations nécessaires. lls feront connaitre au Gouvernement Khédivial le danger qu'ils auront reconnu afin que celui-ci prenne les mesures propres à assurer la protection et le libre usage du Canal.

En tout état de cause ils se réuniront une fois par an pour constater la bonne exécution du Traité.

Ils réclameront notamment la suppression de tout ouvrage ou la dispersion de tout rassemblement qui, sur l'une ou l'autre rive du C:anal, pourrait avoir pour but ou pour effet de porter atteinte à la liberté et à l'entière sécurité de la navigation.

IX

Le Gouvernement Egyptien prendra, dans la limite de ses pouvoirs, tels qu'ils résultent des Firmans, et dans les conditions prévues par Le présent Traité, les mesures nécessaires pour faire respecter l'exécution du dit Traité.

Dans le cas où le Gouvernement Egyptien ne disposerait pas de moyens suffisants, il devra faire appel à la Sublime Porte, laquelle se concertera avec les autres Puissances Signatair,es de la Déclaration de Londres du 17 Mars, 1885, en vue d'arréter d'un commun accord les mesures à prendre pour répondre à cet appel.

Les prescriptions des Articles IV, V, VII, et VIII ne feront pas obstac1e aux mesures qui seront prises en vertu du présent Article.

x

De méme, les prescriptions des Artic1es IV, V, VII, et VIII ne feront pas obstacle aux mesures que Sa Majesté le Sultan et Son Altesse le Khédive, au nom de Sa Majesté Impériale et dans les limites des Firmans concédés, seraient dans la nécessité de prendre pour assurer, par leurs propres forces, la défense de l'Egypte et le maintien de l'ordre public.

Dans le cas où Sa Majesté Impériale le Sultan ou Son Altesse le Khédive se trouverait dans la nécessité de se prévaloir des exceptions prévues par le présent Article, les Puissances Signataires de la Déclaration de Londres en seraient avisées.

XI

Les mesures qui seront prises dans les cas prévus par les Articles IX et X du présent Traité ne devront pas faire obstacle au libre usage du Canal. Dans ce meme cas l'érection de fortifications permanentes élevées contrairement aux dispositions de l'Article VIII demeure interdite.

XII

Les Hautes Parties Contractantes conviennent, par application du principe d'égalité en ce qui concerne le libre usage du Canal, principe qui forme l'une des bases du présent Traité, qu'aucune d'elles ne recherchera, par rapport au Canal, d'avantages territoriaux ou commerciaux ni de privilèges dans les arrangements internationaux qui pourront intervenir. Sont d'ailleurs réservés les droits de la Turquie comme Puissance territorial,e.

17 -Documenti dipLomatici -Serie II -Vol. XXI

XIII

En dehors des obligations prévues expressément par les clauses du présent Traité, il n'est porté aucune atteinte aux droits souverains de Sa Majesté Impériale le Sultan, et aux droits et immunités de Son Altesse le Khédive, tels qu'ils résultent des Firmans.

XIV

Les Hautes PaTties Contractantes conviennent que les engagements résultant du présent Traité ne seront pas limités par la durée des Actes de Concession de la Compagnie Universelle du Canal de Suez.

xv

Les stipulations du présent Traité ne feront pas obstacle aux mesures sanitaires en vigueur en Egypte.

XVI

Les Hautes Parties Contractantes s'engagent à porter le présent Traité à la connaissance des Etats qui ne l'ont pas signé, en les invitants à y accéder. En foi de quoi les Plénipotentiaires respectifs ont signé le préso;ent Traité, et y ont apposé le sceau de leurs armes. Fait à

(l) Per il primo cfr. n. 194. Gli altri due non pubblicati.

(l) L'allegato II costituisce parte del dispaccio inviato da Salisbury a Egerton, Foreign Office, 21 ottobre 1887 (Cfr. Blue Book, Egypt n. l, cit., n. 38) .

230

IL MINISTRO A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1501. Madrid, 16 ottobre 1887, ore 19,20 (per. ore 11 del 17)

M. Moret m'a mis au courant de l'entretien qu'il a eu avec l'Ambassadeur de France quelques instants après son arrivée. M. Cambon donna à sa conversation un grand caractère général, offrant maintes fois, le moyen au ministre d'Etat de provoquer des épanchements confidentiels sur la question du Maroc, mais celui-ci vigoureusement se tenait sur ses gardes et ne tomba point dans le piège. Enfin au moment de prendre congé, M. Cambon dit tout à coup à son interlocuteur: • il est surtout essentiel que nous évitions autant que possible que l'on fasse du Maroc une question européenne. Toute intromission étrangère à la notre doit etre écartée, et nos efforts doivent avoir pour but, que ce soit au contraire uniquement une question franco-espagnole. Le moment viendra ou nous pourrons meme partager cet Empire entre nous. L'Espagne aura la cote, la France l'intérieur •. Ces derniers mots furent prononcés moitié au sérieux et moitié en souriant, M. Moret ne sortit cependant de sa réserve et prit la chose en plaisantant en répondant d'une manière évasive. Le ministre· d'Angleterre en recevant cette identique information est venu m'exprimer le profond étonnement, que lui inspirait un semblable langage qu'il s'est empressé de communiquer à son Gouvernement.

231

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, AVARNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 262. Vienna, 16 ottobre 1887.

La stampa italiana ed austriaca essendosi recentemente occupata di un Comizio popolare cattolico tenutosi il 29 settembre scorso a Linz, credo mio debito di riferire all'E. V. quanto venne a mia notizia circa questa adunanza, perchè di tal fatto resti traccia nella corrispondenza della R. Ambasciata con codesto Ministero.

La riunione, alla quale assisterono da circa 2000 persone, fu aperta dall'Abate Achtentheur. Il vescovo della diocesi, Monsignor Miiller, fece un lungo e caloroso panegirico di Leone XIII e propose una risoluzione circa la ristaurazione del potere temporale del Papa, risoluzione che fu votata all'unaminità. In essa si sarebbe dichiarato che la ristaurazione del potere temporale è assolutamente necessaria alla indipendenza e libertà della S. Sede e si avrebbe inoltre espresso il desiderio che gli sforzi del Papa pel riacquisto del potere temporale trovino ovunque appoggio e siano coronati da un felice successo. Dopo la votazione di tale risoluzione altri oratori e tra questi il Conte Bradis e Monsignor Doppelbauer, presero la parola per decantare gli elogi del Papa come principe della Pace. L'assemblea si separò dopo aver accolto con entusiasmo lo evviva portato da Monsignor Miiller a S. M. l'Imperatore e dopo aver votato una seconda risoluzione intesa ad inviare auguri a Leone XIII in occasione del suo giubileo sacerdotale.

A quanto si afferma furono presenti a questa riunione il Barone Weber Luogotenente dell'Austria superiore, ·e due Consiglieri della Luogotenenza, Signori Altwirsh e Haner.

La risoluzione di cui si tratta sarebbe rimasta forse inosservata o almeno l'opinione pubblica non avrebbe data alla medesima un qualche peso, se essa non fosse stata pr·esa alla presenza del rappresentante stesso del Governo nella Provincia. La partecipazione del Barone Weber a quell'adunanza non venne smentita fino al di d'oggi in modo qualsiasi da alcun organo governativo.

I giornali austriaci appartenenti al partito liberale, che si occuparono di tale assemblea, espressero la loro meraviglia che un funzionario sì altolocato si fosse permesso di prender parte ad una adunanza in cui erano state proposte ed accettate risoluzioni contrarie ai possessi d'una potenza non solo amica ma alleata dell'Austria-Ungheria.

Di questi giorni poi i giornali della capitale pubblicarono un telegramma in data del 12, proveniente da Roma, in cui era riferita la risposta data dall'Osservatore Romano al Popolo Romano, e secondo la quale -• il vero contegno dell'Austria-Ungheria verso l'Italia sarebbe reso chiaro dalla partecipazione del Luogotenente dell'Austria Superiore all'Assemblea dei Cattolici a Linz, che votò la restaurazione del potere temporale del Papa •. Il più importante giornale della Monarchia la Neue Freie Presse e che dà il tuono a questa stampa liberale prendendo argomento dal contenuto di tale telegramma

pubblicò nel suo numero del 14 un articolo molto assennato che merita ch'io segnali all'attenzione dell'E. V.

In quest'articolo si accenna ai tentativi fatti dal partito ultramontano per disturbare in ogni modo l'amicizia che lega attualmente l'Austria all'Italia e che rende impossibile la realizzazione dei propri progetti. • Il Partito ultramontano •, prosegue il giornale, • lavora in doppia guisa: in Austria rende sospetta l'Italia, in Italia l'Austria. Qui dipinge con colori fiammeggianti le aspirazioni del vicino Stato su Trento e Trieste, al di là delle Alpi, esso mostra l'Austria come un nemico che sta in agguato al ·confine in aspettazione di potere strappare la sua capitale all'Italia •. Il giornale passa quindi a parlare della dimostrazione fatta dal Barone Weber, che biasima in termini severi e che chiama abbastanza stvana, avendo avuto luogo in un momento in cui pel viaggio

di V. E. a Friedrichsruh vennero stretti più di prima i legami fra l'Italia e i due Imperi. c In nessuno Stato •, prosegue quel periodico, c sarebbe successo che un funzionario che ha in mano l'amministrazione d'una intera provincia osi mostrarsi contrario alla politica estera del Gabinetto senza che venga ufficialmente disapprovato. Simili avvenimenti sono specialità austriache poco rallegranti, ma in ogni modo nostra incontrastata proprietà. Se in Vaticano si avesse posto mente alle nostre originali condizioni, l'Osservatore Romano si sarebbe ben guardato di rannodare alla presenza del pio Barone Weber all'assemblea cattolica di Linz, considerazioni che incolpano l'Austria della più cattiva doppiezza, ma che per fortuna in Italia non viene creduta da alcun uomo ragionevole ».

232

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, A UMBERTO I

T. s. N. Roma, 17 ottobre 1887, ore 10.

Non ho, in questi ultimi tempi telegrafato a Vostra Maestà ragguagli sulla politica estera, non essendovi avvenimenti degni attirare sua attenzione. Riassumerò ora fatti più notevoli.

Al Marocco, le notizie sulla salute del Sultano sono ancora contraddittorie. Sospettando che le notizie ottimiste potessero provenire da fonti interessate, ho lasciato che le navi mandate in quelle acque proseguissero per il loro destino. Sembra che la Francia abbia realmente tentato di stringere con la Spagna un accordo separato, ma siamo sicuri che il Governo di Madrid rimarrà fedele agli impegni con le potenze interessate all'equilibrio mediterraneo.

L'impressione prodotta a Vienna dal mio colloquio col principe cancelliere di Germania fu ottima. La Russia ostentò indifferenza. Credo essere riuscito a sopire diffidenze francesi. n Sultano allarmatosi fu calmato da assicurazioni pacifiche e favorevoli allo statu quo, dategli dall'Ambasciatore di G€rmania. Oramai quel Sovrano non può dubitare che dietro al gruppo dell'Italia, Inghil

terra ed Austria ci stia la Germania. Speriamo che tale persuasione lo faccia arrendevole alle nostre vedute in materia sia di politica, sia di finanze, poichè merita seria considerazione anche lo stato delle finanze ottomane, ormai disastroso. In previsione contraria, si sta elaborando fra le tre potenze un progetto d'accordo che, al caso di bisogno, permetta di agire di concerto con la voluta rapidità.

Ci si annuncia da Berlino che le notizie della salute dell'Imperatrice Augusta dopo essere state tutt'altro che liete, sono or.a migliori. Sua Maestà ha potuto uscire di camera ed ogni apprensione è dileguata.

Il Ministro di V. E. a Madrid informa che in consiglio dei Ministri presieduto dalla Regina si è deciso all'unanimità che uno dei due Collari del Toson d'Oro attualmente vacanti sia conferito a S.A.R. il Duca d'Aosta, come omaggio ad un principe illustre e testimonianza di simpatia verso la dinastia e la nazione italiane. Al Marchese Maffei che invoca pronta risposta, ho telegrafato che sottomettevo la cosa a V. M. riservandomi di far conoscere la Sua decisione.

233

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. P. s. N. Terapia, 18 ottobre 1887, ore 1 (per. ore 3,15).

Voici en confidence le projet d'accord da K:Hnoky (l): « Bases d'un accord à trois: l<> maintien de la paix; 2<> maintien du statu quo en Orient fondé sur les traités à l'exclusion de toute politique de compensation; 3° maintien des autonomies locales établies par ces memes traités; indépendance de la Turquie, gardienne d'intérets européens importants; indépendance du califat; liberté des détroits, etc. de toute influence étrangère prépondérante et que (2) par conséquent, la Sublime Porte ne peut ni céder ni déléguer ses droits suzerains sur la Bulgarie à une autre puissance, ni tolérer des actes de coercition entrepris dans ce dernier but sous forme soit d'occupation militaire soit d'envoi de volontaires, ce qui constituerait non seulement une infraction au statu quo légal, mais serait attentatoire aux intérets des trois puissances; 6° engagement de ces dernières de s'associer la Turquie pour la défense commune de ces principes; 7<> dans le cas de résistance de la Sublime Porte aux entreprises illégales susindiquées, les trois puissances se concerteraient sur l'appui à lui donner; 8° dans le cas cependant où la Sublime Porte serait en connivence avec une entreprise illégale du genre indiqué ou bien dans le cas où elle n'y opposerait une résistance sérieuse, les trois puissances se concerteront dans le but d'occuper provisoirement

par leurs forces de terre et de mer ,certains points du territoire ottoman afin de rétablir l'équilibre politique, et militaire nécessaire par la sauvegarde des intérets susmentionnés •.

(l) -II progetto era stato già comunicato a Crispi dall'ambasciatore austriaco a Roma il 15 ottobre. Si veda infatti G.P., cit., vol. IV, n. 921, anne.sso l, Bruck a Kàlnoky, Roma, 15 ottobre 1887, rapporto n. 59 segretissimo. (2) -Mancano nel testo le indicazioni dei punti 4o e 5o: essi cominciano rispettivamente con le parole • indépendence de la Turquie • e • par conséquent •· Cfr. infatti G.P., cit., vol. IV, n. 918, annesso I segreto.
234

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1512. Parigi, 18 ottobre 1887, ore 14,30 (per. ore 17,05).

Le ministre d'Angleterre croit que la France a donné carte bianche à l'Espagne dans les affaires du Maroc, visant ainsi à la détacher de nous et de l'Angleterre. Ce que M. Flourens avait dit au Chargé d'Affaires d'Autriche et à moi-mème n'exclut pas une complaisance très large, mais ne suffit pas non plus pour conclure à une véritable entente et à un arrangement forme! avec l'Espagne.

235

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL CONSOLE AL CAIRO, DE MARTINO

R. 149/1169. Roma, 18 ottobre 1887.

Il Ministero della Guerra, nel comunicarmi un rapporto del Generale Saletta relativo al passaggio per Massaua del corriere cui fu dato l'incarico di portare al Negus una lettera della Regina Vittoria, ha richiamato la mia attenzione su alcune frasi di una lettera di V. S. in data 22 agosto con la quale Ella annunziava al Generale Saletta la partenza di quel messaggio per Massaua.

Ella scrive nella sua lettera: c Il R. Governo avendo accettato la mediazione dell'Inghilterra; e più sotto: a non dar sospetti che Z'ItaZia abbia chiesto la mediazione di S.M.R. per scongiurare le ire del Re abissino, ecc. •. Tali espressioni devono evidentemente attribuirsi ad una inesatta conoscenza dello stato della questione ed io mi affretto a rettificarle.

Non sussiste ancora una mediazione inglese e non si può parlare per conseguenza di accettazione per parte nostra.

Noi sappiamo, per amichevole scambio di idee col governo inglese, che il Negus scrisse alla Regina Vittoria per lagnarsi degli italiani e per chiedere in certo modo consiglio, come sappiamo che la risposta della Regina Vittoria può essere un conveniente avviamento alla mediazione. Ma la questione, lo ripeto, per noi è ancora impregiudicata; noi non cerchiamo la pace, nè siamo disposti ad accordarla che quando sieno salve tutte le nostre ragioni di dignità e di legittimo interesse.

236

L'ONOREVOLE LUZZATTI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(ACS -Fondo Crispi ASRE -2, 104, Il)

L. P. Padova, 18 ottobre 1887.

Mi permetta che prima di entrare in materia io le rinnovi l'espressione dei miei sentimenti di patriottico orgoglio che, gl'lazie a lei, hanno vibmto nel mio cuore. Ma non è lecito meravigliarsi se i successi della politica italiana hanno suscitato sospetti, equivoci e peggio in Francia. Ora io le confesso un mio pregiudizio, e tale certo non parrà ,a lei spirito alto e che vede di lontano, io non fui, non sono e non sarò mai misogallo e sulla base della nostra alleanza colla Germania, noi dobbiamo fare tutto il possibile per tranquillare la Francia e per amicarcela. Influenti in Germania noi dobbiamo porci come i mediatori tra il grande impero e la Francia. Questo esordio un po' lungo le chiarisce la mia attitudine in Francia e il desiderio manifestatomi dal Rouvier, che conosco da lungo tempo, di aver con lui prima di partire, un colloquio intimo e confidenziale. Questo desiderio ei mi fece esprimere col mezzo del Say, ch'ei chiama

il suo maestro venerato.

Rispetto al trattato il Rouvier non si dissimula le gravi difficoltà parlamentari, tanto più, ei mi disse, che è saggissimo il proposito deL Signor Crispi di non volerlo avventurare a un nuovo scacco, e assottigliando le sue confidenze mi disse, a bassa voce, che il Ministro del Commercio Dautesme, ch'ei dovette prendere per dare un gage aux protectionnistes che lo sospettavano molto, è avverso all'Italia..... Ma se ei Rouvier consoliderà la sua posizione parlamentare mi ha fatto capire che se ne libererà, il suo maggiore desiderio essendo quello di intendersi coll'Italia e ascrivendosi questa missione della pace economica coll'Italia. Anzi mi 'soggiunse: il governare questo paese con questa stampa così orribile non è una gioia; e bisogna che io mi compensi con questo miglioramento delle nostre relazioni in Italia.

Per studio di brevità non le dico, illustre Presidente, ciò che risposi io; il che à meno importanza per lei. Il Rouvier mi promise confidenzialmente di se'rivermi spesso e di adoperarsi a ravviare anche la stampa ·sulla buona via. Ma dopo la parte economica, ed io me ne avvedevo, voleva giungere alla politica. E vi giunse con una brusca uscita. • Ma bisogna che mi si agevoli il mio compito economico con una buona politica..... io sono persuaso che l'Italia nulla ha ordito contro la Francia; ma persuadetene questo popolo cosi sospettoso, questa stampa cosi scatenata..... •· Io gli risposi che nulla io sapevo non avendo avuto l'onore di veder lei da molto tempo e non avendo i nostri Ministri Presidenti la abitudine di rivelare a chicchessia i segreti della politica estera italiana. Ma che il mio istinto politico mi avvertiva che la politica del Signor Crispi era intesa a consolidare la pace, a porsi come mediatrice fra la Germania e la Francia, che l'Italia non vuol menomare nè avvilire, e a frenare le cupidigie della Russia che col panslavismo minaccia di turbare l'equilibrio dell'Adriatico e del Mediterraneo a danno dell'Italia e della Francia. Mi si è allargato l'animo

quando udii il Rouvier esplicitamente riconoscere i pericoli del Panslavismo anche dal punto di vista francese, e assentire a questa mia ipotesi: • Una Russia che avesse schiacciato la Germania e l'Austria-Ungheria (quod Dii avertant) non tarderebbe a schiacciare la Francia •. (E questo pericolo non ostante le cordiali dimostrazioni franco-russe, è avvertito dagli spiriti più eletti, da Leon Say, dal Montebello, ambasciatore francese a Costantinopoli, che trovai ad un pranzo presso Leon Say, del quale è nipote). Allora il Rouvier disse bisognerebbe che il Signor Crispi cogliesse un'occasione per chiarire bene, in modo incisivo, com'ei sa fare, questi sentimenti verso la Francia; e mi parve accennasse al banchetto di Torino. Cosi ci lasciammo dopo un colloquio pieno di espansione, che durò un'ora, e ci lasciammo con la preghiera ch'ei mi fece di scriverle.

E qui fo punto anche io, illustre presidente, chiedendole la :IJacoltà di alcune brevi osservazioni.

Rispetto al trattato io mi rimetto a ciò che le diranno l'EUena e il Branca, riservandomi al 16 quando io verrò a Roma pel negoziato austro-ungarico di farle conoscere alcune mie speranze e alcuni miei disegni che vorrei sottoporre alla sua alta mente. Io non credo il caso disperato.

Ma tornando alla politica, mi è parso sempre un errore capitale, e lo dissi al Depretis e al Minghetti, quel discorso di Robilant alla Camera dove obliò ad arte di parlare della Francia quasi fosse una quantité négligeable. E un periodo suo al banchetto di Torino potrebbe mettere in chiaro tutto, rispondere colla serena cordialità dei forti alle insulsaggini dei giornali francesi e rimettere nella carreggiata anche il nostro gravissimo affare economico colla Francia.

P. S. -Se gli austriaci tardano a venire, le sarei grato se me ne avvertisse per telegramma desiderando il più possibile tenere compagnia ai miei.

La prego di salutarmi di gran cuore l'ottimo nostro Saracco, al quale le sarò grato se vorrà far conoscere questa mia lettera nei suoi punti essenziali.

237

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in L V 60, pp. 152-153)

R. CONFIDENZIALE 553. Londra, 18 ottobre 1887.

Ieri ricevetti un biglietto, col quale il sotto-segretario di stato mi faceva conoscere avere una comunicazione da farmi per parte di Lord Salisbury. Mi trasferii senza indugio al Foreign Office, e Sir Julian Pauncefote mi disse che, essendo state significate a Sua Signoria le considerazioni dell'E. V.) telegramma del 12 corrente) (l) in ordine all'interposizione della mediazione inglese nella nostra controversia coll'Abissinia, essa lo aveva incaricato di rispondere nei seguenti termini: * • L'estremo desiderio del governo di S. M. la Regina, del

quale il signor Crispi comprende le ragioni, di mettere fine alle infelici condizioni delle relazioni fra l'Italia e l'Abissinia, lo ha indotto a mandare il signor Portai in missione. Non si può predire se riusciremo o no. Le difficoltà sono enormi, e, se non otteniamo l'intento, il governo italiano può essere sicuro che non sarà per mancanza di buona volontà da parte nostra • * (1).

Sir Julian aggiungeva Sir Evelyn Baring avere nel frattempo telegrafato a Lord Salisbury suggerendo che il signor Portai partisse il 20 corrente da Alessandria per Massaua, dove s'intenderebbe colle autorità italiane circa la via a seguire per la continuazione del suo viaggio, e vi potrebbe ricevere le ulteriori istruzioni che il Foreign Office avesse ad impartirgli, ed osservando sarebbe forse materialmente impossibile che il signor Portai abbia il tempo di essere di ritorno prima della fine di novembre, il che dipenderebbe dal luogo dove troverebbesi il Negus; la posizione sarebbe aggravata se nell'intervallo si cominciassero le ostilità. Questo il telegramma di Sir E. Baring, il quale però non era ancora stato comunicato a Lord Salisbury, perchè Sua Signoria era in viaggio, nè giungerebbe in città che oggi o domani.

Ringraziai il sotto-segretario di Stato della comunicazione fattami, e mi limitai a fargli osservare che i nostri preparativi militari non implicavano necessariamente un iniziamento di ostilità, le quali potevano differirsi, a meno che gli Abissini venissero ad attaccarci. Conclusi non indugerei a portare la comunicazione di Lord Salisbury alla conoscenza dell'E. V.

Della comunicazione fattami da Sir Julian diedi immediatamente contezza telegrafica a V. E.

(l) Cfr. n. 218.

238

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1527. Pietroburgo, 20 ottobre 1887, ore 14,30 (per. ore 16,45).

Giers, tout à fait amicalement, m'a dit qu'à sa connaissance aucun enròlement se fait en Russie pour l'Abyssinie, et si quelques aventuriers (comme il y a deux ans Atschinoff et ses compagnons) parviennent à sortir de la Russie pour se rendre là-bas, on ne peut pas en rendre responsable le Gouvernement Impérial.

239

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 379. Pietroburgo, 20 ottobre 1887.

Le LL. MM. l'Imperatore e l'Imperatrice che dovevano far ritorno in Russia il 22 corrente mese, saranno obbligati a rimanere ancora due o tre settimane in Danimarca per assistere quattro dei loro ammalati di rosolia.

Ciò contraria il Signor di Giers, a quanto egli stesso mi diceva ieri, perchè durante l'assenza dello Czar non può prendere risoluzione di qualche importanza nelle quistioni di politica internazionale, che richiedano scambi di idee, e spiegazioni lunghe e frequenti di viva voce. Il telegrafo e la posta in molte occasioni non possono sostituire che imperfettamente la discussione orale.

A tutte le combinazioni, di cui si parlava i giorni scorsi, per trovare una soluzione alla quistione bulgara che soddisfacesse ai reclami della Russia ed all'integrità del principio del rispetto della volontà dei bulgari e della loro libertà, successe un marcato silenzio. Ciò non vuoi significare che la Russia cessi di reclamare la decadenza del Princtipe di Coburgo, di cui l'usurpazione, così qualificava il Signor di Giers la presa di possesso del trono bulgaro per parte del Principe Ferdinando, pare essere diventata agli occhi delle Potenze un fatto normale in forza del principio • beati possiden1li. •.

Ma, se si deve prestar fede alle parole stesse di questo Ministro degli Affari Esteri, il Gabinetto imperiale, non tralasciando di reclamare, rimarrà tuttaV\ia impassibile in presenza degli avvenimenti di Bulg,aria, lasciando che il regime dii terrore, è sempre Giers che parla, inaugumto in quel paese, ed il sangue versato nelle recenti elezioni, vi producano il disordine e la rivoluzione. Allora il Principe Coburgo, ,che non s'impone neppure per coraggio personale, sarà daglistessi Bul~ri rovesciato dal trono.

Se sarà sincera l'impassibilità del Gabinetto russo, essa sarebbe il miglior risultato che si potesse ottenere, data l'impossibilità d'indurlo a mettersi d'accordo cogli altri per risanare l'illegalità della presa di possesso del Principe Coburgo, e si soddisfarrebbe al desiderio di quelle tra le grandi Potenze che, interessate a mantenere la pace ed a propugnare i veri e giusti principii di libertà e di rispetto alla volontà dei popoli, si sono espresse nel senso dell'astensione da ogni 'intempestiva intromissione.

(l) Il brano fra asterischi è riportato in F. CRISPI, La prima guerra, cit., p. 32.

240

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. CONFIDENZIALE S. N. Parigi, 21 ottobre 1887, ore 16,49 (per. ore 19,55).

Le discours que V. E. prononcera le 25 à Turin est attendu ici avec un vif intéret et aura en France un grand retentissement. De l'impression qu'il produira dépend soit une amélioration notable de nos rapports avec ce pays, soit la persistance de la tension, peut-etre encore moins favor,able à nos intérets qu'aux intérets français. J'ai cru convenable et utile de laisser pa:sser le premier effet de votre visite politique à Friedrichsruh et ne suis retourné qu'hier auprès de M. Rouvier pour lui parler dans le sens de votre télégramme du 11 de ce mois (1). Je l'ai fait avec mesure mais avec une grande (franchise?). M. Rouvier

m',a prié de remercier V. E. des déc1arations amicales que je lui ai faites, en votre nom. n m'a répété que la visite politique de V. E. à Friedrichsruh tombant en pleines négociations commerciales avec la France a tellement surpris et alarmé ce pays que son action sur les Chambres pour soutenir un nouveau traité avec l'Italie deviendrait impuissante si ces alarmes n'étaient pas entièrement apaisées.

• Je compte pour cela, a-t-il ajouté, sur l'occasion qui s'offrira à M. Crispi à Turin •. Il n'a pas douté, pour sa part, dit-il, des vraies intentions du Gouvernement et du .peuple italien, mais il n'a pu empecher le changement qui s'est produit dans les dis.positions de ses collègues et notamment dans celles du Mii.inistre du Commerce. Après il a fait, de son coté, les déclarations les plus pacifiques, en affìrmant que personne en France ne voulait la guerre, et que tout le parti républicain se rendait c1airement compte du danger qu'il y aurait pour La jeune République si une guerre se déchainait, ·en cas de victoire non moins qu'en cas de défaite. V. E. sait que les partis ennemis de la République poursuivent son renversement par tous les moyens, soit en faisant soupçonner les intentions des gouvernants, soit en excitant l'animosité des hommes d'Etat étrangers contre ce pays par toute sorte d'attaques et d'insinuations perfìdes facilement répandues par une presse aussi libre que vénale. Ainsi aujourd'hui encore le Figaro, dans un de ces articles de tendance intitulé: • M. Crispi • s'applique-t-il à mettre votre parole en suspicion envers la France aussi bien qu'envers l'Allemagne. V. E. saura mépriser comme ils le méritent ces procédés mtsér,ables et ces manoeuvres transparentes pour ne s'inspirer avec sa sérénité habituelle que de l'intéret supérieur et permanent des deux grands pays voisins.

(l) Cfr. n. 214.

241

IL MINISTRO A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1537. Madrid, 21 ottobre 1887, ore 16)5 (per. ore 6 del 22).

Interrogé par le Ministre d'Espagne, Salisbury a exprimé ses idées à propos de la réouverture de la conférence pour le Maroc en communiquant une dépeche adressée par lui à ·ce sujet au ministre britannique à Tanger le 22 aoùt. Ce document n'a pas produit une bonne impression ici. Il y est dit que pour que l'Angleterre consente à cette réouverture, il est nécessaire que le Maroc fasse des concessions commerciales aux puissances sur la base du projet de Traité dont s'occupent depuis longtemps l'Angleterre et l'Allemagne. Le ministre d'Etat est d'avis que rien ne saurait exciter la méfìance du Maroc comme pareille prétention. Le Ministre d'Etat pense qu'il pourrait peut-etre lui-meme faire entendre au Sultan que pour recevoir des puissances les avantages qu'il espère obtenir, il faut qu'à son tour il se prépare à des concessions. Le Ministre d'Etat parait convaincu que, si on voulait faire de ces dernières un objet de discussion préliminaire, on se heurterait à de telles difficultés que le projet de conférence avorterait sans faute. Le Ministre d'Etat observe en outre que si l'Angleterre met en ce moment de pareilles entraves, la France en tirera parti pour élever, de son còté, d'autres obstacles, étant si intéressée à empècher suppression des protégés étrangers, que réclame le Maroc. Mon collègue britannique a été prié de représenter ce qui précède à son Gouvernement.

242

IL MINISTRO A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1538. Madrid, 21 ottobre 1887, ore 21,15 (per. ore 6 del 22).

Le Ministre d'Etat m'a donné lecture du télégramme par lequel le ministre d'Espagne à Berlin réfère ce que le comte de Bismarck lui a dit à propos de la sanction que l'Allemagne donnera toujours à tout ce que l'Espagne concertera avec l'Italie et l'Autriche, à propos du Maroc, soit à Berlin, soit à Vienne. On trouve qu'il y a avantage à ce que l'Espagne ne repousse pas la continuation d'un échange de vues avec la France à ce sujet. V. E. n'ignare pas, que engagement avait été conclu entre la France et l'Espagne en 1884 dans le but de donner des instructions identiques aux agents respectifs à Tanger, mais qu'aucune des deux puissances ne l'a jamais observé. L'Allemagne et l'Autriche approuvent l'idée du ministre d'Etat, qui sera soumise aussi à V. E., de proposer à la France un autre engagement ayant pour objet: lo le maintien du statu quo au Maroc; 2o la suppression de l'ancien et inutile accord de 1884; 3° la substitution d'un nouvel engagement dans le but de se communiquer mutuellement ses vues, toutes les fois qu'une des deux puissances croirait convenable de prendre quelque résolution. V. E. comprend aisément la liberté d'action, que cette dernière clause ,accorderait à l'Espagne, si un jour ses intérets, et ceux de ses alliés, l'exigeraient.

243

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI

(Ed. in traduzione, in LV 60, p. 155, e in F. CRISPI, La prima guerra, cit., pp. 32-33)

T. SEGRETISSIMO S. N. Roma, 22 ottobre 1887.

Me référant à votre télégramme d'hier au soir (l) je vous prie de faire connaitre a Salisbury que M. Portai aura de la part du Gouverneur Saletta toutes les facilités possibles pour son voyage. Toutefois nous ne pouvons pas ni devons

annoncer nous memes aux Abyssins arrivée du messager de S. M. Britannique; il ne saurait etre considéré par eux comme un de nos amis et comme envoyé directement ou indirectement de notre part. Or quoique nous soyons prets à a·ccorder la paix aux conditions établies dans mon télégramme du 12 (l) et que Gouvernement Britannique peut etre assuré etre modérées nous ne pouvons pas la demander ni meme avoir l'air de la désirer. M. Portai ne devrait pas passer par le camp de Ras Alula pour rejoindre le Négus, ce serait meme l'exposer à des dangers et à entraves. Il devrait choisir une autre voie plus facile et plus directe que Saletta sera à meme de lui indiquer. Quant au 1aps de temps dans lequel nous pourrons nous abstenir de tout acte offensif d'hostilité, je m'en réfère aux communications précédentes. * Nous ne pourrions le prolonger au delà de Novembre sans perdre un temps précieux et sans compromettre succès de nos opérations militaires. Nous n'irons pas à Sahati et Qua pour le moment quoique réoccupation de ces lieux ainsi que vous l'avez signifié à Salisbury ne constitue pas à nos yeux un acte d'hostilité * (2).

J'attends réponse immédiate.

(l) Non pubblicato. Si veda però n. 246 e ivi nota l.

244

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL MINISTRO A MADRID, MAFFEI

D. 130/71. Roma, 22 ottobre 1887.

Il progetto per la concessione alla Spagna di un punto su11a costa del Mar Rosso, atto all'impianto di una stazione navale, progetto inviatoci dal Marchese Dalla Valle con rapporto 1° Settembre u. s. (3) ed identico sostanzialmente a quello che poco dopo ci comunicò il Conte di Rascon, fu sottoposto all'esame del Qomando Superiore in Africa e del R. Commissario Civile in Assab.

Al Generale Saletta non pare che quel progetto in massima possa menomamente pregiudicare i nostri interessi. Suggerisce, soltanto, una leggera modificazione all'art. 4 che contempla il caso di guerra (4). Converrebbe, egli dice, che la clausola contenuta in detto •articolo, non escluda la possibilità, qualora per scopo militare ne risulti un'eventuale convenienza, di servirei di tale stazione ed, in ogni modo, dì riserbard il diritto d'impedire che altri se ne serva eventualmente a nostro danno.

Prego V. S. di sentire se il Gabinetto di Madrid non ha difficoltà di modificare in questo senso il suddetto .articolo, dopo di che non vi sarebbe per parte nostra, altra difficoltà per la firma dell'accordo.

Quanto al punto di costa più conveniente e sicuro per stabilirvi una deposito di carboni e viveri, il R. Commissario in Assab, lo addita in quella zona

• Noto però ad ogni buon fine che la rioccupazione di Sahati e di Uaà come Ella ne avverti Iord Salisbury, non potrebbe, ai nostri occhi costituire un atto di ostilità •·

(-4) Si veda il testo finale dell'accordo al n. 413.

Interposta fra ras Garibal e ras Marcanò nella baia di Assab a 2 miglia circa dal villaggio di questo nome. I vantaggi che offrirebbe questo punto sono enumerati nel brano di rapporto di cui Le comunico una copia.

Prego V. S. di farmi conoscere anche a questo proposito il parere di codesto Governo.

(l) -Cfr. n. 218. (2) -In LV e in F. CRISPI, La prima guerra, cit., il brano fra asterischi è cosi ridotto: (3) -Non pubblicato.
245

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 665. Londra, 22 ottobre 1887.

Lord Salisbury m'intrattenne nell'occasione della mia visita di jeri, della quistione della Bulgaria. Egli incominciò dal dirmi il Governo Britannico non stimare opportuno di prendere alcuna iniziativa in ordine ad essa, però egli aveva dato all'Ambasciatore di S. M. la Regina a Costantinopoli l'istruzione di appoggiare le pratiche intromesse da' suoi colleghi d'Italia e d'Austria-Ungheria; ed invero se esso si facesse a sostenere in modo aperto il Principe Ferdinando di Coburgo, ciò ecciterebbe tanto maggior opposizione da parte della Russia, mentre che basterebbe che questa si mettesse a favorirlo per comprometterlo agli occhi dei Bulgari. Nè Sua Signoria credeva poter andare più oltre, ripetendo essere contrario allo spirito ed alle tradizioni delle istituzioni Inglesi di assumere impegni per una azione a ,spiegarsi in eventualità non immediate, che se un Ministro Britannico avesse a procedere altrimenti basterebbe che gli fosse rivolta un'interpellanza nel Parlamento perchè avesse a renderne conto ad esso, e non poteva quindi contrarre impegni che non potesse far conoscere alla rappresentanza nazionale. Ed avendo io fatto osservare di quanta importanza sarebbe pure che i Rappresentanti d'Italia, di Inghilterra e d'Austria-Ungheria dn quella residenza si mostrassero uniti ed energici nel consigliare al Sultano di seguire la via conforme agli interessi dell'Impero, Sua Signoria diceva non sembrargli conveniente di fare ad Esso promesse che impegnerebbero il Governo della Regina in una via la quale non potrebbe trovarsi conforme agli intendimenti della Nazione; già nell'occasione della guerra del 1876-77, i sentimenti di questa non avevano permesso al Governo della Regina d'entrare in azione; dubitav,a che l'opinione pubbl[ca ed il Parlamento sarebbero attualmente meglio disposti a prendere le armi per la difesa del Governo ottomano, il quale non che migliorarsi in segwto a quella guerra, era piuttosto andato peggiorando; ed ora guadagnava piuttosto terreno il concetto di promuovere la creazione di altri Stati indipendenti nella penisola Balcanica. Se però i Governi d'Italia e di Austria-Ungheria fossero di diverso avviso, egli non sarebbe alieno da fare analoghe proposte al Consiglio dei Ministri, ma non lo consigliava. Tutto ben considerato egli stimava che pel momento sarebbe più prudente d'aspettare con calma lo svolgimento degli avvenimenti, imperocchè dall'una parte il principe di Coburgo, non poteva che guadagnare rimanendo più a lungo sul Trono di Bulgaria, e dall'altra non credeva che la Russia fosse per .prendere per ora

inconsulte misure, tanto più che gli era riferito l'Imperatore di Russia aver

detto che preferiva vedere primieramente quale piega prenderebbe la quistione

Franco-Germanka, e mantenere frattanto la sua libertà d'azione.

Delle quali cose ebbi jeri l'onore di dare avviso telegrafico all'E. V.

246

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., come estratto, in LV 60, pp. 153-154) (l)

R. P. 666. Londra, 22 ottobre 1887.

Ieri feci la mia prima visita a Lord Salisbury. Sua Signoria incomineiò

dall'intrattenermi dell'affare di Massaua, e disse essere animato dal più vivo

desiderio di riuscire nell'impresa di ristabilire le buone relazioni fra l'Italia e

l'Abissinia; a tale effetto, tostochè gli era stato comunicato il suggerimento del

Principe Bismarck, il quale era conforme alle idee già scambiate fra Sua Signoria

e lo scrivente, s'intese con Sir E. Baring per l'invio del Signor Portai presso il

Negus; ma Essa desidererebbe ora di conoscere a quali condizioni il Governo

Italiano sarebbe disposto a venire a componimento coll'Abissinia. Feci osservare

a Sua Signoria che siffatta domanda era già stata formo1ata prima del mio

arrivo. Ma l'E. V. aveva risposto enunciando i sei punti che erano stati por

tati a suo conoscimento (telegramma dell'E. V. del 13 corrente) (2). E si prese

allora ad esame questa risposta.

Sua Signoria s'arrestò al terzo paragrafo il quale porta che il R. Governo non prenderebbe l'off·ensiva fino al ritorno del Signor Portai, a condizione che questi sia di ritorno prima della fine di Novembre, e disse, alla recezione del Messaggio del Principe di Bismarck, Essa non aveva indugiato un istante a prendere la risoluzione di mandare una missione ad hoc in Abissinia, ed il Signor Portai era già in via alla volta di Massaua, dove credeva che giungerebbe domani o posdomani, egli non rimarrebbe al certo presso il Negus un giorno più del necessario. Ma non dipendeva da lui se, massime ignorandosi dove trovavasi attualmente il Negus, occorresse qualche giorno di più, e la vita di esso correrebbe serii pericoli se le ostilità fossero iniziate mentre trovavasi in Abissinia. Soggiunsi il R. Governo prendeva l'impegno di non cominciare le ostilità prima del ritorno del Signor Portai, ma quest'impegno non poteva essere indefinito, poichè esso non poteva lasciare trascorrere la stagione propizia per ottenere giustizia; era pure inteso che frattanto non si sospenderebbero i preparativi militari, ed il fatto di avanzarsi fino a Saati non era da noi considerato come

un atto di ostilità. Questa riserva io credetti conveniente d'interporre; se non che il R. Governo avrà piena Libertà d'·agire secondo che le considerazioni di prudenza e di opportunità saranno per suggerirgli.

Quanto al quarto paragrafo che riguarda l'impegno di non aspirare ad alcuna occupazione del territorio Abissino, ripetei la dichiarazione emessa dall'E. V. non essere noi animati da tale aspirazione, ed aggiunsi essere d'altronde evidente che, se si veniva alla conclusione di un accordo coll'Abissinia, siffatta condizione sarebbe implicata e sottintesa nei termini di esso, nè sarebbe conforme agli usi che in un atto diplomatico si dichiarasse che l'una parte s'impegna a non invadere il territorio dell'altra.

Si venne quindi al quinto pamgrafo ,al quale proposito Sua Signoria mi domandava se il Negus non consider.ava Saati come territorio Abissino, gli risposi tale non essere il mio ,avviso, poichè Sua Maestà non si aveva mai tenuto guarnigione ed anzi era precisamente in quel punto che, quando le carovane si dirigevano verso la costa, la scorta Abissina si ritirava per cedere il posto alla Egiziana. E Sua Signoria m'invitava allora a definirgli quale fosse la combinazione territoriale che il R. Governo stimerebbe sufficiente per venire alla conclusione di un trattato di Commercio colla Abissinia. Sopra il quale argomento non credetti potermi pronunziare.

Lord Salisbury stette allora un momento sopra pensiero, e poi disse, non essendovi tempo a perdere, e, dal suo canto, non avendo altro scopo che di agire, nei limiti del possibile, in conformità dei desiderii del R. Governo, egli proponeva che il Signor Portai ed il Comandante Italiano a Massaua fossero incaricati dai rispettivi Governi d'intendersi sopra tutti i dettagli che riguardavano l'esecuzione della Missione affidata al primo. Però Sua Signoria aggiungeva la calda raccomandazione che le nostre condizioni, sopratutto per quel che concernevano le occupazioni terrHoriali, fossero più moderate ·che si potesse, affine di renderne più probabile l'accettazione da parte del Re di Abissinia, il quale suggerimento gli era unicamente inspirato dai nostri interessi, imperocchè egli sapeva quanto eva costato all'Inghilterra una spedizione in quelle regioni, e d'altra parte non mancavano intrighi presso quel Sovrano contro l'Italia, che per esempio gli era stato riferito che il Governo Russo lo eccitava coll'insinuazione che il presente Governo Italiano era ·COmposto di Cattolici ultra clericali. Se l'E. V. accettasse la proposta in discorso, egli si limiterebbe a dare per istruzione al Signor Portai d'intendersi col Generale Saletta circa il modo di dare esecuzione alla Sua Missione. Nè ho d'uopo d'aggiungere che l'E. V., nel dare a questi le idonee istruzioni, potrebbe aggiungervi quella d'affrettare quanto fosse possibile la partenza del Signor Portai da Massaua per l'interno.

E mentre stavo telegrafando a V. E. il riassunto delle cose predette, comparve un biglietto del Segretario privato di Lord Salisbury, pel quale Sua Signoria mi pregava di far conoscere all'E. V. come Sir E. Baring stimasse importante che, se era possibile, fosse dato al Governatore di Massaua l'istruzione di fare in modo di informare Ras Alula della prossima visita della Missione Inglese, affine questi potesse darne notizia al Re d'Abissinia. Del quale desiderio di Sua Signoria diedi pure contezza telegrafica all'E. V.

(l) -lvi la data è 21 ottobre, ma è quella del telegramma contenente il sunto delle argomentazioni del rapporto. (2) -Cfr. n. 218.
247

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 222/2526. Roma, 23 ottobre 1887.

Ringrazio V. E. di avermi fatto conoscere, con rapporto 4 corrente

(n. 4515) (l) in termini che per me non potrebbero essere più lusinghieri, l'impressione riportata da S. A. il Principe Cancelliere dai nostri colloquii di Friedrichsruh. V. E. seppe di viva voce la mia impressione, quando questa era ancora recente e vivace. Tale impressione, alla quale si aggiunge un sentimento di viva ammirazione verso l'illustre personaggio che da tanti anni dirige la politica del potente Impero, si riassume nel convincimento che mercè la perfetta uniformità di intendimenti, i due Governi possano, con animo sicuro, continuare ad adoperarsi per la causa della pace. E cosi il beneficio, comune all'intera Europa, si svolgerà anche 1in particolar modo a v·antaggio dei due Stati, che ne trarranno guarentigia di progressivo svolgimento della loro forza e della loro prosperità.

Desidero che V. E. abbia modo di far pervenire a S. A. questa schietta manifestazione del mio pensiero e che, tanto all'AltezZ'a Sua, quanto al Conte di Bismal'ck, dica come delle ore passate a Friedrichsruh io serbi, come serberò sempre, la più gradita ricordanza.

Scrissi minutamente il 2 ed il 3 ottobre un sunto dei colloquii col Principe, e sto più ampliamente svolgendo, per l'archivio segreto del Ministero (2), una relazione di quello che a Friedrichsruh fu detto e concordato. V. E. stessa potrebbe, in base alle mie comunicazioni verbali, fare identico lavoro per l'archivio segreto dell'Ambasciata (3).

248

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI

D. 70/453. Roma, 23 ottobre 1887.

Ho ricevuto il rapporto n. 887 del 16 corrente ( 4) relativo alla protezione dei sudditi greci esercitata a Massaua dal Vice Consolato di Francia. Nel ricevimento del corpo diplomatico della settimana scorsa, io avevo espresso francamente al Signor Papparigopoulo la mia meraviglia che la Grecia

Ella, mio primo ministro, non poteva e non doveva per non giusto sentimento di modestia

privarmi di cosi importante comunicazione che mi è stata graditissima.

I giudizi che esprime su di Lei il Principe Bismarck sono appunto quelli che da gran

tempo mi ero formato di Lei, e sono lieto per il nostro paese e. per me di vederli confermati

da uomo tanto illustre ed auto.revole. Me ne felicito adunque più con me che con Lei •·

(ACS, Fondo Crispi: ASRE -3, 129).

18 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

invochi ed accetti per i sudditi ellenici residenti a Massaua la protezione francese, cosa del resto perfettamente inutile per,chè l'attuale amministrazione di quel nostro possedimento offre a tutti le maggiori guarentigie d'imparzialità e di giustizia, soggiunsi essere assolutamente inammissibile che il Governo francese si faccia patroelinatore presso di noi delle ragioni che abbiano a far valere i sudditi ellenici a Massaua: esistere per noi un Regno di Grecia; esser sorpreso che dovessimo ricordarlo ad un suo Rappresentante.

Nel ricevimento del 20 il Signor Papparigopoulo mi disse che il suo governo aveva stabilito di sottrarre alla Francia la trattazione diplomatica relativa agli interessi greci in Massaua, ,e conveniva che l'esercizio della protezione consoLare in quel nostro possedimento debba effettuarsi nei modi e limiti iin cui si compie là dove è insediata una amministrazione civile.

Nello stato attuale delle cose, non 'conviene poi dimenticare che finchè dura a Massaua lo stato di guerra, vi ha pieno vigore la legge marziale.

A mostrare il nostro gradimento per la premura con cui il governo ellenico ha tenuto conto delle nostre osservazioni procurerò (e lo dissi al Signor Papparigopoulo) di far ottenere al Costantino Nkolopoulo la grazia Sovrana. Egli fu condannato dal Tribunale militare di Massaua, con sentenza del 13 settembre

u. s., a 4 mesi di carcere per acquisto e detenzione di munizioni da guerra.

(l) -Cfr. n. 197. (2) -Non è stata rintracciata la relazione cui accenna il Crispi; il sunto dei colloqui è pubblicato sotto la data 2 e 3 ottobre in F. CRISPI, Politica estera, cit., pp. 173-182. (3) -II rapporto del De Launay fu inviato in visione dal Crispi al Re, il quale, presone conoscenza, cosi telegrafava al Presidente del Consiglio il 31 ottobre da Monza: c Ho Ietto con grandissima soddisfazione la relazione del conte de Launay.

(4) Non pubblicato.

249

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., come estratto, in LV 60, p. 156)

R. P. 670. Londra, 25 ottobre 1887.

La sera del 22 corrente ebbi l'onore di ricevere il telegramma (l) che l'E. V. si compiaceva rivolgermi in risposta a quello (2) che io Le indirizzavo il giorno innanzi per sottometterle la relazione del mio colloquio con Lord Salisbury e l'indomani comparve l'altro (3) che al primo serviva di complemento. E ieri mi trasferii al Foreign Office per vedere il Segretario di Stato, il quale, venuto in città per poche ore, m'aveva dato speciale appuntamento. Mi feci primieramente ad esporre a Sua Signoria, nei termin,i che mi sembravano più convenienti, le considerazioni che erano contenute nei due telegrammi dell'E. V. ed avendomi Lord Salisbury espresso il desiderio di avere questa esposizione per iscritto, gli rimisi il pro-memoria (3) del quale unisco copia al presente. Sua Signoda nessuna osserva2'iione fece riguardo al desiderio ,già da Essa

manifestato che la prossima visita del Signor Portai fosse annunziata a Ras Alula onde questi ne desse avvdso al Negus, imperoccihè le ragioni allegate

contro questo procedimento erano troppo evidenti. Però, s'arrestò al punto del limite della fine di novembre messo alla sospensione delle ostilità e disse Sir Evelyn Baring avere ,ripetutamente espresso degli avversi presentimenti (misgrivings) riguardo alla missione del Signor Portai, però aveva ceduto alle istanze di Sua Signoria, eravamo verso la fine di ottobre, il Signor Portai non era ancora partito da Massaua, e neppure si sapeva dove si trovasse attualmente il Re d'Abissinia. Le fed osservare il R. Governo non poter pure aspettare per un tempo indefinito e lasciar ,così trasco!'rere la stagione propizia per le operazioni militari; non potrebbesi fissare un termine alla missione facendo vallere presso ril Negus la ragtone che H Governo Britannico aveva ottenuto dall'Italia un breve differimento delle ostilità? Cui Sua Signoria si limitò a replicare che alla peggio il Signor Portai potrebbe forse tornare per la via di Tagiurra.

Sua Signoria si trovò alquanto imbaraZlJata allorchè si venne a parlare delle istruzioni ad impartirsi al Signor Portai. Incominciò dal dirmi avere dal suo canto mantenuto H segreto più assoluto sulla missione del Signor Portai e, posto che tale era il desiderio dell'E. V., egli continuerebbe a mantenerlo e telegraferebbe immediatamente a Sir Evelyn Baring di non farne menzione al Signor De Martino. Senonchè, l'E. V. non volendo mettere il Generale Saletta a parte del vero scopo della missione, era mestieri che Sua Signoria conferisse Essa stessa le idonee istruzioni al Signor Portai, nè essa poteva definirgli le proposte a farsi al Negus onde ristabilire la pace fra l'Italia e l'Abissinia senza conoscere previamente le condizioni che l'E. V. sarebbe disposta ad accettare, sopratutto riguardo alla questione territoriale, onde venire alla stipulazione di un accordo commerciale; e soggiungeva non esservi del resto che tre modi di procedimento nelle presenti congiunture; o l'E. V. facesse conoscere a Sua Signoria le condizioni alle quali Essa era disposta a venire ad un componimento onde esse servissero di base alle istruzioni ad impartire al Signor Portai; o l'E. V. incaricasse un Suo Plenipotenziario a Massaua, il quale avesse ad intendersi col Signor Portai; o l'E. V. acconsentisse ad affidare a questi l'incarico di proporre al Negus di sottomettere la controversia coll'Italia alla decisione di un arbitro, che potrebbe essere l'Imperatore d'Austria-Ungheria. Sua Signoria conchiuse il presente negoziato essere irto di enormi difficoltà, vivo era il suo desiderio di evitare all'Italia una campagna, chè l'Inghilterra conosc,eva per esperienza che sacrifizii costerebbe, che pe11icoli si correrebbero per la via, il Governo Britannico non avrebbe obiezione a lasciare all'Italia anche tutta l'Abissinia, però, quanto più moderate sarebbero le condizioni dall'E. V. richieste, altrettanto più probabile sarebbe la riuscita della missione, tanto più ,che l'Abissinia era situata fuori dall'orbita dei telegrafi, per così dire in un altro pianeta. Il Signor Portai aveva l'ordine di aspettare le sue istruzioni a Massaua.

Avendo indi domandato a Sua Signoria come potrei farle tenere la risposta

che sarei per ricevere da Torino, Essa mi disse non tornerebbe in città che

Venerdì 28 corrente, nell'intervallo potrei scrivergli o fargli telegrafare da Sir

Julian Pauncefote a Hatfield House.

Venni immediatamente a dare a V. E. contezza telegrafica a Torino del

colloquio intervenuto.

(l) -Cfr. n. 243. (2) -Non pubblicato. Si veda però n. 246. (3) -Non pubblicato.
250

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1553. Parigi, 27 ottobre 1887, ore 16,45 (per. ore 19,20).

La Commission parlementaire chargée de l'examen du budget des Affaires Etrangères, s'est prononcée aussi cette année, par huit voix, contre cinq, contre le maintien d'un représentant de la République près du Pape. A la suite de ce vote, le rapporteur M. Casimir Périer, a donné sa démission: il n'est guère probable que la Chambre le ratifie.

251

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI

D. s. N. Roma, 27 ottobre 1887.

Le notizie ultimamente pervenuteoi da V. E. recano che è giunto a Massaua,

o sta per giungervi, il Signor Portai Segretario dell'Agenzia inglese al Cairo, incaricato di reca.rsi presso il Regno con missione segreta, affidatagli dal .governo britannico, di procurare possibilmente una equa e conciliante soluzione del conflitto italo-,abissino.

Credo utile riassumere i fatti ·che hanno condotto le cose al punto attuale. Con telegramma dell'8 ottobre corrente (1), la R. Ambasciata a Berlino mi faceva conoscere che il Conte di Bismarck aveva, di suo proprio movimento ed in via confidenzialissima parlato all'Incaricato d'Affari d'Inghilterra delle cose di Abissinia, dicendogli che • vlista }',amicizia della Germania per l'Italia, H Gabinetto di Berlino, senza voler dare consigli, vedrebbe non di meno molto volentieri che, di propria 'sua miziativa, il Gove11no britannico s'impiegasse a procurarci da parte del Regno una soddisfazione di tal natura da salvaguardare la nostra dignità ed ,i nostri interessi. In tale intento, i buoni uffici dell'Inghilterra presso il Negus avrebbero forse avuto qualche probabilità di successo •.

Il Governo del Re non poteva non apprezzare tale iniziativa di potenza amica presa in un intento di pace. Sembrandogli però come tuttora gli sembra, che per H prestigio delle armi italiane in Africa, la riparazione dell'offesa dovesse ottenersi con fatti d'armi anzichè con negoziati, il Governo si mantenne nella più assoluta riserva lasciando senza risposta il teleg·ramma accennato, poichè voleva che se fossero seguiti i negoziati tra l'Inghilterra e il Regno, desiderati dalla Germania, questi avessero luogo, come erano stati iniziati, all'infuori

dd. ogni partecipazione dell'Italia. Ben inteso poi che il Governo del Re, apprezzando il movente, si riservava di vede11e se la riparazione a cui i negoziati avessero condotto sarebbe adeguata all'offesa.

Agli 11 di ottobre, un nuovo telegramma (l) da Berlino ci informava che Lord Salisbury aveva mostrata la più grande premura nell'accogliere le aperture segrete della Germania e si era messo in relazione con Sir Evelyn Baring, ministro plenipotenziario al Cairo sul delicato a.rgomento. Secondo il parere di Lord Salisbury, il miglior mezzo sarebbe stato di mandare in Abissinia il Signor Portai, segretario del Signor Baring, purchè però l'Italia si impegnasse a non cominciarre le ostilità sino a che il Portai stesso non fosse tornato a Ma·ssaua, acciocchè egli non si trovasse esposto a gravi pericoli. Il Portai si sarebbe recato presso il Regno sotto pretesto di accertamenti concementi l'Egitto. In paro tempo Lord Salisbury si mostrnva desideroso di conoscere: 1° quale fosse il minimun delle domande dell'Italia; 2° se l'Italia fosse pronta, in iscambio di Saati, a concludere con l'Abissinia un trattato di commercio a questa favorevole; go se il Governo italiano prenderebbe l'impegno di non fare ulteriori annessioni sul terl'itorio abissino.

Nel comunicare confidenzialmente questi particolari al Conte De Launay, il Conte di llismarck diceva che sarebbe stato felice se avessero potuto offrire una base di accordo essendo comune desiderio della Germania e dell'Inghilterra che l'Italia ricevesse una soddisfazione adeguata.

Fu allora, e con data del 12 (2), che diressi al R. Incaricato d'affari a Londra un telegramma per informarlo che avevo avuto conoscenza, nel modo più confidenziale, delle pratiche fatte senza richiesta o partecipazione veruna da parte nostra acciocchè un amichevole intervento da parte del governo britannico potesse, con l'ottenere una riparazione ed eque concessioni, prevenire una lotta sanguinosa fra l'Italia e l'Abissinia. Questa informazione, soggiungevo, non ha arrestato, nè arresterà i nostri preparativi. Essa però non era da trascurarsi. Esposte quindi le tre domande di Lord Salisbury, il Governo del Re esprimeva, per mio mezzo, come segue il suo pensiero e le sue condizioni.

1° L'Italia accetta in massima le pratiche amichevoli che si vogliono fare, in quanto non porter.anno pregiudizio nè al suo prestigio politico, nè al suo onol'e militare;

2° Poichè il Governo britannico crede utile l'invio del Signor Portai, l'Italia è disposta a farlo accompagnare da quale persona si sia che possa conc'Orrere al successo della sua missione, e segnatamente da un interprete;

go Il Governo italiano consente a non prendere l'offensiva sino al ritorno del signor Portai, purchè però questo ritorno si effettui prima della fine di novembre, il principio delle ostilità se queste devono aver luogo non potendo essere differito lungamente;

4<> L'Italia non s'impegnerà a non fare ulteriori annessioni perchè siffatto impegno è troppo indeterminato. L'Inghilterra non lo prenderebbe. Ma il Governo italiano non esita a dichiarare che non aspira a veruna occupazione del territorio abissino propriamente detto. Intende soltanto essere rispettato sui

territor.i che occupa e nelle loro dipendenze, e procurarsi a tale uopo le garanzie strategiche necessarie;

5° L'occupazione di Saati e di Uaa non rappresenta una cessione, questi due punti non essendo mai stati ·riconosciuti come territorio abissino. Il possesso di essi, come i fatti hanno più che abbondantemente provato, non potrebbe ,costituire la garanzia sufficiente di cui è questione nel paragrafo precedente;

Bo L'ItaLia è pronta, in iscambio di una combinazione territoriale che soddisfi la sua dignità ed i suoi interessi, a concludere il trattato di commercio p.iù favorevole all'Abissinia.

Conformemente al piano prestabilito il Signor Porta! par,tiva dall'Egitto, il 20 ottobre, alla volta di Massaua. Due comunicazioni, però, ci venivano in quel frattempo fatte dal Governo britannico, l'una riflettente la preoccupazione che il tempo fosse troppo breve perchè il Signor Portai facesse ritorno a Massaua prima della fine di novembre; l'altra, circa le istruzioni a cui lo stesso signor Portai avrebbe dovuto attenersi. Mancando difatti, il tempo di combinarle e di darle da Londra, il Governo inglese proponeva che il suo inviato concertasse ogni ~cosa d'accordo col Comandante di Massaua.

Sul primo punto, il Governo del Re rimase fermo nel dichiarare che non poteva differire oltre la fine di novembre il principio dell'ostiLità, senza compromettere il ~risultato delle eventuali operazioni militari.

Sul secondo punto, non credette potere ~acconsentire che il Comandante di Massaua potesse prendere col Signor Portai concerti su altro che sui particolari del viaggio; e ciò non solo perchè il segreto sullo scopo vero della missione Portai doveva, secondo il desiderio da Lord Salisbury manifestato e da noi riconosciuto necessario e ~come tale accettato, venire 11igorosamente serbato, ma più ancora perchè non volevamo avere ingerenza alcuna, e neppure sembrare averla, in una missione da noi gradita come prova di amicizia, ma non desiderata e non chiesta.

Da ultimo, Lord Salisbury 11itornando sovra una questione sulla quale credevamo avere espresso il nostro pensiero, domandava, per mezzo del Conte Corti quali fossero .i termini che al Governo italiano sembrerebbero accettabili sovratutto circa la questione territoriale, e metteva innanzi, come mezzo di soluzione, la proposta di sottoporre la vertenza ad un arbitrato, che avrebbe potuto essere quello di un sov.I'Iano alleato ed amico -proposta assolutamente nuova, e, non occorre dirlo, affatto inammissibile.

Non abbiamo, sino ad oggi, risposto a questa ultima comunicazione. Il

nostro pensiero, le nostre condizioni sono cose note. Non possiamo aggiungervi

nulla, nè nulla detrarne.

Intanto, però, il tempo è passato, ~ed è oramai troppo tardi perchè il Signor

Portai possa compiere la sua missione prima dell'epoca in cui abbiamo stabilito

che le ostilità abbiano principio. Sarebbe per noi, allo stato presente delle cose,

un pericolo il !asciarlo proseguire, sia che si voglia attendere il suo ritorno

per incominciare le operazione, poichè con ciò ci priveremmo di un tempo utile

e propizio sia che comincino mentre egli sarebbe ancora in Abissinia, il che

creando a lui pericoli, potrebbe commuovere l'opinione pubblica nel Regno

Unito.

Considerando però che è atteso il ritorno del messaggero, il quale ultimamente portò al Negus una lettera di S. M. la Regina Vittoria, e che, per atto di singolare cortesia il Governo brHannico ha acconsentito che la lettera di risposta del Negus venisse aperta dal Governatore di Suakim, saremmo d'avvdso che il Signor Portai, ,a Massaua ove trovasi forse già, ricevesse istruzioni di aspettare che il 'contenuto di detta r-isposta oi fosse noto. Qualora il tenore della risposta stessa fornisse tale appiglio o desse tali garanzie da potere senza danno ritardare oltre la fine di novembre le nostre operazioni militari, il Signor Portai potrebbe allora proseguire il suo viaggio, con istruzioni su indiicazioni che ci affretteremmo di dare al Governo britannico. In caso contrario, considereremmo come esaurito, per quanto ci concerne ed interessa, l'incarico che con sì cordiale amicizia dal Governo ,inglese gli è stato affidato, 'e l'Italia si riterrebbe libera di tutti i suoi movimenti e sciolta, qualora il Signor Portai volesse, per altri scopi, recarsi in Abissinia, da ogni 'l"esponsabilità a suo riguardo.

(l) Non pubblicato.

(l) -Non pubblicato, si veda comunque n. 215. (2) -Cfr. n. 218.
252

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1564. Parigi, 28 ottobre 1887, ore 18,05 (per. ore 20,20).

Maintenant que le texte complet du discours de V. E. est connu ici, une appréciation plus sereine et plus favorable ~se dégage des premiers jugements inspirés par des idées préconçues et par un parti pris. Ces appréciations se générnliseront dans l'opinion publique, qui au fond est heureuse d'avoir été rassurée par votre langage si amicai pour la France. Tous mes collègues du corps diplomatique qui m'ont parlé de votre discours, ont ~rendu justice aux sentiments dont il s'est inspiré. Le Général Menabrea est revenu ce matin. En :lui remettant la direction de l'Ambassade, je r~eme11cie V. E. chaleureusement de la bienveillante confiance qu'elle m'a témoigné pendant mon intérim.

253

IL MINISTRO A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1568. Madrid, 28 ottobre 1887, ore 19,15 (per. ore 6 del 29).

Il me revient de très bonne source que hier ambassadeur espagnol à Paris, a télégraphié ici que la France soulève des difficultés à donner son adhésion à la réouverture de la conférence pour le Maroc, sans étab1ir un accord préalable à l'égard des matières qui devront étre discutées. Le gouvernement français serait, parait-il, soupçonneux un peu de toutes les puissances, mais ses jalousies seraient particulièrement réveillées par l es prétentions de l'Angleterre à propos des avantages commerciaux qu'elle voudrait obtenir.

254

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, RIVA. AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in F. CRISPI, Politica estera, cit., pp. 188-189)

R. CONFIDENZIALE 4527. Berlino, 28 ottobre 1887.

Come prima mi pervenne, nelle ore antimeridiane del 26 corrente, il telegramma (l) in chiaro che l'E. V. si compiacque di indirizzarmi da Torino per comunicarmi, tradotta in lingua francese, la parte del discorso quivi da Lei pronunciato, che ha tratto alla politica estera, ho creduto di interpretare le intenzioni di V. E. trasmettendo, senza porre tempo in mezzo, al Segretario di Stato, una copia del brano importantissimo.

Il Conte di Bismarck mi fece esprimere oggi il desiderio di vedermi e mi disse che, avendo inviato a Friedrichsruh la copia da me mandatagli del telegramma di V. E., il Principe Cancelliere lo aveva incaricato di fare a Lei pervenire, per mezzo mio, i suoi migliori ringraziamenti per la fattagli comunicazione ed insieme i suoi rallegramenti sinceri per il • bel • discorso. S. A. desiderava inoltre che fosse inviata in Suo nome all'E. V. !'·espressione di tutta la sua riconoscenza per la .parte che lo riguarda personalmente nel discorso medesimo. In quanto poi alle varie idee dn •esso sviluppate a proposito della politica estera, il Principe di Bismarck fa dire a V. E. che egli le divide interamente, ma che però troverebbe opportuno di manifesta·re un suggerimento circa la frase in cui parlasi delle • quattro distinte nazionalità • insediate nella penisola balcanica. Egli teme che quella frase possa servire di facile pretesto, alle potenze interessate nel contrariare l'azione nostra a Costantinopoli, per risvegliare nell'animo del Sultano, tanto proclive alla diffidenza, una .recrudescenza di sospetti a nostro 11iguardo. Come rimedio a questo pericolo, sarebbe suo avviso che l'E. V. avesse a dare incarico all'Ambasciatore di S. M. in quella residenza di far comprendere come Ella non intendesse far allusione ad altro, colle parole pronunc.iate, se non se allo •stato di cose già esistente nella regione dei BaLcani. Il Cancelliere opina che V. E. potrebbe facilmente conseguire lo scopo, sia collocandosi al punto di vista etnografico, vale a dire delle quattro nazionalità, Rumena, Greca, Slava, ed Ottomana, che si trovano in quella penisola, sia seguendo la distinzione politica dei quattro Stati attuali, Rumania, Serbia, Grecia e Bulgaria. Sembra a lui che in un modo o nell'altro si possa ottenere di spunta•re, con questo mezzo, prima ancora che venga lanciata a pregiudizio degli interessi comuni, la freccia che certamente si saprebbe fabbricare con quella materia.

(l) Non pubblicato.

255

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

T. s. N. Roma, 29 ottobre 1887, ore 11.

Photiades Bey est venu aujourd'hui me voir, m'a parlé du discours de Turin, dont j'ai envoyé à V. E. l'extrait concernant la politique étrangère et m'a demandé quelques éclaircissements au sujet du passage qui a trait aux

• quatre nationalités distinctes des Balkans •. Je lui ai répondu que par cette phrase j',entendais uniquement :llaire allusion à l'état de choses actuel, c'est-àdire aux quatre Etats déjà constitués, Roumanie, Serbie, Grèce et Bulgarie. J'informe V. E. de ce qui précède afin d'éviter le danger que quelque Puissance intéressée emploie cette phrase pour exciter dans l'esprit du Sultan une recrudescence de soupçons. V. E. pourra donc, le cas échéant, conformer son langage au mien.

256

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

(Ed., in traduzione, in LV 60, p. 162 e in F. CRISPI, La prima guerra, cit., pp. 34-35)

T. P. SEGRETISSIMO S. N. Roma, 29 ottobre 1887, ore 19,50.

Me référant au télégramme de S. E. le Comte Corti à la date du 28 soir (1), voici les conditions sous lesquelles le Gouvernement italien peut s'engager à entrer dans des rapports pacifiques avec l'Aby,ssinie.

l) Le Négus exprimera son vif regret pour l'injuste attaque soufferte par les Italiens le janvier passé.

2) Sahati et Uaà resteront définitivement acquis à l'Italie avec une zone au délà d'au moins une journée de marche. Ghinda deviendra ville frontière de l'Abyssinie. La vallée d'Ailet passera dans la possession ou au moins sous le protectorat de l'Italie. La frontière devra etre tracée d'un commun accord et avec l'intervention de l'Angleterre sur le terrain par des poteaux.

3) Le Négus reconnaitra le protectorat de l'Italie sur les Assaorta et les Habab.

4) L'ltalie, d'accord avec l'Angleterre, occupera la région du Senahit.

5) Un traité de paix, d'amitié et de commerce sera signé entre l'Italie et l'Abyssinie.

*Les points l, 2, 3 et 5 représentent le minimum de nos demandes. Quant au quatrième, M. Portai pourra ne pas y insister, s'il venait à rencontrer

trop de résistance de la part du Négus. L'occupation du Senahit par nos troupes serait du reste de l'intéret meme de l'Angleterre, car l'Italie à Keren pourrait toujours offrir une barrière solide contre les entreprises des Madistes * (1).

Pour ce qui a trait à notre engagement de suspendre les hostilités jusqu'au retour de M. Portai à la fin de novembre, je m'en rapporte à mes télégrammes précédents.

Vous ferez connaitre au plus tòt ce qui précède à Lord Salisbury. Selon sa réponse, des instructions seront données au général Saletta en l'autorisant à combiner directement avec M. Portai les détails du voyage.

(l) Non pubblicato.

257

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, AVARNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 270. Vienna, 29 ottobre 1887.

Il Ministro Imperiale e Reale degli Affari Esteri essendo stato in questi giorni alquanto occupato in quotidiane conferenze con i Ministri comuni dell'Impero in vista della riunione delle Delegazioni, che tennero il 27 corrente la loro prima seduta, io non potei esser ricevuto dal Conte Kalnoky che ieri appena.

Giusta le istruzioni contenute nel telegramma che l'E. V. si compiacque trasmettermi in data del 26 (2), intrattenni il Ministro imperiale di quella parte del discorso, da Lei pronunziato nel banchetto di Torino, che più specialmente riflette i rapporti dell'Italia con l'Austria-Ungheria.

Il Conte Kalnoky mi disse che il discorso dell'E. V. gli aveva fatto la migliore impressione e che esso era stato accolto dall'opinione pubblica in Austria-Ungheria nel modo il più favorevole e simpatico. Il Ministro si congratulò quindi meco delle dichiarazioni fatte dall'E. V. relativamente alla linea di politica pacifica che segue ed intende seguire il Governo del Re, linea di condotta, aggiunse il Conte Kalnoky, intieramente conforme a quella seguita dall'Austria-Ungheria.

S. E. osservò poscia che l'Italia nell'accedere ai principi propugnati dai due Imperi centrali aveva, in fatto, reso un grande servizio all'Europa. Il gruppo di queste tre Potenze, cioè dell'Italia, della Germania e dell'Austria-Ungheria, aggiunse il Conte Kalnoky, è abbastanza forte da per sè, per impedire e prevenire, all'evenienza, ogni atto che potesse turbare la pace generale.

S. E. a questo punto del suo discorso fece allusione incidentalmente alla situazione precaria interna della Francia ed alle conseguenze che potrebbero forse derivarne ad un dato momento per la pace generale; e proseguì dicendo che nel caso in cui delle difficoltà fossero per sorgere il gruppo delle tre

Potenze si sarebbe oramai adoperato per evitare all'Europa qualsiasi catastrofe. Nel fatto, soggiunse il Ministro, nessuno desidera la guerra, e ciò è ben vero per differenti ragioni; ma tutti sanno che essa può scoppiare da un momento all'altro: è quindi di grande importanza che nell'interesse della pace siasi costituito il gruppo suddetto.

Il Conte Kalnoky accennando poi alle parole dette da V. E. cir.ca le nuove trattative commerciali intavolate a Roma tra i Delegati Italiani ed i Delegati Austro-Ungarici, espresse la speranza che esse possano sortire un esito favorevole.

Il Ministro avendomi infine manifestato il desiderio di ricevere il testo ufficiale del discorso dell'E. V. relativo alla politica estera, mi feci premura, nella sera stessa, di mandargli copia del telegramma da Lei inviato in chiaro il 26 corrente.

(l) -Omesso in LV ed in F. CRISPI, La prima guerra, cit. (2) -Non pubblicato.
1

Sua Maestà il re d'Italia e S. M. il re dello Scioa ed i loro rispettivi governi si dichiarano amici ed alleati, e si sottintende che debbano godere, quanto più estesamente è possibile, di tutti i diritti e privilegi di due nazioni civili alleate.

2

Sua Maestà il re d'Italia promette a Sua Maestà il re dello Scioa che qualora avesse bisogno di aiuti in armi ed altro per fare valere i suoi diritti, glieli darà colla maggiore sollecitudine possibile. Dal canto suo, Sua Maestà il re Menelik promette di aiutare il governo di Sua Maestà il re d'Italia in tutte le circostanze.

3

Sua Maestà il re d'Italia dichiara a Sua Maestà il re Menelik che non farà annessioni di territori.

4

Il governo di Sua Maestà il re d'Italia s'impegna a far consegnare all'agente di Sua Maestà il re Menelik cinquemila fucili Remington, in Assab, nello spazio di 6 mesi dana data della presente convenzione.

5

Sua Maestà il re Menelik promette al governo di Sua Maestà il re d'Italia che dette armi serviranno per la propria difesa e non saranno mai impiegate a recare danno alcuno agl'italiani, e di ciò dà formale promessa.

Questa convenzione fu firmata da Sua Maestà il re Menelik col suo bollo e dal conte Pietro Antonelli, quale inviato del governo di S. M. il re d'Italia nella nuova città di Adis Abeba, il giorno 10 tekempt 1880 (ossia il 20 ottobre 1887 del calendario gregoriano).

259

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. P. RISERVATISSIMO S. N. Roma, 30 ottobre 1887, ore 6,35.

Sir W. White a communiqué à Lord Salisbury le texte d'un projet de convention discuté et arreté entre les Ambassadeurs d'Italie, d'Autriche-Hongrie et d'Angleterre à Constantinople pour un accord à trois. Lord Salisbury réserve sa réponse jusqu'à jeudi prochain puisque ce sera seulement alors qu'il en parlera à ses collègues personnellement. Il n'a fait aucune objection et comprend l'importance de fortifier l'influence des trois Puissances auprès de la Porte. Les bases de l'accord à trois que nous avons accepté sont les suivantes:

l) Maintien de la paix à l'exclusion de toute politique agressive.

2) Maintien du statu quo en Orient fondé sur les traités à l'exclusion de toute politique de compensation. 3) Maintien des autonomies locales établies par ces memes traités. 4) Indépendance de la Turquie, gardienne d'intérets européens impor

tants; indépendance du Califat. Liberté des détroits de toute influence étrangère prépondérante.

5) Par conséquent la Porte ne peut ni céder, ni déléguer ses droits suzerains sur la Bulgarie à une autre Puissance, ni intervenir pour y établir une administration étrangère, ni tolérer des actes de coercition entrepris dans ce but, sous forme soit d'occupation militaire, soit d'envoi de volontaires; ce qui constituerait non seulement une infraction au statu quo légal, mais serait attentatoire aux intérets des 3 Puissances.

6) Désir de ces dernières de s'associer la Turquie pour la défense commune de ces principes. 7) Dans le cas de résistance de la Porte aux entreprises illégales sus-énoncées, les trois Puissances se concerteront aussitòt sur l'appui à lui donner.

8) Dans le cas cependant où la Porte serait en connivence avec une entreprise illégale du genre indiqué, ou bien dans le cas où elle n'y opposerait pas une résistance sérieuse, les trois Puissances se concerteront dans le but d'occuper provisoirement par leurs forces de terre et de mer certains points du territoire ottoman, afin de rétablir l'équilibre politique et militaire nécessaire pour la sauvegarde des principes et des intérets sus-mentionnés.

Fin du projet.

J e vous préviens de ce qui précède afin que vous tachiez de votre còté de persuader Lord Salisbury de la convenance pour l'Angleterre d'entrer dans cette combinaison.

J'ajoute à toute bonne fin que le Prince de Bismarck approuve entièrement ce projet de convention (l) et a donné instructions à l'Ambassade Allemande à Londres de l'appuyer auprès de Lord Salisbury. Ces efforts sont d'autant plus nécessaires que Sa Seigneurie probablement par suite d'un traité qui aurait été signé tout récemment entre l'Angleterre et la Russie pour les affaires de l'Afganistan ne paraitrait plus si disposée et prompte comme il l'était auparavant à marcher de plein accord avec nous et avec l'Autriche-Hongrie dans les affaires de Bulgarie et de Turquie.

(l) Cfr. G.P., cit., vol. IV, n. 919 (nota del conte Rantzau, Friedrichsruh, 21 ottobre 1887).

260

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

(Ed., in traduzione, in LV 58, p. 486)

T. 884. Roma, 30 ottobre 1887, ore 14,25.

Le Chargé d'Affaires de France est venu le 25 de ce mois, nous annonce:r de la part de M. Flourens, la signature de la part de la France et Angleterre de la convention pour le canal de Suez, qui avait eu lieu le jour précédent, nous remercier de la part que nous avions pris pour arriver à cet heureux résultat et exprimer l'espoir que nous ferions bon accueil au texte de la convention que

M. Gérard s'est réservé de nous soumettre. Nous avons répondu, que nous serons prèts à donner notre approbation officielle à cet acte, après en avoir lu le texte.

261

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 677. Londra, 30 ottobre 1887.

Il 28 corrente il governo spagnuolo propose al governo inglese la riunione d'una conferenza in Madrid per definire la quistione delle protezioni estere al Marocco. Questa proposta fu fatta dal signor del Mazo, ministro di Spagna in Londra, a sir Julian Pauncefote, vice-segretario di Stato, che la partecipò a lord Salisbury. Il signor del Mazo pregò nello stesso tempo vivamente il governo della Regina di rinunziare alle condizioni preliminari alla riunione della conferenza, che lord Salisbury desiderava imporre al Marocco, e che erano state indicate nel dispaccio diretto dal Foreign Offìce al signor W. Kirby Green il 22 agosto scorso. Il ministro di Spagna dichiarò che, secondo il parere del suo governo, il Sultano del Marocco non poteva obbligarsi anticipatamente a concedere le agevolezze commerciali chieste dall'Inghilterra, ma soggiunse che, se Sua Maestà Sceriffiana desiderava ottenere nella conferenza l'intento ambito, da tanto tempo, in materia di protezione, non poteva mancare di conformarsi ai desiderii dell'Inghilterra in materia commerciale.

In risposta a tali partecipazioni, lord Salisbury fece sapere al signor del Mazo che il governo della Regina rinunziava alle condizioni preliminari summenzionate, ed accettava la proposta del governo spagnuolo per la riunione di una conferenza in Madrid. Sua Signoria però mise come condizione necessaria alla accettazione dell'Inghilterra che il programma dei lavori della conferenza non fosse circoscritto alla materia delle protezioni, ma fosse abbastanza ampio da comprendere la discussione di tutte le quistioni concernenti il Marocco e principalmente quella dell'integrità di quell'impero. A tal fine lord Salisbury propose, a sua volta, che tutte le comunicazioni fatte recentemente dal Sultano del Marocco alle tre potenze amiche dovessero essere sottoposte alla conferenza, la quale avrebbe facoltà di decidere se le domande del Sultano dovevano essere concedute, modificate o respinte.

Il signor del Mazo non mise indugio a partecipare la comunicazione di lord Salisbury al suo governo. Ho avuto l'onore di dar notizia all'E. V. di ciò che precede col mio telegramma di questa sera.

262

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione e come estratto, in LV 57, p. 32)

T. 1580. Parigi, 31 ottobre 1887, ore 15,30 (per. ore 20,20).

Avant hier et hier j'ai fait successivement visite à M. Flourens et au Président de la République. M. Flourens s'est montré satisfait des paroles bienveillantes pour la France prononcées par V. E. dans son discours du 25 courant. Il m'a exprimé des sentiments pacifiques sous le rapport militaire, mais me parlant du futur traité de Commerce, il a témoigné quelques craintes d'une guerre de tarifs, spécialement contre nos produits agricoles. Il m'a dit avoir déjà communiqué à notre Ministère des propositions relatives aux étoffes de soie et de laine. Il se montre disposé à seconder la prompte conclusion du Traité sans avoir toutefois l'espoir d'y réussir de suite (?) (1). Le Président de la République m'a reçu avec beaucoup de bienveillance et m'a dit avoir beaucoup apprécié le langage de V. E. relatif à la France ainsi que ses déclarations pacifiques. Lui meme me disait-il a toujours travaillé pour maintenir la paix intérieure et extérieure: c'est son but, et il ne faillira pas à cette mission, malgré les amertumes dont on l'abreuve par l'enquete outrageante provoquée dans la Chambre contre son gendre. Il est probable, que le Président ait à ce propos posé la question de sa démission devant le Conseil des Ministres et qu'il se soit rangé à l'avis unanime que, dans l'intéret meme de la paix publique, il devait rester ferme dans sa haute position qui ne pouvait etre atteinte par le triste incident, duquel on présume que M. Wilson sortira indemne. Quoique le Président en soit (?) (l) vivement affecté, sa santé ne m'a pas paru en avoir souffert. Malgré les nouvelles que les journaux ont propagé à ce sujet, je me propose de voir incessamment M. Rouvier. La presse qui semblait accueillir avec quelques doutes les déclarations de V. E. se montre maintenant moins méfiante, et commence à croire que notre triple alliance a pour objet bien plus le maintien de la paix, que la participation à la guerre.

(l) Punto interrogativo nel testo.

263

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. P. SEGRETISSIMO S. N. Londra, l novembre 1887, ore 9,25 (per. ore 13,35).

Conformément aux ordres contenus dans le télégramme (l) de V. E. de hier je me suis entretenu avec lord Salisbury sur la convenance pour l'Angleterre d'accepter le projet de convention arreté entre les trois ambassadeurs Constantinople. Après avoir lu les bases du susdit projet Sa Seigneurie m'a chargé de manifester à V. E. expression vive reconnaissance pour cette démarche et m'a dit qu'une communication identique lui avait été faite par les Cabinets de Berlin et de Vienne, il a ajouté que la politique tracée dans les bases du projet serait utile aux intérets de l'Europe et conforme aux désirs de l'Angleterre, il se propose d'en donner communication jeudi soir à ses collègues au conseil de Cabinet, et il suivrait leur avis. Je me suis permis de faire observer que selon toute probabilité le Cabinet se conformerait à l'avis de son chef et j'ai insisté pour savoir si Sa Seigneurie était décidé à accepter la proposition. Sur mes instances, Salisbury m'a confi.é qu'il était personnellement décidé à entrer dans la combinaison projetée et qu'il était à prévoir que ses collègues ne s'opposeraient pas à ses intentions; il ajouta toutefois qu'il proposerait quelque légère modification dans la rédaction des articles du projet mais il s'entretint sur la nécessité que le secret fut [gardé] et me interrogea si je croyais qu'on finirait avoir connaissance de la convention. Je n'ai pu le rassurer que pour ce qui regarde le Gouvernement du Roi. Les craintes de Salisbury ne sont pas exagérées car l'existence du Cabinet anglais serait en jeu le jour où le secret fut dévoilé. En conclusion Sa Seigneurie me promit de me donner prompte communication de la résolution du Conseil. Je ne puis pas cacher la satisfaction de voir efforts sur le point d'etre couronnés de succès.

264

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, RIVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 4532,. Berlino, l novembre 1887.

In un colloquio che ebbi ieri al Dipartimento degli Affari Esteri col Barone di Holstein, ora facente le veci di Sotto-Segretario di Stato, ho raccolto, circa l'attuale atteggiamento della Russia nei suoi rapporti colla Germania, alcuni dati confidenziali che mi ascrivo a dovere di rendere noti all'E. V.

Ci vien segnalato -così a un dipresso egli dicevami -un certo indizio di pusillanimità a Pietroburgo. La stampa stessa più ostile fin qui alla Germania, annacqua, da alcuni giorni in poi, sensibilmente il suo vino. La Russia si sente sola e non trova qual sia, in fondo in fondo, il vantaggio che essa possa ritrarre perseverando nel suo antagonismo colla Germania. Di quella solitudine essa si è accorta sopratutto, da che il Gabinetto di Berlino ha fatto parlar chiaro, per mezzo di Radowitz a Costantinopoli. La Germania non vuole affatto contrariare la Russia nei suoi progetti in quelle regioni, ma nè manco darle la mano per aiutarla a farli approdare. Se la Russia riesce a trovare, d'accordo colla Turchia un modo d'assestamento della questione bulgara, lo metta pure in esecuzione, ma se nel far questo vuol dar di cozzo negli interessi degli amici della Germania, questa non potrebbe permetterlo.

Un sintomo, così proseguiva il mio interlocutore, del desiderio che sente la Russia, da qualche poco in qua, di riavvicinarsi alla Germania, si scorge nella deliberazione che oramai sembra essere stata presa dallo Czar di passare sul suolo tedesco per far ritorno da Copenaghen a Pietroburgo, e di approfittare di quella occasione per ossequiare in Berlino l'Imperatore. Se questo avverrà, il fatto non avrebbe per la Germania alcuna importanza, nè la farebbe deviare menomamente dalla sua linea di condotta, in Russia invece, la sola probabilità di esso solleva una visibile agitazione. Nello stesso tempo che lo Czar e il suo Governo manifestamente desiderano che quel fatto si avveri, si nutre d'altra parte il timore che a questo venga dato in Russia la importanza di una concessione troppo spinta, e così si fa dire nei fogli, e si cerca di dimostrare, per così dire, tecnicamente, che il passare da Berlino è oramai per lo Czar una necessità pura e semplice di itinerario. La stampa tedesca, intanto, fa la più fredda e quasi poco garbata accoglienza all'annuncio della probabile venuta di quel Sovrano nella Capitale dell'Impero, anzi la Norddeutsche AUgemeine Zeitung è andata addirittura fino al punto, allorchè quella probabilità cominciava appena a palesarsi, di chiamarla una • maligna invenzione •. Ciò pure deve formare argomento di seria riflessione per lo Czar e aumentare le sue difficoltà nel cercare il bandolo dell'intricata situazione. E certo fra tante cause di agitazione, non ultima deve essere per lui quella che sta lugubramente compendiata nelle seguenti parole dettegli un giorno dal Generale Skobeleff: • Sire, le palle della Germania non potranno mai cadere così vicino a Voi quanto le bombe dei Nihilisti •.

Ringrazio V. E. del telegramma (l) che si compia·cque dirigermi il 29 ottobre a proposito dell'articolo, comparso infatti nel numero del Nord venuto alla luce in questi giorni. Avendo avuto occasione di farne parola, al Dipartimento Imperiale degli Affari Esteri, ebbi a convincermi della scarsa importanza che vi si dava al personaggio da cui, a tenore del detto telegramma, l'articolo sarebbe stato ispirato.

19 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

(l) Cfr. n. 259.

(l) Non pubblicato.

265

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 678. Londra, l novembre 1887.

Continuando il mio rapporto d'ieri (l) (677, Serie Politica), ho l'onore d'informare l'E. V. che il Governo Spagnuolo ha ac·cettato con gradimento la proposta di Lord Salisbury che il disegno dei lavori della Conferenza di Madrid abbia campo così vasto da comprendere la quistione dell'integrità del Marocco. Ed il Signor Moret ha caldamente ringraziato il Governo della Regina per tale proposta.

Ho fatto ieri lettura di un biglietto del Signor del Mazo al Sotto Segretario di Stato del Foreign Office, in data dello stesso giorno, in cui si notificava tale premurosa accettazione; e si dichiarava che il Governo Spagnuolo inviterebbe fra breve le Potenze a pigliar parte ad una Conferenza alla quale sarebbe assegnato un assunto in conformità dei desideri di Lord Salisbury.

Devo partecipare nello stesso tempo all'E. V. che un'intelligenza segreta è stata stabilita in questi giorni fra l'Inghilterra e la Spagna in tutte le faccende concernenti il Maroc.co.

In virtù di quest'intelligenza il Governo Spagnuolo non solamente appoggerà le domande dell'Inghilterra e della Germania per ottenere agevolezze commerciali dal Governo Marocchino e la conchiusione dei trattati che sono in discussione, ma seconderà per quanto è possibile, nel seno della Conferenza, il disegno di Lord Salisbury di proporre alle potenze la stipulazione di un atto di disinteresse circa il Marocco.

Tale disegno di Sua Signoria è ben noto all'E. V. avendo fatto argomento di vari telegrammi e di vari rapporti di quest'Ambasciata, principalmente dei due che hanno la data del 23 Settembre e del 5 Ottobre scorso (N. 622 e 641, Serie Politica) (2).

Secondo il Governo Inglese, la proposta di stipulare un atto di disinteresse precluderebbe ogni via al Governo Francese di mettere ad effetto i suoi progetti di aggressione contro il Marocco; giacchè se quella proposta sarà accettata, come è probabile, da tutte le Potenze, la Francia sola non oserà respingerla nè rifiutarsi di sottoscrivere l'atto di cui si tratta, visto che un tale rifiuto sarebbe una dichiarazione all'Europa di nutrire disegni di aggressione contro il Marocco.

L'E. V. scorgerà da ciò che precede che le voci di un accordo segreto fra la Spagna e la Francia per dividere fra loro il Marocco non hanno alcun fondamento. Esse sono state sparse, ad arte, dal Governo Spagnuolo, per nascondere le sue intelligenze coll'Inghilterra. La quale è consapevole di tutti i negoziati che il Signor Moret ha fatto colla Francia, colla Germania e coll'Austria sulle cose del Marocco.

P. S. -Ebbi l'onore di far partecipe l'E. V. di ciò che si contiene in questo rapporto, col mio telegramma d'ieri.

(l) -Cfr. n. 261. (2) -Cfr. nn. 178 e 199.
266

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 682. Londra, 1 novembre 1887.

Ebbi ieri due lunghi colloqui con Lord Salisbury circa la mediazione fra l'Italia e l'Abissinia. l) Lessi a Sua Signoria il testo delle cinque condizioni di pace contenute nel telegramma dell'E. V. del 29 ottobre (1).

Lord Salisbury esaminò e discusse, colla massima cura, ogni frase di quelle condizioni. A parer suo la prima di esse sarebbe la più difficile ad essere accettata dal Negus. È molto più agevole (egli disse) avere concessioni territoriali da un Monarca Africano che parole di rincrescimento.

Convenne però meco che quella condizione era indispensabile e soggiunse che egli sperava che il Signor Portai riuscirebbe a guadagnare quel punto, tanto più in questo momento in cui Ras Alula non era col Negus ma (secondo un telegramma dello stesso signor Portai) trovavasi a Gada.

2) La seconda condizione fece argomento di lunga discussione.

Lord Salisbury mi disse che secondo le informazioni che aveva ricevuto egli era convinto che il Negus consentirebbe che l'Italia s'impadronisca definitivamente di Saati (colla zona di territorio indkata dall'E.V.) e che Ginda divenga la città di confine dell'Abissinia.

Quanto ad Uaà il nobile Lord mi disse che non era in grado di dare alcun parere, poichè gli era stato impossibile trovar quel luogo nella carta delle coste del Mar Rosso. Risposi che Uaà si trovava a mezzogiorno di Massaua, non lungi da Zulla e dalla baia di Adulis e ne indicai la giacitura sulle carte dell'Abissinia settentrionale e delle vicinanze di Massaua, compilate dal capitano Cecchi. Sua Signoria disse che, a parer suo, il Negus non poteva fare obbiezioni all'acquisto definitivo di Uaà per parte dell'Italia.

3) Le obbiezioni che farà il Negus (ripigliò Sua Signoria) si riferiranno alla pianura di Ailet. Quella pianura è stata finora considerata come territorio neutrale ed il Negus non consentirà mai ch'essa divenga territorio italiano o sia sottoposta al protettorato dell'Italia.

Siccome Lord Salisbury fece tale dichiarazione con qualche efficacia, gli chiesi come mai fosse consapevole delle opinioni del Negus. Rispose che le sue osservazioni si fondavano sul parere di Sir E. Baring • e di altre persone competenti •. Personalmente egli non aveva alcuna notizia nè delle opinioni nè dell'indole del re Giovanni.

4) La terza condizione circa il protettorato dell'Italia sugli Assaorta e sugli Habab e la quinta condizione circa il trattato di commercio non fecero argomento di discussione. Non così la quarta che si riferisce all'occupazione italiana della regione di Sanheit o Sanhit.

Sua Signoria mi disse che la proposta della cessione di quel territorio era venuta dal Signor Portai ma che Sir E. Baring • ed altre persone autorevoli • non credevano che il re d'Abissinia vi consentirebbe. Risposi che la occupazione di Sanhit era necessaria all'Italia ed utile all'Inghilterra. Sanhit, in mani nostre, offrirebbe un baluardo a qualsiasi impresa dei seguaci del Mahdi. Lord Salisbury manifestò il timore che i negoziati potrebbero fallire per cagione di Sanhit. In conformità delle istruzioni dell'E. V., dissi allora

• che se il Signor Portai incontrasse troppa resistenza da parte del Negus, in ciò che concerne Sanhit, potrebbe non insistere su quella condizione •. Ma feci notare che • tutte le altre condizioni non rappresentavano che il minimum delle nostre domande •.

5) Non appena discusse le basi dell'accordo, rivolsi l'attenzione di Lord Salisbury sulla necessità di non frapporre più indugio a farle accettare dal Negus. Feci notare che non rimanevano oramai che trenta giorni circa di tempo utile. Sua Signoria rispose con molta vivezza (e ripeté due o tre volte) che dal giorno 8 ottobre, in cui aveva rìcevuto il telegramma del Principe di Bismarck, non aveva perduto un minuto di tempo nell'accudire alla mediazione; ed aveva dato ordine al Signor Portai di partire per Massaua. Sarebbe però pericoloso che quest'ultimo si trovasse in mani del Negus nel tempo stesso in cui soldati italiani marciassero contro l'Abissinia. In conseguenza di ciò il 28 ottobre aveva mandato istruzioni a Sir E. Baring (subordinate però al discernimento di questo ultimo) di far aspettare il Signor Portai a Massaua finchè il tenore della risposta del Negus alla prima lettera della Regina non fosse noto all'E. V. Le comunicazioni però erano difficili in Abissinia: non si aveva più contezza del portatore di quella risposta; e, nell'attesa, scorreva invano il tempo utile ai negoziati.

6) A tal punto del colloquio Lord Salisbury mi chiese se vi fosse modo di poter ottenere dall'E. V. la promessa di non cominciare le ostilità prima del ritorno del Signor Portai dall'Abissinia. Risposi che non eravi alcun modo. Non tacqui della brevità della stagione propizia ad una guerra in Abissinia, ma addussi, come motivo principale dell'impossibilità della cosa, le ragioni indicate da S. E. il Ministro della Guerra, che l'E. V. mi fece l'onore di parteciparmi di viva voce. Queste ragioni che si riferiscono all'impossibilità materiale di trattenere in Massaua un numeroso corpo di esercito, furono trovate soddisfacenti dal nobile Lord, che aveva forse ascritto il nostro rifiuto a poca condiscendenza ai suoi desiderii.

7) In tale condizione di cose, Lord Salisbury mi disse che era venuto il momento di pigliare il solo partito che rimaneva. Questo era di telegrafare a Sir E. Baring di far partire immantinente il Signor Portai per l'Abissinia con l'istruzione, nel caso in cui la sua missione fallisse, di non ritornare per la via di Massaua ma per un'opposta direzione.

Avendo io approvato tale disegno, Sua Signoria promise di darmi la stessa sera partecipazione del telegramma che spedirebbe a Sir E. Baring. 8) Le impressioni che ricavai dai colloqui con Lord Salisbury sono le due seguenti. Una è che probabilmente Sua Signoria ha dato istruzioni segrete al Signor Portai di adoperare al bisogno qualche minaccia di risentimento per parte

dell'Inghilterra se il Negus si ostinasse a respingere le nostre condizioni. Non saprei in altro modo spiegare il tuono risoluto con cui Sua Signoria ripeté tre

o quattro volte la frase: • il Negus consentirà •, mentre dichiarava non conoscere nè le opinioni nè l'animo di costui.

La seconda impressione è che l'opposizione alla nostra domanda circa la pianura di Ailet non viene da Lord Salisbury ma da Sir E. Baring e • da altre persone •.

Ebbi l'onore di partecipare all'E. V. ciò che precede col mio telegramma d'ieri sera.

Devo aggiungere che m'è stato detto da persona in grado di poterlo sapere 1che Lord Salisbury ha dato istruzioni segrete al Signor Portai di chiedere al Negus, come una delle riparazioni da offrire all'Italia, di mandare Ras Alula, con un ufficio permanente qualsiasi, in una delle provincie dell'Abissinia più lontane dal nostro confine.

Il nobile Lord però non mi ha mai fatto parola su tale argomento.

(l) Cfr. n. 256.

267

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 122. Terapia, 1 novembre 1887.

Le importanti dichiarazioni fatte dall'E. V. a Torino circa la nostra politica orientale erano tali da dover ispirare al Governo del Sultano risoluzioni più ferme e più consentanee ai proprii interessi; poichè nell'appoggio dell'Italia e delle Potenze amiche alle autonomie balcaniche, la Porta trova l'unico sostegno che le rimanga per la conservazione dell'Impero. Ma invece, le influenze dominanti in Palazzo non mancarono di turbare nuovamente l'animo del Sultano, isolato ed inaccessibile di fatto a migliori consigli, rappresentandogli con foschi colori l'avvenire da noi promesso alle nazionalità balcaniche, e l'impresa presentemente necessitata dai nostri interessi africani. Il Gran Visir cercò di scandagliare, a proposito delle cose dei Balcani, l'impressione del mio Collega d'Austria-Ungheria circa il discorso di Torino: il Barone di Calice gli tenne al riguardo un linguaggio coerente a quello dell'E. V., e dimostrò, al pari di me, una perfetta indifferenza verso gli allarmi che si cerca in Palazzo di suscitare sotto ogni pretesto nella mente del Sovrano.

Anche l'accordo stabilitosi tra Francia e Inghilterra per la quistione del Canale di Suez fu adoperato qui per contrariare l'effetto dell'affermazione dell'unione delle Quattro Potenze in una stessa politica. Quell'accordo fu rappresentato come il principio di formazione d'un nuovo gruppo; vuolsi che la evoluzione della Germania verso le tre Potenze, sia ora contrariata, con rapidità che al Sultano pare vertiginosa, dalla riapparizione in iscena di iniziative francoinglesi assecondate dall'Italia. Le comunicazioni ufficiose che fa notoriamente l'Ambasciata di Russia al Moniteur Oriental coincidono cogli articoli inviati da Rizà Pascià ai giornali turchi nel rappresentare l'Inghilterra decisa a sagrificare alle sue colonie più lontane le proprie tradizioni antiche nel Mediterraneo, importandole maggiormente le Ebridi che non la Turchia; l'Italia, malsicura della adesione inglese alla politica delle Potenze centrali, è costretta per l'impresa di Massaua a seguire l'Inghilterra nella sua evoluzione verso la Francia etc. etc. -E così si riesce qui a intralciare l'opera incominciata per preparare, secondo le istruzioni mie e dei miei tre Colleghi, una maggiore indipendenza del Sultano verso la preponderanza russa, indirettamente rinforzata dal successo diplomatico ottenuto dalla Francia nella quistione egiziana.

La Porta cerca in questi giorni di ottenere dalla Russia che il rappresentante del Tsar assuma una posizione in apparenza secondaria nel cooperare in Bulgaria coll'Inviato del Sultano, il quale agirebbe da Luogotente principesco; Artin Effendi spera d'ispirare personalmente tanta fiducia a Pietroburgo da essere accettato in tale qualità.

Il Signor di Nelidow lascia che la Porta si occupi con simili schemi puerili e si limita ad affermare che il suo Governo non recederà per nulla dalla posizione che ha presa nella quistione bulgara.

Verso poi la Convenzione pel Canale di Suez la Porta accenna all'intenzione di non ammetterla se non con modificazioni. Essa teme che il progetto di Convenzione per il Canale possa costituire un precedente per analoghi accordi che mirassero alla libertà e neutralità dei Dardanelli. E neppure le risultano chiare le conseguenze del progetto sul Canale in quanto alla quistione territoriale egiziana.

268

L'INCARICATO D'AFFARI DI FRANCIA A ROMA, GERARD, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 57, p. 33)

N. s. N. Roma, 2 novembre 1887.

J'ai l'honneur de faire parvenir ci-joint à V. E. la réponse du Gouvernement

de la République aux demandes formulées à Paris, relativement au renouvelle

ment éventuel du traité de ·commerce entre l'Italie et la Francia, par MM. les

Délégués du Gouvernement Royal.

J'y joins la première liste (l) des demandes que le Gouvernement de la

République s'était réservé de formuler, et qui concerne les fils et tissus de laine.

Le Gouvernement de la République espère étre prochainement en mesure

de communiquer à V. E. deux autres Iistes, concernant, l'une Ies soieries et

l'autre les cotonnades.

(l) Cfr. LV 57, p. 34 e sgg.

269

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 687. Londra, 2 novembre 1887.

Come ebbi l'onore di informare l'E. V. col telegrafo, l'ambasciatore di Russia in Londra ebbe, il 31 ottobre scorso, un colloquio con lord Salisbury circa la questione bulgara. Da quanto mi fu detto, l'ambasciatore chiese a lord Salisbury se il Governo della Regina avesse intenzione di fare qualche pratica per richiamare il principe Ferdinando da Sofia; e, con un linguaggio alquanto vivo, l'ambasciatore dichiarò che un Governo amico della Russia non dovrebbe tollerare la presenza del principe in Bulgaria. Lord Salisbury si tenne pago a rispondere che non era politica dell'Inghilterra di mettersi in opposizione colla volontà delle popolazioni.

Mi sembra assai probabile che le parole dell'ambasciatore di Russia, partecipate al Consiglio dei Ministri, contribuiranno a fare accettare al Governo della Regina il disegno di accordo compilato dagli ambasciatori d'Italia, d'Austria-Ungheria e d'Inghilterra a Costantinopoli.

270

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., parzialmente, in LV 60, p. 164)

R. 692. Londra, 2 novembre 1887.

In risposta al telegramma di Lord Salisbury del 31 ottobre scorso, argomento del mio rapporto d'ieri (683 S. Politica) (1), Sir Evelyn Baring partecipò per telegrafo a Sua Signoria che, a parer suo, le condizioni di pace proposte dal Governo del Re erano soddisfacentissime, e che tutto portava a credere che sarebbero accettate dal Negus. Con un susseguente telegramma, giunto ieri al Foreign Office, Sir E. Baring informò Lord Salisbury che egli aveva comunicato quelle condizioni al Signor Portai; gli aveva ingiunto di partire immantinente per l'Abissinia e che il Signor Portai era in procinto di partire da Massaua.

Sir E. Baring soggiungeva però che se Lord Salisbury volesse dare un contrordine si sarebbe ancora stati in tempo di fermare il Signor Portai nel viaggio che stava per imprendere. Da ultimo dichiarava che il Signor Portai aveva telegrafato che non eravi pericolo alcuno da temere nel suo viaggio.

Questa comunicazione fu trasmessa nel giorno d'ieri a Lord Salisbury al castello di Hathfield. Ed un telegramma venuto da Hathfield mi annunziò la partenza del Signor Portai per l'Abissinia.

* Devo aggiungere che il telegramma da Massaua pubblicato ieri dal Popolo Romano e riprodotto dai giornali inglesi, fu accolto qui con compiacimento perchè l'opinione pubblica desiderava la mediazione inglese fra l'Italia e il Negus. Però esso svelò il segreto della missione del Signor Portai. Per riparare per quanto è possibile all'indiscrezione commessa ho preso le opportune intelligenze col vice-segretario di Stato del Foreign Office. Quest'ultimo, se interrogato dai rappresentanti esteri in Londra, non niegherà la missione Portai ma farà comprendere che questi è partito per l'Abissinia per comporre taluni reclami territoriali presentati dal Negus, e fondati sul trattato del 1884.

Ebbi l'onore di far consapevole l'E. V. di ciò che precede col mio telegramma d'ieri sera* (1).

(l) Non pubblicato.

271

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, A UMBERTO I

L. P. Roma, 3 novembre 1887.

Mi onoro di ragguagliare succintamente la Maestà Vostra sui principali avvenimenti della nostra politica estera durante questi ultimi giorni. La convenzione tra Francia ed Inghilterra sul canale di Suez sembra ormai pattuita fra quelle due potenze, a cui l'Europa aveva, nel 18'85, conferito una specie di mandato. Essa però non è stata ancora firmata e nemmeno sottomessa ai Gabinetti, eccezione fatta del Gabinetto di Roma che ne ebbe comunicazione preventiva secondo l'impegno preso con noi dall'Inghilterra in seguito alle pratiche fatte poco dopo la mia venuta al potere. Soggiungo alla Maestà Vostra che il 17 Settembre, l'Incaricato d'affari di Francia, venuto ad informarsi della ripresa dei negoziati, a noi già nota per altre vie, si era fatto meco interprete del desiderio del Signor Flourens che mi adoperassi in vista della conclusione di un accordo fra i due Gabinetti. Quanto ai nostri interessi, essendo essi quei medesimi dell'Inghilterra, sapevamo trovarci al sicuro. Il punto controverso più importante era questo, se in tempo di guerra e venendo casualmente ostruito il canale, si potrebbero far transitare egualmente armi e soldati, sbarcandoli nei porti di accesso. La questione fu risolta in senso affermativo, come l'Inghilterra e noi desideravamo, salvo una restrizione circa il numero di uomini che si potranno fare transitare ad una volta. Su codesto argomento, mi propongo di comunicare alle Camere un apposito Libro Verde che mostrerà come la situazione dell'Italia in siffatta questione sia stata privilegiata su quella delle altre potenze. Noterò che di codesto affare fummo informati con molta assiduità sinché durò la reggenza del Cavalier Catalani e tenuti quasi completamente all'oscuro quando essa venne a cessare.

La mediazione che sulla proposta spontanea della Germania, l'Inghilterra intraprese di esercitare fra noi e l'Abissinia, dopo essere parsa un momento compromessa, ha da pochi giorni progredito nuovamente. Il Signor Portai, segretario della Legazione britannica al Cairo, è partito da Massaua per l'interno. Interrogati sulle nostre condizioni di pace, le abbiamo formolate come segue: 1° Il Negus esprimerà il suo vivo rincrescimento per l'ingiustificata aggressione di Dogali; 2o Saati ed Uaa rimarranno acquisiti ai nostri dominii, con una zona al di là di una giornata di marcia al minimum; 3° La valle di Ailet sarà in nostro potere almeno a titolo di paese protetto; 4° La frontiera sarà determinata di comune accordo e con intervento dell'Inghilterra; 5° Sarà riconosciuto il nostro protettorato sugli Assaortini e gli Habab; 6° L'Italia occuperà la regione di Senahit; 7o Sarà concluso un trattato di pace, d'amicizia e di commercio fra l'Italia e l'Abissinia. Il Gabinetto inglese crede o finge di credere assicurato il successo della mediazione. Per contro, il Signor Portai, forse per far valere l'opera sua, disse, partendo, difficilmente accettabili le nostre condizioni. Non occorre osservare come, in ogni modo, ci prepariamo all'azione militare per la fine di Novembre.

Negli affari di Bulgaria vi ha sosta apparente. Continua però il lavorio segreto del Gabinetto russo e sembrerebbe che la Porta accenni a cedere sulla questione dell'invio di un Commissario in Bulgaria. Lord Salisbury pare più favorevole che non fosse ad un accordo pratico con noi e con l'Austria. La questione deve essere stata oggi dibattuta a Londra, in Consiglio dei Ministri.

I negoziati commerciali coi Delegati austro-ungarici procedono bene, e vi ha luogo a sperare che siano ultimati per la riapertura delle Camere.

(l) Il brano fra asterischi è omesso in LV.

272

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI.

T. RISERVATO SEGRETISSIMO S. N. Londra, 3 novembre 1887, ore 23,40 (per. ore 4,20 del 4).

J'ai vu Salisbury aussitòt après le Conseil de Cabinet. Sa Seigneurie m'a dit que le Cabinet avait examiné le projet de convention arreté entre les trois ambassadeurs à Constantinople, mais qu'on n'avait pu en terminer la discussion qui sera reprise mardi prochain. Lui ayant demandé si le Conseil était favorable à la proposition, Sa Seigneurie m'a dit que le projet avait été accepté, mais qu'il serait obligé de proposer à V. E. et à Kalnoky une nouvelle rédaction. Ayant exprimé l'espoir que cette rédaction ne se écartat pas de l'ancienne, Salisbury m'a répondu qu'après l'échange de vues qu'il avait eu avec V. E. à ce sujet, il esperait que sa rédaction serait bien accueillie par V. E.

273

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 58, p. 487)

R. 689. Londra, 3 novembre 1887.

Col telegramma del 30 Ottobre scorso (1), L'E. V. si compiacque parteciparmi che, * il 25 dello stesso mese * (2) il Signor Gérard, Incaricato di Affari di Francia in Roma, era venuto ad annunciarle, da parte del Signor Flourens, che una convenzione era stata sottoscritta (3) dall'Inghilterra e dalla Francia circa il Canale di Suez. *Non so immaginare come il Signor Gérard abbia potuto dare un simile annunzio mentre avrebbe dovuto essere conscio che nessuna convenzione è stata sottoscritta fra l'Inghilterra e la Francia circa il Canale di Suez * (4).

Ciò ch'è seguito è questo che dirò qui appresso.

Com'ebbi l'onore d'informare l'E. V. col mio rapporto del 15 Ottobre (5), il Vice Segretario di Stato del Foreign Office mi partecipò quello stesso giorno, a voce ed in iscritto, che Lord Salisbury aveva l'intenzione di proporre al Signor Flourens, per mezzo del Signor Egerton, un nuovo disegno di convenzione circa il canale di Suez. Tale disegno * (che, com'è noto all'E. V., era frutto dei negoziati di Dieppe) * (2) sarebbe stato accompagnato da un dispaccio di Lord Salisbury al Ministro d'Inghilterra in Parigi. E del disegno di convenzione e del dispaccio di Lord Salisbury fu lasciata cop1a a questa R. Ambasciata.

I suddetti documenti, da quanto ho ora saputo, furono in effetti spediti al signor Egerton, non già in data del 15 ottobre ma del 21 dello stesso mese. Ed il Ministro d'Inghilterra in Parigi, secondo le istruzioni contenute nell'ultimo capoverso del dispaccio di cui si tratta, ebbe cura di darne lettura al Signor Flourens e di !asciargliene copia. Il Signor Flourens, in risposta, accettò il disegno di convenzione che gli era stato proposto e si riserbò di darne notizia alle potenze che avevano preso parte alla Conferenza di Parigi del 1885, invitandole a firmarlo.

Questi brevemente sono i fatti principali seguiti nell'intervallo di tempo

frapposto fra il mio rapporto del 15 Ottobre scorso ed il presente rapporto.

Ripeto (2), nessuna convenzione, nessun atto è stato sottoscritto fra l'Inghilterra e

la Francia, in modo segreto o palese, circa il canale di Suez; nè eravi alcuna

convenzione nè alcun atto da sottoscrivere.

* Tale dichiarazione mi è stata fatta da Sir Julian Pauncefote, Vice Segretario di Stato del Foreign Office.

Siccome, da quanto m'è stato detto dal medesimo Sir Julian Pauncefote, il Governo del Re non ha, fino a quest'oggi, segnato ricevimento nè ringraziato Lord Salisbury della partecipazione confidenziale dei due documenti, l'E. V. giudicherà se sia opportuno darmi istruzioni di ringraziare ufficialmente Sua Signoria di tale comunicazione. Si potrebbe, forse, profittare dell'occasione per far consapevole Lord Salisbury del pensiero dell'E. V. sul progetto di convenzione. Mi è noto che un cenno dell'Italia, favorevole alla convenzione, sarebbe gradito dal Governo Inglese; ed il nostro silenzio potrebbe essere interpretato ·Come dissentimento.

Segnando ricevuta del progetto di convenzione, il Governo del Re sarebbe quindi nelle stesse condizioni del Governo Francese, vale a dire potrebbe constatare, al bisogno, di aver ricevuto comunicazione di quel disegno, prima dei Governi di tutte le altre Potenze.

Ebbi l'onore di partecipare all'E. V. ciò che precede col mio telegramma del 30 ottobre scorso * (1).

(l) -Cfr. n. 260. (2) -Omesso in LV. (3) -• Il 24 • aggiunto in LV. (4) -• La notizia datale dal signor Gérard non mi sembra accurata •, LV. (5) -Cfr. n. 229.
274

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 58, p. 488)

R. 690. Londra, 3 novembre 1887.

Continuo il rapporto d'oggi (689 Serie Politica) (2), ed ho l'onore di partecipare all'E. V. che il 21 Ottobre scorso, oltre il dispaccio da me menzionato, Lord Salisbury diresse al Signor Egerton un secondo dispaccio circa il nuovo disegno di convenzione sul canale di Suez. Nel primo di quei dispa-cci, (che fu trasmesso all'E. V. il 15 Ottobre scorso) (3), si assegnano le ragioni per le quali, nonostante la riluttanza dimostrata finora, il Governo della Regina aveva consentito a ripigliare i negoziati per la convenzione, sulle linee tracciate dal disegno di Parigi: nel secondo dispaccio si riepilogano i punti principali della controversia suscitata nella Conferenza di Parigi e s'indicano, a sommi capi, le modificazioni ora introdotte nel progetto del 1885.

Ho l'onore di trasmettere qui unite all'E. V. una copia ed una traduzione del suddetto dispaccio (4), che mi fu partecipato dal Vice Segretario di Stato, non appena ne seppi l'esistenza e ne feci richiesta.

Dalla lettura di esso l'E. V. scorgerà quanto siano state tenui le concessioni fatte da Lord Salisbury al Signor Flourens; ed in qual guisa Sua Signoria abbia tutelato gli interessi dell'Inghilterra e dell'Italia.

Nel darmi tale documento, il Vice Segretario di Stato rivolse inoltre la mia attenzione sulle parole con cui si chiude il primo dispaccio indirizzato da Lord Salisbury al Signor Egerton.

Esse sono del tenore seguente: • Nel presentare questa proposta al Signor Flourens, è mio dovere di ripetere la riserva fatta, senza opposizione da alcun lato, da Sir Julian Pauncefote, alla chiusura delle sedute della Commissione del 1885: • Les Délégués de la Grande Bretagne, en présentant ce texte de traité comme le régime définitif destiné à garantir le libre usage du Canal de Suez, pensent qu'il est de Zeur devoir de formuZer une réserve généraZe quant à Z'application de ces dispositions en tant qu'eZZes ne seraient pas compatibZes avec Z'état transitoire et exceptionneZ où se trouve actueZZement Z'Egypte, et qu'eZZes pourraient entraver Za liberté d'action de Zew· Gouvernement pendant Za période de Z'occupation de Z'Egypte par Zes forces de Sa Majesté Britannique •.

(l) -Il brano fra asterischi è omesso in LV. (2) -Cfr. n. 273. (3) -Cfr. n. 229. (4) -La traduzione del dispaccio è pubblicata in LV.
275

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Costantinopoli, 4 novembre 1887, ore 0,00 (per. ore 4,20).

Le Sultan est plus que jamais rejeté vers la Russie par les interprétations malveillantes des agents français et russes sur le discours de Turin et par la convention franco-anglaise qui détruit le bon effet que commençait à produire le langage de M. de Radowitz sur la cohérence de notre groupe. Tout l'effort franco-russe ici est en ce moment contre l'Italie. Le Sultan qui avait annoncé à ses ministres un dìner au Palais pour le Représentant du Roi a décommandé les invitations après le discours de Turin. Mes trois collègues et moi pensons qu'il n'y a pour le moment rien à faire ici si non laisser avec calme passer ce nouveau petit orage. Ils ont tous trois témoigné hautement que leurs gouvernements ont applaudi au discours de V. E. et quant à la convention nous sommes d'accord Calice, Radowitz et moi pour n'en manifester aucun ..... (l) et la considérer comme la clClture d'une question de pure théorie, déjà épuisée en 1885, mais notre impression commune est que Nelidow et Montebello, qui vient d'arriver, préparent quelque chose de nouveau et qu'il faut attendre l'issue de nos négociations avec l'Angleterre, pour aviser aux moyens de réagir efficacement.

(l) Gruppo indecifrato.

276

IL CONSOLE A DADEN, BIENENFELD, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 60, p. 165)

T. 1597. Aden, 4 novembre 1887, ore 17,30 (l) .(per. ore 17,45).

Antonelli scrive nove ottobre; incarica telegrafare seguente:

• Sua Maestà il Re Menelik e consiglio di capi prese deliberazione di domandare all'Italia e all'Imperatore la mediazione. Corriere reale parte via di Assab. Attendo istruzioni •.

277

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO

D. 122/477. Roma, 4 novembre 1887.

Ringrazio V. S. per le notizie fornitemi col rapporto 20 ottobre n. 380 (2).

Il Signor de Giers ammette la possibilità che avventurieri russi riescano ad uscire dall'Impero coll'intento di arruolarsi in Abissinia; ne considera, in ogni caso, limitato il numero ed accenna alla difficoltà di sorvegliare la frontiera. Comprendo questa osservazione e divido l'opinione sulla poca importanza che da noi si deve attribuire all'evento in parola.

Sapendo, però, quanto severa sia la polizia russa in simile materia, non dubito che le verrà dato di scoprire ed eventualmente denunciare le partenze individuali che abbiano per meta l'Abissinia, e La prego di rivolgere al riguardo opportuna richiesta al Ministero degli Affari Esteri.

278

IL MINISTRO A MONACO, ULISSE BARBOLANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 181. Monaco, 4 novembre 1887.

Ieri in una conversazione che ebbi col signor ministro degli affari esteri essendo caduto per incidente il discorso sul prossimo ricevimento diplomatico che terrà il nuovo nunzio apostolico, mi disse S. E. che nella condotta di monsignor Ruffo Scilla egli aveva dovuto notare talune particolarità che lo facevano comparire alquanto diverso dal suo antecessore.

Innanzi tutto monsignor Ruffo non si è ancora, da quando egli è qui, presentato a discorrergli di affari nei ricevimenti ebdomadari del corpo diplomatico che hanno luogo il giovedì al ministero degli affari esteri; mentre monsignor Di Pietro non solo era assiduo a tali ricevimenti ma abbondava in espansioni e querimonie contro il governo italiano.

Va inoltre notato che in tutte le visite che monsignor Ruffo Scilla fa o riceve egli non è mai solo, ma sempre assistito dall'uditore della nunziatura, monsignor Guidi.

Può stare, continuava a dire il signor ministro, che tutto questo cambi dopo il ricevimento ufficiale che fra giorni terrà il nunzio, sebbene egli non veda alcun nesso necessario fra il ricevimento e l'assenza marcata del nunzio al ministero degli affari esteri; nondimeno la cosa va notata e potrebbe avere una spiegazione anche nella diversa condotta adottata da qualche tempo in modo spiccato dal Papa nelle sue relazioni coi governi esteri. Il Papa infatti, sia col barone Cetto, rappresentante di Baviera presso il Vaticano, sia con altri diplomatici residenti a Roma, sia con qualche deputato clericale bavarese che è andato a visitarlo, ha espresso enfaticamente la fiducia di poter uscire dalla penosa situazione in cui ritrovasi e ricuperare il potere temporale, precipuamente la città di Roma, senza alcun aiuto esterno. Egli si è dichiarato italiano quanto altri mai e aborrevole quindi dall'invocare l'intervento straniero contro la sua patria, ma deciso a ricorrere a tutti i mezzi di cui, secondo la legge può disporre, per riacquistare il perduto potere per mezzo degli italiani stessi.

Risposi brevemente al ministro che il Santo Padre si fa in questo una grandissima illusione per i suoi progetti di rivindica, e fa grave ingiuria al patriottismo degli italiani, di cui dovrebbe per altro avere prove ben convincenti per crederli capaci di tradire se stessi e disfare con le proprie mani la patria. Nondimeno, osservavo, esservi sempre un certo progresso in questa nuova maniera inaugurata dalla Santa Sede; in quanto che perfino il Papa, riconoscendo ormai vana ogni speranza di estero intervento in favor suo, ammetteva e riconosceva egli stesso che il dissidio fra lo Stato e la Chiesa in Italia è una quistione puramente e interamente interna per questa.

(l) -Evidentemente una delle due indicazioni d'orario è errata; dall'ordine di registrazione sembra però che quella esatta sia l'ora di arrivo. (2) -Non pubblicato; si veda comunque n. 238.
279

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

T. s. N. Roma, 5 novembre 1887, ore 13.

Je vous remercie de votre télégramme d'hier minuit (1). On peut dénalturer le discours de Turin, on ne fera pas que j'aie tenu un langage dont la Turquie puisse s'alarmer ou qui explique les enfantillages du Palais que vous me signalez. Du reste vous avez lu ce qui se rapporte à la politique étrangère et pouvez en juger. Quant à la convention anglo-française, de deux choses l'une:

ou elle irrite le Sultan parce qu'elle amoindrit ses droits, et je ne vois pas en quoi sa mauvaise humeur s'exhalerait contre l'ltalie; ou elle nous a nui dans son esprit parce qu'il s'imagine qu'elle a été conclue sans nous et en dépit de nous, et dans ce cas il serait bon qu'il apprit que seuls entre les différents Cabinets, nous en avons suivi les négociations, que nous nous sommes employés pour sa réussite et que nous l'avons connue les premiers et approuvée du moment où, sauvegardant les intérets britanniques, elle sauvegardait aussi les nòtres. Mais puisqu'il n'y a rien à faire pour le moment, je pense, comme vous, qu'il convient d'attendre avec calme et en surveillant avec attention ce qui se passe de crainte de surprise. Je me repose sur vous de ce soin.

(l) Cfr. n. 275.

280

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 124. Costantinopoli, 5 novembre 1887.

Il Signor di Radowitz, che ricevette questa mattina una visita fattagli d'ordine del Sultano da Reschid Pascià, mi dice sperare che con un po' di tempo si dileguino gli allarmi prodotti nell'animo di Sua Maestà Imperiale dalla supposizione, suggeritagli dalle solite influenze dominanti, che alludendo alle quattro nazionalità dei Balcani nel discorso di Torino, V. E. abbia designato l'Albania. Per superstizioni già antiche, il Sultano teme che la sua vita venga minacciata da un Armeno o da un Albanese. Per ciò ebbe tanto potere sopra di lui la minaccia di un passo dei Russi verso Erzerum, colla quale si riuscì a mandare a monte la Convenzione Drummond Wolff; e per la stessa ragione egli preferi dare alla Grecia la ricca Tessaglia, anzichè qualche sterile scoglio albanese. Ma confido che le manovre di Rizà Pascià e di chi lo impiega non prevarranno contro gli ovvi schiarimenti dati dall'E. V. a Photiades Pascià.

281

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. P. RISERVATO S. N. Pera, 6 novembre 1887, ore 12,55 (per. ore 16,20).

Je remercie V. E. de son télégramme de hier (1). Les enfantillages du Sultan, à propos de l'excellent discours de Turin et de la convention francoanglaise, ont peu d'importance, mais cette convention contraire la politique allemande et nos intérèts méditerranés qui n'ont rien à gagner à des ententes franco-anglaises.

Radowitz et Calice ont signalé à leur gouvernement cette victoire diplomatique de la France camme un triomphe pour le groupe franco-russe et un échec pour notre puissance centrale. Après avoir appuyé les négociations de Sir Drummond Wolff dans le seul but d'empecher tout ac,cord franco-anglais sur l'Egypte ils voient maintenant un tel résultat obtenu malgré elles par la France avec la coopération de l'Italie. Radowitz m'a dit à la première nouvelle de la conventian • elle défait tout ce que nous faisons ici •. Calice s'est exprimé avec moi dans le mème sens. White a rapporté à Salisbury l'effet défavorable produit ici par la convention et l'a informé du langage de Montebello qui a dit au Sultan que la convention prouve comment aucune solution des questions de la Méditerranée n'est possible si non sous les auspices de la France dont ni l'Angleterre ni l'Italie ne peuvent se séparer malgré leur prétendue alliance. Salisbury à répondu à White s'étonner qu'on critiquàt un accord conseillé par l'Allemagne mème à l'Angleterre en 1885. Cette réponse ne tient pas compte de l'expérience qui a assez prouvé que lorsque Bismarck conseillait à Gladstone, à Canovas del Castillo et à Mancini de s'entendre avec la France et au Sultan de s'entendre avec la Russie, tant pis pour qui suivait ces conseils du sphinx et ne savait pas le deviner. White, Radowitz et Calice ont camme moi conçu, d'après cette réponse de Salisbury, des doutes sur le succès de nos projets d'accord à trois, dont pourtant espérons la conclusion viendra tout réparer. La convention franco-anglaise restera alors une arme de pure théorie pour les partisans parlementaires de coopération politique financière occidentale. Je prie V. E. de ne pas citer mes collègues qui comptent sur ma discrétion à l'égard de nos entretiens secrets. Il est entendu d'ailleurs que je fais bonne mine au fait accompli. Je ferai meme savoir à la Porte que nous trouvons aussi notre compte dans la convention intervenue avec notre coopération.

(l) Cfr. n. 279.

282

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

D. 355/123. Roma, 6 novembre 1887.

Riferendomi al precedente carteggio (l) scambiato con codesta Ambasciata circa i maneggi francesi al confine fra la Tripolitania e la Tunisia, credo dovere richiamare l'attenzione di V. E. sopra un altro fatto che mi viene segnalato dal mio Collega il Ministro della Guerra, il quale avvalora i sospetti nutriti sulle intenzioni del Governo della Repubblica.

Il Comando del Corpo Reale di Stato Maggiore, avendo avuto occasione di esaminare le carte d'Africa alla scala di l :4 milioni di cui la casa Perthes sta pubblicando la seconda edizione, ha rilevato che in questa seconda edizione la linea di frontiera fra la Tripolitania e la Tunisia venne spostata per modo da

lasciare alla Tunisia tutto il lago El Biban ed il Kasr Wassen all'incontro dei monti Duirat col Gebel Nefusa; venne cioè segnata la frontiera dell'Oued di Mokta, che il già residente francese a Tunisi, Signor Cambon, riteneva la vera.

Dalle note illustrative, indicanti le varie fonti alle quali sono state attinte le correzioni introdotte alla carta primitiva, risulta che l'andamento del confine sud-est della Tunisia, stabilito d'accordo col Pascià di Tripoli, venne desunto dalla carta • des itinérai1·es de la Tunisie • pubblicata dall'Istituto fotografico francese nel gennaio di questo anno.

Merita speciale attenzione la circostanza, cui apertamente si accenna, dell'accordo intervenuto col Pascià Governatore di Tripoli, la quale potrebbe spiegare le ripetute asserzioni della Porta che nessun accordo era intervenuto tra il Governo francese e quello del Sultano.

Al Comando del corpo di Stato Maggiore mancano elementi per asserire se sia veramente avvenuta l'occupazione del territorio, che nella carta del Perthes figura già come facente parte della Tunisia; ma, ad ogni modo, il fatto accennato ha di per se stesso troppa importanza perchè V. E. non debba cercare di accortamente indagare che cosa si sappia alla Sublime Porta di questa notevole mutazione di confine, e quello che se ne pensi nelle regioni ufficiali.

(l) Cfr. n. 228.

283

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, RIVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 4562. Berlino, 6 novembre 1887.

L'Ambasciatore di Francia ha notificato oggi al Segretario di Stato l'avvenuta elezione del Signor Carnot alla carica di Presidente della Repubblica. A proposito di questa nomina, il Conte di Bismarck mi diceva, poco dopo, che il Gabinetto di Berlino ne era rimasto soddisfatto. In ogni caso preferiva che dalle urne del Congresso di Versailles sia uscito il nome del Signor Carnot, anzichè quello del Signor Freycinet le di cui troppo note condiscendenze verso i radicali avrebbero lasciato presagire una prossima ricomparsa, al proscenio politico, del generale Boulanger e dei suoi compagni di avventure. Anche il trionfo del Signor Ferry non sarebbe stato, alla fin fine, troppo desiderabile in questo momento per la Germania, perchè il numero e la natura degli avversari di quest'uomo di Stato, e la violenza degli attacchi onde egli era fatto segno, controbilanciavano troppo, coi pericoli dell'ignoto, i vantaggi che poteva offrire la incontestata di lui superiorità.

I giornali, senza distinzione di partito, furono qui unanimi nell'approvare la scelta fatta dal Congresso di Versailles, e notarono con un senso, dirò quasi, di stupore la subitanea calma che tenne dietro, pressochè per incanto, a Parigi, alla agitazione semi-rivoluzionaria da cui fu preceduta la nomina del nuovo Presidente della Repubblica.

20 -Documenti diplomatici -Serie Il -Vol. XXI

284

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 387. Pietroburgo, 6 novembre 1887.

Ho l'onore di comunicare all'E. V., sembrandomi non superfluo, le considerazioni del Grasdanin sull'opportunità per la Russia di mantenere un contegno neutrale in caso di lotta tra la Germania e la Francia, sui benefici che ne ricaverebbe, e sul danno che ridonderebbe alla Russia stessa se essa portasse aiuto alla Francia, quand'anche, mercè l'aiuto, quest'ultima riuscisse vincitrice in una guerra contro la Germania.

Il Grasdanin non parla a caso; ha voce di riflettere le impressioni e le intenzioni dello Czar, al quale, per lo meno, si sforza di piacere coi ,suoi scritti, ed è diretto da persone che sono in continuo contatto con quelle dirigenti la politica dell'impero, perciò il conoscere il loro modo di vedere ed il loro pensiero può contribuire a formarsi un concetto delle disposizioni nelle quali il Governo dello Czar bramerebbe che il paese entrasse e vivesse.

Il Grasdanin dopo aver constatato che la massima parte dei giornali russi consiglia al Governo di stringere alleanza colla Francia per far contrappeso alla triplice alleanza, e dopo aver ammesso che si dia dalla stampa estera una grande importanza a quest'ultima perchè gl'interessati hanno bisogno di far credere d'aver trovato il mezzo di domare la Russia, non può però capire l'errore commesso dall'opinione pubblica russa di abbondare in questo senso. Dopo aver cercato di raddrizzare l'opinione pubblica convinta che la Germania specialmente si sia mostrata ostile alla Russia nella quistione bulgara, mentre invece, secondo lui, lo fu veramente la cattolica Austria nemica irreconciliabile dell'ortodossa Russia, passa al tema principale, quello cioè, di combattere un'alleanza franco russa. Il giornale del Principe Mestcersky rimprovera all'opinione pubblica di eccitare la Francia contro la Germania, cantando la rivincita coi patriotti francesi, malcontenti dell'attitudine pacifica del loro Governo, inviando spade d'onore al Generale Boulanger, offrendo banchetti a Deroulède, eoc. ecc.

• Ma lasciamo da parte, dice egli, ciò che questa condotta ha di sconveniente da parte nostra, e vediamo il profitto che noi potremmo ricavare dalle sue conseguenze nel caso d'una lotta, dalla quale la Francia stessa sortisse vittoriosa della Germania.

La Francia ha interesse ad inimicarci colla Germania, perchè essa comprende perfettamente che senza un appoggio diretto od indiretto della Russia, essa perirebbe come perisce un organismo scosso dall'ateismo e dal radicalismo quando deve lottare contro un organismo sociale più sano, e fortificato dal ricordo di recenti vittorie. Se dunque noi vediamo i Francesi non oltrepassare i loro gridi di rivincita, malgrado ,abbiano ultimati i loro armamenti, e posseggano un generale per comandarli, malgrado che Deroulède abbia udito certi politicanti russi a dichiarargli che la Russia è pronta a levarsi come un sol uomo, a gettarsi a cuor leggero sulla Germania ed a sacrificare migliaia dei suoi figli per unire i suoi interessi a quelli d'un paese che tiene i Russi in conto di barbari, ciò non vuoi forse dire che essi aspettano la nostra rottura colla Germania, e che essi ne resterebbero tranquillamente testimoni esaminando se loro converrebbe o meno di prendere parte a quella nuova lotta di Titani?

Ma per esporsi ad enormi sacrifici che le costerebbe una simile lotta, bisognerebbe almeno che la Russia potesse sperare un compenso equivalente nel trionfo dei suoi interessi in Oriente. Ora, chi ci garantisce che fortificata o salvata da noi questa stessa Francia, la quale, non ha guari, si era armata contro la Russia per umiliarla, che perseguita a casa sua la religione, ma favorisce il successo del cattolicismo in Oriente, sosterrà o solamente rispetterà gli sforzi della Russia per conservare in Oriente l'Ortodossia ed il prestigio russo? Non val quindi meglio preoccuparsi di studiare le proprie forze paragonandole a quelle dei nemici della Russia e lasciare Galli e Teutoni regolare da soli i loro conti, per preoccuparsi unicamente in Russia di prevedere i vantaggi da ricavare da questo regolamento di conti se esso finirà con una lotta sanguinosa? •.

Il giorno dopo il Grasdanin continuando sullo stesso argomento d'alleanza prova colla storia alla mano che la Russia ha sempre lavorato letteralmente per il Re di Prussia, contribuendo alla prodigiosa elevazione della Casa di Hohenzollern. Ma i tempi cambiarono e la Russia s'accorse dell'errore che si commette subordinando la politica d'un paese agli impegni d'amicizia, e decise di non conchiudere più alleanze. La Russia cessò di lavorare per il Re di Prussia, ma, come dice il Grasdanin senza che vi intervenisse alcuna modificazione nei sentimenti d'affezione della famiglia imperiale russa per l'Imperatore Guglielmo, e senza che nascesse alcun sentimento d'odio nella nazione russa verso i tedeschi. La Russia prenderà per motto • la Russie pour elle-meme • e la sua politica estera entra in una nuova via, essa non sarà più tedesca per la semplice ragione che essa resterà esclusivamente russa. L'articolo termina colla seguente questione posta agli • auguri di Berlino •.

• Or così stando le cose, non sarebbe meglio che invece d'arrabbiarsi contro la Russia, la Germania le riconoscesse il diritto d'essere russa, e di vivere in pace, lavorando ciascuna -Germania e Russia -per i propri interessi sulla base d'una stima reciproca? •.

Questi articoli sono evidentemente pubblicati per rispondere a tutti quelli dei giornali francesi che tendono a far credere ad un'alleanza francese-russa, e per raddrizzare l'opinione pubblica russa che abbonda in quel senso, e spingerla invece su altra via che ho luogo di credere corrisponda ai desideri dell'Imperatore e di chi è attualmente alla direzione della politica estera di questo Stato.

285

IL MINISTRO A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1619. Madrid, 7 novembre 1887, ore 8 (per. ore 15,15).

Par le moyen de son représentant à Londres, ministre d'Etat a formellement demandé au Cabinet anglais de se prononcer sur les quatre points suivants: l) adhérer à prendre part à une nouvelle conférence pour le Maroc; 2) accepter

la lettre du Vizir marocain en date du 17 aout (1), comme base des matières à discuter; 3) consentir à laisser agir l'Espagne dans le sens de pousser l'Empereur à faire des concessions aux puissances; 4) prendre acte de l'engagement du gouvernement espagnol de faire mème comprendre, le cas échéant, que l'Europe ne renoncera pas au droit de protection sans recevoir en retour des avantages commerciaux.

J'ai l'honneur d'informer confidentiellement V. E., que Salisbury a voulu consulter avant tout son ministre à Madrid. Celui-ci a répondu que, selon lui, malgré la bonne volonté du ministre d'Etat, on ne saurait d'avance garantir le succès de ses démarches, et que dès lors il serait imprudent de s'aventurer dans une conférence avec un programme aussi vague, et offrant si peu de sureté, ministre d'Etat étant sans doute résolu à combattre cette opinion.

286

IL MINISTRO A BELGRADO, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 54. Belgrado, 8 novembre 1887.

Nel mio rapporto n. 44 del 23 settembre scorso (2) avevo avuto l'onore di riferire a V. E. in qual modo il Gabinetto di Belgrado avesse declinata la proposta del Governo Bulgaro relativamente al riconoscimento ufficiale, per parte della Serbia, del Principe Ferdinando di Coburgo. Ho ora saputo che, ad onta ed all'infuori di quel rifiuto, uno scambio di messaggi assai cordiali ha avuto luogo nel frattempo tra Sua Altezza e Re Milano. Quest'ultimo, per quanto lo consenta l'instabilità del suo carattere che lo rende accessibile ai più disparati sentimenti verso la stessa persona, mostrasi ora animato da viva amicizia pel principe di Bulgaria; tanto che io porto opinione che, se la cosa dipendesse esclusivamente da Sua Maestà, Re Milano non indugerebbe in questo momento a suggellare in modo ufficiale le sue simpatie pel Principe Ferdinando.

Parecchi giornali hanno ultimamente annunciata come probabile una intervista del Re di Serbia col principe Ferdinando. Da quanto ho potuto raccogliere in proposito la notizia ha un fondo di verità; l'intenzione, cioè, del convegno esiste, ma rimarrebbero ancora da fissarsi e l'epoca ed il modo. Ier l'altro sera, ad un pranzo a Corte, Sua Maestà dicevami che sarebbesi probabilmente recato l'indomani per un paio di giorni a Nisch; il Re, contro al suo solito, non accennava menomamente allo scopo di questo viaggio; ma appunto perciò non sarei lontano dal ritenere che la gita si collegasse al progetto annunciato di un prossimo incontro col principe di Bulgaria. Il viaggio però fu all'ultimo momento sospeso, e ne ignoro il motivo.

È indubìtato che Re Milano è oggigiorno personalmente favorevole alla causa bulgara, ed augura al vicino Principato una pronta soluzione della crisi che traversa. Discorrendo, giorni or sono, della situazione dei Balcani, Sua Maestà dicevami che le grandi Potenze, come l'Austria-Ungheria, l'Inghilterra e l'Italia, avevano avuto torto di non sostenere il principe Alessandro quando questi fece ritorno a Sofia dopo il colpo di stato dell'agosto 1886. Se quei governi, seguendo l'esempio dato da lui stesso -Re Milano -col telegramma spedito al principe per felicitarlo del suo ritorno, avessero prestato il loro appoggio a Sua Altezza e l'avessero trattenuto dall'abdicare, le condizioni della Bulgaria sarebbero oggidì ben diverse, e le sorti di quel Paese si sarebbero avviate ad un più prospero e sicuro avvenire.

Questi sentimenti di simpatia che il Re professa per la Bulgaria, non sono certamente divisi dai suoi ministri attuali; ed è forse questa una delle principali ragioni che impediscono Sua Maestà dal dare un carattere ufficiale ai suoi rapporti col principe Ferdinando. Il Signor Ristkh, il quale si è già dichiarato contrario ad un riconoscimento del presente governo bulgaro per parte della Serbia, non ammette di poter andare al di là delle semplici relazioni di buon vicinato imposte dagli interessi economici dei due Paesi. A siffatto programma egli si è attenuto sinora, ed intende attenersi strettamente anche nell'avvenire, come egli esponevami, ancor pochi giorni or sono. Accennando ai sospetti che si nutrono a di lui riguardo a Sofia, il Presidente del consiglio assicuravami che l'agglomerazione di rifugiati bulgari sul territorio serbo, ed i loro preparativi d'invasione in Bulgaria non esistono che nella fantasia del Governo principesco; le autorità serbe hanno l'ordine di esercitare ed esercitano la massima sorveglianza lungo il confine bulgaro per impedire qualsiasi attentato contro il vicino principato; ed egli poteva affermare che i fuoriusciti bul

gari dimoranti in località poco discoste dalla frontiera non sono che 5 o 6 individui del tutto inoffensivi che a stento si guadagnano il pane in servizi manuali. • Non è, concludeva S. E., nel momento in cui noi ci studiamo di introdurre radicali economie in tutti i rami dell'amministrazione e specialmente nelle spese per l'esercito, che noi andressimo in cerca di avventure e di nuove ·complicazioni con la vicina Bulgaria •.

(l) -La lettera è in realtà del 15 agosto. Cfr. infatti n. 76, annesso. (2) -Non pubblicato.
287

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, CALVI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 894. Atene, 8 novembre 1887.

Il Ministro d'Austria-Ungheria discorrendo meco, ieri l'altro, sulle condizioni generali della Grecia esprimeva l'opinione che le forze militari del paese siano affatto sproporzionate ai suoi desideri d'ingrandimento. • Ma, soggiungeva egli, vi sono regioni che per storia e condizioni etniche appartengono alla Grecia e certamente essa potrà attenerle il giorno in cui ritornasse sul tappeto

la questione d'Oriente, valendosi per raggiungere tale scopo dell'amicizia della Russia e delle influenze della sua Corte. Nessuno in tale occasione vorrà contestarle un tale ingrandimento proporzionato alla popolazione greca esistente nelle provincie ancora soggette alla Porta. Per ora e salvo il caso di un generale conflitto, il suo interesse è di starsene tranquilla •.

Nè punto dissimili da queste idee sembrano essere in realtà gl'intendimenti del signor Tricoupis: il quale fa nell'esercito le maggiori economie, attende con cura alle finanze e al riordinamento interno, ed usa singolare prudenza rispetto alla propaganda in Macedonia.

Questi sono atti di savia politica e come tali non hanno d'uopo di altre spiegazioni; essi indicano però molta fiducia nell'avvenire e non escludono insieme con altri sintomi minori, la supposizione che il Governo Ellenico possa aver ricevuto durante il viaggio del Re a Vienna, o prima, qualche dichiarazione atta a tranquillizzarlo sulla questione macedone, e che vi abbia posto fede.

288

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., parzialmente, in LV 58, pp. 493-494)

R. 126. Costantinopoli, 8 novembre 1887.

* La Porta è indecisa sulla accoglienza da fare al progetto di Convenzione Anglo-francese per il Canale di Suez, che non le fu ancora ufficialmente notificato dal Conte di Montebello, mentre Sir W. White dice non averne neppure ricevuto ufficiale notizia.

Il Gran Vizir ha espresso al Sultano l'opinione che il progetto avrebbe potuto accettarsi senza inconvenienti, quando fosse stato preceduto dalla ratificazione della Convenzione già negoziata con Sir D. Wolff per lo sgombero dell'Egitto; mentre allo stato della quistione, la Convenzione franco-inglese dovrebbe subire modificazioni ed essere accompagnata da riserve a favore dei diritti della Porta. Invece il Conte di Montebello ha rappresentato al Sultano la conclusione di quell'atto come un segnalato servizio reso alla Turchia dal Governo della Repubblica, il quale, aggiunse l'Ambasciatore, ha motivo di ritenere che fra non molto la detta Convenzione avrà il suo naturale corollario, un accordo cioè tra la Francia ed Inghilterra per lo sgombro dell'Egitto; tale quistione, come pure le altre quistioni del Mediterraneo, non potendo, come dimostrò l'esperienza, sciogliersi se non sotto gli auspici della Francia, dalla quale nè l'Inghilterra, nè l'Italia possono separare i loro interessi mediterranei, malgrado le loro pretese alleanze (1). Credo che il mio Collega d'Inghilterra abbia riferito al proprio Governo tale linguaggio del nostro Collega di Francia.

Al Palazzo si era ansiosi di conoscere come i Rappresentanti delle Potenze Centrali, dopo avere appoggiato i negoziati Drummond Wolff, il cui risultato doveva essere di escludere dalla quistione d'Egitto l'azione francese, avrebbero accolto il fatto che la Francia ottenga dall'Inghilterra, coll'aiuto dell'Italia, un tal successo. I miei Colleghi di Germania e d'Austria-Ungheria non dimostrarono nessuna impressione sfavorevole verso quell'accordo; ed io, in conformità al telegramma dell'E. V., del 5 corrente (1), relativo alla cooperazione, che, solo fra i diversi Gabinetti, il nostro pigliò in quell'accordo, ebbi cura d'informare la Porta che l'Italia trova il proprio tornaconto nel progetto di Convenzione, che abbiamo conosciuto per i primi ed approvato pel'chè conforme ai nostri interessi. Ciò, secondo che mi risulta, mette la Porta sopra pensiero e contribuisce a renderla incerta sull'accoglienza da farvi.

In fondo l'impressione dei miei Colleghi di Germania e d'Austria-Ungheria, ed anche d'Inghilterra mi sembra essere che, se l'accordo franco-inglese per Suez non avrà altro seguito, rimarrà come la chiusura di una quistione di pura teoria, già esaurita nel 1885. L'idea di una sorveglianza internazionale della libertà del Canale, proposta dall'Italia nella Conferenza di Costantinopoli, fu messa a dura prova alla vigilia della campagna che finì a Tel-el-Kebir, allorquando i bastimenti da guerra nostri, di Francia e Spagna, la cui unica missione era di mantenere non interrotto il transito nel Canale, dovettero assistere alla interruzione di tre giorni del transito commerciale per le necessità delle operazioni militari inglesi, alle quali noi eravamo stati invano invitati ad unirei. Le facoltà, conferite dall'attuale progetto alla riunione dei Rappresentanti delle Potenze in Egitto per il controllo della libertà del Canale e per un eventuale appello all'intervento della Porta, non sono ritenute dai miei tre Colleghi avere altra pratica portata se non quella che darà loro il gruppo di Potenze che sarà preponderante nel momento. Gli avversari dell'Inghilterra e degli alleati suoi potranno cercare in tali stipulazioni una base di diritto convenzionale per impedirne l'azione in Egitto, come accenna a chiare note il Conte di Montebello. Ma tale atto può anche venire in certe eventualità adoperato dal nostro gruppo come precedente per togliere di mezzo altri stretti impedimenti nocivi alla nostra azione politica e militare. La libertà di un Canale, a dispetto di qualsiasi protocollo, dipenderà sempre, in tempi di guerra, da chi avrà forza e rapidità di mosse sufficienti per chiuderlo o tenerlo aperto *. Ed a tal proposito un mio Collega mi osservava incidentalmente come ora la Russia non possa precedere davanti a Costantinopoli una dimostrazione navale che preparassero segretamente ed eseguissero con prontezza le forze navali d'altre Potenze, mentre tra un anno o poco più, compiuti gli armamenti suoi nel Mar Nero, il vantaggio sarà dalla parte della Russia.

* Mi risulta confidenzialmente da fonte indiretta che Lord Salisbury avendo avuto sentore dell'effetto prodotto qui dal progetto di accordo sul Canale di Suez, espresse meraviglia che venisse in tal modo criticato un accordo che l'Europa lasciò all'Inghilterra nel 1885 di negoziare colla Francia. Ma ciò succedeva in circostanze assai diverse dalle attuali * e che è forse utile ricordare.

L'll gennaio 1884, il Governo del Re, coerente all'impegno preso in Parlamento, di non ammettere in Egitto preponderanze esclusive ed azioni isolate, insisteva sopra varie istanze già da lui fatte nel 1883, perchè l'Inghilterra chiarisse ed eseguisse gli impegni presi verso l'Europa dalla Circolare di Lord Granville del 3 gennaio 1883. Lord Granville rispondeva al nostro Ambasciatore che l'Inghilterra manteneva il proprio programma, escludendo ogni idea di annessione, ma osservando che recenti casi spiacevoli in Egitto (il disastro di Hichs) impedivano il ritiro parziale, già preparato, delle truppe inglesi. Con circolare del 13 marzo 1884 il Governo del Re dichiarava l'irregolarità dell'azione dell'Inghilterra in Egitto e il diritto dell'Europa di richiamare quella Potenza ai propri impegni. Il 4 marzo, il 4 aprile, il 15 maggio, il 20 giugno, il 15 luglio, il 20 settembre 1884, l'Italia faceva, insieme alla Francia, passi male accolti a Londra, per modificazioni ai provvedimenti finanziari approvati dall'Inghilterra in Egitto, per il più rapido pagamento dell'indennità di Alessandria, per la restaurazione d'Ismail Pascià, come desiderata dai Signori Ferry e de Lesseps, per l'abbandono formale di ogni disegno d'occupazione militare non consentita da tutte le Potenze, per la continuazione del servizio del Debito pubblico, la cui sospensione era da Lord Granville dichiarata una necessità vitale per il Governo Egiziano. Il 15 luglio 1884 l'Ambasciatore del Re a Londra scriveva avere Lord Granville osservato a lui ed ai suoi Colleghi d'Austria-Ungheria e di Germania che i delegati italiani alla Conferenza non appoggiano che le idee francesi.

Il 12 gennaio 1884 ed i 18, 20, 23 e 25 marzo, la Francia ci segnalava la prolungazione indefinita dell'occupazione inglese e la consolidazione di essa dal Ministero Nubar, e progettava un'occupazione francese a Massaua per impedire gli Inglesi di occupare quella porta, per la quale la Francia e l'Italia possono rientrare in Egitto per il Sudan e stabilire il condominio in tre, la Francia per Obock e l'Italia per Assab dovendo provvedere di concerto ai loro interessi, soprattutto per la libertà assoluta del Canale ed anzi del Mar Rosso, un'azione dell'Italia in quelle regioni dovendo darle la posizione di mediatrice. Il 17 gennaio 1885 il Gabinetto di Parigi lodava la fermezza dell'Italia nel resistere alla politica germanica.

Il Gabinetto di Berlino poi sin dal 27 aprile e 7 maggio 1884, non ci aveva dissimulato il suo dispetto contro il Gabinetto Gladstone che non osava usare della « Carte bianche • data all'Inghilterra in Egitto. Il Conte de Launay riferiva i 21 e 25 giugno e Io luglio 1884 che la Germania non voleva consolidare gli accordi intervenuti di recente tra Francia ed Inghilterra e sconsigliava all'Italia di fortificarli colla sua accessione. L'insuccesso dell'intromissione conciliante tra Francia ed Inghilterra, assunta dall'Italia nella Conferenza di Londra, era oggetto di compiacimento della Germania, come riferisce il Conte de Launay i 29 luglio e 7 agosto. La Germania passò allora coi due altri Imperi dalla parte della Francia ,contro il Gabinetto Gladstone negli affari d'Egitto. Ed il Governo del Re dichiarava (12 agosto) mutare anch'esso contegno ed associarsi alle Potenze Centrali, a che si rispondeva a Berlino non credere che tale evoluzione italiana avesse per vero scopo di unire la nostra politica a quella della Germania. Lo stesso 12 agosto 1884, l'Italia rammenta alla Russia che abbiamo seguito in sostanza il programma russo nella questione egiziana. Il 14 gennaio 1885 il Conte de Launay scrive che la Germania non conta più sopra di noi e che rimarremo isolati per aver voluto seguire la politica di Gladstone. Nei primi mesi del 1885 varie nostre Ambasciate riferiscono che la Germania vuoi dare alla Francia una parte predominante nella questione egiziana, ribadire il carattere internazionale del Canale di Suez, abbandonare la via delle Indie e le coste Africane del Mediterraneo alla preponderanza francese, per portare un colpo fatale alla politica di Gladstone. L'Italia era lasciata dai tre Imperi e dalla Francia, nella ignoranza di ogni loro trattativa. In tali circostanze si apri la Commissione di Parigi per il Canale di Suez; e veniva sciolta perchè al progetto inglese per la libertà del Canale si opponeva un contro progetto franco-germanico tendente ad escludere addirittura l'Inghilterra dall'Egitto, non essendosi tenuto conto della proposta italiana di ritornare in via di transazione, sui modi di controllo del Canale, tentati sulla nostra iniziativa nel 1882.

È alla luce di tali precedenti che deve essere interpretato il consiglio, cui si riferisce ora Lord Salisbury, dato negli anni 1884 e 1885 all'Inghilterra, d'intendersi colla Francia, sul Canale di Suez, come pure i consigli della Germania alla Spagna d'intendersi colla Francia sul Marocco ed alla Turchia di procedere d'accordo colla Russia in Bulgaria.

Fortunatamente sin dalla caduta del Gabinetto Gladstone, la Germania ha mutato contegno verso l'Inghilterra e verso l'Italia, le quali ora le ispirano fiducia. E benchè la concessione ora fatta alla Francia da Lord Salisbury, sembri un ritorno alla politica del Signor Gladstone, è da sperarsi che l'Inghilterra, fermandosi nella via pericolosa degli accordi franco-inglesi sulle cose d'Oriente, si unirà francamente alle tre Potenze alleate nei comuni interessi di pace e di conservazione nel Mediterraneo, dietro le iniziative saviamente prese recentemente dall'E. V.

(l) LV: • i loro pretesi accordi •.

(l) Cfr. n. 279.

289

IL MINISTRO A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1630. Madrid, 9 novembre 1887, ore 8,35 (per. ore 13,50).

Une nouvelle difficulté surgit contre le projet de la conférence pour le Maroc. Le Cabinet de S. Pétersbourg, en réponse de la note du Gouvernement · espagnol a déclaré: l o que l'Espagne doit se mettre dans cette question tout à fait d'accord avec la France; 2° que la Russie réserve son appréciation sur l'opportunité de réunir la conférence; 3o que la Russie, en considération du grand nombre de sujets musulmans qu'elle possède, tout en n'ayant pas intérèt direct au Maroc, ne peut pas rester indifférente aux affaires de ce pays. Ministre d'Etat ne se préoccupe pas outre mesure de cette réponse, dont l'importance majeure à ses yeux consiste dans l'ostentation d'une entente entre la Russie et la France. Ministre d'Etat va s'absenter de Madrid pendant une semaine.

290

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. CONFIDENZIALE S. N. Vienna, 9 novembre 1887, ore 17,45 (per. ore 20,05).

Kalnoky m'a mis au courant des communications qu'il a faites à V. E. et à Salisbury par les huit points. Il attend, comme vous savez, le résultat du Conseil des ministres anglais qui se réunira vendredi et il espère que le Gouvernement anglais ne laissera pas passer pour l'accord propasé une occasian qui pourrait ne plus se présenter de sitòt. Les dispositians de Berlin sant excellentes en ce moment. Kalnaky ne croit pas que le voyage du Czar ait pour effet de les changer. Ce vayage n'aurait de résultat appréciable que s'il fut suivi d'un changement de politique à Pétersbaurg. Dans ses cammunications à Salisbury, Kalnoky a laissé camprendre que sans l'Angleterre, avec les seules fo!'ces de l'Autrkhe et de l'Italie, an ne pourra pas ga:vantir Constantinaple et que dès 1ors le Gauvernement austro-hangrois tacherait de sauvegarder ses intérets en dehars de Constantinople et des détroits qui tomberaient saus l'influence ou en possessian de la Russie. Kalnaky m'a dit qu'il savait que vous aviez fait appuyer à Landres sa cammunication et il s'est féllcité de la parfaite entente de nos deux Gauvernements sur un objet d'un intérét si capitai.

291

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1633. Parigi, 9 novembre 1887, ore 18,30 (per. ore 21,05).

A la suite de nouvelles insistances de M. Moret, M. Flaurens m'a exprimé le désir de savoir si V. E. a l'intention que l'Italie sait représentée à la canférence pour revoir la Convention relative à la protection au Maroc. M. Flourens 'reconnait que la ·canvention actuelle donne lieu à des incanvénients dans san applicatian, et se mantre désireux d'arriver à un arrangement de nature à satisfaire le Gouvernement du Marac, et à faciliter le cammerce avec ce pays. Dans san langage M. Flaurens n'a laissé apercevair aucune velléité d'assurer à la France des avantages spéciaux au Maroc, et n'a pas mécannu, que de meme que l'Espagne et la France, l'Italie ava:it des intéréts à sauvegarder dans ce pays. Quoique j'eusse connaissance de la dépeche de V. E. du 17 septembre dernier (l)

n. 479 série XI des documents diplamatiques, je me suis borné à dire à M. Flourens, que je vaus en aurais référé, je prie, par canséquent, V. E. de me mettre à meme de danner à M. Flourens une répanse explicite.

(l) Non pubblicata.

292

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. 903. Roma, 9 novembre 1887, ore 23.

Les délégués Austro-Hongrois partent ~ce soir pour Vienne après avoir pris rendez-vous avec leurs collègues ita1iens pour mercredi prochain.

Ils espèrent de pouvoir mieux éclairer de vive voix le Gouvernement Impérial et Royal et obtenir des instructions propres à faciliter une entente à laquelle ils se montrent personnellement déjà portés. V. E. devrait, comme de son propre mouvement, s'employer auprès du Comte Kalnoky afin que les deux administrations fassent aux propositions de leurs délégués un accueil favorable.

293

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, RIVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 4538. Berlino, 9 novembre 1887.

Al ricevimento ebdomadario di ieri, il Segretario di Stato mi ~confermava la notizia, del resto già pubblicata quasi ufficialmente dai giornali, che lo Czar verrà, o per meglio dire, farà una sosta, a Berlino, prossimamente, come già ebbi l'onore di darne l'annuncio a V. E. col mio rapporto n. 4532, in data del l o corrente (l). Il giorno del di Lui arrivo non venne per anco notificato, e nemmeno si sa con precisione per quante ore durerà la sua fermata in questa città. Il Conte di Bismarck diceva inoltre di ignorare del pari se il Signor di Giers avrebbe, o non avrebbe, accompagnato il Suo Sovrano. Comunque sia, egli conchiudeva, questa vi~sita non ha alcuna importanza politica; essa vien fatta, non perchè la ,si è voluta, ma perchè non la si è potuta evitare. Lo Czar vedrà l'Imperatore come qualsiasi altro Sovrano dovrebbe per necessità vederlo, toccando Berlino. La causa della di lui venuta, come è meramente ,accidentale, è pure ben minima -• une maladie d'enfants » -e quindi minima è l'importanza del fatto e nulli ne saranno gli effetti.

(l) Cfr. n. 264.

294

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1637 te1·. Vienna, 10 novembre 1887, ore 17,45 (per. ore 19,15).

J'ai déjà prié Kéllnoky et Szogyéni d'user de leur influence pour la bonne réussite des négociations commerciales, non seulement dans un intéret économique, mais aussi dans un intéret politique. Je ne doute pas de leur bonne volonté, mais les difficultés sont très grandes. Du reste, dans cette question, l'intéret de l'Autriche-Hongrie pour la conclusion d'un traité est plus considérable que celui de l'Italie, ,car la balance des échanges est en sa faveur. Le commerce Austro-Hongrois perdrait bien plus que le nòtre par l'absence d'un tarif conventionnel.

295

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T. 905 bis. Roma, 10 novembre 1887, ore 22.

V. E. peut dire à M. Flourens que nous sommes disposés à prendre part à une nouvelle conférence sur les affaires du Maroc, mais qu'il faut avant tout que cette conférence ait un programme, et qu'à nos yeux ce programme serait insuffisant s'il se bornait seulement à la question de protection.

296

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 701. Londra, 10 novembre 1887.

Ieri sera, secondo un antico costume, il Primo Ministro d'Inghilterra fece lUl discorso al banchetto del Lord Mayor sulla politica interna ed estera del Governo.

Per quanto riguarda quest'ultima, il Marchese di Salisbury si riferì brevemente all'accordo colla Russia circa i confini dell'Afganistan, all'accordo colla

Francia circa il Canale d.i Suez e le Nuove Ebridi ed alla missione affidata al

Signor Chamberlain per comporre la differenza circa i diritti di pesca fra l'In

ghilterra e gli Stati Uniti d'America.

In ciò che concerne gli accordi colla Russia e colla Francia, H nobile Lord dichiarò che non dava molto peso ai particolari contenuti nelle stipulazioni. Ciò che importava era che ogni 'cagione di contesa fra l'Inghilterra e le suddette Potenze era stata allontanata.

Il Primo Ministro diede quindi la notizia che Ayub Kan, pretendente al

trono dell'Afganistan che minacciava ,la pace di quelle contrade, si era reso al

Governo dell'India.

Parlando quindi della politica generale di tutti gli Stati, per quanto concerne il mantenimento della pace, il Marchese di Salisbury disse essergli noto che esisteva un sentimento di inquietudine; ma dichiarò che non era conscio da quali motivi fosse ispirato. F.inchè, eg.li disse, le nazioni manterranno enormi e sempre crescenti eserciti e spenderanno immense somme per aguzzare le loro armi, sarà inutile sperare una perfetta tranquillità. Cionondimeno (osservò) questa stessa condizione di cose aveva i suoi compensi. La terribile potenza che la scienza moderna aveva dato alle armi di distruzione, le terribili forze che giacevano nel cavo della mano di taluni statisti, rendevano questi medesimi statisti più guardinghi ad adoperarle e li costringevano a soprassedere.

Era usanza di credere (soggiunse) che l'ambizione dei governanti fosse la sola minaccia alla pace del mondo; ma egli era convinto che, in futuro, il pericolo di una guerra non poteva nascere da altra cagione che dal sentimento nazionale (passionato e ,spesso male informato), delle popolazioni sollevato come bufera.

Il punto più importante del discorso del Marchese di Salisbury fu il seguente: • Per il Governo della Regina non vi è scopo più alto che il mantenimento della pace. Il Governo della Regina desidera il rispetto dei trattati, il mantenimento del presente assetto dell'Europa e l'indipendenza delle libere comunità. Questi sono stati gli intenti tradizionali dell'Inghilterra nel passato e sa,ranno gli intenti dell'Inghilterra nel futuro ed io credo che mirando a questi intenti essa non sarà sola. Noi abbiamo letto di recente i discorsi di due uomini ragguardevoli, i Ministri degli Affari Esteri dell'Austria e dell'Italia, due Stati coi quali le nostre simpatie sono vivamente legate ed i cui interessi, per molti rispetti, coincidono strettamente coi nostri. Abbiamo letto quei discorsi che hanno incoraggiato il mondo a sperare nel mantenimento della pace e crediamo che entrambi tendono allo scopo che io ho definito come ,scopo della politica inglese. Questi due statisti hanno manifestato non senza giustificazione, non senza ragione, la speranza che avranno le simpatie dell'Inghilterra dal loro lato; ed io credo che essi le avranno. E tutta l'influenza di cui l'Inghilterra può disporre sarà esercitata dal lato delle nazioni i cui sforzi sono diretti al mantenimento della libertà della legalità e della pace •.

Tali dichiarazioni sono state accolte ,con molta soddisfazione dall'opinione pubblica. Esse non hanno bisogno di commento. Sono la risposta dell'Inghilterra alle dichiarazioni dell'Italia e dell'Austria-Ungheria.

297

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. RISERVATO 129. Costantinopoli, 10 novembre 1887.

Ieri Reschid Pacha fece una visita al Barone di Calice, come già ne aveva fatta una al Signor Radowitz (vedi rapporto n. 124 del 5 corrente) (l) nello scopo anche questa volta di raccogliere per Sua Maestà Imperiale le impressioni di quei miei Colleghi sul discorso di Torino.

Il linguaggio del Barone di Calice, tosto da lui stesso recato a notizia mia e di Sir William White, fu da noi accolto col massimo compiacimento.

Il Barone di Calice, interrogato sulle autonomie balcaniche cui si era riferito il discorso dell'E. V., disse trattarsi appunto delle quattro indicate da V. E. a Photiades Bey; le quali, già legalmente costituite, sono destinate a stare sicuri baluardi della Turchia, cui debbono essere unite con vincoli d'amicizia, ancora più forti per la comune sicurezza che non fossero gli antichi legami di sudditanza. Le quattro Potenze sono tanto intimamente e formalmente associate nell'interesse comune di mantenere l'integrità e l'indipendenza dell'Impero ottomano, continuò l'Ambasciatore, che egli poteva garantire nel modo più solenne come ogni sospetto che si voglia accreditare in contrario, contro l'una qualsiasi di esse, sia pretta menzogna. Chi ferisce una parte del corpo ferisce il corpo intiero, aggiunse il Barone di Calice: chi ferisce l'Italia ferisce le tre altre Potenze. Quando Riza pascià cerca di architettare motivi di diffidenza nell'animo di Sua Maestà Imperiale contro la Germania per solidarietà colla Russia in Bulgaria, contro l'Inghilterra, per legami alla Francia, contro l'Austria-Ungheria per pretese ambizioni nei Balcani, contro l'Italia per Tripoli, egli inganna il suo padrone ufficiale a beneficio dei suoi segreti padroni. Ma il discorso di Torino non concerne esso l'Albania e la Macedonia piuttosto che la Grecia,domandò Reschid Pascià? E in risposta il Barone di Calice entrò con ischerno a parlare di una ridicola fiaba che un intrigo di Palazzo cercò recentemente di porre in circolazione. I quattro Ambasciatori sanno perfettamente come un viaggio testé fatto da Ismail pascià da Roma a Vienna sia stato occasione alla camarilla del Palazzo di attribuire al Governo italiano l'idea di riunire l'Albania e la Macedonia sotto lo scettro dell'ex-Khedive, personaggio considerato dal Sultano come suo nemico. Mentre gli Ambasciatori non si curavano neppure di segnalare una tale invenzione ai loro Governi, il Palazzo ne rimaneva turbato. Ora del pari che l'Ambasciatore d'Italia, due mesi or sono, disse rispettosamente al Sultano verità che erano nel cuore degli altri Rappresentanti delle Potenze alleate, privi di comunicazione col Palazzo, così pochi giorni or sono il Presidente del Consiglio d'Italia ha formulato a Torino il programma comune delle Potenze alleate. Per

quanto concerne l'Austria-Ungheria, specialmente d'accordo coll'Italia, nelle quistioni balcaniche, che le interessano entrambe più davvicino, essa non vuole sostituirsi alla posizione che aveva la Russia in Bulgaria; ma ritiene che dopo il fatto, ormai irrevocabile, dell'unione della Rumelia Orientale alla Bulgaria, la preponderanza russa non può essere ristabilita a Sofia, senza che il Knut russo attinga a Costantinopoli, ciò che le tre Potenze mediterranee alleate non permetteranno.

Durante quel colloquio giunse al Barone di Calice un telegramma Havas, che senza citare alcuna fonte giornalistica, e quasi sotto forma di comunicato, qualificava di sfrontato il contegno dell'Austria Ungheria nelle cose bulgariche quale è esposto nel discorso del conte di Kalnoky alle Delegazioni. Il Barone di Calice mandò alla Porta il suo Primo Dragomanno per chiedere scuse dello essersi autorizzata dalla censura Ottomana una tale pubblicazione, dichiarando questo Governo stesso responsabile di ulteriori simili sconvenienze.

Anche il Signor di Radowitz insistette nuovamente in questi giorni presso la Porta sulle condizioni di sicurezza offerte all'impero ottomano dalle autonomie balcaniche, opportunamente accennate nel discorso di Torino; derise le interpretazioni contrarie che si era voluto accreditare; e deplorò l'errore del Governo ottomano di non riconoscere l'importanza dell'amicizia dell'Italia, sopratutto dopo i convegni di Friedrichsruh.

Infine l'Ambasciatore d'Inghilterra, che per la prima volta da sei mesi in qua vide ieri il Sultano, trovò Sua Maestà Imperiale favorevolmente impressionata dalla fermezza dell'Italia e dell'Austria nel loro accordo sulla questione di protezione sorta a Scutari, e dal discorso col quale Lord Salisbury a Guildhall aveva confermato le dichiarazioni di V. E. a Torino e del Conte Kalnoky a Pesth.

Sua Maestà Imperiale parve non solo di essere stata convinta dagli schiarìmenti datigli da ogni parte circa le dichiarazioni dell'E. V. relative alle nazionalità nei Balcani, ma di oocuparsi dei mezzi di attrarre a sè la Rumenia, la Serbia e la Grecia, continuando ad opporre una passiva resistenza ai disegni russi sulla Bulgaria. Sir W. White incoraggiò tale concetto del Sultano; interrogato circa la possibilità d'un'azione russa, disse credere alle disposizioni pacifiche dello Tzar; ed assicurò Sua Maestà Imperiale che la forza preponderante costituitasi in Europa dall'unione delle quattro Potenze, preclude il rischio d'un intervento russo in Bulgaria. Fece notare al Sultano l'eccezionale importanza dell'intimità stabilitasi fra l'Italia e la Germania col convegno dell'E. V. col Principe di Bismarck, ed encomiò l'intenzione manifestatagli dal Sultano di conferire un'alta decorazione a S. A. R. il Principe di Napoli in occasione dell'anniversario della nascita di Sua Altezza. Non fu detta parola, in quell'udienza, delle cose egiziane.

Il Sultano dimostrò a Sir W. White l'intenzione di cominciare dalla Grecia i passi di riavvicinamento alle quattro nazionalità balcaniche, inviando al Re Giorgio una decorazione ed invitandolo a venire a Costantinopoli. Benché Sir W. White sapesse al pari del Signor di Radowitz, il quale ne ebbe notizia, che il Re di Grecia si è almeno verbalmente impegnato verso la Russia, ed è risoluto di occupare in caso di complicazioni Janina ed un nuovo distretto della Tessaglia, non volle scoraggiare il primo passo fatto dal Sultano in una via che, da noi sorvegliata, potrebbe condurre a buoni risultati, quando le intelligenze turco-greche non rimanessero isolate, ma si rilegassero ad intelligenze della Porta colle altre tre nazionalità (1).

(l) Cfr. n. 280.

298

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1646. Parigi, 11 novembre 1887, ore 18,30 (per. ore 21,15).

J'ai vu aujourd'hui le Ministre d'Agriculture auprès duquel j'ai insisté pour que la France fasse cesser la prohibition de l'importation de nos produits maraichers et horticoles, et cela à titre de réciprocité, puisque les produits similaires français ont l'entrée libre en Italie depuis le 1er novembre courant jusqu'au 31 mai prochain. M. le Ministre s'est montré disposé à consentir à cette réciprocité; mais désirant connaitre auparavant notre règlement, promulgué à ce sujet, il m'en a demandé trois ou quatre exemplaires que je prie

V. E. de me faire parvenir au plus tòt.

299

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1655. Parigi, 12 novembre 1887, ore 17,25 (per. ore 19,25).

M. Flourens, à qui j'ai fait part ce matin de votre télégramme d'avant hier (2) relatif à une nouvelle conférence à convoquer à Madrid pour les affaires du Maroc, m'a dit partager l'opinion de V. E. que la conférence ne pouvait avoir lieu sans un programme. Il ne disconvient pas que ce programme ne peut pas se borner simplement à la question des protections et que celle-ci en amenera nécessairement d'autres. Par conséquence il va prier M. Moret, ministre des affaires étrangères d'Espagne, qui a pris l'initiative de présenter un programme, et il exprime le désir que V. E. insiste dans le meme sens auprès de M. Moret.

(l) -• Ringraziare in particolare modo per questo interessantissimo rapporto. Il linguaggio degli Ambasciatori amici non poteva essere nè più esattamente conforme al vero, nè più benevolo in quanto ci concerne. La ammissione, da parte del Sultano e della Sublime Porta, che la S. Porta abbia a cercare, in amichevoli ed intimi rapporti con le nazionalità oramai costituitesi in forma autonoma nella penisola balcanica, la garanzia pella sicurezza propria e della pace per l'Impero, sarebbe certo importantissimo e propizio avvenimento del quale avrebbero ad allietarsi quanti desiderano il mantenimento della quiete in Oriente • (annotatazione al documento). (2) -Cfr. n. 295.
300

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 280. Vienna, 12 novembre 1887.

Ho l'onore di portare a confidenziale notizia di V. E. le seguenti informazioni relative ai tentativi fatti ultimamente dalla Santa Sede, per mezzo della Nunziatura Apostolica in Vienna, per riannodare le relazioni diplomatiche fra il Vaticano e la Corte Imperiale di Russia.

Fin dal suo arrivo in questa città Monsignor Galimberti, che sostituì nella Nunziatura a Vienna il Cardinale Vannutelli, si mise in comunicazione col Principe Lobanow, Ambasciatore di Russia presso questa Corte, e fece presso di lui premurosi e reiterati ufficii nello scopo di ottenere che un Agente ufficiale Russo fosse di nuovo accreditato presso il Vaticano. La Corte di Russia si mantenne ferma finora nella posizione presa intorno agli affari spettanti al culto cattolico in Russia, fin dall'epoca dell'interruzione delle trattative che erano state affidate al Signor Butenieff, che fu l'ultimo agente diplomatico russo accreditato presso la Santa Sede. Il Governo Russo mette cioè alla ripresa di relazioni diplomatiche col Vaticano due principali condizioni che sono le seguenti:

l) Quella parte del rituale o per meglio dire, dell'ufficio religioso cattolico, che è lasciato dalla Chiesa romana al dominio degli idiomi locali, come sono certi canti, gli annunzi ecclesiastici a voce o per iscritto o affissione alle porte delle chiese, la predicazione, la compilazione della dottrina e di altri libri destinati al culto all'infuori dei testi latini, dovrebbe essere riservata esclusivamente alla lingua russa in ogni Diocesi dell'antico Regno di Polonia, dove la maggioranza della popolazione non parla l'idioma polacco.

2) Ogni documento emanato dalla Santa Sede e destinato ai vescovi, al clero o alle popolazioni cattoliche nell'Impero Russo dovrebbe ottenere, prima d'ogni pubblicazione, promulgazione o altro uso qualsiasi, l'autorizzazione del Governo Generale Russo. Che è quanto a dire che si esigerebbe in Russia l'exequatur del potere secolare per qualsiasi emanazione del Pontificato romano destinata ai cattolici dell'Impero.

Ora tanto l'una quanto l'altra condizione, ma principalmente la prima, incontrano un grave ostacolo al Vaticano e molto più presso il clero e l'Aristocrazia delle antiche provincie di Polonia contemplate nelle domande del Governo Russo. In queste provincie, abbastanza vaste, come sono quelle di Vilna, Sualki e Volinia ed altre, benchè la popolazione rurale, secondo l'affermazione del Governo russo, non parli l'idioma polacco, la lingua del culto cattolico, all'infuori della latina, è la lingua polacca, il clero è polacco, ed i signori delle terre sono pure polacchi. lvi il clero e l'aristocrazia sono assolutamente opposti ad un cambiamento di lingua negli ufficii di chiesa ed è a prevedersi che non cederanno facilmente su questo punto.

21 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

Dalla persistenza degli uffici fatti da questa Nunziatura presso l'Ambasciata di Russia in Vienna si deve però constatare che il desiderio della Corte Pontificia di riannodare le relazioni diplomatiche colla Russia è vivissimo e che il Vaticano, per riuscire nell'intento, sembra disposto a procedere molto innanzi nella via delle concessioni.

301

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 706. Londra, 12 novembre 1887.

L'8 corrente ebbi un colloquio con Sir Julian Pauncefote sulla questione del Marocco. Le cose ch'egli mi palesò mi giunsero inaspettate perchè in aperta contraddizione con tutto ciò ch'egli mi aveva detto fin'allora e principalmente colle confidenze fattemi il 30 Ottobre scorso, delle quali ebbi l'onore di dar ragguaglio all'E. V. coi rapporti dello stesso giorno e del l o corrente (677 e 678

S. Politica) (1).

La sostanza del discorso del Vice Segretario di Stato fu che il Governo della Regina dopo aver messo ogni fiducia sul Governo Spagnuolo aveva ora cagione di sospettare che quest'ultimo si fosse posto segretamente d'accordo col Governo Francese, e che le intelligenze prese col Foreign Office, nello scorcio di Ottobre, non avevano avuto, probabilmente, altro scopo che di dissimulare i maneggi colla Francia.

A conferma di tale sospetto, Sir J. Pauncefote allegò che, dopo avere premurosamente accettato la proposta di Lord Salisbury ed aver promesso di invitare le Potenze ad una Conferenza, alla quale sarebbe stato assegnato l'assunto di discutere la questione dell'integrità dell'impero Marocchino, il Governo Spagnuolo aveva taciuto per più di una settimana ed aveva quindi (contrariamente agli impegni presi) manifestata l'opinione che la conferenza non dovesse occuparsi che della sola faccenda delle protezioni.

D'altra parte il Governo francese, consapevole dei disegni dell'Inghilterra, aveva fatto sapere a Sir Clare Ford, Ministro della Regina in Madrid, che non avrebbe accettato in verun caso una conferenza il cui intento non fosse circoscritto alla materia delle protezioni. E per soprappiù la Russia aveva dichiarato c che la Spagna doveva mettersi d'accordo colla Francia in tutto ciò che con

cerne il Marocco •.

In tale condizione di cose, conchiuse Sir Julian Pauncefote, il Governo della Regina non vedeva da sé solo alcuna via per uscire dalle difficoltà; e si proponeva d'interrogare le altre Potenze circa il partito che fosse da eleggere.

L'8 corrente ebbi l'onore di recare ciò che precede a notizia della E.

v. col telegrafo. Ed il giorno susseguente Ella mi fu così cortese da telegrafarmi in risposta che non partecipava ai sospetti del Foreign Office sulla doppiezza della Spagna, e che, d'altra parte l'Inghilterra era la sola Potenza di cui la Francia diffidasse nelle cose del Marocco.

Partecipai ieri a Lord Salisbury il telegramma dell'E. V. e Sua Signoria se ne mostrò sinceramente grata e mi pregò ripetute volte di farle gradire i suoi migliori ringraziamenti. Confermando però le dichiarazioni del Vice Segretario di Stato, disse che, secondo le informazioni ricevute, la Spagna e la Francia erano entrate in un accordo segreto mercé il quale la prima si riserbava d'occupare l'interno del Marocco e la seconda la costa di quell'impero. Mi chiese di far pervenire all'E. V. tali notizie pregandola di dargli in iscambio le informazioni che Ella avesse potuto ricevere sulla cosa ed il parere personale di Lei.

Nello stesso tempo, Lord Salisbury mi dichiarò formalmente che, circa il Marocco, l'Inghilterra non aveva altro desiderio che il mantenimento dello statu quo; che non potrebbe tollerare che una o più potenze s'impadronissero di quell'impero, ed in nessun caso delle coste di esso sull'oceano Atlantico.

Sua Signoria conchiuse dicendo che non solamente era conscia· che la Francia diffidava del Governo Inglese, ma che aveva avuto motivo di accorgersi che, contrariamente ad ogni sua aspettativa, la Spagna partecipava a quella diffidenza.

Ebbi l'onore di dar notizia di ciò all'E. V. col telegrafo.

(l) Cfr. nn. 261 e 265.

302

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, NIGRA, A COSTANTINOPOLI, BLANC, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, RIVA

T. RISERVATO CONFIDENZIALE S. N. Roma, 13 novembre 1887.

L'Ambassade de S. M. à Londres télégraphie que le projet d'accord à trois a été définitivement accepté (l) par le Gouvernement britannique, sauf rédaction nouvelle que Salisbury se réserve de nous communiquer dès qu'elle sera prete. La modification la plus importante aura pour but de sauvegarder l'intégrité de l'empire ottoman en Asie Mineure pour rassurer le sultan du còté de l'Arménie. Il paraitrait aussi que l'art. 8 ne serait pas apprécié et qu'on le craindrait de nature à effrayer le sultan. J'ai fait répondre à lord Salisbury que j'accepte

ses modifications au projet d'accord se rapportant à l'intégrité de l'empire ottoman; mais que je ne puis renoncer à l'art. 8 qui pourrait constituer une convention secrète entre les trois puissances ou un engagement spécial pour un échange de notes entre ces memes puissances.

(l) Per lo scambio di idee anglo-tedesco si veda G.P., cit., vol. IV, nn. 922, 923, 924, 925.

303

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL MINISTRO A BELGRADO, GALVAGNA

D. 47/23. Roma, 13 novembre 1887.

Risulta da un recente carteggio della R. Agenzia a Sofia che gli attuali rapporti fra codesto Governo e quello del Principato non sarebbero improntati a quello spirito di amicizia e fraternità che da alcun tempo regnava fra i due paesi e che sarebbe consigliato dall'interesse reciproco.

Nella presente incertezza della situazione nei Balcani, a me pare che i due

Governi dovrebbero più che mai procedere in ogni circostanza con mutua cordia

lità, evitando sopratutto ogni occasione di attriti che potrebbero riuscire nocivi

ad entrambi.

Presentandosene l'occasione, Ella potrebbe esprimersi in questo senso cogli

uomini di Stato serbi.

304

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1659. Pietroburgo, 14 novembre 1887, ore 15 (per. ore 17,55).

Depuis hier le bruit court que Giers se rendra à Berlin. A l'Ambassade

d'Allemagne on n'en sait rien. L'Empereur sera à Berlin vendredi, il se peut

qu'avec son caractère indécis, après avoir d'abord trouvé inutile la présence de

Giers à Berlin, au dernier moment il lui télégraphie de le rejoindre.

D'après Biilow cela n'aurait non plus d'importance. L'Allemagne n'a montré

aucun empressement pour la visite du Czar: elle n'a pas l'air de craindre une

action de la Russie, quoique en ce moment, le parti militaire pousse à cela en

faisant peser sur la balance la transformation des armes, que l'Allemagne et

l'Autriche sont en train de faire.

305

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO S. N. Vienna, 14 novembre 1887, ore 17,30 .(per. ore 18,55).

Réserve écrire. Kalnoky a reçu de Londres à peu près meme réponse que

V. E. Il a fait remercier Salisbury et lui a fait dire qu'il prendra en forme les modifications qu'il se réserve de proposer dans le sens de l'intégrité de l'empire Ottoman et notamment de l'inclusion dans l'accord des còtes asiatiques de la Turquie. Kalnoky n'avait rien appris de Londres sur l'article huit; il attend qu'on lui en parle avant de s'expliquer, mais j'ai cru ne pas devoir lui cacher notre opinion sur la nécessité de maintenir dans l'aocord à trois sous une forme à convenir cette clause qui est en quelque sorte la sanction de tout le reste dans certaines éventualités.

306

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL MINISTRO A MADRID, MAFFEI

T. 908. Roma, 14 novembre 1887, ore 22,30.

Notre ambassadeur à Paris, ayant fait connaìtre à M. Flourens, qui nous en avait fait la demande, notre point de vue au sujet de la méthode à suivre pour la convocation d'une conférence à Madrid, sur les affaires du Maroc, me fait maintenant parvenir, à l'égard des dispositions du ministre des Affaires Etrangères, des renseignements qui me paraissent de nature à faciliter la tache de M. Moret. Voici le télégramme du général Menabrea (1).

307

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, CALVI

D. 74/457. Roma, 14 novembre 1887.

Risulta da un recente ·carteggio della R. Legazione a Bukarest che l'incidente che ha dato luogo al richiamo del Rappresentante Ellenico in quella Capitale si connette ad un insieme di contestazioni pendenti fra i due Governi, circa questioni relative ad affari correnti.

Nella presente incertezza della situazione nella penisola Balcanica sarebbe davvero deplorevole che, per ragioni d'indole affatto secondaria, rimanessero turbati i buoni rapporti fra i due Governi che avrebbero invece il maggiore interesse a procedere d'accordo.

Presentandosene l'occasione Ella potrebbe esprimersi in questo senso cogli uomini di stato Ellenici.

(l) Segue il telegramma da Parigi (n. 299).

308

L'INCARICATO D'AFFARI DI FRANCIA A ROMA, GERARD, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 58, pp. 495-498)

N. s. N. Roma, 14 novembre 1887.

Je suis chargé par mon gouvernement (l) de remettre à V. E., avec la lettre circulaire ci-incluse, le projet de convention relatif à la libre navigation du canal de Suez, sur lequel l'entente vient de s'établir entre le gouvernement de la république et le gouvernement de la Reine.

J'ai l'honneur d'y joindre copie d'une dépeche de Lord Salisbury à M. Egerton, chargé d'affaires du gouvernement britannique à Paris, en date du 21 octobre dernier.

Le gouvernement de la Reine, en suggérant au gouvernement de la république de soumettre aux puissances représentées à la commission de Paris le projet ci-joint, a de nouveau affirmé sa complète conformité de vues, et c'est d'un commun accord, selon les termes memes de la lettre i-annexée, que les deux gouvernements prient le gouvernement royal de vouloir bien étudier le projet en espérant que ce document, inspiré des principes qui ont présidé à la commission de 1885, aura son approbation.

ALLEGATO I

FLOURENS A GERARD

CIRCULAIRE.

La commission internationale réunie en 1885 pour réglementer le libre usage du Canal de Suez s'étant séparée sans avoir complètement terminé son reuvre, le gouvernement de la république a pensé que, cette commission ayant eu son siège à Paris, il lui appartenait plus spécialement de s'enquérir des intentions des autres gouvernements en vue de résoudre les dernières difficultés Qui étaient restées en suspens. Ces difficultés ne portaient, d'ailleurs, que sur un très-petit nombre de points, et il semblait aisé de les faire disparaìtre en s'inspirant fidèlement des principes sur lesquels toutes les puissances étaient déjà tombées d'accord.

Les gouvernements pressentis par nous ont laissé entendre que le soin de préparer une solution, qu'ils regardaient tous comme très-désirable, incombait à

l'Angleterre et à la France, et qu'ils ne réfuseraient vraisemblablement pas leur adhésion aux clauses qui auraient paru acceptables à ces deux puissances. Nous n'avons jamais négligé, depuis cette époque, de poursuivre ce but, que diverses circonstances ont retardé, mais qui vient d'etre atteint. L'entente s'est établie sur tous les points entre le gouvernement de la Reine et nous, et nous sommes en mesure de soumettre aux puissances représentées à la commission de 1885 le projet qui est le résultat de cette entente.

Le gouvernement de la Reine, en nous suggérant de prendre cette initiative, a de nouveau affirmé son complet accord avec nous, et c'est en son nom, comme au notre, que nous prions le gouvernement italien de vouloir bien étudier le projet ci-joint et y donner son approbation si, comme nous l'espérons, il lui parait conforme aux principes qui ont présidé aux travaux de la commission de Paris, et de nature à réaliser l'objet de ces travaux, à savoir la libre navigation et en tous temps du canal de Suez.

ALLEGATO Il

PROJET DE CONVENTION

Les gouvernements de . voulant consacrer par un acte conventionnel l'établissement d'un régime définitif destiné à garantir, en tout temps et à toutes les puissances, le libre usage du canal maritime de Suez, et compléter ainsi le régime sous lequel la navigation par ce canal a été placée par le firman de

S. M. I. le Sultan, en date du 22 février 1866 (2 zilkadé 1282), sanctionnant les concessions de S. A. le Khédive, ont nommé pour leurs plénipotentiaires, savoir:

Lesquels, s'étant communiqué leurs pleins pouvoirs respectifs, trouvés en bonne et due forme, sont convenus des articles suivants:

Art. 1••. Le canal maritime de Suez sera toujours libre et ouvert, en temps de guerre comme en temps de paix, à tout navire de commerce ou de guerre, sans distinction de pavillon.

En conséquence, les hautes parties contractantes conviennent de ne porter aucune atteinte au libre usage du canal, en temps de guerre comme en temps de paix.

Le canal ne sera jamais assujetti à l'exercice du droit de blocus. Art. 2. Les hautes parties contractantes, reconnaissant que le canal d'eau douce est indispensable au canal maritime, prennent acte des engagements de S. A. le Khédive envers la Compagnie universelle du canal de Suez en ce qui concerne le canal d'eau douce. Elles s'engagent à ne porter aucune atteinte à la sécurité de ce canal et de ses dérivations, dont le fonctionnement ne pourra etre l'objet d'aucune tentative d'obstruction. Art. 3. Les hautes parties contractantes s'engagent de meme à respecter le matériel, les établissements, constructions et travaux du canal maritime et du canal d'eau douce. Art. 4. Le canal maritime restant ouvert en temps de guerre, comme passage libre, meme aux navires de guerre des belligérants, aux termes de l'article 1er du présent traité, les hautes parties contractantes conviennent qu'aucun droit de guerre, aucun acte d'hostilité ou aucun acte ayant pour but d'entraver la libre navigation du canal ne pourra etre exercé dans le canal et ses ports d'accès, ainsi que dans un rayon de trois milles marins de ces ports, alors meme que la Sublime Porte serait l'une des puissances belligérantes. Les batiments de guerre des belligérants ne pourront, dans le canal et ses ports d'accès, se ravitailler, ou s'approvisionner, que dans la limite strictement nécessaire. Le transit des dits batiments par le canal s'effectuera dans le plus bref délai d'après les règlements en vigueur, et sans autre arret que celui qui résulterait des nécessités du service. Leur séjour à Port-Sai:d et dans la rade de Suez ne

pourra dépasser vingt-quatre heures, sauf le cas de relache forcée. En pareil cas, ils seront tenus de partir le plus tòt possible.

Un intervalle de vingt-quatre heures devra toujours s'écouler entre la sortie d'un port d'accès d'un navire belligémnt et le départ d'un navire appartenant à la puissance ennemie.

Art. 5. En temps de guerre, les puissances belligérantes ne débarqueront et ne prendront, dans le canal et ses ports d'accès, ni troupes, ni munitions, ni matériel de guerre. Mais dans le cas d'un empechement accidente! dans le canal, on pourra embarquer ou débarquer, dans les ports d'accès, des troupes fractionnées par groupes n'excédant pas 1000 hommes, avec le matériel de guerre correspondant.

Art. 6. Les prises seront soumises, sous tous les rapports, au méme régime que Ies navires de guerre des belligérants. Art. 7. Les puissances ne maintiendront dans les eaux du canal (y compris le lac Timsah et les lacs Amers) aucun batiment de guerre.

Toutefois, dans les ports d'accès de Port-Sa'id et de Suez, elles pourront faire stationner des batiments de guerre, dont le nombre ne devra pas excéder deux pour chaque puissance.

Ce droit ne pourra etre exercé par les belligérants.

Art. 8. Les représentants en Egypte des puissances signataires du présent traité seront chargés de veiller à son exécution. En toute circonstance qui menacerait la sécurité ou le libre passage du canal, ils se réuniront sur la convocation de trois d'entre eux et sous la présidence de Ieur doyen, pour procéder aux constatations nécessaires.

Ils feront connaitre au gouvernement khédivial le danger qu'ils auront reconnu, afin que celui-ci pl'enne les mesures propres à assurer la protection et le libre usage du canal.

En tout état de cause ils se réuniront une fois par an pour constater la bonne exécution du traité.

Ils réclameront notamment }a suppression de tout ouvrage ou la dispersion de tout rassemblement qui, sur l'une ou l'autre rive du canal, pourrait avoir pour but ou pour effet de porter atteinte à la liberté et à l'entière sécurité de la navigation.

Art. 9. Le gouvernement égyptien prendra, dans la limite de ses pouvoirs, tels qu'ils résultent des firmans, et dans l:es conditions prévues par le présent traité, les mesures nécessaires pour faire respecter l'exécution du dit traité.

Dans le cas où le gouvernement égyptien ne disposerait pas de moyens suffisants, il devra faire appel à la Sublime Porte, laquelle se concertera avec les autres puissances signataires de la Déclaration de Londres du 17 mars 1885, en vue d'arrèter d'un commun accord les mesures à prendre pour répondre à cet appel.

Les prescriptions des articles 4, 5, 7 et 8 ne feront pas obstacle aux mesures qui seront prises en vertu du présent article.

Art. 10. De méme, les prescriptions des articles 4, 5, 7 et 8 ne feront pas obstable aux mesures que S. M. I. le Sultan et S. A. le Khédive, au nom de S. M. I. et dans les limites des firmans concédés, seraient dans la nécessité de prendre pour assurer, par leurs propres forces, la défense de I'Egypte et le maintien de I'ordre public.

Dans le cas où S. M. I. le Sultan et S. A. le Khédive se trouveraient dans la nécessité de se prévaloir des exceptions prévues par le présent article, les puissances signataires de la Déclaration de Londres en seraient avisées.

Art. 11. Les mesures qui seront prises dans les cas prévus par les articles 9 et 10 du présent traité ne devront pas faire obstacle au libre usage du canal. Dans ces mémes cas, l'érection de fortifications permanentes élevées contrairement aux dispositions de l'article 8 demeure interdite.

Art. 12. Les hautes parties contractantes conviennent, par application du principe d'égalité en ce qui concerne le Iibre usage du canal, principe qui forme l'une des bases du présent traité, qu'aucune d'elles ne recherchera, par rapport au canal, d'avantages territoriaux ou commerciaux, ni de privilèges, dans les arrangements internationaux qui pourront intervenir.

Sont, d'ailleurs, réservés les droits de la Turquie comme puissance territoriale.

Art. 13. En dehors des obligations prévues expressément par les clauses du présent traité, il n'est porté aucune atteinte aux droits souverains de S. M. I. le Sultan, et aux droits et immunités de S. A. le Khédive, tels qu'ils résultent des firmans.

Art. 14. Les hautes parties contractantes conviennent que les engagements résultant du présent traité ne seront pas limités par la durée des actes de concession de la Compagnie universelle du canal de Suez.

Art. 15. Les stipulations du présent traité ne feront pas obstacle aux mesures sanitaires en vigueur en Egypte. Art. 16. Les hautes parties contractantes s'engagent à porter le présent traité à la connaissance des Etats qui ne l'ont pas signé, en les invitant à y accéder. En foi de quoi les plénipotentiaires respectifs ont signé le présent traité et y ont apposé le sceau de leurs armes.

Fait à

ALLEGATO IU

SALISBURY A EGERTON

(Traduction)

Foreign Office, 21 octobre 1887.

Monsieur,

Plus de deux années se sont écoulées depuis la dernière réunion de la commission nommée, en vertu de la Déclaration de Londres de mars 1885, pour préparer un traité destiné à garantir le libre usage du canal de Suez pour toutes les puissances en tout temps. La commission s'est séparée, le 13 juin 1885, sans doute en conséquence du changement de gouvernement en Angleterre, sans arriV1er à aucune conclusion. Depuis cette époque l'ambassadeur de France a fait, auprès du gouvernement de Sa Majesté, des démarches réitérées pour fair,e ressortir l'importance d'une reprise de la discussion en vue d'amener les négociations à une conclusion. Le 13 janvier 1886, M. Waddington me fit savoir que • le gouvernement français avait consulté les autres puissances au sujet de la reprise des négociations relatives au canal de Suez et que ces puissances s'étaient déclarées prètes à adhérer à toute solution des questions laissées en suspens, à l'époque des séances de la dernière conférence de Paris, qui pourraient etre acceptables à la fois par la Grande Bretagne et par la France •. Je me refusai, à cette époque, à rouvrir la discussion à cause de la situation incertaine des affaires politiques en Angleterre. Peu de temps après le changement de ministère, M. Waddington insista auprès de Lord Roseberry pour une reprise des négociations; il lui fut de nouveau fait observer que le moment n'était pas favorable, bien que Lord Roseberry exprimat le serieux désir du gouvernement de Sa Majesté d'ètre d'accord avec le gouvernement français sur cette importante question.

Sous l'administration de Lord Iddesleigh, cette affaire à été l'objet de plusieurs communications entre M. Waddington et moi. Le gouvernement français insiste aujourd'hui sérieusement auprès de nous sur l'importance qu'il y aurait à mener à terme, s'il est possible, cette longue négociation. Nous ne sommes pas en position de contester cette manière de voir. Nous avons déclaré de la façon la plus formelle, d'abord au gouvernement français, puis aux autres puissances, dans la Déclaration de Londres du 17 mars 1885, que • nous reconnaissions avec el1es l'urgente nécessité de négociations destinées à sanctionner par un acte conventionnel l'établissement d'un règlement définitif en vue de garantir, en tout temps et pour toutes les puissances, la liberté du canal •. C'est donc là une question de bonne foi et nous sommes dans l'obligation de n'épargner aucun effort pour arriver à un accord sur les termes d'un acte conventionnel qui devra donner satisfaction à la déclaration ci-dessus, en mème temps qu'aux devoirs et aux intérèts que le Gouvernement de Sa Majesté est obligé de prendre en considération.

n est possible que la république française insiste sur des conditions qui, dans notre pensée, soulèveraient des objections insurmontables; mais le ton de ses communications me semble indiquer une disposition à tenir cornute, dans une mesure considérable, des objections de détail présentées par les délégués britanniques à Paris. Aussi me semble-t-il juste, en vue de la politique à laquelle s'est lié le gouvernement de Sa Majesté par la Déclaration de Londres, d'examiner de nouveau si les divergences sur les questions de fond, qui ont rendu stériles les négociations de 1885, sont de nature à faire perdre définitivement l'espoir d'arriver à un accord. Je joins à cette dépeche des propositions pour une convention suivant dans leur forme et leurs dispositions le projet discuté en 1885, et contenant les stipulations sur lesquelles, dans la pensée du gouvernement de Sa Majesté, les deux gouvernements peuvent convenablement arriver à un accord. Sur quelques-uns des points, qu'il y a deux ans nous ne pouvions concéder, nous avons offert des suggestions alternatives qui permettent de tourner la difficulté; sur d'autres, nous sommes fondés à espérer que le gouvernement de la république sera disposé à ne pas insister.

Il faut se rappeler que les deux gouvernements ont été conviés par les autres puissances représentées à la commission internationale à entrer en négociations spéciales et à arriver, s'il était possible, à une entente préliminaire pour faciliter un accord européen; mais l'instrument auquel ils apposeront leurs signatures ne peut avoir de valeur pratique tant qu'il n'aura pas reçu l'assentiment du Suzerain et celui des autres puissances intéressées.

En présentant ces propositions à M. Flourens, il est de mon devoir de répéter les termes d'une réserve faite sans opposition d'aucun còté, par Sir J. Pauncefote à la clòture des séances de la commission de 1885. Cette réserve était ainsi conçue:

« Les délégués de la Grande Bretagne, en présentant ce texte de traité comme le régime définitif destiné à garantir le libre usage du canal de Suez, pensent qu'il est de leur devoir de formuler une réserve générale quant à l'application de ces dispositions en tant qu'elles ne seraient pas compatibles avec l'état transitoire et exceptionnel où se trouve actuellement l'Egypte, et qu'elles pourraient entraver la liberté d'action de leur gouvernement pendant la période de l'occupation de l'Egypte par les forces de Sa Majesté Britannique •.

En terminant, je vous prie de remettre à M. Flourens une copie de cette dépeche, en meme temps que le projet de convention qui y est joint.

(l) Pubblicato nel libro giallo: Négociations relatives au règlement international pour le libre usage du Canal de Suez, 1886-1887, pp. 103-104.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. SEGRETO 710. Londra, 14 novembre 1887.

l) L'll corrente ebbi un colloquio con lord Salisbury circa il disegno di conv·enzione segreta fra l'Italia, l'Inghilterra e l'Austria-Ungheria. Sua Signoria mi ripetè che il Governo della Regina aveva definitivamente accettato il progetto compilato a Costantinopoli, riserbandosi però di proporre una nuova redazione di esso con talune aggiunte e modificazioni. Soggiunse ,che non appena avrebbe ricevuto una nuova comunicazione, che il principe di Bismarck gli aveva annunziata, avrebbe steso un nuovo testo del progetto e ne avrebbe data pronta partecipazione all'E. V. Mi pregò però di farle sapere sin d'ora che l'aggiunta più importante che il Governo inglese proponeva avrebbe avuto

per iscopo di tutelare l'integrità dell'impero Ottomano nell'Asia Minore. Sua Signoria mi fece notare a tale proposito ·che era necessario rassicurare il sultano non solamente dal lato della Bulgaria ma da quello del'Armenia; attesochè era ·evidente che Costantinopoli ·sarebbe stata egualmente in balia della Russia se un corpo di esercito russo fosse entrato nell'impero Ottomano dal lato dei Balcani o da quello dell'Asia Minore.

2) Lo stesso giorno ebbi un colloquio col conte di Hatzfeldt. L'ambasciatore di Germania mi chiese di pregare l'E. V. di accettare le modificazioni e le aggiunte che il Governo della Regina Le proporrebbe imperocchè ciò che importava era d'indurre lord Salisbury a sottoscrivere la Convenzione non ostante le sue preoccupazioni parlamentari.

3) Il conte di Hatzfeldt parlò quindi lungamente del progetto d'a.ccordo che era stato preparato a Costantinopoli. Come il conte Kalnoky, biasimò la forma di esso; ma, contrariamente al parere del conte di Kalnoky, la critica dell'ambasciatore si rivolse prindpalmente all'art. 8 di quel progetto. S. E. disse che nel modo in cui quell'articolo era stato ·compilato esso avrebbe avuto per effetto di gettare il sultano in braccio alla Russia mentre, in conformità dell'art. 6 dello stesso progetto, era desiderio delle tre potenze di associarsi la Turchia alla difesa comune dei principi annunziati nella Convenzione. Lo ambasciatore propose, in via accademica, altre redazioni da sostituire aUa presente; ma ciascuna di esse toglieva ogni valore ed ogni significato all'articolo di cui si tratta.

4) Nel riferire 1'11 corrente all'E. V. per telegrafo le cose dettemi da lord Salisbury e dal conte di Hatzfeldt, feci notare che, stando alle parole dell'Ambasciatore di Germania, eravi una differenza di pareri fra Roma e Vienna da una parte e Berlino dall'altra. Era difatti evidente .che, .secondo il pensiero dell'E. V. (manifestato nei suoi telegrammi .segreti a quest'Ambasciata) e secondo il parere del conte Kalnoky (manifestato nel suo dispaccio al barone Biegeleben del 25 ottobre scorso) (l) l'articolo di cui si tratta era il più importante e forse il solo veramente importante del progetto d'accordo.

5) Sarà utile a tale proposito ch'io partecipi all'E. V. un apprezzamento personale del barone di Biegeleben sull'art. 8. c Quell'articolo •, egli mi disse, c per quanto sia breve, contiene due provincie: Tripoli per l'Italia e Salonicco per l'Austria-Ungheria •.

6) La sera del 12 corrente ricevetti il telegramma (2) che l'E. V. mi fece l'onore di dirigermi sull'·argomento di cui si tratta. L'E. V. accettava con esso la proposta di lord Salisbury drca l'Asia Minore: dichiarava non potere rinunziare all'art. 8, suggeriva che quell'articolo costituisse un accordo segreto fra le tre potenze, •sia sotto forma di una convenzione, sia sotto forma di uno scambio di note.

Il 14 corrente diedi lettura a lord Salisbury del testo di quel telegramma.

7) La risposta di Sua Signoria fu la seguente. Ringraziò l'E. V. per avere acconsentito alla proposta circa l'Asia Minore; dichiarò che il Governo inglese non aveva alcuna intenzione di rinunziare all'art. 8 del progetto; ed approvò

il suggerimento di Lei che le tre potenze dovessero entrare in un accordo, sulle basi del detto articolo, mediante uno scambio di note. Sua Signoria però propose a 'sua volta che le note dovessero contenere la dichiarazione che, in nessun caso, una delle tre poten2le potesse avere facoltà di rivelare l'esistenza del detto accordo senza il consentimento formale delle due altre potenze soscrittrici (1). Lord Salisbury soggiunse che quello stesso giorno avrebbe parlato in tal senso all'ambasciatore di Austria-Ungheria; ma che, prima di decidere cosa alcuna di più concreto, aspettava la comunicazione del principe di Bismarck alla quale aveva già fatto allusione (2).

8) Da ultimo lord Salisbury mi chiese una copia del testo del disegno di convenzione compilato a Costantinopoli, di cui gli avevo data lettura il 31 ottobre scorso, dichiarandomi che la copia italiana era più esatta dell'austriaca e della tedesca. A prova di ciò mi disse che nella copia austriaca si leggeva nell'art. 4 del progetto ciò che segue: • liberté d es droits etc. de toute influence étrangère et prépondérance •; e che la copia italiana rettificava • liberté des détroits de toute influence etc. •. Non potrò a meno di consentire al desiderio di Sua Signoria.

9) Lo ·stesso giorno (14 corrente) vidi l'ambasciatore di Germania dopo un colloquio ch'egli aveva avuto con lord Sal1sbury. S. E. continuando la conversazione che aveva avuto meco il 12 corrente, chiarì il pensiero che mi aveva allora manifestato. A parer suo (egli mi disse) le tre potenze dovevano stipulare non una ma due convenzioni segrete. Una di esse doveva essere accomodata in guisa che la Turchia potesse farvi adesione. L'altra compilata sulle basi dell'art. 8 del progetto di Costantinopoli non doveva essere nota che alle tre potenze soscrittrici ed alla Germania.

Ho avuto l'onore di dar notizia all'E. V. delle cose contenute nella seconda parte di questo rapporto col mio telegramma di questa sera.

(l) -Cfr. British Documents on the Origins oj the War (1898-1914), vol. VIII, Londra, 1932, cap. LXI, n. 2 (b). (2) -È il telegramma di cui si fa menzione al n. 302.
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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 711. Londra, 14 novembre 1887.

Ho l'onore di segnare ricevimento e di ringraziare l'E. V. del telegramma ch'Ella si compiacque dirigermi la sera del 12 corrente (3). Nella prima parte di esso Ella manifesta il parere che la Spagna rimarrà salda a non accettare le proposte francesi rispetto il Marocco, nè piglierà alcun partito senza il consiglio dell'Inghilterra e delle altre Potenze. Nella seconda parte Ella dichiara di avere circa il Marocco lo stesso intento di Lord Salisbury; ed essere disposta, al bisogno, a pigliare opportuni concerti con Sua Signoria.

Diedi lettura stamane di quel telegramma al Primo Ministro inglese. Il Marchese di Salisbury mi pregò, in risposta, di manifestare all'E. V. la sua gratitudine. Egli mi disse che aveva ricevuto, ieri ed oggi, altri telegrammi che interpretavano la condotta della Spagna nello stesso modo dell'E. V. Ciò che lo rassicurava maggiormente però era la dichiarazione di Lei • d'essere pronta a fare, di concerto con l'Inghilterra, ciò che fosse necessario per il mantenimento dello statu quo al Marocco •.

• In tal caso, egli disse, se il bisogno ne verrà, l'Italia e l'Inghilterra sapranno impedire che il Marooco sia partito fra la Francia e la Spagna; ciò che sarebbe, del resto, una politica di suicidio (a suicidai policy) per quest'ultima •.

Da tale dichiarazione appare che nel pensiero del Primo Ministro resta un profondo dubbio circa i disegni del Governo Spagnuolo. E ciò è tanto più probabile in quanto che gli Statisti Inglesi, essendo per indole alieni da una politica doppia ed ambigua, non ne comprendono l'utilità da parte degli altri Statisti.

Pregai quindi il Primo Ministro ·di palesarmi le sue ·intenzioni circa la riunione della Conferenza. In •risposta egli mi dichiarò che, come già aveva fatto sapere .alla Spagna nell'Ottobre scorso, per dar prova di animo conciliativo, non insisterebbe sulla domanda fatta al Marocco di alcune concessioni commerciali prima della Conferenza. Ciò che gli stava tuttavia a cuore (riprese) era che le Potenze sottoscrivessero un atto di disinteresse circa quell'.impero. In tal guisa, prima di rinunziare al diritto delle protezioni (che in taluni casi poteva essere una guarentigia) l'Inghilterra poteva essere sicura che il Marooco non cadrebbe in mano di alcuna Potenza.

Avendo quindi chiesto al Primo Ministro se egli avesse risposto in tal senso alla Memoria che era stata partecipata di recente dal Signor Moret a Sir Clare Ford, egli mi disse aver dichiarato che non era contrario in principio .alle riforme del sistema delle protezioni, ma che in pratica credeva necessario che le Potenze si mettessero d'accordo sull'indole e sull'estensione di quelle riforme. A tal fine egli aveva suggerito che i rappresentanti delle Potenze al Marocco si riunissero a Tangeri per fare un'inchiesta e compilare un •rapporto su tale argomento. Sua Signoria conchiuse dicendo che non aveva fino11a ricevuto alcuna risposta da Madr.id.

Ho avuto l'onore di partecipare all'E. V. ciò che precede coi miei telegrammi di questa sera.

(l) -Sentore delle trattative aveva il Ministro degli Esteri francese; cfr. D.D.F., cit., vol. VI bis, n. 63. (2) -Si tratta della comunicazione del trattato austro-tedescc; cfr. G.P., cit., vol. IV, nn. 926. 927, 928, 929. (3) -Non pubblicalo.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1663. Vienna, 15 novembre 1887, ore 16,10 (per. ore 19,30).

Dans la dernière séance de la Délégation hongroise, l'Evèque de Grosvaradin, a exprimé le voeu que l'alliance de ·l'Autriche Hongrie avec l'Italie puisse conduire à un règlement de la situation du St. Père. Le langage de

l'Eveque a été convenable et modéré: la Délégation le passa sans discussion à l'ordre du jour. Il est à prévoir que l'exemple de ce prélat sera imité par d'autres avec moins de modération dans la Délégation Autrichienne, où le parti clérical est en majorité, mais je pense qu'en définitive l'issue en sera la méme, quant à moi je ne parle pas et je n'admets pas qu'on me parle de cette affaire et je crois interpréter ainsi votre sentiment et celui de notre pays.

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L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 392. Pietroburgo, 15 novembre 1887.

Neppure il discorso di Lord Salisbury ha prodotto nelle sfere ufficiali russe buona impressione, quantunque sia stato da esse giudicato più pacifico e più corretto di quello dell'E. V. e di quello del Conte Kalnoky. Ma si dovette convenire che nella sua sostanza esso è la riproduzione delle idee espresse nei due discorsi di Torino e di Vienna, e venne a provare la completa solidarietà dell'Inghilterra colle potenze alleate.

II giudizio emesso sul discorso di Salisbury non mi stupisce, come non mi stupi quello sui due precedenti: le parole del primo Ministro inglese sono un nuovo avvertimento dato a quelle potenze che facendo palesemente professione di sentimenti pacifici, ma sognando rivincite e conquiste, vorrebbero si presentasse la possibilità di rompere la pace a loro vantaggio, ed il v,edersi sfuggire dinanzi agli occhi questa possibilità li arrabbia e li rende accaniti contro coloro che seppero, con molta saggezza costituire una forza tale che non permette si distrugga l'ordine di cose esistenti in Europa. Ciò che mi stupisce si è che la Russia avesse potuto aspettarsi un altro linguaggio da chi dirige la politica estera inglese.

Il Governo imperiale sperava d'ottenere altra risposta, che non il discorso Salisbury, ai passi da esso fatti, giorni sono, pr,esso il Governo della Regina per interessarlo ad aiutarlo onde uscire dall'impaccio in cui si è cacciato a proposito della Bulgaria. La speranza si fondava sulla riconoscenza dell'Inghilterra per la condiscendenza della Russia in tutto ciò che si riferisce all'Afganistan. Ma l'Inghilterra, o non trovando che la Russia avesse titoli per reclamare la gratitudine sua, o giudicando il servizio chiesto superiore di gran lunga al vantaggio in parte ottenuto ed in parte promesso, annientò col discorso del suo Primo Ministro ogni illusione della Russia; indi ira.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. SEGRETO 715. Londra, 16 novembre 1887.

Ieri il conte Karolyi, ambasciatore d'Austria-Ungheria, fece una comunicazione verbale a lord Salisbury circa l'aggiunta proposta dal Governo inglese al disegno d'accordo fra le tre potenze. La sostanza della comunicazione fu la seguente:

• Il conte Kalnoky, disse l'ambasciatore, accetta premurosamente la controproposta inglese circa l'Armenia e l'Asia Minore; e si dichiara pronto ad esaminare con cura l'articolo in cui sarà formulata. Benchè gli interes~i che ha l'Austria-Ungheria nell'impero ottomano si accentrino nella Bulgaria, pure il conte Kalnoky comprende che gli interessi dell'Inghilterra si portino piuttosto .sulle rive asiatiche dell'Eusino, ·tanto più che, com'è noto, la Russia cerca di esercitare un predominio sul sultano per accaparrare, a suo vantaggio, la influenza del Califfato sulle popolazioni mussulmane. Del resto la controproposta inglese è giustificata dal trattato di Berlino che si occupa anche dell'Asia Minore •.

Ebbi l'onore di partecipare ieri sera ciò che precede all'E. V. col telegrafo.

Devo aggiungere che, da quanto mi ha detto quest'oggi il conte di Hatzfeldt, lord Salisbury si occupa in questo momento del nuovo testo di disegno di Convenzione. Secondo l'ambasciatore di Germania Sua Signoria inclinerebbe per la stipu1azione di un solo accordo, in conformità del pensiero degli ambasciatori delle tre potenze a Costantinopoli. Si deciderebbe in seguito se e quando converrebbe informare il Sultano dell'accordo e invitarlo a farvi adesione. Si potrebbe anche allora stipulare, se necessado, un'altra Convenzione.

Siccome lord Salisbury si trova al castello di Hatzfeldt non ho potuto avere quest'oggi alcuna conferma delle cose dettemi dall'ambasciatore di Germania

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IL MINISTRO A BELGRADO, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 56. Belgrado, 17 novembre 1887.

Porgo sentiti ringraziamenti a V. E. per avermi comunicato, col dispaccio

n. 22 del 3 corrente (1), le informazioni fornitele dal R. Incaricato d'Affari a Vienna intorno alle attuale disposizioni d'animo del Re di Serbia.

È positivo, e S. M., del resto, non ne fa punto mistero nei suoi colloqui coi Rappresentanti Esteri, che Re Milano, ad onta della presenza del Signor Ristitch al potere, e forse in causa di essa, si mostra più che mai ligio alla politica del Gabinetto di Vienna. Egli non ammette altra via di salvezza per la Serbia che l'intimo accordo con l'Austria-Ungheria, e deplora quindi, talvolta in termini assai severi, che la quasi totalità della nazione fuorviata dai suoi sentimenti slavi, d~sconosca i propri interessi al punto da preferire l'alleanza russa all'austro-ungarica. In quest'ordine di idee S. M. giudica ben più savia la condotta dei Bulgari che, ispirandosi a sentimenti di vero nazionalismo, van da due anni lottando per emanciparsi dalla Russia. Il grande, l'unico obiettivo dei popoli balCanici dovrebb'essere, secondo Re Milano, di costituirsi in nazioni abbastanza forti da poter viv,ere di vita propria, senza dover subire l'influenza della Russia, affine di non essere travolti nela catastrofe, il giorno inevitabile, e forse non lontano, nel quale crollerà il colosso moscovita.

Non è agevol cosa di formarsi un criterio esatto delle intenzioni del Re di Serbia, perchè questo Sovrano, mentr,e ostenta la massima franchezza nelle sue enunciazioni, tradisce una speciale tendenza a nascondere il proprio pensiero od a travisarlo. Non oserei quindi affermare ch'egli sia sincero partigiano della politica che propugna quando S. M. esalta i vantaggi di un pieno accordo della Serbia coll'Austria-Ungheria, lo fa, a mio avviso, non per convinzione ma per ineluttabile necessità. Re Milano sa, anche per recente prova che, quando pure ei volesse ridal1Si in bmccio alla Russia, questa Potenza, che non gli perdona d'aver disertata la sua politica, non gli accorderebbe più nè la sua fiducia nè il suo appoggio. E d'altra parte, ancorchè si voglia escludere l'esistenza di un patto segreto che leghi la Serbia all'Austria-Ungheria, S. M. si è in cotal guisa personalmente compromesso col Gabinetto di Vienna da non poter più ritra11si senza danno e senza disdoro. Re Milano, divenuto, per la sua condotta e pubblica e privata, impopolarissimo in Serbia, sente che l'unico suo appoggio al presente ed all'avvenire è l'Austria-Ungheria, ed all'Austria-Ungheria si tiene avvinto, non foss'altro nella speranza che, venendo a suonare, com',egli sempre paventa, l'ora nefasta per lui e per la sua dinastia, il Gabinetto di Vienna e la Corte Imperiale non lasceranno nell'abbandono chi, per mantenersi fedele amico, sacrificava e popolarità e corona.

(l) Non pubblicato.

315

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Vienna, 18 novembre 1887, ore 17,30 (per ore 20,10).

Dans la séance d'hier de la Délégation autrichienne, l'abbé Hauswirth. un des députés de Vienne, formula le voeu que le Pape puisse avoir une résidence indépendante.

Le député de la minorité Demel répondit que le Pape actuel, sans pouvoir temporel, était plus puissant et avait plus d'autorité que son prédécesseur quand il avait le pouvoir temporel, et que d'ailleurs l'Italie qui devait sa force à son unité ne serait jamais, dans les luttes futures, du còté de ceux qui tendraient à reconstituer le pouvoir temporel. L'incident n'eut pas de suite et la discussion a été close.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

D. 377/133. Roma, 18 novembre 1887.

Con dispaccio del 6 di questo mese (l) pregavo V. E. di trovar modo che venisse sotto gli occhi della Sublime Porta la singolare indicazione contenuta in una recente carta del Perthes, secondo la quale, consenziente il pascià di Tripoli, il confine orientale della Tunisia sarebbe riportato fino al Uadi Mokta, con notevole espansione anche verso l'interno.

Intorno a questo stesso argomento ricevo ora dal R. console generale in Tripoli un rapporto di cui qui acchiudo copia (2). Secondo le informazioni raccolte in quel rapporto, la cosa avrebbe gravità ben maggiore. Non tratterebbesi più di semplice indicazione cartografica, priva d'ogni carattere officiale, ma sarebbe oramai accertato il disegno della Francia di annettere al suo protettorato tunisino una notevole zona di territorio direttamente soggetta alla sovranità del Sultano; e già si appresterebbero opere di fortificazione a Gemila, località posta in quella zona, e colla violenza si respingerebbe ogni tentativo, da parte delle autorità turche, di esercitare, sopra quella zona stessa, atti di amministrazione.. Nè, di fronte a simili invadimenti, il pascià di Tripoli si mostra abbastanza conscio del dovere, che gli incomberebbe, di tutelare, con vigile efficacia, i

d~ritti del suo signore.

Per quanto ci concerne, e dal punto di vista dell'equilibr.io nel Mediterraneo che vogliamo ad ogni costo mantenuto, non possiamo che dichiarare fin d'ora senza giuridico valore ogni tentativo, da parte di altra potenza, di alterare la presente situazione territoriale nella Tripolitania. Però stimiamo, del pari, essere, da parte nostra, debito di amicizia il non lasciare ignorare alla Sublime Porta ciò che si sta preparando a suo danno, e che essa dovrebbe energicamente contrastare, come ne ha indubbiamente il diritto ed il dovere, prima che i disegni si mutino in fatti compiuti.

V. E. avrà probabilmente consenzienti, in questi officii, i colleghi rappresentanti le potenze che hanno con noi comune, per le cose del Mediterraneo, un programma di pace e di conservazione.

22 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

(l) -Cfr. n. 282. (2) -Non pubblicato.
317

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. CONFIDENZIALE s. N. Roma, 19 novembre 1887.

D'après notre service d'information à Massaua M. Portai est arrivé le 9 au soir à l'Asmara où le 11 arriva aussi Ras-Alula. Celui-ci reçut la mission le 12 mais l'empecha de poursuivre la route vers le Négus. Portai protesta sans ébranler Ras-Alula, qui cependant envoya trois cavaliers au Négus pour demander des instructions. Le 15 au soir la mission était encore à l'Asmara apparemment libre et bien traitée. Nos autorités n'ont pas eu de communications directes avec elle.

318

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1681. Londra, 19 novembre 1887, ore 10,05 (per. ore 15,45).

Ministre d'Angleterre à Madrid a télégraphié que la France avait déclaré que dans le cas d'une réunion de la conférence sur les affaires du Maroc, il serait impossible de limiter la discussion à la question de protection. Ambassadeur d'Allemagne a informé ce soir le Foreign Office que Bismarck et Kalnoky se sont déclarés prets à appuyer toute proposition présentée par l'Italie, Angleterre et l'Espagne. Mon impression est que Salisbury, se sentant soutenu par la plupart des puissances, accepterait tout projet de conférence.

319

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. s. N. Roma, 19 novembre 1887, ore 16,30.

Je vous remercie de votre télégramme chiffré du 18 (l) sur l'incident qui s'était produit la veille à la Délégation autrichienne et que les journaux nous avaient déjà signalé. J'avoue avoir éprouvé quelque étonnement du silence de Kalnoky. Le Gouvernement aurait du ne pas laisser à un député de la minorité le soin de répondre à l'abbé des Bénédictins. Ce fait rapproché de la réunion

cléricale de Linz que le Gouverneur de la province a pu présider en personne, sans encourir de blame, ne peut manquer de donner sujet de joie aux ennemis de notre alliance et aux nòtres, et de produire sur l'opinion publique une facheuse impression. Or, il ne suffit pas que le Gouvernement italien soit convaincu de la bonne amitié du Gouvernement austro-hongrois; il est nécessaire que cette amitié se montre à tous et à toute occasion d'une manière manifeste. Je ne désire pas que vous adressiez une réclamation à Kalnoky, mais je voudrais que vous saisissiez la prochaine occasion favorable pour lui parler à creur ouvert à ce sujet.

(l) Cfr. n. 315.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

(Ed., in traduzione e parzialmente, in LV 60, p. 171)

T. s. N. Roma, 19 novembre 1887.

Faisant suite à mon télégramme de ce matin (l) je ne pense pas vous cacher la crainte que M. Portai s'il pourra accomplir sa mission n'ait à se trouver dans l'impossibilité de revenir à Massaua pour la fin de novembre. Je prévoyais ce qui arrive à présent. Voyez mon télégramme du 22 octobre (2) adressé à M. le Comte Corti par lequel j'exprimais l'avis que M. Portai ne devait pas passer par le camp de Ras-Alula mais qu'il devait choisir une autre voie plus directe. Je dois supposer que le Comte Corti ait donné connaissance du dit avis à Lord Salisbury. Il conviendrait, en tout cas, que vous le rappeliez à Sa Seigneurie afin qu'elle soit bien persuadée que la faute de ce retard ne saurait en rien nous etre imputée. * Exprimez en meme temps à Lord Salisbury notre opinion qu'il serait peut-etre opportun que le Gouvernement Anglais envoyat tout de suite, et par voie différente, un autre messager au Négus pour l'engager à donner des ordres afin que la mission Portai puisse librement rejoindre son camp et en revenir au plus vite possible * (3).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. s. N. Roma, 19 novembre 1887.

Je réponds à votre télégramme du 15 (4), très confidentiel au sujet du Maroc. Nous sommes parfaitement d'accord avec Lord Salisbury à vouloir que le Maroc ne tombe pas dans les mains d'une ou de deux puissances. Comme je

{3) Il brano fra asterischi è omesso in LV. {4) Non pubblicato, ma cfr. n. :no.

vous l'ai dit dans mon télégramme du 12 (l) je suis pret à faire avec l'Angleterre tout ce qui sera nécessaire, le cas écheant, pour que le statu quo, n'y soit pas troublé.

Nous désirons des réformes au Maroc, mais nous croyons qu'il faut se mettre préalablement d'accord sur la nature et la portée de ces réformes. C'est pourquoi nous avons mis pour condition à notre participation à une conférence, que celle-ci ait un programme détérminé à l'avance.

Quant à l'étendue de ce programme, elle nous paraitrait trop restreinte, si il s'en tenait seulement à la question des protections. Il paraitrait d'ailleurs d'après nos informations que le Gouvernement Espagnol considère la maladie du Prince Héréditaire d'Allemagne et l es ..... (2) de Paris comme de nature à retarder la réunion de la conférence pour le Maroc.

(l) -Cfr. n. 317. (2) -Cfr. n. 243.
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L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, RIVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 4546. Berlino, 19 novembre 1887.

Il passaggio dello Czar colla Famiglia Imperiale e la sua fermata a Berlino ebbero luogo con perfetta regolarità e con tutta la pompa che si addiceva alle Auguste Persone degli Ospiti e di Chi li accoglieva, nella giornata di ieri.

S. M. l'Imperatore Guglielmo si era recato a riceverli all'Ambasciata di Russia. Il Principe di Bismarck, il quale aveva fatto annunziare, giorni sono, nella Norddeutsche Allgemeine Zeitung il suo ritorno a Berlino, dietro ordine dell'Imperatore, si recò più tardi ad inscrivere il proprio nome alla detta Ambasciata, atto di ossequio a cui si restrinse, come ne è qui la consuetudine in sifl'atte circostanze, il Corpo diplomatico, ed in seguito ebbe una conferenza abbastanza lunga collo Czar, avendogli questi fatto esprimere il desiderio di parlargli.

Le informazioni che ho potuto già fin d'ora attingere, a sicura fonte, sopra tale colloquio ed in genere sul linguaggio tenuto dallo Czar durante la sua fermata in Berlino, mi permettono di far conoscere a V. E. che vi è largamente predominata la nota delle assicurazioni pacifiche. Confermasi, del resto, da ogni parte, il concetto che dal fatto di questa visita dell'Imperatore di Russia all'Augusto prozio, non abbia a derivare alcun mutamento di qualche entità nell'atteggiamento reciproco dei due Governi e dei due Paesi. Forse una qualche minore asprezza di invettive da parte della stampa russa all'indirizzo della Germania potrebbe esserne la conseguenza, ma disgraziatamente nascono, ad ogni piè sospinto, dei fatti che sembrano espressamente destinati a produrre l'effetto contrario, come quello, per esempio, delle recenti misure prese dalla Banca tedesca dell'Impero riguardo ai valori russi.

Il linguaggio dei giornali russi aveva assunto da ultimo tale carattere di violenza da far dire alla Kolnische Zeitung potersi quasi arguire dal tenore di esso che lo Czar venisse a Berlino a portare una dichiarazione di guerra.

Il Signore de Giers, come già lo aveva annunziato il telegramma (l) da Pietroburgo comunicatomi da V. E. il 3 di questo mese, non apparve a Berlino in questa occasione.

(l) -Non pubblicato. (2) -Manca.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 58, pp. 505-507)

R. 134. Costantinopoli, 19 novembre 1887.

L'Ambasciatore di Francia ha comunicato ufficialmente alla Porta il progetto di convenzione per il Canale di Suez, sabato 12 corrente, avvertendo che le analoghe comunicazioni alle altre Potenze non verrebbero fatte se non alcuni giorni più tardi. Al progetto di convenzione è annessa copia d'un dispaccio, col quale Lord Salisbury aveva incaricato il Signor Egerton di sottoporre al Signor Flourens il progetto stesso, quale era stato negoziato confidenzialmente a Dieppe col Signor di Chaudordy. In quel dispaccio Lord Salisbury dopo avere ricordato i precedenti della questione speciale del Canale dice:

• -Nel sottoporre questa proposta al Signor Flourens, è mio dovere rinnovare i termini d'una riserva fatta senza alcuna opposizione da qualsiasi parte, da Sir Julian Pauncefote alla chiusura delle sedute della Commissione del 1885: • -les délégués de la Grande Bretagne en présentant ce texte de traité camme le régime définitif destiné à garantir le libre usage du Canal de Suez, pensent qu'il est de leur devoir de formuler une réserve générale quant à l'application de ses dispositions en tant qu'elles ne seraient pas compatibles avec l'état transitoire et exceptionnel où se trouve actuellement l'Egypte, et qu'elles pourraient entraver la liberté d'action de leur gouvernement pendant la période d'occupation de l'Egypte par les forces de Sa Majesté Britannique ».

Tale riserva del gabinetto britannico è giudicata dalla Porta togliere efficacia alla Convenzione sul Canale finchè continui l'occupazione inglese in Egitto; ed il fatto che il governo francese ne dà esso stesso comunicazione alla Porta, è considerato qui come conferma del proposito della Francia d'insistere perchè tale convenzione venga completata con un accordo per lo sgombro.

L'Ambasciatore d'Inghilterra avendo ricevuto dal suo governo l'istruzione di prestare un appoggio generico al progetto, si è recato lunedì 14 alla Porta per adempiere a tale incarico. Said Pascià si dimostrò piuttosto disposto all'accettazione, dicendo avere osservato sin dal 1882, come ogni qualvolta la Turchia aveva declinato, pur con valevoli ragioni, una proposta inglese circa l'Egitto,

avesse poi avuto motivo di rammarico. Il Gran Vizir invece manifestò a Sir

W. White una marcata esitazione ad approvare il progetto, e gli domandò se il governo Britannico sarebbe ancora disposto allo scambio delle ratifiche per la Convenzione Drummond Wolff, quando il Sultano vi si decidesse. Al che l'Ambasciatore replicò non avere nessun indizio in tal senso, sembrandogli anzi che l'abbandono di quella Convenzione per le difficoltà opposte dalla Porta non fosse stato punto rimpianto dall'opinione pubblica in Inghilterra, e fece intendere come lasciando la Porta giudice dell'utilità di riaprire il negoziato a Londra, egli per parte sua non avrebbe accettato entrature al riguardo.

Il linguaggio che Sir White ebbe occasione di tenere col nostro Collega di Russia fu tale da porre in chiaro come il progetto consentito dall'Inghilterra sulle istanze del governo francese sia, nello stesso spirito di condiscendenza, appoggiato presso la Porta da questa Ambasciata Britannica, senza che se ne possa dedurre che abbia a considerarsi come uno scacco per gli interessi inglesi l'opposizione che detto progetto incontrasse da qualsiasi parte.

Il Signor di Radowitz crede probabile che la Russia consigli confidenzialmente al Sultano di non accettare il progetto sul Canale fino a che non sia intervenuto un accordo per lo sgombro.

Fino ad oggi la Porta non ha dato forma definitiva alle modificazioni che dimostra avere in animo di proporre circa varii articoli del progetto di convenzione; ma è notoriamente propensa a chiedere almeno che la presidenza dei Rappresentanti delle Potenze in Egitto, quando si riuniscano in virtù della convenzione per quistioni relative al Canale, sia conferita ad uno speciale delegato turco, come fu chiesto nel 1885 dai delegati francesi ed italiani, contrariamente al progetto inglese, nella Conferenza di Parigi. Ad ogni modo si debbono prevedere tergiversazioni della Porta, verso le quali i miei Colleghi di Germania e d'Austria-Ungheria pigliano sin da ora un contegno d'intiera indifferenza.

(l) Non pubblicato.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, RIVA

T. CONFIDENZIALE 917 bis. Roma, 20 novembre 1887, ore 16.

J'ai eu par les représentants d'Angleterre et de France communication officielle du texte de projet de convention Anglo-Française pour le libre usage du Canal de Suez. Ce projet nous avait été remis officieusement dès le 15 octobre et nous en avions connaissance depuis la mi-septembre. Nous avons donc pu non seulement suivre les négociations, mais aussi examiner à loisir le projet sur lequel les négociations se sont définitivement arretées. Il répond à nos intérets et de meme que nous n'avons pas eu d'objections à soulever pendant qu'on le négociait, nous n'avons pas de difficulté aujourd'hui à le signer.

Veuillez informer confidentiellement de ceci le Cabinet auprès duquel Vous etes accrédité.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. CONFIDENZIALE S. N. Vienna, 20 novembre 1887, ore 17,20 (per. ore 20).

La veille de mon départ pour Milan j'ai appelé verbalement l'attention de Kalnoky sur la présence du Gouverneur de Lintz à la réunion cléricale qu'il n'a cependant pas présidée. Kalnoky m'a dit qu'il en parlerait à Taaffe pour faire donner un avertissement au fonctionnaire et pour prévenir des faits semblables. Je devais en parler à V. E. à Milan, mais j'ai oublié de le faire. Il est probable que l'avertissement a été dmmé, mais comme en tout cas on n'en a rien su, il reste sans signification vis-à-vis du public. Quant à l'incident au sein de la délégation autrichienne, on a ici l'impression qu'une réponse du Gouvernement aurait soulevé une discussion qui aurait pris des grandes proportions et aurait constitué de la part de la majorité, qui est cléricale, une démonstration en faveur du Pape très embarrassante pour le Gouvernement lui-meme. Il y a des circonstances où le silence a son éloquence et constitue un jugement. D'ailleurs, les déclarations favorables à l'Italie n'ont pas manqué cette fois au sein des deux Délégations. Cependant, selon les instructions de V. E., je saisirai la première occasion pour parler à Kalnoky de l'objet de Votre télégramme (1). Je me permets seulement de faire remarquer à V. E. le fait, que Elle connait du reste, savoir que l'ambient clérical en Autriche est aussi étendu que intense et que le Gouvernement impérial peut le modérer peut-etre mais non pas le changer.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Londra, 20 novembre 1887.

J'ai pris lecture télégrammes échangés entre Salisbury et Ministre d'Angleterre à Madrid sur la question conférence. Le 14 courant en réponse au mémorandum Moret, Salisbury a télégraphié que le Gouvernement Anglais n'était pas insensible aux maux causés par le système des protections mais qu'avant d'accepter conférence limitée aux Réformes, Sa Seigneurie croyait utile qu'un rapport fllt rédigé par les représentants puissances à Tanger sur la nature et les limites de ces réformes. Ce n'est qu'hier que Moret, en réponse à cette communication, a déclaré au Ministre d'Angleterre à Madrid que le Gouvernement Espagnolacceptait proposition Salisbury à la condition que le rapport en question fut présenté dans un mois et qu'il fllt entendu que l'Angleterre consentait à une

conférence limitée à la question protection. Moret a ajouté que sur réponse affirmative de Salisbury il aurait soin de se mettre en communication avec les représentants des puissances à Madrid et de proposer que la réunion de la conférence ftlt fixée au mois de mars prochain.

Salisbury étant à la campagne sous-secrétaire d'Etat vient de lui communiquer ce qui précède.

Sous-secrétaire d'Etat m'a dit ne comprenait pas le motif pour lequel Moret remettait la conférence au mois de Mars et m'a confié qu'il se méfiait de ce délai. Il m'a ensuite fait part de son pian qui est le suivant. l) Accepter conférence telle qu'elle est proposée par l'Espagne. 2) Demander au Maroc dans le cours des séances des facilitations commerciales, comme compensation des réformes. 3) Etant probable que le Maroc fit alors une proposition relative au maintien intégrité de l'Empire appuyer vivement proposition intégrité. 4) Prendre initiative de cette proposition dans le cas où, contre toute expectation, le Maroc ne la fit pas.

En conclusion sous-secrétaire d'Etat a ajouté que l'Angleterre étant siìre de l'appui de l'Italie et des puissances allemandes n'aurait lieu de se soucier de l'opposition de la France et que les séances de la Conférence pourraient bien continuer meme dans le cas où le représentant français reçiìt ordre de se retirer.

Après entretien avec sous-secrétaire d'Etat j'ai reçu télégramme (l) de

V. E. au sujet Maroc. J'en ferai demain objet conversation avec Salisbury.

(l) Cfr. n. 319.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

D. 483/475 bis. Roma, 20 novembre 1887.

Le trasmetto, qui unito, copia di un dispaccio che dirigo, in data di oggi, (2) all'Ambasciatore di Sua Maestà a Costantinopoli. A detto dispaccio è annessa copia di un rapporto del R. console a Tripoli.

Ella scorgerà che siamo in presenza di fatti che meritano seria considerazione. È evidente che il governo francese prosegue, anche dalla parte della Tripolitania, un piano d'ingrandimento che le potenze decise a mantenere lo statu quo nel bacino del Mediterraneo, e legate fra loro da impegni reciproci in quell'intento, non possono ammettere. Voglia informarsi se Lord Salisbury è edotto di quanto avviene e dirgli che agli occhi nostri il contegno della Porta è ugualmente riprovevole, sia che lasci fare per connivenza e nella speranza di altri vantaggi da conseguirsi altrove, sia che tolleri per pressione che le si imponga ed a cui non cerchi sottrarsi.

Mi riservo di tornare sull'importante argomento tosto che abbia altre informazioni in proposito.

(l) -Cfr. n. 321. (2) -Cfr. n . .316, che porta però la data del 18 novembre.
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L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 395. Pietroburgo, 20 novembre 1887.

Il decreto apparso in Germania quasi alla vigilia dell'incontro dei due Imperatori, col quale il Governo tedesco condanna all'espulsione i sudditi russi rimasti nella Prussia occidentale, è qui attribuito al consiglio di Bismarck, ed è tacciato di follia.

Questo decreto che segue dappresso la deliberazione presa dalla Banca di Germania contro i fondi russi non accettandoli più come valori di cauzione, irritò l'opinione pubblica di questo paese, che si convince della volontà del Gran Cancelliere d'entrare decisamente in ostilità colla Russia, ·e gettare il guanto di sfida allo Czar, il quale però, qui va ripetendosi, non si degnerà raccogliere il guanto d'un Bismarck.

Le due suddette deliberazioni eccitarono gli animi contro la Germania perchè pubblicate e messe in vigore in un momento inopportuno, quando cioè lo Czar si recava a Berlino. In altra occasione sarebbero forse passate sotto silenzio. La Russia ha molte leggi fatte in odio allo straniero, non si stupisce quindi che altri Stati rendano ai suoi sudditi ugual trattamento.

Generalmente in questi circoli, che s'occupano di politica, si crede che Bismarck non avendo potuto attirare la Russia verso la Germania colle lusinghe, e con una certa condiscendenza sull'eventuale scioglimento delle quistioni orientali, cerchi ora di costringerla a venire a lui colle minaccie e colla guerra economica, avendo unicamente di mira di staccarla, in un modo od in un altro, dalla F·rancia.

Sentii pure a ripetermi più volte che la Russia non ha nulla da aspettarsi di buono dalla Germania sul terreno economico finchè essa avrà per Ministro delle Finanze il Signor Vyschnegradsky. La politica finanziaria della Russia è molto più importante per la Germania che tutte le quistioni bulgare, e la Germania cederebbe piuttosto alla Russia da quella parte che abbandonare le sue finanze. Prima dell'arrivo di Vyschnegradsky al Ministero delle Finanze, i Tedeschi potevano inquietavsi dei deficit russi, dei pagamenti a scadenza esatta, ma erano almeno tranquilli sulle quistioni di tariffe, d'industrie ed anche di Borsa. Dopo il suo arrivo .tutto cambiò, perchè egli fin dal primo giorno si forzò di rompere i legami esistenti da lungo tempo sul terreno economico tra la Russia e la Germania. Non potendo più sperave concessioni dalla parte dei Russi per l'appoggio accordato al loro credito, i Tedeschi si sono rassegnati alla lotta, perchè da essa sperano aver vantaggi finchè la Russia mancherà d'oro e di credito.

Ma i Russi hanno torto di gridare contro la deliberazione della Banca di Germania perchè la Banca di Russia neppure riceve in pegno i fondi tedeschi. La Banca di Germania non ha fatto altro che sopprimere un privilegio, e se è vero che la Russia vuole scuotere il giogo finanziario di Berlino, può ralle

grarsi che la Germania dal canto suo l'aiuti, lo scalmanarsi può lasciar credere che quel giogo sia loro gradevole, e che i Russi tengano ai privilegi che sono ad esso subordinati. Intanto il risultato pratico della politica finanziaria di Vyschnegradsky è il ribasso del corso del rublo credito dell'8 % comparativamente al suo livello sotto il suo predecessore Signor di Bunge, che fu dispensato dall'imperiale servizio, perchè Katkow ed il paese lo trovavano troppo tedesco.

All'arrivo dell'Imperatore, giunto oggi in questa capitale, il Governo russo, dicesi, s'occuperà d'organizzare un sistema di difesa contro le recenti disposizioni adottate dal Gove:mo tedesco contro le finanze russe, di trovare misure aventi lo scopo di rendere i colpi ricevuti, e prendere le precauzioni necessarie per creare al Paese nuove sorgenti d'entrate che lo compensino di quelle, delle quali si vede d'ora in poi privato dalla lotta economica attualmente ing,aggiata.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Costantinopoli (Pera), 21 novembre 1887, ore 10,10.

Une lettre particulière de Lord Salisbury à White annonce l'envoi très prochain à Rome et à Vienne de la rédaction proposée par le Cabinet de

S. James pour nos accords à trois, acceptée déjà en principe, ainsi que V. E. a bien voulu me le télégraphier le 13 novembre (1). Lord Salisbury ajoute que l'Allemagne consultée a donné l'assurance qu'elle adhère à l'accord. Radowitz v,ient de faire au Sultan les communications les plus propres à le convaincre qu'après comme avant le voyage du Czar à Berlin, les quatre puissances <=ont dans la plus étroite union.

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L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1695. Pietroburgo, 21 novembre 1887, ore 14,20 (per. ore 15,35).

Ambassadeur d'Angleterre et Chargé d'Affaires de France ont soumis à Giers, chacun de son còté, la Convention de Suez. Giers a pris du temps pour répondre. Il me revient que le Gouvernement lmpérial n'est pas content de cettE" convention.

(l) Cfr. n. 302.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. s. N. Roma, 21 novembre 1887, ore 18,45.

Je n'ai pu lire sans étonnement le télégramme que V. E. m'a adressé en date du 20 (1).

Je comprends très bien que dans un pays libre on puisse tenir des réunions P1opulaires et qu'on y discute meme des sujets faits pour déplaire à des Gouvernements amis. La meme chose peut se produire dans des assemblées politiques.

Je ne saurais cependant admettre que ces réunions populaires soient présidées par des fonctionnaires publics, ou tenues en leur présence. Je ne 'saurais non plus admettre que, le fait se produisant dans une Assemblée politique, le gouvernement garde le silence.

Si, en Italie, un préfet venait à ,présider une réunion d'irredentisti ou à y assister, je le ,casserai,s. A la Chambre, je n'hésiterais pas à prendre la parole, j'affrontemis la discussion publique et je défendrais l'opinion du Ministère.

Nous sommes pour l'Autriche de loyaux et fidèles alliés, dénoués de préventions et nous voudrions de la part du Gouvernement austro-hongrois la meme franchise et la meme loyauté à notre endroit.

V. E. choisira un moment favorable pour s'exprimer avec Kalnoky dans le sens qui précède. Je suis ,sùr que S. E. ,se persuadera facilement de la nécessité réciproque qu'aucun nuage n'assombrisse notre intimité.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Londra, 21 novembre 1887.

J'ai fait part à Salisbury télégramme V. E. (2) concernant Maroc. Sa Seigneurie qui m'a chargé de vous en remercier m'a confirmé informations contenues dans mon télégramme du 20 courant (3). Il m'a dit que comme V. E.,

• il avait mis pour condition à la conférence que celle-ci eùt un programme déterminé à l'avance • et qu'on aurait pu trouver ce programme dans le rapport des représentants des puissances à Tanger.

Sa Seigneurie a ajouté qu'ayant été aujourd'hui sollicité par l'Espagne de donner une réponse à la communication faite au Ministre d'Angleterre à Ma

drid il avait l'intention de faire savoir à Moret qu'il acceptait conférence mais il ne voyait pas la raison d'en retarder réunion jusqu'à mars prochain. Je saurai demain si ces intentions ont été mises à exécution. Salisbury part ce soir et ne sera de retour que Jeudi. Il verra Goschen demain.

(l) -Cfr. n. 325. (2) -Cfr. n. 321. (3) -Cfr. n. 326.
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L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, RIVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 4547. Berlino, 21 novembre 1887.

Ho raccolto oggi, al Dipartimento Imperiale degli Affari Esteri, circa il recentissimo incontro dei due Imperatori, talune notizie di non dubbio valore, che mi permettono di completare e meglio determinare quelle da me inviate jeri l'altro a V. E. col rapporto n. 4546 (l) di questa serie. La persona che me le ha fornite avendomi espressamente raccomandato che alle medesime abbia ad attribuirsi un carattere prettamente confidenziale, mi corre l'obbligo di pregare V. E. di volerle accogliere sotto tale riserva.

Per quanto ha tratto ai personali rapporti, l'incontro non poteva essere più cordiale ,ed amichevole. Le condizioni particolarmente penose in cui versa, in questo momento, la Famiglia Imperiale di Germania, le dome,stiche peripezie che trattennero quella di Russia a Copenaghen più a lungo di quanto pensava, erano circostanze adatte a circondare la visita d'una speciale irradiazione di intimità. Ma nel campo politico la situazione era, e si mantiene, ben altra.

Lo Czar è trasportato, per la forza della opinione pubblica che predomina nell'Impero, e che egli non riesce a moderare, da una corrente impetuosa di ostilità all'indirizzo della Germania, e forse potrà venir giorno in cui, completamente soverchiato dall'impeto di quelle tendenze, si veda costretto a dar loro uno ,sfogo colle armi in pugno se non direttamente contro la Germania stessa, verso qualche altra direzione dove questa ultima si trovi egualmente chiamata ad intervenire. In questo stato di cose la venuta di quel Sovrano a Berlino e i suoi colloqui coll'Imperatore Guglielmo e col Principe di Bismarck non potevano condurre ad alcun risultato importante.

Veruna speciale questione d'alto ordine fu trattata in quei colloqui. L'Imperatore ed il Cancelliere parlarono bensì apertamente allo Czar dei trasmodamenti pericolosi della stampa russa e del bisogno di porvi un freno, e ne ricevettero promessa di provvedimenti. Ma che l'effettuazione di queste possa aver luogo, si dubita assai, data la impotenza già dimostrata di farlo, come sarebbe stato più prudente e più saggio, quando il male era meno profondo. In ogni modo non si vuole avere l'aria di far sapere che tali domande e che tali promesse siano avvenute, in riguardo appunto al discredito che si trova implicito

per il Sovrano il cui illimitato potere non è bastato ad ovviare in tempo a quei disordini.

Comunque ,sia, tanto da questo lato, quanto da ogni altro che si riferisce ai discorsi ed agli atti da cui fu ,contraddistinto l'incontro dei due Imperatori, la nota predominante, come già ebbi l'onore di informarne V. E., fu quella delle assicurazioni pacifiche. A tale proposito però devo ora aggiungere una frase degna particolarmente di nota colla quale l'odierno mio interlocutore riassumeva l'informazioni, certamente autentiche, che si era compiaciuto di somministrarmi: • Nonostante le migliori assicurazioni intervenute in questa circostanza, l'impressione prodotta dal linguaggio dello Czar non fu tale da permettere che si accolga l'espressione dei suoi sentimenti pacifici senza riserva •.

(l) Cfr. n. 322.

334

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 60, pp. 172-173)

R. SEGRETO 721. Londra, 21 novembre 1887.

Ho dato oggi lettura a lord Salisbury dei tre telegrammi che l'E. V. si compiacque dirigermi il 19 e il 20 corrente (l) rispetto agli ostacoli frapposti da Ras Alula alla continuazione del viaggio del signor Portai. Il nobile lord fu penosamente impressionato da quei telegrammi.

Egli aveva ricevuto notizie delle traversie sofferte dalla missione nel suo viaggio; ma queste informazioni si riferivano ad un'epoca precedente, e non avevano che un'importanza accessoria. Non così le notizie che giungevano per la via di Massaua.

Tuttavia lord Salisbury mi disse che sperava che Ras Alula non farebbe a]jc:un male al signor Portai (e parte della sua speranza era fondata sulla fedeltà e sulla sagacia di Bruru Worke, che accompagna il signor Portai). Il nobile lord non mi celò però ,che egli temeva che Ras Alula non riuscisse ad impedire la missione dal continuare il suo viaggio.

Avendo chiesto a S. S. di mandare immantinenti un altro messo, e per via differente, al Negus per avvertirlo della missione data dalla Regina al signor Portai ed impegnarlo a dare ordini a Ras AluLa di !asciarla continuare il suo viaggio, S. S. mi disse ,che non vedeva alcuna possibilità di potere attuare quel consiglio. Ad ogni modo, soggiunse che parteciperebbe immantinenti a sir

E. Baring le informazioni contenute nel telegramma dell'E. V. e lo richiederebbe del suo parere circa l'invio di un altro messo al Negus.

Ho saputo che dopo il colloquio avuto con me, lord Salisbury è rimasto molto preoccupato, giacchè, da un lato, egli teme che il signor Portai non sia

ritenuto come ostaggio di Ras Alula e, dall'altro lato, sente diminuire la sua fiducia nella riuscita della missione.

Ciò che lo rassicurerebbe alquanto sono le notizie che gli sono giunte da Roma (non so con qual fondamento di vero) che la nostra spedizione non sarà pronta a cominciare le ostilità prima del 15 dicembre.

(l) Cfr. nn. 317 e 321. Il telegramma del 20 riferiva la comunicazione del Comandante delle truppe in Africa, San Marzano, della presenza del Portai all'Asmara e dell'indugio di Ras Alula nel farlo proseguire. (Si veda LV., p. 171).

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Londra, .22 novembre 1887.

Sous secrétaire d'Etat me dit que le Ministre d'Espagne à Londres l'a informé aujourd'hui que c'était par erreur que le Ministre d'Angleterre à Madrid avait télégraphié au Foreign Office que le Cabinet espagnol proposait de réunir conférence au mois de mars prochain. Contrairement à cette assertion Gouvernement Espagnol proposait de réunir la Conférence dès que le rapport des représentants étrangers à Tanger sera présenté. M. del Mazo ayant insisté pour avoir la réponse de Salisbury à la communication de Moret du 20 courant, sous-secrétaire d'Etat a expédié aujourd'hui à Sir C. Ford télégramme dont voici la substance.

• Gouvernement Anglais approuve la limite d'un mois fixée pour préparation rapport des représentants des puissances à Tanger et accepte que la Conférence soit convoquée dès que le susdit rapport sera reçu et qu'elle se réunisse immédiatement après •.

Il est bien entendu que le Gouvernement Anglais a accepté la conférence limitée à la question des protections avec les arrière-pensées mentionnées dans mon télégramme du 20 (1).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. CONFIDENZIALE S. N. Roma, 23 novembre 1887.

En réponse à votre télégramme d'hier au soir (2) j'approuve que vous teniez à Kalnoky le langage que je vous ai tracé dans mes deux télégrammes (3). V. E. sait aussi bien que moi que la question vaticane, soulevée encore une fois par les lettres de Léon XIII et du Cardinal Rampolla, ne saurait étre

considérée par nous comme une question internationale et que l'Italie ne permettrait jamais à aucun gouvernement étranger de s'y immiscer. C'est une question tout-à-fait intérieure et nous savons parfaitement comment nous y prendre. Nous la traiterons avec calme et fermeté. Mais elle pourrait s'aigrir par des manifestations cléricales à l'étranger, offensives pour les sentiments de la grande majorité de notre pays, d'autant plus que la presse vaticane utilise ces manifestations pour répandre et entretenir dans le public la croyance que le Gouvernement d'Autriche-Hongrie serait toujours pret à coopérer au rétablissement d'un état de choses, que nous considérons comme fini. D'ailleurs, la réunion de Linz et le silence de K<Hnoky aux délégations, rapprochés du refus de l'Empereur de rendre à Rome la visite de Vienne, sont des faits qui se prètent malheureusement à l'équivoque sur les vrais sentiments de l'Autriche-Hongrie à notre égard. C'est donc nécessaire qu'une preuve manifeste, dont je ne crois pas pourtant devoir indiquer la forme, vienne dissiper cette équivoque en démontrant à l'opinion publique italienne que le gouvernement impérial et royal ne partage pas à ce sujet les vues de nos ennemis.

Toutes ces explications seraient sans doute superflues avec Beust qui, en 1870, demandait que les troupes françaises évacuassent Rome et avec Andrassy qui refuse à Decazes de s'associer à la demande française pour le rétablissement du pouvoir temporel. Mais à présent nous avons à traiter avec Kalnoky qui a Taaffe pour collègue et devons agir en conséquence.

En confiant ces observations à V. E., dont la prudence ne s'est jamais démentie, je suis parfaitement sur que vous vous exprimerez avec Kalnoky encore mieux que je ne me suis exprimé avec vous par ce télégramme si hatif.

(l) -Cfr. n. 326. (2) -Non pubblicato. In esso Nigra, annunciando una sua visita a Kalnoky, chiedeva istruzioni telegrafiche. (3) -Cfr. nn. 319 e 331.
337

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. s. N. Roma, 23 novembre 1887.

Veuillez communiquer ce qui suit à Lord Salisbury: D'après nouvelles de bonne source le général San Marzano télégraphie qu'un messager est arrivé le 19 à l'Asmara porteur d'ordres du Négus.

A la suite de ces ordres la mission est repartie le meme jour à midi, escortée par 50 soldats de Ras Alula. Elle se dirigeait vers Adua où le Négus parti contemporaneiment de Debratabor était en train de se rendre.

On suppose que les ordres du Négus on été déterminés par le message envoyé par la voie de Kandern.

338

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, RIVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1716. Berlino, 24 novembre 1887, ore 18,13 (per. ore 20,15).

Le Secrétaire d'Etat vient de me annoncer qu'il a adressé au Comte de Solms une communication lui donnant pour instruction, d'informer V. E., que le Gouvernement Austro-Hongrois a décidé ajourner son acceptation officielle de la Convention arnglo-française pour le canal de Suez jusqu'à ce que la S. Porte se soit prononcée là-dessus. L'Ambassadeur d'Allemagne est chargé en outre de faire connaitre à V. E. à titre de suggestion amicale, que le cabinet de Berlin jugerait à propos qu'une ligne de conduite analogue soit suivie par le Gouvernement du Roi. Cela produirait une impression excellente à Constantin,ople. Le Sultan y verrait en effet une preuve des égards que l'Italie, aussi bien que l'Autriche, lui témoignent en sa qualité de Suzerain et y trouverait, peut-etre, un motif de plus pour apaiser ses soupçons à notre égard.

339

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL MINISTRO DELLA GUERRA, BERTOLE'-VIALE

N. 1002. Roma, 24 novembre 1887.

È giunto da Aden pochi giorni or sono, un telegramma (l) che il Conte Antonelli aveva incaricato quel R. Console di inoltrare a Roma. Alcun errore di trasmissione l'aveva reso meno intelligibile.

Ricevo ora dal Conte Antonelli una lettera 9 ottobre (2), con le due precedenti (19 e 22 settembre) (3) del Conte Antonelli, che comunicai a V. E. con nota di jeri n. 998 (4) si trae oramai un preciso concetto della situazione.

Re Menelik dopo essersi consultato coi suoi Capi circa le proposizioni del Conte Antonelli, ha risoluto di offrire la propria mediazione, per la conclusione della pace, tanto all'Italia quanto al Negus. Un corriere del Re aspetta alle coste la nostra risposta. Il Conte Antonelli attende istruzioni manifestando l'intenzione di seguire Re Menelik, qualora questi si rechi, per la mediazione, presso il Negus.

Ed ora conviene deliberare.

È manifesto che noi non possiamo accettare la mediazione di Re Menelik. Indipendentemente dalle considerazioni attinenti alla dignità nostra ed alla posizione del Sovrano di Scioa rimpetto al Negus, che sarebbe superfluo enu

merare, basta, ad eliminare la possibilità di una mediazione scioana, il fatto della mediazione britannica, la quale già trovasi in via di attuazione, e che certo importa di non intralciare. Però neppure conviene rispondere alla offerta di Re Menelik in modo tale che offenda la sua suscettibilità e spinga quel Principe, d'animo titubante e dubbioso, a piegare completamente verso il Negus, recandogli non solo il contingente materiale delle proprie forze, ma altresì il oonforto morale di una piena sicurezza dalla parte del sud.

Potrebbe forse conciliare ogni esigenza una risposta che esprima animo grato per l'offerta, aggiungendo: l'Italia essere oramai impegnata in una azione militare che non potrebbe interrompersi, nè rallentarsi; Re Menelik potere tuttavia r·endere servizio al Negus con l'indurlo a chiederci la pace.

Mi sembra, poi, doversi assolutamente inibire al Conte Antonelli di trasferirsi presso la Corte del Negus, ove sarebbe certo trattenuto in ostaggio, creando, a nostro danno, gravissime complicazioni.

Infine giova pure porgere al Conte Antonelli alcuna risposta circa i doni. Manca ragione di modificare la concordata deliberazione di nulla inviare allo Scioa fino a cose più chiare. Però parrebbe atto di buona politica lasciare intendere fin d'ora, a Re Menelik che, quando sia onorevolmente finita la nostra guerra con l'Abissinia, prenderemo in benevola considerazione i suoi desideri, cosi per le armi e altre provviste, come per i donativi da distribuire alla Corte ed ai Capi.

Se V. E. stima di poter meco consentire nei concetti qui esposti, mi incaricherei di redigere le istruzioni da telegrafarsi (beneinteso in cifra) ad Aden, acciò pervengano al Conte Antonelli tanto per la via di Zeiba Harrar quanto per la via di Assab-Aussa.

(l) -Cfr. n. 276. (2) -Cfr. LV 60, p. 173. (3) -La prima lettera è il doc. n. 163. (4) -Non pubblicata.
340

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 281. Vienna, 24 novembre 1887.

Conformandomi alle istruzioni che l'E. V. m'impartiva con telegramma del 19 corrente (1), approfittai della occasione ch'ebbi oggi di vedere il Conte Kalnoky per intrattenerlo intorno alla riunione clericale di Linz, alla quale prese parte il Governatore dell'Alta Austria, Barone Weber, e intorno al silenzio tenuto dal Ministero nella Delegazione Austriaca all'occasione dei voti espressi dal Delegato Abate Hauswirth in favore dell'indipendenza e libertà del Papa. Al primo fatto si riferiva il Rapporto di questa R. Ambasciata Serie Politica 262, del 16 ottobre scorso (2), al secondo il mio telegramma del [18] Novembre e quelli dell'E. V. del 19 e 21 corrente (3).

23 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

Cominciai col ricordare al Conte Kalnoky la riunione presieduta dal Vescovo di Linz in presenza del Governatore, riunione nella quale era stato adottato all'unanimità un voto sulla proposta del Vescovo in favore del potere temporale, e rammentai a S. E. che fin da quando questo fatto era venuto a mia notizia io lo avea segnalato alla sua attenzione, colla persuasione che avrebbe provocato i provvedimenti necessarii perchè il Governatore fosse richiamato all'osservanza dei proprii doveri e perchè l'esempio non fosse seguito altrove. Dissi al Conte Kalnoky che il silenzio osservato dal Ministero in seno alla Delegazione Austriaca all'occasione del discorso dell'abate Hauswirth, ravvicinato al fatto precedente, aveva prodotto una penosa impressione in Italia, non solo sul Governo, ma più ancora nella opinione pubblica del Paese, come avea prodotto una soddisfazione manifesta nei nemici della nostra Alleanza.

L'ltaUa, gli dissi, è per l'Austria un'alleata leale e fedele, senza prevenzioni, il Governo del Re è convinto della amicizia sincera del Governo AustroUngarico, ma non basta che di ques'tl sentimenti sia convinto il Governo del Re, occol.'re che essi si manifestino, per ,rassicurare l'opinione pubblica in Italia. Se un Prefetto d'una provincia italiana assistesse ad una riunione ostile al~·Austria, il Governo del Re non mancherebbe di punirlo e non esiterebbe a manifestare la sua opinione in Parlamento. Io ero stato incaricato, soggiunsi, dall'E. V. di parlargli di tutto ciò a cuore aperto e colla massima confidenza, e gli dissi che Ella era persuasa che il Conte Kalnoky si troverebbe d'accordo sulla convenienza reciproca di evitare tutto ciò che possa nuocere alla intimità dei due Governi.

Il Conte Kalnoky mi rispose che appena io gli avea segnalato la riunione di Linz s'era affrettato a scriverne a S. E. il Conte Taaffe, Presidente del Consiglio dei Ministri Austriaci e Ministro dell'Intemo. Il Conte Taaffe in effetto avea disapprovato il procedere scorretto ed illegale del Governatore ed avea diramato una circolare ai Capi delle Provincie da lui dipendenti nello scopo d'impedire il rinnovamento di simili fatti per l'avvenire. Passando al discorso dell'abate Hauswirth, il Conte Kalnoky osservò che aveva creduto non doverlo rilevare con una sua risposta, appunto per non provocare in seno alla Delegazione Austriaca, la di cui maggioranza è notoriamente clericale, una discussione che avrebbe potuto essere, malgrado qualsiasi dichiarazione del Governo, sgradevole all'Italia, e specialmente sotto ogni riguardo. D'altronde, seguitò il Conte Kalnoky, l'oratore parlò dell'Italia in termini convenevolissimi, approvando l'alleanza senza riserva, non pronunziando punto la parola potere temporale, e limitandosi ad esprimere un desiderio del cuore, affatto personale, ed in sua qualità di prete, in favore della libertà e dell'indipendenza del Papa. La moderazione del suo linguaggio spiacque anzi a molte persone del suo partito.

Nel corso della conversazione il Conte Kalnoky ricordò l'incidente sorto nel Senato Italiano all'occasione d'un discorso del Signor Tecchio Presidente dello stesso Senato. Gli feci osservare che le parole dell'antico presidente del nostro Senato erano state sconfessate dal Governo del Re. Il Conte Kalnoky ne convenne, ma notò che i Ministri presenti in quella ,seduta non avevano preso la parola per disapprovare il Presidente. Il Ministro Imperiale espresse poi, in termini calorosi, il desiderio che i due Governi non si mostrino troppo suscettibili per incidenti che possono prodursi, contro la loro volontà, nei due Paesi.

Egli osservò che da qualche anno le dimostrazioni irredentiste in Italia e clericali in Austria-Ungheria aveano assai diminuito d'intensità e che le attuali dimostrazioni e quelle che devono ancora aver luogo a Vienna, in Galizia e altrove, avevano per punto di partenza il Giubileo del Papa, ma soggiunse che egli credeva che fra qualche mese tutto questo movimento cesserebbe di per sè colla occasione che lo provocò, senza lasciare conseguenze apprezzabili, pllirchè non se ne voglia fare presso di noi una grossa questione.

Ho insistito presso il Conte Kalnoky sulla osservazione contenuta nei telegrammi dell'E. V., secondo cui qui si trattava dopo tutto non tanto di rassicurare i Governi i quali non dubitano dei loro sentimenti reciproci, ma l'opinione pubblica nei due Paesi e specialmente in Italia. Dissi del resto, al Ministro Imperiale che avrei riferito le sue proprie parole all'E. V., e che mi riservava di comunicargli, se occorreva, la di Lei risposta, ma che fin d'ora io poteva rispondere del di Lei sincero desiderio di non veder sorgere nubi anche passeggere fra noi.

Questo medesimo passo ch'io facevo presso di lui, in tutta confidenza, ne era una prova, ,e non doveva essere altrimenti interpretato. Tutta questa conversazione fu fatta in termini e con ispirito di reciproca fiducia. Mi sono particolarmente applicato a rendermi presso il Conte K<Unoky interprete sincero del pensiero che spinse V. E. a toccare una quistione come la presente.

Ho mandato a V. E. oggi stesso un sunto di tutto ciò per telegrafo. Unisco per ogni buon fine il rendimento del discorso dell'abate Hauswirth.

P. S. -Il mio telegramma di ieri era già spedito, e il presente rapporto compilato, quando mi giunse questa mattina il telegramma di V. E. di ieri sera (1), col quale Ella risponde alla interrogazione da me fattale, se convenisse formulare qualche domanda al Conte K<Hnoky.

L'E. V. osserva che i fatti accennati in questo rapporto e altri ancora sono messi a profitto dalla stampa clericale per snaturare i veri sentimenti del Governo Austro-Ungarico rispetto all'Italia, e che essi si prestano difatti a far nascere nella pubblica opinione il dubbio su questi sentimenti. Ella crede quindi che sarebbe d'uopo che una prova manifesta, della quale Ella s'astiene con molta convenienza di indicare la forma, venisse a dissipare il dubbio mostrando alla pubblica opinione italiana che il Governo Imperiale non partecipa, su questo proposito, alle viste dei nostri nemici.

L'E. V. noterà senza dubbio che questo pensiero fu già da me accennato al Conte Kalnoky quando gli dissi che si trattava sopra tutto di rassicurare l'opinione pubblica in Italia. Ma spero di avere una prossima occasione di spiegare questo punto nel modo più preciso indicato nel di Lei telegramma di ieri sera. Del resto la manifestazione di cui si tratta avrebbe tanto maggior valore quanto più fosse spontanea e non chiesta nè suggerita.

In questo stesso telegramma l'E. V. ricorda che la questione Vaticana non può essere considerata da noi come una questione internazionale e che il

Governo Italiano non ammette a questo riguardo nessuna ingerenza di Governi esteri. Questo dev'essere un dogma per la diplomazia italiana, e per mio conto, Ella lo sa, non ammetto discussione in proposito. Il Governo AustroUngarico non ignora questa nostra convinzione e non ha mai fatto riserve, ch'io sappia, a questo riguardo. Ma appunto perchè non accettiamo in ciò ingerenze di Governi esteri, dobbiamo desiderare di parlarne con questi Governi il meno che sia possibile. Nella presente occasione l'E. V. ha creduto che fosse necessario di rompere il silenzio col Governo Austro-Ungarico. Ella che ha la responsabilità del governo e si trova alle prese colle difficoltà e di fronte alle ingerenze della opinione del Paese, è il miglior giudice della cosa. Le Sue istruzioni furono adunque eseguite e lo saranno in seguito con quello stesso spirito che le ha dettate.

(l) -Cfr. n. 319. (2) -Cfr. n. 231. (3) -Cfr. nn. 315, 319 e 331.

(l) Cfr. n. 336.

341

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, RIVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 4551. Berlino, 24 novembre 1887.

Mi affretto a trasmettere a V. E. il qui unito testo ufficiale (l) del discorso del Trono, col quale è stata oggi inaugurata, in nome di S. M. l'Imperatore, la sessione del Reichstag tedesco.

Salvo la parte .che rispetta la trattazione degli affari interni dell'Impero, sono particolarmente degni di nota, in questo discorso, il principio e la chiusa. Il primo ha tratto alla grave afflizione, da cui S. M. l'Imperatore e l'Imperiale Famiglia, non che l'intero popolo tedesco, sono colpiti per la funesta malattia del Principe ereditario. La chiusa, poi, si aggira sull'argomento della politica estera dell'Impero, e fa risaltare come questa siasi con successo adoperata a l'afforzare la pace in Europa, mediante amichevoli rapporti con tutte le Potenze e mediante trattati ed alleanze, che hanno per iscopo di allontanare i pericoli della guerra e respingere in comune, occorrendo, le ingiuste aggressioni. L'Impero Germanico non ha alcuna tendenza aggressiva, nè alcun bisogno cui cercare soddisfacimento mercè la fortuna delle armi. La velleità anticristiana di attaccare di sorpresa i popoli limitrofi, è straniera al carattere tedesco, e nè la costituzione dell'Impero, nè l'ordinamento de' suoi eser.citi hanno di mira il turbamento della pace dei vicini. Ma nell'impedire che la pace si turbi, e nella tutela della propria indipendenza, la Germania è forte, e vuole tanto esserlo, coll'aiuto di Dio, da poter affrontare con tranquillità qualsivoglia pericolo.

(l) Non pubblicato.

342

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

T. 925. Roma, 25 novembre 1887, ore 16.

Notre adhésion est en principe acquise à la convention pour le Canal de Suez, et je pense que la S. Porte, après ses hésitations habituelles, finira par y adhérer. Conclue sans elle, la convention n'est assurément pas conclue contre elle. Les droits du Sultan y sont exp1icitement reconnus et ses susceptibilités habilement ménagées. Par égard cependant pour le Sultan, j'ai ajourné mon acceptation officielle. Informez-moi des humeurs qui règnent soit au Palais, soit à la S. Porte. A ce sujet veuillez vous mettre et rester d'accord avec votre collègue d'Allemagne.

343

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, RIVA.

T. s. N. Roma, 26 novembre 1887, ore 16,30.

Le Cabinet de Madrid m'a fait exprimer le désir d'élever la Légation d'Espagne à Rome au grade d'Ambassade. La raison de cette mesure est de soustraire la Légation espagnole auprès du Quirinal à l'état d'infériorité dans lequel elle se trouve vis-à-vis de l'Ambassade auprès du Vatican. Appréciant cet argument, je me suis montré en principe favorable à cette proposition. Le Comte de Rascon a ajouté que son Gouvernement ferait des démarches analogues à Berlin et à Vienne, je vous prie de vous informer là-dessus et de me faire connaitre quel accueil est fait à ces démarches.

344

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 971. Parigi, 26 novembre 1887.

Ho l'onore di prevenire l'E.V. che spedisco col corriere un rotolo contenente parecchi fogli della gran carta d'Africa che si sta ora compilando presso questo ministero della guerra dalla direzione del servizio geografico.

Fra essi due si riferiscono a Tunisi e a Tripoli. In quest'ultimo è segnata la linea di confine testè tracdata dalla Francia fra quelle due Reggenze, ed ha in conseguenza attinenza colla quistione che forma oggetto dei nostri documenti diplomatici stampati coll'indicazione: spostamento del confine tra Tripoli e Tunisi (1). Prima che questi mi giungessero ieri mattina, io avevo già fatto osservare ad uno dei compilatori della carta, che la linea di confine delineata si sbizzarriva alquanto e non corrispondeva appieno, in varie parti, alle indicazioni naturali della topografia dei luoghi. A queste osservazioni il mio interlocutore mi rispondeva che lungo la frontiera risiedono diverse tribù che si dicono .indipendenti e sono di frequente in guerra fra loro e soggette a reciproche scorrerie e depredazioni, senza che l'autorità del governo turco abbia potuto finora mettervi un freno. In conseguenza, le tribù più vicine alla Tunisia Ijicorsero alla protezione della Francia per stare in pace. Non potrei dire se quei ricorsi furono molto spontanei e se non fossero agevolati o da blandizie

o da minaccie delle autorità francesi. Comunque sia, fatto sta che ora esse sono considerate come incorporate alla Tunisia, per cui i loro territori figurano nella carta come facenti parte di questa Reggen2!a. Non è probabile che quel genere di annessione faccia interamente cessare le lamentate scorrerie, ad onta dei posti fortificati che saranno probabilmente distribuiti lungo la frontiera.

345

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL MINISTRO DELLA GUERRA, BERTOLE'-VIALE

N. 1005. Roma, 27 novembre 1887.

In seguito alla nota in data del 24 corrente n. 5074 riservatissima (2), con la quale V. E. mi significava, salvo lievi varianti, il suo consenso al tenore delle istruzioni da impartirsi al Conte Antonelli, ho spedito al R. Console in Aden, con istruzioni di inoltrarlo al Conte Antonelli, tanto per la via di ZeilaHarrar, quanto per la via di Assab-Aussa, il seguente telegramma (3):

• Rispondo telegramma lettera nove ottobre.

Voglia ringraziare Re Menelik dicendogli operazioni militari contro Abis

sinia oramai iniziate, impossibile interromperle rallentarle, però egli potrebbe

ancora rendere al Negus grande servizio, consigliandolo chiedere pace.

Aggiungo tre avvertenze per Lei: Primo: inibisco recarsi presso Negus

esponendosi essere trattenuto ostaggio creandoci nuova complicazione; Secondo:

Inghilterra intraprese presso Negus mediazione che importa non intralciare;

Terzo : Lasci sperare Re Menelik prenderemo in constderazione, dopo guerra

finita, suoi desideri per ordinazioni e donativi, ma eviti impegno formale per

armi, deliberazione dovendo dipendere anche dopo conclusa pace, dai nostri

ulteriori rapporti con Abissmia.

Rinnovo a Lei ringraziamenti per particolare preziosa cooperazione.

Crispi •.

Gioverebbe ora che il R. Comando Superiore in Massaua ricevesse cenno sommario, per telegrafo, di queste istruzioni impartite al Conte Antonelli nonchè, per la posta, maggiori spiegazioni, le quali potrebbero essergli procacciate mediante comunicazione delle note scambiate tra i due Ministeri.

(l) -Docc. nn. 282 e 316, rapporto del R. Console a Tripoli (10 novembre), rapporto di Blanc (11 novembre, che informava Crispi della richiesta di spiegazioni a Tripoli da partedella S. Porta); gli ultimi due non pubblicati. (2) -Non pubblicata. (3) -Cfr. LV 60, pp. 174-175.
346

L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, SOLMS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Traduzione)

SEGRETO. Roma, 27 novembre 1887.

Pour le cas où les efforts des puissances alliées de maintenir la paix Européenne resteraient infructueux il faudrait prendre en considération les éventualités suivantes:

l) Une guerre entre l'Italie et l'Allemagne d'une part et la France de l'autre sans la participation de l'Autriche et de l'Angleterre, dans laquelle il s'agirait d'une défense contre la France.

2) La participation de l'Autriche et par conséquent celle de la Russie dès le commencement de la guerre.

3) Que la participation de l'Angleterre nous procure la supériorité par mer et par conséquent la possibilité de débarquements des troupes Italiennes à chaque point voulu de la cote française et meme de celle de la Russie si la Turquie prenait part à la guerre.

En ce qui concerne la première éventualité, celle d'une guerre provoquée par la France, il est évident que pour l'Italie et pour l'Allemagne la combinaison d'un pian de campagne est d'une haute importance.

Il est à prévoir que pour un cas de guerre la France tiendra prete une armée dans le Midi, mais qu'elle réunira sa principale force armée dans le Nord où elle court un danger plus considérable.

Dans le cas où les Français prendraient l'offensive par dessus les Alpes ils se trouveraient dans la plaine du Po en face de l'armée Italienne avec tout son effectif de 15 Corps d'armée. Ils rencontreront la meme supériorité dans la Lombardie, si, en violant la neutralité, ils s'avançaient par la Suisse. Ils se mettraient alors sur les bras un nouveau ennemi dont la résistance n'est pas à dédaigner, et ils devraient s'affaiblir considérablement en occupant le Pays pour protéger leurs communications.

C'est justement la Suisse neutre qui procure un avantage à la France en séparant les sphères d'opérations des adversaires alliés et en écartant pour un certain temps leur coopération immédiate; et comme la Suisse est parfaitement armée et décidée à défendre cette neutralité, il est invraisemblable qu'on la méprise de quel còté que ce soit.

Dans le Midi la France peut d'autant plus facilement se tenir sur la défensive que dans la première période de la guerre on ne peut pas s'y attendre à de grandes actions décisives, tandis que dans le Nord ces dernières doivent se produire immédiatement au premier passage de la frontière.

Protégée de cette façon contre une invasion du propre pays, la situation devient du còté de l'Italie favorable à une irruption dans le midi de la France.

Il est vrai que les routes les plus praticables à travers les Alpes occidentales, celle du Petit Saint Bernard, du Mont Cénis et du Mont Genèvre sont barrées par de puissantes fortifications françaises et qu'elles conduisent finalement à Briançon ainsi qu'à Grenoble qui est solidement fortifié. Mais sur la route du Mont Argentier et sur quelques passages rapprochés au Sud qui peuvent ètre rendus praticables sans de grandes difficultés, se trouvent deux forts qui ne pourront à peine presenter une résistance durable. La continuation de la marche soit à l'ouest vers le Rhòne, soit au Midi vers Nice ne rencontre pas d'obstacles fortifiés.

De mème les fortifications destinées à barrer les routes conduisant du Col de Tenda vers le Midi et celle le long de la Riviera, nécessitent d'après l'aveu français d'ètre considérablement agrandies pour remplir le but.

Les troupes des Alpes de l'Armée Italienne, si merveilleusement organisées, pourront écarter la résistance qu'elles trouveront dans les différents passages mèmes. Mais alors l'armée entrera dans un vaste pays montagneux dans lequel ni l'agresseur ni le défenseur ne pourra développer des masses. Il s'agira autour des différentes positions d'une série de combats plus ou moins grands dans lesquelles la supériorité numérique sera du còté des Italiens, méme s'ils s'avançaient avec une partie de l'armée dans le plus grand nombre possible de colonnes.

D'après nos rapports les Français avaient destiné pour se garantir contre l'Italie, deux Corps d'armée, une Division de Cavalerie et à peu-près quatre Divisions de réserve.

Une coopération immediate des forces Allemandes et Italiennes ne pourra

avoir lieu que dans le cours ultérieur de la guerre lorsque tous les deux pren

drons la direction sur Lyon; car dans le commencement ils sont séparés les uns

des autres par une distance de 60 à 70 Milles.

Le fait que de notre còté nous devons dès le début nous attendre à de

grandes batailles rend impossible de fixer par avance un plan d'opération qui

s'étendrait au de là de l'époque de ces combats. Quant à l'éventualité N. 2, la

participation de l'Angleterre et de la Russie à la guerre dès le commencement,

la situation deviendrait toute autre en ce que les Corps d'armée Italiens pour

raient se joindre à l'armée Allemande par la route du Brenner, pendant que

l'Allemagne pourrait mettre ses Corps d'armée du Nord-Est à la disposition

de l'Autriche.

Relativement à la troisième éventualité d'une participation de l'Angleterre

et méme de la Turquie, esquissée plus haut, il mènerait trop loin d'entrer ici

dans des détails.

Ces trois ou quatre éventualités offrent un si vaste horizon qu'il serait

impossible de se concerter par écrit sur les plans de campagne, sans les avoir préalablement discutés verbalement entre les officiers supérieurs des deux armées, et c'est pour quoi le Gouvernement Allemand serait content de pouvoir saluer à Berlin l'arrivée des officiers supérieurs que le Gouvernement Royal d'Italie voudrait désigner pour entrer en conférence avec notre Etat-major (1).

347

L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, SOLMS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Traduzione)

PROMEMORIA SEGRETO. Roma, 27 novembre 1887.

Taxer à leur juste valeur des forces maritimes, présente des difficultés parce que le matériel des flottes se compose de batiments et d'armes des plus différentes espèces.

En se tenant à des données générales on ne se trompera pas de beaucoup en admettant que la flotte française, matériellement parlant, est à elle seule aussi forte que l'ensemble des flottes de l'Allemagne, de l'Autriche et de l'Italie. La flotte russe de la Baltique, laquelle, pour son compte, n'est pas tout-à-fait aussi forte que la flotte allemande, représente le surplus de forces du còté de nos adversaires. La flotte italienne, par rapport à son matériel, peut etre évaluée comme de meme force que la flotte allemande, pendant que la flotte autrichienne ne peut etre regardée qu'à moitié aussi forte que celle de l'Allemagne ou de l'Italie. La flotte russe de la Mer Noire est encore trop peu développée pour la prendre en considération hors de cette mer.

Les progrès de la technique ont été depuis des dizaines d'années si rapides, qu'on devra, en général, considérer un batiment de guerre d'autant plus apte, que sa construction sera de date récente. A cet égard le matériel français et le matériel italien occupent quant aux bateaux cuirassés la première piace, pendant que le matériel allemand ainsi que le matériel autrichien datent plutòt d'une période plus ancienne. L'Italie s'est jetée sur la spécialité des batiments colosses, de manière qu'elle peut concentrer sur un nombre relativement restreint de batiments la valeur de sa flotte.

Par rapport aux bateaux-torpilleurs de haute mer, l'Allemagne occupe la première et l'Italie la seconde place. La marine italienne et la marine russe se trouvent à l'heure qu'il est dans une phase de grand développement. Pour l'Italie des difficultées pourraient surgir par rapport à ses provisions de charbon, lesquelles dépendraient de l'étranger.

(segreto), G.P., cit., vol. VI, n. 1293.

A còté de la guerre sur mer proprement dite, il y aura une guerre de croiseurs dont le but sera de détruire le commerce maritime ennemi. Dans cette guerre la France nous sera supérieure et dans ses possessions coloniales elle trouvera quelques moyens pour pouvoir faire du charbon dans des ports protégés par la force des armes.

Dans la guerre sur mer proprement dite la France possède aussi l'avantage de sa position centrale. Moyennant une marche de 8 à 10 jours elle peut transporter des forces militaires de Brest et de Cherbourg à Toulon et viceversa. A Toulon se trouve le matériel de presque la moitié de la flotte française, dans les ports de Brest et de Cherbourg il y en a un peu plus d'un quart dans chacun.

Il est en outre possible que les français, vu la plus grande importance stratégique et morale de leur maintien dans la Méditerranée, y dirigent une partie de leur flotte atlantique, meme si nous employons toute notre flotte contre la France. Nous pourrons empecher ceci, probablement, en bombardant des ports ouverts du canal la manche et en exerçant de cette manière, moyennant l'opinion publique, une pression sur la direction de la guerre.

Sous l'influence d'une pression pareille il se peut que les français viennent à notre rencontre meme encore avant qu'ils n'auront toutes leurs forces maritimes de l'Atlantique disponibles et réunies. En face des escadres de Brest et de Cherbourg, complètement réunies, notre flotte se trouverait dans une position difficile mais non désespérée. En tout cas, entreprise hasardeuse devra-t-elle etre tentée.

Notre marine ne doit pas, comme en 1870, rester dans l'inaction.

Notre action d'attaque contre la France sera temporellement limitée par le besoin de charbon. Faire du charbon en pleine mer n'est possible que pendant un temps tout-à-fait calme et ne peut donc figurer d'avance dans les calculs. Nos bàteaux, du moins les relativement grands, ont assez de charbon à bard pour traverser le canal, bombarder un port français, attendre pendant quelques jours la flotte française et pour lui livrer bataille. Mais alors il nous faudra rentrer chez nous -vainqueurs ou vaincus. Meme dans ce dernier cas il est à supposer que nous attirions derrière nous et que nous détournions dane de l'Italie la plus grande partie de la flotte atlantique de la France.

Cette opération, qui serait à entreprendre immédiatement après la déclaration de la guerre, n'a camme condition unique que celle que la flotte russe de la Baltique reste en attendant neutre ou que pendant encore quelques semaines après le commencement de la guerre franco-allemande elle se trouve immobilisée par la giace.

Il va sans dire que la participation de l'Angleterre formerait un avantage

que ne serait pas assez hautement à apprécier. Déjà les ports anglais camme

dépòts de charbon seraient de grande valeur pour notre flotte (1).

(l) La proposta di inviare alcuni ufficiali superiori a Berlino e di far predisporre dal feldmaresciallo Moltke un abbozzo di collaborazione militare era stata fatta da Crispi a Solms, come risulta dal rapporto di quest'ultimo al Segretario di Stato tedesco del 20 ottobre 1887

(l) In G.P., cit., vol. VI, n. 1295 è pubblicata una memoria c provvisoria • del feldmaresciallo Moltke circa la collaborazione militare itala-germanica in caso di guerra contro la Francia. Il testo provvisorio tedesco contiene elementi dei rapporti del Solms pubblicati sotto i nn. 346 e 347, ma si allontana alquanto da entrambi.

348

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, RIVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 4552. Berlino, 27 novembre 1887.

Ho ricevuto il dispaccio confidenziale in data del 20 corrente-n. 37 Gabinetto (1), col quale V. E. mi fece l'onore di trasmettermi copia di un dispa'ccio da Lei diretto in quello stesso giorno all'Ambasciatore di S. M. a Costantinopoli, dispaccio a cui andava annessa copia di un rapporto del R. Console a Tripoli; relativo il tutto ai procedimenti clandestini della Francia sul confine Orientale della Tunisia, all'intento di estendere i suoi possessi in quelle regioni. Circa tali fatti già mi stavano presenti le anteriori analoghe comunicazioni dell'E. V., ed anche di queste mi sono giovato nella conversazione ch'ebbi, sopra l'argomento, col Segretario di Stato. Mi disse quest'ultimo che il Governo Imperiale, il quale non ha un Console a Tripoli, ignora i fatti segnalati, e che però gli avrei reso servizio comunicandogli una memoria in cui fossero indicate le notizie contenute in quei rapporti. Di essa egli si sarebbe valso per assumere confidenziali informazioni per mezzo dell'Agente di Germania a Tunisi, il quale, secondo lui, sarebbe in grado di ragguagliarlo esattamente in proposito.

Ho in pronto quel documento che presenterò martedì prossimo al conte di Bismarck, il quale parvemi s'interessasse pienamente alla cosa.

In quanto poi alle mie personali impressioni, che l'E. V. mi fa l'onore di chiedermi, non esito a dirle che, secondo me, la Francia continuerà tanto a Oriente quanto a Occidente dei suoi dominii africani a procurarsi con ogni arte, od a preparare, ingrandimenti, siano quali si vogliano le vicende della metropoli, e ciò infino a quando, forse, un veto formale ed efficace non le sia posto innanzi per arrestarla. Qui, del resto, come è ben naturale, si contempla non senza soddisfazione tutto ciò che può contribuire ad alienare sempre più dalla Francia gli animi nostri.

349

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 728. Londra, 27 novembre 1887.

Riferendomi al dispaccio che l'E. V. si compiacque dirigermi il 20 corrente (2), ho l'onore d'informarla che il Foreign Office non ha alcuna contezza dei maneggi della Francia per ingrandirsi dal lato della Tripolitania. Ho quindi partecipato a lord Salisbury una traduzione del rapporto del R. console in

Tripoli, contenuto nel suddetto dispaccio, per farlo consapevole della cosa. Sua Signoria mi ha ringraziato di quella comunicazione e mi ha promesso di dare istruzioni al console della Regina a Tripoli di fare le indagini più accurate e di ragguagliarlo prontamente sull'argomento di cui si tratta.

Non appena sarà giunta una risposta da Tripoli, si potrà entrare in uno scambio di pareri fra l'E. V. e lord Salisbury. Nel frattempo panni utile che il R. console a Tripoli fornisca al suo collega d'Inghilterra qualche notizia dei fatti e del modo come egli li apprezza.

(l) -Il dispaccio a cui allude il Riva, non pubblicato, è dello stesso tenore di quello inviato a Catalani lo stesso giorno (cfr. n. 327). (2) -Cfr. n. 327.
350

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. SEGRETO 731. Londra, 27 novembre 1887.

Ho l'onore di trasmettere qui unita la copia di un telegramma sul disegno d'accordo fra l'Italia, l'Inghilterra e l'Austria-Ungheria, diretto il 25 corrente da lord Salisbury agli ambasciatori della Regina in Roma ed in Vienna. Una copia di quel telegramma mi fu consegnata, nel pomeriggio del giorno indicato, dal segretario particolare di lord Salisbury, per ordine di Sua Signoria, prima che esso fosse stato spedito da Londra e prima che fosse stato comunicato all'ambasciatore d'Austria-Ungheria.

Ebbi cura di darne tosto contezza col telegrafo all'E. V.

Appare da quel telegramma che lord Salisbury non ha creduto opportuno di compilare un nuovo testo del disegno di accordo, come l'ambasciatore d'Austria gli aveva suggerito e come Sua Signoria, da quanto mi aveva detto più volte, si era proposta. Lord Salisbury si è ristretto a fare talune aggiunte (delle quali aveva già dato notizia all'E. V.) al testo compilato dal barone Calice a Costantinopoli. Non ho potuto finora ottenere alcun chiarimento a tale proposito, poichè Sua Signoria si trova al castello di Hathfield.

ALLEGATO.

COMUNICAZIONE FATTA PER ORDINE DI SALISBURY A CATALANI

("I'raduzione)

Particolare e segretissimo. 25 novembre 1887.

Un telegramma del tenore seguente è stato spedito ai rappresentanti della Regina in Roma ed in Vienna:

• Informi il ministro degli Affari Esteri, in risposta agli 8 articoli, chE' il Governo della Regina è intieramente d'accordo colla politica indicata negl; articoli 1", 2", 3" e 4", e non ha cosa alcuna da aggiungere ad essi.

Per quanto concerne l'art. 5 il Governo della Regina fa notare che, per le potenze del Mediterraneo, la custodia indipendente degli Stretti è il più importante di tutti i diritti guarentiti al Sultano dai Trattati, che una cessione ad una delegazione dei diritti della Porta in Bulgaria è cosa pericolosa principalmente perchè minaccia l'indipendenza degli Stretti dal lato occidentale: ma che l'indipendenza degli Stretti sarebbe ugualmente minacciata, dal lato orientale, da una cessione o da una delegazione dei diritti della Porta nell'Asia Minore. Il Governo della Regina quindi pensa che l'accordo proposto dovrebbe egualmente applicarsi alla Bulgaria ed all'Asia Minore.

In ciò che concerne gli art. 6 e 7 il Governo della Regina fa notare che la Gran Bretagna è già obbligata da trattati a difendere, di concerto coi suoi alleati, l'integrità e l'indipendenza dell'Impero Ottomano. È dunque con molta soddisfazione che il Governo della Regina ode che l'Italia e l'Austria sono bramose di dirigere la loro politica allo ste,sso fine. Per conseguenza, nel caso in cui la Turchia si opponesse, in Bulgaria e nell'Asia Minore, alle imprese illegali indicate nell'art. 5, il Governo della Regina si concerterebbe coll'Italia e coll'Austria circa il modo in cui è da darsi effetto a quella stipulazione.

In ciò che concerne l'art. 8 la risposta del Governo della Regina è che se, a giudizio delle tre potenze, la condotta della Porta dimostrasse una complicità od una connivenza con una qualsiasi delle imprese illegali suddette, il Governo della Regina concorrerebbe nel ritenere che le tre potenze sono giustificate ad imprendere, insieme od isolatamente, quell'occupazione del territorio turco che esse potranno di comune accordo giudicare necessaria per raggiungere lo scopo indicato negli articoli precedenti.

L'accordo dovrà anche, nell'opinione del Governo della Regina, includere una promessa di non svelarne l'esistenza alla Turchia od a qualsiasi altra potenza alla quale non sia già nota finchè non si sarà ottenuto il consentimento di tutte e tre le potenze ad una tale rivelazione • (1).

351

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. CONFIDENZIALE S. N. Roma, 28 novembre 1887.

L'Ambassadeur d'Allemagne est venu me confirmer les informations contenues dans votre télégramme du 23 (2), c'est-à-dire que l'Angleterre accepte la réunion de la conférence pour le Maroc limitée à la question des protections. Le programme me parait trop restreint et je ne comprends pas comment, modifiant sa première opinion, Lord Salisbury s'en contente aujourd'hui, meme avec les arrière pensées mentionnées dans votre télégramme du 20 courant (3). Le programme étant accepté, pourrait-on le modifier au cours des séances de la Conférence? On se heurtera à la question préalable que ne manqueront pas de poser ceux qui ont intéret à ce que les concessions commerciales et la garantie de l'intégrité du Maroc soient écartées de la discussion.

Soumettez ce doute à Sa Seigneurie et télégraphiez-moi sa réponse.

(l) -Il telegramma, in inglese, è pubblicato in British Documents on the Origins of the War, cit., n. 2 (d). Analoga comunicazione preventiva ne venne fatta all'ambasciatore tedesco a Londra: si veda G.P., cit., vol. IV, n. 935. (2) -Cfr. n. 335. (3) -Cfr. n. 326.
352

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

(Ed. in traduzione, in LV 60, p. 176)

T. CONFIDENZIALE. S. N. Roma, 29 novemb1·e 1887, ore 19.

Je reçois votre rapport secret n. 721 (1).

Il est inexact que nos opérations ne puissent commencer avant le 15 Décembre. Nous pourrions entrer d'un jour à l'autre en campagne. Si nous attendons encore c'est par égard pour la mission anglaise car la saison est désormais propice et nos préparatifs sont terminés.

353

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. CONFIDENZIALE S. N. Vienna, 29 novembre 1887, ore 15,55.

A l'occasion de la réception hebdomadaire, j'ai vu aujourd'hui Kalnoky et j'ai profité de la circonstance pour lui parler encore une fois des manifestations cléricales. J'ai tenu cette fois aussi à bien préciser votre pensée. Je lui ai dit que nous ne doutions pas des sentiments du Gouvernement Austro-hongrois et encore moins de ceux du ministre impérial des affaires étrangères, mais que l'opinion publique en Italie s'était émue de certains faits qui s'étaient produits ici successivement et qui avaient donné lieu à des remarques malveillants sur l'intimité de nos rapports. Nous n'avons pas, ai-je ajouté, à donner des suggestions au Gouvernement impérial et royal, mais nous croyons qu'il serait convenable qu'un fait quelconque plus convaincant qu'une circulaire, restée ignorée, montre à l'opinion publique que le Gouvernement austro-hongrois n'a aucune connivence avec le parti qui voudrait détruire l'intégrité de notre territoire. Kalnoky m'a dit, de son còté, qu'il persistait à croire que la meilleure manière de répondre aux manifestations cléricales, était de ne pas les rélever, et qu'il était en cela d'accord avec les déclarations du garde de sceaux d'Italie, qu'il avait envoyé à Bruck le discours de l'abbé Hauswirth avec l'instruction de vous en faire remarquer les termes qui n'exigeaient nullement une réponse de sa part. Quant au Gouverneur de Linz, on lui avait fait remarquer l'incorrection de sa conduite et le fait ne se renouvellerait plus, Kalnoky a fait remarquer que le langage des cléricaux italiens est bien plus accentué que celui des austro-hongrois. Il serait

sage, a-t-il répété, de laisser passer, sans trop s'émouvoir, tout ce mouvement qui tombera bientòt dans l'oubli. Maintenant Kalnoky connait notre impression et notre opinion sur ce qu'on s'attendait de lui et il n'est pas homme à l'oublier. Je pense qu'il n'y aurait ni utilité pratique, ni dignité à insister. V. E. verra cependant s'il y a autre chose à faire.

(l) Cfr. n. 334.

354

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Londra, 29 novembre 1887.

Les raisons qui ont décidé Angleterre à accepter conférence limitée aux protections sont les suivantes:

Primo. Gouvernement Anglais après explications données par V. E. et par Bismarck a cru pouvoir compter sur promesses du Gouvernement Espagnol. Selon ces promesses, Moret devra incessamment se mettre en communication avec les Représentants des Puissances à Madrid et tandis qu'il se bornerait à faire part à la France et à la Russie de l'adhésion pure et simple de l'Angleterre, il expliquerait à l'Italie et aux Puissances allemandes les véritables intentions de l'Angleterre leur laissant entrevoir que l'Espagne ne s'opposera pas à ce que questions commerciales et d'intégrité territoire soient indirectement soumises à la conférence. En pratique, il serait impossible de décider ces questions isolément car l'Angleterre ne consentira pas abolition protections si le Maroc ne fait pas concessions commerciales et le Maroc ne fera pas ces concessions si les Puissances ne· reconnaissent son intégrité.

Secundo. Le Gouvernement Anglais compte sur l'appui qui lui sera prèté au sein de la Conférence par V. E., les Puissances Allemandes, l'Espagne et le Maroc. Il croit par conséquent pouvoir disposer de cinq voix contre deux.

Tertio. Le Gouvernement Anglais ne veut plus s'opposer à l'opinion publique qui demande réformer abus existants au Maroc, et assumer responsabilité d'avoir été seul obstacle à la réunion de la Conférence.

Dans le cas où, à défaut de compensations, l'Angleterre ne consentirait pas à l'abolition des protections, elle accepterait toujours réformes des abus.

De plus d'après mon impression, démarches de Berlin ont contribué à décider Salisbury à accepter conférence. J'ai fait part de cette impression à V. E. dans mon rapport n. 718 (1).

J'ai envoyé à Salisbury qui se trouve à la campagne substance télégram."'Ile de V. E. d'hier soir (2).

(l) -Non pubblicato; si veda però n. 318. (2) -Cfr. n. 351.
355

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 58, pp. 511-512)

R. 142. Costantinopoli, 29 novembre 1887.

Mi riferisco ai telegrammi di V. E. del 25 e 28 corrente (l) relativi al progetto di Convenzione per il Canale di Suez. È noto alla Porta ed all'Ambasciatore di Francia come noi aderiamo in massima al progetto ed aggiorniamo soltanto la nostra accettazione ufficiale per riguardi verso il Sultano. Gli Ambasciatori di Germania e d'Austria-Ungheria dimostrano di sospendere ogni apprezzamento per deferenza alla libertà di giudizio della Porta, nè si occupano della quistione. L'Ambasciatore di Russia, meno favorevole al progetto, ha dichiarato che il suo Governo aspetta la decisione della Porta per pronunziarsi. Il Conte di Montebello, soddisfatto dell'appoggio dato da Sir William White alla presentazione del progetto alla Porta, e dell'adesione di massima da noi manifestata, sembra aver poca illusione sulla possibilità di una pronta e definitiva risoluzione della Porta. Regna in Palazzo l'impressione che l'incertezza delle condizioni del Governo in Francia permette di seguire senza precipitazione lo studio degli emendamenti da proporsi.

I più importanti sarebbero relativi alla presidenza della Commissione di vigilanza istituita all'art. 8, che dovrebbe essere affidata ad uno speciale delegato turco; ed alla soppressione all'art. lO del:le parole • par leurs propres forces •, le quali escludono che il Sultano ed il Khedive ricorrano, in caso di necessità, alle forze di una Potenza amica; osservando il Gran Visir· in proposito che quando, per esempio, un'insurrezione nel Soudan necessitasse l'intervento dell'Inghilterra, la Porta ed il Khedive dovrebbero ritenere la facoltà di autorizzare l'intervento stesso, il quale altrimenti assumerebbe il carattere di azione indipendente ed eventualmente di conquista.

In uno scambio d'impressioni personali tra il Conte di Montebello e Sir William White tale situazione fu così definita: la Porta cerca di prolungare indefinitivamente un periodo di proposte e contro-proposte d'emendamenti; il Sultano non vuol prendere una decisione se non dopo le altre Potenze; la Russia non vuole neppure dare un parere prima che il sultano abbia preso una decisione. La Porta è d'altronde convinta che, stante il contegno negativo della Russia, le altre Potenze non passeranno a risoluzioni isolate che sarebbero destituite di valor legale.

(l) Il primo è il n. 342; il secondo non è pubblicato.

356

IL CONTE ANTONELLI, IN MISSIONE NELLO SCIOA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 60, pp. 187-189, e in LV 66, pp. 308-309)

R. s. N. Addis Abeba, 29 novembre 1887.

Col mio rapporto 29 ottobre ultimo (1), ebbi l'onore di informare l'E. V. che il Re di Scioa aveva deciso di proporsi quale mediatore di pace per appianare le divergenze esistenti tra noi e l'Etiopia Settentrionale.

A tale scopo il Vescovo di Scioa, Abuna Matthias, fu inviato presso l'Imperatore.

La missione del Vescovo sembra sia stata coronata da un buon successo, la risposta dell'Imperatore alla lettera del Re giunse qui ieri e mi fu Ietta ed io qui unito ne trasmetto una traduzione all'E. V.

Coi miei ultimi rapporti 16 e 23 andante mese di novembre (2), l'E. V. fu informata dello stato delle cose qui esistenti: oggi però dopo la conciliante lettera dell'Imperatore, il partito del Tigrè nella corte Scioana prende nuova lena e fa tutto il possibile per indurre questo Sovrano ad andare dall'Imperatore, che attualmente si trova in Ciocciò presso la provincia dell'Eggiù (confine dei Wollo Galla).

• Re Menelik prima di prendere altre decisioni vuole conoscere la risposta del Nostro Augusto Sovrano e per affrettarne l'inoltro ha stabilito di inviare due suoi corrieri, uno per la via Aussa Assab e l'altro per quella di MacarZeila-Aden • (3).

Come già altre volte esposi all'E. V. io non ho creduto conveniente di contradire apertamente il Re nelle Sue aspirazioni di potere essere il mediatore di pace tantopiù che ciò serve ad addimostrargli l'alta stima nella quale noi lo teniamo e perché vedo che il Re vi annette un'importanza grandissima.

A me sembra però che qualora dal R. Governo si inviasse una risposta soddisfacente alle proposte di Questa Maestà, forse l'Imperatore, all'ultimo momento, difficilmente acconsentirà a dare una parte tanto importante al Suo tributario.

In questo caso noi otterremo la nostra completa libertà di azione, raggiungendo Io scopo di sempre più avere amico ed alleato il Re Menelik che nelle attuali difficoltà che abbiamo col Re Giovanni potrà esserci di un potente aiuto.

Un rifiuto poi da parte nostra alla proposta Scioana credo che ci nuocerebbe perchè potrebbe portarci ad un disaccordo con questo regno e forse ad una completa rottura, ciò che dobbiamo assolutamente evitare.

Re Giovanni infatti deve essere persuaso di queste cose: non ha voluto rifiutare l'invito del Re Menelik sperando che il rifiuto venga da parte nostra e così giovarsene per la Sua causa.

30?

24 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

*Ad ogni modo quale sian per essere le decisioni in proposito che l'E. V. giudicherà opportune è necessario una pronta risposta al Re Menelik, altrimenti un silenzio da parte nostra renderebbe la mia posizione a Scioa molto difficile *(1).

ALLEGATO

GIOVANNI IV A MENELIK II

(Traduzione)

Ciocciò, 21 novembre 1887.

Con il Re di Italia la mia amicizia era grande, Lui mi inviava dei doni ed io inviava a lui altri doni.

Il Console Giovanni Branchi venne da me e lo ricevei con molti onori: Io feci

alloggiare nella mia abitazione e feci di tutto per contentarlo ed onorario. Non

credo di avere fatto a Lui nessuna cosa sgradevole.

Vennero poi gli ambasciatori Inglesi e mi dissero:

• Vogliamo farvi fare la pace cogli Egiziani, essi sgombreranno il territorio vostro che hanno occupato e Voi sarete il solo padrone nel Vostro Paese. Massaua sarà vostra e Voi retirerete i benefici della dogana di terra mettendo a Massaua un Vostro rappresentante; il commercio delle armi sarà libero per Voi purchè inviate una Vostra autorizzazione col Vostro bollo pel transito delle armi che desiderate. In compenso di tuttociò, Voi ci aiuterete nella guerra contro la gente del Mahdi ed i Vostri soldati saranno uniti ai nostri per ritirare le guarnigioni di Matenima, Kassala e per battere i Musulmani •.

Io accettai le proposte del Governo Inglese, solo dissi che non avevo bisogno

dell'aiuto dei soldati Inglesi e che da solo coi miei avrei potuto battere i Musulmani:

ed infatti così dissi e così feci.

Non so ancora perchè il Governo Inglese diede al Governo Italiano, senza

darmene avviso, Massaua.

Gl'Italiani stabiliti a Massaua cominciarono a fortificarsi, diedero armi senza

mia autorizzazione anche a chi io non avrei voluto che si dessero, ritirarono la

dogana ai miei sudditi, che, secondo il trattato inglese, non avrebbero dovuto pa

gare, e di più si avanzarono sul territorio già a me restituito prendendovi dei posti

militari fortificati.

Per queste cose, Ras Alula ruppe la pace, con gli Italiani. Io però non diedi

mai l'ordine a Ras Alula di fare quello che fece.

Oggi, se è possibile fare la pace quando due eserciti sono uno di fronte all'altro

per fare la guerra, io sono disposto a venire ad un accordo.

Che il Governo Italiano sia contro ogni accomodamento ne ho la prova, chè non lascia passare per Massaua verso l'interno neppure il vino necessario alla celebrazione della Santa Messa. Dal canto mio se il Governo Italiano non viene per impossessarsi del mio paese e se lascia libero il transito delle merci a Massaua, sono disposto a fare la pace e addivenire ad un accordo. (Scritta in Ciocciò, il 12 hedar 1880 (21 novembre 1887).

N.B. Questa parte della lettera del Re Giovanni mi fu letta dallo stesso Re Menelik e tradotta dal suo interprete Alaka Jusef.

(l) -Cfr. n. 258 e l'altro rapporto, in pari data, di Antonelli, pubblicato in LV 60, pp. 189192, e in LV 66, pp. 276-278. (2) -Il secondo pubblicato in LV 66, pp. 280-307. (3) -Il brano fra asterischi è omesso nei LV.

(l) Il brano fra asterischi è omesso nei LV.

357

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. s. N. Roma, 30 novembre 1887, ore 15,30.

Je remercie V. E. de son télégramme du 29 (l) sur le colloque qu'Elle a eu avec Kalnoky au sujet des manifestations cléricales. Je n'insisterai pas. Je tiens pourtant à dégager de cette correspondance les principes qui en ont été le point de départ et qui en forment à mes yeux la conclusion. J'admets en tout pays la plus ampie liberté des citoyens de se réunir et de discuter des questions méme désagréables pour une puissance arnie. J'admets de méme la plus ampie liberté pour une Assemblée politique de discuter et de voter. Jamais pour des faits de ce genre je n'adresserais de réclamations à un Gouvernement, jamais je ne permettrais qu'on m'en adresse. Mais je n'admets pas qu'un fonctionnaire puisse assister impunément, et par sa présence donner une sorte de sanction officielle, à une réunion publique où l'intégrite d'une puissance arnie est mise en question, ni que le Gouvernement d'un Etat se taise quand on tient devant lui, dans une Assemblée politique, un langage qui méme modéré dans la forme, vise en substance l'intégrité d'une puissance arnie.

Cela dit, ou, pour mieux dire, répété, n'en parlons plus pour le moment. J'ai

pris acte de la promesse de Kalnoky que de tels faits ne se renouvelleront plus

et j'ai confiance que le Gouvernement austro-hongrois saisira la première occa

sions pour montrer au grand jour qu'll n'a aucune connivence avec nos ennemis.

358

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. CONFIDENZIALE S. N. Roma, 30 novembre 1887.

J'ai reçu votre télégramme de cette nuit (2) sur l'adhésion de l'Angleterre

à la Conférence pour les affaires du Maroc. Après ces explications nous n'avons

aucune difficulté à accepter nous aussi la Conférence avec un programme limité.

Lord Salisbury sait jusqu'à quel point notre appui lui est assuré et il peut

y compter.

(l) -Cfr. n. 353. (2) -Cfr. n. 354.
359

IL MINISTRO A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1745. Madrid, 30 novembre 1887, ore 23 (per. ore 6 dell' 1 dicembre).

M. Moret vient de me dire que l'Angleterre ayant adhéré aux deux conditions qu'il avait exprimé, et dont faisait mention mon télégramme du 20 (1), il va immédiatement lancer aux puissances l'invitation à la conférence en proposant la demande de rapport aux représentants à Tanger de façon à pouvoir se réunir à Madrid le 15 janvier.

360

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

D. 544/1328. Roma, 30 novembre 1887.

Ringrazio l'E. V. per gli inviatimi due esemplari della gran carta d'Africa che si sta compilando dalla direzione del servizio geografico presso codesto ministero della guerra.

Approvo le osservazioni di Lei circa l'erronea indicazione della frontiera tunisina.

Il linguaggio di Lei, in ogni propizia occasione, deve essere tale da lasciare ben intendere che l'arbitrario spostamento del confine non potrebbe mai essere da noi riconosciuto.

361

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

D. 392/140. Roma, 30 novembre 1887.

Facendo seguito al dispaccio del 18 corrente (2), concernente i maneggi francesi sul confine fra la Tunisia e la Tripolitania, stimo opportuno comunicare a V. E. un rapporto (3) testè pervenutomi dalla R. ambasciata a Parigi, dal

quale oramai risulta ben chiaramente quanto fossero fondati i nostri sospetti sulle intenzioni del governo della repubblica.

È quindi più che mai necessario che V. E. di concerto coi colleghi aventi identiche istruzioni d'ordine generale, spieghi un'azione cauta bensl, ma energica, all'oggetto di impedire che sia arbitrariamente turbato lo statu quo territoriale nella Tripolitania.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 316. (3) -Cfr. n. 344.
362

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL MINISTRO A MADRID, MAFFEI

T. 936. Roma, 1 dicembre 1887, ore 18.

Vous pouvez annoncer confidentiellement au secrétaire d'Etat que nous adhérerons à la conférence pour les affaires du Maroc sur les memes bases que l'Angleterre.

363

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. RISERVATO SEGRETISSIMO S. N. Roma, 1 dicembre 1887 (1).

L'ambassadeur d'Angleterre est venu à ma réception hebdomadaire d'aujourd'hui. Je lui ai dit que j'acceptais le projet révisé par Lord Salisbury (2) et que cette acceptation verbale pouvait suffire, sans qu'il eiì.t besoin d'une note. Je l'ai donc invité à en donner part à son gouvernement. J'ai ajouté que j'acceptais aussi le mode proposé d'un échange de notes, conformément aux accords pris le 12 février. Si l'Angleterre croit que l'Italie doive prendre l'initiative de cet échange de notes, nous la prendrons. Si, au contraire, le gouvernement anglais veut se la réserver, nous la lui laissons camme nous sommes prets à la laisser à l'Autriche-Hongrie. J'ai suggéré à Sir J. Savile un moyen propre, selon moi, à sauvegarder la responsabilité du Cabinet anglais devant les Chambres. Ce moyen consisterait à faire découler l'accord actuel de l'art. 7 du Traité de Paris de 1856, dont il n'est qu'une conséquence naturelle et logique.

• L'Ambassadeur d'Autriche-Hongrie est venu à ma réception hebdomadaire d'aujourd'hui. Je lui ai dit que j'acceptais le projet révisé par Lord Salisbury. J'ai ajouté que j'acceptais aussi le mode proposé d'un échange de notes. Si l'Autriche-Hongrie croit que l'Italie doive prendre l'initiative de cet échange de notes, nous la prendrons. Si au contraire, le gouvernement austro-hongrois veut se la réserver, nous la lui laissons camme nous sommes préts à la laisser à l'Angleterre •.

(l) Contemporaneamente Crispi telegrafava a Nigra:

(2) Cfr. n. 350.

364

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI,

T. s. N. Londra, l dicembre 1887.

Je recevrai demain ou après demain une note officielle de Salisbury, en réponse aux interrogations contenues dans le télégramme de V. E. du 28 novembre (l) affaire Maroc.

Sa Seigneurie fait part à V. E. de ce qui suit:

Primo. c Gouvernement de la Reine a été informé que le Gouvernement Espagno! donnera communication aux Puissances amies des raisons pour lesquelles invitation à la Conférence a été limitée à la question des protections •.

Secundo. • Le Gouvernement de la Reine considère que la question des protections est liée à celle du maintien des pouvoirs du Souverain actuel •.

Tertio. c Gouvernement de la Reine ne serait pas disposé à consentir à aucun changement dans les arrangements actuels résultant des Traités en ce qui concerne les protections si les Puissances signataires ne font quelque déclaration renonçant à tout dessein d'empiètement dans le territoire ou dans la juridiction du Maroc ».

Il résulte de ces déclarations consignées dans une note, que Salisbury n'a pas modifié ses premières opinions relativement aux bases de la Conférence et que l'invitation de l'Espagne n'est qu'un piège tendu à la France.

Je suppose que si Salisbury désire répondre officiellement à notre communication particulière dont il ne possède pas meme une copie ce n'est qu'en vue de se ménager le moyen de constater au besoin devant les chambres les idées avec lesquelles il a accepté la Conférence.

J'attendrai instructions de V. E. avant de répondre à la dite note puisque la réponse doit nous amener aussi loin que V. E. désire aller. Toutefois je parlerai demain à Salisbury dans le sens du télégramme de

V. E. du 30 novembre (2) sur Maroc.

365

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, RIVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 4560. Berlino, l dicembre 1887.

Sulla scorta di nuovi documenti che in copiosa quantità gli erano testè pervenuti dal suo Governo, il Ministro di Spagna in questa residenza, desiderò da capo di intrattenermi sull'argomento della Conferenza di cui sta combinandosi dal Gabinetto di Madrid la convocazione, esponendomi le sue parti

colari idee in proposito e le congetture che a lui sembra possano essere fatte sullo svolgimento ulteriore di questo affare.

Reputo mio dovere di riferire a V. E., confidenzialmente, le cose dettemi dal Conte di Benomar, quantunque si aggirino sopra circostanze certamente già note al R. Governo, o già esaminate.

L'ultima proposta inglese relativa al progetto di riunione, a Madrid, della conferenza che deve regolare la questione delle protezioni al Marocco, consiste in ciò: che la Conferenza stessa abbia a prendere per base dei suoi lavori i rap· porti che, circa la detta materia, i rappresentanti delle varie Potenze a Tangeri devono essere invitati previamente a far pervenire ai rispettivi Governi. La Spagna è disposta, per suo conto, ad accettare questo programma, ma però a due condizioni: la prima, che sia stabilito un termine per la trasmissione dei rapporti; la seconda, che l'Inghilterra s'impegni ad intervenire senz'altro alla Conferenza una volta che i medesimi saranno stati presentati. Laddove si stabilisca l'accordo su questi punti il Govemo Spagnolo diramerebbe gli inviti per la convocazione della Confe11enza.

Resterà allora a vedersi qual ·contegno sarà per assumere la Francia. Essa vorrebbe essere guarentita anticipatamente che nella Conferenza non sia trattato verun'altro argomento all'infuori di quello delle protezioni. La Spagna, d'altra parte, non potrebbe farsi mallevadrice per gli incidenti che potrebbero sorgere in seno alla Conferenza. Ora non è improbabile che, ciò nonostante, la Francia acconsenta egualmente a prender parte a quella riunione. Quivi secondo il Conte di Benomar, lo svolgimento naturale dei fatti dovrebbe essere, con tutta probabilità, il seguente: La questione delle protezioni verrebbe trattata, innanzi tutto, come materia esclusiva del programma della Conferenza, e i rappresentanti dei varii Stati si porrebbero d'accordo sulle concessioni da farsi drca tale oggetto al Marocco, in modificazione del regime attualmente in vigore.

L'Inghilterra si farebbe allora in avanti per chiedere che, a titolo di corri

spettivo di siffatte concessioni, il Marocco s'impegni ad accordare le facilita

zioni che gli si chiedono in materia di commercio. Ciò provocherebbe, alla

sua volta, da parte di questo Stato, la ripresentazione della domanda già fatta

di riconoscimento della sua neutralità, cioè la richiesta di ottenere una tal

guarentigia prima di accordare le agevolezze commerciali desiderate. La Fran

cia si troverebbe così nella necessità di spiegare il proprio giuoco. Od essa

accetterebbe di entrare, insieme alle altre Potenze, nell'ordine di idee del

Marocco, e la integrità territoriale di questo Stato sarebbe assicurata di comune

accordo; o, come è assai più probabile, abbandonerebbe la Confer·enza, e in tal

caso le altre Potenze potrebbero procedere oltre e stabilire tra loro i patti

che ritenessero necessarii per tutelare il mantenimento dello statu-quo in

quell'Impero.

Tra le varie ipotesi possibili, a giudizio del mio interlocutore, vi è pur

quella tuttavia, che i rappresentanti marocchini si astengano dal sollevare

in seno alla Conferenza la questione della neutralità. Questo riservato contegno

da parte loro, pienamente conforme ai desiderii ed agli interessi francesi

potrebbe essere, secondo il Conte di Benomar, per avventura, il frutto della recente missione del Ministro Féraud a Mequinez, dove si crede, benchè non sia accertato, che egli siasi adoperato, tra le altre ,cose, a conseguire questo fine.

In tal caso, e cosi pure in quello in cui il Governo di Francia, non potendo ottenere la previa assicurazione sul limitato programma dei lavori della Conferenza, si rifiuti a prendervi parte, il Gabinetto di Madrid (così almeno credeva quel Ministro di poter affermare) è disposto a forzare in altro modo il Governo stesso a svelare le sue intenzioni sulla quistione fondamentale della neutralità, o per meglio dire della integrità del Marocco, e ciò mediante esplicito, formale invito che gli rivolgerebbe perchè abbia a dichiararsi in proposito, laddove le altre Potenze interessate gli diano U mandato di farlo, in relazione alla nota domanda formulata dal Sultano a tale riguardo.

Il Conte di Benomar si compiacque, in questo incontro, di fornirmi pure particolareggiate spiegazioni sull'incidente dell'isola di Peregil (1), facendomi rilevare la doppia azione spiegata in questa circostanza dal Governo Francese, il quale da un lato, per mezzo del Ministro Cambon, spingeva il Gabinetto di Madrid alla occupazione deWisola, e dall'altro faceva dare l'allarme a Londra contro la pretesa usurpazione della Spagna a danno del Marocco. Egli mi dimostrava inoltre come il proprio Governo fosse ben lontano dal voler pregiudicare con un fatto di questo genere la quistione marocchina, nel momento appunto in cui essa sembra entrata in una fase di probabile componimento mercè il concorso delle Potenze principalmente interessatevi.

(l) -Cfr. n. 351. (2) -Cfr. n. 358.
366

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. SEGRETISSIMO S. N. Londra, 2 dicembre 1887, ore 3,55 (per. ore 7,45).

Je reçois à l'instant le télégramme de V. E. du 1er au soir (2) concernant l'accord. J'ai l'honneur d'informer V. E. que dans la première rédaction des propositions anglaises, au paragraphe commençant par les mots • en ce qui conc1erne les articles 6 et 7 •, Salisbury avait fait mention du traité de Paris de 1856. Cette rédaction ayant été soumise au prince de Bismarck, celui-ci a engagé Sa Seigneurie à supprimer ,toute mention du traité de Paris vu que, selon l'avis du Prince, cette mention du traité de 1856 pourra.it etre interprétée dans le sens que la France eut un locus standi, bien que très indirect, dans l'accord des trois puissances. Par suite de cette représentation, Salisbury a substitué aux mots • la Grande Bretagne est déjà tenue par le traité de Paris •, les mots • la Grande Bretagne est déjà tenue par des traités •. J'attends les instructions de V. E. au sujet de la dernière partie du télégramme d'hier soir.

(l) -Nel novembre era corsa la voce che la Spagna avesse intenzione di occupare la piccola isola di Peregil appartenente al Marocco. Il R. ministro a Madrid, Maffei, smentiva la notizia (Maffei a Crispi, Madrid, 20 novembre 1887, t. 1691, non pubblicato). (2) -Cfr. n. 363.
367

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. CONFIDENZIALE S. N. Londra, 2 dicembre 1887.

J'ai lu à Salisbury télégramme (l) de V. E. sur Maroc. Il s'en est montré reconnaissant à V. E. et compte sur votre appui. Sa Seigneurie m'a dit avoir accepté Conférence pour ne pas s'opposer au courant de l'opinion publique au sujet des réformes • vu que l'Angleterre était un pays philanthropique •. Salisbury a admis que la note qu'il allait m'adresser avait été rédigée dans le but d'etre publiée et désirait que dans notre réponse nous adhérions à ses idées mais m'a prévenu que ce que je lui écrirai était aussi déstiné au blue-book.

368

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

D. 545/1329. Roma, 2 dicembre 1887.

Con rapporto del 24 corrente (2), l'E. V. mi ha rimesso copia della lettera direttale da codesto ministro degli affari esteri, per rispondere alle diverse osservazioni da V. E. presentate circa i procedimenti del reggente il Consolato di Francia a Massaua.

Per verità molto si potrebbe obiettare, sia circa le circostanze addotte a discolpa del signor Mercinier, sia circa gli appunti fatti al generale Saletta. Però, essendosi ormai la situazione fatta ancora più semplice e manifesta per l'imminente inizio delle operazioni militari, è meglio soprassedere da ulteriore carteggio scritto circa questo argomento.

E neppure sarebbe conveniente insistere verbalmente. Piuttosto, quante volte, pel discorrerne, la cosa torni opportuna, V. E. non dovrà tralasciare di tenere ben fermi i punti nei quali si compendia il nostro modo di vedere circa le controversie che si agitarono a Massaua tra il R. comandante e quel console di Francia. Questi punti, che risultano chiaramente dalle istruzioni ministeriali, sono principalmente i due seguenti: giusta limitazione della facoltà di proteggere sudditi di terza potenza (e ciò, beninteso, secondo il metodo in vigore nei paesi civili, non già secondo il ben diverso metodo che si pratica nei paesi fuori di cristianità); sospensione di ogni vincolo o restrizione all'esercizio della nostra giurisdizione.

(l) -Cfr. n. 358. (2) -Non pubblicato.
369

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 147. Costantinopoli, 2 dicembre 1887.

Mi riferisco al mio rapporto n. 141 (l) del 29 del decorso novembre.

Le spiegazioni chieste dalla Porta al Governatore di Tripoli sulle rettifiche dei confini della Tunisia tardando tuttora ad arrivare, ho creduto opportuno di porre la Porta in grado di chiedere nuovamente per telegrafo schiarimenti a quel funzionario in base alle nuove informazioni contenute nei dispacci ministeriali numeri 123 e 133 di questa serie (2).

I miei tre colleghi furono con me consenzienti in tali ufficii, e specialmente l'Ambasciatore di Germania fece osservare al Gran Visir che la politica dello status quo, affermata dalle Potenze, si fonda sulla supposizione che la Porta dal canto suo sappia preservare l'integrità del suo territorio, il quale se invece fosse diminuito in Tripolitania per il fatto della Francia, potrebbe, come naturale .conseguenza, essere anche intaccato da altri.

Il Gran Visir si è dimostrato colpito dalla gravità dei fatti segnalati ed ha rinnovato per telegrafo domanda al Governatore di Tripoli dei più precisi schiarimenti. Egli inoltre gli ha dato ordine di non intrattenere comunicazioni sulle quistioni di confini coi comandanti francesi locali, ma bensì col comando superiore a Tunisi. Mi sembra dubbio che quest'uìtimo ordine abbia pratici effetti. Insisterò ulteriormente presso la Porta sulla necessità che non tardino di più gli schiarimenti chiesti.

370

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO SEGRETISSIMO S. N. Londra, 3 dicembre 1887, ore 2,10 (per. ore 6).

Salisbury propose à V. E. que l'échange de notes ait lieu à Londres dans le cours de la semaine prochaine et désire que l'Ambassade du Roi prende l'initiative de cet échange. Il m'a prié de me rendre auprès de lui dès que j'aurais reçu instructions pour lui donner d'avance communication du texte de la note et a promis de nous donner à son tour préalablement le texte de la réponse. Sa Seigneurie m'a dit qu'il allait faire proposition analogue à l'Autriche-Hongrie.

Sur ma demande, Salisbury a ajouté que, selon lui, les notes italienne et autrichienne devaient etre rédigées dans le meme sens, mais non pas dans les memes ,termes. Se référant ensuite à la proposition faite par V. E. à l'ambassadeur d'Ang,leterre, Sa Seigneurie m'a chargé de vous faire savoir qu'il avait eu la meme idée que V. E. au sujet du traité de Paris, mais que le prince de Bismarck s'y était opposé, alléguant que ce n'était pas prudent

• de tirer la France dans cet accord •.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. nn. 282 e 316.
371

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T. 939. Roma, 3 dicembre 1887, ore 23,15.

Le Gouvernement italien a appris avec la plus grande satisfaction l'élection de M. Sadi-Carnot à la Présidence de la République. Je prie V. E. de se rendre le plus tot possible auprès du nouveau Président pour lui offrir en mon nom et au nom du Gouvernement du Roi, nos félicitations les plus sincères. Nous avons la pleine confiance que, sous l'administration de M. SadiCarnot les rapports entre la France et l'Italie non seulement se maintiendront amicaux mais deviendront de plus en plus cordiaux et intimes. Pour mon lc1ompte, je consacrerai dans ce but tous mes efforts.

372

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

(Ed. in LV 58, p. 513)

D. 504/488. Roma, 3 dicembre 1887.

Riferisce il R. Ambasciatore a Vienna che avendo informato il conte Kalnoky della decisione del R. governo di aderire alla convenzione pel canale di Suez, quel ministro degli Affari Esteri ha espresso l'opinione che sarebbe conveniente che i gabinetti di Vienna, di Roma e di Londra, si intendessero per dar la loro adesione ufficiale presso a poco contemporaneamente (l), quando ne fosse venuto il tempo.

Per parte mia accetto volentieri (l) la proposta del conte Kainoky di procedere, nel momento opportuno, e con reciproco preavviso fra le tre potenze, alla adesione simultanea.

Gradirei di conoscere se quel suggerimento ha incontrato la stessa favorevole accoglienza presso il Foreign Office.

(l) LV.: • simultaneamente •·

373

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. RISERVATO SEGRETISSIMO S. N. Roma, 4 dicembre 1887 (2).

J'accepte la proposition de lord Salisbury à laquelle se réfère votre télégramme réservé (3) et je vous autorise à prendre l'initiative de l'échange des notes pour la conclusion de l'aocord à trois. Par conséquent vous vous mettrez d'aocord avec le Foreign Office: lo pour une nouvelle rédaction de l'art. 5, selon les propositions anglaises, c'est à dire contenant mention de la Bulgarie, de la Roumanie, des détroits et de l'Asie Mineure; 2° pour rédiger le préambule de la note; 3° pour la phrase de conclusion de la mème note, dans le sens que le secret sera strictement gardé envers la Porte et envers toutes les autres puissances, jusqu'à ce que les trois puissances contractantes ne consentent pas simultanément à la révélation de l'accord. Dès que vous aurez arrèté avec le Foreign Office la rédaction de la note et la réponse du Gouvernement anglais, vous m'en ferez connaitre télégraphiquement la teneur.

374

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. RISERVATO SEGRETISSIMO S. N. Roma, 4 dicembre 1887, ore 4,45.

Je vous communique plus loin télégramme que je viens d'adresser à Londres en réponse à télégramme de Catalani (3) dont V. E. saisira aisément la teneur. Nous n'avons aucune raison de ne pas prendre l'initiative qu'on nous offre et l'Autriche-Hongrie aura peut-etre, comme l'Angleterre, de bons motifs pour nous la laisser. Voici télégramme en question (4).

(l) -LV.: • non ho difficoltà ad accettare •. (2) -Arrivato a Londra alle ore 18,38. (3) -Cfr. n. 370. (4) -Segue il testo del telegramma pubblicato retro sotto il n. 373.
375

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. SEGRETO S. N. Vienna, 4 dicembre 1887, ore 21,30 (per. ore 22,15).

Kalnoky vient de me convoquer pour aujourd'hui et demain afin de concerter avec lui la nouvelle rédaction des notes à échanger. Il se propose de vous soumettre cette rédaction ainsi que le mode de procéder d'après lequel l'initiative appartiendrait en commun à l'Italie et à l'Autriche-Hongrie. Dès lors je crois qu'il conviendrait afin d'éviter une confusion d'attendre les communications de Vienne qui partent demain pour Rome et pour Londres. D'après ce que Kalnoky vient de me dire, il ne se refuse nullement à prendre ou à partager l'initiative.

376

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., come estratto, in LV 58, p. 515)

R. CONFIDENZIALE 7 41. Londra, 4 dicembre 1887.

In un colloquio che ebbi con Lord Salisbury il 2 corrente credetti utile comunicargli le notizie contenute nel telegramma dell'E. V. del 30 novembre scorso (1), per conoscere il pensiero di Sua Signoria sui negoziati della Francia per far accettare alle potenze il disegno di Convenzione sul Canale di Suez.

Sua Signoria manifestò qualche meraviglia alla notizia delle pratiche della Porta per far sopprimere le parole • par leurs propres forces • dall'art. 10 del disegno di Convenzione; e mi rammentò che nella Conferenza di Parigi il Commissario Ottomano aveva insistito affinchè quelle parole rimanessero nel testo dell'articolo, nonostante gli sforzi fatti dai Commissari Inglesi per farle omettere.

Lord Salisbury soggiunse (in modo confidenziale) che • spettava ora alla Francia di far accettare alla Porta quelle parole e di mettersi d'accordo con essa: e che poco importava all'Inghilterra che la Convenzione pel Canale di Suez fosse o no sottoscritta •.

Questa dichiarazione conferma quanto io più volte ebbi l'onore di riferire all'E. V., nei miei rapporti circa il Canale di Suez, cioè a dire che nel negoziare il disegno di Convenzione colla Francia Lord Salisbury non aveva

altro intento che d'indurre quest'ultima a richiamare le sue truppe dalle Nuove Ebridi. Una Convenzione a tale fine essendo stata sottoscritta, Sua Signoria poco si cura del resto.

Il presente rapporto non è che una conferma del telegramma che ebbi l'onore di dirigere all'E. V. il 2 corrente.

(l) Con questo telegramma Crispi comunicava un dispaccio telegrafico di Blanc, riassumente le notizie riportate nel doc. n. 355.

377

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO SEGRETO S. N. Vienna, 5 dicembre 1887, ore 5,12 (per. ore 8,50).

Voici projet de note envoyé. A la suite de l'entente établie entre les Gouvernements, et coetera, par l'échange de notes opéré à Londres le mois de mars dernier le Gouvernement d'Autriche-Hongrie est tombé d'accord avec les Gouvernements d'Italie et de la Grande Bretagne sur l'adoption des points suivants destinés à confirmer les principes établis par l'échange de notes précité et à préciser l'attitude commune des trois puissances en prévision des éventualités qui pourraient se produire en Orient: • l 0 -2°-3°-4° sans changement. 5° après les mots "envoi de volontaires" on ajoute ce qui suit "de mème la Turquie constituée par les traités gardienne des détroits ne pourrait non plus céder aucune portion de ses droits souverains ni déléguer ses pouvoirs à une autre puissance en Asie mineure ". 6° désir des trois puissances de s'associer la Turquie pour la défense ,commune de ces principes. 7° en cas de résistance de la Turquie à des entreprises illégales telles qu'elles se trouvent indiquées dans l'article cinq, les trois puissances se mettront aussitot d'accord sur les mesures à prendre pour faire respecter l'indépendance de l'empire ottoman et l'intégrité de son territoire telles qu'elles sont consacrées par les traités antérieurs. so si cependant la conduite de la Porte, de l'avis des trois puissances, prenait le caractère de complicité ou de connivence avec une pareille entreprise illégale, les trois puissances se considéreront comme justifiées par les traités existants à procéder soit conjointement soit séparément à l'occupation provisoire par leurs forces de terre ou de mer de tels points du territoire ottoman qu'elles reconnaitront d'accord nécessaire d'occuper à l'effet d'assurer les buts déterminés par les traités antérieurs. 9° l'existance et le contenu du présent accord entre les trois .puissances ne devront ètre révélés à la Turquie ni à d'autres puissances qui n'en auraient pas déjà été informées sans le consentement antérieur de toutes et de chacune des trois puissances susdites. Le soussigné ambassadeur de et coetera a été chargé par son Gouvernement de signer la présente note et de ,l'échanger contre une note identique du Gouvernement de S. M. britannique •.

378

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. RISERVATO S. N. Roma, 5 dicembre 1887, ore 18.

J'ai accepté pour samedi une interrogation à la Chambre des députés au sujet du déplacement de la frontière Est de la Tunisie.

Je me réfère à la correspondance diplomatique dernièrement échangée et notamment aux numéros 235 et 238 (l) de la Série imprimée 71, partie d'ici le 22 novembre.

Ces documents dévoilent que la France tend à des empiètements de ce coté et qu'elle a peut-etre déjà modifié à sa guise la frontière susdite.

Attirez l'attention de Lord Salisbury sur ces faits qui sont manifestement de ceux qu'ont prévus nos engagements du 12 février dernier. Faites-moi connaitre au plus tòt sa réponse et vos impressions pour qu'un é<:hange d'idées puisse encore avoir lieu au besoin.

379

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. SEGRETISSIMO S. N. Londra, 5 dicembre 1887.

Lord Salisbury n'a pas été en ville aujourd'hui, mais on l'attend demain.

D'après les ordres de V. E. je devais me concerter avec Sa Seigneurie relativement à la rédaction de 1La note pour l'ac,aord à trois, mais ayant reçu ce soir copie d'un télégramme du Comte K:Hnoky à l'ambassadeur d'Autriche à Londres je prie V. E. de vouloir bien me donner le plus tot possible ses instructions pour ma gouverne. Voici télégramme du comte Kalnoky.

• J'envoie aujourd'hui à V. E. un projet de note que je viens de rédiger avec le Comte Nigra. Cette note contient après l'introduction formelle d'usage, les 8 points modifiés selon le désir de lord Salisbury et cet acte est rédigé de la sorte que le méme texte peut étre adopté et échangé par les trois Cabinets, ce qui simplifierait beaucoup la chose. La question de l'initiative pourrait étre Qomplètement évitée, gràce à ce procédé que je recommanderais vivement de ma part.

Le commencement de la note serait conçu: A la suite de l'entente établie entre les Gouvernements de.... etc. par l'é<:hange de notes opéré à Londres, mars 1887, le Gouvernement de..... etc.

est tombé d'accord avec les Gouvernements de..... etc. sur l'adoption des points suivants destinés à confirmer les principes établis par l'échange des notes précitées et à préciser l'attitude commune des trois Puissances en prévision des éventualités qui pourraient se produire en Orient.

Ensuite viennent les 8 points avec les additions faites par lord Salisbury et on finirait la note en ,ces termes:

Le soussigné ambassadeur (ministre etc.... ) a été chargé par son Gouvernement de signer la présente note et de l'échanger contre une note identique du Gouvernement.... etc. •.

L'ambassadeur d'Autriche me dit qu'il fera demain part de ce télégramme à lord Salisbury et qu'il ne doute pas que Sa Seigneurie acceptera cette manière de procéder.

Le comte Karolyi espère que l'accord pourra etre signé mercredi ou jeudi prochain.

(l) Cfr. nn. 282 e 316.

380

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. RISERVATO S. N. Vienna, 5 dicembre 1887.

In seguito ad invito del conte Kalnoky mi recai ieri sera e questa mattina al Ministero Imperiale e Reale degli Affari Esteri, dove attesi insieme con S. E. alla redazione del progetto di nota da scambiarsi fra i Governi d'Italia, d'AustriaUngheria e della Gran Bretagna allo scopo di rendere più completo e più preciso l'accordo stretto fra le tre potenze nel mese di marzo scorso. Base di questa redazione furono gli otto punti già sottomessi dal Governo austroungarico all'esame dei Governi d'Italia e della Gran Bretagna, e le osservazioni fatte intorno ai medesimi dal marchese di Salisbury. Ho avuto cura di telegrafare a V. E. il breve preambolo del progetto di nota, e la sua conclusione, gli articoli modificati 5, 6, 7 e 8, nonchè il nuovo articolo 9. Il conte Kalnoky ha egualmente telegrafato il progetto all'Ambasciata austro-ungarica in Londra, e manderà alla detta Ambasciata come pure a quella accreditata presso

S. M. il Re in Roma copia del progetto stesso colla corrispondenza ordinaria. L'E. V. troverà poi, unita al presente rapporto, una eguale copia del progetto.

Con questo progetto la questione dell'iniziativa rimane per così dire esclusa giacchè lo scambio potrà farsi contemporaneamente. Esso può farsi cioè:

l) a Londra fra le due Ambasciate d'Italia e d'Austria-Ungheria dall'un lato, e il Foreign Office dall'altro; e 2) fra V. E. e l'Ambasciata austro-ungarica in Roma, o fra il conte Kalnoky e l'Ambasciata italiana in Vienna, a di lei scelta.

La cortclusione della nota dovrà subire un leggiero cambiamento di forma in quei testi che porteranno la firma del ministro degli Affari Esteri invece di quella dell'ambasciatore.

Rimane ora che l'E. V. esamini questo progetto e faccia poi conoscere ai due Governi d'Austria-Ungheria e d'Inghilterra il suo avviso in proposito. Così pure il marchese di Salisbury avrà a pronunziarsi intorno a questa redazione.

In mancanza di un mezzo più pronto di sicura trasmissione, questo rapporto non potrà essere spedito che dopo domani coll'occasione stessa che reca il progetto in quistione al barone di Bruck.

381

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO S. N. Londra, 6 dicembre 1887, ore 4,50.

Ainsi qu'il me l'avait promis, Salisbury a t~légraphié au Consul d'Angleterre à Tripoli pour obtenir informations sur les ménées de la France et sur l'a~quiescement ou la complicité de la Porte. Sa Seigneurie a reçu hier en réponse le télégramme suivant:

• Il n'y a aucun fondement pour soupçonner que la France ait obtenu le consentement de la Porte pour une rectification de la frontière tunisienne. Les français ont fait une carte de la frontière laque~le on dit inclure une portion du territoire tripolitain. Ils fortifìent Zerzis et autres points de la frontière. Ils ont récemment transporté matériel de construction dans un endroit à six milles en déça de la frontière sur le territoire tripolitain, mais s'en sont retirés par suite de représentations du Vali au consul de France et à ses menaces de s'opposer par la force à toute tentative d'empiètement sur le territoire de Tripoli •.

En présence de ce télégramme je me suis abstenu aujourd'hui de toute nouvelle démarche au Foreign Office et j'allais prier V. E. de vouloir bien donner instructions télégraphiques au Consul du Roi à Tripoli de communiquer toutes ces informations et appréciations à son collègue d'Angleterre auquel il peut se confier.

Je reçois maintenant les deux télégrammes (l) de V. E. de ce soir et j'aurai soin de prier demain Lord Salisbury, non seulement de télégraphier aux Ambassades d'Angleterre à Paris et à Constantinople pour vérifier la nouvelle du BuUetin géographique, mais aussi de faire connaitre ce que Sa Seigneurie compte proposer dans le cas où la nouvelle fut avérée. V. E. recevra demain soir la réponse de Salisbury et avant samedi tous les renseignements qu'il me sera possible d'obtenir.

25 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

(l) II primo è il n. 378; il secondo non è pubblicato.

382

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

(Ed., in traduzione, in LV 57, pp. 47-48)

T. s. N. Roma, 6 dicembre 1887, ore 20.

L'Ambassadeur de France est venu aujourd'hui me parler de notre traité de commerce. Il a conclu en me demandant que nous consentions à proroger le Traité aduel et a proposé que les deux gouvernements entament des négociations pour un traité de navigation.

J'ai répondu que nous sommes tout disposés à entrer en pourparlers pour la stipulation d'un traité de navigation à condition que l'on reprenne les négociations pour le traité de commerce, voulant que l'un et l'autre soient simultanément stipulés. Quant à proroger le traité actuel, j'ai répondu ce que j'ai déjà eu l'occasion de dire à V. E., c'est-à-dire que nous n'y consentirions que dans le cas où le cours des négociations nous démontrerait la probabilité d'un accord.

Nous sommes prets à négocier dès aujourd'hui, ai-je ajouté, et la France aurait toute la responsabilité du retard, si, au 31 décembre, rien n'était fait pour la conclusion d'un traité et que les deux pays dussent etre abandonnés au régime des tarifs.

Veuillez vous rendre interprète des idées que j'ai énoncées auprès du Ministre des affaires étrangères et ajouter qu'avec de la bonne volonté on pourrait savoir avant la fin du mois si un accord est, oui ou non, possible.

383

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. RISERVATO SEGRETISSIMO S. N. Roma, 6 dicembre 1887 (1).

Nigra m'a télégraphié hier au soir projet de notes à échanger avec le Foreign Office. Ce projet a été rédigé par Nigra et Kalnoky et devait etre communiqué tout de suite à Karolyi. Comme il contient toutes les modifications et additions proposées par l'Angleterre, je n'aurais pour mon compte aucune difficulté à l'accepter. Toutefois je réserve ma réponse jusqu'à ce que je connaisse les intentions de Salisbury à cet égard, car je désire procéder de plein accord avec Sa Seigneurie.

(l) Arrivato a Londra alle ore 6,11 del 7 dicembre.

384

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 154. Costantinopoli, 6 dicembre 1887.

Dopo le categoriche ed ufficiali smentite ripetutamente formulate dalla Porta non solo a me, ma ai miei colleghi d'Inghilterra, di Germania e d'Austria-Ungheria, le quali escluderebbero ogni qualsiasi partecipazione del governo imperiale alle mutazioni di confine, che si starebbero facendo tra la Tunisia e la Tripolitania, le notizie pubbUcate dalla società geografica di Parigi ci danno diritto di esigere oltre a immediate spiegazioni sopra il fatto, positive dichiarazioni di principio; giacchè non solo appariscono essere stati tolti alla Tripolitania territori sopra i quali la Porta dimostra non avere nessuna nozione geografica precisa; ma l'esistenza di un accordo qualsiasi, anche solo consentito dal governatore di Tripoli, colle autorità francesi, pregiudicherebbe la risoluzione costantemente manifestata dalla Porta a me e ai miei detti tre colleghi di non riconoscere il protettorato francese a Tunisi.

Mi reco ora dal gran visir, ed invio direttamente al Sultano le informazioni telegrafatemi dall'E. V. Riferirò il seguito dopo la partenza di questo corriere.

385

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1783 bis. Londra, 7 dicembre 1887, ore 6 (per. ore 10).

Voici projet de ma réponse à la note de Salisbury sur affaire Maroc; nul doute qu'elle soit agréée par Sa Seigneurie. Je prie V. E. de vouloir bien me faire connaitre, le plus t6t possible, si Elle l'approuve: cette réponse portera la date 4 courant, ayant reçu seulement avant-hier note de Salisbury en date du 1er. Il est inutile de télégraphier note de Salisbury, puisqu'elle est résumée dans ma réponse ci-dessous: • J'ai l'honneur d'accuser réception note que V.

S. a bien voulu m'adresser, le 1cr courant, au sujet de la conférence sur les affaires du Maroc.

En attendant les communications que le Cabinet de Madrid a l'intention de faire aux puissances amies sur la proposition de l'Espagne, de limiter la conférence à la question des protections, V. S. me fait observer que le Gouvernement de la Reine considère que la dite question est liée au maintien du pouvoir du Souverain actuel du Maroc, et que l'Angleterre ne serait pas disposée à consentir à aucun changement dans le système des protections, sans quelque déclaration des puissances intéressées, renonçant à tout empiètement dans le territoire ou dans la juridiction de cet Empire.

Par suite de l'échange d'idées, qui a eu lieu entre S. E. Crispi et V. S. depuis que la question du Maroc a de nouveau été soulevée, V. S. sait que le Gouvernement du Roi partage entièrement les opinions du Gouvernement de la Reine sur les affaires du Maroc. Les intérèts de l'!talie et de l'Angleterre étant identiques en ce qui concerne le maintien du statu quo dans cet Empire, je suis autorisé par S. E. Crispi à déclarer à V. S., que c'est avec les memes dispositions énoncées dans la note que vous avez bien voulu m'adresser le Ier 'courant, que le Gouvernement du Roi a donné son adhésion à la réunion de la conférence à Madrid •.

386

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO S. N. Londra, 7 dicembre 1887, ore 6,15 (per. ore 10,50).

Salisbury a reconnu la gravité des nouvelles concernant la frontière tri

polo-tunisienne, contenues dans le télégramme de V. E. cinq courant (1). Sa

Seigneurie a télégraphié immédiatement aux Ambassadeurs d'Angleterre à

Paris et à Constantinople de demander respectivement aux Ministres des af

faires étrangères deus deux pays, si la nouvelle que la frontière tunisienne a

été déplacée de deux kilomètres vers l'est était vraie et si on avait conclu une

convention entre la France et la Turquie à cet effet.

Salisbury a en meme temps ordonné de faire des recherches au Foreign Office de toutes les pièces relatives aux limites de la Tunisie et de Tripoli. Ayant interrogé Sa Seigneurie sur ce qu'elle comptait faire si cette nouvelle était avérée, elle reoonnut que par l'accord du 12 février l'Angleterre était obligée d'appuyer l'action de l'Italie et que par les deux traités de Paris du trente mars et 15 avril 1856 le Gouvernement anglais était tenu à garantir l'intégrité de l'empire ottoman. Pour le moment, il se bornait à déclarer que si la nouvelle était exacte l'Italie et l'Angleterre devaient de suite protester.

387

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO SEGRETISSIMO S. N. Londra, 7 dicembre 1887, ore 6,15

(per. ore 11,20).

J'ai donné lecture à Salisbury des télégrammes de V. E. du 4 et 5 courant (2), concernant accord et il a été très reconnaissant des déclarations amicales de V. E. Sa Seigneurie avait reçu télégramme de Kainoky à Karolyi, mais

il m'a déclaré qu'il ne pouvait accepter proposition que le meme texte de note fut adopté par les trois cabinets. • Je n'ai pas d'objection, m'a-t-il dit, au projet Nigra-Kalnoky, pourvu que l'initiative de l'échange des notes soit laissée à l'Italie et à l'Autriche. Je me bornerai à répondre, mais je désire introduire dans ma réponse les considérants par lesquels, selon le point de vue anglais, j'ai cru accepter l'accord. Il me faut cette précaution dans le cas où, par suite

des bruits répandus dernièrement, il serait impossible de garder le secret. Je ne m'oppose pas, a ajouté Sa Seigneurie, à ,ce que la rédaction de la note italienne et autrichienne soit identique; je ne demande qu'une simple addition au premier alinéa, savoir après les mots • est tombé d'accord avec le Gouvernement de • ajouter les mots • de proposer au Gouvernement britannique •. L'ambassadeur d'Allemagne, étant en faveur de l'identicité des trois notes, car celle-ci donnerait à l'accord forme de traité, s'est employé a faire accepter la proposition de Nigra-Kalnoky, mais Sa Seigneurie a été inébranlable et j'ai compris que toute tentative serait inutile, lorsque j'ai vu que le premier Lord de la Trésorerie s'attendait à des interpellations à la Chambre des Communes sur l'accord. La note rédigée à Vienne dont j'aurai copie sera communiquée demain à Salisbury qui a promis de me faire avoir dans deux ou trois jours son projet de réponse. L'ambassadeur d'Allemagne a dit à Karolyi et à moi qu'il fera tous ses efforts afin que réponse anglaise s'écarte le moins possible de notre texte. En attendant, comme V. E. a réservé sa décision, je la prie de vouloir bien me faire connaìtre, si V. E. accepte définitivement le texte Nigra· Kalnoky.

(l) -Cfr. n. 378. (2) -Cfr. nn. 373 e 383.
388

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO SEGRETISSIMO S. N. Londra, 7 dicembre 1887, ore 23,59 (per. ore 6 dell'8).

En réponse au télégramme de Salisbury, l'Ambassadeur d'Angleterre à Constantinople vient de télégraphier que la Porte dément catégoriquement d'étre entrée dans aucun accord avec la France relativement à la frontière tripolitunisienne. Ministre des affaires étrangères de Turquie a déclaré que les autorités locales à Tripoli n'avaient aucune faculté de négocier ou de prendre des mesures qui pourraient reconnaitre, dans un dégré le plus éloigné, aucun droit à la France de se trouver à Tunis.

La Porte aurait fait des déclarations analogues au Baron Blanc.

389

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, CALVI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 907. Atene, 7 dicembre 1887.

Ho saputo da buona sorgente (e già da parecchio tempo) che il signor Kaljevich Ministro di Serbia non farà più ritorno ad Atene. Anche l'attuale Incaricato d'Affari si dispone a prendere un congedo e per altra parte il Signor Nasos che reggeva la Legazione ellenica a Belgrado ha pure lasciato il suo posto per non farvi più ritorno.

Non esiste per vero fra i Governi Serbo e il Greco alcuna cagione immediata di malumore, ma la Macedonia è un pomo di discordia che non permette neppure amicizie cordiali e sempre più vive si fanno le diffidenze della Grecia verso gli altri popoli dei Balcani.

La Legazione a Belgrado è considerata presentemente come una cosa più dispendiosa che utile; ho ragione di credere che dopo le partenze cui ho accennato si trascurerà di inviare colà un nuovo rappresentante e di fatto i due paesi verranno a mancare di dirette relazioni diplomatiche.

390

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. SEGRETO 750. Londra, 7 dicembre 1887.

Ho l'onore di trasmettere qui unita all'E. V. una copia del disegno di nota per l'accordo delle tre potenze, trasmesso dal conte Kalnoky al conte Karolyi, ambasciatore d'Austria Ungheria in Londra, che m'è stata comunicata da quest'ultimo.

2) Nel caso in cui piacesse all'E. V. darmi l'ordine di sottoscrivere e di rimettere a lord Salisbury una copia della suddetta nota, occorrerebbe di fare un'aggiunta nel primo capoverso ed un'alterazione nella conclusione di, essa.

L'aggiunta consisterebbe delle parole • de proposer au Gouvernement bri

tannique • da inserirsi dopo le parole • est tombé d'accord avec le Gouverne

ment de • etc. L'alterazione consisterebbe nel sostituire la parola • analogue •

alla parola • identique • nella frase seguente: • et de l'échanger contre une

note identique du Gouvernement de S. M. Britannique ».

3) Mettendo a riscontro il suddetto disegno di nota col disegno di accordo

compilato dai tre ambasciatori a Costantinopoli e con le aggiunte proposte da

lord Salisbury, trovo, fra altri di minor conto, i due seguenti divari. Nell'ar

ticolo 5 dopo le parole « envoi de volontaires • è omessa la frase qui appresso,

esistente nel progetto di Costantinopoli • ce qui constituerait non seulement

une infraction au statu quo légal, mais serait attentatoire aux intérets des trois

puissances •. Nell'articolo 8 dopo la parola c occupation • trovo la parola • provisoire • che non esiste nelle aggiunte ,inglesi dove leggo soltanto • occupation •. Vero è che nel progetto dei tre ambasciatori è detto c occuper provisoirement etc. •.

4) Nè nel disegno di nota compilato a Vienna, nè nel disegno d'accordo compilato a Costantinopoli, nè nelle aggiunte inglesi, vedo alcuna menzione della Rumania. Però nel telegramma che l'E. V. mi fece l'onore di dirigermi il 4 corrente (l) leggo la frase seguente: • vous vous mettrez d'accord avec lord Salisbury pour une nouvelle rédaction de l'artide 5 ..... contenant mention de la Bulgarie, de la Roumanie, des détroits et de l'Asie Mineure •. Nel caso in cui la parola c Roumanie • non fosse (come io suppongo) un errore di cifra, prego l'E. V. di volermi dare istruzioni in proposito per telegrafo.

5) Il progetto di nota compilato a Vienna è stato spedito oggi a lord Salisbury ad Hasfield Castle dall'ambasciatore di Austria Ungheria. Quest'ultimo m'ha dato comunicazione di un dispaccio direttogli dal conte Kalnoky in cui è detto che lo scambio di note fra l'Italia e l'Austria dovrà seguire a Roma od a Vienna.

ALLEGATO

PROJET DE NOTE

A la suite de l'entente établie entre les Gouvernements de Sa Majesté l'Empereur d'Autriche, Roi de Hongde et de Leurs Majestés la Reine du Royaume Uni de la Grande Bretagne et d'Irlande et le Roi d'Italie, par l'échange de notes opéré à Londres le mois de mars 1887, le Gouvernement de Sa Majesté Impériale et Royale Apostolique est tombé d'accord avec les Gouvernements de la Grande Bretagne et d'Italie sur l'adoption des points suivants destinés à confirmer les principes établis par l'échange de notes précité et à préciser l'attitude commune des trois puissances en prévision des éventualités qui pourraient se produire en Orient.

l o Maintien de la paix et exclusion de toute politique agressive.

zo Maintien du statu quo en Orient fondé sur les traités, à l'exclusion de toute

politique de compensations.

go Maintien des autonomies locales établies par ces memes traités.

4° Indépendance de la Turquie, gardienne d'intérets européens importants

(indépendance du Kalifat, liberté des détroits etc.) de toute influence étrangère

prépondérante.

5• Par conséquent la Turquie ne peut ni céder ni déléguer ses droits suze

rains sur la Bulgarie à une autre puissance, ni intervenir pour y établir une admi

nistration étrangère, ni tolérer des actes de coercition entrepris dans ce dernier

but sous forme, soit d'occupation militaire, soit d'envoi de volontaires. De meme

la Turquie constituée par les traités gardienne des détroits ne pourrait non plus

céder aucune portion de ses droits souverains, ni déléguer ses pouvoirs à une autre

puissance en Asie Mineure.

6° Désir des trois puissances de s'associer la Turquie pour la défense com

mune de ces principes.

7• En cas de résistance de la Turquie à des entreprises illégales telles qu'elles

se trouvent indiquées dans l'article 5, les trois puissances se mettront aussitòt d'ac

cord sur les mesures à prendre pour faire respecter l'indépendance de l'Empire

Ottoman et l'intégrité de son territoire telles qu'elles sont consacrées par les traités

antérieurs.

ao Si cependant la conduite de la Porte, de l'avis des trois puissances, prenait le caractère de complicité ou de connivence avec une pareille entreprise illégale, les trois puissances se considéreront comme justifiées par les traités existants à procéder, soit conjointement, soit séparément à l'occupation provisoire par leurs forces de terre ou de mer de tels points du territoire ottoman qu'elles reconnaitront d'accord nécessaire d'occuper à l'effet d'assurer les buts déterminés par les traités antérieurs.

go L'existence et le contenu du présent accord entre les trois puissances ne devront étre révélés à la Turquie ni à d'autres puissances qui n'en auraient pas déjà été informées sans le consentement antérieur de toutes et de chacune des trois puissances susdites.

Le soussigné, Ambassadeur d'Autriche-Hongrie, a été chargé par son Gouvernement de signer la présente note et de l'échanger contre une note identique du Gouvernement de Sa Majesté Britannique.

(l) Cfr. n. 373.

391

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. RISERVATO SEGRETISSIMO S. N. Roma, 8 dicembre 1887, ore 4,45.

Catalani m'a télégraphié que Salisbury lui a déclaré qu'il ne pouvait accepter proposition que le mème texte de note fut adopté par les trois cabinets. Sa Seigneurie n'a pas d'objection à laisser à l'Italie et à l'Autriche l'initiative de l'échange de notes, mais il désire introduire dans sa réponse les considérants par lesquels, selon le point de vue anglais, il a cru accepter l'accord. Il ne s'oppose pas à ,ce que les notes italienne et autrichienne soient identiques, il ne demande que d'ajouter au premier alinéa, savoir après les mots • est tombé d'accord avec le Gouvernement de... • les mots • de proposer au Gouvernement britannique •. Comme toute tentative de persuader Salisbury à accepter intégralement le projet Nigra-Kalnoky, serait inutile, d'autant plus qu'on s'attend à des interpellations à la Chambre des Communes sur l'accord, je serais d'avis qu'on pourrait adhérer à la demande de Salisbury. Avant toutefois de donner des instructions à Catalani afin qu'il se concerte avec Karolyi et Salisbury pour la rédaction définitive des notes à échanger, je désirerais connaitre l'opinion de Kalnoky à ce sujet. Je prie V. E. de me la faire connaitre le plus t6t possible.

392

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 950 bis. Roma, 8 dicembre 1887.

J'approuve le projet de réponse à Lord Salisbury sur les affaires du Maroc, dont vous m'avez communiqué le texte par votre télégramme d'hier matin (1).

(l) Cfr. n. 385.

393

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 60, pp. 178-179)

R. RISERVATO 758. Londra, 8 dicembre 1887.

Ho l'onore di trasmettere qui unite all'E. V. la copia e la traduzione di un sunto della risposta fatta dal Negus alla lettera direttagli dalla Regina Vittoria nell'agosto scorso. (Rapporto di quest'ambasciata del 10 agosto n. 6 confidenziale) (1).

Il sunto di cui si tratta fu telegrafato ieri notte al Foreign Office da Suakim; e dal Foreign Office fu spedito per telegrafo a sir John Savile, con istruzione di darne pronta comunicazione all'E. V.

Ho avuto cura di annunziare poc'anzi tutto ciò all'E. V. con un telegramma; ed ho soggiunto che"lord Salisbury mi ha fatto consapevole del suo desiderio di parlarmi domani di quella lettera.

Da quanto si può giudicare da un ristretto, la lettera del Negus è scritta con alterezza. L'allusione che egli fa alla sconfitta data agli Egiziani è una coperta minaccia. La proposta di sottoporre la controversia coll'Italia ad un arbitrato mi fa sospettare che colui che la suggerì non è abissino. La sola parte della lettera che può fare argomentare che il dissidio possa comporsi senza ricorrere alle armi, è quella in cui il Negus manifesta rincrescimento che gli Italiani desiderino la guerra, poichè vorrebbe, egli scrive, combattere contro infedeli non contro cristiani.

ALLEGATO.

RISTRETTO DELLA LETTERA DI RE GIOVANNI

(Traduzione)

La lettera del Re dichiara che in sulle prime non vi era inimicizia fra lui e

l'Italia; e che era stato convenuto che soldati italiani dovessero scortare le carovane che viaggiavano fra l'Abissinia e Massaua. Ma soldati italiani vennero, senza mercatanti, a costruire fortificazioni su territorio abissino. E Ras Alula assalì quei soldati, non già convogli di mercatanti.

Il Re si lagna che gli Italiani non osservino le stipulazioni del trattato conchiuso dall'ammiraglio Hewett; che, per tre anni, abbiano imposto diritti sulle mercanzie abissine; che mentre, in conformità del trattato, le armi dovevano essere soltanto importate per ordine del Re, gli Italiani abbiano permesso un'importazione di armi illimitata, che cagiona disturbi in Abissinia.

Si riferisce quindi alla presa di Senheit per opera di Ismail pascià e dice che gli Egiziani furono poi sconfitti da lui. Dice che gli Italiani ora bramano la guerra e che ciò gli rincresce, perchè egli desidera combattere contro infedeli e non contro cristiani. Egli desidera soltanto difender.e il suo paese. Si professa pronto a mandare un'ambasciata in Inghilterra, se le comunicazioni sono aperte, e sottoporsi ad un arbitrato. Sospetta un disegno da parte dell'Italia di far l'Abissinia tributaria di Roma. Fa notare che tutti gli attacchi contro l'Abissinia vengono da Massaua e dice che egli aveva previsto simili disturbi quando, nei negoziati con sir W. Hewett. aveva chiesto Massaua, la quale una volta aveva appartenuto all'Abissinia.

33!.

(l) Cfr. n. 27.

394

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO SEGRETISSIMO S. N. Londra, 9 dicembre 1887, ore 4,30 (per. ore 7,50).

Karolyi est venu me dire qu'il a reçu l'autorisation de Kalnoky de se concerter avec moi pour présenter à Salisbury les notes identiques et les échanger contre la note anglaise, dès que nous serions convaincus que l'adhésion de l'Angleterre est complète en ce qui concerne la substance et les termes de l'accord. Karolyi a ajouté qu'il venait d'etre informé par Salisbury que l'adhésion du Gouvernement anglais sera pure et simple et que Sa Seigneurie croyait indispensable de motiver son acceptation par des considérations spéciales aux points de vue anglais. C'est ee que j'ai eu l'honneur de télégraphier à V. E. le 6 courant (1). Salisbury craindrait maintenant indiscrétion des chancelleries et désirerait si l'accord devait etre rendu public..... (2). L'ambassadeur d'Autriche-Hongrie espère que l'échange des notes pourra avoir lieu demain. J'ai rendez-vous avec Salisbury à six heures.

395

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 286. Vienna, 9 dicembre 1887.

Facendo seguito al mio rapporto del 7 corrente, Serie Politica n. 284 (3), mi pregio d'informare l'E. V. che nel Consiglio tenuto ieri sotto la presidenza dell'Imperatore, al quale assistevano, oltre il Ministro della Guerra, anche l'Arciduca Alberto, il Generale Barone Beck, capo dello Stato Maggiore generale, e altre autorità militari, fu specialmente esaminata la situazione militare sulla frontiera Russo-Galliziana, in relazione coi movimenti di truppe russe avvenuti su quei confini. Fu constatato che se dall'un lato le forze russe concentrate su quel punto della frontiera erano in questo momento molto superiori per numero alle forze austro-ungariche che vi sono di fronte, tuttavia la celerità di mobilizzazione essendo più grande per l'esercito austro-ungarico che non per il russo, non c'era, per il momento, necessità di rispondere ai movimenti di truppe russe con eguali movimenti di truppe austro-ungariche. Tuttavia furono ordinati varii provvedimenti di precauzione, diretti specialmente agli approvvigionamenti d'ogni sorta, agli alloggi, ed in genere alla rapida operazione dei futuri movimenti, quando questi fossero resi indispensabili. Fu

rono poi prese altre disposizioni secondarie per tenere al completo i reggimenti, le divisioni e le altre unità delle varie armi, componenti i corpi distribuiti su quella frontiera.

Il Conte Ka.Inoky, parlandomi ieri di queste cose, mi disse che se i movimenti delle truppe russe si arrestano al punto in cui sono (ed è probabile che ciò sarà, anche in considerazione della stagione), non vi sarà alcun invio di truppe nuove, per parte dell'Austria, in Galizia. Ma se i movimenti delle truppe russe continuassero, o fossero ripresi in primavera, in allora la situazione, già ora assai tesa, diventerebbe pericolosa, perchè l'Austria-Ungheria non potrebbe dispensarsi dal Tispondere con eguali movimenti di truppe verso la frontiera russa. Il Conte Kttlnoky è propenso a credere che realmente quei movimenti di truppe russe siano l'effetto di disposizioni non recenti, le quali non erano state eseguite in addietro in seguito all'opposizione fatta dall'antico Ministro Russo delle Finanze, Signor Bunge, per ragioni principalmente finanziarie. L'articolo del Fremden-Blatt, evidentemente comunicato dal Ministero, costituisce nel pensiero del Conte Kalnoky, un avvertimento al Governo Russo il quale oramai non ignora quali sarebbero le conseguenze d'altre misure che qui potessero considerarsi ·come provocazioni. Il Governo Russo sa inoltre, e il Principe di Bismarck ebbe cura di dirlo schiettamente all'Imperatore Alessandro ,che dietro o daccanto all'Austria-Ungheria, attaccata dalla Russia, si troverebbe l'esercito tedesco.

In conclusione, il Conte Kalnoky non crede che per questo inverno vi sia pericolo di guerra. Se ve ne sarà nella prossima primavera, è sperabile che lo si saprà in tempo guardando bene ai sintomi, che in tal caso non mancherebbero di prodursi durante l'inverno.

(l) -Cfr. n. 387. (2) -Gruppi indecifrati. (3) -Non pubblicato.
396

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 155. Costantinopoli, 9 dicembre 1887.

Faccio seguito al mio rapporto n. 154 (l) circa lo spostamento del confine tra Tripoli e Tunisi.

Recatomi il 6 'corrente dal Gran Vizir, gli notificai, in base ai due telegrammi di V. E., del 5 (2), l'affermazione pubblicatasi nel Bollettino della Società geografica di Parigi, che, secondo una convenzione intervenuta fra Francia e Turchia, il confine tra la Tunisia e la provincia turca di Tripoli sia stato fissato all'est del Capo El-Biban, a 32 chilometri dall'antico confine, tutta la gran baia di El-Biban essendo ora sotto il protettorato francese. Mi ero munito della carta di Justus Perthes, e mostrai a Sua Altezza, su quella carta il territorio tripolitano ·che la Società geografica di Parigi pretende essere stato riunito alla Tunisia con la predetta convenzione turco-francese. Non mancai di

far notare a Sua Altezza, che l'affermazione inserita nel Bollettino di quella Società confermava le varie informazioni pervenuteci al riguardo dello spostamento della frontiera Tripoli-Tunisina e costantemente smentite dalla Sublime Porta.

Sua Altezza smentì categoricamente ed in modo assoluto l'esistenza attuale della pretesa convenzione, e mi dichiarò non ammettere neanco la possibilità che in avvenire intervenga una convenzione o un'intesa qualunque tra il Governo Imperiale o il governatore di Tripoli col governo francese o colle autorità francesi per rettificazioni dei confini tripolitani, attesochè la Turchia non riconosce neppure la presenza della Francia nella Tunisia; disse essere per l'appunto arrivata col vapore ottomano da Tripoli l'aspettata risposta del Governatore di quella provincia alle domande di schiarimenti direttegli in base alle precedenti comunicazioni da me fatte alla Porta; mi lesse, traducendo sull'originale turco (ed il Mustechar sopravvenuto più tardi, rinnovò a me quella ·lettura in termini identici) quel rapporto del Governatore, che si riassume come segue:

• Nessuna occupazione di fatto o presa di possesso al di là dell'attuale confine si potrà realizzare per parte dei Francesi sino a tanto che la tribù dei Dragma (alias, Wragma o Urgamma) forte di ottantamila persone, resisterà agli intrighi di Youssouf Nigro, o Ligro, altrimenti detto generale Allegro. Ma questo personaggio, che è eloquente e dispone di danaro, lavora contro di noi. È lui ·che aveva preparato sulla frontiera algerina la spedizione della Tunisia, e ne fu ricompensato dal suo governo; ed egli ora occupa la costa presso la frontiera tripolitana con truppe, e vi costruisce fortilizii, e cerca di indurre le tribù ad accettare la protezione francese. È indispensabile che egli sia allontanato»,

In quel punto il Ministro degli Esteri Said Pascià, ed il Mustechar Artin Effendi, chiamati da Sua Altezza, entrarono a prendere parte al colloquio. Sua Altezza osservò che si scorge bene come i francesi vogliano fare una annessione ,sulla carta per effettuarla poi sul terreno. E venne inteso fra essi che la Sublime Porta dimandasse al Governo francese di sconfessare le asserzioni della Società geografica, e che si facessero passi opportuni per l'allontanamento del Generale Allegro dal confine.

Intanto .io avevo fatto recare a •cognizione personale di S. M. il Sultano, per mezzo del suo segretario Surreya Pascià, le stesse informazioni pervenutemi coi due telegrammi dell'E. V. del 5; e l'indomani, 7, Sua Maestà Imperiale mi faceva dare per la stessa via una risposta non meno categorica. Sua Maestà mi assicura che non tollererà nè lo spostamento di confine che la Società geografica pretende sia stato convenuto, nè alcun accordo che possa implicare il riconoscimento del protettorato francese a Tunisi. Sua Maestà Imperiale è di parere che le mene e le notizie pubblicate in Francia a questo proposito hanno specialmente per scopo di spingere l'Italia ad impegnarsi in una quistione tripolitana.

Per parte mia, mentre ringraziai delle assicurazioni inviatemi da Sua Maestà, osservai schiettamente essermi stato riferito che da molto tempo si ,cercava di accreditare qui il sospetto che la Tripolitania fosse minacciata dall'Italia, forse nell'intento di fuorviare la vigilanza del governo imperiale allo .scopo che presentemente si affaccia nello ·spostamento dei confini tripolitani; ed aggiunsi non dubitare io che Sua Maestà Imperiale, sicura dell'efficace appoggio dell'Italia e delle tre Potenze sue alleate, non esiterà a mantenere coi mezzi opportuni l'integrità effettiva dell'Impero.

Dopo tale mio pa·sso presso il Sultano, anche i miei colleghi di Germania e d'Inghilterra fecero pervenire a Sua Maestà analoghi avvertimenti e ne ebbero analoga risposta; come pure il Barone di Calice fece alla Porta identici ufficii collo stesso risultato. Il Signor di Radowitz mi disse confidenzialmente Bssere stato inoltre pregato da Rechid Pascià, in nome di Sua Maestà Imperiale, perchè egli si facesse garante presso di me che noi possiamo aver fiducia nella sua risoluzione di impedire con ogni mezzo (il Signor di Radowitz mi disse persino colle armi) lo spostamento del confine.

Circa l'allontanamento del generale Allegro sembra che il Sultano si sarebbe ancora riservato di decidere se convenga di farne domanda a Parigi, nel dubbio che una simile domanda possa essere considerata come una specie di riconoscimento dell'occupazione francese in Tunisia.

Tanto il tenore del rapporto spedito a Costantinopoli dal govematore di T.dpoli quanto i termini suindicati delle dichiarazioni del Sultano e del Gran Vizir, debbono considerarsi come confidenziali; desiderandosi non dar luogo a polemiche inopportune.

Ma io insistetti perchè dalla Porta si ponesse il governo del Re in grado di far noto al Parlamento la decisione del governo Imperiale sullo spostamento .dei ·confini pubblicato nelle carte dello Stato Maggiore francese e nel Bollettino della Società geografica, e recato a principio d'esecuzione colla protezione concessa, secondo informa il R. Ambasciatore a Parigi, a tribù tripolitane, e con operazioni tentate dai francesi (come spiegherò in appresso) sul territorio tripolitano.

In seguito a detta mia insistenza, il Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri Naoum Effendi venne per incarico di S. E. Said Pascià all'Ambasciata a notificarmi ufficialmente che la Porta dichiara che nessun .spostamento del confine tripolitano è convenuto, nè ammessibile.

Rimane cosi escluso, sia di fatto che in massima, qualsiasi consenso anche tacito della Porta ad uno spostamento di ·confini della Tripolitania per parte ·della Francia; ed in quanto ad una connivenza passiva od altra del governatore di Tripoli colle autorità francesi, essa pure è esclusa non solo dal rapporto già citato del governatore, ma da un fatto segnalato ieri con telegramma del ·Console d'Inghilterra in Tripoli, come segue:

• I Francesi stanno fortificando Serzis e inoltre parecchi punti del confine; riunirono materiali perfino in un sito distante di 5 miglia oltre il confine, ma .si ritirarono in seguito a rimostranze fatte al Console di Francia dal governatore, il quale minacciò di resistenza armata in caso di violazione del territorio tripolitano •.

Ma ci rimane a conseguire che la Porta faccia il suo dovere di fronte al fatto che uno spostamento di confine venne stabilito nei documenti ufficiali francesi e di fronte agli intendimenti della Francia, dei quali tale carta e gli altri atti segnalati ·costituiscono la prova. Non risulta finora che la parte indicata del territorio tripolitano sia stata occupata dai francesi, e la Porta è così ancora in tempo di prevenire l'ese<:uzione dell'annunziato disegno.

Ciò potrebbe venir da essa fatto in due modi contemporaneamente: l) esigere che il Governo francese sconfessi lo spostamento di confine annunziato dal Bollettino della Società geografica e segnato nella carta dello Stato Maggiore francese; 2) provvedere a che il confine tripolitano sia effettivamente fatto rispettare per opera di truppe imperiali.

Riguardo al primo punto, venne dalla Porta telegrafato all'Ambasciatore del Sultano a Parigi perchè ottenga e riferisca schiette spiegazioni, e procuri pubbliche smentite e rettifiche; in seguito a che si pubblicheranno anche nei giornali di Costantinopoli le smentite e spiegazioni che saranno del caso. So in via confidenziale che il mio Collega d'Inghilterra domandò in proposito alla Porta se essa non si farebbe premura di pubblicare proteste quando lo Stato Maggiore Russo includesse l'Armenia nelle carte ufficiali dell'Impero dello Czar.

Riguardo al secondo punto, mi risulta in via riservata che si stanno prendendo in considerazione gli stati delle forze ottomane esistenti nella Tripolitania e le dislocazioni ,convenienti per l'occupazione del confine all'Ovest della baia di El Biban, e che uno dei generali stranieri al servizio della Porta si occupa specialmente dell'argomento.

(l) -Cfr. n. 384. (2) -Non pubblicati.
397

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. RISERVATO SEGRETISSIMO S. N. Roma, 10 dicembre 1887, ore 18,20.

J'accepte entièrement le projet de réponse de Salisbury, tel que vous me l'avez communiqué par votre télégramme de ce matin (1). Avant toutefois de procéder à l'échange de notes, entre l'Ambassade et le Foreign Office, veuillez vous mettre d'accord avec Karolyi.

398

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, NIGRA

T. s. N. Roma, 10 dicembre 1887, ore 19.

M. le Baron de Bruck s'est fait auprès de moi l'interprète des reme!"fciements du Comte Kalnoky pour le concours que j'ai prèté aux négociations commerciales, ainsi que de la satisfaction qu'éprouve le Gouvernement austrohongrois pour la conclusion d'un traité qui contribue consolidation des rapports de sympathie existants entre les populations des deux Etats.

Veuillez remercier le Comte Kainoky des sentiments qu'il a bien voulu me faire exprimer et que je partage. Le Gouvernement du Roi a trouvé, dans les récentes négociations, des collaborateurs précieux en M. M. les délégués austro-hongrois. Il se plait à témoigner de sa sincèl'e gratitude à leur égard, ainsi que à l'égard de M. le Baron de Bruck, convaincu que les nouveaux accords rendront de plus en plus intimes les rapports déjà si sympathiques qui existent entre les populations des deux pays.

(l) Non rintracciato; si veda però appresso doc. n. 401.

399

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

(Ed., in traduzione, in LV 57, pp. 48-49)

T. s. N. Roma, 10 dicembre 1887, ore 23.

Ce matin, l'Ambassadeur de France est venu me voir pour me demandei par quel régime Les rapports commerciaux entre la France et l'Italie seraient réglés au premier janvier. Je lui ai répondu, qu'il n'y avait pas bien à parler d'autres prorogations de l'ancien traité et qu'on ne pouvait s'attendre qu'au régime des tarifs généraux. J'ai ajouté que le gouvernement italien avait montré les meilleures dispositions pour négocier un nouveau traité et que si on n'avait pas pu le conclure, la faute n'était pas à lui, mais au gouvernement français, qui après avoir longtemps tardé à présenter ses observatiQns à nos propositions, les avait formulées de manière à les rendre inacceptables. • Toutefois, continuai-je, pour donner à la France une autre preuve de notre bon vouloir, nous serions prets à stipuler un traité provisoire qui devrait avoir vigueur pendant la négociation d'un traité défìnitif. Dans ce traité provisoire on incluerait tous les articles sur lesquels l'accord s'était établi, et quant aux articles contestés, on stipulerait le régime de la nation la plus favorisée •. Le comte de Moiiy ne sembla pas trop satisfait de cette réponse et exprima le désir que le gouvernement du Roi améliorat, dans ce traité provisoire, le traitement des tissus français. Je lui ai répondu que j'y aurais consenti à la condition que le gouvernement de la République reduisit, de son còté, les droits d'entrée pour les bestiaux italiens. L'ambassadeur de France observa alors qu'il n'avait aucun pouvoir pour prendre de tels engagements. • Dans ce cas, ai-je répliqué, il est inutile d'en parler davantage, et je vous prie de considérer mes paroles comme non prononcées. Au premier janvier, le tarif général sera appliqué aux provenances françaises. Je désir,e seulement qu'il soit bien constaté que la France, et non plus l'Italie, a soulevé des obstacles à la conclusion d'un traité. Vous pouvez, en attendant, avertir votre gouvernement que lundi prochain je demanderai au Parlement la faculté de stipuler dans ce mois de décembre de nouveaux traités avec les pays où les anciens traités viennent à échéance à la fin de ce mème mois et de les mettre à exécution au premier janvier 1888 jusqu'au 30 juin, sauf, bien entendu, au Parlement de les rendre défìnitifs ou non, quand il se réunira après les vacances •. Je m'empresse d'informer V. E. de ce qui précède pour sa gouverne et pour le cas où Elle serait interrogée à ce sujet.

400

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Londra, 10 dicembre 1887, ore 22,30 (per. ore 3 dell' 11).

Salisbury a reçu réponse du Gouvernement français à l'égard de la frontière tripoli -tunisienne.

M. Flourens déclare avoir proposé à la Porte une convention de délimitation et avoir suggéré le cours de Montaya comme frontière. Le Gouvernement français n'a pu, jusqu'à ce jour, obtenir consentement de la Porte (1).

401

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. SEGRETO PER CORRIERE 760. Londra, 10 dicembre 1887.

Mi pregio trascrivere qui appresso un telegramma che ebbi l'onore di .spedire ieri sera all'E. V. :

• -Très secret. Voici traduction littérale du projet de réponse de lord Salisbury: • -Très secret. Le Gouvernement de Sa Majesté a considéré les points recommandés à son acceptation par la note identique des Gouvernements d'Italie et d'Autriche-Hongrie. Les trois Puissances ont déjà communiqué l'une à l'autre leur conviction que c'est de leur intérèt commun de maintenir l'état de choses existant sur les còtes de la Méditerranée et des Mers adjacentes. Les quatre premiers points énumérés dans la note sont en stricte conformité avec cette entente aussi bien qu'avec la politique toujours suivie par le Gouvernement de la Gvande Bretagne.

Le cinquième, sixième et septième point se refèrent à certains dangers spéciaux par lesquels l'état de choses établi par les traités et les intérèts des trois Puissances en Orient pourraient étre menacés et à la conduite qu'il faudrait suivre si ces dangers surgissaient. Les entreprises illégales prévues par l'art. 5° affecteraient spécialement la préservation des détroits de la domination de toute autre Puissance, excepté la Turquie et de l'indépendante liberté, établie par le traité de Berlin, des communautés chrétiennes sur la frontière septentrionale de l'Empire Turc.

Le Gouvernement de Sa Majesté reconnait que la protection des détroits et les libertés de ces communautés sont des sujets de supreme importance et sont pour l'Europe parmi les résultats les plus précieux du Traité; et le Gouvernement de la Reine concourt cordialement avec les Gouvernements

(l} La notizia coincideva con quella fornita da Menabrea con telegramma del 15 dicembre 1887, ore 15,20 (per. ore 17,45), n. 1822, non pubblicato.

d'Italie et d'Autriche-Hongrie à prendre des précautions spéciales pour les assurer.

Le huitième point pourvoit contre une éventualité qui pourrait, sans illégalité technique, déjouer entièrement le but des traités. Il est nécessaire cependant d'éviter une publicité prématurée laquelle pourrait précipiter la chùte de la Turquie dans un état de vassalage duquel c'est le but des trois Puissances de la protéger.

En vue de ces considérations le soussigné est chargé par le Gouvernement de S. M. la Reine de ,communiquer au Gouvernement italien son entière adhésion aux neuf points énumérés dans la note identique des deux Puissances, savoir... •.

Ici suit la traduction des neuf points qui sont bien connus à V. E.

Lord Salisbury m'a exprimé l'espoir que cette réponse recevrait l'approbation de V. E. et m'a dit que si vous n'aviez aucune objection à lui faire les notes seraient échangées au Foreign Office lundi matin.

Sa Seigneurie m'a répété encore une fois les misons qui avaient motivé son préambule et qui se reduisent, à mon avis, à la crainte, en cas d'indiscrétion, de déplaire aux libéraux unionistes qui soutiennent le Ministère.

Sa Seigneurie espèr,e toutefois que le plus strict secret sera gardé.

Le Comte de Hatzfeldt m'a dit qu'il était très satisfait du projet de réponse et qu'on n'aurait jamais pu s'attendre à mieux. Le Comte Karolyi a esprimé un avis analogue.

En conformité des instructions que V. E. m'a fait l'honneur de me donner aujourd'hui (1), je procéderai à l'échange des notes lundi matin, si toutefois je ne reçois pas d'ordres contraires. Dans le cas où mon rapport secret du 7 courant (2) expédié le matin du huit par courrier de Cabinet n'arriverait pas à temps, j'ai l'honneur de prévenir V. E. qu'outre le léger changement mentionné dans le télégramme de V. E. d'aujourd'hui, il faudra substituer le mot

• analogue • au mot • identique • dans la phrase de conclusion.

J'ajoute à toute bonne fin que je considère comme erreur de chiffre la mention de la Roumanie dans le télégramme de V. E. du 4 courant (3).

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., come estratto, in LV 58, p. 517)

R. CONFIDENZIALE 763. Londra, 10 dicembre 1887.

Partecipai ieri a lord Salisbury la sostanza del dispaccio, che l'E. V. mi fu così cortese da spedirmi il 3 corrente (4). Sua Signoria mi disse che il governo britannico aveva dato il consentimento alla convenzione pel canale

26 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

di Suez, aveva comunicato i documenti relativi alle varle potenze e li aveva pubblicati nel Times. Non era utile né dicevole ripetere la cosa.

Messo sul tema della convenzione di Suez, lord Salisbury proseguì nel modo seguente:

• Non capisco (mi disse) a che armeggi la Porta nel mettere ostacoli alla convenzione; e se è messa su dalla Russia. In tal caso, capisco ancor meno perchè la Russia dia col gomito nei fianchi alla Francia sua amica (In such a case I do not understand why Russia pokes in the ribs of France her friend).

Se la Russia crede dar noia alla Gran Bretagna s'inganna a partito. La Gran Bretagna si cura della convenzione di Suez quanto di un filo di paglia •. Ebbi l'onore di partecipare all'E. V. ciò che precede col mio telegramma di ieri sera.

(l) -Cfr. n. 397. (2) -Cfr. n. 390. (3) -Cfr. n. 373. (4) -Cfr. n. 372.
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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. RISERVATO 765. Londra, 10 dicembre 1887.

In conseguenza di un desiderio manifestatomi da Lord Salisbury, ebbi ieri un colloquio con Sua Signoria circa la lettera del Negus, argomento del mio rapporto dell'8 corrente (758 Serie Politica) (1).

Lord Salisbury mi pregò di dire all'E. V. che sebbene non fosse da dare molto peso a quella lettera in vista dei risultati che si aspettavano dalla missione Portai, cionondimeno egli aveva ricavato una buona impressione dalla lettura di essa e prevedeva che, ad eccezione di Sanheit, il Negus farebbe tutte le concessioni territoriali richieste dall'Italia. D'altra parte, soggiunse ,che egli non dubitava che, dopo la stipulazione della pace, il governo del Re concederebbe libero transito per Massaua al commercio Abissino e, nel suo stesso interesse, proibirebbe l'importazione di armi in Abissinia.

Pregai Lord Salisbury di dirmi da qual passaggio della lettera del Negus egli aveva ricavato le sue previsioni circa le concessioni territoriali; ed egli tosto mi rispose dalla dichiarazione del Negus che non desiderava combattere contro cristiani.

Avendo fatto notare la celata minaccia nell'allusione alla sconfitta data agli Egiziani, Lord Salisbury mi rispose che non bisognava dare molta importanza allo stile epistolare di un monarca Africano.

Sua Signoria fece quanto era possibile per farmi partecipare alle sue opinioni. E forse scorgendo in me qualche titubanza mi rammentò che il Negus aveva seco due formidabili alleati: il calore e la siccità.

Ebbi l'onore di partecipare tutto ciò all'E. V. col mio telegramma d'ieri sera (2).

(l) -Cfr. n. 393. (2) -Il telegramma è riportato in LV 60. pp. 179-180.
404

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. s. N. Roma, 11 dicembre 1887, ore 15.

La réponse de M. Flourens au sujet de la frontière tripoli-tunisienne me parait assez catégorique. Il resterait à savoir comment le Bulletin de la Société géographique de Paris, page 92 de la livraison du I.er trimestre, a pu affirmer qu'une rectification de frontière avait eu lieu en conséquence d'une convention entre Autorités françaises et ottomanes, et comment la 2.me édition de la carte de Habenicht, publiée par Iustus Perthes, a pu accueillir cette donnée. Il est douteux pour nous que le Bulletin ait été mensonger et les ,cartes de la Maison Perthes ne sont pas, d'habitude, construites à la légère. Il est d'autant plus nécessaire d'éclaircir ce point que la rectification dont il s'agit comporterait pour la Turquie la perte d'un territoire ayant sur la mer une base de meme plus de 32 kilomètres et dans l'intérieur une profondeur de 100 Kilomètres environ.

Comparez les deux cartes de Habenicht, I.ère et 2.me édition et invitez Salisbury à en faire autant.

405

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 409. Pietroburgo, 11 dicembre 1887.

Le notizie messe in giro, in questi giorni, dalla stamp:a europea di armamenti e di movimenti di truppe russe verso la frontiera austriaca, si riferiscono a quelle che io ebbi già l'onore di segnalare all'E. V., col mio rapporto di questa serie n. 389 dell'll novembre u.s. (1).

Dopo d'allora più nessuna misura bellicosa fu adottata dalle autorità russe appunto per non provocarne altre eguali dalle autorità austriache.

Ciò non toglie che, malgrado qui si felicitino delle risoluzioni pacifiche delle autorità militari austriache, si vada pur tuttavia ripetendo che finchè il trattato di Berlino non sia ristabilito, questo ristabilimento non cesserà d'imporsi sia per mezzo d'un accordo amichevole, sia colle armi. Di fatto la tensione dei rapporti tra i due paesi va accentuandosi.

L'Incaricato d'Affari di Germania dubita che le truppe concentrate nel Governo di Kiew come quelle in Odessa siano destinate prima di tutto ad intimidire l'Austria, alla quale in realtà non si pensa ora, perchè non sufficentemente preparati a dichiarare la guerra, e poscia a divergere in Bulgaria, se l'occasione propizia si presentasse, alla caduta del Principe Ferdinando, ritenuta

qui non tanto remota. La fiducia nella quale tutti gli uomini di Governo russi si cullano in proposito fa sospettare che veramente da essi si prepari, o si lasci preparare incoraggiandolo, un colpo di mano contro il Principe di Coburgo, come quello riuscito a meraviglia contro il Principe di Battemberg.

Tuttavia se fu sincero S. E. di Giers quando assicurò recentemente all'Incaricato d'Affari di Germania che la Russia non attaccherà l'Austria (1), forse ritenendo in questo caso valida l'alleanza colla Germania e coll'Italia contratta dall'Austria, possiamo essere certi ·che la guerra sarà anche questa volta evitata, perchè è improbabile una provocazione e dichiarazione di guerra da parte dell'Austria, la quale lasciata sola e sconfitta rovinerebbe sotto lo sforzo stesso dei suoi antagonismi interni. Nei circoli politici russi si calcola sul timore dei governanti austriaci che una parte stessa della popolazione dello Impero Austro-Ungarico, composta d'Italiani, Tedeschi, Slavi e Rumeni, concorrerebbe se non •coi fatti, certo col desiderio, alla sconfitta per potere realizzare il sogno carezzato da ciascuno di loro d'unirsi ai popoli aventi con essi comunanza d'origine.

(l) Non pubblicato.

406

IL MINISTRO A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1803. Madrid, 12 dicembre 1887, ore 8,10 (per. ore 14,30).

J'ai immédiatement communiqué au ministre d'Etat, que s'il s'engage à négocier et à signer un nouveau traité de commerce avec nous, V. E. aurait consenti à prolonger l'ancien jusqu'à ce que le nouveau ait pu recevoir approbation du Parlement dans les deux pays. Ministre d'Etat que j'ai pu voir un moment hier au soir m'a dit, qu'il croyait que le Conseil des Ministres approuverait cette solution qui lui paraissait la meilleure.

.Je pense que soit la prorogation que l'engagement d'entamer de suite de nouvelles négociations pourra ètre établi par un échange de notes; néanmoins je prie V. E. de me faire connaìtre sa manière de voir.

407

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. s. N. Roma, 12 dicembre 1887, ore 18.

La vérité sur la question de la frontière tripoli-tunisienne sera difficile à découvrir sans une inspection sur piace. Pour aboutir, cette inspection devrait étre confiée à une Commission composée des consuls anglais et italien à Tripoli, puisqu'il s'agit de territoire

soumis à leur juridiction, et d'un fonctionnaire ottoman choisi en dehors des attachés du Vali de Tripoli, qui peut ètre suspect de connivence 'avec les Autorités françaises de la frontière tunisienne.

Demandez à Salisbury san avis sur cette proposition. Au besoin, et pour éviter des longueurs préliminaires, nous nous passerions du commissaire ottoman puisque un voyage à deux de nos Consuls pourrait s'effectuer sans trop de bruit et sans que la Porte y trouvat à redire. Si l'inspection, camme il est probable, pouvait se limiter au littoral rien ne serait plus facile que de mettre à leur disposition un navire anglais ou italien qui les conduirait sur les lieux.

(l) Si veda B. Von Biilow al Principe di Bismarck, Pietroburgo, 1° dicembre 1887, n. 392, in G.P., vol. IV, n. 1160.

408

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. SEGRETO 768. Londra, 12 dicembre 1887.

Ho l'onore di trascrivere qui appresso un telegramma che ho avuto cura di spedire poc'anzi all'E. V.:

• Très secret. Conformément aux ordres de V. E. j'ai signé et échangé aujourd'hui avec lord Salisbury, en méme temps que l'ambassadeur d'AutricheHongrie la note contenant l'accord intervenu entre l'Italie, l'Autriche-Hongrie et l'Angleterre en prévision des éventualités qui pourraient survenir en Orient.

Hier soir j'avais collationné avec l'ambassadeur d'Autriche-Hongrie nos notes respectives qui ont été trouvées conformes; * la seule legère différence consistant dans la mention du mais de février que j'ai intercalé dans ma note pour indiquer l'époque à laquelle a eu lieu la première entente entre l'Italie et la Grande Bretagne. Le mot février n'existe pas dans la note autrichienne.*

Le Comte Karolyi et mai nous avons ajouté à la fin des notes les compliments d'usage qui ne se trouvent pas dans la note anglaise. Lord Salisbury s'est offert à les ajouter mais nous nous y sommes opposés.

Après la signature j'ai donné lecture à Lord Salisbury du télégramme de

V. E. (l) d'hier au sujet du maintien du secret et Sa Seigneurie m',a chargé de vous assurer que camme V. E. il garde aussi lui-méme les pièces relatives à l'accord, sous clef dans san étude.

Il a fait allusion à la Gazette de Cologne et a dit qu'heureusement le journal n'avait eu aucun soupçon de l'entente des trois Puissances sur les dispositions qui constituent l'art. 8 de l'accord.

Ainsi a été accompli aujourd'hui un événement de la plus haute importance, auquel V. E., dans les mais d'aoùt et de septembre, avait préparé le terrain avant que l'Allemagne et l'Autriche-Hongrie eussent pris aucune initiative.

Je conclus par les paroles prononcées par Lord Salisbury au moment de la signature.

• L'histoire dira à la postérité que la fin de la Turquie date de ce jour où l'!talie, l'Autriche-Hongrie et l'Angleterre ont signé un acte contenant des dispositions relatives à une occupation de territoire de l'Empire Ottoman •.

Devo notare che il periodo ,segnato da asterischi nel secondo capoverso del telegramma fu omesso nella trasmissione del medesimo all'E. V.

(l) Non pubblicato.

409

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. SEGRETO 769. Londra, 12 dicembre 1887.

Ho l'onore di trasmettere qui unite una copia della nota che, per ordine dell'E. V., ho rimesso oggi a lord Salisbury ed una copia ed una traduzione della nota che ho ricevuto in risposta. Consta dalle due note suddette che un ac-cordo è stato conchiuso quest'oggi fra il Governo del Re, il Governo dell'Imperatore d'Austria, Re d'Ungheria ed il Governo della Regina della Gran Bretagna e d'Irlanda in previsione degli avvenimenti che potranno nascere in Oriente. L'ambasciatore d'Austria-Ungheria ha consegnato contemporaneamente a lord Salisbury una nota identica alla nota italiana ed ha ricevuto una risposta identica a quella che mi fu data da Sua Signoria.

ALLEGATO I.

CATALANI A SALISBURY

Londres, 12 décembre 1887.

A la suite de l'entente établie entre les Gouvernements de Sa Majesté le Roi d'Italie et de Leurs Majestés la Reine du Royaume Uni de la Grande Bretagne et d'Irlande et l'Empereur d'Autriche, Roi de Hongrie, par l'échange de notes opéré à Londres les mois de février et mars 1887, le Gouvernement de Sa Majesté le Roi d'Italie est tombé d'accord avec le Gouvernement de Sa Majesté Impériale et Royale Apostolique pour proposer au Gouvernement de la Grande Bretagne l'adoption des points suivants destinés à confirmer les principes établis par l'échange de notes précité et à préciser l'attitude commune des tTois Puissances, en prévision des éventualités qui pourraient se produire en Orient.

l) Maintien de la paix et exclusion de toute politique agressive.

2) Maintien du statu quo en Orient fondé sur les traités, à l'exclusion de toute

politique de compensations.

3) Maintien des autonomies locales établies par ces memes traités.

4) Indépendance de la Turquie gardienne d'intérets européens importants (in

dépendance du Califat, liberté des détroits etc.) de toute influence étrangère

prépondérante.

5) Par conséquent la Turquie ne peut ni céder ni déléguer ses droits suzerains sur la Bulgarie à une autre puissance, ni intervenir pour y établir une administration étrangère, ni tolérer des actes de coercition entrepris dans ce dernier but sous forme soit d'occupation militaire, soit d'envoi de volontaires. De meme la Turquie constituée par les traités ga-rdienne des détroits, ne pourrait non plus céder aucune portion de ses droits souverains, ni déléguer ses pouvoirs à une autre puissance en Asie Mineure.

6) Désir des trois Puissances de s'associer la Turquie pour la défense commune de ces principes.

7) En cas de résistance de la Turquie à des entreprises illégales telles qu'elles se trouvent indiquées dans l'article 5e, les trois Puissances se mettront aussitòt d'accord sur les mesures à prendre pour faire respecter l'indépendance de l'Empire Ottoman et l'intégrité de son territoire, telles qu'elles sont consacrées par les traités antérieurs.

8) Si cependant la conduite de la Porte, de l'avis des trois Puissances, prenait le caractère de complicité ou de connivence avec une pareille entreprise illégale, les trois Puissances se considéreront comme justifiées par les traités esistants à procéder, soit conjointement, soit séparément, à l'occupation provisoire, par leurs forces de terre ou de mer, de tels points du territoire ottoman qu'elles reconnaìtront d'accord nécessaire d'occuper à l'effet d'assurer les buts déterminés par les traités antérieurs.

9) L'existence et le contenu du présent accord entre les trois Puissances ne de

vront etre révélés à la Turquie ni à d'autres Puissances qui n'en auraient pas

déjà été informées, sans le consentement antérieur de toutes et de cbacune des

trois Puissances susdites.

Le soussigné, Cbargé d'Affaires de Sa Majesté le roi d'Italie, a été cbargé par son Gouvernement de signer la présente note et de l'écbanger contre une note analogue du Gouvernement de Sa Majesté Britannique.

Le soussigné profite de cette circonstance pour présenter à S. E. le Marquis de Salisbury les assurances de sa plus baute considération.

ALLEGATO II.

SALISBURY A CATALANI

(Ed., in traduzione, in F. CRISPI, Politica estera, ed. 1929, pp. 272-274)

London, 12 december 1887.

Her Majesty's Government bave considered tbe points commended to tbeir

acceptance by the identic note of the Italian and Austro-Hungarian Govermnents.

The tbree powers bave already communicated to eacb otber tbeir conviction

tbat it is tbeir common interest to upbold tbe existing state of tbings upon tbe

shores of the Mediterranean and tbe adjoining seas. Tbe four first points recited

in tbe note are in strict conformity witb tbis understanding, as well as witb tbe

policy which has always been pursued by the Government of Great Britain. The

fiftb, si.xtb and seventb points refer to certain special dangers by wbicb tbe state

of tbings ,establisbed by Treaties and tbe interests of tbe tbree Powers in tbe East,

may be menaced; and to the course which sbould be pursued if tbose dangers

should arise. The illegal enterprises anticirpated by the fifth article would affect,

especially, the preservation of tbe Straits from the domination of any otber Power

but Turkey and the independent liberHes of tbe Christian Communities on tbe

nortbern border of the Turkish Empire, establisbed by tbe Treaty of Berlin. Her

Majesty's Government recognize that the protection of tbe Straits and the liberties

of these communities are objects of supreme importance, and are to Europe among

the most valuable results of tbe Treaty; and tbey cordially concur witb tbe Italian

and Austro-Hungarian Governments in taking special precautions to secure them.

Tbe eight point provides against a contingency wbicb, witbout tecbnical ille

gality, may frustrate tbe objects of tbe Treaties altogetber. It is necsssary, bo

wever, to avoid a premature publicity which migbt precipitate tbe lapse of Turkey

into tbat state of vassalage from wbicb it is tbe aim of tbe three Powers to pro

tect ber.

In view of these considerations the undersigned, Her Majesty's Secretary of State for Foreign Affairs, is charged by Her Majesty's Government to communicate to the Italian Government their entire adhesion to the nine points recited in the identic note of the two Powers that is to say:

l) The maintenance of peace to the exclusion of all policy of aggression. 2) The maintenance of the • status quo • in the East based on the Treaties, to the exclusion of all policy of compensations. 3) The maintenance of the local autonomies established by those same Treaties.

4) The independence of Turkey, as guardian of important European interests: (the Caliphate, the freedom of the Straits etc.) to be independent of all foreign preponderating influence.

5) Consequently, Turkey can neither cede nor delegate her rights over Bulgaria to any other Power, nor intervene in order to establish a foreign administration there, nor tolerate acts of coercion undertaken with this latter object, under the form either of a military occupation or of the dispatch of volunteers. Neither will Turkey, who has by the Treaties been constituted guardian of the Straits, be able to cede any portion of her sovereign rights, nor delegate her authority to any other Power in Asia Minor.

6) The desire of the three Powers to be associated with Turkey for the common defence of these principles.

7) In case of Turkey resisting any illegal enterprises such as are indicated in article 5, the three Powers will immediately come to an agreement as to the measures to be taken for causing to be respected the independence of the Ottoman Empire, and the integrity of its territory as secured by previous Treaties.

8) Should the conduct of the Porte, however, in the opinion of the three Powers, assume the character of complicity with or connivence at any such illegal enterprise, the three Powers will consider themselves justified by existing Treaties in proceeding (l) jointly or separately to the provisional occupation by their forces, military or naval, of such points of Ottoman territory as they may agree to consider it necessary to occupy in order to secure the objects determined by previous Treaties.

9) The existence and the contents of the present agreement between the three Powers shall not be revealed either to Turkey or to any other Power who have not yet been informed of it without the previous consent of all and each of the three Powers aforesaid.

410

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 770. Londra, 12 dicembre 1887.

Ho dato oggi lettura al Marchese di Salisbury del telegramma che Ella si compiacque spedirmi ieri (2) circa la frontiera tripolo-tunisina. Sua Signoria mi disse che il Governo francese non poteva essere chiamato a sindacato per pubblicazioni fatte dalla Società Geografica di Parigi e dal Signor Perthes. Quelle pubblicazioni avevano indole del tutto privata: e lo sposta

mento della frontiera tunisina poteva essere un desiderio della Francia ma (secondo tutte le probabilità) non era un fatto compiuto.

Avendo fatto notare a Sua Signoria che, l'uno o l'altro che fosse, sarebbe necessario mettere in chiaro la cosa, Sua Signoria mi promise che darebbe oggi stesso istruzioni al Signor Egerton, Ministro d'Inghilterra in Parigi, di ottenere, in modo non ufficiale, tutte le informazioni possibili rispetto l'origine di quella notizia. Lord Salisbury conchiuse però dicendo che finchè non avesse fatti da poter citare, non credeva opportuno di mettere alle strette con nuove domande ufficiali il signor Flourens, tantopiù nelle presenti incertezze delle condizioni del Ministero francese.

Tuttociò mi fu detto esplicitamente da Lord Salisbury. Da quanto però il Primo Ministro mi lasciò travedere, argomentai che egli desiderava che il Governo del Re pigliasse le mosse da solo per sincerarsi se il confine tripolotunisino fosse stato o no spostato. Il Governo britannico non verrebbe a sostenerlo se non quando i fatti fossero incontestabilmente provati; ed in tal caso l'Inghilterra protesterebbe contro di essi insieme all'Italia.

Non ho avuto agio quest'oggi di chiedere a Sua Signoria il motivo di questo suo modo di vedere. Non ho dubbio che avrà, o crederà avere, importanti ragioni e che in un prossimo colloquio me ne farà consapevole.

In conseguenza di ciò l'E. V. giudicherà se il R. Console in Tripoli non debba inviare segretamente al Capo Biban persona fidata, esperta della lingua e, se possibile, del luogo per fare un'inchiesta e raccogliere le deposizioni degli indigeni. Sarebbe forse utile che l'invio e fors'anche la scelta dell'agente fosse fatta a saputa del Console d'Inghilterra in Tripoli, e che i risultati dell'inchiesta fossero partecipati a Lord Salisbury da quest'ultimo.

Non debbo tacere all'E. V. che qualche ufficiale del Foreign Office crede che, per maltalento contro la Francia, taluni dei nostri consoli siano pronti ad esagerare taluni fatti. Ond'io, quando me ne cade l'acconcio, rammento a costoro i ben noti avvenimenti di Tunisi.

Ho avuto l'onore di partecipare poc'anzi all'E. V. la sostanza di ciò che precede col telegrafo.

(l) -Nel testo pubblicato in British Documents on the War, cit., pp. 12-13, a questo punto trovasi aggiunta la parola « either •. (2) -Cfr. n. 404.
411

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. RISERVATO SEGRETISSIMO S. N. Roma, 13 dicembre 1887, ore 5,45.

Faisant suite à mon télégramme de ,ce jour (1), je prie V. E. de proposer à Ka.Inoky un échange de notes entre vous et lui, analogues à celles que les ambassadeurs d'Italie et d'Autriche ont échangées avec Salisbury et je vous autorise a y procéder immédiatement.

(l) Non pubblicato.

412

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

T. 954. Roma, 13 dicembre 1887, ore 11,40.

Lord Salisbury, me faisant part de la démarche qu'il a fait faire par sir

W. White auprès de la Sublime Porte pour l'acceptation de la Convention de Suez, me fait demander, par sir Savile, si je serais disposé à vous télégraphier de faire une démarche analogue.

J'ai prié l'ambassadeur d'Angleterre de remercier lord Salisbury et de lui dire que j'allais, camme je le fais maintenant, vous télégraphier de vous concerter là-dessus avec les collègues représentants à Constantinople les deux puissances avec lesquelles nous avons adopté, dans cette question, une identité d'attitude.

413

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL MINISTRO DI SPAGNA A ROMA, RASCON

N. 153. Roma, 13 dicembre 1887.

La nota (l) che la S. V. mi fece l'onore di rivolgermi il 2 di questo mese riassume nei seguenti termini il negoziato che ebbe luogo tra il R. Governo e il Governo di S. M. la Regina-Reggente per la concessione, a favore della Spagna, di una zona di territorio, nei possedimenti italiani del Mar Rosso, per lo stabilimento di una stazione navale e d'un deposito di carbone:

• l) il R. Governo di S. M. il Re d'Italia concede al Governo di S. M. il Re di Spagna un territorio, nella costa compresa tra Ras Garibal (Punta Vedetta) e Ras Marcanà, nella baia d'Assab, a due miglia dall'abitato dello stesso nome. Cotesto territorio ha una rada riparata dall'isola Om-el-Bahar, e può dar sicuro ancoraggio a due o tre legni di grossa portata, protetti contro i monsoni d'inverno;

2) la concessione di codesto diritto è fatta per un periodo di 15 (quindici) anni e continuerà indi indefinitamente se l'accordo non sia denunciato dall'una e dall'altra delle due nazioni. La denuncia dovrà sempre farsi con un anno di anticipazione;

3) questa concessione punto non diminuisce, nè altera, la sovranità dell'Italia sopra il territorio ceduto;

4) in caso di guerra tra l'Italia e qualunque altro paese, la stazione navale rimarrà soggetta a tutte le guarentigie ammesse nel diritto internazionale.

La presente clausola non esclude, quando per uno scopo militare se ne abbia la convenienza eventuale, la possibilità di 'servirsi della stazione; ed in genere l'Italia si riserva il diritto di impedire ~che altro Stato se ne serva a suo danno •.

La S. V. conchiude la Sua nota manifestando il desiderio che, qualora io sia consenziente nelle suespresse condizioni, da Lei enunciate, in virtù di autorizzazione avutane dal Suo Governo, acciò sia alle medesime data efficacia e carattere diplomatico, Le ne sia data formale comunicazione; di guisa che le note tra noi scambiate abbiano a costituire il reciproco accordo tra i due governi.

Avendo attentamente esaminato la nota da Lei direttami, e fattone diligente confronto con gli atti relativi al negoziato che condusse alla presente conclusione, bo il piacere di notificarle che il R. governo accetta e ratifica, anche dal canto suo, le condizioni da Lei enumerate nella Sua nota del 2 dicembre, rimanendo per tal modo pieno e perfetto, ~sopra la base di quelle condizioni, l'accordo tra i due governi (1).

(l) Non pubblicata.

414

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, RIVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 4564. Berlino, 13 dicembre 1887.

L'Ambasciatore di S. M. a Vienna telegrafava, or è qualche giorno, alla

E. V., che non astante la calma colà subentrata all'impressione vivace delle prime notizie sui movimenti militari russi al confine della Monarchia, egli credeva dover far notare come il linguaggio del suo Collega di Germania, ed in generale gli apprezzamenti d'origine tedesca circa la situazione politica, fossero punto rassicuranti. Il Principe di Reuss opinava che la Russia vuole :far la guerra all'Austria nella prossima primavera e consigliava il Governo Austro-Ungarico a prepararvisi (2).

V. E. :facevami l'onore di darmi ieri partecipazione di queste notizie, mediante telegramma riservato (3), e nel tempo istesso mi incaricava di riscontrarne qui il fondamento, e di farLene pronto rapporto.

Non potendo aver prima di oggi l'occasione di conferire sull'argomento col Segretario di Stato, stimai mio dovere di rispondere nel frattempo, ieri stesso,

pure per telegrafo, alla E. V., riferendomi alle mie precedenti comunicazioni che potevano dar luce sul pensiero del Gabinetto di Berlino circa i fatti segnalati ora da Vienna, e sulle cause efficienti di essi. Aggiungevo, poi, essere mia ferma credenza che in queste regioni ufficiali non esisteva guarì illusione sulla gravità dello stato di cose di cui gli assembramenti militari della Russia, versu l'Austria davano indizio. La Russia, per quanto appare, non riuscirebbe a districarsi dal viluppo bulgaro se non mediante una guerra. Essa travasi nell'alternativa, o di rinunziare per sempre ai suoi progetti sulla penisola balcanica, o di ricorrere alle armi per tentare di acquistarvi la supremazia che bramerebbe di avervi. Conchiudo col dire che, a proposito dei pericoli inerenti alla situazione ora indicata, mi era occorso di udir ripetere, or non è molto, il celebre detto storico nel quale è fatta la raccomandazione di • tenere asciutte le polveri •.

Ebbi oggi l'onore di telegrafare a V. E. il sunto delle cose dettemi dal Conte di Bismarck a tale riguardo. Abbenchè egli consideri come apprezzamento meramente personale il giudizio emesso dall'Ambasciatore di Germania a Vienna sull'epoca in cui una guerra tra la Russia e l'Austria può aver luogo e quantunque egli si astenga dal fare pronostici su questa materia, non saprebbe negare, pur tuttavia, che non siavi la possibilità, se non affatto la probabilità, che 1a predizione del Principe di Reuss abbia ad avverarsi. La Russia è in preda per molte cause, ed in gran parte a motivo dei molti errori diplomatici commessi da alcun tempo in qua dal suo Governo, ad una agitazione interna, alla quale va manifestamente cercando di trovare uno sfogo. Per questa ,circostanza, e perchè le sue risoluzioni sono prese d'ordinario all'estremo momento per sola • impulsione •, ogni timore è possibile. Certo il fatto della agglomerazione di grandi masse di cavalleria al confine austriaco, dove per la natura del terreno l'impiego di quel genere di truppa può offrire una utilità prevalente, è per se stesso molto grave e fa preconizzare poco di buono, tanto più poi se si riflette che non è neppur facile essere sempre informati con esattezza di ciò che accade in Russia in fatto di movimenti militari, sia perchè le comunicazioni con quei vasti paesi non sono facili, sia perchè il giornalismo vi è, sotto questo aspetto, molto più imbrigliato che altrove. In tutti i casi è bene che l'Austria siasi commossa all'annunzio di quei preparativi e ,che pensi a prepararsi, meglio che non abbia per avventura fatto sin qui, alla eventualità di una prossima guerra. Essa non aggredirà certamente la Russia, e sarebbe follia se lo facesse, ma le sue disposizioni pacifiche non bastano a metterla al coperto dai pericoli di una aggressione da parte della vicina. E forse quest'ultima potrebbe diventare riflessiva e prudente, al momento supremo, quando si trovasse di fronte un avversario risoluto a contrastargli vigorosamente il terreno.

In quanto alla Germania -così a un dipresso diceva per ultimo il Segre

tario di Stato -essa di sicuro non intende attaccare briga con alcuno, ma di

sicuro, del paro, non trascura checchessia per tenersi pronta nel miglior modo

possibile a rintuzzare con tutta l'energia e fino all'ultima goccia di sangue, gli

attacchi di cui fosse fatta bersaglio, da qualunque parte essi venissero.

(l) -La pratica per la concessione alla Spagna di uno stabilimento navale nel Mar Rosso è esaurientemente trattata da F. CURATO, in La questione marocchina e gLi accordi ita!o-spagnoLi de! 1887 e de! 1891, vol. I, Milano, 1961, p. 218 e sgg. (2) -Si veda il Principe Reuss al Principe di Bismarck, Vienna, 1° dicembre 1887, n. 487 segreto, in G.P., cit., vol. VI, n. 1159. (3) -Ncn pubblicato.
415

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, RIVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 4565. Berlino, 13 dicembre 1887.

Nell'udienza di oggi il Segretario di Stato si compiaceva di rendermi conto del risultato delle indagini ,che aveva promesso di fare relativamente all'inoltrarsi della Francia dal territorio della Tunisia verso quello della Tripolitania ed al denunciato accordo ,che sarebbe intervenuto tra quella Potenza e la Turchia a proposito di una delimitazione fra i territorii medesimi, vantaggiosa alla prima (Rapporto n. 4552 Serie politica, in data del 27 novembre u. s.) (1).

Il Conte di Bismarck mi diceva che, secondo le informazioni a lui pervenute, il Governo francese negava risolutamente, sia l'una, sia l'altra, delle due circostanze ora accennate. Egli credeva poi di sapere che tra l'E. V. ed il Governo Inglese fossero in corso trattative per la nomina di una Commissione delegata di verificare sul luogo la verità delle cose circa i fatti, dietro tanti indizii asseriti e in pari tempo così apertamente contradetti tanto a Parigi e a Tunisi, quanto a Costantinopoli.

416

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL MINISTRO A MADRID, MAFFEI

T. 958. Roma, 14 dicembre 1887, ore 16,05.

Vous pouvez annoncer officiellement à M. Moret que la Légation du Roi à Madrid est élevée au rang d'Ambassade et que je me réserve, entendu le Conseil des Ministres, d'en proposer à Sa Majesté le titulaire.

417

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1816. Pietroburgo, 14 dicembre 1887, ore 17 (per. ore 19).

Giers sans etre provoqué m'a parlé des bruits d'armements russes et il m'a exprimé le sentiment pacifique de l'Empereur et du Gouvernement russe. Il est étonné que la dislocation de quelques régiments de cavalerie ait donné l'alarme et meme deux mois après. L'alarme, selon lui, vient de Berlin où on

fait pousser le cri de guerre par le Post chaque foi que l'on veut augmenter l'armée allemande. S. E. m'a assuré que l'effectif de l'armée russe depuis 1881, est diminué de cent mille hommes à cause de l'état financier de l'Empire. Giers trouve Kalnoky peu sincère lorsqu'il affirme que l'Autriche-Hongrie empèche l'occupation russe en Bulgarie parce qu'il sait très bien que dès le commencement la Russie a déclaré n'avoir nullement l'intention de l'occuper.

(l) Cfr. n. 348.

418

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1820. Parigi, 14 dicembre 1887, ore 18,35 (per. ore 21,30).

Avec mon rapport commerciai d'hier n. 986 (1), j'ai transmis à V. E. le texte de la discussion qui a eu lieu à la Chambre sur la proposition de loi de M. Faure, ainsi conçue: • Article Unique -Le Gouvernement est autorisé à frapper les produits d'origine italienne, à leur entrée en France, d'un droit de douane égal à celui dont sont frappés les produits similaires d'origine française à leur entrée en Italie • -Ce projet de loi a été renvoyé d'urgence à la Commission des douanes, qui a jugé à l'unanimité cette mesure insuffisante et a proposé de relever tous les droits du tarif général du 50 % au minimum, en frapp&nt meme certaines matières déclarées exemptes. Avant de prendre une résolution définitive, la Commission a décidé d'entendre •aujourd'hui les Ministres des Affaires Etrangères et du Commerce et de l'Industrie; à h suite de ces délibérations, j'ai eu aujourd'hui meme, une longue conversation à ce sujet avec

M. Flourens qui en effet avait ce matin discuté •Cette question avec ses collègues. Il m'a dit que jusqu'à ce moment rien n'était arrèté à cet égard; mais que le Conseil des Ministres devait en délibérer ce soir. Je ne cachais pas à M. Flourens que ce procédé de la Chambre avait quelque chose d'agressif, vu qu'elle déclarait une guerre de tarifs au moment méme où V. E. oflrait toutes les facilitations possibles pour arriver à un prompt arrangement afin de l'éviter. Je rappelais à M. Flourens le télégramme de V. E. du 6 courant (2), dont je lui avais déjà donné connatssance.

Je lui donnais également un résumé de celui du 10 courant (3) dans lequel

V. E. réfère sa longue ·conversation avec l'Ambassadeur de France et fait connaìtre la conclusion à la quelle s'était arrèté le Gouvernement du Roi de demander aux Chambres la faculté de stipuler, dans ce mois-ci, de nouveaux traités avec les pays où les anciens traités arrivent à échéance à la fin de ce mois et de les mettre en exécution du 1er Janvier 1888 jusqu'au 30 juin suivant. J'ai an

noncé que le décret de présentation du projet de loi y relatif, avait été présenté. Ces faits, disais-je à M. Flourens, démontrent la ferme volonté du Gouvernement du Roi de reprendre de nouvelles négociations, mais si l'on croyait nous contraindre par les menaces de la Commission des douanes, on se trompait fort. Sur ce point le Gouvernement du Roi n'était pas disposé à transiger. M. Flourens ftait déjà informé de la réponse de V. E. à l'Ambassadeur de France. Il attribuait la proposition de M. Faure aux obsessions des protectionistes et il se montrait fort peu disposé à l es seconder: il se plaignait de nouveau de notre Ministère qui n'avait pas encore répondu aux propositions françaises. Je lui répondis que ces discussions entre interlocuteurs à distance faisaient perdre de temps et n'aboutissaient à rien. Je lui répétais ce que je lui avais dit dans une précédente conversation; c'est-à-dire que le mieux était d'envoyer sans retard en aide à

M. De Mouy un négociateur muni de pleins pouvoirs et, avec les instructions nécessaires là-dessus, conclure quelques arrangements avant la fin du mois.

M. Flourens sembla gouter cette proposition: il me promit d'en parler ce soir au Conseil des Ministres, et si elle était approuvée, il s'empresserait d'envoyer à Rome un négociateur qu'il avait déjà désigné in pectore. Demain il m'indiquera quand je pourrai le voir de nouveau. Il se justifia d'avoir tardé jusqu'à ce jour à prendre une résolution, parce qu'il n'est Ministre dirigeant que depuis hier.

(l) -Si veda LV 57, pp. 49-51. (2) -Cfr. n. 382. (3) -Cfr. n. 399.
419

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, CALVI

D. 85/462. Roma, 14 dicembre 1887.

Con rapporto del 7 corrente (1), la S. V. ha richiamato la mia attenzione sul pericolo che i rapporti, già poco cordiali, tra i gabinetti di Atene e di Belgrado peggiorino ancora per la partenza da quelle capitali dei rispettivi rappresentanti diplomatici. Ella ha inoltre accennato alla diffidenza che la Grecia mostra di avere verso gli altri popoli balcanici.

Ringrazio la S. V. per queste informazioni.

Se quelli da Lei indicatimi sono in realtà segni di raffreddamento fra i due regni, noi non potremo che deplorare che il governo ellenico non senta quanto debba importargli, per la causa propria e per la causa della pace in Oriente, di mantenere invece, tanto con la Serbia quanto con la Rumania e la Bulgaria, rapporti di reciproca fiducia ed amicizia (2).

(l) -Cfr. n. 389. (2) -In pari data, con dispacci? n. 5~/26, C~is{!i scr~veva al R. Ministro iil; Belgrado_: c Se quelli indicatimi dal conte Calvi sono m realta smtom1 di raffreddamento fra 1 due regm, noi non potremo che deplorare che il governo serbo non senta quanto debba importargli, per la causa propria e per la c~usa della pac.e in Orier;te~ di _mantenere:; _ìf!-Vece, ta~to con la Grecia, quanto con la numan1a e la Bulgaria, rapporti d1 reciproca amiCIZia e fiducia •.
420

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. RISERVATO 771. Londra, 14 dicembre 1887.

Mi pregio segnare ricevimento dell'importante telegramma dell'E. V. del 12 corrente (1). L'E. V. mi partecipa in esso che sarebbe difficile scoprire la vera condizione delle cose circa la frontiera Tripolo-Tunisina senza un'inchiesta sui luoghi; che tale inchiesta dovrebbe essere affidata ai Consoli d'Italia e d'Inghilterra in Tripoli, assistiti da un Commissario Ottomano; e che, attesi gli indugi soliti ad essere frapposti dalla Porta nelle sue decisioni, il Console d'Italia ed il Console d'Inghilterra potrebbero cominciare l'inchiesta da soli.

2° Ebbi cura ieri di far pervenire a Lord Salisbury, che si trova ad Hathfield Castle, un ristretto di quel telegramma. Ho ricevuto oggi in risposta una comunkazione di Sua Signoria che ho l'onore di trascrivere qui appresso:

• Non sarei di parere che l'inchiesta da Lei proposta sia espediente. L'inchiesta sarebbe, generalmente, presa come il preliminare di qualche azione aggressiva contro la Porta •.

3° Tale risposta non è soddisfacente. Avrò cura d'insistere di viva voce con Sua Signoria sull'argomento. Nel frattempo m'è stato detto al Foreign Office che, consentendo ad una inchiesta, Lord Salisbury temerebbe di offendere non solo la suscettibilità della Porta ma quella della Francia: sopratutto nel caso in ,cui l'inchiesta provasse che il confine non è stato spostato. È stato notato inoltre che i Consoli d'Italia e d'Inghilterra non avrebbero nè il potere nè l'autorità necessaria per fare un'inchiesta ufficiale senza il consenso della Porta e la presenza del Commissario Ottomano.

4° Ho intanto ottenuto dal Foreign Office una copia, con una leggiera alterazione di forma, della comunicazione del Signor Egerton a Lord Salisbury che fa argomento del mio rapporto dell'H corrente (766, Serie politica) (2). L'alterazione consiste in ciò che ,la comunicazione è tmscritta alla terza persona invece che alla prima. Essa è del tenore seguente:

• II 7 corrente il Signor Egerton chiese al Signor Flourens, in conformità delle istruzioni ricevute da Lord Salisbury, se tra la Francia e la Porta era stato conchiuso alcun accordo per lo spostamento della frontiera Tunisina e l'incorporazione di Bey El Biban al territorio sottoposto al protettorato francese. Il Signor Flourens dkhiarò in risposta che egli aveva proposto alla Porta di stipulare una convenzione per segnare i confini fra Tunisi e Tripoli, suggerendo come frontiera il corso del Montaya; però fino al momento presente egli non era riuscito ad ottenere il consentimento della Porta alla proposta •.

5° Farò notare a Lord Salisbury la destrezza della l'isposta del Signor Flourens, che, sebbene ·si acconci alla domanda, può dar luogo a due interpretazioni opposte. Il Ministro della Repubblica non respinse recisamente qualsiasi insinuazione che i limiti del territorio della Reggenza potessero essere stati spostati, ma si tenne pago col dire che aveva proposto alla Porta il corso del Montaya come confine.

Ora, per chiarire la cosa, bisognerebbe prima di tutto scoprire dove si trova il Montaya. Nonostante però le molte ricerche fatte, è stato ,impossibile al Foreign Office ed a me di trovare il nome di quel fiume nelle carte della Tripolitania. Sarei quindi gratissimo all'E. V. se volesse darmi qualche indicazione sul corso che segue il Montaya.

Lord Salisbury ha dato ·istruzione di fare acquisto delle carte di Habenicht che non si trovano al Foreign Office, dov'è soltanto dovizia di carte pubblicate in Inghilterra.

(l) -Cfr. n. 407. (2) -Non pubblicato; si veda comunque n. 400.
421

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 57, p. 52)

T. 1824. Parigi, 15 dicembre 1887, ore 17,55 (per. ore 21,05).

Par 516 voix contre 5 la Chambre des Députés vient d'adopter un projet de loi, proposé par la commission des douanes ainsi conçu: Article premier -Le Gouvernement est autorisé à proroger pour une durée maximum de six mois le traité de commerce entre la France et l'Italie du 3 novembre 1881 (1). 2° -Pour le cas où cette prorogation n'aurait pas lieu, le gouvernement est autorisé, à partir du 1er janvier prochain, à appliquer aux produits ·italiens entrant en France, le tarif général actuel avec une majoration pouvant s'éléver jusqu'au 100 %. 3<> -Si les droits du tarif général français, ainsi majorés, restent inférieurs aux droits du tarif général itali:en, le gouvernement est autorisé à frapper les produits d'origine italienne d'un droit de douane égal à celui dont sont frappés les produits similaires d'origine française à leur entrée en Italie. 4° -En ce qui concerne les articles déclarés exempts par notre tarif général, le gouvernement est autorisé à les frapper de droits pouvant s'élever jusqu'au 50 % de leur valeur. 5<> -Le tarif ainsi arreté par le gouvernement, sera mis en vigueur à partir du premier Janv,ier prochain, et soumis aux Chambres dès l'ouverture de la prochaine session.

20,15, non pubblicato).

27 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

(l) II 16 dicembre anche il Senato francese approvava senza varianti il disegno di leg~e che autorizzava il governo a prorogare fino a 6 mesi il trattato di commercio con l'Itaba (Menabrea a Crispi, Parigi, 16 dicembre 1887, telegramma n. 1831 delle ore 17,50, per. ore

422

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 961. Roma, 15 dicembre 1887, ore 23,20.

La frontière orientale de la Tunisie, telle que la donne l'atlas de Yohnston et telle que l'indiquait la première édition de la carte allemande de Habenicht partait du cap et 1ac Biban. La nouvelle édition de la dite carte allemande, compilée d'après les données des publications scientifiques françaises et d'après la délimitation déjà adoptée par la carte de l'état-major français porte la dite frontière à environ cinquante kilomètres plus à l'est à un lac et cours d'eau indiqués sous le nom de Mocta et qui est très probablement le Montaya de

M. Flourens. Le territoire ,au delà de Biban qui serait ainsi incorporé à la Tunisie aurait une largeur variant de 30 à 50 kilomètres et une profondeur de 120 kilomètres environ. Ce serait donc une superficie de quatre à cinq mille kilomètres carrés.

423

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

(Ed. in LV 57, pp. 51-52)

D. s. N. Roma, 15 dicembre 1887.

Ho ricevuto oggi la visita dell'ambasciatore di Francia. Egli mi disse che il Governo francese desidera negoziare e conchiudere un trattato provvisorio. Ma, essendo d'avviso che la clausola della nazione la più favorita è di maggior vantaggio per l'Italia che per la Francia, domanda compensi da parte nostra e vorrebbe che, in base alle note che ci sono state indirizzate ultimamente, l'Italia faccia delle concessioni sui tessuti di seta e di lana.

Ha risposto: 1° che lo svantaggio per la Francia, di cui mi parlava l'ambasciatore non era punto provato; 2° che non siamo punto contrari a negoziare concessioni sui tessuti di lana e di seta, a condizione che l'Italia riceva compensi. L'ambasciatore avendo insistito perchè io aderissi alla sua domanda circa

tessuti, io gli chiesi se, da parte sua, egli potesse impegnarsi. Sulla risposta sua che avrebbe dovuto riferirne a Parigi, ho risposto negativamente, non volendo impegnarmi mentre l'altra parte conservava la sua libertà di azione. Ho aggiunto che non vedevo altra via d'uscita all'infuori della seguente:

l o che il Governo francese, come sembra disposto il signor Flourens, ci invii un negoziatore munito di pieni poteri e delle necessarie istruzioni per concludere un trattato provvisorio.

2° che il Governo francese si faccia autorizzare dal Parlamento, prima dell:a proroga dei suoi lavori, come l'abbiamo fatto noi stessi, a mettere in esecuzione il trattato provvisorio appena questo sia concluso.

In conclusione, desiderando dar prova del nostro buon volere al Governo francese, e del nostro desiderio di giungere ad una soluzione, noi siamo pronti a stipulare un trattato provv,isorio sulle seguenti basi:

lo accordo attuale su tutti gli articoli non contestati;

2° clausola della nazione la più favorita;

3o negoziati sui tessuti di seta e di lana, a condizione che le eventuali concessioni dell'Italia ricevano compensi. Ho voluto interpellare i miei colleghi su queste decisioni, e vi hanno consentito. Voglia parlare, nel senso suesposto, al signor Flourens e darmi una risposta al più presto possibile. In tal senso ho poc'anzi telegrafato alla E. V.

424

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

D. 423/158. Roma, 15 dicembre 1887.

Coi rapporti del 6 e 9 corrente (l) l'E. V. mi ha riferito gli offici da Lei fatti presso la Sublime Porta allo scopo di ottenere categoriche dichiarazioni circa le intenzioni del governo imperiale di fronte ai disegni della Francia sul confine della Tripolitania.

Ringrazio in particolar modo l'E. V. per lo zelo spiegato anche in questa circostanza, e mentre approvo pienamente l'operato di Lei, mi compiaccio del soddisfacente risultato conseguito.

A noi giova prendere atto delle precise assicurazioni che, a questo riguardo, vennero date all'E. V. ed ai suoi colleghi d'Inghilterra, di Germania e d'Austria-Ungheria.

Ci auguriamo che il fermo proposito manifestato da S. M. il Sultano e dal suo governo di opporsi con ogni mezzo a qualsivoglia cambiamento dello statu quo territoriale in Tripolitania venga tradotto prontamente in atto e valga a prevenire l'esecuzione d'ogni disegno che fosse stato vagheggiato dal governo francese.

(l) Cfr. nn. 384 e 396.

425

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, BLANC, A VIENNA, NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 964. Roma, 16 dicembre 1887, ore 12.

Lord Salisbury me fait communiquer un télégmmme de l'ambassadeur britannique à Vienne ainsi conçu: • Kalnoky ayant appris que la S. Porte aurait l'intention de soulever, à propos de la Convention pour Suez, la question de l'évacuation de l'Egypte, a donné instruction au baron Calice de déclarer qu'il trouve peu sage un pareil projet et que si la S. Porte ne se décide pas à prendre, pour l'acceptation de la Convention, 1'-initiative désirée, le cabinet de Vienne ne pourrait pas de son còté, ajourner davantage son adhésion. Kalnoky croit que la S. Porte obéit en cette circonstance à l'infiuence russe •.

(Per Costantinopoli). Veuillez vous associer à la démarche de votre collègue austro-hongrois.

(Per gli altri). J'ai donné instruction à l'ambassadeur du roi à Constantinople de s'associer à la démarche de son collègue austro-hongrois.

426

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO SEGRETISSIMO S. N. Vienna, 16 dicembre 1887, ore 12,05 (per. ore 15,05).

L'échange de notes entre Kàlnoky et moi a eu lieu aujourd'hui. Les documents seront envoyés à V. E. par courrier de Cabinet.

427

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 57, p. 53)

T. 1829. Parigi, 16 dicembre 1887, ore 15,25 (per. ore 18,36).

Ce matin je me suis entretenu avec M. Flourens de la loi votée hier par la Chambre, relative au traité de commerce, et qui sera discutée aujourd'hui au Sénat. Je lui ai exposé des considérations analogues à celles développées par

V. E. dans son télégramme d'hier au soir (1), en insistant sur l'obstacle que

rencontrerait dans la loi votée par notre Parlement la prorogation pure et simple du traité échéant au 31 courant. M. Flourens m'a répondu que le Ministère avait eu grande peine à obtenir de la Chambre l'autorisation de proroger le traité échéant pour 6 mois et qu'il craignait de rencontrer une vive opposition dans le Sénat à cette prorogation, car la pression protectioniste y est plus puissante encore que dans la Chambre. En conséquence il n'avait aucun espoir d'obtenir du Sénat une modification dans le sens désiré par V. E. Malgré cela il est disposé à envoyer aussitòt à Rome, pour le traité de Commerce, un négociateur, qui serait M. Rouvier, mais celui-ci n'ayant pas encore accepté il prie de ne pas divulguer ce nom. A la suite de cette conversation j'ai cru devoir faire un extrait de votre télégramme, que j'ai immédiatement transmis d'urgence à M. Flourens.

(l) Non pubblicato; sì veda n. 423.

428

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. SEGRETO 772. Londra, 16 dicembre 1887.

Nella conversazione che ho avuto quest'oggi con Lord Salisbury, ho avuto in mira tre cose:

1° Scoprire le ragioni per le quali Sua Signoria non voleva mettere alle strette il Signor Flourens per ottenere dal Governo della Repubblica una dichiarazione più precisa circa la quistione del confine Tripolo-Tunisino;

2o Porre in rilievo l'importanza e l'estensione del territorio Tripolino che, secondo le publicazioni indicate dall'E. V., la Francia avrebbe incorporato alla reggenza di Tunisi;

3o Sapere qual'era il partito che Lord Salisbury proponeva al Governo del Re per uscire dalle presenti incertezze circa la quistione di cui si tratta.

1° Le ragioni datemi da Lord Salisbury per le quali egli non desiderava di fare nuovi uffici con il Signor Flourens, furono le seguenti: • Una persistente intervenzione dell'Inghilterra a Parigi • (mi disse Sua Signoria) • potrebbe in questo momento destare i più gravi sospetti sull'esistenza dell'accordo segreto fra l'Italia, l'Inghilterra e l'Austria-Ungheria; giacchè l'Inghilterra non è direttamente interessata nella quistione del confine Tunisino ed il Signor Flourens si avvedrebbe tosto che l'Inghilterra si adopererebbe non per conto proprio ma per mandato dell'Italia •.

I giornali francesi ed inglesi, proseguì Lord Salisbury, hanno già troppo scrUto della lega delle tre potenze per sconsigliarmi dal mettere in mano al Signor Flourens una prova qualsiasi che i giornali si sono bene apposti. Ora in vista dell'atteggiamento della Russia e della condizione politica Europea, l'importanza di tenere segreto l'accordo delle tre potenze doveva primeggiare su qualsiasi altro interesse. E Lord Salisbury soggiunse che se ne rimetteva all'E. V. medesima.

2° Parlai a Lord Salisbury del sito e dell'estensione del territorio che la Francia avrebbe incorpovato alla reggenza di Tunisi, e gli diedi lettura del telegramma (l) che piacque all'E. V. spedirmi questa mattina. Lord Salisbury mi rispose che ancorchè fosse provato che il Mocta ed il Montaya fossero un solo e medesimo corso di acque, con due diversi nomi, non ne nasceva però che la Francia avesse già spostato i limiti del confine, o che le pubblicazioni menzionate in quel telegramma fossero state indettate dal Governo della Repubblica.

3<> Feci notare a Lord Sa1isbury che l'Italia e l'Inghilterra non dovevano per cagione dell'accordo, rimanere colle broccia incrociate, e gli chiesi in conclusione quale partito egli indicasse al Govemo del Re per uscire dalle presenti incertezze. Sua Signoria mi rispose che • a parer suo spettava all'Ambasciatore d'Italia in Costantinopoli di stimolare la Porta ad accertarsi delle condizioni precise del confine Tripolo-Tunisino e provocare un'inchiesta sui luoghi •.

Sua Signoria mi ripetè tale consiglio a più riprese e mi è noto che ne scrisse a Sir J. Savile a cui riferi la conversazione che aveva avuta meco, tranne la parte che si riferisce all'accordo.

Quella lacuna fu dissimulata colle parole seguenti: • Risposi che io doveva evitare di chiedere a Parigi se il Montaya ed il Mocta fossero tutt'uno, perchè l'Inghilterra non era interessata nella cosa e la nostra persistente intervenzione farebbe nascere sospetti •.

Il parere di Lord Salisbury circa gli uffici da farsi a Costantinopoli mi fu ripetuto spontaneamente da Sir F. Sanderson, valente ufficiale di questo Ministero degli Affari Esteri, che dirige la poLitica inglese in attinenza alle faccende d'Oriente.

Ho avuto l'onore di telegrafare poc'anzi ciò che precede all'E. V.

429

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 58, pp. 521-522)

R. 163. Costantinopoli, 16 dicembre 1887.

Con telegramma del 13 corrente (2), V. E., sulla domanda fattale da Sir Savile Lumley, perchè io facessi presso la Porta un passo analogo a quello di Sir White per l'accettazione della Convenzione di Suez, mi dava ordine di pormi d'accordo coi Rappresentanti delle Potenze colle quali abbiamo adottato nella quistione di Suez una identità di contegno.

V. -E. ha potuto scorgere dai miei rapporti del 10 e del 13 corrente (1), in quale modo avevo già fatto fare presso la Porta un passo che, analogo a quello del mio Collega d'Inghilterra, pur assumeva indole più affine al contegno dei miei colleghi di Germania e d'Austria-Ungheria. Infatti i passi fatti da me e dal Barone di Calice, come la semplice domanda d'informazione del Signor di Radowitz, erano combinati in modo da non far apparire nessuna dissonanza fra loro. Dovetti considerare tale passo come sufficiente, poichè fu considerato tale da Sir W. White stesso, il quale mi disse averne riferito con rapporto al proprio Governo.

Essendomi incontrato l'indomani 14 con Sir W. White dal Conte di Montebello, abbiamo riconosciuto tutti e tre che essendosi fatto quanto era opportuno per affrettare una decisione della Porta, e tale decisione sembrando essere stata presa con un Iradé che preciserebbe le modificazioni desiderate dalla Porta (da me già accennate), non ci rimaneva che ad aspettare che la detta decisione fosse sottoposta sia a noi che ai nostri Governi.

Mi sono così costantemente tenuto in concerto coi miei colleghi di Germania e d'Austria-Ungheria, (come fece pure, debbo aggiungerlo [n via riservatissima, Sir W. White) circa i modi di conciliare l'esecuzione delle istruzioni relative al progetto franco-inglese, colla neces&tà di mantenere anzitutto verso la Porta una comunanza di contegno in quattro la più completa possibile.

Corre voce che Iradé relativo alle modificazioni da proporre sia stato ritirato dietro osservazioni dell'Ambasciata di Russia, la quale ,insisterebbe, come ho riferito, presso la Porta, .perchè la quistione dello sgombro non venga disgiunta dalla Convenzione per il Canale.

Al momento della partenza del corriere mi perviene il telegramma (2) di ieri sera dell'E. V. circa i passi che al pari del Barone di Calice debbo fare, per notifi·care alla Porta che se la Porta, complicando una quistione coll'altra, non si decide ad accettare la Convenzione, i nostri Governi non potranno differire dippiù l'adesione loro, finora sospesa per deferenza verso l'iniziativa che spettava al Sultano. Non mancherò di prendere coi miei Colleghi i soliti concerti per la fedele esecuzione delle istruzioni dell'E. V.

(l) -Cfr. n. 422. (2) -Cfr. n. 412.
430

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 164. Costantinopoli, 16 dicembre 1887.

L'Ambasciatore della Porta a Parigi telegrafa che il Signor Flourens avendogli negato l'esistenza nel Bollettino della Società geografica francese di asserzioni circa accordi franco-turchi per lo spostamento dei confini tripolitani, dovette portare al Ministro il fascicolo del Bollettino; visto il quale il signor

Flourens disse che il governo francese non accettava solidarietà alcuna per le pubblicazioni di detta società e promise che la notizia inesatta sarebbe fatta smentire dal Bollettino stesso. Collo stesso telegramma Essad Pacha trasmette una dichiarazione del signor F,lourens che non esiste l'allegata carta dello Stato Maggiore contenente tale spostamento, e che d'altronde anche quando mai si facesse, ciò non potrebbe avere nessun valore se lo spostamento del confine non fosse stato anticipatamente convenuto fra la Francia e la Turchia.

L'Ambasciatore aggiunge che il governo Francese dichiara essere destituiti d'ogni fondamento i sospetti, che cerca di accreditare l'Italia, di violazioni del territorio tripolitano per parte della Fvancia, attribuendo tali voci di origine italiana al desiderio del gabinetto di Roma d'intavolare una quistione di Tdpoli. D'altronde, aggiunse il signor Flourens, se il governo Imperiale volesse interpellare il governatore generale di Tripoli, avrebbe la conferma della inesattezza di quelle notizie, ed evidente apparirebbe che esse provengono da fonte straniera ed interessata. I punti occupati dalle truppe francesi sono i tre seguenti: Zerksiz, Ometameur, ove si è rinforzata la guarnigione per mettere fine alle incursioni dei briganti delle tribù nomadi, Damirez, località visitata dalle commissioni telegrafiche. Tali punti sono sul territorio tunisino. Il governo Francese essere pronto per fornire alla Porta tutti gli schiarimenti che avrebbe desiderato sull'oggetto in questione.

La Porta crede doversi contentare di tali dichiarazioni benchè inesatte in quanto ai fatti.

Vengo informato che furono ordinati, sotto le direzioni date di qui dal generale Von der Golz (il cqi nome però non deve apparire), movimenti di truppe per proteggere il confine tripolitano. La notizia da Tripoli telegrafatami dall'E. V. il 16 (1), che tale spedizione si farebbe col consenso del governo francese, è consona alle notizie che si cerca di accreditare per mezzo della stampa francese, che cioè H governo Ottomano prenderebbe a Tripoli precauzioni militari contro eventuale azione dell'Italia. Telegraferò a V. E. informazioni sull'indole di quei movimenti.

Unisco la traduzione di un comunicato ufficioso del giornale turco Tarik circa Tripoli, Tunisi e Massaua.

ALLEGATO.

15 novembre 1887.

Noi dichiarammo ieri, come risultato dalle nostre investigazioni ufficiali, che le notizie che circolano in Francia, riferentisi alla Tripolitania occidentale, sono assolutamente destituite di fondamento. Fu stabilito una volta per tutte che il racconto (la notizia) era inesatto, ma siccome la Francia è il paese in cui esso ebbe la sua origine, un démenti ufficiale era necessario: noi veniamo in oltre informati ufficialmente che i passi necessari si stanno facendo per ottenere tale risultato.

Per conseguenza, sebbene le persone competenti a giudicare non siano state impressionate da tali invenzioni prive di fondamento, non è dubbio che il démenti rassicurerà di molto la pubblica opinione.

Egli è chiaro che nessuna altra ragione fuorchè la mancanza di sincerità e di buona fede può venire considerata come il motivo che ha indotto un certo numero di pubblicisti Europei, i quali seguono l'immaginazione anzichè il vero, a pubblicare quei rapporti, ed è parimenti evidente che le amichevoli relazioni politiche esistenti tra la Francia ed il Governo Imperiale, così C'Ome tra quest'ultimo e le altre Potenze, toglierebbero a tali fantastici rumori ogni probabilità di produrre qualsiasi pratico risultato.

I risultati attesi dalla invasione francese a Tunisi non furono ottenuti, ed ogni francese di retto sentire spera di essere costretto ad evacuare il paese dalla f"Orza degli eventi: in oltre ognuno conosce quanto gli Italiani rimpiangano i sacrifizii che furono obbligati di fare in una spedizione come quella di Massaua, la quale si pensò sarebbe stato così facile di condurre a termine.

(l) -Non pubblicati. (2) -Cfr. n. 425.

(l) Non pubblicato.

431

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 58, p. 521)

R. 291. Vienna, 17 dicembre 1887.

Mi pregio di segnar ricevimento del dispaccio del 14 corrente, n. 326, serie politica (l) col quale V. E. mi comunica copia d'altro dispaccio diretto al

R. Ambasciatore a Costantinopoli per invitarlo a concertarsi coi suoi colleghi delle Potenze che consentono con noi nella questione, affine di spingere la Sublime Porta ad accettare il progetto di Convenzione relativo al Canale di Suez.

Io mi era di già intrattenuto col Conte Kalnoky su questo argomento, come ebbi cura di telegrafarle a suo tempo. II Conte Kalnoky mi disse che dal suo Iato aveva dato istruzioni all'Ambasciatore Austro-Ungarico perchè anche esso, al pari dell'Ambasciatore Italiano, insistesse nel medesimo scopo presso il Governo Ottomano e lo esortasse a non frapporre ulteriori indugi a prendere una determinazione nel senso dell'accettazione del detto progetto di Convenzione.

432

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. RISERVATO CONFIDENZIALE S. N. Roma, 18 dicembre 1887.

Veuillez à la première oecasion faire remarquer à Lord Salisbury qu'en sollicitant san attention sur le déplacement de la frontière Tunisienne nous n'entendons pas nous prévaloir de l'accord à trois mais nous avons en vue

l'échange de notes du 12 Février sur l'équilibre méditerranéen entre la Grande Bretagne et l'Italie. Nous avons de Constantinople des nouvelles rassurantes quoique peut-etre optimistes et n'insistons pas pour le moment.

(l) Non pubblicato.

433

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 412. Pietroburgo, 18 dicembre 1887.

Riferendomi al mio telegramma d'oggi ho l'onore d'informare l'E. V. che questo addetto militare austriaco mi disse, in modo confidenzialissimo aver comunicato al suo Governo la decisione presa dal gran comando del corpo di stato maggiore russo, d'inviare verso la frontiera russo-austriaca ancora due divisioni di fanteria colla loro artiglieria, ed una divisione di cavalleria; e di avergli in pari tempo consigliato di non prendere analoghe misure preventive di difesa o di controminaccia, ma di compiere al più presto possibile la trasformazione delle armi. Il minor numero delle truppe austriache ora contrapposte alle russe in confronto di queste ultime, è compensato dalla maggior velocità di mobilizzazione e di sviluppamento strategico che le prime hanno in paragone delle seconde.

Se però oltre alle tre sumenzionate divisioni russe, altre ancora fossero spedite verso l'Austria, aUora il Colonnello Klepsch crede, e suggerisce, di reagire, poichè, se la guerra diventa inevitabile, è meglio rischiarla prima che il nemico abbia avuto il tempo di fortificarsi.

Seppi pure che il Conte Kalnoky telegrafò avantieri all'Ambasciatore di Austria approvando le considerazioni dell'Addetto militare e dichiarando che si sarebbe attenuto ai suoi consigli.

Non havvi dubbio che se la Russia esce dai suoi confini attuali i primi a soffrirne sarebbero l'Austria e la Germania, ma quindi ne soffrirebbero anche le potenze meditervanee, poichè se la Russia si dispone a correre l'alea d'una guerra lo fa coll'intento d'aprirsi una via traverso i mari che ora le son chiusi, e d'aver libero accesso nel Mediterraneo ove con poderosissima flotta potrebbe in avvenire imporsi. Disgrazia vuole che la Francia, coll'idea fissa di rivincita, facendo una politica estera contraria ai suoi interessi e principi, politica insensata, incoraggi il partito d'azione russo, non comprendendo che ogni passo della Russia è un pericolo per tutta l'Europa. Invece d'unirsi alle altre potenze, desiderosa di pace, per impedire che questo Stato colossale tenti d'ingrandirsi ancora, e schiacci in seguito gli altri più piccoli, si unirebbe piuttosto a lui in vista d'uno specioso vantaggio prossimo, ma arrecando in realtà a sè stessa un danno remoto gravissimo.

434

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, MAISSA

T. 967. Roma, 19 dicembre 1887, ore 12.

Le Gouvernement espagnol a chargé son représentant à Tanger de rédiger un rapport qui puisse servir de base à l'invitation formelle pour la conférence sur les affaires du Maroc. Adhérant au désir que le Cabinet de Berlin m'a exprimé à ce sujet, je vous charge vous aussi de rédiger un rapport analogue et de me l'envoyer au plus tòt. Ce rapport doit se référer principalement à la question des protections et à toute autre question qui s'y rattache.

435

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 57, p. 55)

T. 1844. Parigi, 19 dicembre 1887, ore 15 (per. ore 17,50).

Ce matin M. Flourens m'a dit que M. Rouvier n'avait pas encore accepté la mission de négocier à Rome le nouveau traité de commerce; mais il doit avoir une entrevue avec lui et il ,espère de le décider dans ce sens; il sera probablement accompagné d'un collaborateur, que M. Flourens ne m'a pas nommé. Il m'a promis de me faire connaitre ce soir la détermination de M. Rouvier qui sera sans doute encouragé par la déclaration faite par V. E. à

M. de Motiy; c'est à dire que vous étiez disposé à prendre sous votre responsabilité la prorogation du traité échéant pendant les négociations. M. Flourens m'a donné connaissance de ces déclarations, qui lui ont été transmises par

M. de Motiy; j'ai saisi cette occasion pour le remercier de la défense qu'il avait prise au Sénat de la conduite du Gouvernement du Roi dans l'affaire de la dénonciation du traité. Malgré les violences des protectionistes, une détente semble se faire dans les esprits; on se préoccupe des menaces d'une guerre de tarifs, qui serait funeste à la France peut-étre plus qu'à l'Italie; aussi M. Flourens croit que le nouveau traité, s'il est dans des conditions équitables sera accepté par les Chambres françaises.

436

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1845. Pera, 19 dicembre 1887, ore 18,35 (per. ore 18,40) (1).

J'ai été informé par mon collègue d'Angleterre que le 7 courant M. Flourens à dit à Egerton qu'il y a quelque temps, il avait proposé à la Turquie de convenir que les ·Confins de la Tunisie soient portés à la rivière Montaya et que la Turquie n'avait rien répondu. C'est d',après ce silence que la rectification aurait été publiée et que les cartes auraient été communiquées avec explication à notre Ambassade. La Porte proteste n'avoir j'amais eu connaissance de cette proposition française.

437

IL MINISTRO A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1848. Madrid, 19 dicembre 1887, ore 19,16 (per. ore 6 del 20).

Après avoir reçu le dernier télégramme de V. E. (2) j'ai eu une conversation de son contenu avec le ministre d'Etat. Celui-ci me dit qu'il y a malentendu et qu'il ne peut donner au comte de Rascon les pleins pouvoirs que V. E. suppose, car la loi espagnole, qui autorise la prolongation des traités de commerce, exisstante, lui défend, comme j'ai déjà exposé, d'y introduire la moindre innovation. C'est donc seulement une prorogation pure· et simple qu'il lui est permise de signer et il m'a chargé de soumettre à V. E. qu'il vaudrait bien la peine de faire, si c'est possible, quelques concessions de notre part, attendu que si nous laissons expirer nos accords commerciaux, il croit qu'il aura une gl'ande difficulté à obtenir approbation des nouveaux par les Cortes.

438

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

D. 565/1337. Roma, 19 dicembre 1887.

Mi pregio trasmettere a V. E. copia della nota verbale, menzionata nel mio telegramma d'jeri (2), con la quale il conte di Moiiy ha espresso, a nome del suo governo, le più esplicite riserve intorno l'ordinanza emanata recentemente

dal Comandante in capo le RR. truppe in Africa, relativamente alla facoltà d'interdire agli stranieri di risiedere nei territori dichiarati in stato di guerra.

Non è chi non veda la singolarità di queste riserve, dopo che fu ripetutamente da noi dichiarato e dimostrato non potersi parlare di capitolazioni a Massaua, sotto il duplice regime dell'occupazione italiana e di uno stato di guerra.

Al Conte di Moiiy, come accennavo nel suddetto mio telegramma, risposi che non prendevo atto della sua comunicazione, la quale era per me come non avvenuta.

ALLEGATO.

MOOY A CRISPI

Nota Verbale Roma, 18 dicembre 1887.

Le Général Asinari di San Marzano, commandant en chef des troupes italiennes dans l'Afrique orientale, a, le 14 novembre dernier, notifié à M. Mercinier, gérant le Consulat de la République à Massaouah, une ordonnance en date du 13, et par laquelle il se réserve la faculté d'interdire aux étrangers la résidence dans les territoires déclarés en état de guerre.

L'Ambassadeur de la République française a mission de faire observer au gouvernement Royal que cette ordonnance, rendue en vertu de l'article 251 du code pénal militaire italian, ne tient pas compte des immunités et privilèges spéciaux dont jouissent les Français et protégés français lesquels ne sont justiciables que des autorités consulaires de la République. L'ambassadeur fait donc, à l'égard de cet acte, et en nom de son gouvernement, l!es réserves les plus explicites.

L'Ambassadeur ajoute que d'ailleurs, si malgré les recommandations formelles et réitérées de l'agent français à Massaouah, la conduite de l'un des nationaux ou protégés français était de nature à nuire à la sécurité de l'armée d'occupation, le général en chef n'aurait qu'à le signaler à l'agent de la République, celui-ci étant autorisé à prendre des mesures convenables et à prononcer notamment l'expulsion au cas où elle serait jugée nécessaire.

(l) -Una delle due indicazioni d'orario è evidentemente errata; probabilmente quella esatta è l'ora d'arrivo, mentre quella di partenza sarebbe ore 6,35. (2) -Non pubblicato.
439

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

D. 566/1338/418. Roma, 19 dicembre 1887.

Secondo le notizie pervenute al Ministro della Guerra pare che nelle truppe e nelle popolazioni della Savoia corrano insistenti le voci di probabile guerra non solo contro la Germania, ma anco discutesi con calore la eventualità di una guerra contro l'Italia. Sembra, altresì, che vi si accentui sempre più l'azione del partito clericale eche il Ministero della Guerra francese dopo avere promosso un indirizzo di 20 mila firme abbia intenzione di provvedere alla sollecita costruzione del tronco di ferrovia Albertville-Montiers.

Mi affretto ad informare confidenzialmente V. E. di quanto precede con la preghiera soprattutto di verificare se e fino a qual punto sia esatta la costruzione della citata ferrovia.

440

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

D. 427/161. Roma, 19 dicembre 1887.

Con rapporto del 13 corrente (1), l'E. V. mi riferiva che il Gabinetto eli Pietroburgo avrebbe cercato di suscitare nell'animo del Sultano sospetti e diffidenze contro l'Italia e l'Austria-Ungheria, attribuendo loro il progetto di una spartizione della penisola balcanica a danno della Turchia.

Ringrazio l'E. V. per questa importante informazione. Giova sperare che il Sultano e la Sublime Porta non si lasceranno indurre in errore da artificiose insinuazioni. L'Italia e l'Austria-Ungheria hanno, tanto nel Mediterraneo, quanto nella penisola dei Balcani, una politica di conservazione, ed a codesta politica sono informati i loro reciproci accordi.

441

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 290. Vienna, 17-19 dicembre 1887.

I movimenti di truppe russe sulla frontiera austro-ungarica, che fanno oggetto, da qualche tempo, di commenti più o meno vivi della stampa Germanica, Austro-Ungarica e Russa, continuano pure ad essere fonte di preoccupazione per il Gabinetto di Vienna.

Ai consigli militari che già si tennero qui negli scorsi giorni farà seguito domani la riunione d'un consiglio di Ministri sotto la presidenza dell'Imperatore al quale assisterà pure il Signor Tisza, presidente del Consiglio dei Ministri Ungherese con altri suoi colleghi. È probabile che in questo Consiglio, oltre alla questione militare, si esaminerà pure la quistione finanziaria che ne dipende, e che è altrettanto importante.

Un articolo dell'Invalido Russo organo del Ministero della Guerra Russo, che fu segnalato dal telegrafo, e che ora sarà già stato sotto gli occhi di V. E., non solo non dissipò le inquietudini che s'erano qui prodotte in questi ultimi giorni, ma le aggravò considerevolmente. L'articolo in questione cerca di atte

nuare e nega in parte i provvedimenti militari russi, esagera quelli presi dall'Austria-Ungheria, e lascia travedere la probabilità di nuovi movimenti militari per parte della Russia in un avvenire più o meno prossimo. La continuazione d'armamenti annunziata dall'Invalido Russo, se essa avrà luogo, produrrà come conseguenza necessaria ed immediata eguali provvedimenti per parte dell'Austria-Ungheria. Ora se ciò accade, il pericolo d'un turbamento della pace europea diventerà grave e imminente, malgrado tutte le dichiarazioni di intenzioni pacifiche che possano essere fatte dalle due Cancellerie.

Il Conte Kalnoky, con cui m'intrattenni jeri ancora su questo argomento, si mostra ciò nondimeno abbastanza calmo.

Esso ripete che bisogna guardare ai fatti più che alle parole. Se il Governo russo continuerà, malgrado gli avvertimenti di quest'ultimi giorni, a concentrar truppe contro la frontiera galliziana, al Governo Austro-Ungarico incomberà il dovere di provvedere per parte sua alla sicurezza di quella frontiera. Intanto fin da ora si preparano le vie per la rapida esecuzione di quei movimenti futuri. Un fatto degno di nota si è l'insistenza che il Governo Germanico mette a rendere avvertito il Gabinetto di Vienna dei pericoli creati dalla concentrazione delle truppe russe sulla frontiera, e a consigliarlo di prendere in tempo i provvedimenti necessari.

P. S. -Vienna, 19 dicembre 1887.

Devo notare un certo cambiamento rispetto al linguaggio tenuto dal Gabinetto di Berlino, e dai suoi Agenti, al Gabinetto d.i Vienna in questi ultimi giorni. Mentre nei giorni passati quel linguaggio aveva un carattere piuttosto eccitante, ora invece è diventato, da due giorni, decisamente calmo.

(l) Non pubblicato.

442

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 166. Costantinopoli, 19 dicembre 1887.

Il Sultano rimane nelle stesse disposizioni che lo indussero a rifiutare le ratifiche alla Convenzione Drummond Wolff, assai più per l'opposizione dell'opinione musulmana che non per minaccie francesi e russe.

Le correnti islamitiche dalle quali è regolata la condotta del Sultano nella questione d'Egitto, che egli considera come legata a quelle di Tripoli, del Sudan e di Massaua, è di tanta importanza per l'avvenire della nostra politica africana, che giova riferire quanto ne ho potuto raccogliere.

Ebbe speciale importanza in quest'anno il pellegrinaggio della Mecca, ove i Musulmani dell'Africa e dell'India si concertarono con quelli della Turchia in vista della situazione europea ad essi meglio nota che non si supponga generalmente; e le seguenti idee, ivi ventilate, percorrono ora i tre continenti con pre

diche e pubblicazioni, alcune anche tradotte in inglese, di ulemans, di sceick, di dervishes, di letterati. Prevale il concetto che Gordon tolse da un motto arabo: la sorella nera Sudan vendicherà la sorella bianca Egitto. Il Sudan, che domina l'Africa, rimarrà centro delle reazioni nazionali e religiose contro Francia, Inghilterra e Italia. Ben fece il Califfo scegliendo il giorno del grande Hay della Mecca per dar l'Iradé di rifiuto della Convenzione Drummond Wolff. Gli inglesi hanno cacciato i francesi dall'Egitto col ferro, ma l'oro francese taglia il ferro inglese, e l'Inghilterra ricorrerà di nuovo al condominio, per mantenere l'espansione armata del popolo egiziano, conseguenza di spoliazioni usurarie protette dai Consoli ed approvate dai Parlamenti Europei. Cinque anni or sono, la spada araba spezzò

le catene d'oro; la Germania aiutò il partito nazionale a governare da sè con consigli rappresentativi; l'Egitto fu degli Egiziani; vi fu conciliazione tra l'autonomia dell'Islam Arabo con tutte le riforme giudiziarie e finanziarie europee; e

Schweinfurth dichiarava assicurate le persone, le proprietà ed i diritti di ogni colonia europea purchè la speculazione occidentale non tornasse colle armi a provocare il sentimento religioso e nazionale. Ma l'Inghilterra fece la politica franca per non !asciarne il beneficio ai francesi; la Porta, assediata dagli Ambasciatori, non osò seguire il consiglio di Bismarck e degli Ulemas d'inviare truppe turche in Egitto per impedire altri interventi e rendere l'Egitto tanto sicuro come Brussa al Padiscià. Gladstone, che vuoi l'Islam fuori con armi e bagaglio, fece a Tell-el-Kebir restituire colle armi l'Egitto agli Armeni, Greci ed altri levantini senza fede nè nazionalità, coi quali gli stessi capi inglesi non sperano potersi fondare un edificio duraturo. Il soldato inglese, il console europeo, si corrompono nelle rivalità di bassi interessi. L'Inghilterra non è più ascoltata a Stambul ove in altri tempi fu ritenuta sicura amica e consigliera; non è più temuta a Zanzibar, che preferisce il tedesco, nella Persia che inclina al russo, in Siria ove domina il francese, in Afganistan ove i Musulmani soffrono impazienti un Emiro pagato e sostenuto come il Khedive.

L'Imperatrice dell'India vede come il suo Impero sia minacciato da Stambul e dal Cairo, ove ne dovrebbero stare le prime difese; ed avendo chiesto invano al Padiscià un firmano per l'Egitto, chiede ora assistenza ai conquistatori di Tunisi, e fa lacerare da Tewfik lo stesso firmano che, col nominarlo a Khedive, gli ordinava di mantenere l'alta sovranità sopra il Sudan Orientale ed Occidentale, Kartoum, Kordofan, Gondocoro e Massaua. Ma ora gli Inglesi esperimentano la verità del detto di Gordon e di Chermside, che senza forze musulmane non si fa nulla in Africa. Appena gli Ambasciatori ebbero costretto la Porta a dichiarar ribelle Arabi Pascià, sorse il Mahdi, e successivamente Graham, Hicks, Gordon perirono in quel Sudan che impenetrabile a Wolseley, sarebbe stato pacificato da qualsiasi capo Musulmano che si fosse presentato colla bandiera del Profeta e con messaggi degli Ulema. E sanno gli Inglesi che quando la Russia, come minacciò Ignatieff, invadesse l'India colla bandiera del Profeta, i Musulmani dell'India, i Turchi dell'Asia Minore e degli stretti, gli Arabi del Nilo e del Mar Rosso saluterebbero l'ombra delle spade russe vendicatrici di Tell-el-Kebir. In ciò sta la forza del Padischah, il quale da Stambul, centro della

politica musulmana universale, dispone delle sorti inglesi nell'Egitto e nell'India e può tener la vittoria sospesa tra l'Inghilterra coi suoi alleati, e la Russia.

Discorrendo privatamente coi miei colleghi d'Inghilterra e di Germania di quelle correnti d'idee del mondo musulmano delle quali essi ben conoscono l'importanza per una comune nostra politica orientale, raccontai loro una fantastica predizione di un letterato arabo da me incontrato sulla costa d'Asia. • Sta scritto, diceva egli, che gli italiani chiameranno a Massaua Arabi Pascià, amico di Garibaldi e di Vittorio Emanuele, e lo invieranno a riunire in nome del Profeta il Sudan, l'Egitto e Tripoli in un impero Arabo di cui saranno i protettori, e vi sarà allegrezza al Cairo e a Stambul come a Roma e a Londra •. Quel che mi sorprese fu che i miei interlocutori stimarono una tale idea, malgrado l'attuale impraticabilità, non indegna di studio. E passando ad argomenti più positivi dovemmo riconoscere che essendosi lasciata miseramente perdere nel 1882 l'occasione di costituire sopra basi di comune interesse l'autonomia egiziana, e tutti i problemi orientali, la cui chiave è l'Egitto, acquistando inusitata gravità per l'antagonismo sopravvenuto tra Germania e Russia, è arduo e forse urgente compito della R. Rappresentanza a Londra stabilire le basi d'un'intelligenza

dal nostro gruppo colle razze e le credenze dell'Oriente; intelligenza specialmente indispensabile agli interessi essenziali dell'Italia in Turchia ed in Africa.

443

IL CONSOLE AD ADEN, BIENENFELD, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 60, p. 182)

T. 1854. Aden, 20 dicembre 1887, ore 16;26 (per. ore 23,30).

Antonelli scrive a V. E.: Re di Abissinia mandò due corrieri al re di Scioa. Col primo mandava lettera originale di S. M. la regina Vittoria controfirmata Salisbury. Questa lettera avvertiva re d'Abissinia che l'Inghilterra avrebbe potuto indurre Italia accordo amichevole se re d'Abissinia avesse dato soddisfazione completa con equo compenso da convenirsi. Re d'Abissinia fu malcontento della lettera inglese e dichiara che non chiese Inghilterra fargli fare pace, che non cederà nemmeno un palmo di terreno. Col secondo corriere re d'Abissinia dice che è pronto alla guerra sicuro della vittoria. Ordina re dello Scioa rispondere andare con lui. Re di Scioa rispondeva avergli mandato vescovo di Scioa per domandare essere scelto arbitro ed essergli impossibile recarsi subito, perchè suo esercito trovasi paese Galla e chiedeva tempo per riunirlo. Pare re di Scioa non si muoverà. Momentaneamente anzi tutto fa sperare re di Scioa s'asterrà,

* rendersi indipendente. Momento è opportuno per nostra azione militare contro re d'Abissinia: necessità informare re di Scioa invitarlo agire con noi. È della massima necessità che il nostro sovrano lo scriva un po' chiaramente al re di Scioa, promettendo invio armi qual futuro dono* (1).

28 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

(l) Il brano fra asterischi è omesso in LV.

444

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

'l'. 1857. Costantinopoli, 20 dicembre 1887, ore 22,50 (per. ore 8,40 del 21).

Je signale à la Porte toutes les nouvelles trop significatives touchant la frontière tripolitaine. N i Gouverneur de Tripoli n i l'Ambassadeur de Turquie à Paris n'ont rien télégraphié sur les faits que nous signalons. Tout l'entourage franco-russe du Sultan les dément et s'écrie à chacune de mes communications, appuyées par mes trois collègues: • Voila les Italiens qui soulèvent la question de Tripoli •.

La frontière étant incertaine à cela près inconnue à la Porte, et se compliquant par la protection des tribus, Porte croit ne pouvoir mieux, que confirmer à Tripoli et à Paris que toute invasion est inadmissible. Journaux français de la Colonie font comprendre que la France fera démarches convenables à la Porte pour un arrangement, en tenant compte que la Porte, pour ne pas préjuger la question de Tunis, ne peut pas procéder d'accord avec la France a une délimitation qui n'a jamais été faite.

445

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, MAISSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 474. Tangeri, 20 dicembre 1887.

Con telegramma delli 29 Settembre 1887 (l) informai V. E. come io mi fossi fatta premura di comunicare al Governo Sceriffiano le condizioni alle quali i tre ufficiali da noi designati accettavano di venire al Marocco; avvertii allora come la lontananza della Corte e la malattia del Sultano sarebbero state causa di un ritardo inevitabile nella risposta.

Questa, difatti, sebbene porti la data del 26 Novembre mi è giunta ieri soltanto. Dalla traduzione che mi onoro di qui trasmettere, l'E. V. rileverà come questo Governo accetti le nostre condizioni, ma desideri che la venuta degli ufficiali sia per ora differita. La persona, alla quale si allude nella nota Sceriffiana è quel Roger, francese, del quale fu fatta menzione nei rapporti politici in data 1° Maggio e 5 Dicembre 1887 (l) NN. 442 e 472. Costui, dopo essere stato per qualche tempo ospite in Tangeri del Signor Féraud, che vuolsi legato da antiche relazioni d'amicizia colla sua famiglia, si recò verso

il maggio del corrente anno in Fez, ove, cedendo alle ripetute istanze del Ministro di Francia, il Sultano lo impiegò per mettere in ordine alcune vecchie macchine destinate ad una fabbrica d'armi che il Governo Sceriffiano aveva, tempo addietro, acquistate nel Belgio e che trovavansi a Fez in istato di abbandono. E come già ne informai l'E. V. sembra che egli avesse pure qualche incarico, non so se dal suo Governo o da qualche società privata, in relazione coll'affare delle ferrovie che la Francia vorrebbe qui spingere dall'Algeria. Credo che il Signor Roger sia ufficiale di complemento nell'esercito francese (arma del genio); ma egli non fa parte della missione militare francese. In una lettera particolare che ho pure ricevuto ieri, il Vizir Garnit mi assicura che egli non rimarrà più a lungo in Fez, avendo il Sultano ricusato di aderire alla domanda fattagli di recente dal Signor Féraud di mantenerlo al proprio servizio.

È possibile che il Governo Sceriffiano si faccia a tale riguardo delle illusioni; ma, salvo ordine contrario di V. E., io mi asterrò per qualche tempo dal tornar sull'argomento, e qualora dovessi più tardi insistere, lo farò in tal modo e forma da evitare ogni apparenza di pressione. Poichè ciò che parmi essenziale in questo affare degli ufficiali, si è che esso mantenga il carattere di una concessione fatta dal R. Governo al Governo Sceriffiano, e la Francia non possa giustificare il suo atteggiamento per ciò che riguarda la missione militare francese, con atti analoghi di altra Potenza.

ALLEGATO.

GARNIT A MAISSA

(Traduzione)

Mekines, 26 novembre 1887.

Lode a Dio.

Complimenti d'uso...

Mi pervenne la nota colla quale recate a nostra notizia:

A) che l'eccelso Vostro Governo, al quale fu partecipato dal Ministro nostro

amico (trapassato all'ultima dimora come ad ogni mortale deve accadere) il desi

derio espressogli da Sua Maestà Sceriffiana che venissero qui ufficiali italiani per

assisterlo di consiglio nell'impianto d'una fabbrica d'armi ed in altri lavori mi

litari, Vi ha informato di aver autorizzato tre ufficiali dell'Esercito italiano ad ac

cettare l'invito del nostro Signore;

B) che questi ufficiali hanno chiesto che Sua Maestà Sceriffiana anticipi loro

la somma da Voi indicata affine di far fronte alle spese di viaggio dall'Italia a

Tangeri, ed alle spese di equipaggiamento e simili, inevitabili per una tale missione,

e mi pregavate d'informare di ciò il nostro Signore, che Dio renda vittorioso, e di

chiedergli se accettava queste condizioni;

C) che, in caso aff&mativo, occorreva di dare le disposizioni opportune per

la rimessa agli ufficiali delle somme da essi chieste;

D) che il Governo Sceriffiano dovrà poi far fronte a tutte le spese occorrenti

dopo l'arrivo di questi ufficiali a Tangeri, la chiesta anticipazione rimanendo loro

acquisita dal momento dell'arrivo.

Ho rassegnato la Vostra Nota al nostro Signore -che Dio esalti -e Sua

Maestà dà, sin d'ora, il benvenuto ai tre ufficiali italiani, ed accetta le loro con

dizioni. Sua Maestà Sceriffiana nel mentre loda moltissimo l'eccelso Vostro Gover

no amico ed innalza fervidi voti per la prosperità dell'Italia e la sua grandezza, Vi prega altresl di essere presso il Vostro Governo interprete dei suoi più sentiti ringraziamenti per la parte che esso prende alle cose che interessano Sua Maestà Sceriffiana, lo che dimostra quanto sia sincera la sua amicizia per noi.

Il nostro Signore Vi prega poi di rispondere al Vostro Governo che, nell'interesse nostro, conviene di differire la venuta dei detti ufficiali fino a che non sia partito (dal Marocco) l'ufficiale che Voi sapete, perchè altrimenti si trarrebbe argomento dal loro arrivo per conservar qui l'ufficiale suddetto; ma, tostochè questi sarà partito, Sua Maestà Ve ne darà avviso per pregarVi di far venire gli ufficiali italiani ai quali diamo di nuovo il benvenuto, e Sua Maestà il Sultano ordinerà allora che il danaro occorrente per il loro viaggio sia inviato ad essi per il tramite Vostro.

Conservatevi in buona salute.

Firmato Mohamed El Mufaddal

Ben Mohamed Garnit

(Dio siagli propizio).

(l) Non pubblicato.

446

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO SEGRETO S. N. Londra, 21 dicembre 1887, ore 4,25 (per. ore 7,55).

J'ai tenu à Salisbury langage conforme au télégramme de V. E. du 18 courant (1). Il m'a fait remarquer qu'il était pret à remplir ses engagements selon l'accord 12 février et à se concerter, au moment opportun, avec V. E. sur les mesures à prendre pour le maintien de l'équilibre méditerranéen. S'il n'avait pas désiré éveiller par de persistantes demandes officielles les soupçons de M. Flourens, c'est qu'il était persuadé que les nouvelles données par les Bulletins géographiques étaient inexactes et qu'il avait voulu éviter de compromettre sans nécessité le secret de l'entente entre l'ltalie et l'Angleterre, ainsi qu'il me l'avait dit le 12 courant. Salisbury avait cru pouvoir arriver à la vérité par des moyens indirects et ses prévisions s'étaient vérifìées aujourd'hui meme. Il avait été informé par Egerton que la nouvelle publiée par le • bulletin géographique • n'avait d'autre fondement qu'un paragraphe paru dans le Courrier du Soir.

Ayant prié Salisbury de me donner lecture du rapport de Egerton, il m'a répondu qu'il venait de l'envoyer à la Reine. Dès que le rapport serait restitué au Foreign Office, il m'en donnerait copie. Salisbury remercie V. E. pour les nouvelles données par notre consul à Tunis, que je lui ai communiqué et m'a dit qu'il fallait surveiller et toujours surveiller. J'ai félicité Sa Seigneurie sur son discours d'hier.

(l) Cfr. n. 432.

447

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, RIVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 4571. Berlino, 22 dicembre 1887.

Lord Randolph Churchill essendo notoriamente qui di passaggio per recarsi a Pietroburgo dove fu annunziato che si propone di adoperarsi per conciliare la Russia coll'Inghilterra, mi parve opportuno di interrogare, confidenzialmente, circa l'importanza di questo viaggio, persona del Dipartimento Imperiale degli Affari Esteri che poteva fornirmi sicuri ragguagli in proposito.

Secondo il giudizio da me raccolto, dietro siffatta interpellanza, Lord Randolph Churchill persegue uno scopo suo proprio, destinato piuttosto a far rumore intorno alla di lui persona che non a produrre verun pratico effetto. La circostanza ch'egli non presenta alcuna probabilità benchè remota, per ora, di ridiventare Ministro, toglie ogni valore all'impresa alla quale egli si accinge. Il suo programma, al quale corrispondono, da quanto pare, le personali idee dell'Ambasciatore britannico presso lo Czar, consiste essenzialmente nel lasciar libera la mano alla Russia dal lato dei Balcani e di Costantinopoli, per attenerne in ricambio sicure guarentigie a favore dei possedimenti inglesi nelle Indie. Questi concetti non sono certamente divisi dagli uomini che dirigono ora la politica del Regno Unito.

448

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 57, p. 57)

T. 1883. Parigi, 24 dicembre 1887, ore 19,40 (per. ore 22,10).

M. Flourens, que je n'ai pas pu rencontrer avant ce moment, vient de me dire que les pleins-pouvoirs pour M. de Moiiy partiront ce soir et que

M. Teisserenc de Bort avec Marie quitteront Paris mardi soir, se rendant directement à Rome. M. Teisserenc de Bort, qui en ce moment est absent, m'a annoncé sa visite pour lundi matin. M. Flourens à qui j'ai lu le télégramme de

V. E. de hier au soir (l) m'a dit qu'il demandait une prorogation de trois mois de l'ancien traité, mais sans beaucoup d'insistance.

(l) Non pubblicato.

449

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 790. Londra, 24 dicembre 1887.

Lord Salisbury mi diede ieri copia di tre rapporti del Signor Egerton (Allegati I, II e III). Le cose principali contenute in essi sono le seguenti:

l) La notizia pubblicata nella pagina 92 del Bollettino geografico francese, ed il nuovo confine fra Tripoli e Tunisi segnato nella carta dello stato maggiore francese, non hanno altro fondamento che un telegramma comparso nel Cour1'ier du Soir.

2) La carta del Perthes, in ciò che concerne il confine della Tunisia, è apparentemente copiata dalla carta francese.

3) Il Mocta (non Montaya) è il confine proposto dalla Francia alla Turchia.

4) La Porta sostiene che il confine fra Tunisi e Tripoli sia il Wad Fessi.

Ebbi l'onore di partecipare ieri sera le cose suddette all'E. V. col telegrafo.

ALLEGATO l.

EGERTON A SALISBURY

Parigi, 17 dicembre 1887.

Apparisce che il paragrafo pubblicato nella pagina 92 del Bollettino della Società Geografica, rispetto il confine Tunisino, è fondato sopra una notizia data dal Courrier du Soir. Apparisce anche che il Ministero francese degli Affari Esteri (possibilmente in conseguenza delle mie indagini) ha fatto chiedere alla Società geografica su qual fondamento essa pubblicò il paragrafo di cui si tratta; e lo scrittore della relazione che contiene quel paragrafo citò come fonte della notizia

il Courrier du Soir.

ALLEGATO II. EGERTON A SALISBURY

Parigi, 20 dicembre 1887.

Diedi istruzioni al Signor Bunsen di fare indagini presso la società geografica per sapere su quale fondamento, nella nuova carta topografica francese, il confine tunisino, nel lato orientale, era stato spostato e segnato sul letto del Mogta o Mocta. Fu risposto al Signor Bunsen che la deliberazione del nuovo confine fu fatta nella carta topografica in seguito ad un telegramma pubblicato nel Courrier du Soir in data di Tunisi 4 Novembre 1886. Quel telegramma è del tenore seguente: • La frontière de mer entre la Tripolitanie et la Tunisie vient d'étre définitivement fixée grace aux efforts du Chargé d'Affaires de France à Tripoli et à cause du Commandant de la Station navale. Le Gouvernement ottoman accepte pour limite le Ras Tadijier, situé dans le voisinage de l'oasis très peuplée et fertile de Zouara et à 20 kilomètres du Cap Biban sur lequel un signa! géodétique a été construit •. Secondo ogni apparenza la carta di Perthes n. 2 fu copiata dalla carta francese. È un luogo nella carta di Perthes segnato Metdrua, ma si trova nei pressi di

Gabes.

Il Mocta è probabilmente il corso d'acqua che mi parve che il Signor Flourens

chiamasse l'vlontaya; confine che il governo francese propose alla Porta ma che non

fu accettato da quest'ultima. Esso si trova ad oriente di Bahia el Biban ed è segnato

nella carta di Perthes come frontiera; ma, da quanto ho saputo, il Ministero degli

Affari Esteri francese non ha dato alcuna autorità alla Società geografica di se

gnarlo come frontiera.

ALLEGATO 111.

EGERTON A SALISBURY

Parigi, 21 dicembre 1887.

Ho saputo che il Mocta è la frontiera di Tunisi che il Signor Flourens ha proposto alla Turchia, senza alcun buon successo fin'ora; e che i Turchi sostengono che la frontiera di Tunisi sia il Wad Fessi. Ho saputo anche che i francesi non hanno, fino al presente, alcun posto militare così oltre nel lato orientale di Tunisi

come il Vad Fessi.

450

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 794. Londra, 24 dicembre 1887.

Jeri l'Ambasciatore di Russia in Londra, parlando degli adunamenti di truppe russe sul confine della Gallizia, disse ciò che segue :

• Secondo le informazioni datemi dal Generale Boutourline, le nostre mosse militari sul confine austriaco erano state ordinate circa otto mesi or sono. Esse non sono quindi dettate dalle presenti condizioni politiche, ma da ragioni economiche. Tuttavia la Russia si trova in presenza di una lega di tre potenze e deve difendersi. Le Autorità militari di tutti i paesi si accordano a dire che l'attacco è la migliore difesa , .

Credetti opportuno di far consapevole Lord Salisbury delle cose dette dall'Ambasciatore di Russia.

Sua Signoria mi fece notare che le parole del Signor Staal erano la miglior prova che la Russia non aveva alcuna intenzione di assalire l'Austria-Ungheria, giacchè in tal caso l'Ambasciatore sarebbe stato più guardingo. Lord Salisbury soggiunse che il Signor di Staal gli aveva detto le stesse cose, con una variante che dava ad esse un significato del tutto opposto.

• La Russia si trova in presenza d'una lega di tre potenze le quali pretendono che devono difendersi. Le Autorità militari di tutti i paesi si accordano a dire che l'attacco è la migliore difesa •.

Il presente rapporto non è che una conferma del mio telegramma di ieri sera sullo stesso argomento.

451

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 170. Costantinopoli, 24 dicembre 1887.

Ho segnalato alla Porta tutte le notizie pervenutemi circa i movimenti alla frontiera Tripolitana, comprese quelle del telegramma di V. E. del 22 dicembre (1), relative alla spedizione d'un generale turco contro gli Uar

gamma, rifugiatisi intanto in Tunisia. I soliti famigliari del Sultano non mancano di smentire quelle notizie una per una, e di esclamare ad ogni relativa comunicazione mia e dei miei tre colleghi, che gl'Italiani continuano a voler sollevare una quistione di Tripoli.

Mentre l'Ambasciatore di Turchia a Parigi telegrafa, come soddisfacente smentita alle voci italiane, l'unito comunicato del Signor Flourens ai giornali di Parigi, i fogli francesi di Pera affermano che la Francia farà i passi convenienti verso la Porta per un aggiustamento, e terrà conto della circostanza che la Porta, per non pregiudicare la questione tunisina, non può procedere essa stessa colla Francia ad una delimitazione che non è mai stata fatta finora.

Ho fatto osservare a Said Pascià che troppi indizii provano che la Francia agisce mentre la Porta troppo si presta all'artifizio francese che rappresenta le nostre leali informazioni alla Turchia nell'interesse comune dello statu quo come se fossero dirette ad aprire una quistione tripolitana; ho aggiunto non risultare che la Porta abbia provveduto, come sarebbe naturale, sia coll'occupazione e la guardia del confine tripolitano, sia con l'invio di una missione speciale, come quella spedita a Rodi in recenti incide>:1ti di importanza assai minore, sia col domandare una ufficiale e pubblica sconfessione delle carte dello Stato Maggiore francese, sia con qualche dichiarazione propria che la baia di El-Biban è e rimarrà tripolitana, sia infine colla richiesta di allontanare il Generale Allegro, pur suggerita dal governatore.

Said Pascià rispose aver già incaricato Essad Pascià di domandare al go

verno francese il richiamo del generale Allegro dalla Tunisia, e mi annunziò

che mi avrebbe comunicato copia per mia informazione di un dispaccio spiega

tivo che intende dirigere a Photiades Pascià.

ALLEGATO.

COMUNICATO DI FLOURENS AI GIORNALI FRANCESI

Paris, 20 décembre 1887.

Nous sommes autorisés à démentir tous les bruits lancés par les journaux italiens au sujet de négociations qui auraient lieu entre la France et la Porte pour la rectification des frontières de la Tripolitaine.

(l) Non pubblicato.

452

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 58, pp. 525-526)

R. 172. Costantinopoli, 24 dicembre 1887.

Essendo intervenuti schiarimenti tra Sir William White e il Conte di Montebello circa il ritorno del Gran Visir all'idea di introdurre nella Convenzione per il Canale di Suez una clausola relativa allo sgombro, venne chiarito che l'Ambasciatore di Francia non ha cessato dal sostenere pres::;o la Porta

doversi invece accettare la Convenzione senza modificazione. E di cw Sir

W. White diede notizia al suo Governo aggiungendo che io, il Signor Barone di Calice ed il Signor di Radowitz che ha ricevuto il 22 istruzioni al riguardo, consigliamo alla Porta di aderire al progetto di Convenzione senza introdurvi la quistione dello sgombro.

Il silenzio del Conte di Montebello verso i suoi colleghi di Inghilterra e d'Italia circa la nuova insistenza del Gran Visir per una clausola relativa allo sgombro si spiega coll'imbarazzo in cui lo pose un inatteso aspetto assunto ultimamente dalla quistione dello sgombro in relazione colla riserva Pauncefote.

V. E. ricorderà che nel presentare l'attuale progetto di Convenzione alla Porta l'Ambasciatore di Francia aveva asserito che con il suo governo manteneva l'impegno, preso per l'abbandono della Convenzione Drummond Wolff, di aiutare la Turchia ad ottenere lo sgombero dall'Egitto; e che dall'asserzione del Conte di Montebello che l'attuale Convenzione faciliterà lo sgombro il Signor di Nélidow prese argomento per suggerire che si stipulasse esplicitamente lo sgombro nella stessa Convenzione. Mentre il Conte di Montebello, avvisato da Sir W. White e da me che quest'ultima complicazione rischiava di fare andare a monte la Convenzione, ci teneva il linguaggio corretto che riferii il 13 corrente, il Sultano stava prendendo in considerazione la suddetta asserzione del Conte di Montebello ed il suggerimento del signor di Nélidow; ed ora ha autorizzato il Gran Vizir a promuovere una deliberazione dei Ministri sulla convenienza di proporre che il testo integrale della riserva Pauncefote, riconfermata da Lord Salisbury nella nota di accompagnamento del progetto di Convenzione, formi un articolo nella Convenzione medesima.

Con tale emendamento sembra che il Gran Visir mirerebbe o a far abbanbandonare il progetto, o ad impegnare tutte le Potenze firmatarie di esso ad ottenere lo sgombro effettivo, senza il quale la Convenzione risulterebbe, dal suo tenore stesso, priva di qualsiasi valore. Il Gran Visir dunque, al pari del Signor di Nélidow, ma per ragioni opposte, non vedrebbe inconvenienti a che si rompa l'accordo fvanco-inglese, di cui la Convenzione è l'espressione; Said Pascià non dissente in ciò da Sua Altezza, ma ritiene che tutte le Potenze marittime avendo diritti sul Canale di Suez, mentre la Turchia sola ha diritti sull'Egitto, è preferibile per il governo Ottomano di tenere disgiunte le due questioni.

* La situazione è dunque tornata quella che caratterizzò nel 1882 la Convenzione di Costantinopoli. La Francia e l'Inghilterra essendo in via di accordi con partecipazione dell'Ita1ia e negoziando per l'adesione della Porta, la Germania e l'Austria-Ungheria intervengono sia per non lasciare che l'Inghilterra s'impegni di più verso la Francia, sia per far perdere all'accordo in formazione ogni pratica portata politica, col trasformarlo in concerto europeo. La differenza è che la Russia unita allora ai due Imperi da un'alleanza che pesava sull'Europa sin dal riparto della Polonia, è ora isolata da essi e non si associa più ai Gabinetti di Vienna e di Berlino per étoujJer L'accord occidental en l'embrassant ma lo combatte ostensibilmente. Salvo quella differenza, una ,certa solidarietà latente si è prodotta da sè tra i tre Imperi contro la dapparizione dell'accordo occidentale, col vantaggio per la Germania di un accidentale antagonismo tra Russia e Francia nell'attuale negoziato egiziano.

In una tale situazione non era facile mantenere qui la forza e coesione del nostro gruppo. Fortunatamente la fiducia inspirata ora a Berlino dall'Italia e dall'Inghilterra esclude il rischio che il Principe di Bismarck ritorni alle armi che egli usò nell'84 e '85, contro ,le solidarietà stabilitesi tra Francia, Inghilterra ed Italia per l'Egitto (1). Intanto i miei tre Colleghi ed io poniamo tanto maggiore impegno ad affrettare una decisione della Porta conforme alle nostre istruzioni, in quanto che siamo convinti essere a desiderarsi, in vista della attuale situazione europea, che si ponga fine al negoziato di cui si tratta * (2).

453

IL CONSOLE GENERALE AL CAIRO, DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1892. Cairo, 26 dicembre 1887, ore 11,55 (per. ore 13,25).

Baring vient de me communiquer télégramme reçu de Portai: Mission complètement échouée par l'influence de Ras-Alula. Il a été retenu prisonnier par celui-d pendant 10 jours. Les anglais sont considérés trop nos amis. Le pays est tout en armes décidé combattre à outrance. Avec Baring nous sommes d'accord de ne pas publier ces nouvelles. Il se croit en devoir de les communiquer confidentiellement aux collègues allemand, autrichien.

454

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. s. N. Roma, 26 dicembre 1887

Je me réfère à vos télégrammes (3) d'avant hier sur frontière tunisienne.

L'adoption du Wadi Mocta comme frontière constituerait prédsément le déplacement dont nous avons signalé le danger et l'empiètement auquel les puissances intéressées au maintien du statu quo méditerranéen doivent comme nous s'opposer. La carte de l'Etat-major français ayant déjà sans façons fixé la frontière à ce cours d'eau, il était bon que notre protestation amenat un désaveu et des explications. Le but est déjà en partie rempli. Il conviendrait encore, sur une frontière dont les populations sont nomades, fixer la dépendance politique des tribus telles que les Aurgammas.

(l) -Nota nel testo: • Vedi mio rapporto 8 novembre n. 126 • (cfr. n. 288). (2) -Il brano fra asterischi è omesso in LV. (3) -Non pubblicati; si veda comunque n. 449.
455

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 292. Vienna, 26 dicembre 1887.

Vi fu ultimamente fra il Conte Kalnoky e il Principe Lobanow uno scambio di assicurazioni pacifiche, delle quali ebbi cura di render conto a V. E. con telegramma d'oggi e che mi fo premura di confermare col presente rapporto.

Il Principe Lobanow venne a dichiarare al Conte Kalnoky, a nome dell'Imperatore di Russia e del suo Governo che le intenzioni dello Czar erano assolutamente e risolutamente pacifiche, e ripeté, rispetto ai movimenti delle truppe Russe sulla frontiera Austro-Ungherese, i ragguagli già noti sul carattere puramente difensivo dei medesimi. Il Conte Kalnoky, dopo averne riferito all'Imperatore Francesco Giuseppe, disse dal suo canto all'Ambasciatore di Russia che prendeva atto con soddisfazione delle dichiarazioni pacifiche fattegli a nome dell'Imperatore Alessandro e che era autorizzato a ripetergli eguali dichiarazioni, non meno pacifiche, da parte dell'Austria-Ungheria, la quale, in questa cil'costanza s'era adoperata ad evitare, con ogni studio, qualsiasi provvedimento che avesse potuto prendere l'apparenza d'una provocazione. Egli aggiunse tuttavia che non poteva a meno di rilevare il linguaggio dei giornali ufficiali o officiosi russi (l'Invalido Russo, il Giornale di Pietroburga, il Nord), e specialmente l'insinuazione da essi fatta sopra una tendenza aggressiva della lega delle tre Potenze, il che era un'accusa gratuita e infondata. Osservò poi che queste assicumzioni della volontà pacifica dei due Sovrani e dei due Governi erano certamente un'ottima cosa, ma che non erano nuove e non avevano impedito i movimenti di truppe russe sulla frontiera, nè il linguaggio ostile dei giornali; che per conseguenza la situazione, nel fatto, non era cambiata, e che per cambiarla occorreva qualche cosa di più che uno scambio d'assicurazioni pacifiche. Il Conte Klllnoky s'astenne da ogni suggedmento in questa direzione, lasciando al Gabinetto di Pietroburgo di giudicare ciò che crede di potere o dover fare; e la questione rimase a questo punto.

Il linguaggio del Conte Kalnoky, da cui tengo i ragguagli sopra indicati, è in sostanza non ancora intieramente mssicul'ante, ma accusa però una situa2lione meno tesa.

Malgrado le osservazioni con cui il Conte Kalnoky accolse le assicurazioni Russe, l'importanza del fatto che l'tniziativa di tali assicumzioni ufficiali fu presa dalla Russia, non isfuggirà certo all'attenzione di V. E. Io considero questo fatto come un buon sintomo e tanto più importante se uguali dichiarazioni, come è probabile, sono state fatte o saranno per farsi dal Governo Russo presso altre Potenze. È questo un primo frutto dell'alleanza delle tre Potenze centrali e dell'avvicinamento alla medesima del Gabinetto di Londra.

456

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 60, pp. 185-186)

T. s. N. Londra, 26 dicembre 1887, ore 22.

Un télégramme de Portai est arrivé ce soir au Foreign Office et a été immédiatement expédié à Salisbury à la campagne. D'après ce que le sous secrétaire d'Etat vient de me dire les points les plus importants de cette communication sont que le Négus a refusé toute cession de territoire et toute satisfaction pour l'injuste attaque soufferte par nos troupes. Le Négus est préparé à la guerre. Partout où Portai a passé le pays était soulevé, les Abyssiniens étaient armés. Portai a ajouté qu'il a été gardé presque comme prisonnier par Ras Alula et que lorsqu'il s'est rendu auprès du Négus le Ras a envoyé un messager pour contrecarrer dans l'esprit du Négus l'effet des paroles de l'envoyé anglais.

Il a en outre répandu le bruit que l'Italie et l'Angleterre étaient coalisées contre l'Abyssinie.

Quant à la réponse officielle du Négus elle est à peu près dans le meme sens que sa lettre à la Reine. Portai télégmphie qu'il a été engagé par nos autorités militaires à se rendre à Rome. J'ai prié le sous secrétaire d'Etat de suspendre toute décision à cet effet sans autorisation de V. E., car le voyage de Portai pouvait etre interprété comme une tentative de l'Angleterre pour empècher notre expédition. Je recevrai demain de Lord Salisbury communication du télégramme de Portai mais je n'aurai à ajouter que des détails. L'heure est solennelle. V. E. a fait tout ce que le ministre d'une grande nation pouvait pour empècher que le sang fiìt répandu et maintenant les voeux de l'Angleterre seront avec nos braves soldats.

457

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. RISERVATO S. N. Roma, 27 dicembre 1887 (1).

Votre télégramme du 26 (2) dix heures du soir est entre mes mains. Je Vous remercie. Comme je Vous l'ai télégraphié hier (3) nous sommes cordialement reconnaissants à Portai de son offre de venir à Rome, mais nous savons ce que nous avons à faire et devons la décliner. Remerciez en mon nom et au

nom du Gouvernement du Roi Lord Salisbury pour sa démarche si spontanée et si humanitaire auprès du Négus. Les intentions du Gouvernement Anglais ayant été méconnues la parole est désormais à la vaillance Italienne (1).

(l) -Arrivato a Londra alle ore 19,05. (2) -Cfr. n. 456. (3) -In quel telegramma Crispi, venuto già a conoscenza, ad opera delle autorità italiane in Massaua, dei risultati della missione Portai e dell'offerta di quest'ultimo, chiedeva maggiorichiarimenti e info.rm.wa Catalani di avere declinato l'incontro col messaggero inglese.
458

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 986. Roma, 27 dicembre 1887, ore 21,28.

Je n'ai jusqu'ici reçu aucune invitation pour la conférence marocaine.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL MINISTRO DI GRAZIA E GIUSTIZIA, ZANARDELLI

(Ed. in LV 64, pp. 21-23)

N. 573. Roma, 27 dicembre 1887.

Debbo chiamare attenzione di V. E. sopra un incidente testè occorso nel Consolato di Francia a Firenze.

Due note della Prefettura di Firenze ed una nota del R. Ministro dell'Interno

(qui acchiudo, con preghiera di restituzione, i tre documenti) espongono minu

tamente i precedenti ed i particolari dell'incidente stesso).

Morto in Firenze, nel 27 giugno scorso, il generale tunisino Hussein Pascià,

corse in sulle prime tra il Consolato di Francia ed il Consolato di Turchia, per

la liquidazione della successione, un conflitto di giurisdizione, nel quale le auto

rità locali, per istruzione avutane da questo Ministero, non pigliarono intromis

sione alcuna, e che si concluse con la desistenza del Consolato di Turchia dalle

primitive sue pretese.

Rimasta così la liquidazione della successione nelle mani del Consolato di

Francia, il titolare del Consolato stesso procedeva, a richiesta del mandatario

del Bey di Tunisi, alla remozione dei sigilli ed alla consegna degli effetti eredi

tarii nelle mani del mandatario medesimo. Però questi li faceva porre sotto i

sigilli del notaro Giovanni Calletti; il quale, a sua volta, rimossi, a richiesta

vede tenuta più in alto la propria bandiera.

Gradisci questo saluto che ti viene dal Piano delle Scimmie, dagli avamposti verso Dogali,

e ricambialo con una buona stretta di mano (ACS -Deputazione Siciliana Storia Patria -34,

295).

Eempre del mandatario del Bey, i propri sigilli, consegnava gli effetti ereditarii al Signor De Laigné, Console di Francia, che, divenuto per tal modo depositario, li portava nella propria abitazione. A richiesta di persone aventi ragioni da far valere presso la successione, il Tribunale Civile e Correzionale di Firenze, con sentenza 20 Dicembre 1887, ordinava, tra le altre cose, che si avesse a procedere, nelle forme stabilite nel codice di procedura civile, all'inventario dell'asse ereditario, rimettendo le parti, per i provvedimenti di giustizia, al Pretore del primo mandamento di Firenze.

E qui precisamente sopravveniva l'incidente che è mio debito additare a V. E.

Munito della sentenza del Tribunale civile e correzionale, il Pretore del primo mandamento di Firenze, presentavasi, nel giorno 22 dicembre, alla residenza del Consolato di Francia per prendere in consegna gli effetti della successione Hussein; trovata opposizione presso il Cancelliere del Consolato essendo assente il Console, faceva scassinare la porta di una stanza assegnata ai depositi giudiziari ed agli archivi, sequestrava carte presunte appartenere alla successione Hussein, e le metteva sotto i propri sigilli; le stesse operazioni eseguiva indi in altra stanza della cancelleria consolare. Naturalmente il Consolato protestava; la protesta scritta è annessa alla nota 22 dicembre della Prefettura di Firenze.

Non è dubbio che il pretore aveva autorità e debito di procedere, in quanto lo concerneva, alla esecuzione della sentenza del tribunale. Però, sorta l'opposizione del Consolato di Francia, e poichè, per effetto di tale opposizione, l'immediata esecuzione della sentenza non era possibile che col penetrare a forza nell'Archivio Consolare, e quivi procedere a sequestri ed altri atti coattivi, sembra che il Pretore avrebbe dovuto arrestarsi di fronte al preciso disposto dell'Art. V, 1° alinea della Convenzione Consolare tra l'Italia e la Francia del 26 luglio 1867. Codesto alinea è così concepito: • Les archives consulaires seront inviolables et les autorités locales ne pourront, sous aucun prétexte, ni dans aucun cas, visiter ni saisir Ies papiers qui en font partie •.

Vero è che il procuratore generale di Firenze ricordava, in questa circostanza, al Prefetto (nota 22 dicembre del Prefetto Gadda 2a pagina) una circolare 5 novembre 1878 del Ministro Guardasigilli, con la quale fu riconosciuto potersi eseguire pignoramenti e sequestri sulle abitazioni consolari; ma, come giustamente osserva il Prefetto, la circolare stessa, nella sua conclusione, dichiara che • nuUa è innovato 1"iguardo alla irnmunità degLi archivi consolari •. Nè altrimenti potrebbe essere di fronte a così precisa e tassativa prescrizione quale è quella contenuta nel succitato articolo V della Convenzione Consolare italo-francese.

In ogni modo, essendosi ora aggiunte, alla protesta scritta del Consolato di Francia in Firenze, le doglianze formali dell'Ambasciata di Francia, conviene che V. E. abbia la bontà di esaminare attentamente il caso. E qualora la V. E. meco convenisse nel considerare scorretto l'operato del Pretore, gioverebbe che questi opportunamente redarguito, ricevesse istruzione acciò il procedimento ordinato dal Tribunale di Firenze abbia a continuarsi per via regolare e conforme ai patti internazionali.

Nè io avrei, per conseguire codesto intento, difficoltà alcuna, dal canto mio, a chiedere all'Ambasciata di Francia che il signor De Laigue, dimostrata la qualità sua di semplice depositario a titolo privato e per ministerio notarile, riceva invito di collocare gli effetti ereditari in luogo separato e distinto da quello ove si trovano gli Archivi consolari.

È manifesta la convenienza di chiudere al più presto lo spiacevole incidente. Mi permetto quindi di rivolgere all'E. V. calda preghiera per una risposta la più sollecita che sia possibile.

(l) Con la stessa data il Colonnello Oreste Baratieri scriveva a Crispi: c Piano delle Scimmie, 27 dicembre 1887. Sempre riconoscente a te per la mia destinazione in Africa sento il bisogno di augurarti ogni felicità. Io sono a te devoto come cittadino che ama sia riconosciuta la forza e rispettato il prestigio d'Italia, come uomo politico che vede in te la guarentigia del corretto svolgimento delle istituzioni parlamentari, come antico soldato tuo nella schiera dei Mille che conserva profondo affetto per chi ne è stato il precursore, come militare che

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 983. Parigi, 27 dicembre 1887.

Col suo dispaccio del 9 (l) corrente (Divisione Politica Sezione I numero 1338/418) l'E. V. si compiace di parteciparmi che dietro notizie pervenute a codesto Ministro della Guerra, corrono fra le popolazioni della Savoja voci insistenti di una prossima guerra della Francia contro l'Italia; che si accentua sempre di più l'azione del partito clericale e che questo Ministero della Guerra francese avendo promosso una petizione coperta di più di 20.000 firme per la costruzione di una ferrovia da Albertville a Montiers, se ne vale per spingere la sollecita effettuazione di quella linea.

Appena due mesi or sono, io mi trovai in Savoja e posso dire che a quel

l'epoca i sentimenti di quelle popolazioni erano pacifici assai e tutt'altro che

ostili all'Italia, anzi vi si mantengono i ricordi della amicizia antica tra la

Savoja e il Piemonte e dei legami che per tanti secoli unirono quei due popoli,

questi non sono spezzati ancora.

In quanto all'azione del partito clericale che si accentua sempre di più,

io penso che la massa della popolazione vi si associa assai poco se non per

protestare contro la molestia e le perturbazioni arrecate dalla legge della istru

zione pubblica ai parenti per l'educazione dei loro figli. La leggenda del Sommo

Pontefice giacente nella sua prigione, sopra un letto di paglia, ha fatto il suo

tempo e non crederei che si troverebbe molta gente in Savoja che volesse tuttora

una nuova crociata per ristaurare il potere temporale del Papa. Però non è men

vero che l'alto clero e specialmente i vescovi, che sono quasi tutti francesi, non

savojardi, obbediscono ad una parola d'ordine ostile all'Italia dettata assai più

da uno chauvinisme esclusivo anzichè dal vangelo. Il clero francese odia in

generale il clero italiano e paventa la concorrenza dei nostri missionarj nei

paesi non cristiani, dove esso per mezzo dei suoi lazzaristi e simili, cerca di domi

nare facendo di tutto per conservarvi il protettorato della Francia sopra :

cattolici.

Io crederei che quella agitazione in Savoja, accennata nel dispaccio di

V. E., sia prodotta da una causa più artificiale che reale e tutt'altro che

clericale. Tengo da fonte assai attendibile e mi viene confermato da varie parti, che l'agitazione anzidetta sia l'effetto di una vasta speculazione alla quale prendono parte i più potenti finanzieri d'Europa e che ha per iscopo di determinare il ribasso dei fondi pubblici in generale, in previsione di nuovi prestiti che si dovranno fare per via dei grandi armamenti a cui si accingono le grandi Potenze per pareggiare le loro forze rispettive. Si accenna fra altri ad un prestito della Russia. I nostri fondi italiani sono più specialmente presi di mira dagli speculatori francesi e si parla di agenti speciali destinati a far pressione sulla stampa locale nei dipartimenti e presso i piccoli banchieri per eccitare i possessori dei nostri fondi a liberarsene pronosticando una prossima catastrofe finanziaria in Italia. Si annunzia il ristabilimento fra poco del corso forzoso; si espone la spedizione di Massaua sotto i colori i più foschi e si fa vedere nella

triplice alleanza la inevitabile rovina dell'Italia.

Questi sono i fantasmi che si va evocando davanti gli occhi dei detentori

dei nostri fondi, che sono in buona parte in mano della piccola borghesia la

quale si allarma facilmente e si decide a vendere prima che il crac succeda.

Queste subdole manovre sono già schiarite, ma hanno già prodotto e produr

ranno ancora il loro effetto. Nei principali fatti della vita privata si suoi cercare

dov'è la donna; ma in questi nostri tempi negli avvenimenti della grande vita

pubblica si può chiedere dov'è la speculazione.

Rispetto alla ferrovia da Albertville a Montiers, questa venne da molto

tempo richiesta con insitenza da quei due capi di circondario contigui; essa è

desideratissima da quelle popolazioni laboriose, per cui non è a meravigliarsi sf

il Ministro della Guerra francese si sia valso di quelle disposizioni per dare

appoggio alla petizione che sarebbe stata inoltrata, per la pronta esecuzione di

quel tronco ferroviario. Infatti Albertville venne trasformata in piazzaforte

importante; la linea di ferrovia richiesta dà un accesso facile nel centro della

Tarantesia, dove corre la strada strategica che conduce al Piccolo San Bernardo

e di là scende nella Valle di Aosta. Questa è dunque uno degli elementi di attacco

e di difesa apparecchiati dalla Francia sulla nostra frontiera. Essa vi lavora

ancora co1la costruzione di nuove fortificazioni e colla creazione di un corpo di

cacciatori alpini analoghi ai nostri. Chambéry stessa che non era che la sede di

un generale di brigata è diventata ora sede di un generale di divisione che

estende la sua vigilanza sopra tutta la frontiera tra Savoja e Piemonte.

(l) La data esatta del dispaccio è il 19 dicembre 1887; si veda infatti n. 439.

461

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 1907. Londra, 29 dicembre 1887, ore 1,40 (per. ore 7,10).

Gouvernement anglais a reçu, avec délai, circulaire espagnole au sujet <;onférence, et a été informé que toutes les puissances, y compris la France, a~Y3ient donné leur adhésion à la conférence et chargé ministres à Tanger de p:,:;'\parer rapport. Le Gouvernement austro-hongrois avait, en outre, autorisé soD. représentant à Madrid de prendre part à la conférence. Les rapports des représentants à Tanger devaient etre rédigés, non pas en commun, mais séparément, pour éviter des discussions qui pourraient soulever des obstacles à la réunion de la conférence.

462

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL MINISTRO DELLA GUERRA, BERTOLE'-VIALE

N. 81/436. Roma, 29 dicembre 1887.

La R. Legazione a Tangeri mi trasmette una lettera (1), colla quale il Vizir Garnit ringrazia il Governo del Re per le disposizioni date per l'invio al Marocco di tre ufficiali italiani, accettando di anticipare le spese di viaggio e richiedendo che se ne differisca la partenza fino a che non abbia lasciato il Marocco un ufficiale estero non altrimenti designato.

Il Cavalier Maissa sa che s'intende indicare il Signor Roger, Ufficiale di complemento nell'esercito francese, che fu impiegato a Fez a mettere in ordine alcune vecchie macchine e pare abbia avuto dalla società ferroviaria d'Algeri l'incarico di trattare per la prosecuzione al Marocco della ferrovia d'Algeri. Il Signor Roger dovrebbe non rimanere più a lungo in Fez, avendo il Sultano ricusato di aderire alla domanda fattagli di recente dal Signor Féraud di mantenerlo al proprio servizio.

Sia, o no, sincero il governo sceriffiano nelle ragioni addotte per differire la partenza dall'Italia dei nostri ufficiali, io ho approvato il concetto espresso dal Cavalier Maissa, che convenga mantenere all'affare il carattere di concessione fatta dal R. Governo e lasciai alla prudenza del R. Incaricato d'Affari la scelta del momento acconcio per ritornare sull'argomento.

463

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, RIVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 4572. Berlino, 29 dicembre 1887.

Compio il debito di ringraziare V. E. dei telegrammi che si compiacque di indirizzarmi il 23 (2), il 25 (3) ed il 27 (2) corrente per comunicarmi le notizie a Lei inviate dai Rappresentanti di S. M. a Galatz, a Londra ed a Pietroburgo in ordine alle voci esistenti di probabili, non lontane azioni di guerra. Ho poi

29 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

l'onore di informarla essermi noto che il secondo di quei telegrammi, del quale l'E. V. mi commetteva di dare partecipazione al Dipartimento Imperiale degli Affari Esteri, fu tosto comunicato dal Sotto Segretario di Stato Conte di Berchem al Principe Cancelliere in Friedrichsruh. Ebbi occasione in tale congiuntura di avvedermi che il Governo Germanico si trova ancora, nel fondo, pressochè al bujo delle vere intenzioni di quello di Russia relativamente all'impiego delle truppe da esso addensate al confine Austriaco, ed ora, da quanto pretendesi, anche verso le provincie meridionali del vasto Impero.

Il Gabinetto di Berlino sta spiando, invero, la natura di quelle intenzioni in ogni nuova circostanza di fatto. Una di queste consisterà nel trattamento che riceveranno quanto prima le più antiche classi di soldati che si trovano attualmente in Russia sotto le armi, se cioè le medesime verranno, o no congedate dal servizio, come dovrebbe accadere in condizioni normali di cose. Il Conte di Bismarck, allorchè mi occorse di conferire con lui l'ultima volta, prima della sua partenza per Friedrichsruh, esprimeva la fiducia che lo Czar, il quale realmente non sembra desiderare per suo conto la guerra e che ne intravede la gravità e i yericoli, riesca alla fin fine a mettere argine alla fiumana che lo vorrebbe trascinare ad affrontarla. D'altro canto, poi, il Segretario di Stato nutriva speranza che l'Austria Ungheria, pur facendo i preparativi necessari per essere pronta ad ogni evento, agisse però con prudenza, per evitare che i suoi atti siano interpretati, od usufruttati, come provocazione e facciano inevitabilmente scaturire il conflitto che sta nell'interesse di tutti di scongiurare.

(l) -Cfr. n. 445. (2) -Non pubblicato. (3) -Il telegramma riportava le considerazioni contenute nel rapporto da Londra pubblicato al n. 450.
464

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL MINISTRO A MADRID, MAFFEI

T. 992. Roma, 30 dicembre 1887, ore 23,55.

J'ai signé avec ministre d'Espagne un Protocole en date d'hier 29 prorogeant jusqu'au 1er mars 1888 le Traité de Commerce et Navigation.

465

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T. 993. Roma, 30 dicembre 1887, ore 23,55.

J'ai signé avec Ambassadeur de France, hier 29, le Protocole prorogeant le Traité de Commerce jusqu'au 1er mars 1888.

466

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

D. 556/529. Roma, 30 dicembre 1887.

Ho ricevuto il rapporto riservato dell'8 corrente (1), col quale Ella mi trasmette copia e traduzione di un sunto della risposta data dal Negus alla lettera che gli diresse la Regina Vittoria nell'agosto decorso.

Noi siam grati al governo inglese della cortesia usataci col comunicarci questo documento. Molto vi sarebbe da replicare, se valesse la pena, soprattutto dopo quanto è avvenuto posteriormente alla partenza di questa lettera, di ribattere le asserzioni ingiuste o false del sovrano abissino. Ella del resto, è così bene informata delle nostre cose d'Africa, che, senz'altri schiarimenti, potrebbe rettificarle, quando mai avessero ingenerato dubbi o prevenzioni nell'animo di qualcuno degli uomini di Stato inglesi.

Il Negus attribuisce la rottura coll'Italia al fatto che soldati italiani andarono a costruire fortificazioni sul territorio abissino. Se vuole alludere a Sahati, dirò che, fin da quando fu conchiuso il trattato Hewett, quella posizione era occupata dagli egiziani, ai quali successero pochi nostri irregolari posti là col soìo scopo di proteggere le carovane che dall'Asmara venivano a Massaua. Agli irregolari si aggiunsero soldati regolari solo quando la posizione di Sahati fu seriamente minacciata dagli abissini. Lo stesso dicasi dell'altra posizione di Uaà.

Il Negus si lagna che non abbiamo osservato il trattato Hewett, perchè abbiamo imposto tasse sulle mercanzie abissine. Noi non abbiamo fatto altro che continuare a percepire i diritti doganali imposti dagli egiziani; ma ciò si fece sempre con la tacita annuenza degli abissini, avvezzi a pagare questa tassa ben poco molesta dopo le ingenti spese di trasporto e gli arbitrari balzelli che pagavano nel loro territorio.

Più singolare è che il Negus si lagni che mentre, in conformità del trattato Hewett, le armi dovevano essere soltanto importate per ordine del Re, gl'italiani avessero permesso un'importazione d'armi illimitata • che cagiona disturbi in Abissinia •. È vero precisamente l'opposto. Il trattato Hewett dispone all'art. 1°, il libero transito per l'Abissinia anche delle armi; e a tutti son note le minute cautele che le autorità superiori di Massaua volendo conciliare il disposto del trattato con le necessità della pubblica sicurezza, esigevano per bene assicurarsi e garantirsi, che le armi introdotte a Massaua a destinazione dell'Abissinia fossero realmente dirette al Negus o al governatore del Tigrè che lo rappresentava nei suoi rapporti con noi.

Altre osservazioni si potrebbero fare se le già fatte non fossero anche troppe.

{l) Cfr. n. 393.

467

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

D. 557/530. Roma, 30 dicembre 1887.

Con rapporto dell'll corrente (1), la S. V. mi rimetteva in traduzione la lettera direttale da Sir Julian Pauncefote per informarla della risposta che Lord Salisbury aveva ricevuto dal governo francese rispetto alla frontiera fra la Tunisia e la Tripolitania.

Ringrazio la S. V., e La prego di far pervenire i miei ringraziamenti a Lord Salisbury per quella importante comunicazione. Il R. Governo esaminerà ora quello che è meglio che gli convenga di fare di fronte ai progetti della Francia.

Ringrazio ugualmente la S. V. per l'altro Suo rapporto del 14 corrente (2) col quale mi riferisce la risposta di Lord Salisbury alla mia proposta di una inchiesta sui luoghi, per accertare se abbia realmente avuto luogo uno spostamento di frontiera. A questo riguardo attenderò di conoscere il risultato della conversazione che Ella si propone di avere con Sua Signoria.

Non mi riesce facile di fornire alla S. V. le indicazioni da Lei desiderate sul corso del Montaya, che non figura affatto sulle carte. Probabilmente con quella appellazione si è voluto alludere al Uadi Mokta, ossia torrente Mokta. Infatti dal signor Cambon che prima sollevava la questione, essendo egli residente a Tunisi, fu sempre sostenuto essere l'Uadi Mokta il confine della Tunisia.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI,n ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

D. CONFIDENZIALE 452/177. Roma, 30 dicembre 1887.

Riferendomi al precedente carteggio scambiato con codesta ambasciata, circa la questione dei confini della Tripolitania stimo dover portare a conoscenza dell'E. V. quanto, a quel riguardo, mi è stato testè comunicato, in forma strettamente confidenziale, da lord Salisbury per mezzo della R. ambasciata a Londra.

Interrogato circa quell'argomento, il signor Flourens avrebbe dichiarato di aver proposto alla Porta una convenzione per determinare la frontiera fra la Tripolitania e la Tunisia, suggerendo, come confine, il corso del Montaya, m:?

non essere finora riuscito ad ottenere il consentimento del governo ottomano a

quel suo progetto.

Questa nuova ed esplicita affermazione del ministro francese degli affari

esteri mal si concilia colle non meno recise smentite opposteci sinora dalla Su

blime Porta.

(l) -Non pubblicato; si veda comunque n. 400. (2) -Cfr. n. 420.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Berlino, 31 dicembre 1887, ore 15.

Déchiffrez vous meme.

De retour depuis hier, le Secrétaire d'Etat m'a dit au cours de l'entretien que j'ai eu avec lui dans la soirée, que le Chancelier émettait un avis suivant lequel il serait désirable que nos deux officiers (l) entrassent en pourparlers non seulement avec les délégués allemands, mais aussi et simultanément avec l'attaché militaire autrichien. Les arrangements à prendre, pour qu'ils aient toute l'efficacité voulue, sont étroitement liés à la faculté du passage éventuel de nos troupes à travers le territoire de l'Autriche. Rien ne prouve que cette puissance soit disposée à nous l'accorder. Dans le cas d'une attaque de la France contre l'Allemagne, l'Autriche objectera probablement qu'en consentant à ce passage, elle s'écarterait de la neutralité et s'exposerait à se mettre la Russie à dos. Il est vrai qu'il est à prévoir que si la France faisait la guerre à l'Allemagne, la Russie se laisserait entrainer à entrer elle aussi en lutte et que, dès lors, l'Autriche ne pourrait plus rester inactive. Quoi qu'il en soit, il semble au Chancelier, comme au Maréchal de Moltke, assez indiqué que l'échange de vues ait lieu en meme temps ici, au bureau de l'Etat-Major, entre les délégués allemands, nos officiers et l'attaché militaire autrichien (2). Ce serait un bon moyen de s'éclairer sur les dispositions du Cabinet de Vienne. Il ne s'agit pas, bien entendu, d'assumer des obligations dépassant celles contractées par le traité d'alliance à trois, ni des combinaisons spéciales entre l'Italie et l'Autriche à l'égard de la Russie. D'ailleurs, pour son compte, l'Allemagne se tiendrait en dehors de semblables combinaisons. Les études actuelles ne sont que préparatoires et devront etre soumises à chacun des gouvernements pour les résolutions ultérieures. J'ai répondu au Comte de Bismarck qu'il me paraissait convenable de demander l'agrément préalable de V. E., à ce que nos officiers fussent autorisés à se mettre en rapport avec l'attaché militaire autrichien, comme ils l'ont déjà fait avec les délégués allemands. Pour le cas où cette autorisation serait accordée, nos officiers tiennent à savoir dans quelle mesure ils devraient mettre l'attaché militaire autrichien

au courant de leurs instructions. Je me permets d'appeler l'attention de V. E. sur mes rapports du 13 décembre 1886 et du 22 janvier 1887, adressés au Général de Robilant dans lesquels je présentais quelques considérations critiques sur le concours éventuel de l'Italie en faveur de l'Autriche contre la Russie.

V. E. jugera peut-etre à propos, dans le cas où Elle approuverait que nos délégués se missent en rapport avec l'attaché militaire autrichien, que notre attaché militaire, dont notre Ministre de la Guerre connait toute l'aptitude et dont je me porte garant pour la discrétion, fut également autorisé à assister aux délibérations.

Ce serait autrement le mettre dans un état d'inférieurité vis-à-vis de son collègue autrichien, tandis que supériorité ne fait pas l'ombre d'un doute. Il importerait, au reste, qu'il fut renseigné sur les conférences afin d'etre a méme, après le départ de nos officiers, de rester en communication, à ce sujet, avec

l'état major allemand.

(l) -I due rappresentanti italiani, giunti a Berlino il 24 dicembre, erano il conte Vittorio Dabormida e il cavalier Matteo Allesti, entrambi col grado di Tenente Colonnello di Stato Maggiore. (2) -Si veda Moltke al Ministero degli Affari Esteri, Berlino, 28 dicembre 1887, n. 163 segreto, in G.P., vol. VI, cit., n. 1303.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 174. Costantinopoli, 31 dicembre 1887.

L'istituzione dei tribunali internazionali in Egitto, che si avvicina al termine del quinquennio di prova, ha dato luogo a quistioni politiche, segnalate testè dal R. agente al Cairo come pericolose. Stimo debito della R. rappresentanza presso la potenza alto sovrana esaminare tali questioni, alle quali non sono indifferenti il mondo musulmano, che ha centro politico a Costantinopoli, e le rappresentanze qui delle grandi potenze.

Dai negoziati seguiti dal 1869 fino all'adesione della Francia alla riforma (protocollo 26 dicembre 1875) emerge, che il concetto fondamentale della istituzione dei tribunali misti era di sottoporre l'amministrazione della giustizia per gli stranieri in Egitto ad una collettività europea nella quale fosse impedita la preponderanza di qualsiasi potenza.

Nel fatto, come il R. agente ricordava il 25 aprile scorso, gli agenti francesi, già sotto Ismail, cominciarono ad introdurre nei tribunali misti un'eccedenza di personale francese ed una preponderanza di carattere politico, contrarie alla legge organica della riforma e agli impegni presi dall'Egitto verso l'Italia con lettera di Nubar al R. ministro presso la Porta in data 24 febbraio 1873; impegni che escludevano qualsiasi preponderanza e che erano da noi dichiarati condizioni essenziali per l'accettazione della riforma giudiziaria.

Caduto Ismail, quando il controllo finanziario franco-inglese, perdendo quasi del tutto l'indole di rappresentanza dei bondhoZders, diventò un duplice protettorato politico di fatto, anche nella giurisdizione internazionale la norma dell'equilibrio tra le due preponderanze sostituì quella dell'eguaglianza colle altre potenze; ed il risultato fu una lotta intestina, che condusse alla crisi del 1881,

mentre la magistratura italiana si riduceva con dignità ad una parte politicamente secondaria coll'illuminato e specchiato adempimento dei puri suoi doveri giudiziarii.

Sotto l'occupazione inglese, l'intiera preponderanza di fatto nelle istituzioni giudiziarie, quasi come compenso della perduta influenza politica sul controllo finanziario, fu lasciata dal gabinetto Gladstone alla Francia. Il tipo di leggi e di procedura comune a Italia ed a Francia adottato per i tribunali internazionali, troppo si discostava dai sistemi di giustizia coloniale di altre potenze, perchè queste si commovessero dal crescente sopravvento della Francia sull'Italia in rivalità forense. Gli inglesi sembrano • non comprendere l'importanza dei tribunali misti, nè scorgere i pericoli dei tentativi della Francia di acquistarvi preponderanza ed influenza •. L'Italia, d'altronde, nelle conferenze di Costantinopoli e di Londra sull'Egitto, aveva dimostrato non voler soluzioni se non d'accordo colla Francia; e si considerava in Europa l'elemento italiano in Egitto, giuridicamente e politicamente, un'appendice dell'elemento francese.

Vi fu però un tentativo dell'Italia di reagire nel 1884 quando la Germania, impaziente delle tendenze crescenti a Roma e a Londra a consorzii egiziani in tre colla Francia, prese ad un tratto le parti della Francia in tutte le quistioni coloniali contro l'Inghilterra e contro l'Italia. Una proposta franco-tedesca, accettata da Nubar, di accrescere di due consiglieri, un francese ed un greco, la Corte d'appello, fu oggetto d'isolata protesta italiana, nella quale il R. agente rimase solo, anche il suo collega inglese astenendosi da qualsiasi rimostranza per quella nuova usurpazione dell'elemento franco-levantino.

Rimaneva però un pregio, l'unico che espressamente sia riconosciuto ai tribunali misti da lord Dufferin nel suo celebre rapporto del 6 febbraio 1883:

• Benchè forse i tribunali indigeni non siano mai stati più inetti e più corrotti di quanto lo sono oggidi, pure l'istituzione alla estremità del paese dei tribunali internazionali, i quali rendono una giustizia che, malgrado tutte le sue imperfezioni, non può essere comprata nè intimidita, ha destato nel cuore della nazione un profondo desiderio di buone leggi e di pure magistrature •.

Ma, nell'aprile di quest'anno, il pregio d'onestà venne oscurato dallo scandalo cui diede luogo il Sargeaud, magistrato francese, abusivamente nominato in seguito a pressioni in eccedenza del riparto dei posti stabilito dalla legge organica (1). • La riforma giudiziaria (scrive il R. agente) lungi dall'aver acquistato perfezionamento, va perdendo credito e fiducia, e, se per accordo tra le potenze ed il governo egiziano, non si provveda, non solo si ucciderà da se stessa, ma Nubar sarebbe forse forzato a denunziarla. Il decadimento dell'istituzione è dovuto a difetti nelle sue basi ed a vizii introdotti nel suo organismo. Più che sede di giustizia, la Corte d'appello d'Alessandria si è convertita in congresso politico, e così la vuole la Francia. L'agente francese sostiene che ogni magistrato della Corte deve dare alle sue sentenze il colore della politica del proprio governo. Questa piaga cancrenosa, che rode l'istituzione nelle sue

radici, dipende da ciò che i consiglieri della Corte sono ritenuti e si ritengono essi stessi come funzionarii dei loro rispettivi governi. Gradatamente la Corte, invadendo i diritti del governo, si è costituita corpo amministrativo indipendente su tutti i rami del'istituzione anche per il maneggio dei fondi. Alle riforme necessarie si opporrà probabilmente la stessa Corte d'appello per non cedere i poteri che ha usurpati, non scorgendo quanto ne discapiti il suo credito e quanto sia smossa la pubblica fiducia •.

L'agente francese s'oppose, e con successo, a che venisse ricusato dal contenzioso il magistrato da lui stesso riconosciuto colpevole; e, quando questi fuggì, volle che Nubar, rinnovando (così scrive il R. agente) la violazione della legge organica e del diritto delle altre potenze, surrogasse il Sargeaud con altro magistrato francese. Lord Salisbury telegrafava a Roma, Vienna e Berlino le seguenti notizie del suo agente: c L'agente francese dice, che non facendosi ragione al reclamo della Francia, questa negherebbe d'ora innanzi il suo concorso a qualsiasi opera di riforma in Egitto. Ed avendo Nubar osservato che la Francia dovrebbe trattare di quest'argomento, spettante alla magistratura mista, con le altre potenze, replicava tosto l'agente francese, che a ciò il suo governo non s'indurrebbe mai •. L'agente francese minacciava anche di rompere le relazioni dei due paesi e di partire col suo personale consolare, affidando all'agente russo la protezione della colonia. I gabinetti di Londra, di Vienna e di Berlino opinarono che l'occorrenza fosse opportuna per ristabilire il principio di eguaglianza nel riparto dei posti nella magistratura, condizione dell'adesione alla riforma giudiziaria.

Ma il governo italiano, benchè avesse da lord Salisbury l'appoggio rifiutataci in pari caso da Gladstone, e benchè l'Austria, organo verso di noi della Germania nelle delicate quistioni francesi, intervenisse eccezionalmente a confortarci, c ebbe cura (il comm. Depretis al R. Agente, 11 maggio 1887) di avvertire essere nostro fermo proposito di non interloquire, nè di prendere inopportuna iniziativa. È però evidente che noi non potevamo, nè volevamo, rinunciare alla facoltà di manifestare, se richiesti, la nostra opinione, fondata sopra l'esplicito disposto d'atto convenzionale, nè certo infirmata dagli abusi, che di fatto hanno potuto insinuarsi nella composizione della magistratura mista. Non vedo, quindi, come l'agente di Francia abbia ragione di dolersi del contegno di Lei, nè mi pare che Ella debba mutarlo. Se, poi, avvenisse effetivamente il ritorno del signor Martin Sargeaud, la questione verrebbe meno. Imperocchè, se, dopo le voci corse, la reintegrazione di questo magistrato possa parere meno conveniente, ciò non riguarda noi, sibbene il decoro della magistratura mista, alla quale devono provvedere la magistratura stessa ed il governo egiziano •.

Dopo ciò l'Inghilterra • dà chiaramente a vedere di voler evitare disaccordi in Egitto colla Francia, e induce Nubar a cedere sulla quistione in massima • (6 giugno); lacchè viene tosto accettato da noi, c benchè in massima contrari alle combinazioni non perfettamente legali, purchè si risolva la quistione attuale e non si pregiudichi l'avvenire, importandoci soprattutto di fare in ogni circostanza cosa gradita e utile all'Inghilterra •.

Da quel momento si accentuano tendenze dell'Inghilterra a cercare transazioni colla Francia. Ciò sembrava, come riferii, l'ultimo scopo di sir H. D. Wolff nei recenti negoziati colla Porta. E quando parve conchiusa la convenzione angloturca per l'Egitto, ed assicurato lo sgombro inglese, • un cambiamento radicale della politica francese, anche nella quistione giudiziaria •, è segnalato dal R.

agente al Cairo • trovai (scrive il 16 maggio) Nubar giubilante, ma assai sorpreso. L'agente francese gli aveva detto, che, convenuta l'evacuazione inglese, il governo egiziano può fidare sul più efficace concorso della Francia per riordinare l'amministrazione e consolidare il governo onde non incorrere nel pericolo di una seconda occupazione sia inglese che turca. Nubar aveva risposto dover la Francia incominciare dalle riforme della giustizia, base di tutto il riordinamento voluto per consolidare l'autorità del governo e per assicurare il benessere del paese •; e ne indicò quattro principali: l) l'Egitto sceglierà i magistrati con veto delle potenze; 2) esclusa ogni preponderanza numerica; 3) autonomia legislativa dell'Egitto; 4) non intervento della corte d'appello nell'amministrazione. Mentre si negozierà, si lascerà cadere l'inchiesta contro il Sargeaud.

Già un mese prima (l) quei quattro punti erano stati accennati da Nubar ed applauditi dall'agente francese, cui però non si fidavano Nubar nè il R. agente, • sapendo che la Francia non vuole se non preponderanza •. Ma sopravvenute inaspettate prospettive di accordi franco-inglesi nel giugno, e soprattutto convenutosi più tardi il progetto di convenzione per il canale, negoziato tra Francia, Inghilte.rra con partecipazione nostra, il R. agente si afferra alla riforma giudiziaria, come mezzo di trasformare in accordi in tre, i preveduti accordi in due intorno ai tribunali misti.

• Questa istituzione (scrive il R. agente il 28 novembre 1887), creata dall'accordo di tutte le potenze, non solo garantisce l'amministrazione della giustizia, ma ho la convinzione che nell'incertezza dell'avvenire riserbato all'Egitto, potrà sola garantire i cittadini italiani contro il pericolo di dover essere sottomessi alla fantastica giurisdizione giudiziaria di qualche potenza, che tanto differentemente di noi comprende l'amministrazione della giustizia, particolarmente nelle colonie. Nessuno può contestare a Nubar la paternità della riforma giudiziaria, ma le altre potenze vi hanno aderito per opera nostra; possiamo dunque considerarla come nostra figlia adottiva; quindi, a noi più che ad altri interessa di perfezionarla in modo che rimanga opera imperitura, qualunque siano gli avvenimenti, che possano svolgersi in Egitto. Con questo intendimento ne ho segnalati all'E. V. i difetti, e pensieri di Nubar, le riforme, che si richiedono •.

È incontestabile il merito dottrinale delle quattro accennate riforme; ma presuppongono quel che l'esperienza dimostrò essere illusione, cioè la concordia delle potenze in un'eguale cooperazione ad un'opera puramente giudiziaria. Si noti inoltre che, secondo l'ideale di Nubar pascià, l'istituzione non sarebbe che transitoria, dovendosi col tempo fonderla nella giustizia indigena e dotare il paese di un'unica giurisdizione; onde i tribunali misti non sarebbero che uno dei modus vivendi dell'èra spirante dei condominii, non già un organismo normale applicabile al futuro Egitto degli egiziani.

Per non usurpare una competenza, che non mi spetta circa i principi di giustizia coloniale, che garantirebbero gli interessi italiani in Egitto, mi limito a riferire quel che emerge qui circa certe nuove tendenze della Francia e del

l'Inghilterra al riguardo.

La Francia, istruita dagli errori commessi in Algeria ed in Egitto, ha preso per base d'operazione del suo progettato impero africano non più Algeri o il Cairo, ma Tunisi, ove ha stabilito un regime giudiziario, che basta a conciliare l'indulgenza del mondo musulmano per l'effettuata conquista. • I francesi hanno dimostrato più tatto in Tunisi che gl'inglesi al Cairo •; lo attesta il segretario di lord Dufferin, Mackenzie-Wallace. Hanno lasciato primo ministro un musulmano per mezzo del quale possono fare riforme, impossibili a qualsiasi ministro europeo o levantino, e la cui persona è garante che nelle riforme giudiziarie all'europea si rispettino i diritti religiosi delle popolazioni. I tribunali all'europea introdotti nel 1861 dall'ultimo Bey cagionarono due anni di ribellione degli arabi, i quali per riavere una pecora rubata dovevano pagarne il doppio in spese di procedura e perdevano la lite per ignoranza delle formalità. Ora il Bey giudica in equità, sola norma ammessa dal musulmano, centinaia di casi in poche ore, senza spese, in solenni udienze in cui i suoi sudditi vengono liberamente a chiedergli giustizia. Non solo in Africa, ma anche qui, i musulmani fanno, circa gli affari di Tunisi, un'unica interrogazione: il Bey rende egli la giustizia? E sulla affermativa lodano Allah e la Francia. Mai a Tunisi un cadi o mufti è invitato a visitare un ministro di giustizia cristiano, mentre in Egitto deve recarsi da un copto, che gl'impone di mutare le leggi musulmane. Così, al cadere della convenzione Drummond Wolff, il conte di Montebello poteva promettere al Padischah l'appoggio della Francia per l'islam in Egitto, ed il signor Flourens poteva scrivere in una circolare che la Francia è potenza musulmana. Quella convenzione aveva, per la Francia e la Russia, il vantaggio di un impegno inglese a sgombrare entro tre anni l'Egitto, e l'inconveniente di assicurare all'Inghilterra l'appoggio dell'islam. Non alla leggiera le due potenze stimarono l'inconveniente superiore al vantaggio; e fu in gran parte opera loro, come nel tempo riferii, l'eccitazione sparsasi contro la convenzione nel mondo musulmano, più accessibile di quanto si creda in Europa alla propaganda della Russia in Asia e della Francia in Africa. La Francia dispone di un personale di agenti africani come lo sceriffo di Uassan e Youssouf el Nigro, o affiliato a sette islamitiche come Féraud, o avventuriero come certi compagni dell'ultimo Mahdi, prepara protezioni sulle tribù, viaggia colle carovane, soccorre ed incoraggia gli avanzi dispersi

dell'esercito vinto a Tell-el Kebir, sfidando ogni artificiale confine politico ed ogni istituzione politica o giudiziaria all'europea. Per essi dalla Siria a Obok dal Marocco e da Tripoli al Sudan, la Francia va gettando le fondamenta di un impero non più levantino, ma musulmano; non più poggiato sulle nullità

militari del greco, dell'armeno, del copto, dell'israelita, ma associato al panislamismo, di cui gli arabi sono l'elemento più attivo. Predicano in Egitto l'espulsione di banchieri europei arricchiti con crediti sull'Egitto, dei levantini, che riscuotono tasse per quei creditori, degli usurai, che prestano al cinquanta per cento per il pagamento delle tasse, dei giudici, che espropriano le terre per gli usurai. Vantano la democrazia francese sorella dell'islam, che è pur vera democrazia, ambedue aventi per ideale un consiglio di anziani intorno ad un capo. Ricordano Bonaparte ed i suoi generali, che fondarono in Egitto l'uguaglianza religiosa, ed il cui esempio fu seguito dai Mehemet Ali e dai suoi successori, mentre gli odii di razza e di religione datano dalla disfatta del partito nazionale e da legislazioni europee infrangenti le leggi musulmane. Chi stimasse vano un tal lavorìo dimostrerebbe di ignorare come da simili arti, nel 1882, il partito nazionale, favorito già dall'Inghilterra e dalla Germania, fu indotto a considerare

come più efficaci alleati i francesi. L'effetto ne è tanto più efficace in quanto che, mentre in Egitto il gran mufti ed i sceik, per resistere alle esigenze di modificazioni delle leggi religiose, debbono ricorrere per mezzo del commissario imperiale al Sultano, invece a Costantinopoli le comunità cristiane e musulmane sono autonome e libere come nell'India inglese. In un libro assai sparso in Oriente (The decline oj British prestige in the East, by Selim Faris) sono raccolte le accuse dell'islam dell'Africa e dell'Asia contro il regime anti-nazionale, che si dice imposto all'Egitto.

Ed il lavorìo ferve anche qui. La Porta ha piena assicurazione che la Francia, quando avesse a concertare con essa un nuovo ordinamento per l'Egitto, non riterrebbe dei concetti di Nubar quello di sottrarre in parte gli indigeni dalle loro leggi religiose, nè quello di dotare di un'unica giurisdizione e d'identiche leggi e procedure gli europei ed i levantini del Cairo e di Alessandria, i copti ed i fellah della valle superiore del Nilo, gli arabi e turchi sparsi dalla Cirenaica al Sudan ed ai centri africani. Nubar è perfidamente rappresentato, in pubblicazioni lette dal Sultano, come un armeno, che ben sa di provocare la secessione della valle del Nilo come si perdette il Sudan, cioè col levantinizzare il Cairo ed il Delta; e che confessando di prepararsi a lasciar l'Egitto quando cessi l'occupazione britannica, cerca solo di meritarsi dagli inglesi un principato, che realizzi in Armenia le riforme stipulate dall'Inghilterra nel trattato di Berlino. La diplomazia francese a Costantinopoli rinnega anche i bondholders in Egitto non meno che in Bulgaria, e sacrifica finanza e giurisprudenza alla fondazione del futuro impero africano ed alla necessità di creare in caso di guerra diversioni, che paralizzino l'Inghilterra e l'Italia. L'agente francese presso il Sultano, Dreysset pascià, appoggia l'alto commissario in Egitto, Muktar pascià, il quale, come ben sa il R. agente, vuole la rivocazione dei tribunali misti perchè usurpano l'autorità del Sultano, e dei tribunali indigeni perchè violano le leggi musulmane. Perfino l'arrivo di Ismail pascià è sfruttato agli stessi scopi. Egli aveva scritto al Sultano una lettera la cui minuta era stata preparata qui, come seppe il signor di Radowitz; in questa lettera chiedeva al padiscià di poter vivere ormai e morire in terra musulmana; il Sultano, commosso, lo chiamò a sè senza consultare i ministri; ed ora dal palazzo si sparge la voce che fra pochi mesi egli andrà a restituire l'Egitto all'elemento nazionale musulmano, come si accingeva a fare quando gli occidentali ed i levantini, per parare il colpo, lo scacciarono. V. E. vorrà scusare se in questo rapporto ho dovuto tener conto delle fantasticherie orientali, le quali avviene talvolta che incontrino un risultato pratico.

Quanto alle nuove correnti d'opinione fra gl'inglesi, che hanno pratica dell'Oriente, circa la possibilità che l'Inghilterra lasci compiuta l'opera sua in Egitto e possa disporre del suo esercito per la difesa dell'India, solo accennerò che secondo quelli con cui mi fu dato conversare, la necessità di rendere giustizia agli indigeni è il perno del problema. Non mi è lecito accennare a giudizii privati: ma basti citare le pubblicazioni più competenti: lord Dufferin (Blue book, Egypt, n. 6) e Mackenzie Wallace (1). In queste come in altre autorevoli pub

blicazioni inglesi si prevede che converrà transigere coll'elemento nazionale e religioso indigeno, e si riconosce che ciò si può fare senza detrimento dei veri ed onesti interessi europei.

Conviene conchiudere il troppo lungo rapporto. Nel presente stato della giustizia in Egitto, la nostra magistratura tanto benemerita e tanto giustamente apprezzata, va, senza colpa sua, perdendo anzichè guadagnando terreno. In quanto al personale, per ischivare le rivalità delle potenze, l'Egitto si dirige non a noi, ma al Belgio, all'Olanda, alla Svizzera, per dar magistrati ai tribunali indigeni; in quanto alla competenza, il Wallace osserva che non si possono più sottoporre ai tribunali misti • nei quali predomina l'influenza francese • questioni gelose come quelle relative al monopolio dell'Istmo; in quanto ai meriti davanti alla civiltà, lord Dufferin (rapporto già citato, pag. 60 e 61), annunzia come le espropriazioni promosse dai tribunali misti con leggi e procedure non adattate all'Egitto, a danno del fellah • per il quale, commenta il Wallace, l'influenza straniera è rappresentata solo dall'usuraio greco levantino •, preparino una grave crisi sociale e politica. In tal modo la nostra influenza politica, come quella delle potenze amiche, che ci consigliavano nel 1882 di farci conciliatori, per mezzo degli arabi allora a noi devoti, tra la Turchia e l'Inghilterra, apparisce associata all'eliminazione legale, che pone il suggello alla disfatta militare dell'elemento nazionale. Eppure sono evidentemente agli sgoccioli i due ultimi vestigii del condominio, cioè il regime politico dei tribunali misti ed il consorzio politico per il canale di Suez. Il concerto europeo si afferma ancora teoricamente nell'una e nell'altra questione per togliere validità ad isolati accordi franco-inglesi, ma il pratico scioglimento di ambedue non dipende evidentemente più se non, per la parte estera, dalla prevalenza che acquisti l'alleanza anglo-italiana nel Mediterraneo; e per la parte interna, dalla conciliazione, che si possa promuovere tra una reale autonomia nazionale nella valle del Nilo e le istituzioni cosmo-politiche convenienti alle città quasi europee del littorale. Il problema, comunque lo si formali, è dichiarato da lord Dufferin di indole giudiziaria più che politica, e non sembra insolubile. Nello studiarlo, converrebbe che le nostre competenti autorità in Egitto non escludessero l'ipotesi che all'Italia possa incombere, in date circostanze, di proteggere coi suoi alleati l'autonomia egiziana ed i relativi interessi comuni. Al governo del Re solo spetta poi pesare, nella sua saviezza, l'utilità per l'Italia di ulteriori impegni verso l'Europa tutta circa l'amministrazione giudiziaria dell'Egitto, in confronto colle restrizioni e cogli ostacoli, che detti impegni rischiassero d'imporre alla libertà della nostra politica.

(l) Nota nel testo: • Vedi doc. n. 637 •· Il numero indicato dal Blanc è apposto, nel volume • Documenti Diplomatici, Egitto, 1886-1888 • al dispaccio del Ministro degli Esteri, Depretis, all'ambasciatore a Londra, Corti, Roma, 25 aprile 1887.

(l) Nota nel testo: • V. N. 635 •. Il Blanc fa riferimento al documento n. 635 del volume Documenti Diplomatici, Egitto, cit., il Console al Cairo, De Martino, al Ministro degli Esteri Depretis, Cairo, 17 aprile 1887.

(l) Nota nel testo: • Egypt and the egyptian question '·

471

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, MAISSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 3. Tangeri, 1 gennaio 1888, ore 12 (per. ore 17,50).

Le Ministre d'Espagne est venu hier au soir m'informer qu'il s'était mis d'accord avec le Ministre de France pour arreter un projet qui puisse servir de base à la future conférence. Ce projet que je vais envoyer par poste revise un à un les articles de la Convention de Madrid; soumet tous les Marocains sans distinction à la juridiction locale, en assurant toutefois l'intervention des autorités consulaires pour sauvegarder les intérets étrangers en jeu, et fait cesser les effets de la naturalisation étrangère pour les marocains qui reviennent au Maroc. Sauf quelques détails, il n'y a, à mon avis, rien d'inacceptable dans ce projet; mais s'il est pris comme base de la Conférence, toute question étrangère à la protection se trouvera par le fait meme écartée. Cette entente entre les deux représentants semble s'etre produite sur la base des accords de 1884 (voir document diplomatique N. 283) qu'on croyait bien morts. Il est singulier qu'on les ressuscite aujourd'hui.

472

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 8. Berlino, 1 gennaio 1888, ore 23,50 (per. ore 6,45 del 2).

Cabinet de Berlin vient d'accepter invitation faite par l'Espagne pour conférence à Madrid au sujet du Maroc. Instructions ont été adressées au ministre allemand à Tanger de préparer de son còté le rapport proposé par le Gouvernement espagnol sur question des protections. Cabinet de Berlin exprime en meme temps le désir que les conclusions de ce rapport cadrent avec celles des autres représentants amis et alliés de l'Allemagne.

473

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

D. 3/531. Roma, 1 gennaio 1888.

Con rapporto del 24 scorso dicembre (l) la S. V. mi rimetteva copia di tre rapporti del rappresentante britannico a Parigi, concernenti la questione dei confini fra la Tripolitania e la Tunisia, e con altro rapporto della stessa

data (1), mi riferiva la conversazione avuta con lord Salisbury circa la protezione accordata dal governo francese alla tribù degli Uargamma.

Ringrazio la S. V. e La prego di porgere, in mio nome, particolari ringraziamenti a lord Salisbury per la cortese comunicazione, e per l'interesse che egli mostra di prendere in una controversia, che è di notevole importanza per noi.

Oramai è ben chiarito, in ogni suo particolare, questo incidente, il quale, mercé la vigilanza del R. governo, poté contenersi nei limiti di un tentativo, alla riuscita del quale gli stessi agenti francesi sembrano, almeno per ora, aver rinunciato.

(l) Cfr. n. 449.

474

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, MAISSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 477. Tangeri, 1 gennaio 1888.

A conferma del mio telegramma di stamane (2) mi onoro di trasmettere qui unito a V. E. il testo del progetto concordato fra il Ministro di Francia ed il Ministro di Spagna, che dovrebbe servire di base alla prossima Conferenza.

La posta parte a momenti e non mi è possibile di fare qui un esame particolareggiato dell'accordo; esso sarà oggetto di rapporto che spedirò col primo corriere.

ALLEGATO.

Article I

Nous entendons que la protection ne doit pas exempter les protégés de la juridiction marocaine, car ce droit serait contraire à un autre antérieur et inaliénable de souveraineté. Et du reste les Traités entre le Gouvernement marocain et les Puissances, ainsi que les traités mentionnés dans cet article I ne stipulent pas que la protection soustrait les protégés à la juridiction de leur pays d'origine.

Article II Maintenu.

Article III

Maintenu pourvu qu'on prévienne l'Agent Consulaire en cas de poursuite.

Article IV

Pourvu qu'il soit autorisé par le Sultan. Dans cet article camme dans les articles précédents, il est entendu que les employés qui relèvent de l'Agent Consulaire ne pourront etre poursuivis qu'après en avoir averti l'agent.

Articles V, VI, VII, VIII et IX Maintenus dans le sens indiqué dans l'Article I.

Article X

Le ceiJisal n'est protégé que dans le sens de la protection donnée à ceux qui relèvent du service d'une mission étrangère ou d'un Consulat ou des sujets étrangers. Le censa! est l'agent d'une maison de commerce établie au Maroc et qui ne fait pas de commerce pour son propre compte, mais bien pour la maison qui l'accrédite. Donc il est protégé à raison de la protection dont jouit la marchandise étrangère qu'il a en depòt. Dans ces conditions nul ne sera censa! s'il n'ouvre un registre quoté et paraphé par le Consulat de la nation d'un négociant étranger sur lequel il enregistrera les marchandises à lui consignées et leur vente à fur et à mesure. Ce registre pourra étre réclamé à toute injonction par le Consul afin d'en vérifier la tenue exacte. Le dit Consul pourra également exiger la production des connaissements d'envoi des marchandises d'Europe et les reçus de la douane indiquant le paiement d'entrée ou de sortie en cas d'exportation de marchandises. Le dit registre aura en outre l'avantage de servir pour le règlement des créances contre des débiteurs de mauvaise foi.

Article XI Maintenu.

Article XII

Maintenu sauf les observations suivantes:

En raison des nombreux abus qui se sont produits dans ces questions de location de terres, culture et élévage de bestiaux, il convient de prendre des mesures pour les empécher à l'avenir. Aucune location, aucune association ne sera valable si l'acte qui l'établit n'est rédigé dans le bureau d'un Consul ou d'un Agent Consulaire, s'assurant des apports de chacun des associés.

En outre l'acte sera confirmé par devant le Kadi ou l'autorité locale.

Toute convention entre un européen et un indigène qui n'aura pas été soumise à cette formalité sera désormais sans valeur devant la justice, dont les deux parties contractantes relèvent. ·

Articles XIII et XIV Maintenus.

Article XV

Suppression de l'article sur la demande du Sultan, qui veut disposer de la plénitude de ses droits sur ses sujets quels qu'ils soient. Tout sujet marocain naturalisé à l'étranger sera libre de jouir à son gré de sa naturalisation autre part qu'au Maroc; mais en remettant le pied dans le Maroc, il redeviendra sujet marocain et soumis exclusivement à l'autorité marocaine à moins que le Sultan n'autorise cette naturalisation avec les droits qui en découlent par une lettre patente.

Article XVI

Conserver le principe de suppression, mais introduire le chiffre réduit et nominatif des personnes qui en raison des services rendus pourront obtenir non la protection mais la naturalisation, comme récompense; et il serait nécessaire pour éviter les abus à venir que la désignation définitive soit faite d'accord avec les Plénipotentiaires Marocains dans le cours de la nouvelle conférence.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 471, ove si comunica che il progetto allegato a questo rapporto è la revisione della Convenzione di Madrid.
475

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, MAISSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 478. Tangeri, 2 gennaio 1888.

Col mio rapporto di jeri n. 477 di questa serie (1), trasmisi a V. E. il testo del progetto concordato fra questi Rappresentanti di Francia e di Spagna che dovrebbe servire di base alle discussioni della prossima conferenza.

Il concetto di tale accordo è che la protezione sia mantenuta, ma che la medesima non abbia più per effetto di sottrarre gli individui protetti alla giurisdizione dell'autorità locale. I protetti non godrebbero quindi, per lo innanzi, di altro privilegio all'infuori di quello che è loro esplicitamente consentito dagli articoli 3 e 36 del Trattato fra il Marocco e la Gran Bretagna del 1856 e degli articoli corrispondenti (3 e 21) del Trattato tra il Marocco e la Spagna del 1861, vale a dire che non pagherebbero alcuna imposta all'infuori di quella agricola, e che in caso di guerra sarebbe loro assicurata la facoltà di lasciare il Marocco colle loro famiglie e coi loro beni, assieme ad alcune agevolezze per la liquidazione dei loro affari (vedi l'annesso).

Questi privilegi sono così poca cosa che, ridotta ad essi, la protezione quale si esercita ora al Marocco potrebbe dirsi abolita; e sorge spontanea la domanda se non sarebbe più semplice di dichiararne addirittura la soppressione.

Se non che il progetto contiene tale disposizione che, ove non sia meglio chiarita e determinata, il ritorno dei protetti alla giurisdizione locale, che si proclama in massima, sarà nella pratica continuamente trasgredito. Ed è quella per cui tutte indistintamente le persone le quali sono al servizio di una Missione o d'un Consolato estero, od anche semplicemente d'uno straniero qui stabilito (epperò dragomanni e guardie, sensali impiegati di Commercio, fattori, servi ecc.) ne pourront etre poursuivis senza che ne sia prevenuta l'autorità Consolare. Quale è la portata di questa disposizione? Quale significato devesi attribuire alle parole ne pourront etre poursuivis? E quale sarà il compito dell'autorità Consolare, dopo che avrà ricevuto dall'autorità locale l'avviso in parola?

Dal mio rapporto delli 30 Dicembre n. 476 (2) sull'argomento delle protezioni V. E. avrà rilevato come non sieno stati i trattati, ma bensì le usurpazioni delle missioni estere e la debolezza del Governo Sceriffiano che hanno prodotto gli abusi attuali. Spiegai come l'accordo del 1863 e la Convenzione di Madrid, malgrado le intenzioni dei governi contraenti, non avessero modificato in nulla la situazione. Mantenendo i protetti e l'intromissione delle autorità estere, è dubbio che un nuovo trattato possa avere efficacia maggiore.

Di ciò si preoccuparono i compilatori del progetto, e ne sono prova le disposizioni contenute negli articoli X e XII. Colla prescrizione fatta ai sensali di tenere apposito registro si volle evidentemente avere una garanzia che le operazioni commerciali da essi eseguite siano fatte effettivamente per conto d'una Casa estera; e, rendendo obbligatorio l'atto pubblico per ogni intrapresa agricola, si volle impedire che gli stranieri qui stabiliti non fossero che un prestanome per gli indigeni che vogliono sottrarsi alla giurisdizione locale.

Ma, oltrechè la tenuta dei registri avrà nella pratica difficoltà serie perchè la massima parte degli Agenti Consolari della costa essendo commercianti parrebbe assai grave di assicurare loro quel diritto di continua ingerenza negli affari di altri negozianti, che è stabilito dall'Articolo X, sarebbe illusione il credere che ciò possa mettere fine alle frodi attuali.

Nello stesso modo che negozianti Europei danno oggidì la patente a finti sensali si avranno per lo innanzi finti registri finti contratti per reclamare l'intervento dell'autorità Consolare.

Vi sono poi due punti del progetto che debbono essere ben ponderati.

l) Esso pone in un solo fascio gli indigeni al servizio delle Legazioni

o Consolati e quelli che sono al servizio particolare dei privati. Eppure è evidente che vi ha differenza tra l'interprete di una Missione estera ed il cuoco d'un commerciante qui stabilito. In paese di giurisdizione, gli indigeni al servizio delle estere Rappresentanze e degli uffici consolari sono depositari dell'autorità pubblica in tale misura che non è possibile !asciarli sotto la giurisdizione locale. Con quale autorità, ad esempio, potrà l'interprete che abbia un affare ingrato a trattare colle autorità locali tenere con queste un linguaggio energico quando egli sia loro amministrato? E come potrebbe un Console consentire che una guardia da lui incaricata di eseguire un mandato di cattura, la quale non abbia adempito l'incarico per corruzione, debba per tale mancanza essere giudicata dall'autorità locale? Il Governo Sceriffiano ha il diritto di chiedere che questa esenzione di giurisdizione non si applichi se non a quelli tra i suoi sudditi i quali sono effettivamente al pubblico servizio negli uffici diplomatici e consolari; ma, ristretta in questi limiti, io la credo indispensabile.

2) L'articolo XVI del progetto sopprime le cosidette protezioni consuetudinarie. Ebbi già ad esprimere l'opinione che esse non sono mai state in sostanza che protezioni abusive, e che debbono essere soppresse. Ma, come spiegai, v'ha una situazione creata dall'articolo XVI della Convenzione di Madrid che le Potenze non potrebbero forse, con rispetto della firma da esse apposta alla Convenzione, cancellare con un tratto di penna.

Come provvedimento transitorio il progetto, se ne ho afferrato bene il senso, proporrebbe di concedere la cittadinanza ad alcuni almeno fra questi protetti. Ed a me pare che il rimedio sia peggiore del male poichè la protezione è al più vitalizia, la cittadinanza è ereditaria. E per quanto riguarda particolarmente la Legazione d'Italia, all'infuori del Signor Toledano che da oltre quarant'anni serve la Legazione in qualità di interprete, e del Signor Abramo Laredo che, sebbene nominato interprete da pochi mesi, è però al nostro servizio da più anni, e disimpegna le sue funzioni con zelo ed onestà, io non

30 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

saprei, tra i trentuno individui che sono inscritti nel nostro registro quali

protetti in virtù del diritto consuetudinario, trovarne uno solo ch'io possa

coscienziosamente raccomandare al R. Governo quale meritevole della citta

dinanza per servizi prestati.

Ad ogni modo, come telegrafai a V. E., il progetto concordato dai Signori

Diosdado e Féraud non può, a mio avviso, dirsi inaccettabile a priori, ed esso

offre, anzi, per ciò ,che riguarda le protezioni, una base seria di discussioni.

Ma l'obiezione più grave che, appunto, può farsi al progetto è che esso sembra aver per principale scopo di limitare strettamente il lavoro della Conferenza ad una parafrasi e revisione della Convenzione di Madrid. Non parrebbe quindi compito della riunione di ottenere come compenso delle concessioni che si fanno al Sultano quella maggiore libertà di commercio che fu già oggetto di negoziati, e che forma il principale desiderio dei commercianti esteri qui stabiliti. Nell'accennare a quest'argomento il Signor Diosdado mi osservava che la principale obiezione fatta sinora dal Sultano a questa riforma era appunto l'impossibilità per lui di aggravare ancora la situazione delle protezioni; che, eliminate queste, egli sarebbe moralmente obbligato a cedere alle domande delle Potenze; ma che conveniva procedere con ordine, e non confondere l'una con l'altra questione.

A questo riguardo tuttavia conviene di intendersi bene. Nessuno vorrà costringere il Sultano a compiere in un momento ciò che per il Marocco è una rivoluzione economica; basterà che egli assuma l'impegno di procedervi entro un tempo determinato. Ma di quest'obbligo dovrà constare in modo non dubbio, acciocchè quando, abbandonate le protezioni, questo Governo ricorresse alle consuete sue lentezze e tergiversazioni, le Potenze possano insistere non più nella qualità di supplicanti, ma bensì di contraenti che esigono l'adempimento di un'obbligazione.

Vero è che l'Italia non ha finora al Marocco interessi commerciali di alcuna importanza; ma, per le ambizioni rivali di cui l'Impero è l'oggetto, essa deve desiderare che il Governo Sceriffiano entri in tale via che valga ad assicurargli le simpatie dell'Europa.

Nè tacerò all'E. V. che questo improvviso accordo delle due Potenze che sembrano avere gli interessi più opposti ha destato in me un senso di diffidenza che fu diviso intieramente dal Ministro Britannico. Tanto più che quest'accordo sembra essersi fatto sulla base delle intelligenze che erano corse fra i due Stati nel 1884, e che furono riferite al R. Ministero del Barone Blanc con rapporto del 26 giugno di quell'anno (V. Il documento diplomatico

n. 283); tra le quali intelligenze eravi quella di una comunanza d'azione diplomatica al Marocco circa i casi di applicazione della convenzione del 1880.

Non è guarì, il conte di Benomar dichiarava al R. Incaricato d'Affari a Berlino (V. rapporto del 18 Ottobre di quell'Ambasciata) (l) che il Gabinetto di Madrid riteneva ormai senza valore gli impegni del 1884, ed il vederli risorgere alla vigilia della Conferenza dà argomento a riflessione.

(l) -Cfr. n. 474. (2) -Non pubblicato.

(l) Non pubblicato.

476

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 60, p. 192)

T. S. N. Londra, 3 gennaio 1888, ore 1,27.

Lord Salisbury est très peiné de l'insuccès mission Portai et m'a dit que si le Gouvernement italien l'eiìt autorisé à entamer les négociations en temps opportun, lor,sque en juin dernier il en avait parlé au comte Corti, le résultat aurait été différent. Dans le moment actuel il ne lui restait plus qu'une recommandation très confidentielle et très amicale à faire personnellement à V. E. Il vous priait d'insister auprès de nos généraux de ne pas faire trop peu de cas des forces abyssiniennes. Il était siìr que V. E. apprécierait le motif qui lui dictait ces paroles car il était bien loin de vouloir s'ingérer dans nos opérations militaires. Mais si c'eiìt été une armée anglaise il aurait recommandé au général en chef de ne pas négliger la moindre des précautions. Lord Salisbury avait reçu aujourd'hui un télégramme de Baring lui disant que les forces du Négus étaient formidables et que celui-ci avait 80.000 hommes sous les armes. J'ai saisi cette occasion pour remercier Sa Seigneurie au nom de V. E. et du Gouvernement du Roi pour l'envoi de la mission Portai. *Il m'a demandé si V. E. avait été satisfaite des ordres donnés relativement à l'esportation des chameaux. J'ai aussi remercié Sa Seigneurie à ce sujet • (1).

477

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Londra, 3 gennaio 1888, ore 1,27 (per. ore 4).

Me référant au télégramme de V. E. du 26 décembre (2) sur la frontière tripolo-tunisienne, j'ai dit à Salisbury qu'il convenait fixer la dépendance politique des tribus nomades sur la dite frontière.

Sa Seigneurie m'a répondu qu'il était du méme avis, mais que c'était à la Porte de prendre l'initiative et de résoudre la question.

Selon Salisbury l'ambassadeur du Roi à Constantinople devait faire des démarches pour induire la Porte à agir à cet effet, mais à son avis il serait préférable que l'Ambassadeur fasse ces démarches par intermédiaire et non pas directement afin de ne pas éveiller les soupçons de la Porte et de la France.

(l) -Il brano fra asterischi è omesso in LV. (2) -Cfr. n. 454.
478

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

(Ed., in traduzione, in LV 60, p. 193)

T. RISERVATO SEGRETO S. N. Roma, 3 gennaio 1888, ore 17.

Je réponds à votre télégramme de la nuit dernière (1). Lord Salisbury a raison. Si les négociations avaient été entamées en temps opportun elles auraient pu aboutir. Faites cependant remarquer au noble Lord qu'au mois de juin je n'était pas ministre des affaires étrangères sans quoi je n'aurais pas hésité. En effet à peine eus-je pris la direction de la politique extérieure que je m'empressais de donner suite aux propositions amicales de l'Angleterre que mon prédécesseur déjà gravement malade avait laissées sans réponse. Ma conscience m'est témoin que je ne suis pour rien dans le retard. Remerciez Sa Seigneurie de ses conseils dont ·le Ministre de la guerre tiendra le plus grand compte et qui nous sont précieux.

479

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 4575. Berlino, 3 gennaio 1888.

Dans un rapport confì.dentiel de ce jour (2), je rends compte de ma première visite au Secrétaire d'Etat. Au cours de cet entretien, S. E. me disait que l'Empereur Alexandre se montrait toujours animé de dispositions pacifì.ques, et qu'il fallait espérer qu'il ne se laisserait pas déborder par ceux qui le poussent à des actes téméraires. Là est le danger principal de la situation. En attendant, le courant des troupes autrichiennes de l'Ouest à l'Est continue à répondre à celui des troupes russes de l'Est à l'Ouest, et cela menace de durer jusqu'à ce que le niveau militaire se soit rétabli, quitte à recommencer en sens inverse, lorsque la Russie jugera que l'équilibre des forces est troublé à son préjudice. Cet état de choses oblige l'Allemagne à exeJ.'Icer une grande vigilance sur ses frontières, pour ne pas etre surprise par les événements.

D'après d'autres renseignements puisés à bonne source, on saura mieux à quoi s'en tenir dans une vingtaine de jours sur les mouvements et concentrations de troupes russes en Pologne; peut-etre meme, dans l'intervalle, le Cabinet de St. Pétersbourg laissera mieux entrevoir ses plans relativement à la Bulgarie. Ce qui constitue le péril, c'est que la politique russe n'est pas dans des condi

tions norrnales. Elle ne se dirige pas d'après des lois connues, et on ne peut lui appliquer les règles des probabilités ordinaires. A còté du Tsar, il existe des pouvoirs occultes qui travaillent à fomenter des complications à l'étranger, soit au bénéfice du panslavisme, soit pour avoir la main plus libre dans le but de révolutionner à l'intérieur la Russie, au risque d'ébranler et mème de renverser les Romanoff.

Le Comte Pierre Schouvalow, tombé en 1878 en disgràce à Pétersbourg, a un peu reconquis les faveurs de son Souverain, mais sans regagner, comme il l'avoue lui-mème, son ancienne influence. Ses conseils sont entendus avec une certaine déférence, mais rarement suivis. Il n'a donc pas eu de missions à remplir durant son dernier séjour à Berlin où il est venu visiter son frère l'Ambassadeur. Il en a profité pour s'aboucher avec l'Empereur Guillaume et avec le Comte de Bismarck, en exposant ses vues personnelles, toutes de conciliation. Dans le langage qu'on lui a tenu, on savait qu'on prèchait un converti. Cependant ses interlocuteurs n'ont pas manqué de lui représenter, sur tous les tons, le grave danger auquel la dynastie elle-mème s'exposerait en se laissant glisser sur la pente où certains partis cherchent à l'entrainer. Ce langage sera évidemment rapporté en haut lieu, et contribuera peut-etre à inspirer de salutaires réflexions. Le terrain semble bien préparé à amener du moins une trève aux accusations formulées contre l'Allemagne. L'Empereur Alexandre -a luimème consenti à la publication, dans le Moniteur de l'Empire Allemand, des documents falsifiés. C'était reconnaitre qu'on avait abusé de sa bonne foi en lui soumettant des prétendues preuves de la mauvaise foi, de la duplicité du Cabinet de Berlin dans la question Bulgare. S. M. sera mieux en garde dans l'avenir contre ces manoeuvres. On devrait admettre dès lors qu'il s'est produit une certaine détente dans la situation, n'étaient les armements en Pologne, en Podolie et en Volhynie de nature à inspirer des appréhensions. Cependant les préparatifs militaires ne sont pas assez avancés pour que la Russie soit en état de former de sitòt des armées d'invasion et d'ouvrir avec des chances de succès une campagne en Galicie ou ailleurs. Au reste, l'accueil que la nouvelle loi militaire à reçu au sein du Reichstag et l'augmentation considérable, sans grand surcroit de charges pour le pays, qu'elle va donner à l'armée allemande, ont du détromper les adversaires de la paix générale. Il se peut que le ton plus conciliant momentané de la presse russe soit déjà une première conséquence de ce désenchantement, et on ne peut que souhaiter, dans ce cas, que ce retour d'opinion vienne à s'affirmer d'une manière durable. Dans un ordre d'idées analogue, on comprend que la presse gouvernementale allemande, officieuse ou autre, n'ait garde de trop amoindrir la portée des mouvements militaires et concentrations de troupes russes. Ce serait risquer d'encourager les panslavistes; or on veut leur prouver que l'Allemagne est sur le qui vive, et ne manquerait pas de prendre et d'accroitre, au besoin, les mesures défensives nécessaires.

J'ai lu les intéressantes dépèches arrivées de Rome et les rapports expédiés durant mon absence. La correspondance de M. le Chevalier Riva fournit une preuve de plus de son zèle intelligent. Je n'ai pas manqué d'ailleurs, ainsi que

V. E. m'y avait autorisé, à répéter à ce Conseiller de Légation le témoignage flatteur que vous vouliez bien porter sur sa gestion intérimaire.

(l) -Cfr. n. 476. (2) -Non pubblicato.
480

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 64, p. 30)

T. 20. Parigi, 4 gennaio 1888, ore 17,10 (per. ore 19,25).

M. Flourens m'a chargé de prier V. E. de hater autant que possible l'enquéte sur l'incident relatif au consulat français à Florence, afin d'arriver à une solution qui fasse taire les journaux qui tirent de cette question un motif d'agitation. Je fais observer que les Chambres françaises se réunissent le 10 courant et que l'incident pourrait donner lieu à quelque désagréable interpellation.

481

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

(Ed., in traduzione, in LV 64, pp. 30-31)

T. 10. Roma, 5 gennaio 1888, ore 23,50.

V. E. connait le fait de Florence. L'enquéte pratiquée par le Garde des Sceaux vient d'établir que la manière d'agir du préteur peut avoir été incorrecte au point de vue des convenances et de l'opportunité, mais qu'elle a été strictement conforme à la légalité. L'article 5 de la convention consulaire parle des archives en termes qui impliquent que ce mot se réfère à l'ensemble des pièces et documents. Or, dans ce sens, les archives n'ont pas été violées, le préteur s'étant limité à apposer ses scellés sur les pièces que le Chancelier lui indiquait comme appartenantes à la succession Hussein. Il résulte, au contraire, que le consul de France a contrevenu de la manière la plus flagrante aux dispositions de la dite convention. En effet, 1° le Consulat a procédé à l'apposition et à la lévée des scellés sur les effets de la succession Hussein sans prévenir de cette opération l'autorité locale compétente comme le prescrit l'art. 9, n. l de la convention; 2° le Consulat a formé l'inventaire des biens et effets du défunt sans que l'autorité locale reçut notification de cet acte, contrairement au n. 2 du mème article; 3° le Consulat a refusé d'admettre le jugement prononcé par le Tribuna! local à la suite de la requéte d'un créancier du défunt Hussein, en vertu du n. 6, méme article; 4° le Consulat s'il jugeait le Tribuna! incompétent, aurait du réclamer comme lui en donne faculté l'art. 7 de la Convention, au lieu de s'opposer à l'exécution du jugement et de déclarer qu'il ne céderait pas mème à la force.

Je vous envoie par la poste copie du rapport du procureur général de Florence, non sans ajouter que pour faire acte de bonne amitié je demanderai à mon collègue le Garde des Sceaux le déplacement du préteur pour avoir manqué du tact nécessaire dans l'exercice de ses fonctions.

482

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. P. s. N. Berlino, 7 gennaio 1888, ore 16,11 (per. ore 19,15).

J'ai vu le Secrétaire d'Etat hier dans la soirée. Il m'a dit que l'Ambassadeur d'Allemagne à Vienne avait été chargé de pressentir les dispositions du Gouvernement austro-hongrois relativement au passage de nos troupes par les Alpes en cas d'une guerre de la France contre l'Allemagne. Il valait mieux que cette affaire fut mise diplomatiquement sur le tapis avant de l'introduire d'une manière quelconque dans les conférences militaires. Le Conte de Bismarck a aussi parlé à mon collègue autrichien pour qu'il préparàt, de son coté, le terrain auprès du Comte Kalnoky. La réponse (l) ne tardera pas à arriver également pour la demande de l'attaché militaire autrichien d'etre autorisé à prendre part aux conférences. D'un autre coté, le Secrétaire d'Etat veut encore solliciter l'avis du Chancelier s'il vaudrait mieux que les délégués allemands prissent eux-meme, de préférence aux notres, l'initiative de soulever, incidemment ou autrement, dans les pourparlers la question du passage des Alpes. Il se réserve également d'examiner s'il convient que le Cabinet de Berlin exprime le désir que l'Autriche, en outre de l'attaché militaire, délègue un officier supérieur de son état-major. On soulèverait peut-etre à Vienne des objections, dictées par la crainte que sa présence ne rende plus difficile de garder le secret et que la Russie n'ait vent de la chose. D'ailleurs bien des officiers autrichiens ne brillent point par leur discrétion. Le comte de Bismarck me demandait si V. E. tenait particulièrement à une semblable adjonction. J'ai répondu, en toute franchise, qu'il s'agit d'une suggestion émanée de moi et bien accueillie à Rome; mais que si elle devait présenter des inconvénients, je pensais, sans vouloir toutefois préjuger votre manière de voir ultérieure, que nous n'insisterions pas. En attendant, nos délégués constatent que l'état-major allemand, en ce qui le concerne, se trouve camme nous dans les meilleures dispositions pour conduire à bon port cette affaire. Nos officiers, au reste, s'y emploient avec tact et avec un zèle des plus intelligents (2).

(l) -Si veda la risposta preliminare austriaca in G.P., vol. VI, n. 1306, Reuss al Cancelliere Bismarck, Vienna, 7 gennaio 1888, n. 8 segreto. (2) -Il de Launay aveva avuto il 3 gennaio un colloquio col Conte di Berchem, sulla medesima questione dell'intervento austriaco nella conferenza fra gli ufficiali italiani e tedeschi; su quel colloquio e sul commento in merito di Crispi si veda G.P., vol. VI, n. 1305, nota del Conte di Berchem, Berlino, 5 gennaio 1888.
483

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 64, p. 32)

T. 35. Parigi, 7 gennaio 1888, ore 17,51 (per. ore 20,35).

J'ai fait part à M. Flourens du résultat résumé de l'enquete pratiquée sur l'incident de Florence. M. Flourens a reconnu, que si conduite du préteur n'a pas été correcte au point de vue de la convenance et de l'opportunité celle du Chancelier, qui remplaçait le Consul, n'a pas été non plus en quelque point conforme aux préscriptions de la Convention consulaire, laquelle d'autre part donne lieu aussi à de différentes interprétations. Cela étant M. Flourens espère que, vu !es bonnes raisons qui existent de part et d'autre, l'incident pourra etre considéré comme clos.

484

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. S. N. Roma, 8 gennaio 1888, ore 16,45.

L'intervention de l'attaché militaire ou d'un délégué d'Autriche aux conférences n'avait pas été demandée de Rome. Nous supposions d'après la proposition que vous nous en aviez faite qu'elle était désirée à Berlin. Voila pourquoi nous I'avions favorablement accueillie. Du moment qu'elle soulève des difficultés, nous sommes d'autant mieux disposés à abandonner cette proposition que de nous-mémes nous n'en aurions pas pris l'initiative.

485

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, CALVI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. RISERVATO 918. Atene, 8 gennaio 1888.

Un telegramma del Daily N ews da Costantinopoli, di recente data, accenna ad un'azione della Russia diretta a formare una alleanza colla Grecia Serbia Turchia Rumania e Montenegro. Benchè questa notizia debba prender posto fra le tante fantasie dei giornali sull'argomento delle alleanze balcaniche non voglio tralasciare di notare come io non abbia rintracciato ultimamente alcun sintomo di una simile combinazione.

Invece da qualche tempo mi parve piuttosto riscontrare qualche indizio tendente a far credere che siano notevolmente diminuite le diffidenze che la Grecia nutriva verso l'Austria, pur sempre rimanendo vivissime le simpatie per la Russia. Di ciò feci parola con rapporto n. 894 (1).

È degna di nota anche l'impressione che qui ha prodotta il nuovo Gabinetto serbo. Il signor Dragoumis mi fece i più grandi elogi del signor Grouitc (che alcuni anni or sono era stato ministro ad Atene) e soggiunse che fra i due Regni avevano esistito ognora i migliori rapporti. Ricordo che il linguaggio che egli usava meco, allorchè era a potere il signor Ristics era molto più riservato e portava l'impronta di una certa indifferenza verso la Serbia. Stando alle apparenze si potrebbe credere che la freddezza da me avvertita (rapporto politico 907) (2) sia esistita realmente e che non vi fosse del tutto estranea l'influenza del Ministro d'Austria.

Riferisco a V. E. queste impressioni personali per il caso in cui, confrontate con notizie di fonti autorevoli, potessero riuscirLe di qualche interesse.

486

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 817. Londra, 8 gennaio 1888.

Ieri il Vice Segretario di Stato del Foreign Office mi manifestò il desiderio di avere una copia della relazione sulle riforme che sarà compilata dal rappresentante del Re a Tangeri, per metterla a riscontro colla relazione del rappresentante inglese, della quale Lord Salisbury mi darà una copia. Ebbi l'onore di far conscia l'E. V. col telegrafo di tale richiesta che mi sembra plausibile se l'Italia e l'Inghilterra dovranno procedere d'accordo nella Conferenza e dare ai loro Ambasciatori in Madrid una stessa norma. L'E. V. giudicherà se debba o no essere accolta. Il Vice Segretario di Stato mi disse che i Ministri di Francia e di Spagna a Tangeri si sono messi d'accordo nel compilare le loro relazioni • le quali non toccano il fondo della quistione, né fanno presagire che la Francia e la Spagna desiderino riformare gli abusi cagionati dalle protezioni ». Il Foreign Office non può a meno di ricominciare a diffidare della Spagna.

(l) -Cfr. n. 287. (2) -Cfr. n. 389.
487

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO S. N. Berlino, 9 gennaio 1888, ore 15,53 (per. ore 20).

Un courrier de Cabinet parti hier au soir a porté au prince de Reuss instructions d' ..... (l) réponse du Cabinet de Vienne aux ouvertures qui lui ont été faites relativement aux conférences militaires à trois. Les hésitations ou temporisations de l'Autriche doivent etre attribuées surtout à son manque de confiance en elle meme plutot qu'à un sentiment de réserve envers ses alliés. Attaché militaire autrichien n'a pas encore reçu autorisation demandée pour son intervention aux pourparlers. Les négociations restent donc en suspens. Je me suis empressé de porter à la connaissance du secrétaire d'état télégramme de

V. E. de la nuit dernière (2).

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 64, p. 40)

T. 51. Parigi, 10 gennaio 1888, ore 19,35 (per. ore 22,50).

Ce matin j'ai reçu la dépeche de V. E. du six courant (3) à laquelle se trouvait annexée la dépeche du Garde des Sceaux sur l'incident de Florence, le rapport du Procureur général, qui s'y réfère, ainsi que le procès verbal du Préteur. En meme temps je prenais connaissance du télégramme chiffré en date d'hier soir (3), par lequel V. E. me chargeait de résoudre à l'amiable toute question à ce sujet sur les trois bases suivantes: 1° Admonition au Préteur; 2° Remise à l'autorité judiciaire par le Consul des pièces et effets de la succession qui à donné lieu à l'incident; 3• Renoncement de notre part à demander une peine quelconque ·contre le Chancelier, quoiqu'il soit cause principale de l'incident.

J'ai développé de mon mieux à M. Flourens les arguments puisés dans le télégramme de V. E. et dans les documents cités ci-dessus, en lui conseillant d'accepter cette solution afin de ne pas prolonger une discussion qui pourrait nuire au succès des autres affaires bien plus importantes que nous traitons actuellement; mais M. Flourens n'admet pas que le Consulat, ou pour mieux dire, que le Chancelier ait commis aucune irrégularité, tandis qu'il maintient que le préteur a violé les immunités, garanties pour les archives des Consulats, et insiste, par conséquence, sur le déplacement du préteur, comme preuve que le

Gouvernement du Roi reconnait qu'il y a eu violation des immunités consulaires. Je lui répondis que nos jurisconsultes qui en matière de droit international, jouissent d'une autorité incontestable, étaient d'avis contraire, et que par conséquent le Gouvernement du Roi ne pouvait s'éloigner de leurs délibérations: que, d'ailleurs, dans cette affaire il ne fallait pas se borner à discuter des principes généraux sur lesquels on pourrait argumenter indéfì.niment sans parvenir à s'entendre, mais qu'il fallait, avant tout, examiner les faits, tels qu'ils ont eu réellement lieu: ainsi qu'ils sont exposés dans le lucide rapport du Procureur général de Florence. Alors M. Flourens a exprimé le désir d'avoir connaissance de ce rapport. Je lui ai promis de m'adresser à V. E. pour la prier, comme je vous prie, de m'autoriser à le lui communiquer avec les annexes. Je crois la chose indispensable; autrement on n'en finira jamais. D'autre part j'ai fait remarquer à M. Flourens qu'il était urgent, aussi bien pour lui, que pour nous, de clore cet incident, sauf à examiner plus tard, s'il y a lieu de reviser sur quelques points nos conventions.

Veuillez me répondre par télégraphe au sujet de la communication des documents.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Cfr. n. 484. (3) -Non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 69, pp. 206-207)

R. 7/7. Vienna, 10 gennaio 1888.

Benchè per avventura la domanda fosse superflua, chiesi oggi al Conte Kalnoky se ci fosse o si prevedesse qualche proposta da Pietroburgo o d'altronde rispetto alle cose di Bulgaria. Il Conte Kalnoky mi rispose che non v'è e non si prevede negoziato di sorta, nè alcuna proposta sull'argomento. Egli aggiunse che per parte sua si era sempre mostrato pronto a prendere in considerazione ogni proposta che gli fosse fatta sulla quistione di Bulgaria in base al Trattato di Berlino, ma che non aveva lasciato ignorare al Gabinetto di Pietroburgo che ogni negoziato su quest'argomento doveva farsi sul terreno internazionale e quindi col concorso di tutte le Potenze che firmarono quel trattato.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

(Ed., in traduzione e come estratto, in LV 64, p. 44)

T. 21. Roma, 12 gennaio 1888, ore 11,55.

A l'état où en sont les choses et devant la résistance de M. Flourens, je crois devbir résumer la pensée du Gouvernement du Roi. Il y a eu de la part du préteur de Florence un acte violent mais légal. Le Gouvernement français

qualifie cet acte de violation des archives consulaires; nous ne le regardons que camme excessif dans la forme, car le préteur qui n'a nullement violé les archives, est cependant entré par la force dans une pièce où se trouvaient les archives. Camme excessif nous avons jugé l'acte répréhensible et en avons puni l'auteur par l'ammonition. Mais il faut remonter aux causes de cet acte, et ces causes les voici: l 0 un sujet tunisien étant mort e n Italie, le consul de France a cru pouvoir s'ingérer dans les affaires de sa succession. Première faute, car le protocole du 25 janvier 1884 entre la France et l'Italie maintient en vigueur le traité du 8 septembre 1868 entre l'Italie et la Tunisie, et ce traité établit à l'article 23 que les successions des tunisiens en Italie seraient réglées d'après les lois italiennes; 2° non seulement le consul de France s'ingéra indùment d'une affaire qui ne le regardait pas, mais il négligea d'observer les stipulations de la Convention consulaire de 1862, entre l'Italie et son pays, camme vous l'avez vu par la note du Procureur général de Florence. L'acte du préteur n'est que la conséquence directe de ces faits. Or de mème que nous n'avons pas hésité à punir le préteur, la France aurait dù punir son consul. Au point de vue de mon collègue le Garde des Sceaux, l'ammonition est une punition suffisante, et je ne voudrais pas aller au-delà. * Si cependant le consul français à Florence recevait une autre destination, je tacherai de mon coté d'obtenir de M. Zanardelli que le préteur soit déplacé. Cet expédient ne doit ètre mis en avant par V. E. qu'à la dernière extrémité et dans le cas où vous seriez fondé à croire qu'il serait accepté. Il est bien entendu que les deux actes devraient etre simultanés. J'ajoute, pour ce qui concerne la presse, qu'un Gouvernement fort fait ce qu'il doit sans se soucier de ses blames ou de ses excitations. La presse italienne n'est ni moins libre ni plus retenue que la presse française: elle ne m'arretera jamais devant ce

que je crois devoir faire, ou ne me poussera jamais à faire ce dont je crois m'abstenir * (1).

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. P. s. N. Berlino, 12 gennaio 1888, ore 19,40 (per. ore 20,45).

Ainsi que me le fait dire aujourd'hui le Secrétaire d'Etat, ce qui a été confirmé par le délégué allemand à nos officiers, l'attaché militaire autrichien a reçu autorisation de prendre part aux pourparlers mais il se dit sans instructions définitives. Dans la séance de cet après-midi où il est intervenu, il s'est borné en effet à poser des questions auxquelles nos officiers ont répondu d'une manière parfaitement conforme à leurs instructions. Sur quoi il a déclaré qu'il en référerait à Vienne en exprimant l'espoir qu'on parviendrait à s'entendre. Je

dois ajouter, ainsi que me le disait le délégué, qu'il ne s'est agi dans cette première réunion à trois que de l'hypothèse n. 2. Un courrier arrivera probablement demain de Vienne, porteur d'instructions ultérieures. Celles actuelles n'avaient évidemment pour but que de sonder davantage et plus directement nos dispositions.

(l) Il brano fra asterischi è omesso in LV.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

D. 15/188. Roma, 12 gennaio 1888.

Mi reco a premura di segnare ricevuta del rapporto del 31 dicembre u. s. (1), al quale era unita la copia di un dispaccio indirizzato a Photiades Pascià dalla Sublime Porta, in ordine alla questione della frontiera tripolitana.

Ringrazio V. E. per questa comunicazione. Oramai la Porta ha ben compreso che i nostri uffici circa questo incidente ebbero un solo obbiettivo: preservare l'Impero da ogni offesa o minaccia allo statu quo territoriale rispetto al quale noi consideriamo solidali, anzi comuni, gli interessi nostri con quelli della Turchia.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 14/12. Vienna, 12 gennaio 1888.

Ringrazio V. E. per la comunicazione fattami con dispaccio segnato in margine (2), del rapporto del R. Incaricato d'Affari a Pietroburgo del 30 dicembre scorso (1), relativo al linguaggio che si tiene in Russia rispetto all'occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina per parte dell'Austria-Ungheria.

Il Governo Russo e la stampa Russa, nel lagnarsi di quella occupazione, sembrano far prova di poca memoria. Essi dimenticano che fu l'Imperatore Alessandro II che condusse per mano, per dir così, l'Austria-Ungheria in Bosnia e in Erzegovina. Fu l'Imperatore Alessandro II che nel convegno di Reichstadt coll'Imperatore Francesco Giuseppe, nella estate del 1876, comprò la neutralità Austriaca col consenso a quell'occupazione. A me, che movevo in proposito gravi osservazioni e tentavo di far prevedere al Governo Russo le conseguenze di quel passo, il Principe Gortchakoff rispondeva un po' ironicamente: • Ebbene, vuole l'Italia fare per questo la guerra all'Austria? •.

Prego V. E. di voler considerare questo ricordo come confidenziale.

(l) -Non pubblicato. (2) -Si tratta del dispaccio de11'8 gennaio 1888, n. 342, non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. SEGRETO RISERVATO S. N. Berlino, 12 gennaio 1888.

Dans un télégramme (l) adressé à cette Ambassade durant mon absence (13 novembre), V. E. parle d'un accord à trois définitivement accepté par le Cabinet Britannique, sauf rédaction nouvelle que lord Salisbury se réservait de nous communiquer. J'en ignare encore les termes. Les derniers documents que j'ai reçus, sont les copies des deux notes échangées à Londres le 12 février 1887 entre notre Ambassadeur et le Marquis de Salisbury, et des notes relatives à l'accession de l'Autriche-Hongrie.

Je serais obligé à V. E. de me communiquer le texte de l'arrangement auquel se réfère le télégramme précité. Le Comte de Bismarck me disait récemment que tout lui était connu. Pour sauver les apparences, je ne pouvais lui laisser entendre que tel n'était pas mon cas.

Je tiendrais aussi à savoir si un arrangement spécial a été conclu pour l'emploi éventuel des forces navales dans la Méditerranée, et à connaitre la teneur du Traité d'Alliance entre l'Allemagne et l'Autriche. Il me semble que vous m'avez laissé entendre dans une de nos conversations, que ce traité vous avait été communiqué par le Comte de Solms.

V. E. me connait assez pour comprendre que ma demande n'est point dictée par un sentiment de vaine curiosité, mais par le désir de mieux régler mon attitude et mon langage en étant renseigné, autant que faire se peut, et mème dans les nuances, pour tout ce qui se rattache à notre politique étrangère à laquelle vous donnez habilement une si active impulsion.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 8/14. Berlino, 13 gennaio 1888.

La situation générale s'est légèrement améliorée; mais, de peur de déception, il faut bien se rendre compte de quelle nature est cette amélioration. Elle est toute morale, c'est à dire qu'elle résulte de déclarations faites par la diplomatie russe et accueillies avec un semblant de satisfaction à Vienne et à Berlin, déclarations suivies par un radoucissement dans le ton de la polémique des journaux, à quelque exception près. Mais, jusqu'ici, aucun changement matériel n'est venu appuyer l'effet des ces bonnes paroles. Les choses sont, à ce point de vue, ce qu'elles étaient à la veille du jour de l'an. Il n'y a pas un soldat de moins en Pologne, vers la Galicie et la frontière

Silésienne. On dit que l'on a cessé d'en envoyer; on ajoute que les travaux de défense commencés, s'achèvent à loisir et sans hate; certaine classe de soldats de la garde russe qui devait étre licenciée seulement au printemps prochain, le serait dans le courant de Janvier. Mais à cela se bornent les faits, et tout le reste appartient, comme le disaient autrefois les philosophes, à la catégorie de l'opinion.

Dans un rapport précédent, j'ai signalé avec quelle réserve le Secrétaire d'Etat acceptait les symptòmes d'apaisement. On a passé, presque sans transition, des menaces de guerre aux assurances pacifiques, mais sans interrompre les préparatifs militaires, pas plus à Pétersbourg qu'à Vienne et à Berlin. Les préoccupations, lors meme qu'elles ne se manifestent plus à un égal degré, n'existent pas moins. La question bulgare reste ouverte. L'animosité de la Russi e contre l'Autriche est loin d'etre éteinte. Le parti des panslavistes s'agite toujours. Il n'a pas dépendu de lui que la récente équipée de Burgas, n'ait pas eu un meilleur succès. Il tendra d'autres pièges au Prince Ferdinand, tout en travaillant à détroner le Roi de Serbie. Il s'applique à entretenir de son mieux le feu qui couve sous la cendre dans les Balkans, et à amener les ehoses au point où l'Empereur Alexandre se verrait forcé de prendre une attitude énergique et de braver l'Autriche. Ce danger est présent à l'esprit du Prince de Bismarck; mais il espère encore que le Tsar ne se laissera pas déborder.

En attendant, tous les efforts du Chancelier tendent à la conservation de la paix. Il s'applique à contenir les ardeurs belliqueuses des cercles militaires en Allemagne qui, ayant le sentiment de la supériorité actuelle de l'armée impériale comme instruction, discipline et armements, ne voudraient pas, pour entrer en campagne, attendre le moment où les forces s'égaliseraient.

S. A. se refuse à entreprendre une lutte, tant qu'il aura une lueur d'espoir qu cette lutte peut etre évitée, ou indéfiniment ajournée. Si elle est inévitable, le Chancelier estime que le signa! partira de la Russie par une attaque contre le territoire autrichien, cas dans lequel l'Allemagne serait engagée à preter main forte à l'Autriche. Ce serait la guerre générale, car la France ne résisterait pas alors à la tentation de chercher une revanche de ses revers en 1870-71, et le feu gagnerait de proche en proche.

A propos de la France, on raconte ici au Département des Affaires Etrangères qu'un Comte de Breteuil se trouve à St. Pétersbourg pour régler l'admission dans l'armée russe d'un fils du Comte de Paris. M. de Breteuil aurait dit que la Russie ne saurait s'allier à la République, mais que le don de joyeux avènement de la Monarchie serait l'alliance de la France avec la Russie. A tort ou à raison, les Orléans sont fort mal notés à Berlin. Ce propos attribué à M. de Breteuil n'est pas fait pour calmer ces préventions.

Bientòt le Reichstag sera appelé à discuter le projet de loi à l'égard des modifications à introduire dans l'organisation de la Landwehr et du Landsturm, modifications qui nécessiteraient la demande d'un crédit d'une centaine de millions de marks. Pour s'assurer une majorité, il sera assez malaisé au Ministre de la Guerre, tout en assurant qu'il ne s'agit que de mesures défensives, de ne pas mettre en garde l'assemblée contre des vues trop optimistes sur l'état actuel des choses. Il sera peut-etre meme obligé de forcer un peu la note pour obtenir gain de cause. Il faut donc s'attendre, à cette occasion, à une certaine recrudescence de nouvelles alarmantes. Un accueil favorable de la loi aura pour résultat de rétablir davantage le calme dans les esprits. Si tel n'était pas le cas, et que le Cabinet de Berlin persistàt à juger la situation comme sérieuse, les espérances de paix seraient fort à la baisse.

(l) Cfr. n. :S02.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., parzialmente, in LV 58, p. 526)

R. 80/11. Londra, 14 gennaio 1888.

Lord Lytton, Ambasciatore in Parigi, ha informato il Foreign Office che, per mezzo del governo francese, la Porta proporrà alla Gran Bretagna una aggiunta ed una modificazione al disegno di Convenzione pel Canale di Suez. L'aggiunta è cosa di poco rilievo. Si tratterebbe di apporre le parole • à cet égard • alla fine del primo capoverso dell'art. 12 del disegno di convenzione (1). La modificazione, al contrario, è di molto peso. Si tratterebbe di stabilire che un Commissario Ottomano debba presiedere tutte le riunioni dei Consoli prescritte dall'art. 8 del disegno di Convenzione.

* Tale proposta di cui Lord Salisbury che si trova a Liverpool non ha ancora notizia non sarà secondo ogni probabilità accettata dal governo inglese per le tre ragioni seguenti * (2):

1° L'attuazione di essa altererebbe l'indole delle adunanze dei consoli. Secondo il pensiero del governo inglese quelle adunanze non dovrebbero differire in modo qualsiasi dalle solite riunioni consolari per faccende amministrative. Presieduti da un Commissario Ottomano, i Consoli rivestirebbero qualità di Commissari; ed il parere da essi manifestato avrebbe l'autorità di una deliberazione sancita dalla potenza sovrana.

2o Il provvedimento di cui si tratta potrebbe in taluni casi essere un ostacolo all'esercizio del diritto dato ai Consoli di volgere cioè l'attenzione del governo egiziano sui pericoli che possono minacciare il canale. Il rappresentante della potenza sovrana, presidente dell'adunanza dei consoli, potrebbe, per interesse * o per timore o per cecità della Porta * (3), attraversare o ritardare l'azione dell'adunanza.

* 3° La ragione di maggiore importanza è la terza. La presidenza del delegato Ottomano imposta per trattato avrebbe quel carattere di stabilità e di durata che ha lo stesso trattato. Essa continuerebbe ad aver luogo anche nel caso in cui fossero stati troncati i vincoli che legano l'Egitto alla Turchia e l'Egitto fosse posto sotto il protettorato di un'altra potenza, o reso del tutto indipendente. Se si pon mente che, forse fra pochi anni, un protettorato in

glese sarà imposto all'Egitto, si vede l'improbabilità che Lord Salisbury possa consentire alle proposte turche. Il Signor Flourens raccomandò vivamente a Lord Lytton le suddette proposte pregandolo di avvalorarle colle sue diligenze.

Nel farmi consapevole di ciò, il Vice Segretario di Stato mi fece notare. che la Porta cerca di sostenere la pur vacillante autorità in Egitto per mezzo di Commissari e di delegati. Soggiunse che Muktar Pascià, il quale non si era recato al Cairo che per conferire con Sir H. Wolff, rimane sulle rive del Nilo aspettando il ritorno del Wolff, già nominato Ministro di Inghilterra a Teheran * (1).

(l) -Con successivo telegramma in data 17 gennaio 1888, n. 81, Catalani confermò che la Porta aveva formalmente proposto al disegno di Convenzione le modifiche alle quali si accenna nel testo. (2) -LV.: • Tale proposta non sarà probabilmente accettata dal governo inglese per le tre ragioni seguenti •. (3) -Omesso in LV.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 64, pp. 48-49)

T. 72. Parigi, 15 gennaio 1888, ore 16,35 (per. ore 23,40).

J'ai eu hier dans l'avant soirée un long entretien avec M. Flourens qui m'a lu une partie du rapport du Consulat de Florence sur l'incident connu. Les assertions de ce rapport ne coi:ncideraient pas précisement avec celles qui ont servi de base au rapport du Procureur Général et à la délibération du Conseil du Contentieux diplomatique. En voici la substance. Le Cons<.ll de France, par lettre 30 Juin dernier, aurait informé du décès de Hussein Préteur Iaini qui répondit n'avoir pas le temps d'assister à la mise des scellés. Par lettre du meme jour Consul s'adressa au Préteur du 3.me arrondissement M. Decchini: qui répondit également n'avoir pas le temps d'assister à cette opération et engageait Consul exécuter lui meme sans intervention, consul turc ayant réfusé de s'occuper de la succession Hussein la confia au Consul de France. Plus tard par suite de réclamations des nommés Elmelik et Paoli qui prétendaient avoir des intérets dans la succession, Tribuna! de Florence par jugement conservatoire et exécutoire, quoique prononcé par défaut, ordonna au Préteur de mettre les scellés sur les papiers et objets de la succession Hussein. Le Préteur par ordonnance du 21 décembre dernier fixait le lendemain, 22, pour la mise des scellés. Consulat prétend n'avoir pas eu signification de cette ordonnance. Préteur se présenta au Consulat pour exécuter cette opération, mais le Chancelier, en fermant la porte du Consulat, opposait une résistance matérielle à l'exécution du mandat magistral, en vertu de la Convention consulaire il aurait du s'adresser au tribuna! pour justifier son opposihlon si il y avait lieu. Préteur, de son cOté, au lieu de forcer les portes, aurait mieux fait de protester régulièrement contre la dite opposition. Rapport du Consul prétend que le Préteur serait entré dans le Consulat cigarette à la bouche, et chapeau sur la tete, et qu'il aurait lui meme fouillé les archives en les mettant en desordre pour y rechercher les documents relatifs à la sue

31 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

cession; sans resoudre la controverse sur ce que l'on doit entendre par inviolabilité des archives consulaires, M. Flourens déclare que le fait mème du Préteur d'avoir fouillé dans les archives dans le but susenoncé prouve que, de sa part, il y a eu violation; il conclut, en conséquence, qu'il doit insister sur le déplacement de ce magistrat à titre de satisfaction donnée à la France, attendu que les accusations formulées contre le Préteur ne coi:ncidaient pas avec les informations recueillies par l'autorité italienne. Je priai M. Flourens de me remettre les copies rapport du Consul de Florence pour me les confronter; il m'a promis de me les donner. En attendant, j'ajoutai, si d'une part il y ava1t irrégularité du còté du Préteur, cette irrégularité avait été provoquée par la résistance illégale du Chancelier et que par conséquent si une punition était infiigée au Préteur, il en devrait ètre de mème pour le Chancelier, qui avait été la cause du confiit. J'insistai donc auprès de M. Flourens de mettre fin à cet incident en se contentant de l'admonition à donner au Préteur, ainsi qu'il avait été proposé par V. E., tandis que nous n'insisterions pas pour rien reclamer contre le Chancelier. Mais M. Flourens, quoique se montrant désireux de résoudre amicalement cette question, déclarait qu'il ne pouvait céder première exigence, c'est à dire sur le déplacement du Préteur, sans toucher au Chancelier. Cela étant, je lui répondis que je ne pouvais qu'en référer à V. E., en vous communiquant les rapports du Consulat de France, dont je le priai de remettre au plus tòt les copies, qui d'ailleurs m'étaient nécessaires pour contròler les notes que j'avais prises dans le cours de notre discussion. Plus tard j'eus, le soir, avec M. Charmes, directeur politique au Ministère des Affaires Etrangères, et chargé de l'incident de Florence, une conversation, dans laquelle il soutint, avec énergie, la thèse de M. Flourens. * Ce matin j'ai été très étonné de retrouver les arguments de M. Charmes développés dans un article du Journal des Débats * {1).

(l) Il brano fra asterischi è omesso in LV.

498

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 64, p. 50)

T. 75. Parigi, 16 gennaio 1888, ore 12,05 (per. ore 15,15).

Voici l'extrait d'une lettre que je reçois de M. Flourens: • Le Consul français à Florence m'avise à l'instant avoir été informé indirectement qu'un notaire doit se présenter à la Chancellerie pour inventarier documents succession Hussein dans archives du Consulat. Ceci constituerait dérogation engagement réserver affaire intacte pour ètre traitée entre nos deux. Je vous prie télégraphier immédiatement M. Crispi pour demander, en mon nom, donner ordre forme! pour que les autorités locales respectent statu-quo, attendant décision à intervenir entre nos deux Gouvernements •.

(l) Omesso in LV.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

(Ed., in traduzione, in LV 64, pp. 55-56)

T. 25 bis. Roma, 16 gennaio 1888, ore 20,30.

Je réponds à votre télégramme d'aujourd'hui midi (l) contenant extrait lettre M. Flourens. Il m'est parvenu en meme temps qu'un télégramme de Florence, m'informant que les parties intéressées en effet ont été assignées pour le 20 afin de procéder à la levée des scellés et à la formation de l'inventaire de la succession Hussein. Il est claire que la justice devait suivre son cours, ce qui vient à l'appui de ce que je disais dans mon télégramme, que le point principal est de savoir si les Conventions existantes entre la Tunisie et l'Italie doivent etre ou non observées par le consul de France. Or sur ce point le droit est évidemment tout et exclusivement pour nous, et, en le méconnaissant, le Gouvernement français ne fait qu'envenimer le différend, et retarder inutilement la solution. Veuillez remarquer, à ce propos, que si meme mon collègue Garde des Sceaux avait consenti au déplacement du préteur, ce fait n'aurait rien changé à la chose, puisque le nouveau préteur aurait du poursuivre également la procédure. La question principale n'est donc pas là. Je m'empresse d'ajouter que par déférence pour M. Flourens, je vais écrire à mon collègue de la justice pour qu'il veuille prier le procureur général du Roi de s'interposer pour obtenir la suspension provisoire des actes de procédure.

500

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

(Ed., in traduzione, in LV 57, p. 61)

T. 26. Roma, 16 gennaio 1888, ore 23,59.

Comme V. E. le saura déjà, les négociations pour le Traité de Commerce entre l'Italie et la France ont été suspendues depuis le 14 courant, sur la demande des délégués français. Les retards qu'ils avaient occassionnés eux memes et cette interruption, ont fait que le nombre des séances s'est réduit à six (2), dans lesquelles les négociateurs ont procédé à un examen général des différents articles sur lesquels portent les intérets des deux pays. Je dois reconnaitre que la conduite des délégués français a été correcte et courtoise. Quant à leurs intentions réelles, nous ne sommes pas sans nourrir quelques craintes, car le délai nous conduit au 24 du moi, c'est-à-dire, presque à la fin de janvier, sans que rien ne soit décidé.

En cet état de choses, je dois prévenir V. E. que si le nouveau traité ne sera pas signé avant la fin de Février, le Gouvernement du Roi n'accordera aucune autre prorogation de l'ancien traité. Veuillez, si l'occasion s'en présente, mais sans en prendre l'initiative, en informer M. Flourens et chercher à connaìtre * ses véritables intentions *.

(l) -Cfr. n. 498. (2) -I processi verbali delle sei sedute trovansi in LV 57, cit., p. 67 sgg.
501

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. P. s. N. Berlino, 17 gennaio 1888, ore 15,46 (per. ore 18,50).

Les conférences à trois, ajournées en suite du manque d'instruction de l'attaché militaire autrichien, ont été aujourd'hui reprises dans la séance de ce matin. Il a déclaré que l'Etat-major autrichien consentait en cas de guerre générale, à mettre à la disposition de nos troupes les passages du Brenner, de la Pontebba, et de Cormons; mais, relativement à l'hypothèse N. l, il déclarait, comme cela était prévu ici, que ces lignes ne pourraient nous etre ouvertes sans violer la neutralité et s'exposer mème à des manifestations à l'intérieur de l'Empire; car le Gouvernement austro-hongrois serait alors en quelque sorte rendu responsable d'avoir entrainé la Monarchie à participer à la guerre et à étendre le terrain des hostilités. Le délégué allemand s'est montré plutòt satisfait de ces déclarations, tout en laissant comprendre le grand prix qui serait attaché ici à notre concours éventuel vers le Rhin. Je me réfère au télégramme que nos délégués vont expédier de leur coté.

502

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. P. s. N. Berlino, 17 gennaio 1888, ore 20,44 (per. ore 21,12).

Lors de la visite que je lui ai faite aujourd'hui le Secrétaire d'Etat connaissait déjà par mon collègue autrichien les déclarations de l'Attaché militaire autrichien à la séance de ce matin. S. E. avait appris avec satisfaction les dispositions montrées par l'Etat-major de Vienne pour le cas d'une guerre générale. Quant à l'idée de conclure des à présent une convention, cela semblait prématuré au Comte de Bismarck, vu la difficulté de préciser les mouvements de troupes, etc., pour les diverses éventualités qui pourraient se présenter. Il suffirait peut-etre, conformément aux instructions de nos délégués, que ceux-ci rédigent un mémoire indiquant les vues échangées et dont ils donneraient lecture à la prochaine séance après-demain jeudi. Ce mémoire résumerait les points sur lesquels l'accord à été établi dans les con

férences à trois et serait communiqué, avec ou sans signature des délégués respectifs, aux gouvernements pour l'approbation nécessaire. En attendant, il a été utile de procéder à un pareil échange de vues; les bureaux d'étatmajor pourront mieux préparer leurs travaux. Le Secrétaire d'Etat, en parlant de l'hypothèse N. l, et des scrupules autrichiens, faisait la remarque que théoriquement ces objections avaient leur raison d',etre, mais que pratiquement la force des choses mettrait son poids dans la balance pour démontrer qu'une lutte de la France contre l'Allemagne ne resterait pas localisée. Il en avait tellement la persuasion qu'il disait à mon collègue autrichien que dans l'éventualité d'une attaque de la France contre l'Allemagne, la meilleure voie à suivre pour l'Autriche serait celle de déclarer elle-meme la guerre à la Russie. Ce serait peut-etre une dernière chance, quelque incertaine qu'elle paraisse d'empecher une conflagration en donnant à réfléchir à la Russie sur le danger de courir l'aventure devant la triple alliance. Au reste, ajoutait le Comte de Bismarck, tout porte à prévoir que l'initiative d'une guerre partirait de Pétersbourg plutòt que de Paris. La France se tient aujourd'hui sur une réserve. Le Cabinet de Pétersbourg a fait sonder le terrain à Paris pour savoir quelle serait l'attitude de la France en cas de guerre. Le Gouvernement français a décliné péremptoirement de se prononcer. C'est peut-etre à cause de ce refus que l'Empereur Alexandre se montre disposé à admettre le fils du Comte de Paris dans le corps de la garde.

(l) LV.: • Le sue intenzioni, che voglio ancora credere concilianti •.

503

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, NIGRA, A BERLINO, DE LAUNAY, A COSTANTINOPOLI, BLANC, AI MINISTRI A LISBONA, OLDOINI, A MONACO, ULISSE BARBOLANI, A BUKAREST, TORNIELLI, A BELGRADO, GALVAGNA, ALL'AJA, SPINOLA, A MADRID, MAFFEI, A COPENAGHEN, MAROCHETTI, A BRUXELLES, DELLA CROCE DI DOJOLA, AGLI INCARICATI D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, A PIETROBURGO, BISIO, AD ATENE, CALVI, A STOCCOLMA, BOTTARO COSTA, E AGLI AGENTI E CONSOLI GENERALI A SOFIA, DE SONNAZ, E AL CAIRO, DE MARTINO

(Ed., in traduzione, in LV 64, p. 58)

T. 30. Roma, 17 gennaio 1888, ore 23,55.

L'incident du Consulat de France à Florence ayant été l'objet de versions et de commentaires inexactes, j e vous en donne brièvement les détails: le 22 décembre dernier, le préteur du 1er Mandement de Florence, agissant en vertu d'une sentence du tribuna!, se présentait au Consulat de France pour apposer les scellés sur les effets et documents de la succession du général Hussein, tunisien, décédé dans la dite ville. Le Chancelier du Consulat, en l'absence du Consul, fit opposition et déclara qu'il ne céderait pas meme à la force. Se basant alors sur l'art. 850 du code de procédure civile, le préteur fit ouvrir les portes et en présence de temoins proceda à l'apposition des scellés. D'après nos lois et notre régime conventionnel, le seui autorisé à procéder à l'apposition des scellés sur les objets composant la dite sucession était notre magistrat.

L'acte était donc légal. Malgré cela, considérant que le préteur était entré par la force dans le local où se trouvaient les archives du Consul, et malgré qu'il ignoràt cette circonstance, le ministre de la Justice l'a punì conformément à nos lois. Tels sont les faits, et si le ministre des affaires étrangères du Gouvernement auprès duquel vous etes accrédité vous en parle, vous n'aurez pas de peine à lui montrer par ce simple exposé que le Gouvernement du Roi a fait son devoir et a témoigné une fois de plus de son respect pour les convenances internationales.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 2/2. Costantinopoli, 17 gennaio 1888.

I miei rapporti del 19 e del 31 dicembre (l) indicavano l'ordine di idee musulmane nel quale si è operato il riavvicinamento del Sultano e d'Ismail Pascià. Man mano si verrà a conoscere quale parte vi abbiano gli elementi schiettamente egiziani, quali: il principe Halim, erede del trono d'Egitto secondo la legge anteriore che si tratterebbe di ristabilire; il Principe Hassan, figlio d'Ismail, da alcuni mesi aiutante di campo del Sultano, designato poco fa da un intrigo non del tutto chiarito a candidato di suo padre ad un principato d'Albania; qualche principessa egiziana a cui la Neue Freie Presse allude come avente parte importante nel ritorno d'Ismail, ecc. ecc. -L'ex-Khedivé, appena giunto, assunse il contegno di un vecchio credente; non fece nè ricevette visite diplomatiche, inviando solo un suo segretario ad esprimermi il rincrescimento di non poter recarsi alla Ambasciata in dimostrazione di grata ricordanza dell'ospitalità italiana. Le sue ricchezze lo fecero bene accolto dai famigliari del Palazzo e dai funzionari della Porta. Incominciò le munificenze con alquanta precipitazione, offrendo dieci splendidi cavalli al Sultano, che non li accettò. È in assidue relazioni con Abram Pascià, fratello di Nubar, ed antico amministratore dei beni Khediviali; con Artin, Mustechar degli Esteri, e con altri Armeni. Ogni indizio dimostra che influenze russe e francesi ispirarono e facilitarono la venuta d'Ismail, col risultato, annunziato dal signor Nélidow, di creare imbarazzi all'Inghilterra; per mascherare poi il loro giuoco e seminare diffidenze, fanno correre voce che Ismail sia segretamente d'accordo col governo del Re.

Ismail disse schiettamente ad un personaggio che lo visitò, essere venuto a preparare il proprio ritorno al trono d'Egitto. Ed anzichè bisognoso di riposo, parve impaziente d'azione. Tewfik non si è persuaso dalle assicurazioni che il

Sultano gli mandò per mezzo di Muktar Pascià, e fa intendere che se la Porta appoggerà i disegni di suo padre contro di lui, si darà senza riserva alla politica inglese; mentre sembra prevalere in Palazzo la previsione che Tewfik allarmato finirà per dimostrare assoluta docilità alle volontà del Sultano. È confermato che la conferenza, già da me segnalata, del Sultano con Ismail circa il progetto di Convenzione per il Canale di Suez, fu cagione che il progetto venisse rinviato dal Sultano alla Porta per nuovo esame, essendovi sollevata la questione, tra altre, se la Convenzione potesse recare qualche impedimento, in dati casi, al passaggio di forze turche per il Canale. lsmail parve ansioso di distruggere l'impressione che egli potesse agire contro gli interessi francesi; citò la lettera pubblicata contro il progetto di Convenzione dal Signor di Lesseps di cui disse dividere le idee, e fece allusione all'opinione di Muktar Pascià, che la base d'operazione della politica turca relativamente all'Egitto nelle presenti condizioni d'Europa, non può più essere il distrutto concerto europeo, mendacemente affermato da Convenzioni tra le Grandi Potenze, ma un'opportuna scelta di alleanze.

Queste Ambasciate di Russia e di Francia, nel favorire ora Ismail (caduto, secondo la leggenda ottomana, per aver voluto ricorrere ai musulmani contro la espropriazione usuraia europea) dimostrano volere l'Egitto degli Egiziani sotto la effettiva sovranità del Sultano, e rispondono cosi col fatto all'imbarazzante interrogazione del Gran Vizir al Conte di Montebello: c Perchè volete che la Convenzione per il Canale non menzioni lo sgombro, mentre a proposito della Convenzione Drummond W olff mi avete promesso il concorso morale e materiale della Francia per lo sgombro? •. Il progettato ritorno per l'Egitto al modo di successione che non ha cessato di essere in vigore per la Turchia, lusinga il Padiscià e gli Ulemas come primo pegno della restaurazione in Egitto delle leggi musulmane per i musulmani, senza pregiudizio dei diritti degli europei in quanto li concerne. La legge che si vorrebbe ripristinare in Egitto non è l'antica legge musulmana propriamente detta, che stabiliva l'elezione del più degno tra i membri della famiglia, ma bensì la legge attuale di successione per i Sultani, applicata alla famiglia di Mehemet Ali con Firmano del lo Luglio 1841 (Rebiul Akkir 1257) e che istituisce erede il più anziano dei principi viventi della famiglia. L'attuale legge egiziana, che si tratterebbe di rivocare, istituiva, sulle istanze d'Ismail, la successione di primogenitura sul modo europeo (Firmano del 27 Maggio 1866 -12 Moharem 1283).

I miei Colleghi non dubitano che il sentimento nazionale e religioso venga adoperato contro l'occupazione inglese in Egitto e contro la disparizione della bandiera ottomana a Massauah, parte integrante dell'Egitto secondo i firmani d'investitura. Si vuoi creare all'Inghilterra nell'alto Egitto ed all'Italia nelle parti del Sudan vicine a Massaua imbarazzi simili a quelli che già con mezzi affatto differenti Francesi e Russi, col solito concorso di Greci, contribuiscono a fomentare in Abissinia. Nell'attuale conflitto nostro cogli Abissini, abbiamo per alleati naturali i Musulmani del Mar Rosso, come anche gli Arabi del Nilo erano i nostri alleati naturali quando nel 1881 incominciò il processo d'eliminazione della preponderanza francese dall'Egitto; il discorso di Arabi Pascià alla scuola italiana del Cairo nell'82 potrebbe ancora essere il miglior ordine del giorno agli indigeni nel caso di un futuro intervento italiano. Eppure in

allora l'Italia e l'Inghilterra vincolate da secondarii interessi ai consorzii di finanza, di stampa, ecc., che da Parigi influenzavano Londra e Roma, lasciarono che il partito nazionale, sostenuto dalla sola Germania, si arrendesse nel momento più decisivo agli agenti francesi abilmente diretti dal Signor di Lesseps, i quali persuasero Arabì di non aver nulla da sperare nè da temere dalla pacifica Inghilterra e dalla esitante Italia. Ismail ben sa che la Francia, come ha incoraggiato in epoche diverse Mehemet Ali ed Arabì Pascià per abbandonarli di poi, non è neppure per lui appoggio sicuro; nè ha intenzione di sfidare a sua volta l'Inghilterra, la quale dopo tutto, dimostrò, come quel personaggio di Shakespeare, di aver più sangue che non si fosse creduto; ma conta sulla necessità in cui l'Inghilterra sarebbe di sgombrare l'Egitto per la difesa dell'India, e sul crescente convincimento dell'opinione inglese che la sola fine possibile della occupazione sia la riconciliazione cogli occupati, dei quali egli si fa il rappresentante.

Discorrendo dello scopo limitato saviamente prefisso da V. E. all'attuale spedizione contro l'Abissinia, e della nostra posizione a Massaua in relazione colle quistioni poste al Cairo e qui il Signor di Radowitz mi esprime in confidenza il rincrescimento personale che non sia stato adottato a Roma lo schema accademicamente studiato nello scorso aprile da me con Sir H. D. Wolff allo scopo di togliere di mezzo gli impedimenti opposti in Egitto ed a Massaua alla conclusione di un accordo italo-anglo-turco, complemento delle nostre alleanze

(V. i miei rapporti 12 aprile, 21 e 31 Maggio). Ritenuto che l'occupazione di Massaua non debba essere quale in origine la si considerò a Parigi, un pegno cioè preso contro la predominanza inglese sulla via imperiale alle Indie, e la approvazione per parte dell'Italia di un progetto francese di rientrare in Egitto per il Sudan, al fine di stabilirvi il controllo in tre; ritenuto che al contrario siamo nel Mar Rosso come nel Mediterraneo alleati dell'Inghilterra e non suoi rivali insieme alla Francia; ne seguiva l'opportunità di accordi fra l'Italia, l'Inghilterra e la Porta sul complesso della duplice questione dell'Egitto e di Massaua, senza pregiudizio delle nostre operazioni militari contro l'Abissinia. Riconoscendo Massaua come parte dell'Egitto, del quale saremmo stati così in massima co-occupanti cogli inglesi, avremmo potuto realizzare il desideratum nostro e delle Potenze centrali, che la Convenzione Drummond W olff fosse base d'implicita alleanza della Turchia col nostro gruppo; riconciliare a noi e all'Inghilterra l'Islam Arabo, atto a contenere il Negus ed a pacificare il Sudan; e preparare le vie a formali cooperazioni o a dirette guarentigie reciproche dell'Italia e dell'Inghilterra per l'autonomia dell'intiero Egitto. Come riferivo il 21 Maggio, i miei Colleghi di Inghilterra, di Germania e di Austria-Ungheria erano convinti che, se la questione di Massaua poteva, senza pregiudizio delle esigenze della nostra situazione militare, cessare di essere d'ostacolo ad una vera intelligenza tra l'Italia, l'Inghilterra e la Porta, complemento delle nostre alleanze, un tal fatto, nelle urgenti circostanze presenti, poteva essere di grande conseguenza per il successo della comune opera di pace e di conservazione in Oriente. Ed ora il Signor di Radowitz m'informa confidenzialmente che tale schema, da lui riferito a Berlino, fu da quel Gabinetto ritenuto pratico ed efficace.

Il rifiuto nostro di un negoziato preliminare per una futura ed identica soluzione delle questioni d'Egitto e di Massaua, indipendentemente dal conflitto con l'Abissinia circa il quale era ovvio non poter noi trattare, fu dunque inteso dalla Porta nel senso che declinassimo di affermare una solidarietà, sia fra le due Potenze occupanti, sia colla Potenza Alto-Sovrana. E sin dal 21 Maggio segnalavo, e confermavo di poi contro smentite di Londra, le conseguenze che ne derivavano per la politica inglese, indotta a far concessioni alla Francia per le cose d'Egitto e della baia di Tagiurra ed a stabilire correlazioni tra la questione egiziana e quella delle nuove Ebridi, come si vide nel successivo Ottobre.

L'Inghilterra, così, non avviatasi per l'Egitto nessuna soluzione nemmeno di massima accetta alla Turchia, agli indigeni e all'Italia, rimase per la sua occupazione in Egitto nella posizione in cui era Napoleone III per l'occupazione di Roma: cercando, cioè, di conchiudere qualche patto per sgombrare senza rischio e colla facoltà di reintervento.

Ma la Turchia fu più diffidente verso la Convenzione Drummond Wolff di quanto era stata l'Italia verso la Convenzione del 15 Settembre. E quando tra la Francia e l'Inghilterra fu tentato un nuovo progetto di Convenzione per regolare almeno il transito del Canale di Suez, la questione della presidenza turca sulla riunione dei Consoli rimane affermazione degli stessi legami musulmani fra la Turchia e l'Egitto che trovarono ora in Ismail un campione.

È illusione o artifizio l'opinione accreditata qui dai russi e dai francesi che Ismail per l'Inghilterra ed il Negus per l'Italia bastino a diversioni che lasciano libero il campo alla Russia per isciogliere di fronte alla sola Austria-Ungheria la questione bulgara.

Tuttavia i miei Colleghi temono che qualche nuova diversione suscitata sul Nilo o sul Mar Rosso venga a sviare le correnti parlamentari in Inghilterra ed in Italia, ed a distrarre i due Gabinetti dalle quistioni assai più decisive che stanno maturando nei Balcani.

(l) Cfr. nn. 442 e 470.

505

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 4/3. Costantinopoli, 17 gennaio 1888.

Nello stesso tempo che la banda di montenegrini, di emigrati bulgari e di russi, disfatta il 3 corrente vicino a Burgas, partiva da Costantinopoli, un'altra simile banda, della quale non si hanno tuttora notizie, si dirigeva dai Conventi del Monte Athos sulla Rumelia, e due altre bande partivano da Adrianopoli l'una delle quali fu arrestata sul territorio turco e l'altra disfatta in Rumelia. Quest'ultima era comandata da certo Nabukof che fu ucciso, e sul cadavere del quale si trovò una lettera interessante diretta al Generale Ignatief, attualmente presidente della società slava di Mosca. Il Nabukof erasi recato recentemente da Costantinopoli a Mosca, e la lettera firmata Petro Petrovich, sembra essere stata scritta prima della sua partenza e probabilmente riconsegnata dal destinatario, dopo presane notizia, al Nabukof. In essa viene esposto al Generale Paulovich Ignatief, a cui si dà ogni corretto titolo, come l'esecuzione del noto piano richiegga l'arruolamento in Turchia ed in Grecia di un millecinquecento Montenegrini, non potendosi contare sulla popolazione bulgara; essere perciò necessario che un Agente si rechi presso il Principe Nikita per ottenerne il permesso per gli arruolamenti e l'ordine alla Legazione (di Montenegro in Costantinopoli, probabilmente) di non osservare nulla e lasciar fare.

Il 9 corrente, in una conversazione col Signor Nélidow, il Gran Visir gli annunziò l'uccisione di Nabukof, locchè parve fare impressione sull'Ambasciatore, il quale, biasimando le imprese delle bande, riparlò, per la prima volta da più mesi in qua, degli affari bulgari, dicendo al Gran Visir che è necessario finalmente provvedere a ristabilire l'ordine legale in Bulgaria, ed a dare lo sfratto al Principe di Coburgo.

Kiamil Pascià domandò con quali mezzi, ed il Signor Nélidow non rispose. Ieri 16, il Signor Nélidow ritornò alla Porta e disse al Gran Visir aver avuto notizie secondo le quali il Nabukof sarebbe tuttora vivo. Il Gran Visir lo assicurò che era morto e non disse parola dei documenti trovati. E l'Ambasciatore ritornò a dichiarare necessario che il Principe di Coburgo lasci la Bulgaria. Disse che, partito il Principe, sarebbe facile una soluzione conciliante. Il mezzo era che la Porta gli intimasse la partenza. Il Gran Visir rispose che la Porta non esiterebbe a ciò fare quando tutte le Potenze vi fossero consenzienti. Il Signor Nélidow osservò non essere dubbio quel consenso, nessuna Potenza avendo riconosciuto il Principe di Coburgo come Principe di Bulgaria. Il Gran Visir obiettò che il Principe, il cui linguaggio indica risoluzione di resistere, sembra contare, non sopra alcuna Potenza, ma sull'appoggio del suo popolo; che parecchie Potenze d'altronde riconoscevano la legalità dell'elezione di lui dalla Sobranie; e che, se la presa di possesso effettiva e l'esercizio dell'autorità principesca era illegale, come non nega alcuna Potenza, l'illegalità proviene dall'unico fatto che la Russia non accetta quel Principe. L'Ambasciatore non aggiunse nulla, come se il suo scopo fosse unicamente di avvertire la Porta di una decisione presa dalla Russia contro il Principe Ferdinando.

Risulta da quanto precede che la questione bulgara è ormai posta di nuovo con dichiarazioni perentorie dell'Ambasciatore di Russia alla Porta, e con ispedizioni di volontari dirette dal territorio ottomano, per terra e per mare, contro il Principato. L'insufficienza della sorveglianza dei funzionari ottomani, quasi tutti armeni e greci, emerge dalla pubblicità ed impunità dei preparativi già più volte segnalati in Adrianopoli, e dal fatto che, mentre un Ambasciatore non può navigare lungo il Bosforo sen2a che la polizia militare ne sorvegli i movimenti, una truppa armata poté organizzarsi a Costantinopoli, noleggiare un vapore che lasciò il porto, come ora risulta, dieci ore dopo che il Governo ottomano era stato avvisato; sbarcata a Buyuk-dere dal comandante del vapore che s'era accorto di trasportare truppa in armi, passarvi la notte. noleggiare liberamente un altro vapore, il • Giorgios •, e proseguire a viso scoperto l'impresa fino a destinazione.

Il noto piano, a cui si alludeva sopra, sembra, secondo gli indizi messi insieme dai Colleghi amici e da me, essere il seguente. Un movimento prodotte in Bulgaria da volontari e sotto comando russo, darebbe la mano ad altri movimenti analoghi in altre regioni della Penisola dei Balcani, da molto tempo minate dai comitati panslavisti. Il Principe di Montenegro, che, per l'appunto, ha dato al Sultano una prova di lealtà nel recente affare di Burgas, si farebbe centro del movimento generale, che risparmierebbe le provincie turche; i fautori dell'impresa confiderebbero che i Bulgari, scoraggiati dal sostenere il Principe Ferdinando, e trascinati dagli altri slavi del Sud, accetterebbero il Generale Ernroth, e tanto più, dato il caso, il Generale Ignatief, che, prima del Principe di Battemberg, fu candidato al Principato bulgaro ed avrebbe conservato in Bulgaria l'influenza ed il prestigio acquistati anni sono con l'organizzazione da lui creata della Chiesa Bulgara. Intanto trecentomila uomini in Polonia minacciano senza attaccare l'Austria, che è supposta non poter prendere l'offensiva senza correre il rischio di mancare dell'aiuto della Germania. L'Inghilterra e l'Italia, i cui rappresentanti qui non manifestano presentemente alcuna speciale attività ed i cui Governi fecero di recente alcune dimostrazioni di buon volere verso la Francia e la Russia, sono considerate dover rimanere in disparte; questa, per gli sforzi che richiederà la guerra di Abissinia, quella per difficoltà che si prevedono riguardo all'Egitto.

I miei colleghi d'Inghilterra e d'Austria-Ungheria sembrano temere che se quel piano verrà effettivamente proseguito, e se lo si lascerà andare troppo oltre, i Russi piglino nei Balcani una posizione troppo vantaggiosa. Il mio Collega di Germania invece opina che in tal caso le alleanze esistenti opererebbero con maggiore efficacia e risoluzione, la situazione diventando così più chiara e più decisiva; circa le notizie di Sofia che annunziano ora espressioni di scoraggiamento, ora intenzioni di resistenza del Principe Ferdinando, ed incertezza sulla fedeltà dei ministri bulgari alla persona di lui, il signor di Radowitz osserva che, anche se verrà istituita una nuova reggenza, ciò non avrà inconvenienti per i Bulgari, i quali, dopo tante prove, non possono più essere creduti capaci di sacrificare alla Russia la loro autonomia.

Io, però, non ho dissimulato al Signor di Radowitz l'impressione mia che, astrazione fatta dalla persona del Principe di Coburgo, sia alquanto arrischiato il giuoco di lasciar andare troppo oltre l'impresa di dissoluzione diretta contro l'autonomia bulgara. Se la causa dei Bulgari, qualificata particolarista dai Russi, venisse da essi anche solo in apparenza complicata con un movimento artificiale nel quale sembrassero concorrere, a traverso i Balcani, Serbi e Montenegrini, ne nascerebbe secondo me una situazione politicamente sfavorevole, nella quale la causa della libertà bulgara sparirebbe in quella del panslavismo autocratico. Dopo esperimenti infelici sulle capacità militari dei greci e dei serbi, i Bulgari sono rimasti l'ultima e suprema speranza per le autonomie e le indipendenze future nella Penisola dei Balcani. Gli altri paesi detti Iugoslavi sono, come furono l'antica Polonia e i Principati Moldavo e Valacco, abituati dalla loro storia a troppi mutamenti di principi, a seconda di alternate preponderanze estere; e l'indifferenza così impressa in quei popoli verso qualsiasi questione dinastica ne diminuì le attitudini a vera indipendenza. Oltrechè, attratti verso la Russia da affinità di razze e di credenze, verso l'Austria-Ungheria dalle correnti economiche che tanto influiscono sulla politica nella nostra era industriale, quegli altri Iugo-slavi appariscono all'Italia elementi tuttora vacillanti fra varie egemonie. Soli i Bulgari, popolo rimasto estraneo alle vicende dei Iugo-slavi e neppure designato nella loro storia con tale appellazione, furono sottratti all'altalena delle preponderanze estere, ma da due cagioni speciali: l'educazione all'americana ricevuta nel Robert's College dalla gioventù agiata e la resistenza contadinesca del popolo alle speculazioni della finanza franco-russa; e soli inaugurarono la loro esistenza autonoma con un principe che li condusse alla vittoria. È a deplorarsi l'abbandono in cui gli ambasciatori presso la Porta lasciarono che il Principe Alessandro cadesse, vittima di una congiura che ricorda certe scene di cui i palazzi degli Czar furono teatri; e che, con tali procedimenti asiatici si introducessero anche a Sofia le tradizioni di instabilità che intralciarono lo sviluppo delle altre autonomie balcaniche. Ed ormai sarebbe forse pericoloso lasciar minare indefinitivamente dal di fuori le rimanenti dighe difese dai soli bulgari contro le invasioni di estere preponderanze. Il Governo Russo, quando sospendeva testè i negoziati per la sostituzione di un luogotenente principesco al principe Ferdinando, lasciò intravvedere il sospetto che gli si volesse tendere un agguato, spingendolo indirettamente ad una occupazione della Bulgaria; e manifestò il proposito di non impegnare l'esercito russo in tale mossa militarmente svantaggiosa. Nel momento presente, in cui dopo più mesi di sosta egli risolleva la quistione bulgara, rinnova più categoricamente analoghe dichiarazioni; il Signor di Radowitz, informandoci confidenzialmente che il Gabinetto di Pietroburgo ha dato ultimamente a Berlino l'assicurazione che non interverrà in Bulgaria. Se adunque è possibile da qualche parte un tranello, non è se non quello che ci verrebbe teso dal piano sopraccennato, col quale, da Varna a Ragusa, apparirebbe stabilirsi da sè, in condizioni di pace forzata, un'alterazione dello statu quo pregiudizievole agli interessi dell'Italia e dell'Inghilterra, nonchè a quelli dell'Austria-Ungheria. Sembra dunque che dobbiamo mantenerci fermi sulla linea di condotta sin qui seguita; concorrendo con un contegno di riservatezza e di circospezione a che

si evitino nuove difficoltà, ma pronti a corrispondere con calma ed efficacia a quelle che sorgano. E minacciano invero difficoltà nuove le intimazioni diplomatiche ed i colpi di mano diretti ultimamente contro lo statu quo bulgaro. I Rappresentanti qui delle tre Potenze più interessate al libero sviluppo delle nazionalità balcaniche non possono a meno di continuare la politica di difesa senza provocazione, di appoggio all'autonomia e non al principe, da essi non senza frutto precedentemente attuata; politica che il Rappresentante di Sua Maestà, anche in nome dei suoi Colleghi d'Inghilterra e d'Austria-Ungheria, ebbe l'onore di esporre a S. M. il Sultano, nella udienza del 26 Agosto u. s. Non mancherò di prendere coi miei detti Colleghi opportuni concerti per chiedere ai nostri rispettivi Governi istruzioni per la tutela dei comuni interessi nelle attuali emergenze.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. SEGRETO S. N. Costantinopoli, 19 gennaio 1888, ore 15,37.

J'ai cru devoir exprimer à Radowitz mon impression personnelle que la Russie, au lieu de s' .... (l) prépare une situation tout à notre désavantage et que les trois puissances méditérranéennes alliées, en restant trop passives, laisseraient préjuger gravement les intérets communs. Nous nous sommes ensuite réunis, White, Calice et moi, et nous avons convenu d'exprimer à nos Gouvernements l'avis qu'il faut faire quelque chose pour empècher le découragement et la discorde chez les Bulgares, à qui on a fait croire que l'Europe va se déclarer contre eux, ainsi que pour porter quelque remède à la tolérance et aux facilités que trouvent sous nos yeux les expéditions déguisées des Russes. White et Calice m'ont dit se borner à télégraphier de nouveau à leurs Gouvernements en termes généraux. White ne veut pas se risquer à faire à Salisbury des propositions plus précises de crainte que la prochaine réunion du Parlement ne fùt pour Salisbury un motif de rester sur la réserve. D'autre part la récente tension entre l'Autriche et la Russie pourrait etre un motif pour l'Italie, comme étrangère à cette tension, de prendre une certaine initiative dans l'intérét de la conservation de la paix. J'indique par télégramme suivant (2) ce qu'on pourrait faire.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione e parzialmente, in LV 64, pp. 61-62)

T.104. Parigi, 19 gennaio 1888, ore 17,25.

Faisant suite à mon télégramme d'hier (2), j'ajoute quelques détails sur la longue discussion que j'ai eue hier avec M. Flourens sur l'incident de Florence. Je lui ai verbalement donné connaissance des télégrammes de V. E., dont deux du 16 courant (3), et un du 17 (2). Je lui ai ensuite fait connaitre verbalement la dépéche de V. E., du 13 courant (2), où sont exposées les irrégularités et illegalités commises par le Consul français, et se rapportant à la séparation tracée par V. E. de la question diplomatique politique de celle judiciaire. J'ai déclaré nettement que nous ne pourrions reconnaitre au défunt la qualité de français; qu'à nos yeux il n'était que sujet tunisien, et qu'ainsi la position en Italie était réglée par le traité de 1868. Je rappelai à M. Flourens, qu'ayant moi-meme dirigé la stipulation de ce traité, je savais dans quel esprit il avait été conclu; que le Bey de Tunis voulant établir des consulats tunisiens en

Italie, nous nous y étions refusés, parce que quelle que fut l'indépendance dont il jouissait pour l'administration de la Régence, il n'en était pas moins vassal du sultan, qui seui pouvait l'autoriser à avoir des consuls, lesquels d'ailleurs n'auraient pu etre établis sans une convention; et que par conséquent

M. de Laigue, en s'emparant, en sa qualité de consul français, de l'ensemble de la succession Hussein, avait commis une usurpation d'attributions, dont il est responsable vis-à-vis de nos tribunaux, auxquels appartient la tutelle des ayants-droit et que, par ce fait, il s'était exposé à subir les conséquences des réclamations que les intéressés pouvaient formuler devant nos tribunaux, seuls compétents (à les recevoir). J'ajoutai que notre magistrature jouissait d'une indépendance absolue à l'égard du pouvoir exécutif, et que, d'ailleurs, nos lois offraient toutes les garanties désirables d'une bonne justice. Parlant du procédé du préteur qui avait du pénétrer de force dans le Consulat, je notai qu'il avait été provoqué à cet acte par la résistance illégitime de l'agent consulaire. Je m'abstins de discuter de nouveau la question de violation des archives.

Naturellement M. Flourens prit la défense de son subordonné. Cependant il ne connaissait pas le traité de 1868, se réservant toutefois d'en examiner la teneur. Deux heures avant l'audience, j'avais reçu de M. Flourens une dépèche qui accompagnait les documents que je lui avais précédemment communiqués et à laquelle étaient jointes les copies de ceux qu'il avait reçu du Consul français de Florence. J'ai expédié ces derniers documents à V. E., en y joignant la copie de la dépèche susdite, le tout accompagné d'un mien rapport que j'ai confié à Ressman, parti hier au soir pour Rome. Dans cette dépèche

M. Flourens parlait des nouvelles menaces de perquisition chez le consul dont il avait été averti et protestait contre cette nouvelle violation du domicile consulaire, * en terminant par une phrase qui avait un caractère comminatoire * (1). Je lui fis d'abord observer que, sur sa demande, V. E. avait déjà pris des dispositions pour que cette nouvelle perquisition fUt momentanément différée jusqu'à plus ampie informé.

* Quant à la phrase que je considérais comme comminatoire, je lui fis avec fermeté et courtoisie que en Italie nous étions toujours disposés à céder à la raison et à la justice, mais que nous ne cédions jamais aux menaces; qu'il devait songer aux conséquences de l'interprétation qui serait donnée à ses paroles, lesquelles ne nous feraient pas dévier de ce que nous considérons comme notre droit et notre devoir. Il avoua que dès que V. E. avait adhéré à son désir, il reconnaissait lui-mème que ces dernières paroles étaient de trop, et il les barra de sa propre main comme non avenues. En meme temps il insista de nouveau sur le déplacement du préteur. Je lui répondis que cela ne pouvait se faire que moyennant un déplacement simultané du Consul * (1). Il me dit que le préteur (2) sans quitter Florence, pourrait du moins etre transféré à un autre mandement de cette ville, afin qu'il ne soit pas mis de nouveau en contact avec le Consul.

Quant à celui-ci, il y pourvoirait plus tard vu que je lui avais fait observer que son séjour à Florence devenait désormais impossible à la suite de l'incident.

Je pense donc qu'il faut laisser le consul se débrouiller avec la justice en évitant de notre part, tout ce qui peut étre caractérisé d'acte de violence. Le consul ne jouit pas des privilèges de l'extra-territorialité. En conséquence, il devra se soumettre aux jugements de nos tribunaux et s'il veut s'y soustraire, il nous fournira des armes pour protester à notre tour. * Je prie V. E. de vouloir bien garder la plus grande réserve sur l'acte de M. Flourens qui avec la plus grande spontanéité et avec le désir de conciliation a effacé de sa dépéche et de sa propre main les paroles que je signalais comme comminatoires et dangeureuses * (1). Je pense qu'en l'état actuel des choses et tenant compte de la position difficile dans laquelle le Ministère se trouve ici le Gouvernement du Roi pourrait admettre le déplacement ci-dessus suggéré du préteur de Florence à la condition que M. Flourens promette maintenant le déplacement ultérieur du Consul dans le but aussi d'éviter des manifestations compromettantes.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 499; l'altro non pubblicato. (l) -Omesso in LV. (2) -LV.: • Insistette ancora per il trasloco del pretore, dicendomi che questi, •.
508

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 64, p. 63) (2)

T. 106. Parigi, 20 gennaio 1888, ore 14,57 (per. ore 17,45).

Je télégraphie textuellement à V. E. la lettre ci-après que je viens de recevoir de M. Flourens:

• M. l'Ambassadeur: J'ai reçu hier la visite d'un certain nombre de députés appartenants à divers groupes de la Chambre qui sont venus m'annoncer l'intention de m'interpeller sur l'incident de Florence; des explications que j'ai pu obtenir d'eux est pour moi la conviction qu'ils avaient l'intention d'exploiter la situation pour obtenir un ordre du jour visant les nombreux italiens qui séjournent actuellement dans nos départements du Var, des Bouches du Rhone etcetera. Ces ouvriers causeraient d'après ces deputés, par leurs agitations, un sujet d'inquiétude pour les travailleurs français. J'ai demandé et obtenu un délai de 48 heures dans le ferme espoir que je pourrai déjouer cette manoeuvre, en annonçant que le préteur, après avoir été blamé, avait été déplacé pour éviter toute cause de conflit ultérieur, et que l'affaire de la succession Hussein serait réglée conformément aux stipulations de la Convention de 1868 dans un cordial accord entre les deux Gouvemements amis •.

Je prie V. E. de me mettre à méme de donner sans retard une réponse satisfaisante à M. Flourens, pour lui éviter dans le Parlement une discussion qui peut avoir des résultats facheux; le déplacement du préteur, dont il est question, me semble devoir étre entendu dans le sens indiqué dans mon dernier télégramme reservé (3), c'est-à-dire son transfert à un autre mandement de Florence.

(l) -Omesso in LV. (2) -In LV la lettera di Flourens è riportata in forma indiretta. (3) -Cfr. n. 507.
509

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. P. s. N. Berlino, 20 gennaio 1888, ore 15,52.

Dans la séance d'aujourd'hui la rédaction du pro-memoria a été fixée. Le délégué autrichien à exprimé le désir de soumettre cette rédaction à son Gouvernement pour acceptation définitive. La réponse est attendue pour mardi. Nos délégués se disposeront alors à partir. Le Secrétaire d'Etat vient de me

dire que nos délégués avaient produit ici la meilleure des impressions par leur savoir militaire, leur tact et la manière dont il se sont acquitté de leur tache.

510

IL TENENTE COLONNELLO DABORMIDA, IN MISSIONE A BERLINO, AL MINISTRO DELLA GUERRA, BERTOLÈ-VIALE

T. s. N. Berlino, 20 gennaio 1888, ore 18,55 (per. ore 20,45).

Oggi demmo lettura progetto promemoria da noi compilato. Delegato Tedesco desiderò aggiunta indicazione nostra offensiva nelle Alpi. Delegato Austriaco fece insistenze per accenno conservare neutralità Austria nel caso guerra contro sola Francia. Ebbimo occasione far rilevare che indicazione tre linee ferroviarie doveva ritenersi solo approssimativa, intendendosi massima utiliz

zazione rete ferroviaria a Ovest linea Cormons-Vienna. Delegato Tedesco pronto firmare. Austriaco domandò comunicare promemoria. Segue rapporto.

511

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

(Ed., in traduzione, in LV 64, p. 77)

T. 39. Roma, 20 gennaio 1888, ore 23,25.

Le Préteur du 1° Mandement de Florence a été déplacé par un décret royal en date d'hier, comme M. Ressmann a dù vous l'annoncer. Cette mesure a eu pour but d'empècher de nouveaux rapports entre M. Tosini et le Consul de France, et de faciliter la continuation, dans le meilleur accord, de la procédure concernant la succession de Hussein, conformément au traité de 1868, camme vient de vous le dire M. Flourens dans sa lettre d'aujourd'hui. Après le blame infligé, dès le début de l'incident, au préteur pour avoir, au lieu de suspendre les actes, forcé les portes des deux chambres du Consulat, et après son déplacement, je crois que la France n'a plus rien à nous demander. J'at

tends maintenant de la loyauté de M. Flourens qu'il tienne les promesses dont vous me parlez dans vos télégrammes d'hier et d'aujourd'hui (1).

(l) Cfr. nn. 507 e 508.

512

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. P. RISERVATO. Berlino, 20 gennaio 1888.

Nos délégués militaires envoyent des rapports réguliers à Rome. Je ne puis

que me référer à leur intéressante correspondance et à mes télégrammes, à

celui entre autres du 17 janvier (1). V. E. aura remarqué ce que le Comte de

Bismarck observait à propos de l'hypothèse n. l et des réserves de l'Autriche.

Dans l'éventualité d'une attaque de la France contre l'Allemagne, il estimait,

ainsi qu'il le disait au Comte Széchényi, que la meilleure voie à suivre pour

l'Autriche serait celle de prendre elle-mème carrément position vis-à-vis de

la Russie, etc. etc.

Les Lieutenants Colonels Comte Dabormida et Albertone se sont tenus ici

très à l'écart pour mieux garder le secret sur 1eur mission. Mais voici ce qui

vient de se passer. L'Attaché militaire Anglais à Rome à écrit à son collègue

ici, le Colonel Swaine, que deux officiers Italiens s'étaient rendus à Berlin en

mission politique-militaire. M. Swaine interpella l'Attaché militaire autrichien

et plus tard le Chevalier de Robilant. Ses deux collègues l'ont dérouté dans ses

investigations. Ceàendant le Daily News ou le DaiLy Telegraph, de Londres ont

parlé de cette mission (2).

Ici on ne se préoccupe nullement de ces indiscrétions de la presse; si on

tient au secret, c'est surtout parce que nous avons recommandé qu'il fut gardé.

Pourvu que les détails restent ignorés, on ne verrait probablement pas de

mauvais oeil que le fait mème d'arragements militaires éventuels vìnt, comme

un salutaire avertissement, à la connaissance de ceux qui viseraient à troubler

la paix.

513

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 31/21. Berlino, 20 gennaio 1888.

Sans vouloir nier la valeur de la lettre récente de l'Empereur Alexandre au Gouverneur de Moscou, dans laquelle S. M. exprime le ferme espoir du maintien de la paix pour une série d'années et promet de consacrer toutes ses forces au développement de la prospérité intérieure de l'Empire, le Secrétaire d'Etat, ainsi qu'il me le disait aujourd'hui, estime que ce langage ne modifie pas sensiblement la situation. Elle n'est changée ni en bien, ni en mal. Il

32 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

faudrait des faits plus concluants que ce langage, pour rétablir la confiance si ébranlée. Personne ne met en doute les intentions pacifiques du Tzar. Mais les armements de la Russie ont pris des proportions bien supérieures à ceux réunis de l'Allemagne et de l'Autriche. Sous ce rapport le Militar Wochenblatt (journal au quel notre bureau d'Etat major est abonné) contient des données statistiques très significatives et puisées aux meilleures sources. Elles ne sauraient etre réfutées.

Je sais d'autre part que les distinctions accordées au nouvel an au Ministre de l'Intérieur Comte Tolstoi et au procureur général du St. Synode, Pobedonoszew, et surtout les rescrits impériaux remis aux destinataires, ont produit ici, et plus encore à Vienne, une pénible impression. Ces deux personnages représentent au pouvoir les principes orthodoxes et réactionnaires. Ils ne sont pas considérés comme les chefs du parti panslaviste, mais il ont en horreur la civilisation occidentale; ils poursuivent de leur haine l'Allemagne et l'Autriche, et sur ce point leurs idées s'accordent avec les tendances panslavistes. Ou le Souverain est de leur bord, ou il les subit parce qu'il ne se sent pas de force à les écarter. Dans les deux cas, il y a matière à préoccupation. On serait presque induit à croire que toutes les déclarations pacifiques visent avant tout à se rendre favorables certaines banques étrangères, à un emprunt dont la nécessité se fait toujours plus sentir, lors meme que par un habile groupement de chiffres le Ministre des Finances Wishnegradsky ait .présenté un budget équilibré.

Il me résulte qu'ici on se montre très satisfait des mesures militaires adoptées par l'Autriche pour parer aux complications éventuelles.

(l) -Cfr. n. 502. (2) -Per un'altra fuga di notizie, avvenuta a Roma, si veda D.D.F., cit., vol. VII, annesso I, Pinsonnière a Lagerot, Roma, 20 gennaio 1888, n. 101 confidenziale.
514

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV G4, pp. 77-78)

T. 120. Parigi, 21 gennaio 1888, ore 15,45 (per. ore 17,55).

La nuit dernière j'ai reçu successivement télégrammes de Ressmann et celui de V. E. (l) relatifs à l'incident de Florence. Ce matin j'ai donné communication verbale de ce dernier à M. Flourens qui l'a accueillie avec beaucoup de plaisir, et considère l'incident comme terminé. Quant à ses promesses à notre égard, je lui ai rappelé qu'elles se rapportaient à la reconnaissance du Traité de 1868 entre l'Italie et Tunisie et au (rappel du) Consul, dont la position à Florence était devenue difficile, et auquel il serait nécessaire de donner une autre destination pour éviter par la suite d'autres incidents désagréables.

M. Flourens a confirmé ce qu'il a déclaré dans sa lettre relativement au Traité de 1868; et, pour ce qui regarde le Consul, il reconnait l'opportunité de lui donner une autre destination; mais il se réserve de le faire avec ménagement,

car il ne voudrait pas un déplacement simultané de celui du préteur pour ne pas donner lieu à de nouvelles polémiques. Il fera annoncer dans les journaux, en vaie officieuse, la solution de l'incident par le déplacement du préteur afin d'éviter son contacte avec le Consulat, et il déclarera que le plus grand esprit de conciliation présidera aux arrangements ultérieurs qui se réfèrent à la question.

(l) Cfr. n. 511.

515

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

(Ed., in traduzione, in LV 64, p. 78)

T. 44. Roma, 22 gennaio 1888, ore 13,15.

L'incident étant clos pour ce qui se rapporte à la question de forme vis-àvis du préteur, prenez acte que M. Flourens a déclaré qu'en temps opportun il déplacerait le consul et abordons la question principale. Je ne puis suspendre le cours de la justice. Les parties intéressées demanderont la poursuite des actes de procédure, tels que la lévée des scellés et la formation de l'inventaire. Du moment que M. Flourens est d'accord avec nous que la succession Hussein doit etre réglée d'après les lois italiennes d'après le traité de 1868, veuillez le pr~er d'écrire au Consul qu'il se prete à seconder l'action de la justice, en présentant lui-meme au préteur et au notaire les effets et papiers de la succession Hussein.

516

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Londra, 23 gennaio 1888, ore 21,51 (per. ore 0,50 del 24).

Le bruit court ici que la plus grande activité règne dans l'arsenal de Toulon et que le Gouvernement français a donné ordre qu'une escadre de cuirassés et autres navires se tienne prete à partir (1). Le Foreign Office sur la demande de l'amirauté vient de télégraphier au Consul d'Angleterre à Toulon pour obtenir des renseignements à cet égard.

517

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 64/46. Vienna, 23 gennaio 1888.

Ho letto con molto interesse il rimarchevole rapporto del R. ambasciatore a Costantinopoli del 31 Dicembre scorso (2), che figura fra i documenti

diplomatici sotto il n. 664 (XIII). Chiedo a V. E. facoltà di fare una leggera rettifica a qualche punto, del resto incidentale, di quel rapporto. lvi è scritto quanto segue:

• L'Italia d'altronde, nelle conferenze di Costantinopoli e di Londra sull'Egitto, aveva dimostrato non voler soluzioni se non d'accordo colla Francia •.

Io ebbi l'onore di rappresentare l'Italia nella Conferenza di Londra sul

l'Egitto all'epoca indicata in quel rapporto. Ora risulta da tutta la mia corri

spondenza relativa a quella conferenza e dai protocolli della medesima che il

Plenipotenziario Italiano a Londra, per ordine espresso dal R. Ministero, vi

sostenne costantemente le proposte dell'Inghilterra contro la Francia; il che

fu del resto dichiarato nel Parlamento Britannico.

Nel medesimo rapporto è pure detto che nel 1884 la Germania, impaziente

delle tendenze esistenti a Roma e a Londra a consorzii Egiziani in tre colla

Francia, prese ad un tratto le parti della Francia in tutte le questioni coloniali

contro l'Inghilterra e contro l'Italia.

Io mi permetto di far osservare a questo proposito che la ragione principale che mosse la Germania a combattere l'Inghilterra nelle conferenze di Londra sull'Egitto fu l'attitudine presa allora dal Gabinetto Gladstone contro le intraprese coloniali della Germania. Il Principe di Bismarck non ne fece alcun mistero quando fece ricordare a Lord Granville, a proposito della questione Egiziana che interessava l'Inghilterra e della questione coloniale che interessava la Germania, la nota sua massima do ut des.

L'appoggio aperto e leale dato allora dall'Italia alla Gran Bretagna nella questione Egiziana, contro la coalizione della Francia, della Germania, dell'Austria-Ungheria e della Russia, è un atto coraggioso, del quale si può lodare

o accusare chi dirigeva in quel tempo la politica estera dell'Italia, ma che non si può mettere in dubbio, e che gli appartiene. La parte che vi ebbe il rappresentante del Re a Londra, come semplice ma coscienzioso esecutore delle istruzioni del R. Governo, è troppo modesta perchè convenga di essere qui ricordata.

(l) -La notizia era apparsa sul giornale londine•e Standard il 21 gennaio 1888. Si veda A. J. MARDER, The anatomy of british sea power, New York, 1940, p. 126. (2) -Cfr. n. 470.
518

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 121/36. Londra, 24 gennaio 1888.

In un colloquio che ho avuto oggi con lord Salisbury, Sua Signoria mi ha fatto noto che l'ambasciatore di Spagna gli aveva partecipato oggi stesso le due condizioni alle quali la Francia subordina la sua accettazione della conferenza di Madrid, menzionate nel mio rapporto di ieri (1). La prima condizione, mi disse lord Salisbury, è che la conferenza dovrà restringersi alla questione

delle protezioni; e la seconda è che, prima d'entrare nella conferenza, la Francia e la Spagna dovranno stabilire fra esse un accordo preliminare.

• Ho risposto (soggiunse lord Salisbury) che il governo della Regina non poteva consentire nè all'una nè all'altra proposta. La seconda era in contraddizione coll'atteggiamento preso finora dalla Spagna.

• Quanto è alla prima proposta (proseguì lord Salìsbury) mi tenni pago col dire all'ambasciatore di Spagna che, pigliando parte alla conferenza, il governo della Regina si propone di discutere la quistione delle protezioni e tutte le altre attinenti ad essa. (In entering the conference Her Majesty's government proposes to discuss the question of protection and all othe1· questions associated with it) •.

Ho avuto cura di partecipare ciò che precede all'E. V. col telegrafo.

(l) Non pubblicato.

519

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

(Ed., in traduzione, in LV 57, p. 63)

T. 56. Roma, 25 gennaio 1888, ore 16,45.

Dans la dernière séance qui a eu lieu le 14 de ce mois, les délégués français ont demandé une prorogation de dix jours avant de reprendre les négociations pour le Traité de Commerce. Ce délai étant expiré hier, les délégués français auraient du reparaitre aujourd'hui à la Consulta, ce qui n'est pas arrivé. Or, dans la lettre dont V. E. m'a télégraphié hier le résumé, M. Flourens dit que si nous ne voulons pas que le nouveau traité de commerce échoue, nous devons faire des concessions à la France. J e ne répondrai à cela que peu de mots: (l) nous sommes tout disposés à faire des concessions dans le but d'arriver à une entente, mais notre bon vouloir est insuffisant si les délégués du Gouvernement de la République ne sont pas prèts de leur coté à nous faire d'autres concessions qui puissent compenser nos sacrifices. Un traité équitable doit représenter une transaction entre les intérèts des parties contractantes et non pas des concessions à la charge d'une partie seule. Si M. Flourens partage cet avis et donne des instructions analogues aux délégués français, je ne vois pas de difficulté qui ne puisse ètre vaincue ou écartée: dans le cas contraire les négociations actuelles ne peuvent ètre considérées que camme une véritable perte de temps, sans autre but, de la part de la France, que de se préparer le terrain pour obtenir d'autres prorogations de l'ancien traité. Je prie V. E. de faire comprendre ce qui précède à M. Flourens et d'insister vivement auprès de lui afin que les conférences n'essuient pas d'autres délais injustifiés et puissent étre reprises avec la presque certitude d'aboutir.

(l) « Siamo dispostissimi a negoziare. e l'abbiamo provata, ma occorre, anzitutto, che abbiamo dinanzi a noi negoziatori con cui trattare: • aggiunto in LV.

520

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 57, p. 62)

T. 144. Parigi, 25 gennaio 1888, ore 17,50 (per. ore 20).

M. Flourens me parlant aujourd'hui de notre Traité de commerce, sans faire allusion à la rupture des négociations annoncée par quelques journaux, m'a fait entendre qu'il croyait bien difficile qu'on puisse obtenir un vote favorable du Parlement, à moins qu'on n'eu revienne à peu-près au Traité de 1881. Il pense que le protectionisme outré, qui domine en ce moment, finira par se calmer et qu'en attendant il convient de temporiser au moyen de quelques concessions.

521

IL MINISTRO A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 146. Madrid, 25 gennaio 1888, ore 19 (per. ore 20 del 26).

J'ai reçu le télégramme (l) que V. E. m'a adressé hier pour me communiquer les renseignements transmis de Londres sur la question du Maroc. Ayant eu l'occasion de rencontrer de suite l'Ambassadeur de France, celui-ci prétend ce n'est pas tout-à-fait exact que l'adhésion de son Gouvernement à la Conférence soit subordonnée aux deux conditions communiquées à V. E.

M. Cambon déclare, de la manière la plus formelle, que la seule condition sur laquelle le Gouvernement Français, malgré tout ce qui a été dit, ait toujours insisté, est que la Conférence soit strictement bornée aux droits de protection et qu'un programme soit établi entre les puissances. Il m'a ensuite dit que comme c'est la France et l'Espagne qui ont le plus grand nombre de protégés, il semble nature! que ces deux gouvernements se mettent préalablement d'accord là-dessus, dès que les rapports des représentants à Tanger seront parvenus, et qu'en conclusion il lui paraissait fort difficile que l'on pùt etre pret avant le mois de Mars, étant inadmissible que la Conférence ne se réunisse que pour s'ajourner, faute de préparation. Mon impression est plus que jamais que la France n'intérviendra pas sans un programme bien arreté, et c'est-là précisement ce qui inspire à M. Moret, les craintes, dont faisait mention mon télégramme du 14 courant (1). J'ai pu causer de tout cela aussi avec le Sous Secrétaire d'Etat, qui, sans y attacher trop d'importance, m'a simplement répondu que toutes les démarches faites en ce moment ne doivent etre considérées que comme des pourparlers préliminaires, attendu que rien de définitif ne saurait etre décidé avant d'avoir reçu les rapports de Tanger.

(l) Non pubblicato.

522

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 48/29. Berlino, 25 gennaio 1888.

Avant hier, mon collègue d'Espagne m'a donné lecture des derniers documents reçus de Madrid au sujet de la réunion de la Conférence pour le Maroc. Ces documents venaient de lui arriver par l'entremise de l'Ambassade Espagnole à Londres, avec des duplicata qu'il était chargé de faire parvenir à Vienne et à Rome. Hier seulement le Secrétaire d'Etat en a reçu communication.

Le Comte de Benomar a spécialement attiré l'attention sur la réserve du Gouvernement Français, de ne se faire représenter que sous la double condition de une stricte limitation du programme de l'Assemblée, et d'une entente préalable entre les Cabinets de Madrid et de Paris sur les solutions à proposer aux représentants des autres Puissances signataires de la Convention de 1880. M. Moret n'a pas dissimulé à M. Cambon un certain mécontentement.

L'Ambassadeur de France s'est appliqué à atténuer cette impression, en laissant entendre que la question se trouvait entre les mains de M. Charmes, Directeur politique, qui la traitait à un point de vue, qui était peut-ètre plus le sien propre, que celui de M. Flourens. M. Moret désirait connaitre l'avis des Gouvernements italien, autrichien, allemand et anglais, avec lesquels il voulait marcher en plein accord. En attendant, il pensait qu'il y aurait lieu de répondre que l'Espagne s'en tiendra au programme basé sur la lettre du Sultan du Maroc du 17 Aoiì.t 1887. Quant à une entente préalable avec la France à l'égard des protections rien n'empècherait que la France et l'Espagne échangeassent d'abord leurs idées, sauf à amener aussi un échange de vues avec les autres Puissances. L'Espagne attache le plus grand intérèt à ce que tout ce qui tient au Maroc conserve un caractère européen et ne devienne point par conséquent une question franco-espagnole.

Le Comte de Bismarck a répondu que dans cette affaire l'Allemagne, ainsi qu'elle l'avait déjà déclaré, mettait du prix à ètre tout d'abord renseignée sur les intentions de l'Italie, de l'Angleterre et de l'Autriche, et qu'à cet effet ses Ambassadeurs près ces trois Cours recevraient l'instruction de pressentir les Gouvernements respectifs.

Il est évident que pour le Gouvernement Espagnol la question des protections n'a qu'un c6té secondaire. Son souci principal, pour le moment du moins, est d'assurer autant que possible le statu quo dans l'Empire Marocain. Dans ce but, il semble peut-ètre indiqué que le Sultan fasse acte de Souveraineté en proclamant la neutralité de son pays, et en demande la reconnaissance aux différents Cabinets. Si la France refuse, elle démasquerait son jeu. C'est là, parait-il, une question qu'il faudrait séparer de celle des protections, ne fut-ce que pour simplifì.er la tàche de la Conférence.

Je remercie V. E. de ses télégrammes du 24 et du 25 Janvier (1). Pour ma part, je me suis abstenu de télégraphier parce que le Comte de Rascon a été chargé de vous instruire dans le sens des memes instructions, dont le Comte de Benomar vient de s'acquitter ici, et parce que le Comte de Solms aura de son còté sondé vos intentions. Au reste, Lord Salisbury a déjà fait mauvais accueil aux propositions françaises. Il serait à regretter qu'on ne laissat pas la France s'engager davantage sur ce terrain, avant qu'elle ne découvre mieux encore son jeu.

523

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 57, pp. 63-64)

T. 150. Parigi, 26 gennaio 1888, ore 18,35 (per. ore 20,15).

Aujourd'hui j'ai fait connaitre à M. Flourens le contenu du télégramme de V. E., daté d'hier au soir (2), qui m'a été communiqué ce matin et se réfère aux négociations du traité de commerce. Les considérations exposées par V. E. paraissent avoir fait impression sur M. Flourens, et après une assez longue conversation su cet objet, il m'a dit qu'il allait télégraphier à M. de Moiiy de retenir à Rome les délégués français afin ile reprendre aussitòt discussion du traité.

524

L'AMBASCIATORE DI SPAGNA A ROMA, RASCON, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Traduzione)

N. 8. Roma, 27 gennaio 1888.

Come ebbi l'onore di significare all'E. V. nella giornata di ieri, il signor Flourens ha consegnato, il 4 corrente, all'ambasciatore di Spagna in Parigi una nota nella quale, per la prima volta, mette, alla riunione della conferenza sulle questioni del Marocco, condizioni di cui non aveva parlato nella sua intervista avuta col signor Moret nello scorso mese di settembre, nè quando stabilì verbalmente col detto ambasciatore di inviare istruzioni a Tangeri, allo scopo di redigere la Memoria relativa alle protezioni.

Avendo il signor Moret fino ad ora trattato di questa questione nei termini i più amichevoli coll'ambasciatore di Francia in Madrid, dandogli prova del suo desiderio di operare d'accordo col governo della repubblica, non si spiega l'attitudine decisiva e completamente nuova adottata nella suddetta nota.

Ricorderà V. E. che, secondo Le dissi in dicembre ultimo, pareva convenuto tacitamente che la nota del Sultano del Marocco dell'll agosto costituisse il programma della conferenza, e, fino a tal segno, accettava il governo francese quella idea, che i suoi giornali officiosi dichiararono ciò in varie occasioni affine, senza dubbio, di impedire ogni velleità che tendesse a darle maggiore estensione.

Fa sembrare anche più strana tale attitudine la coincidenza di essere rimasti d'accordo i rispettivi ministri di Spagna e Francia in Tangeri sulla redazione della Memoria, che erano stati incaricati di fare, coincidendo nel giudizio medesimo sulla protezione e sulle riforme che in essa conviene introdurre.

Dopo tali antecedenti il signor Moret non può dare all'atto del signor Flourens un senso amichevole, nè lo accoglie come segno di propositi concilianti, essendo piuttosto inclinato ad attribuirgli il desiderio di opporsi alla conferenza.

Onde l'E. V. sia in grado di bene apprezzare lo stato dei negoziati e le cagioni che potrebbero opporsi alla riunione della conferenza, Le accludo una copia della nota del signor Flourens.

ALLEGATO.

FLOURENS A MORET

Paris, le 4 janvier 1888.

Suivant le désir que V. E. m'a fait l'honneur de m'exprimer par un office en date du 15 décembre dernier, le ministre de la république à Tanger a reçu des instructions qui l'invitent à préparer, dans le délai d'un mois, un Mémoire destiné à fixer l'état actuel du droit de protection au Maroc, les conséquences que son exercice a produites et le moyen de le modifier, s'il y a lieu de le faire.

En vous donnant ces indications que M. Cambon a, de son còté, été charg-0 de porter à la connaissance de S. E. M. le ministre d'Etat, je crois utile de Vous rappeler que, si le gouvernement de la république s'est montré disposé en principe à se faire représenter à la conférence projetée à ce sujet, c'est sous la réserve d'une stricte limitation du programme de cette assemblée et d'une entente préalable entre les cabinets de Paris et de Madrid sur les solutions à proposer aux représentants de;; autres puissances signataires de la convention de 1880.

L'adhésion définitive de la France au projet de réunion de la conférence reste en conséquence subordonnée à l'accomplissement de cette double condition.

(l) -Non pubblicati. (2) -Cfr. n. 519.
525

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., parzialmente e in traduzione, in CRISPI, Politica estera, cit., pp. 225-226)

R. P. RISERVATO. Berlino, 27 gennaio 1888.

M. Stourdza, Ministre de l'Instruction pub1ique de Roumanie, devant se rendre en Allemagne pour affaires de famille, avait été chargé de négocier, avec lli"l institut financier à Berlin, quelques avances de fonds destinés à la

construction d'un camp retranché pour mieux défendre le Royaume contre une invasion russe. Sans le demander formellement, il avait toutefois, dans le but d'éclairer son Gouvernement sur la situation, exprimé le désir de s'aboucher avec le Chancelier. S. A. l'a invité à venir à Friedrichsruh le 22 Janvier.

Voici, sur cette entrevue, les détails qui m'ont été confiés très secrètement pour l'information personnelle de V. E.

• Je désire le maintien de la paix -a dit le Chancelier -. Je le dois à l'Empereur, trop agé pour se lancer dans une grande entreprise. Je le dois au Prince Impérial, atteint d'un mal mystérieux et plus malade qu'on ne le croit généralement. Je le dois à mon Pays, qui n'aurait rien à gagner dans une campagne victorieuse contre la Russie •. En effet l'Allemagne, dont l es frontières sont assez bien établies, n'a rien à prendre sur ses voisins de l'Est. Quel territoire pourrait-elle s'annexer? Elle a déjà une part suffisante de la Pologne. En cherchant de nouvelles conquètes, l'Empire Allemand s'exposerait à des guerres sans fin avec la Russie et avec la France, qui n'attend qu'une occasion pour revendiquer l'Alsace-Lorraine. • Dans ces conditions, les projets belliqueux, de quelque part qu'ils viennent, n'entrent pas dans mes vues •. Le Prince ajoutait que d'ailleurs la guerre ne saurait éclater par le fait des Puissances alliées. Ni l'Allemagne, ni l'Autriche n'attaqueront la Russie. L'agression ne pourrait se produire que du còté de la Russie. Il examinait alors la question si cette Puissance passerait à l'offensive. Aussi longtemps que l'Empereur Alexandre et M. de Giers domineront la situation, il ne croyait pas que cette Puissance mit le feu aux poudres. Mais il existe chez elle un sourd mécontentement, une agitation panslaviste qui pourraient faire explosion, et forcer le Tsar dans ses derniers retranchements. • En vue de cette éventualité, les alliés doivent poursuivre leurs armements et se tenir prèts.

Je range aussi la Roumanie parmi ces alliés. Si elle a la taille de guèpe,

elle a déjà glorieusement prouvé qu'elle en a aussi l'aiguillon. En ce qui nous

concerne, j'arme mon Pays, je le mets en état de défense. Je suis pret et ne

crains rien. En attendant, je ne puis me rallier à l'avis de qui prétend qu'il

faudrait dès aujourd'hui assumer l'initiative de la guerre, parce qu'elle pour

rait nous ètre déclarée demain •.

Parlant ensuite de la Bulgarie, le Chancelier disait que la Russie a perdu

son influence dans la Principauté, mais que le Cabinet de Berlin n'a rien

fait pour nuire à cette Puissance. Ce sont ses propres fautes qui ont amené

cet état de choses. Si elle vise à ressaisir son ancienne influence, c'est à elle

à indiquer comment elle entend s'y prendre; c'est elle-mème qui doit soumet

tre des propositions.

S'adressant à un homme d'Etat roumain, il est assez nature! que le Prince de Bismarck ait principalement porté son attention sur les rapports avec la Russie. Mais il résulte assez des paroles de S. A. que si la guerre ne semble pas prochaine, le maintien de la paix suppose une vigilance défensive continue.

526

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 57, p. 65)

T.l66. Parigi, 28 gennaio 1888, ore 12,27 (per. ore 14,55).

J'ai reçu hier au soir de M. Flourens la lettre suivante en réponse à la communication que je lui avais faite de Votre télégramme dernier (l) relatif à la reprise des négociations pour le traité de commerce: • Je Vous prie de remercier M. Crispi pour l'esprit de conciliation dont il nous donne de nouveau la preuve; c'est-là le véritable ròle de l'homme d'état supérieur. Si nos plénipotentiaires n'ont pas fait comprendre que la réconduction du Traité de 1881 est le maximum de ce que nous pourrons obtenir de l'esprit de protection qui règne dans nos Chambres c'est qu'ils se sont mal expliqués. M. Ressmann dans une conversation avait indiqué des arrangements financiers et monétaires grace auxquels nous pourrions prouver à l'Italie cet esprit de mutuelles concessions auxquelles M. Crispi faisait hier appel à bon droit et qui nous anime très sincèrement. Je suis pret à suivre cette voie. Signé Flourens •. Je dois ajouter à cette lettre qu'une détente se manifeste, qu'on commence à protester contre les protectionistes intransigeants et à rédouter l'application aux produits français de notre nouveau tarif.

527

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 63. Roma, 28 gennaio 1888, ore 15.

D'après une communication verbale que l'ambassadeur d'Espagne vient de me faire, la France insisterait afin que la Conférence pour les affaires du

Maroc ne s'occupe pas de la question de la neutralisation mais simplement dP celle des protections.

M. Cambon propose que la France et l'Espagne rédigent à elles seules le programme de la Conférence. J'aimerais connaitre l'avis du Foreign Office sur ce projet et s'il y pourrait donner son consentement.

528

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T.l67. Cairo, 28 gennaio 1888, ore 15,25 (per. ore 17).

La question de la réforme judiciaire est pour nous d'un intérèt incontestable. Les réformes que Nubar demande au règlement d'organisation judiciaire se négocient seulement entre lui et Baring. En ce moment je viens d'ap

prendre d'une source digne de fois que les premières instructions de Salisbury, très favorables aux idées de Nubar, ont subi un revirement contraire. Etant notre intéret de préserver autant que possible l'autonomie égyptienne, et à faire prévaloir l'alliance anglaise-italienne dans la Méditerranée, je crois qu'il ne faut pas laisser Nubar seui aux prises avec Baring, et je me permets de soumettre à V. E., s'il ne serait nécessaire de demander au Gouvernement Anglais mon intervention dans les négociations qui se suivent.

(l) Cfr. n. 519.

529

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. P. RISERVATO. Berlino, 28 gennaio 1888.

Ainsi qu'il résulte de mon télégramme de ce jour, le Mémoire (l) indiquant les vues échangées entre les délégués militaires des trois Puissances centrales, a été signé par eux aujourd'hui (2). Les Lieutenant-Colonels Comte Dabormida et Albertone m'ont tenu au courant de la marche des négociations. Ils m'ont donné connaissance, entre autres, de l'instruction reçue de Vienne par le Baron de Steininger à l'effet d'insérer dans le Mémoire la clause expresse que le Gouvernement Autrichien se réserve de se maintenir neutre et de ne pas accorder passage à nos troupes sur son territoire, dans le cas où la guerre serait localisée entre l'Allemagne et l'Italie, d'une part, et la France, d'autre pa2·t.

Cette clause éloit superflue du moment où, comme l'énonce le premier paragraphe du Mémoire, les arrangements ne concernent que l'hypothèse d'une guerre des trois Puissances centrales contre la France et la Russie. Mais, puisque le Cabinet Austro-Hongrois insistait sur une pareille insertion, il m'a paru qu'il était le cas de suggérer à nos délégués de demander, à leur tour, ou la suppression des mots y relatifs, ou une phrase impliquant que, par une semblable réserve, l'Autriche-Hongrie n'entend déroger en rien à ses engagements envers l'Italie. Le Comte Széchényi en a télégraphié à Vienne. Le Comte Kalnoky, tout en maintenant la réserve dont il s'agit, a fait autoriser le Colone! de Steininger à accepter l'adjonction que j'avais proposée, en omettant toutefois une mention des dates des Traités d'alliance. Il vaut mieux en effet qu'elles ne figurent pas dans un document essentiellement militaire.

D'après un avis parvenu postérieurement au Comte Dabormida et au Chevalier Albertone, j'ai pu constater que j'avais devancé la manière de voir, sur ce point, de notre Ministre de la guerre et du Chef de notre Etat Major.

Nos délégués quitteront demain ou après-demain cette capitale. Ils auront l'honneur de remettre eux-mèmes l'originai du Mémoire signé en trois exemplaires et dont la teneur reste subordonnée à l'agrément des Gouvernements respectifs.

Le Chancelier en a approuvé le contenu, en se montrant satisfait de l'accord établi entre les délégués militaires des trois Puissances. Je ne puis que confirmer l'excellente impression que nos délégués laissent ici sous tous les rapports.

(l) -Cfr. G.P., vol. VI, n. 1307, Moltke a Bismarck, Berlino, 23 gennaio 1888, n. 172 segreto. (2) -Il testo della memoria è allegato alla lettera del Ministro della Guerra Bertolé-Viale al Crispi in data 24 febbraio 1888, doc. 622, p. 518.
530

IL MINISTRO A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T.l76. Madrid, 29 gennaio 1888, ore 17 (per. ore 20,20).

Il signor Moret nel gran discorso politico pronunciato ieri sera al Congresso nel dibattimento per la risposta al Messaggio Reale, parlando dei vantaggi della stazione navale ad Assab, disse che più di quelli stessi vantaggi gli riesce preziosa la prova d'amicizia datagli dal Governo italiano.

531

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. P. RISERVATO S. N. Berlino, 29 gennaio 1888.

Les Lieutenant-Colonels Comte Dabormida et Chevalier Albertone se pro

posaient de quitter ce matin Berlin après avoir fait les visites de congé, entre

autres au Secrétaire d'Etat; mais ils ont dù ajourner leur départ à ce soir ou

demain, le Chancelier, arrivé de la veille à Berlin, ayant exprimé le désir de

les recevoir.

Ils ont bien voulu me faire le récit de leur audience.

Le Prince de Bismarck, avec de nombreux arguments à l'appui, a developpé la thèse que l'alliance itala-allemande est la seule vraiment naturelle en Europe. L'Autriche compte, il est vrai, parmi les Alliés de l'Allemagne, mais l'histoire est là pour prouver que les deux Puissances, à des intervalles mème d'un siècle, sentent le besoin de se livrer bataille, camme si un choc entre elles devenait nécessaire afin de régler le mouvement du pendule du grand horloge qui marque la marche des événements. Son Altesse croyait préférable, en cas de conflagration, que les troupes italiennes et Allemandes combattent cote à cote, parce qu'il n'existerait entre elles ni frictions, ni mauvais souvenirs de luttes récentes. • Il vaut mieux que vos troupes défendent les Alpes, sur la frontière du Rhin, que d'aller s'embourber dans les marées de la Pologne, ou de s'engager en Roumanie •. Une coopération de notre part en Roumanie exciterait peutetre quelque défiance à Vienne, à cause d'une certaine affinité de race avec les habitants de ces régions danubiennes.

Le Chancelier ajoutait que l'Etat major ici pousse à la guerre, parce qu'à ses yeux le moment serait favorable pour l'entreprendre; mais que sans une nécessité absolue, et sans se sentir soutenu par l'opinion générale du Pays, un Ministre ne saurait assumer la grave responsabilité de recourir aux mesures extrèmes, et cela d'autant moins qu'il pourrait s'élever un vent favorable qui éloigne davantage la possibilité d'une guerre. Parmi les personnages qui ençouragent à la guerre, il y a le Prince Guillaume; mais il lui restera à trouver un Ministre qui partage ses idées. Son Altesse estime d'ailleurs que les préparatifs actuels de la Russie, n'ont qu'un caractère défensif vis-à-vis de ses voisins. Il lui faudrait une période de quatre années pour se mettre en position de prendre l'offensive.

Le Prince de Bismarck chargeait nos délégués militaires, qui ne pouvaient mieux clore leur mission, de vous porter, M. le Ministre, l'expression de toutes ses sympathies et de son entière confiance.

Nos officiers auront l'honneur de s'acquitter en personne du message, et de compléter de vive voix ce rapport, dans lequel j'ai reproduit la partie saillante de cet intéressant entretien.

532

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 70/38. Berlino, 30 gennaio 1888.

Il y a trois jours, l'ambassadeur espagnol près cette Cour a donné connaissance ici d'une dépèche adressée en date du 18 janvier par le gouvernement de la régente à son représentant à Paris. S. E. M. Moret manifeste l'impression défavorable produite sur lui par la note de M. Flourens du 4 courant, dans la quelle l'acceptation en principe de la réunion d'une conférence est accompagnée de réserves qui la rendent impossible. Et cela d'une manière inattendue, car, ainsi qu'il résulte du Livre rouge, la France, de mème que les autres puissances invitées à y prendre part, n'avait tout d'abord pas discuté les termes de l'invitation. Or l'Espagne ne peut s'engager à empècher que d'autres questions, en outre des protections au Maroc, ne soient traitées dans l'assemblée, et spécialement celle des franchises commerciales. L'ambassadeur de S. M. Catholique est chargé de parler dans ce sens et de provoquer des explications.

Le ministre d'Etat voudra évidemment recevoir les éclaircissements demandés à Paris sur la limitation du programme de la conférence, avant de répondre définitivement, réponse sur laquelle il y aura lieu de consulter les autres puissances. En attendant, M. Moret par un télégramme au comte de Benomar du 27 janvier s'applique à établir que le projet d'accord entre MM. Diosdado et Féraud sur les protections, élaboré • spontanément • par le ministre d'Espagne à Tanger pour calmer des défiances à Paris, n'implique aucun engagement de la part de l'Espagne. Au reste la France n'approuve pas le projet dont il s'agit. • La question est donc complètement intacte •. Ce que l'on désire à Madrid, c'est, d'une part de connaìtre l'avis des autres cabinets, et d'autre part d'éviter que la France imagine un prétexte pour ne pas venir à la conférence.

Par ce télégramme, M. Moret vise à réagir contre le sentiment de surprise, pour ne pas dire plus, éprouvé à Rome, à Berlin et à Londres, que le cabinet de Madrid, se donnait les apparences, par le projet Diosdado et Féraud, de traiter séparément avec la France.

On doit savoir en effet à Madrid qu'ici on ne saurait voir de bon oeuil tout ce qui tendrait à combler, au lieu d'élargir, le fossé qui sépare l'Espagne de la France. Et s'il existait le moindre doute à cet égard, comme sur la solidité de l'alliance entre les puissances centrales, le représentant de l'empire en Espagne reçoit l'instruction de s'en expliquer très nettement. Il doit ajouter que, dans cette question du Maroc, le cabinet de Berlin subordonne sa manière de voir à celle des cabinets de Rome, de Vienne, et de Londres, dont il entend ne pas se séparer, et désarticuler, pour ainsi dire, leurs rapports intimes. C'est donc avec ces cabinets que l'Espagne doit d'abord se concerter. L'Allemagne se ralliera à l'accord qui sera concerté entre eux.

Aujourd'hui ou demain partiront des dépeches aux ambassadeurs allemands près les trois puissances leur prescrivant un langage en tout point conforme à la résolution prise d'emboiter le méme pas que ces trois cabinets et surtout ceux de l'Italie et de l'Angleterre dont les intéréts méditerranéens passent en première ligne.

J'ai lu avec beaucoup d'attention le Mémoire à tous égards si remarquable et si consciencieux du chargé d'affaires du Roi à Tanger, Mémoire qui fixe l'état actuel du droit de protection, les conséquences pratiques de son exercice, et les moyens de parer aux abus. J'ai pris connaissance avec un égal intérét des rapports de M. le chevalier Maissa sur le texte du projet d'accord Diosdado et Féraud destiné, dans l'esprit des auteurs, à servir de base à une révision de la convention de 1880. En conformité des instructions de V. E., je me disposais à amener un échange de vues avec le secrétaire d'Etat, ou avec l'employé spécialement chargé de la négociation. Mais je n'ai pas tardé à m'apercevoir que l'un et l'autre jugeaient superflu d'entrer dans les détails, abandonnés aux puissances plus intéressées. D'ailleurs le projet susmentionné a perdu de sa valeur du moment où la France récuse de se l'approprier. Le gouvernement impérial s'en tient au programme qu'il s'est tracé lui-méme, à savoir celui d'adhérer purement et simplement à ce que les cabinets de Rome, de Londres et de Vienne résoudront d'un commun accord. Telle est la déclaration que le comte de Solms répétera à V. E.

533

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, DAMIANI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 25/2583. Roma, 31 gennaio 1888.

Ringrazio V. E. pel rapporto del 25 gennaio corrente n. 29 (1), relativo alla comunicazione fatta dal conte Benomar al governo germanico circa la duplice condizione a cui ora la Francia subordina la sua partecipazione alla conferenza

di Madrid, quella, cioè, che se ne limiti strettamente il programma alla materia delle protezioni, e si concerti in un preliminare accordo fra Spagna e Francia la soluzione da proporre colle altre potenze interessate.

A noi queste due condizioni, così come sono enunciate, sembrano inaccettabili. E tali furono pure dichiarate dal gabinetto britannico.

(l) Cfr. n. 522.

534

I TENENTE COLONNELLI DABORMIDA E ALBERTONE AL MINISTRO DELLA GUERRA, BERTOLE'-VIALE

R. S. N. Vienna, 31 gennaio 1888.

Il 28 corrente venne apposta la firma alla Memoria colle aggiunte che ebbimo l'onore di segnalare alla E. V. Nella giornata stessa si fecero le visite che ancora ci rimanevano. Non ci fu possibile vedere il Maresciallo Moltke perchè egli si era recato al Reichstag, riunitosi appunto in quel giorno. Il Generale conte di Waldersee ci espresse la fiducia che il nostro delegato a Vienna avrebbe trovato ben disposto Io Stato Maggiore Austriaco, perchè essi gli avevano chiaramente manifestato che maggiore era la quantità di forze italiane che si sarebbe trasferita sul Reno e maggiore la rapidità del loro trasporto, altrettanto più ragguardevole sarebbe stata la quantità di forze di cui la Germania avrebbe disposto per appoggiare la loro azione contro la Russia.

Il conte Waldersee parlando poi degli apparecchi della Russia disse che di recente era giunta da fonte sicura la notizia che fra breve una Divisione del Caucaso ed una del Kasan sarebbero state trasferite in Bessarabia. Inoltre le due Divisioni del XIII Corpo e due Divisioni di Cavalleria dovevano verso il mese di Aprile spostarsi da Mosca verso la Polonia. Le brigate cacciatori disposte sulle frontiere tedesca ad austriaca sono fin d'ora sul completo piede di guerra e nel mese di Aprile verranno sdoppiate formando ciascuna una Divisione. Saranno così altri 36 battaglioni di aumento sulla frontiera.

Il Generale von Waldersee disse che al dipartimento imperiale degli affari esteri non erano propensi ad una guerra; egli invece riteneva che il momento sarebbe stato opportuno per romperla, perchè ritardando più volte si andava necessariamente incontro a sempre maggiori difficoltà.

Nell'uscire dal conte di Waldersee incontrammo il Generale von Schlieffen il quale ci stava aspettando per dirci che i vari Uffici dello Stato Maggiore lo avevano incaricato di raccomandarci che la partenza del Delegato speciale per Vienna non fosse troppo ritardata, poichè sarebbe necessario che tutto il lavoro da compiersi dai tre Stati Maggiori potesse essere condotto a termine pel mese di Aprile. Ciò risultava tanto più necessario inquantochè sia per preparare le linee ferroviarie a dar passaggio alle nostre forze, cosa questa che avrebbe forse richiesto adattamenti e collocamenti di nuovi binari, sia per impiantare le Stazioni di vettovagliamento, sia in ultimo per predisporre l'impianto di magazzini sul Reno era indispensabile disporre di un certo lasso di tempo. Egli credeva anzi che sarebbe stato bene che il nostro Delegato tenesse al corrente lo Stato Maggiore tedesco dei lavori dello Stato Maggiore austriaco, fornendo a quello dei dati sui quali gli fosse possibile di intraprendere i suoi lavori, anche prima che gli venisse comunicato l'intiero progetto. Egli soggiunse che quando anche si fosse dovuto ritornare su qualche particolare, la cosa avrebbe costituito un inconveniente di gran lunga minore di quello che sarebbe derivato da un ritardo nell'inizio del lavoro. Risposimo al Conte Schlieffen che non avremmo mancato di riferire a Roma questo desiderio dello Stato Maggiore tedesco, ed esprimemmo l'avviso che come intermediario per queste comunicazioni fra il Delegato italiano a Vienna e il Grande Stato Maggiore avrebbe potuto servire il Capitano Di Robilant, cosa che parve riuscisse gradita al Conte Schlieffen.

Già fin dal giorno prima eravamo stati al Dipartimento Imperiale per gli Affari Esteri, ove eravamo stati ricevuti dal Sotto Segretario di Stato Conte Berchem che ci aveva detto essere sua convinzione che la decisione dimostrata dal Governo italiano in questa circostanza aveva ristretto i legami della triplice alleanza, trascinando il governo austriaco a passare sopra alle sue abituali €sitazioni. A questo proposito crediamo opportuno informare la E. V. che da quanto ci venne assicurato e da quanto ebbimo anche occasione di intuire nessuna intima relazione si era finora stabilita fra gli Stati maggiori austriaco e tedesco in vista di una comune azione dei due eserdti.

Il Conte Herbert di Bismarck trovandosi assente dal Dipartimento fummo invitati a !asciargli i nostri biglietti di visita, indicando il desiderio che avevamo di presentargli i nostri saluti prima di lasciare Berlino. Secondo quanto d dissero egli ci avrebbe fatti avvertire all'albergo dell'ora in cui ci avrebbe potuti ricevere. La sera del 28 non essendoci ancora pervenuto alcun avviso credemmo fosse il caso di passare al Dipartimento per assicurarci che i nostri biglietti fossero stati recapitati. Il Conte di Bismarck informato della nostra presenza e quantunque fosse sul punto di uscire per recarsi ad un pranzo d'invito ci fece entrare e si congratulò con noi dei risultati ottenuti. Aggiunse che nella ,sera il Principe di Bismarck sarebbe arrivato e ci congedò incaricandoci dei suoi più cordiali saluti a S. E. il Presidente del Consiglio.

La sera di ritorno dal pranzo offertoci dal Conte Schlieffen, ricevemmo poco prima di mezzanotte un biglietto del Conte Herbert il quale ci avvertiva che suo padre, appena arrivato ed avendo inteso che eravamo sul punto di partire ci faceva pregare di passare da lui l'indomani alle 2 pomeridiane.

Il Principe di Bismarck ci accolse dicendo che era lieto di essere giunto ancora in tempo per salutarci prima della nostra partenza ed esprimerci la sua .soddisfazione per i risultati importanti ai quali aveva condotto la nostra missione. Questi risultati gli erano tanto più graditi, inquantochè era suo convincimento che la Germania e l'Italia fossero le due sole nazioni d'Europa la cui alleanza era naturale. Fra di noi vi sono molti interessi comuni e nessun interesse tende a separarci. Fin da quando egli cominciò ad occuparsi di politica acquistò il convincimento che ambedue i paesi non avrebbero potuto sottrarsi dal giogo e dalla supremazia dell'Austria se non unendo i loro sforzi. Ben rari furono gli attriti fra la Prussia e il Piemonte prima e l'Italia nel seguito, attriti prodotti dal predominio di certe idee legittimiste a Berlino, ma che non lasciarono alcuna traccia. Fra la Germania del Nord e quella del Sud invece pare

33 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

che debbano necessariamente combattersi delle lotte periodiche. Queste si denominarono dei Guelfi e dei Ghibellini con parole prese a prestito dall'Italia o guerre di religione dopo la riforma, o guerre di successione di Federico II o in ultimo guerre di nazionalità in questo secolo. Ma è sempre la stessa lotta che par necessaria una volta in ogni secolo • pour régler la pendule allemande •. E quello che v'ha di singolare, aggiunse il Principe, si è che queste lotte si combattono sempre verso la metà di ciascun secolo mentre verso la fine ed il principio di esso la pace regna nell'interno della Germania. • Ad ogni modo •, continuò il Principe sorridendo, • l'amicizia della Prussia e dell'Austria mi ricorda sempre quelle parole di una canzone francese on pense avec plaisir aux coups qu'on s'est donné •. Tra la Prussia e l'Italia non è possibile immaginare conflitti e come si sono unite per acquistare la loro libertà d'azione di fronte all'Austria, è necessario che si mantengano solidali per conservare i benefici acquistati di fronte alla Francia. Le nazioni naturalmente non inclinano ad amarsi; ma la Francia che pretende essere il paese più amabile del mondo odia la Germania, non vuol certo molto bene all'Italia, è sempre pronta a risollevare gli antichi rancori verso l'Inghilterra e non è neppure ben disposta verso la Spagna. Però in questo momento la Francia si dimostra pacifica ed anche da parte della Russia da qualche giorno regna una minore tensione.

A questo punto fecimo osservare a S. A. che le notizie che ci erano state comunicate dal conte di Waldersee erano alquanto allarmanti. Egli replicò allora con una certa vivacità; • Sì, i militari ne prendono argomento per spingere ad una guerra immediata dicendo che il momento è favorevole ed hanno con loro il giovane Principe Guglielmo, che un giorno salirà sul trono. Questi sentimenti sono naturali nei militari e specialmente all'età del Principe Guglielmo; ma questi non sono più i tempi in cui quando nel silenzio del Gabinetto gli uomini di Stato si convincevano che il momento era favorevole per intraprendere una guerra, bastava diramare gli ordini per mettere in marcia i 60-80.000 uomini che costituivano una armata decisiva e ciò senza che il Paese se ne commuovesse e ne risentisse incaglio nella sua vita abituale. Ora la Germania per fare la guerra deve distogliere tre milioni di uomini, per la massima parte padri di famiglia, dalle loro giornaliere occupazioni. Una mobilitazione scuote tutte le fibre, i sentimenti, gli interessi della nazione e non vi si può ricorrere se non quando è entrato nella generalità il sentimento della sua assoluta necessità (vedi alla fine del documento). Pare che di queste verità i militari ed il Principe Guglielmo non si rendano abbastanza conto. Ma se vorranno fare la guerra bisognerà pure che si trovino un Ministro disposto a dichiararla. E come potrei io andare a domandare al Reichstag un miliardo dicendo che il momento è favorevole per attaccare la Russia e perciò vogliamo rompere le ostilità? Mi domanderebbero: ma siete certo che questa guerra non si possa ancora evitare? Le correnti che la rendono minacciosa non possono cambiare? Non possono rivolgimenti interni delle nazioni vicine metterle nella impossibilità di aggredirci? Io ho voluto la guerra del 1866 contro l'avviso di tutti; ma allora ero convinto che essa era una assoluta indeclinabile necessità. Eppure se a Koniggditz le cose avessero volto a nostro danno io mi sarei valso della mia qualità di ufficiale per sottrarmi alla animavversione universale. Giornate anche peggiori le ho passate al termine della guerra, quando volevo fare la pace a Nikolsburg ed avevo contro di me i militari e l'Italia che dal suo punto di vista aveva ragione, ma che non si rendeva abbastanza conto della situazione in cui la Prussia si trovava. Io domandai al Maresciallo Moltke che cosa si sarebbe fatto se mentre il nostro esercito si sprofondava in Ungheria (ove del resto ero ~onvinto che il calore e la mancanza d'acqua avrebbe fatto scoppiare il colera in tutti i nostri reggimenti) la Francia ci avesse attaccati. Moltke mi rispose che si sarebbe abbandonato tutto il terreno conquistato, ripiegandosi dietro l'Elba e si sarebbe così potuto far fronte alla Francia. Io vidi allora compromessi tutti i risultati delle nostre vittorie, ed aiutato dal Principe Reale riuscii a vincere la resistenza di tutti e specialmente quella del mio Sovrano, che in quella occasione mi trattò molto duramente.

Anche nel 1870 sono stato io che decisi la guerra; ma per la condiscendenza del Re alle domande francesi io vedeva compromesso il prestigio del mio paese da un deplorevole scacco diplomatico. Per fortuna riuscii à rattraper ~a guerre e mediante un dispaccio offensivo per la Francia, mentre la pace era assicurata a mezzanotte, all'una del mattino lo scoppio delle ostilità era inevitabile.

Ora però che cosa potrebbe guadagnare la Germania da una guerra? Di Polacchi ne abbiamo p~us qu'il n'en faut e di Frances; p~us que nous n'en pourrons jamais digérer.

Sono convinto che i preparativi attuali della Russia hanno scopo difensivo e soltanto fra quattro anni essa sarà in grado di diventare aggressiva, richiedendosi questo spazio di tempo perchè siano giunti a termine gli apparecchi a ciò necessarii. D'altra parte la Francia non ha per ora voglia di rompere la guerra e lo Czar non è senza repugnanze per una alleanza colla Repubblica. Di qui ad allora la forma di Governo potrebbe mutare in Francia e ciò costituirebbe una grave minaccia per la pace europea.

Lo Czar è circondato da cattivi consiglieri di cui alcuni spingono alla guerra nella speranza che la Russia sia battuta. Essi sono partigiani di un cambiamento di forma di Governo e sperano che questa sarebbe la conseguenza di una sconfitta, adducendolo dal fatto che l'Austria dopo il 1866 è diventata costituzionale e la Francia, repubblicana, dopo il 1870.

Quello che essi desiderano è un Governo rappresentativo simile all'antico Governo inglese, in cui l'aristocrazia aveva il potere e lo esercitava anche in contraddizione alla volontà del Sovrano. Il russo nasce naturalmente eloquente; egli ha più facondia che energia. Il Principe Gortchakow, col quale sono stato a lungo amico, non desiderava nulla più vivamente che di poter far sfoggio della sua eloquenza davanti ad un'assemblea. Egli avrebbe almeno voluto presiedere un congresso europeo e mi diceva : ho 80 anni e non mi posso spegnere come une lampe qui fume senza aver presieduto nulla in Europa. Egli soleva chiamarmi suo allievo e mi dimostrò molta amicizia finchè gli parve che fra di noi la distanza fosse grande. Ma quando s'avvide che andava diminuendo cominciò

ad odiarmi •.

Queste ultime cose il Principe di Bismarck le diceva ridendo di cuore. Poi riprese: • Lo Czar non è per la guerra ed è da sperare che, se conserverà una chiara idea del suo vero interesse, egli eviterà questa sciagura all'Europa. Se però la guerra dovesse scoppiare essa si farà senza dubbio generale, ed allora sarebbe meglio che le vostre truppe difendessero oltre il Reno le proprie frontiere, anzichè andare ad impantanarsi nelle paludi della Polonia od impegnarsi in Rumenia, tanto lontano dal proprio paese. S'aggiunga che stante l'analogia di razza e di idioma tra gli Italiani e i Rumeni, l'Austria vedrebbe forse con occhio sospettoso la loro unione sui campi di battaglia. Fra le nostre truppe e le truppe italiane non vi sono spiacevoli ricordi da cancellare, ed io sono convinto che l'accordo sarebbe completo •.

Il colloquio durava da circa tre quarti d'ora e già da qualche minuto era stato annunziato il Ministro Puttkamer. Il Principe di Bismarck, dopo aver ripetutamente accentuata l'ultima parte del suo discorso, ci congedò manifestando il rincrescimento di non poterei intrattenere più a lungo ed incaricandoci di portare a S. E. Crispi l'espressione della sua grande stima e della piena confidenza che aveva in lui. E così stando in piedi ci narrò scherzando che a Friedrichsruhe gli aveva imprestato il suo mantello da corazziere e che sotto questo mantello il Sig. Crispi aveva un aspetto molto militare. Egli insistè sulle grandi qualità del Presidente del Consiglio italiano, accentuando il fatto che egli era un uomo di molta energia.

Uscendo dalla Cancelleria credemmo fosse nostro dovere passare da S. E. il Conte De Launay ';)er riferirgli le cose dette dal Principe di Bismarck: ed egli ne fece immediatamente oggetto di un telegramma a S. E. il Presidente del Consiglio.

La Germania non potrà perciò fare pell'avvenire se non guerre di difesa e potrebbe soltanto diventare aggressiva, qualora nella maggioranza della nazione questa aggressione apparisse come una necessità.

535

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 62, p. 4)

R. 145/48. Londra, 31 gennaio 1888.

Ieri sir Julian Pauncefote mi diede lettura di un telegramma di sir W. White (l) circa le voci che correvano in Costantinopoli di nuove proposte della Porta per modificare il disegno di convenzione sul canale di Suez. Di tali proposte sir W. White non dava notizia che di una sola, che è la seguente (2): la Porta desidererebbe aggiungere verso la fine del secondo capoverso dell'art. 10 del disegno di convenzione le parole qui appresso: • e la difesa di territori ottomani sulla costa orientale del mar Rosso •. Con tale aggiunta il primo capoverso del

l'articolo correrebbe in questa guisa: • Art. 10. De mème, les prescriptions des articles 4, 5, 7 et 8 ne feront pas obstacle aux mesures que S. M. I. le Sultan et S. A. le Khédive, au nom de Sa Majesté Impériale et dans les limites des firmans concédés, seraient dans la nécessité de prendre pour assurer, par leurs propres forces la défense de l'Egypte, des territoires ottomans sur la cote orientale de la mer Rouge et l'ordre public •.

* -Da quanto sir Julian Pauncefote s'avvisava, lord Salisbury non avrà alcuna difficoltà a consentire a quella proposta * (1). Però * mi disse che * (l) l'ambasciatore di Francia non aveva di essa alcuna contezza (2). L'ambasciatore era venuto al Foreign Office per fare accettare le due proposte della Turchia indicate nel mio rapporto del 14 di questo mese n. 11 (3), ma lord Salisbury non essendo da vari giorni venuto in Londra, le cose dette dal signor Waddington furono ieri partecipate in iscritto a Sua Signoria. * -Sir Julian Pauncefote fece notare all'ambasciatore di Francia la dicevolezza che le proposte della Porta fossero* (4), se possibile, presentate tutte insieme nel loro complesso e non già alla spicciolata l'una dopo l'altra.

Ebbi l'onore di dar notizia all'E. V. di ciò che precede col mio telegramma di ieri sera.

(l) -LV: c Ieri ebbi lettura di un telegramma •· (2) -LV: • Di tali proposte, la più importante è la seguente •.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., parzialmente, in LV 62, pp. 5-6)

R. 25/19. Costantinopoli, 31 gennaio 1888.

Rammento che avendo i rappresentanti d'Italia, d'Austria-Ungheria e di Germania appoggiato presso la Porta insieme all'Ambasciatore d'Inghilterra il progetto di convenzione franco-inglese per il Canale di Suez, presentato dall'Ambasciatore di Francia, Sir William White suggerì al Conte di Montebello di adoperare la propria influenza sul signor di Nelidow perchè anche questi consigliasse alla Porta l'adozione del progetto. Rammento inoltre che il signor di Nelidow secondo le istruzioni del suo governo dichiarò di accettare qualunque redazione del progetto che venisse ammessa dalla Porta. Questa, apertamente incoraggiata dalla Russia a proporre le modificazioni che stimasse richieste dai diritti e dagli interessi ottomani, ne indicò varie da me riferite; ed ultimamente, come V. E. mi telegrafava il 17 corrente (5), la Porta, per mezzo della Francia, proponeva un'aggiunta ed una modificazione al progetto di Convenzione di Suez: la prima, di non grande importanza, essendo questione

(-4) LV: • A parer mio, lord Salisbury farà notare all'ambasciatore di Francia la convenienza che le proposte della Francia siano •.

soltanto di aggiungere le parole: à cet égard, alla fine del primo alinea all'art. 12; la seconda, riferentesi all'art. 8, colla quale la Porta chiedeva che la riunione dei Consoli fosse presieduta da un delegato ottomano, e che il

R. Incaricato d'Affari a Londra avvertiva sarebbe difficilmente accettata da Lord Salisbury. Ma non erano queste le ultime risoluzioni della Porta. Il Signor di Nelidow ci annunciava testé che il Sultano avrebbe ritenuto necessarie alcune stipulazioni per il Canale di acqua dolce, il cui regime implica quistioni territoriali; risultava a me essersi sollevata la questione, tra altre, se la Convenzione potesse recare qualche impedimento, in dati casi, al passaggio di forze turche per il Canale (vedi rapporto N. 2) (l); ed ultimamente un'aggiunta ancora più importante veniva presa in considerazione dalla Porta per stabilire che la Convenzione non potrebbe pregiudicare la facoltà, sia del Sultano, sia del Khedive nei limiti dei firmani, di provvedere a seconda delle necessità per le vie sia di terra che di mare all'ordine ed alla difesa di tutti i possessi ottomani dei littorali (o secondo un'altra versione, del littorale odentale) del Mar Rosso; aggiunta questa che si fonderebbe sulle considerazioni relative al Mar Rosso svolte dal Commissario russo Hitrowo nella Commissione di Parigi del 1885.

Alle trattative confidenziali degli Ambasciatori di Francia e di Russia colla Porta circa le modificazioni al progetto franco-inglese, Sir William White non prese alcuna parte; il Conte di Montebello ne diede solo partecipazione al suo governo il quale apparisce averne fatto oggetto di comunicazione al Gabinetto Britannico. Io ed i miei colleghi di Germania e di Austria-Ungheria consideriamo che dopo tante alterazioni il progetto convenuto tra il Signor Chaudordy e Lord Salisbury è ormai, secondo un'espressione di Sir William White, un enfant changé en nourrice del quale si può declinare la paternità. Rimane intanto il fatto che la Francia sta negoziando colla Turchia, sotto gli auspizii della Russia, un progetto nuovo di convenzione relativa al Canale di Suez ed al Mar Rosso.

* Debbo aggiungere qualche schiarimento circa le preoccupazioni, già da me segnalate, del Sultano circa le cose del Mar Rosso. Sua Maestà Imperiale ebbe sentore che il malcontento degli Arabi nell'ultimo pellegrinaggio alle città sante sarebbe stato accolto favorevolmente dal Gran Sceriffo della Mecca. Gli Inglesi, secondo che insinua Riza Pascià, offrirebbero al Gran Sceriffo il Califfato. Una insurrezione religiosa si temerebbe nell'Hedgiaz. Sua Maestà Imperiale ordinò allo Stato Maggiore di studiare i mezzi di prevenire o reprimere una spedizione che Osman Digma invierebbe nel Yemen sbarcandovi Sudanesi; così Sua Maestà Imperiale dissimulava allo Stato Maggiore il vero oggetto dei suoi timori, indicandone uno fantastico, ma tale da richiedere le stesse difese, poichè anche nel caso d'un movimento interno nell'Hedgiaz sarebbe necessario tener aperto per mare l'adito alle dttà sante. In seguito a ciò fu deciso il prossimo invio di cinque o sei cannoniere sulle coste dell'Hedgiaz; e siccome negli ultimi anni il Generale Von der Golz, d'ordine del Sultano, fece istruire circa due centinaia

di giovani arabi originarii della Tripolitania e del Yemen diventati ora buoni ufficiali, si ha un personale abile alla repressione di una insurrezione araba nell'Hedgiaz. Circa il lato politico della quistione araba, che si può dire il nodo delle difficoltà egiziane, S.M.I. suole consultare il mio Collega di Germania, le cui opinioni personali mi sembrano non iscostarsi molto da quelle che sottoponevo a V. E. nei miei rapporti precedenti sull'argomento. Egli lavora alacremente a calmare l'irritazione del Sultano contro l'Inghilterra ed a combattere l'influenza di Riza Pascià. Ma benchè l'efficacia dell'azione itala-inglese di Oriente e la cooperazione con essa della Turchia dipenda in gran parte da un'intelligenza delle due Potenze coll'Islam egiziano, non sembra che l'Inghilterra abbia chiuso per l'Egitto l'era, inaugurata dal Gladstone, dei ripieghi inconciliabili collo spirito nazionale e religioso arabo, dei negoziati inconcludenti con Potenze avverse alle nostre alleanze, delle convenzioni abortite poggiate sopra il mendace concetto di concetti europei.

Ad ogni modo, le quistioni relative all'Egitto ed al litorale del Mar Rosso accennano a diventare, forse fra breve, non meno acute forse di quelle dei Balcani. Quando si negoziava sull'Egitto con Sir H. D. Wolff, pochi mesi or sono, il Sultano aveva tendenze ad intendersi coi russi per la Bulgaria e cogli Inglesi per l'Egitto. La situazione è ora precisamente inversa. Il Sultano, prevedendo complicazioni europee, intende fondare la propria neutralità sopra intelligenze col nostro gruppo per sostenere l'autonomia bulgara, e col gruppo franco-russo per sostenere in Africa i suoi diritti di Califfo * (1).

(l) -Omesso in LV. (2) -LV: • non aveva, ieri, alcuna contezza di quelle proposte •. (3) -Cfr. n. 496. (5) -Non pabblicato.

(l) Cfr. n. 504.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 77. Roma, 1 febbraio 1888, ore 18,15.

On agite de nouveau en Egypte la question de la réforme judiciaire. Les réformes que Nubar demande au règlement d'organisation judiciaire se négocient seulement entre lui et Baring. Tout ,ce qui touche l'Egypte ayant pour nous une incontestable importance, et l'intérèt de l'Italie camme de l'Angleterre étant d'affirmer toujours plus leur accord dans la Méditerranée, je vous prie de sonder le terrain au Foreign Office pour voir s'il n'y aurait pas convenance que notre agent et consul général fU.t admis en tiers dans les pourparlers qui se poursuivent au Caire. Il est superflu de dire que notre désir est de procéder de plein accord avec le Gouvernement britannique.

(l) Il brano fra asterischi è omesso in LV.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 80. Roma, 1 febbraio 1888, ore 23.

En réponse à votre télégramme du 29 (l) sur les conditions auxquelles la France subordonne son acceptation de prendre part à la Conférence pour le Maroc, je vous informe que j'ai dit au comte de Rascon que nous ne saurions accepter ces conditions. Nous sommes de l'avis de lord Salisbury que le programme de la Conférence ne peut étre limité à la question des protections, mais doit comprendre encore toute autre question qui s'y rattache.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. RISERVATO S. N. Roma, 1 febbraio 1888 (2).

L'Ambassadeur de S. M. à Paris télégraphie ce qui suit: • Je dois prévenir

V. E. qu'ici à l'Ambassade d'Allemagne on est très préoccupé de la mobilisation et de la concentration dans la Méditerranée de la plus grande partie de la flotte française : à cet effet Préfet Maritime de Toulon a reçu ordre de mettre en parfait état escadre d'évolution, celle de réserve, avisos et autres navires cuirassés qui doivent -étre prets sous peu de jours. On doit en outre mettre en état de service dans deux ou trois semaines huit autres cuirassés. Il ne resterait dans la Manche que 4 ou 5 cuirassés outre quelques gardes-còtes qui nE:' sont pas déstinés à prendre la haute mer • (3). Je Vous prie de communiquer d'urgence ce qui précède à Lord Salisbury en lui demandant quelles dispositions il compte prendre pour le statu qua méditerranéen qui pourrait etre menacé et dans l'intérét commun des deux Puissances ( 4).

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 100/63. Vienna, 1 febbraio 1888.

Mi pregio di segnare ricevimento del dispaccio di V. E. del 14 gennaio scorso (1), relativo alla divisata conferenza per gli affari del Marocco. Intrattenni a questo proposito il conte K:Hnoky e lo richiesi particolar

mente del suo avviso intorno alle condizioni poste dalla Francia, che sono, cioè: 1° che la conferenza dovrebbe limitarsi strettamente alla quistione delle protezioni; 2° che i governi di Francia e Spagna dovrebbero stabilire fra di loro un accordo preliminare.

Il conte Kalnoky mi disse, che aveva dichiarato all'ambasciatore di Spagna che gli sembrava assai difficile che quelle condizioni potessero essere accettate dalle potenze più specialmente interessate nella questione del Marocco, colle quali il governo austro-ungarico desiderava d'altronde di procedere possibilmente d'accordo. E difatti il conte Kalnoky era stato informato, come fu V. E., che il gabinetto di Londra s'era rifiutato ad accettare, per parte sua, le condizioni predette.

Dal linguaggio tenuto dal conte Kalnoky sembra risultare, in primo luogo, ch'egli intenda procedere, anche in questa quistione, d'accordo coll'Inghilterra, coll'Italia e colla Germania, e in secondo luogo, che il gabinetto di Vienna non prenderà in ciò alcuna iniziativa, ma seguirà il modo di procedere di quelle fra le dette potenze che sono più interessate nella quistione, cioè la Gran Bretagna e l'Italia.

(l) -Nc.n pubblicato. (2) -Pervenuto a Londra alle ore 23,45. (3) -Cfr. F. CRISPI, Politica estera, cit., p. 235. (4) -Analoga comunicazione fu fatta all'ambasciatore a Berlino, de Launay; il telegrammacosi concludeva: « Je vous prie de communiquer d'urgence ce qui précède au Chancelier d'Etat, en demandant son avis •·
541

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 62, p. 6)

R. 102/65. Vienna, l febbraio 1888.

Rispetto al progetto di convenzione pel canale di Suez, a cui si riferiscono i dispacci di V. E. del 21 e del 25 gennaio scorso e il telegramma del 28 dello stesso mese (1), interrogai il conte Kalnoky per sapere se aveva impartito nuove istruzioni all'ambasciatore austro-ungarico a Costantinopoli.

Il conte Kalnoky mi disse, che le istruzioni da lui impartite, già da qualche tempo, al barone Calice recavano che le modificazioni desiderate dalla Sublime Porta agli articoli VIII e XII del progetto non incontrerebbero alcun ostacolo da parte del gabinetto di Vienna, il quale del resto in tale quistione desiderava seguire piuttostochè precedere i gabinetti amici più specialmente interessati.

Il conte Kalnoky non aveva ancora ricevuto da Costantinopoli, nè dall'ambasciata ottomana in Vienna, alcun avviso relativamente alle nuove modificazioni e aggiunte mentovate nel telegramma dell'E. V. del 28 gennaio scorso, cioè a dire, la clausola per il canale d'acque dolci, e la stipulazione mercè la quale gli articoli IV, V, VI e VIII non farebbero ostacolo ai provvedimenti

che il Sultano ed il Kedive, nei limiti dei firmani, avrebbero a prendere per la difesa dell'Egitto e dei possessi turchi sul littorale del mar Rosso. Egli non aveva quindi potuto esaminare queste proposte innovazioni, nè poteva esprimere per ora alcun avviso in proposito.

(l) Non pubblicati.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 201. Londra, 2 febbraio 1888, ore ... (per. ore 6,35 ).

Ambassadeur de France a eu aujourd'hui un entretien avec Salisbury au sujet Convention Suez et s'est employé à faire accepter à Sa Seigneurie proposition de la Porte de donner à un délégué ottoman présidence réunion des Consuls. En réponse Salisbury a d'abord démontré à Waddington l'utilité de ce que la Porte fasse connaitre toutes ses propositions dans leur ensemble et non pas en détail, l'une après l'autre. Quant à la Présidence en question Salisbury a déclaré que le Gouvernement Egyptien lequel avait aussi le droit d'étre consulté, était tout-à-fait opposé à ce projet. Dans le cours de la conversation Salisbury a voulu prouver à Waddington que l'Angleterre n'avait pas de parti pris et le langage de Sa Seigneurie a été d'autant plus modéré que le Gouvernement anglais est jusqu'à présent résolu à ne pas admettre proposition de la Porte. En demandant la Présidence la Turquie n'a d'autre but que de faire acte de puissance suzeraine. Le Foreign Office a été en communication avec Baring à ce sujet et il n'y a pas de doute à l'opposition de l'Egypte au susdit projet. Ambassadeur de France n'a fait jusqu'ici d'autres propositions.

543

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 205. Pietroburgo, 2 febbraio 1888, ore 15,40 (per. ore 19,45).

Giers a beaucoup insisté avec moi sur les rélations constantes entre les nikilistes et les .chefs du pouvoir à Sophia. C'est à mon avis un système dangereux pour l'Europe d'influencer sur l'esprit du Czar. Il regrette que V. E. préconise la liberté en faveur de ceux qui ne sont pas dignes. J'ai répliqué que

V. E., interprétant la liberté dans sa noble acception, veut concilier le droit des peuples avec les traités. Giers accuse l'Autriche de duplicité il dit que les relations avec l'Allemagne sont meilleures et que le jour où l'on votera pour

la solution de la question bulgare l'Allemagne votera avec la Russie. Il a conclu en disant: il faut attendre patiemment les événements; l'union des partis en Bulgarie pourra amener une solution, mais la Russie ne se considère pas comme battue. L'Ambassadeur ... (l) que les russes pvèchent l'éloignement de Ferdinand et la constitution d'un Gouvernement provisoire.

544

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A VIENNA, NIGRA, E A COSTANTINOPOLI, BLANC

T. 92. Roma, 2 febbraio 1888, ore 24.

Mon point de vue au sujet de la proposition de la Sublime Porte concernant la Présidence de la réunion des Consuls pour le Canal de Suez est conforme à celui énoncé par lord Salisbury dans sa conversation avec Waddington.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 208. Londra, 3 febbraio 1888, ore 2 (per. ore 7).

Aujourd'hui Ambassadeur d'Espagne a communiqué au Foreign Office note de son Gouvernement dont il est question dans le télégramme d'avant hier de l'Ambassadeur du Roi à Berlin (2). Cette pièce, datée 18 Janvier, est adressée au Représentant espagnol à Paris. Les points les plus saillants sont que l'Espagne ne peut s'engager à limiter discussion conférence à la question des protections à l'exclusion de toute autre et moins encore de la question commerciale soulevée par le Gouvernement Français lui mème; en outre la France s'étant séparée de l'Espagne, cette dernière se considérait libre de tout engagement antérieur, et reprenait sa liberté d'action. La note finit par un ordre donné au représentant d'Espagne à Paris de faire part à M. Flourens de la fàcheuse impression produite par la Note française du 4 Janvier.

Ambassadeur d'Espagne a laissé copie de cette note au Foreign Office et a déclaré verbalement que plus que jamais l'Espagne désirait agir d'accord avec l'Angleterre n'ayant aucun projet d'empiètement sur l'Empire marocain. La communication à Paris de la pièce dont il s'agit est considérée ici comme un nouveau point de départ de la politique espagnole et a réussi à dissiper tout reste de méfiance.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Non pubblicato, ma cfr. n. 532.
546

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 211. Vienna, 3 febbraio 1888, ore 15,35 (per. ore 16,50).

Le Ministre des Affaires Etrangères m'informe confidentiellement que, d'accord avec Bismarck et avec le consentement de V. E., on publiera ici ce soir officiellement le texte du Traité d'alliance entre l'Allemagne et l'AutricheHongrie du 7 octobre 1879 (1).

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IL MINISTRO A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 212 bis. Madrid, 3 febbraio 1888, ore 15,03 (per. ore 19,25).

Les difficultés pour la Conférence du Maroc ne tendent pas à diminuer. La France s'est toujours tenue dans son programme de limitation et M. Moret est très-découragé. L'Ambassadeur d'Angleterre lui a fait quelques marques au sujet des soupçons d'un double jeu de sa part que pourrait faire naitre le spectacle de l'entente qui s'est établie entre les représentants de l'Espagne et de la France à Tanger. M. Moret a répondu sans hésitation, que ce fait, dont l'importance serait plus apparente que réelle s'était, en tous les cas, produit complètement en dehors de ses instructions et comme preuve de sa loyauté le Ministre d'Etat a observé que dès que la France par une note du 4 Janvier,

di Germania e d'Austria. Del colloquio coi due ambasciatori Crispi redasse il seguente riassunto:

c Visita di De Brtick e del conte Solms

I due governi di Berlino e di Vienna stabilirono di accordo di dar comunicazione all'on. Crispi del trattato segreto tra l'Austria e la Germania del 1879. È un atto di fiducia verso di lui. I due governi sono di avviso, che nell'accordo cordiale stabilito dai medesimi col governo

d'Italia nulla può e dev'esser nascosto a quest'ultimo.Con lettera di Bismarck del 20 volgente e con altra di Kftlnoky del 24, i due ambasciatori furono incaricati di recarsi al palazzo Braschi per dare copia del sud. trattato. Il primo a giungere fu De Brtick (ore 10 1/2 ant.); poscia venne De Solms (ore 11). Mi lasciarono ciascuno una copia nelle due lingue del trattato del 1879.

Questo trattato mi disse il De Brtick fin oggi rimane segreto.

I due ambasciatori fecero rilevare l'importanza della fiducia dei due gabinetti di Berlino e Vienna verso il Crispi.Risposi di meritarla. Il conte de Solms mi annunziò che appena fatto l'accordo a tre, il governo tedesco intende

comunicare alla Turchia il trattato austro-tedesco del 1879. Non omisi di osservargli, che temevo della S. Porta, della cui discrezione parmi non si

possa esser sicuri.

Rispose: che alla fin dei conti nulla potrebbe risultarne di male.

In verità, dopo la dichiarazione fatta da Bismarck allo Czar dell'esistenza del trattato austro-tedesco, mi sembra che il segreto è stato scoperto al principale avversario. Siccome appare dal dispaccio segreto del 19 Bismarck avrebbe detto allo Czar, che la Germania è impegnata a difendere l'Austria, qualora venisse attaccata.

II De Brtick ha detto, che devesi al conte Kalnoky la iniziativa di codeste comunicazioni Confidenziali •· (M.C.R., Carte Crispi -667, 8/14). Per le ultime consultazioni fra i Gabinetti di Vienna e Berlino, si veda G.P., vol. V, nn. 1113, 1114, 1115, 1116. Anche Crispi venne consultato in merito, il 31 gennaio: si veda

F. CRISPI, Politica estera, cit., p. 226.

donna une forme concrète à ses idées en énonçant les deux conditions auxquelles elle subordonne son adhésion le Cabinet de Madrid s'est empressé d'en informer les Gouvernements amis pour se concerter avec eux.

(l) Il trattato era stato già comunicato a Crispi il 29 novembre 1887 dagli ambasciatori

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. (1). Berlino, 3 febbraio 1888, ore [17,42] (per. ore 21 ).

D'après les informations prises par le chancelier auprès du chef de l'amirauté allemande, le nouveau [Ministre de] la marine française s'était rendu compte de maintes défectuosités dans les batiments [de guerre] surtout depuis la campagne contre la Chine. Dans ces deux dernières années les dépenses étaient principalement faites pour l'armée de terre hypnotisée vers le trou des Vosges. Les frais de réparation et d'entretien de la flotte avaient été négligés. Des ordres ont [donc] été donnés pour réparer le temps perdu. Une mobilisation permettrait de mieux reconnaitre les défauts et de se refaire la main. Il s'agirait d'un essai comme celui de la récente mobilisation d'un corps d'armée. Le chef de l'amirauté, tout en regrettant que l'on soit sur la voie de parer aux imperfections, est d'avis que la mesure n'a pas le meme caractère de gravité qu'elle assumerait si les marins de la réserve étaient appelés dans les rangs pour compléter les équipages. Si tel était le cas, il y aurait lieu de se préoccuper et c'est là un point sur lequel il convient d'exercer une surveillance. On a aussi concentré cinq batiments de transport. Ils ne pourraient embarquer que cinq milles hommes. Le prince de Bismarck, ainsi que le Secrétaire d'état vient de me le dire, s'est approprié cet avis du chef de l'amirauté. L'ambassadeur d'Allemagne à Paris a été interpellé. Il a télégraphié que les nouvelles de mobilisation et de concentration de la flotte étaient parvenues à sa connaissance par la voie des articles des journaux et que jusqu'ici il n'a pas été à meme d'en contròler l'exactitude.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO 229 (1). Berlino, 3 febbraio 1888, ore 19,15 (per. ore 22).

Ce soir, le journal officiel de l'Empire publiera le texte du Traité conclu en 1879 entre l'Allemagne et l'Autriche, dont la teneur est connue depuis six mois à Pétersbourg et qui vous a été communiquée.

Le secrétaire d'Etat m'avait informé, il y a quelques (2) jours, de la prochaine publication mais en me priant de ne pas en télégraphier, car les Am

bassadeurs d'Allemagne et d'Autriche à Rome devaient avoir la primeur de la nouvelle qu'ils étaient chargés de donner à V. E. Je sais que dans l'intervalle vous en avez reçu l'avis.

La publication sera accompagnée d'un préambule qui en explique brièvement les motifs à savoir de rétablir la vérité en présence des divers commentaires sur une alliance dont le but est essentiellement défensif. Cette publication produira de prime abord un sentiment de surprise et alarmera l'opinion publique; après mure réflexion la raison reprendra le dessus; car la situation n'empirera pas pour autant, et mème pourrait s'améliorer dans [une] certaine mesure, lorsqu'on se renda [mieux] compte de la vérité des choses (1).

(l) -Le parole fra partentesi quadra sono tratte dal testo trascritto nel registro dei telegrammi dell'ambasciata a Berlino. (2) -Nel registro dei telegrammi dell'ambasciata a Berlino • quatre •.
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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Londra, 4 febbraio 1888, ore 6,40 (per. ore 12).

L'Ambassadeur d'Allemagne a communiqué à Salisbury les nouvelles de la concentration de la flotte française dans la Méditerranée. Sa Seigneurie n'avait reçu d'autres renseignements à ce sujet que ceux que j'ai télégraphié à V. E. le 23 janvier (2) concernant l'armement à Toulon. Salisbury à dit à l'Ambassadeur que sans prèter beaucoup de foi aux nouvelles dont il était question, il allait télégraphier et s'enquérir sur la vérité des choses. Je suis entré chez Salisbury après le Comte Hatzfeldt et je lui ai donné lecture du télégramme de V. E. d'avant-hier (3), en faisant remarquer que l'on pouvait s'attendre à tout événement et qu'il fallait se tenir préparés. Le susdit télégramme a fait impression sur l'esprit de Sa Seigneurie. Répondant à la question posée par

V. E., Salisbury m'a chargé de vous faire savoir • qu'il allait se mettre en communication avec l'Amirauté et qu'il ferait donner instruction de renforcer l'escadre anglaise de la Méditerranée; cette mesure était d'autant plus justifiée que le Due d'Edimbourg venait de lui télégraphier que l'escadre sous ses ordres était trop faible •.

551

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Londra, 4 febbraio 1888, ore 6,52 (per. ore 12,30).

Salisbury m'a dit: • D'après mes derniers renseignements, que j'ai lieu de croire exacts, aucun accord entre la France et la Russie n'aurait été conclu. Toutefois, je ne pourrais vous d.onner certitude à cet effet et je serais très

h>o-!ureux si je pouvais le faire •. L'Ambassadeur d'Allemagne m'a dit: • On n'a pas réussi à découvrir si l'accord a été signé; mais nous devons agir comme s'il l'était. Je n'ai qu'un regret: c'est de voir l'Italie engagée dans cette malheureuse affaire de l'Abyssinie •.

(l) -Per le reazioni e i commenti in Francia si vedano D.D.F.• cit.• vol. VII, 1888-1890, docc. nn. 26, 27, 28, 32, 35, 36 e 43. (2) -Cfr. n. 516. (3) -Cfr. n. 539.
552

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 218. Londra, 4 febbraio 1888, ore 13,52 (per. ore 14,30).

J'ai fait des démarches auprès de Salisbury afin que le Consul Général du Roi flìt admis en tiers dans les pourparlers qui se poursuivent au Caire entre Nubar et Baring relativement à la réforme judiciaire. Sa Seigneurie m'a répondu que jusqu'ici ces pourparlers tout à fait préliminaires n'avaient pas la moindre importance. Sur ma prière réitérée Sa Seigneurie m'a promis de donner instructions à Baring de tenir au courant De Martino de tout projet qui pourrait ètre arreté. Je n'ai pas eu le temps aujourd'hui d'insister plus longuement, vu que Salisbury devait recevoir la députation irlandaise.

Je tàcherai d'avoir connaissance des instructions que Sa Seigneurie donnera à Baring par suite de ma démarche et je reviendrai à la charge.

J'ai quelque espoir d'obtenir de Salisbury quelque chose de plus bien que le Sous Secrétaire d'Etat ne soit pas favorable à cette demande, craignant d'éveiller la jalousie et de froisser la France et qu'il soit d'avis que De Martino doive (l) s'adresser directement à Nubar.

553

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 220. Vienna, 4 febbraio 1888, ore 14,10 (per. ore 17,20).

Comme j'en ai télégraphié hier au soir, le texte du Traité d'alliance autri

chien-allemand a été publié officiellement ici et à Pesth en mème temps qu'à

Berlin. Le mo-1; d'ordre donné à la presse officieuse est qu'il faut interpréter

cette publication dans un sens pacifique.

On annonce le discours de Bismarck pour lundi ou mardi.

Tout en exprimant la confiance qu'on finira par maintenir la paix, le Prince Chancelier insistera sur la gravité de la situation. Ici on ne connait pas encore au juste quel sera l'effet de la publication sur l'opinion publique en Europe, spécialement en Russie. Quant au Gouvernement russe il connait depuis bien longtemps les stipulations du Traité.

(l) Nel registro dei telegrammi dell'ambasciata a Londra: • devait •.

554

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T. 102. Roma, 4 febbraio 1888, ore 23.

Voici traduction lettre adressée hier par moi au Comte de Moiiy: • Les Délégués italiens m'ont informé que, dans la conférence d'hier (1), les délégués français, après avoir déclaré que le Gouvernement de la République ne peut faire aucune concession par rapport au bétail, ni renoncer aux liens d'aucun des articles du tarif italien compris dans le Traité de 1881, ont ajouté que la France était disposée à consentir seulement que, sur un nombre très-limité de droits on introduise quelque légère augmentation, à condition de réductions équivalentes sur d'autres articles. Le Gouvernement du Roi a examiné la situation créée par cette communication et a du se convaincre que les propositions du Gouvernement Français auraient pour résultat la prorogation pure et simple du traité du 9 Novembre 1881, ce que les déclarations de la Chambre des députés et les miennes ne nous permettent pas. Si les demandes de l'Italie par rapport au bétail étaient admises, il nous serait, il est vrai, moins difficile de consentir à des réductions ultérieures meme considérables, sur les droits du tarif général par rapport aux produits principaux des manufactures françaises. Pour le moment toutefois, croyant nécessaire de laisser au Cabinet français le temps de réfléchir sur les idées échangées dans les conférences entre les délégués des deux Etats, je me crois en devoir de déclarer que j'attendrai que le gouvernement de la République me fasse connaitre si et quand il extimera pouvoir reprendre les négociations sur des bases également convenables pour l'un et l'autre des deux pays •.

555

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 222. Londra, 5 febbraio 1888, ore 4,37 (per. ore 8,20).

Salisbury ne s'est pas rendu aujourd'hui à Londres. On m'assure au Foreign Office que V. E. et Salisbury ont été prévenus publication traité entre Autriche et Allemagne. Opinion publique résumée par Times considère publicité donnée par les (2) deux Empires grand événement international, dont il est impossible exagérer gravité. Renonçant au secret, Autriche et Allemagne ont montré degré appréhension avec laquelle envisagent situation. Traité (3) a été grandement augmenté par adhésion de l'Italie directement intéressée par le

p. -122 e sgg.

second article, et en mesure d'intervenir avec un résultat décisif dans le cas où la Russie aurait la France pour alliée. Publication traité a été un souffiet à la Russie. ll n·y avait pa~ d'autres altecnatives que de l'adminlstrer, vu que les puissances allemandes auraient pu etre accusées d'avoir caché ce qui aurait pu éloigner la guerre. Les évé;,ements prouveront si la Russie changera sa politique de provocation reculant devant menace.

(l) -Il processo verbale della seduta indicata nel documento travasi pubblicato in LV 57, (2) -Nel registro dei telegrammi dell'Ambasciata a Londra: • donnée relations deux Empires ». (3) -Nel registro dei telegrammi dell'Ambasciata a Londra: • Importance du traité •.
556

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 226. Londra, 5 febbraio 1888, ore 4,35.

Sous Secrétaire d'Etat m'a fait connaitre points plus saillants réforme judiciaire Egypte, et m'a donné lecture d'une dépeche confidentielle adressée par Salisbury à Baring le 2 décembre dans laquelle Sa Seigneurie exprime entre autre avis que l'Egypte doit demander aux grandes puissances de se concerter pour introduction modifications considérées nécessaires. J'adresserai un rapport à V. E. dès que j'aurai reçu copie de la susdite dépéche et des autres pièces dont on m'a promis communication. Il serait plus facile d'obtenir que l'échange d'idées, e n tre I'Italie et l'Angleterre sur la réforme judiciaire, eut lieu à Londres plutòt qu'au Caire où, selon Sous Secrétaire d'Etat, aux yeux de la France et des autres puissances les représentants d'Italie et d'Angleterre auraient l'air de conspirer avec Nubar.

En attendant je pderais V. E. de vouloir bien donner ordre dès à présent de s'occuper de la rédaction d'un avis détaillé du Gouvernement du Roi sur le rapport de la commission internationale 1884 e 1885 car ce rapport devra former la base de toute modification.

Cet avis sera demandé à V. E. par le Gouvernement anglais.

557

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Londra, 5 febbraio 1888, ore 4,37.

Selon sa promesse, Salisbury a adressé, immédiatement après notre entretien d'hier, une note à l'Amirauté pour donner ordre pour le renforcement de l'escadre anglaise dans la Méditerranée. Je viens d'en informer secrètement l'Ambassadeur d'Allemagne. La note du premier ministre contient tous les détails énoncés dans le télégramme de V. E. du premier courant (1). Sa Seigneurie a eu une autre entrevue avec le premier lord de l'Amirauté, recommandant prendre toute mesure de précaution dans l'intérét de l'Angleterre et

_ Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI 34

de l'Italie, des télégrammes ont été envoyés à Paris et à Toulon pour obtenir plus amples renseignements. Dans un rapport du 2 courant, Lytton informait que les armements français n'avaient pour but que de mettre la flotte française qui avait subi des arrérages sur son effectif ordinaire.

(l) Cfr. n. 539.

558

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 236. Berlino, 5 febbraio 1888, ore 17,21 (per. ore 19,35).

Publication du traité d'alliance austro-allemand a été en général accueillie ici par la presse et par le public avec calme parce qu'on ne renonce pas encore à l'espoir que ce sérieux avertissement produira effet salutaire en Russie. Le Cabinet de S. Pétersbourg avait été prévenu depuis quelques jours de la publication imminente de ce document qui met hors de doute le caractère éminemment pacifique (l) défensif de l'alliance. Demain, ainsi que me l'a dit le Secrétaire d'Etat, le Chancelier, à propos du projet de Ioi sur les crédits miUtaires, prononcera un discours au Reichstag. Il s'appliquera à faire ressortir toujours plus que, * dans l'intéret de la paix, l'Allemagne doit pourvoir à ses armements; elle ne vise * (2) à aucune aggression et continuera une politique pacifique. II parlera évidemment du traité d'alliance austro-hongrois allemand pour en caractériser (3) la véritable portée.

559

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 236 bis. Berlino, 5 febbraio 1888, ore 17,20 (per. ore 19,25 ).

Ministre d'Etat à Madrid télégraphie que la France ne répondra pas à la

dernière communication qui lui a été faite par l'Ambassadeur Espagnol à Paris

en suite de la note de M. Flourens du 4 janvier.

On insistera pour limitation programme conférence Maroc. M. Moret de

mande donc de nouveau de connaitre opinion des Gouvernements amis, afin

d',etre à meme de répondre définitivement à la note précitée du 4 janvier. II

désirerait aussi éviter de fournir à la France un prétexte pour ne pas se faire

représenter à la Conférence. Ambassadeur d'Espagne s'est exprimé ici dans ce

sens. II lui a été nouvellement déclaré que son Gouvernement devait d'abord

o;'entendre avec l'Italie et l'Angleterre.

elle-meme ~.

(l) -Quest'ultima parola manca nel testo del registro dei telegrammi dell'ambasciata a Berlino. (2) -Nel registro dei telegrammi dell'ambasciata a Berlino il periodo fra asterischi è cosi riportato: c si dans l'intérét de la p a ix l'Allemagne doi t pourvoir à ses armements, elle ne vise

(3) Nel registro dei telegrammi dell'ambasciata a Berlino: c préciser •.

560

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 82/45. Berlino, 5 febbraio 1888.

Depuis quelque temps déjà, le Chancelier avait sondé le terrain à Vienne sur l'opportunité de livrer à la publicité le Traité d'alliance conclu le 7 Octobre 1879 entre l'Allemagne et l'Autriche, et dont la teneur, il y a environ six mois, a été portée à la connaissance du Cabinet de S. Pétersbourg. Le Comte Kalnoky énonçait tout d'abord quelques doutes; mais le Prince de Bismarck ayant insisté, les deux Gouvernements se mirent récemment d'accord pour que les journaux officiels de Berlin, Vienne et Pesth publiassent simultanément le texte de ce traité, qui a paru en effet dans leurs colonnes avant-hier soir.

Le Secrétaire d'Etat m'en informait préalablement, à la date du 31 Janvier, mais en me priant de ne pas télégraphier à V. E., car les Ambassadeurs des deux Empires à Rome devaient se réserver la primeur de cette nouvelle, qu'ils étaient ,chargés de vous donner après concert préalable. • C'est de notre part un acte bien nature! de courtoisie envers l'ltalie, notre alliée •. Une communication analogue a eu lieu à Pétersbourg.

Le Comte de Bismarck m'expliquait en meme temps le motif de cette publication dans un sens conforme aux considérations, dont les organes officiels des deux Gouvernements ont fait précéder le texte. Les Cabinets de Berlin et de Vienl'le ont à coeur de mettre une barrière aux doutes élevés de divers còtés sur le but absolument défensif de leur entente, doutes exploités sous l'infl.uence de mobiles divers. Leur politique vise au maintien de la paix, et ils s'appliquent, dans la mesure du possible, à ce qu'elle ne soit point troublée. Ils sont convaincus que la connaissance du contenu du Traité fera disparaitre les doutes existants à ce sujet. S. E. ajoutait que ce n'était pas seulement en Russie que l'opinion publique se livrait à des commentaires erronés sur le pacte en vigueur, mais aussi en Autriche et en Hongrie. D'un còté on en exagérait, d'un autre còté on en amoindrissait la valeur. Il fallait rétablir la vérité, et surtout mettre de plus en plus en évidence que les deux Empires ne méditent aucune agression, tout en se tenant prets à repousser au besoin toute attaque.

Ayant revu le Secrétaire d'Etat vendredi dernier, il m'a dit que la communication avait été faite à Rome, et que V. E., après en avoir remercié, s'était borné à répondre que les deux Gouvernements sont les meilleurs juges dans une affaire qui les concerne plus directement. Il m'annonçait que le Chancelier, à propos du projet de loi sur les crédits militaires, prononcera demain un discours au Reichstag, en faisant bien ressortir que si, dans l'intéret de la conservation de la paix, l'Allemagne doit pourvoir à ses armements, elle ne vise elle-meme à aucune provocation, et ,continuera une politique pacifique. S. A. parlera du Traité d'alliance Austro-Allemand pour en préciser la

véritable portée défensive.

Ainsi que je l'ai télégraphié le 3 Février (1), il fallait prévoir que la publication dont il s'agit produirait, de prime abord, un sentiment de surprise et alarmerait les esprits. Mais, comme il résulte de mon télégramme d'aujourd'hui, si une certaine émotion se manifeste en Russie, en France, et meme en Autriche, ici les organes principaux de la presse et le public, à l'exception du corps d'officiers qui croit déjà entendre un appel belliqueux, se montrent en général assez calmes, parce qu'on ne renonce pas encore à l'espoir que ce sérieux avertissement produira une impression salutaire en Russie.

Hier, au Département des Affaires Etrangères, aucun avis n'était encore arrivé sur les dispositions de l'Empereur Alexandre en suite de cette brusque révélation au public européen des accords entre Berlin et Vienne, éventuellement dirigés en première ligne contre la Russie. Si cette Puissance continue, quand meme, ses préparatifs militaires à la frontière, les deux autres Puissances devront à leur tour masser des forces, au risque que les fusils partent tout seuls. Si, au contraire, la Russie se modère dans ses armements, et dans le langage de sa presse, il se produira du moins un ajournement de le crise. Une solution tout à fait satisfaisante n'est malheureusement pas encore à prévoir.

561

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. P. RISERVATO 83/46. Berlino, 5 febbraio 1888.

La publication des accords secrets entre l'Allemagne et l'Autriche excitera chez les impatients le désir d'etre également édifìés sur les clauses de l'alliance entre les deux Empires et l'Italie. Peut-etre que le moment viendra, en suite d'une entente ultérieure des signataires, de publier le texte meme du Traité de la triple alliance. Il pourrait en effet arriver que l'opportunité en fU.t reconnue, afìn d'adresser un dernier et salutaire avertissement à la France. En tout cas, les Traités séparés que nous avons conclus en meme temps d'une part avec l'Allemagne, et d'autre part avec l'Autriche, ne sauraient etre livrés à la publicité, ainsi qu'on peut s'en convaincre à la simple lecture de ces deux documents. Au reste, le Traité Austro-Allemand vise surtout la Russie, comme le nòtre, à trois, la France. Or, tant que l'attitude de cette Puissance ne deviendra pas décidément menaçante et belliqueuse, il n'y a pas péril en la demeure à retarder un avertissement sérieux et publique.

Cette question d'ailleurs n'est pas encore mise sur le tapis. J'ai lieu de croire que, le cas échéant, l'initiative nous serait laissée de provoquer un échange de vues.

(l) Cfr. n. 549.

562

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL CANCELLIERE DELL'IMPERO TEDESCO, BISMARCK

T. 110. Roma, 7 febbraio 1888, ore 12,15.

Le discours de V. A. est pour elle un nouveau titre à la reconnaissance de l'Europe. Je souhaite que vos paroles de paix soient partout entendues et partout écoutées. Je remercie V. A. au nom du Gouvernement du Roi et au mien pour ses expressions au sujet de notre alliance. V. A. ne pouvait plus heureusement signifier à l'Allemagne et au monde sur quels sentiments et sur quels intérèts communs se base l'accord si étroit et si cordial de nos deux dynasties et de nos deux pays (1).

563

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Londra, 7 febbraio 1888, ore 14,48 (per. ore 18,15).

Amirauté a informé Salisbury que, sur la demande du Due de Edimbourg, l'escadre britannique de la Méditerranée avait été déjà renforcée. En outre, l'escadre de la Manche se trouvait aussi en ce moment dans la Méditerranée et les deux escadres formaient une flotte très... (2). Du reste, d'après les informations de l'Amirauté, les nouvelles données par l'Ambassade d'Allemagne à Paris n'avaient aucun fondement et il n'existerait en ce moment aucun sujet de alarme. De son còté, le Foreign Office a reçu de son Ambassade à Paris et de son consul à Toulon des renseignements analogues à ceux de l'Amirauté.

564

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 252. Pietroburgo, 7 febbraio 1888, ore 17 (per. ore 19,40).

On ne prend pas en mauvaise part la pubHcation du traité austro-hongrois-allemand. La presse a reçu du reste des ordres sévères de modération.

• L'Italie, comme nous, s'est trouvée dans la position de revendiquer de l'Autriche par la contrainte le droit de se consolider comme nation. Les deux nations vivent maintenant en paix avec l'Autriche, et, en présence des dangers qui les menacent, ont la meme tache de protéger ensemble la paix et de voir leur développement intérieur sauvegardé contre toute attaque.Cette tache est réciproque, l'Allemagne doit avoir un ami sùr. Or nous en avons meme deux, sur lesquels nous po.uvons compter, non pas par ce qu'ils s'aiment, car les états ne font pas la guerre guidés par un sentiment d'amour, ni meme parce qu'ils sont poussés par la haine autrement la France devrait batailler sans cesse non seulement avec nous, mais aussi avec l'Angleterre et l'Italie, puisqu'elle nous déteste tous. Nous sommes alliés non seulement par bon vouloir mutue!, mais dans l'intéret essentiel de la paix •·

D'après ministre d'Angleterre qui le tient de bonne source, on serait meme tenté de considérer cette publication comme destinée à réduire à leur juste proportion les engagements de l'Allemagne vis-à-vis de l'Autriche: engagements dont, en Hongrie surtout, on a cherché dernièrement à exagérer l'étendue.

(l) Nel telegramma inviato in data 7 febbraio, ore 0,36, n. 244 (non pubblicato), il de Launay aveva riferito in tal modo il brano del discorso relativo all'Italia:

(2) Manca.

565

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 86/48. Berlino, 7 febbraio 1888.

Mi affrettai ieri sera, tosto che ne apparve il testo ·completo stampato, benchè non ancora ufficiale, a trasmettere a V. E. un sunto telegrafico (l) del discorso pronunciato poco prima dal Principe di Bismarck al Reichstag, in sostegno del progetto di legge sulla organizzazione militare (Landwehr e Landsturm), e sulla domanda di autorizzazione per un prestito di 280 milioni di marchi, necessario per eseguirla, progetto di cui l'Assemblea occupavasi in seconda lettura per la prima parte, ed in prima lettura per l'altra.

Ebbi cura nel detto mio sunto di far emergere innanzi tutto la intonazione pacifica del discorso del Cancelliere, e di porre quindi in evidenza, riferendone quasi testualmente le parole, il brano del medesimo, nel quale il Principe parlò dell'Italia e degli accordi stipulati con essa dalla Germania e dall'Austria-Ungheria a tutela della pace generale. V. E., avrà scorto, come il linguaggio di S. A. a questo riguardo fosse improntato ai giusti sentimenti che sono nell'indole dei presenti nostri rapporti coi due Imperi, e mirasse a stabilire con esattezza il movente essenziale del triplice accordo, quello cioè degli interessi determinati, per ciascuno dei tre Stati, dalle speciali condizioni della propria esistenza, e dal rispettivo bisogno di concorrere al man• tenimento dell'equilibrio europeo. Il Cancelliere lasciò comprendere che, oltre ai trattati di alleanza con l'Austria-Ungheria e coll'Italia, l'Impero ne aveva stipulati altri consimili con altri Governi, e certamente aveva in animo di allu· dere con ciò alle disposizioni favorevoli della Inghilterra, ed agli accordi che si ritengono stipulati tra la Germania, l'Austria e la Rumania.

Non credo necessario di inviare a V. E. una traduzione del discorso del Principe, perchè a quest'ora i giornali di tutti i paesi già ne avranno pubblicato le parti principali, a cui terrà dietro fra pochi giorni il testo completo. Dirò invece, a complemento dei cenni telegrafici da me inviati ieri sera, che il Cancelliere cercò, da un lato, di dimostrare come la situazione attuale non apparisca più minacciosa, che non sia stata per la Germania da quarant'anni in poi, e dall'altro di rintracciare una spiegazione plausibile, all'infuori di progetti di aggressione contro i vicini, al fatto degli assembramenti di truppe da parte della Russia ai suoi confini occidentali. V. E. avrà rilevato come, a questo proposito e parlando dei probabili piani della Russia in previsione di una nuova crisi nei paesi ottomani, che, secondo

certi calcoli del Cancelliere, non dovrebbe per verità scoppiare se non alla fine del secolo, egli abbia affermato che, in ogni caso, la Germania non è interessata in prima linea in quella questione, e deve perciò aspettare, prima di prendere posizione per proprio conto, che le altre Potenze, i di cui interessi nel Mediterraneo e nel Levante sono maggiori, abbiano deciso se intendono venire ad accordi colla Russia, oppure azzuffarsi con essa. La Germania, disse il Principe, non vuoi fare una politica di preponderanza, ma di interessi.

Intanto egli considerava l'adozione del progetto di legge che stava dinnanzi all'Assemblea, come equivalente alla aggiunzione di una quarta Grande Potenza alle tre alleate, la quale disponesse in favor della lega di un esercito di 700.000 soldati. La stessa entità colossale delle forze, di cui la Germania dispone, e che dovrebbe mettere in azione per una guerra, deve renderla inclinata alla pace, aliena dalle aggressioni. Se guerra accadrà, dovrà essere guerra di popolo, intrapresa cioè con l'accordo di tutta la nazione, come nel 1870.

Riguardo alla questione bulgara, il Principe di Bismarck, dopo aver mostrato l'opportunità della politica tedesca, che riconosce i diritti della Russia e si tiene ferma alle disposizioni del Trattato di Berlino, soggiunse che la Bulgaria, è per sè stessa troppo piccola cosa per poter diventare causa sufficiente di una guerra così vasta, e al termine della quale si saprebbe forse appena il perchè di tanta conflagrazione.

Le parole con le quali il Principe pose termine al suo discorso furono ispirate ai più alti sensi di fiducia nelle forze e nel patriottismo della nazione tedesca: • Noi non temiamo che Dio sulla terra. L'amor di patria, che nel 1813 fece accorrere sotto le bandiere della debole Prussia tutti i suoi figli, è ora patrimonio comune dell'intera Germania. Chi vorrà aggredirla, la troverà tutta in armi e fidente nel grido: " Dio è con noi! " •.

I capofila dei diversi partiti di cui si compone il Reichstag presero la parola dopo il Cancelliere, e tutti si accordarono nell'accettazione • in blocco • del progetto di legge che si discuteva in seconda lettura, e per l'invio, senza ulteriore discussione, alla Commissione del bilancio, incaricata di esaminarlo, di quello relativo al prestito di 280 milioni di Marchi. L'accordo fu completo e veramente ammirabile da parte dell'Assemblea, in questa solenne occasione.

(l) Ncn pubblicato. ma cfr. la nota a pag. 471.

566

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, DAMIANI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

D. 812/16. Roma, 8 febbraio 1888.

·col rapporto n. 63 in data del 1° corrente (1), l'E. V. mi riferisce che, avendo chiesto al conte Kalnoky quale fosse l'opinione del gabinetto di Vienna intorno alle condizioni poste dalla Francia per prendere parte alla conferenza di Madrid pegli affari del Marocco, n'ebbe in risposta, che il go

verno austro-ungarico crede difficile che quelle condizioni possano essere accettate dalle potenze più specialmente interessate nella questione, e che, d'altronde, il governo imperiale e reale desiderava procedere d'accordo in ciò coll'Italia e la Germania.

Ringrazio l'E. V. per queste informazioni. Il nostro pensiero coincide sostanzialmente con quello del gabinetto di Vienna. Certo è desiderabile che si riunisca la progettata conferenza di Madrid, acciocchè sia convenientemente provveduto alle esigenze della situazione nel Marocco, e segnatamente si eliminino gli abusi in materia di protezione. Ma è del pari evidente, agli occhi nostri, che le condizioni messe innanzi, all'ultima ora, dal governo francese non sono, così come sono formulate, punto accettabili.

(l) Cfr. n. 540.

567

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 59, p. 5)

T. 273. Parigi, 9 febbraio 1888, ore 15,27 (per. ore 18,35).

Hier M. Flourens m'a dit que demain, ou après demain au plus tard il me remettra les propositions françaises relatives au traité de commerce. Il se montre désireux de le conclure; car, disait-il, la France ayant avec les autres Puissances des traités qui expirent tous en 1892, ce serait un inconvénient pour elle de rester avec l'Italie sous le régime arbitraire des tarifs. M. Flourens m'a donné à entendre que la question de l'admission à la cote de la bourse des obligations de nos chemins de fer et celle de la transformation en écus de cinq francs des anciennes monnaies bourboniennes sont subordonnées au traité de commerce. J'ai lieu de croire qu'il a fait partager cette opinion à la Suisse, qui a voix au chapitre dans cette dernière question, et qui doit également signer un traité de commerce avec nous. Le Ministère appréhende toujours le vote du Pariement. J'ai vu les deux Commissaires français qui se louent beaucoup de l'accueil qu'ils ont reçu de V. E., mais ils regrettent de n'avoir pu s'entendre avec nos deux commissaires au sujet du traité qu'ils désirent toutefois voir aboutir.

568

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 275. Londra, 9 febbraio 1888.

Litton télégraphie que Flourens lui a communiqué aujourd'hui les deux propositions de la Porte relativement à la Convention de Suez. La première se réfère à la Présidence de la réunion consuls. La seconde à la défense des possessions ottomanes dans la Mer Rouge. Flourens a dit confidentiellement à Litton qu'il était indifférent à la première proposition, mais qu'il était tout-à-fait contraire à la seconde, puisque le Gouvernement français ne reconnaissait pas de suzeraineté à la Porte sur la cote orientale de la Mer Rouge. Cette déclaration est utile à la France en vue de Tajoura. Elle pourrait nous etre utile en vue de Massaua et Assab.

569

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 195/86. Londra, 10 febbraio 1888.

Ieri, nella discussione dell'indirizzo in risposta al discorso del trono, nella Camera dei Lords, il Marchese di Salisbury fece un importante discorso sulle presenti condizioni politiche de1l'Europa e le probabilità di pace o di guerra. Ho l'onore di trasmettere qui unito all'E. V. un sunto (l) delle cose principali dette da Sua Signoria su tale argomento. Le due più degne di nota sono le seguenti: 1° l'Inghilterra non è nelle stesse condizioni della Germania in ciò che concerne il mezzogiorno-orientale dell'Europa. Essa ha tradizioni ed interessi in Turchia verso i quali il presente Governo inglese non si mostrerà più tiepido dei governi precedenti.

2° Il Governo inglese ha ricevuto assicurazioni speciali e categoriche dallo Czar che la Russia • non medita alcuna azione avventurosa o illegale •, ed è convinto che lo Czar farà ciò che è possibile per mantenere la pace.

570

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. RISERVATO SEGRETO S. N. Roma, 11 febbraio 1888, ore 9,45.

Me référant au télégramme par lequel vous m'annonciez que l'escadre anglaise de la Manche s'unissait à celle de la Méditerranée, je vous prie d'exprimer à Lord Salisbury, avec nos remerciements, le désir qu'il soit donné ordre au commandant en chef des deux escadres réunies de se mettre en communication directe avec le commandant de l'escadre italienne de la Méditerranée.

(l) Non pubblicato.

571

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 292. Parigi, 12 febbraio 1888, ore 12,30 (per. ore 14,35).

M. Flourens est parti pour sa tournée électorale sans me remettre, ainsi qu'il me l'avait promis, les propositions françaises relatives au traité de commerce. Hier au soir je m'en suis plaint à M. Tirord, qui m'a répondu que ce retard dépendait de quelques modifications qu'on a introduites dans ces propositions, qui me seront remises demain ou après demain au plus tard. Je n'ai pas manqué de faire remarquer que ce retard laissait bien peu de temps pour en faire examen.

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L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, MAISSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 298. Tangeri, 12 febbraio 1888, ore 18,15 (per. ore 22,20).

Le Ministre des Affaires Etrangères Sid Mohamed Torres est venu en ce moment m'informer qu'il a reçu ce matin mème du Sultan l'ordre de se rendre à Rome pour complimenter Sa Saintété à l'occasion de son Jubilée sacerdotal. Le cuirassé espagnol • Castilla • est arrivé hier au soir pour embarquer la mission, et part dans quelques heures pour Civitavecchia. Le secret le plus absolu a été gardé et le Secrétaire qui accompagne la mission est arrivé à Tanger ce matin meme, avec les ordres du Sultan. Le Ministre d'Espagne m'a assuré de la manière la plus formelle que lui-meme a ignoré jusqu'aujourd'hui que la mission se rendit à Rome. Il m'a avoué qu'il y a à peu près une vingtaine de jours le Gouvernement Schériffien lui avait demandé un batiment de guerre pour une mission qui devait se rendre en Europe, mais sans en donner d'autre indication. Je n'ajoute aucune foi à cette déclaration, et je ne m'explique pas le mystère dont on a voulu entourer la mission jusqu'au dernier moment à moins qu'on m'ait voulu empecher de conseiller au Sultan de choisir tout autre personnage que le Ministre des Affaires Etrangères luiméme.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 53/38. Costantinopoli, 12 febbraio 1888.

Le rettifiche fatte dal R. Ambasciatore a Vienna col rapporto del 23 gennaio scorso (l) al mio rapporto del 31 dicembre (2), sono d'importanza decisiva per la condotta che io abbia a tenere qui. Si tratta degli scopi che persegui

vano rispettivamente le Potenze nella Conferenza di Londra del 1884, per le stesse quistioni relative all'Egitto, che si stanno negoziando presentemente in Costantinopoli.

Ora, mentre non ispetta ad un R. Agente lodare o accusare la politica passata del proprio Governo, è necessità per il bene del servizio che egli la intenda chiaramente e sappia se, o no, sia stata modificata in quistioni poste attualmente in termini identici.

Nella Conferenza di Londra del 1884 si verificò un fatto gravissimo: lo scioglimento del fascio delle nostre alleanze; cioè, come si esprime il Conte Nigra • la coalizione della Francia, della Germania, dell'Austria-Ungheria e della Russia contro l'Inghilterra nella quistione egiziana •.

I miei studi sulle cagioni di tale fatto e sulle pratiche conseguenze di esso per la nostra politica verso l'Egitto, mi hanno condotto alla conclusione che l'Italia in allora, come già nella Conferenza di Costantinopoli del 1882, aveva dimostrato non volere soluzioni se non d'accordo colla Francia; e che la Germania impaziente delle tendenze esistenti a Roma ed a Londra a consorzi in tre colla Francia, prese le parti di questa nelle quistioni relative al Mediterraneo, compresa la quistione egiziana, contro l'Inghilterra e contro l'Italia, nello stesso tempo che si ravvicinava alla Russia per una politica di spartimenti austro-russi nella penisola dei Balcani. Con rapporto anteriore, dell'8 novembre (1), indicavo i fondamenti di tali conclusioni con numerose citazioni di documenti diplomatici comunicati confidenzialmente ai R. Agenti per loro norma. Ed in tutti i miei rapporti, sin dal mio arrivo a Costantinopoli, ho sottoposto con la massima schiettezza al giudizio del R. Governo le norme che deducevo, per la mia pratica condotta, dalle suddette conclusioni, norme che si possono riassumere così: invece di seguire l'Inghilterra sulla via di accordi speciali colla Francia, e la Germania sulla via di accordi speciali con la Russia, proseguire indefessamente sulla linea dei predetti interessi italiani, ai quali sono micidiali i condomini franco-inglesi in Egitto ed i riparti austrorussi nei Balcani, cercare la nostra forza non nella ricomposizione del concerto europeo, che sarebbe la dissoluzione delle nostre alleanze e che l'esperienza dimostrò non giovare se non agli interessi altrui, come succedette nel Congresso di Berlino e nella Conferenza di Costantinopoli, ma nell'unione più stretta del fascio delle alleanze stesse; e perciò limitare, come ora facciamo, all'adempimento d'impegni anteriori la nostra cooperazione ad accordi franco-inglesi per l'Egitto, in cui non ebbimo mai che una parte subordinata, e ad accordi austrorussi per l'Oriente, i quali, portando l'Austria-Ungheria a Salonicco e la Russia a Costantinopoli, recherebbero agli interessi italiani un pregiudizio che anche l'acquisto di Tripoli sarebbe insufficiente a compensare; ispirare invece ai nostri alleati la fiducia che sull'Italia, e non su Potenze non alleate, debbono appoggiarsi per isciogliere le quistioni dei Balcani e dell'Africa.

Così, alle prime istruzioni che ricevetti qui dal predecessore di V. E., di conformare il mio linguaggio, negli affari di Bulgaria, a quello del Signor di Radowitz, tuttora favorevole alla Russia, e, negli affari d'Egitto,

a quello di Sir William White, in vista dei nuovi negoziati franco-inglesi per l'Egitto, risposi chiedendo rispettosamente la facoltà, che quei miei due Colleghi stessi desideravano fosse da me esercitata, di separare la mia azione ufficiale dalla loro in ambedue dette quistioni, fino a fare ostruzione ad ogni passo loro che sembrasse avviare a riparti balcanici ed a condomini egiziani; ed ebbi luogo d'accorgermi esserne stata accresciuta la loro fiducia nel Governo del Re e nel suo Rappresentante.

La corrispondenza dei RR. Ambasciatori a Berlino ed a Parigi getta una luce particolare sull'azione dell'Italia nella Conferenza di Londra. La Germania non voleva consolidare il recente accordo anglo-francese e sconsigliava l'Italia dal consolidarlo colla sua accessione (21 e 25 giugno, l luglio); la Germania si felicitava dell'intiero insuccesso della parte intermediaria tra Francia ed Inghilterra, esercitata dall'Italia a beneficio della Francia nella Conferenza di Londra (29 luglio e 7 agosto). Ed il Governo francese • apprezzò altamente il carattere favorevole alla Francia della resistenza dell'Italia alla Germania nella quistione egiziana •, resistenza che dava all'Italia • beaucoup de relief •; ed esprimeva il voto che l'Italia continuasse tra Francia ed Inghilterra l'opera conciliatrice segnata dal suo contegno nell'ultimo periodo della Conferenza di Londra (Parigi a Roma e Roma a Parigi, 17 gennaio 1885).

Quale era l'interesse che spingeva la Germania a formare contro l'Inghilterra una coalizione contro la quale si sarebbe da noi dato appoggio al Gabinetto inglese? La Germania ce lo diceva sin dai 27 aprile e 7 maggio precedenti; essa voleva che l'Inghilterra usasse della • carte bianche • datale in Egitto, mentre il Gabinetto Gladstone, declinando tali intelligenze colla Germania, preferiva transazioni colla Francia, ed aveva per l'appunto stretto colla Francia sulle cose d'Egitto un accordo in base al quale si riuniva la Conferenza. I rapporti dei RR. Ambasciatori a Berlino ed a Vienna sono categorici al riguardo:

• Appoggiare contro gl'interessi della triplice alleanza le tendenze franco-russe del Gladstone •, tale fu giudicata l'opera nostra; • nous serons isolés pour avoir voulu suivre Gladstone • (Berlino a Roma, 14 gennaio 1885).

Quando si manifestò il nostro appoggio all'Inghilterra nella Conferenza che siedette dal 2 luglio al 2 agosto? Non prima del 15 luglio, poichè sotto quella data il nostro Plenipotenziario scrive che Lord Granville si è !agnato a lui ed ai suoi Colleghi di Germania ed Austria-Ungheria, che i delegati italiani sostenessero le idee francesi, ed insiste per due volte perchè il R. Governo si decida sulla linea da seguire; insistenza che prese un accento più vivo dopo la Conferenza, specialmente quando il R. Ambasciatore a Londra scriveva, il 2 novembre, che se non eravamo coll'Inghilterra, conveniva avvisarla lealmente.

E quel cotale appoggio che le abbiamo dato dopo il 15 luglio, fu ad ogni modo formalmente ritirato alla fine della Conferenza, il nostro Plenipotenziario avendo avuto ordine di dichiarare che il R. Governo non si considerava legato per l'avvenire dalle opinioni espresse in suo nome dal suo Plenipotenziario nelle circostanze presenti.

Quale carattere intese il R. Governo avere avuto il detto suo appoggio? Lo dichiarò immediatamente dopo la Conferenza col dispaccio al Conte Greppi del 12 agosto: • I nostri concetti generali sulla questione egiziana non differiscono sostanzialmente da quelli della Russia, come lo prova il fatto delle istruzioni da noi date al R. plenipotenziario rispetto alla proposta per cui, aggiungendosi i delegati di Russia, Germania ed Austria-Ungheria agli attuali delegati della cassa del debito pubblico, questa avrebbe viemeglio assunto un carattere europeo. E neppure volemmo contrastare i calcoli finanziari dei delegati tecnici francesi nella Conferenza. Però, quando fu venuto il momento di deliberare, e sopratutto quando venne innanzi l'ultima proposta britannica, a noi parve che una attenta considerazione della situazione presa nel suo assieme, ci dovesse consigliare l'atteggiamento a cui ci attenemmo •.

Così già nella Conferenza di Costantinopoli nel 1882, ci eravamo dichiarati • in pieno accordo colla Russia in un identico programma • (Roma a Pietroburgo e Pietroburgo a Roma, 21-31 luglio 1882) la cui realizzazione sembrava assicurata • mediante l'invio concertato colla Francia di forze collettive per il controllo del Canale, il che fu motivo del nostro rifiuto d'intervenire in due coll'Inghilterra.

Quando, rotto nella Conferenza di Londra l'accordo franco-inglese, seguimmo tosto la Francia nella sua evoluzione verso la Germania, la quale fece accoglienza sfavorevole a tale nostro passo, il R. Ambasciatore a Berlino scriveva che con ciò non dimostravamo • nè la fissità di idee nè la serenità di un grande Stato •. Se a tale triste deduzione fossi stato condotto dal presente esame, avrei preferito di molto accettare in silenzio le rettifiche del Collega di Vienna. Invece ritengo che ci troviamo in presenza di una politica logicamente seguita dal 1881 al 1885; politica plausibile, continuatrice di quella seguita da noi in Oriente, come alleati di Napoleone III; politica che possiamo seguire ancora oggidì, purchè chiaramente concepita nelle sue radicali contraddizioni col programma esposto al principio del presente rapporto.

Prima, come dopo della Conferenza di Londra, anzi, dalla Conferenza di Costantinopoli del 1882 fino alla Commissione internazionale di Parigi per il Canale di Suez nel 1885, il Governo del Re fu sempre fedele all'impegno preso in Parlamento nel giugno 1882 di non ammettere in Egitto la preponderanza esclusiva e l'azione isolata dell'Inghilterra, e si mantenne sempre coerente nella politica di non voler soluzioni per l'Egitto, come in altri tempi per Roma, se non d'accordo con la Francia, cercando di utilizzare la forza che ci dava l'alleanza delle Potenze Centrali, le quali ostentavano indifferenza negli Affari del Mediterraneo e specialmente dell'Egitto, per associar l'Italia alla Francia ed all'Inghilterra in cooperazioni in tre in Egitto, e per ottenere dalle due Grandi Potenze Occidentali, guarentigie per lo statu quo nel Mediterraneo.

Il R. Governo domandò più volte nel 1883 che Lord Granville chiarisse e ponesse ad esecuzione la circolare inglese del 3 gennaio 1883, per un effettivo Controllo internazionale del Canale e per la fissazione di un termine alla occupazione inglese, punti questi che sono tuttora il perno dell'opposizione franco-russa alla politica britannica.

Il Governo del Re, 1'11 gennaio 1884, ricordava di nuovo gl'impegni presi al riguardo dall'Inghilterra verso le Potenze, ne domandava la pratica conferma ed insisteva perchè nessuna modificazione fosse recata allo stato dell'Egitto senza accordo preliminare con tutte le grandi Potenze. Lord Granville rispondeva al Conte Nigra che l'Inghilterra manteneva il suo programma, escludendo ogni idea d'annessione, ma che gli ultimi avvenimenti in Egitto avevano impedito il ritiro parziale già preparato delle truppe inglesi; che l'impegno inglese di non modificare nulla in Egitto senza accordo preventivo colle Potenze si riferisce soltanto ai punti regolati da stipulazioni internazionali, ma non ad altri punti sui quali ogni ingerenza d'altre Potenze è francamente declinata. Nello stesso modo oggi il Gabinetto britannico considera il progetto di convenzione franco-inglese del 21 ottobre 1887 per il Canale di Suez come avente sciolto fra Francia ed Inghilterra le difficoltà rimaste pendenti tra quelle due sole Potenze nel 1885, e declina i tentativi di queste Ambasciate di Francia e di Russia e della Porta, di riaprire queste o altre quistioni, in allora definite dal concerto delle Potenze.

Contemporaneamente alla intimazione all'Inghilterra, che le vittorie del Mahdi sono una ragione di sottoporre di nuovo la quistione di Egitto all'Europa (Roma a Londra, 17 gennaio 1884), uno scambio d'idee aveva luogo tra Francia ed Italia, dal quale risultò che, essendo inevitabili la continuazione dell'occupazione e l'istituzione di un protettorato inglese in Egitto, conviene occupare Massaua per rientrare in Egitto in vista di un condominio in tre (Parigi a Roma, 12, 18 e 20 gennaio 1884). Un'azione dell'Italia nel Mar Rosso ed una mediazione sua tra Francia ed Inghilterra, sono consigliate da Parigi (25 marzo). L'Italia pone per condizione che lo statu quo sia mantenuto a Tripoli ed al Marocco (23 marzo). Nel 1885 le felicitazioni dell'Ambasciata di Francia a Roma per l'iniziata spedizione a Massaua sono accompagnate da nuovi scambi di idee a Parigi per il condominio in tre. In questo stesso momento, nel controprogetto di Convenzione per il Canale di Suez, concertato colla Porta dai Signori di Nelidow e di Montebello, la clausola relativa al Mar Rosso ha per effetto, secondo i due Ambasciatori, di porre le quistioni di Suakim e di Massaua, mentre si annunzia ora che il Signor Flourens la respinge come ponente altresì la quistione di Tagiurra, ed afferma che la Turchia non ha più diritti su quella costa che nell'India o nel Tonkino. Ci troviamo così una volta di più nell'alternativa di una comunanza di interessi coll'Inghilterra, come occupanti di territori egiziani, o colla Francia, come occupanti di territori indipendenti; alternativa invero alquanto pregiudicata dal fatto che in conformità alla esigenza notificataci dalla Francia sin dal luglio 1882 che non procedessimo senza

di essa ad alcuna occupazione in Egitto, abbiamo abbassato la bandiera egiziana a Massaua.

Intanto la diplomazia italiana spiegava ogni sforzo perchè l'Inghilterra, rinunziando ad usare della Carte blanche datale in Egitto dalle Potenze Centrali, venisse a patti coll'Italia e Francia. Rispondendo il 22 febbraio 1884 al Conte de Launay, che consigliava di lasciar fare l'Inghilterra, il R. Ministero dice che l'Italia non può ammettere lo sviluppo ulteriore in Egitto di fatti che tendono a creare una situazione irrevocabile.

La circolare del 4 marzo 1884 reclama contro l'applicazione agli stranieri in Egitto della tassa di registro e bollo, vigente per gl'indigeni. Il 13 marzo, un'altra circolare segnala alle RR. Ambasciate la dichiarazione del Signor di Giers al Conte Greppi, che l'azione dell'Inghilterra in Egitto è irregolare e che l'Europa potrebbe rammentarle gl'impegni presi.

Eravamo d'accordo colla Francia per limitare la predominanza dell'Agente britannico nella Commissione sanitaria egiziana, e per mantenere la maggioranza stabilitasi invece nel Consiglio sanitario di Costantinopoli contro il delegato inglese. A simili scopi fu convocata la Conferenza sanitaria in Roma. Il mio rapporto dell'8 febbraio (l) segnala i danni risultati per noi dall'appoggio efficace da noi continuato sino ad oggi agli interessi politici e commerciali franco-levantini, predominanti in questa Amministrazione sanitaria; e sto aspettando dalle decisioni di V. E. l'opportuno rimedio.

La domanda dell'Italia -il 3 aprile 1884 -del diritto, concessole di poi, di visita nel Mar Rosso contro la tratta degli schiavi, fu interpretata da Lord Granville come un atto di sfiducia poco amichevole e produsse impressione non buona sul Gabinetto intiero, a quanto riferisce, sotto quella data, il R. Ambasciatore.

Anche nella quistione dei Tribunali misti, il Conte Nigra ebbe ordine (5 marzo 1884) di dichiarare che l'Italia è d'accordo con la Francia per appoggiare la domanda della Grecia di avere posti nella Corte d'Appello e nei Tribunali misti. E Lord Granville si rifiuta per due volte ad assecondare la tendenza nostra e della Francia ad accrescere il numero dei giudici in quei Tribunali. Riferivo il 31 dicembre 1887 (2) circa i danni recati ai nostri interessi in Egitto da simili appoggi nostri alla preponderanza franco-levantina nei Tribunali misti, quistione che V. E. ha ora posta allo studio.

Il 4 aprile 1884, il R. Ambasciatore a Londra scrive che la domanda degli Agenti di Francia e d'Italia al Cairo, per affrettare il pagamento delle indennità di Alessandria, è spiaciuta al Governo britannico. La nostra spiegazione, che il R. Agente aveva agito senza istruzioni, è accolta da Lord Granville con freddo silenzio.

Il 15 maggio 1884 una circolare del R. Governo informa le Ambasciate che i Signori Ferry e Lesseps desiderano la ristaurazione d'Ismail Pascià, e domanda l'opinione dei Gabinetti al riguardo; quistione questa che, benchè latente, ferve presentemente qui, come ho riferito il 17 gennaio n. 2/2 (3).

Pochi giorni prima dell'apertura della Conferenza di Londra, cioè il 21 giugno 1884, l'Inghilterra declina le nostre domande per l'accessione di altre Potenze all'accordo anglo-francese, per la necessità del consenso di tutte le Potenze al prolungamento dell'occupazione inglese, per l'ammissibilità di una occupazione mista, turca, inglese, francese, italiana, ecc. Simili mozioni possono venire rinnovate presentemente dalla Russia, più che mai persistente ad affermare la competenza dell'Europa negli affari d'Egitto.

E dopo la Conferenza di Londra proseguimmo fermamente nella stessa linea di prima.

Così, il 20 settembre 1884, l'Italia domanda spiegazioni all'Inghilterra sulla sospensione del servizio del Debito pubblico egiziano. Lord Granville risponde: • È necessario che l'Egitto viva. Mi rincrescerebbe pensare che vi sia stata alcuna azione concertata, ostile, in qualsiasi rispetto, al Governo egiziano nella condizione difficile in cui si trova •. Ciò nonostante, nel gennaio 1885, il

R. Governo appoggia la proposta francese d'istituire una commissione internazionale d'inchiesta sulle condizioni finanziarie dell'Egitto, proposta dichiarata dall'Inghilterra tale da rendere impossibile qualsiasi amministrazione in Egitto. Ora i dualismi finanziari franco-inglesi, nei quali sin qui appoggiammo la Francia in Egitto ed in Turchia, accennano, dopo aver prodotto le complicazioni egiziane, a facilitare complicazioni analoghe nella Turchia europea ed asiatica, a beneficio della Russia e della Francia, a cui la via è preparata dai consorzi greco-armeni legati, come è legata la finanza austriaca alle banche cosmopolite aventi centro a Parigi. Spero di avere spiegato nella mia Memoria del 6 corrente (l) tale complicato e pericoloso fenomeno politico finanziario, a cui anche il mio Collega di Germania piglia vivo interesse.

Dunque tutte le quistioni toccate nel 1884 nei negoziati sopra ricordati, cioè non solo quelle relative allo sgombro dell'Egitto, al regime del Canale di Suez, agli stabilimenti europei nel Mar Rosso, ecc., ma perfino le quistioni finanziarie, giudiziarie e sanitarie, sono tuttora argomento di quotidiana trattazione per parte di questa R. Rappresentanza, anzi in un grado maggiore che mai di importanza politica. È mio dovere cercare di conoscere senza equivoci se io debba intendere la cooperazione di massima coll'Inghilterra nel senso in cui fu intesa allora, o invece nel senso da me schiettamente sottoposto al

R. Ministero, sin dal principio della mia missione qui.

Secondo che prevalga l'anteriore o l'attuale interpretazione degli scopi delle nostre alleanze, la situazione europea può avere per l'Italia conseguenze assai diverse. L'ostilità della Germania contro il Gabinetto Gladstone nella Conferenza di Londra si è manifestata ripetutamente anche prima che la Germania iniziasse nel 1884 imprese coloniali, ed anche dopo che furono sciolte

le difficoltà oppostevi dal detto Gabinetto; essa sembra aver per ragione prin· cipale le note tendenze franco-russe del partito allora al potere in Inghilterra, che gode innegabili influenze anche in Italia. Già nella Conferenza di Costanti· nopoli le Potenze Centrali avevano fatto costante ostruzione contro le nostre proposte, intese a porre l'Inghilterra nella necessità di accettare il cointervento in tre con noi e colla Francia, e ad ottenere per quel cointervento il beneplacito del concerto europeo. Nello stesso modo la Germania combattè nella Conferenza di Londra l'accordo anglo-francese e l'accessione nostra a quell'accordo. Ogni qualvolta l'Italia attrasse l'Inghilterra verso la Francia anzichè verso le Potenze Centrali, il Gabinetto di Berlino appoggiò in Egitto la politica franco-russa, come se l'Impero Germanico, che dimostra non temere una coalizione tra Russia e Francia, considerasse troppo pericoloso che a tale coalizione vengano ad aggiungersi solidarietà anglo-italiane colla Francia nel Mediterraneo. L'esperienza ha provato che il peso specifico dell'Italia nella bilancia europea é suf

ficiente perchè ad ogni passo di essa verso accordi o cooperazioni franco-inglesi, corrisponda tosto un ritorno della Germania verso l'alleanza dei tre Imperi, coi disegni che si son visti a Skiernevice, l'abbandono cioè di Costantinopoli alla Russia, di Salonicco all'Austria-Ungheria, dell'Africa alla Francia. Se è vero che tale continuazione dei riparti imperiali inaugurati un secolo fa in Polonia, sarebbe la rovina dei più alti interessi di pace, di libertà e di civiltà in Europa; se è vero che invece l'alleanza anglo-germanica implica la preponderanza dell'Italia nel Mediterraneo; ne segue che in ogni singola questione, non essendovi questione che sia piccola nell'attuale crisi europea, è dover nostro verso noi stessi e verso i nostri alleati, mantenere, specialmente in Oriente, la pienezza dei diritti e degli interessi prettamente italiani, non esclusi quelli che rimangono pregiudicati da condiscendenze usate tempo fa verso le esigenze di altre alleanze.

(l) -Cfr. n. 516. (2) -Cfr. n. 470.

(l) Cfr. n. 288.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 479. (3) -Cfr. n. 504.

(l) Non pubblicata.

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L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, MAISSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 303. Tangeri, 13 febbraio 1888.

Le Père Lerchundi, Préfet Apostolique des missions espagnoles au Maroc qui avait fait partie de la mission envoyée à Rabat par le gouvernement espagnol en aoùt dernier, accompagne l'Ambassade marocaine à Rome; il pourra servir d'interprète. Ainsi malgré les dénégations de M. Diosdado, tout prouve que l'affaire a été mené par l'Espagne dans le but peut-étre d'un effet à produire à la conférence. Le secret gardé aussi envers nous et le choix maladroit de l'Ambassadeur, sont des manques de procédé dont à mon avis le Sultan ne s'est pas rendu compte. La • Castilla • est partie hier au soir.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(ACS -Deputazione Siciliana Storia Patria -27, 199/1)

T. SEGRETISSIMO URGENTE S. N. Londra, 14 febbraio 1888, ore 1,25 (per. ore 5,45).

Salisbury m'a chargé d'une communication très importante pour V. E. La France a proposé à l'Angleterre un accord secret relativement à la Méditerranée. Voici comment la chose s'est passée. Flourens a dit à Lytton que le traité d'alliance entre l'Allemagne, l'Autriche et l'Italie mettait la France dans une situation fort pénible. Le traité aurait pour résultat de forcer la France à se jeter dans les bras de la Russie. Pour éviter cela, Flourens propose un traité secret entre la France et l'Angleterre et les autres Puissances intéressées pour le maintien du statu quo dans la Méditerranée. • La proposition de Flourens

35 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

-a remarqué Salisbury -aurait le meme but de notre accord secret •. J'ai demandé à Salisbury quelles étaient les Puissances auxquelles Flourens faisait allusion. Sa Seigneurie m'a répondu que le ministre français n'en avait mentilonné aucune, mais que, sans nul doute, il entendait parler de l'Italie et de l'Autriche-Hongrie et qu'il désirait probablement que l'Angleterre se chargeat de les sonder. L'Allemagne naturellement ne serait pas comprise dans l'accord. Ayant prié Salisbury de me faire connaitre la réponse qu'il avait donnée à F1ourens, Sa Seigneurie m'a dit qu'il ne lui avait rien fait répondre et qu'il laisserait tomber la proposition comme s'il n'y attachait pas d'importance.

• -Je crois cependant de mon devoir -m'a dit Salisbury -d'en informer M. -Crispi le plus tòt possible •.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T.152. Roma, 14 febbraio 1888, ore 12,05.

Le télégraphe nous a apporté hier le résumé d'un discours que M. Flourens aurait prononcé dans sa tournée électorale. Nous aimons à croire que le sens de ce discours a été exageré, car je ne puis supposer qu'un ministre qui s'est toujours montré animé du désir d'améliorer les rapports entre les deux pays ait pu, meme dans un but électorale, s'exprimer comme M. Flourens l'aurait fait à Briançon. La mission d'un homme d'Etat n'étant pas d'exciter un peuple contre l'autre, je me refuse à croire, jusqu'à preuve contraire, à l'exactitude de la version qui nous est parvenue. En tout cas je prie V. E. de demander des éclaircissements sur les mots attribués à M. Flourens et de m'en faire connaitre la version.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO SEGRETISSIMO S. N. Londra, 14 febbraio 1888, ore 11 (per. ore 12,40).

J'ai exprimé à Salisbury le désir que le commandant en chef des deux escadres britanniques dans la Méditerranée reçoive l'ordre de se mettre en communication directe avec le commandant de l'escadre italienne. Sa Seigneurie ne fit pas d'abord bon accueil à cette proposition, me demandant le but et les raisons de cette démarche et me disant qu'une telle mesure pourrait ètre interprétée de diverses manières. Je lui ai répondu que la seule interprétation qu'on pourrait donner à cet acte, serait celle d'un échange de politesses entre les flottes de deux nations unies par les liens d'une étroite amitié. Sa Seigneurie a dit alors qu'il n'y avait pas de commandant en chef des deux escadres britanniques, puisque chacune d'elles était sous les ordres d'un amiral. J'ai fait remarquer que le plus ancien amiral ou les deux amiraux ensemble pourrait se mettre en communication avec le commandant italien. Salisbury a encore objecté, mais ensuite, après nouvelle instance, il m'a chargé de faire savoir à

V. E. qu'il allait consulter le premier lord de l'Amirauté et que des ordres seraient donnés pour un échange de politesses avec le commandant de notre escadre.

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L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 320. Pietroburgo, 14 febbraio 1888, ore 12,25 (per. ore 17).

Le langage que me tient l'Ambassadeur d'Allemagne tend à encourager la solution de la question bulgare. Les prétentions de la Russie sont à son avis fort modestes elle demande bien l'éloignement du Prince Ferdinand, mais Giers espère, qu'entre autres, son incapacité de contracter un emprunt servira ce résultat; alors un gouvernement provisoire quelconque enverrait au Czar une députation comme • démonstration honorifique •. L'Archeveque Clément serait un bon choix, d'après le Général Schweinitz, parce que son caractère religieux neutralise la violence politique de la mission après ce nostra culpa bulgare. La Russie nommerait un Agent diplomatique et se mettrait sur le meme pied que les autres Puissances, plus de généraux, plus de Colonels russes, plus de Ministres russes de la guerre, on laisserait librement procéder à l'élection d'un prince quelconque pourvu qu'il ne soit pas catholique.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 321. Berlino, 14 febbraio 1888, ore 15,50 (per. ore 19).

Ainsi qu'il résulte d'une communication faite aujourd'hui par mon collègue Espagnol au Secrétaire d'Etat, la France n'insiste plus pour la limitation du programme de la Conférence sur les questions du Maroc, limitation énoncée dans une note du 4 Janvier. M. Flourens admet que la question commerciale se rattache au règlement de celle des protections et quant à une entente préalable entre la France et l'Espagne sur le droit de protection, Ministre des Affaires étrangères de la République se borne à demander que M. Moret indique quels sont les articles de la Convention de Madrid, qu'il désirerait modifier. M. Flourens se dit animé de bonnes dispositions pour la réunion de la Conférence a fin de se rendre zélé (l) à l'Espagne.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T. 156. Roma, 14 febbraio 1888, ore 19,10.

La France militaire, dans son numéro 1137 du 10 février, seconde et troisième colonne, a des mots insensés et injurieux contre le Roi Notre Auguste Souverain.

Je prie V. E. d'examiner s'il ne conviendrait pas d'appeler là-dessus l'attention de M. Flourens ou plutòt si ne serait pas le cas de faire un procès au dit journal, avec chance d'en obtenir la condamnation.

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L'AMBASCIATORE A MADRID, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. P. s. N. Madrid, 14 febbraio 1888.

Dans ma correspondance officielle je signale à V. E. que la position de

M. Moret dans le Cabinet est ébranlée, on peut prévoir que son successeur devra s'attacher à reconduire la politique internationale de l'Espagne dans la voie de abstention et de réserve. La valeur des engagements existants s'en trouverait nécessairement amoindrie. Dans les circonstances actuelles ceci nuirait à nos intérets car à Paris on se sentirait rassuré au sujet de l'attitude éventuelle de l'Espagne. Des deux questions dont l'opposition se prévaut pour démolir le Ministre d'Etat une seule nous... (2), celle de la conférence pour le Maroc; cette question est dans une impasse. A la proposition française excluant du programme tout autre sujet que l'examen de l'application des conventions réglant la protection consulaire, l'Angleterre a opposé la demande indéterminée que la conférence ait un champ plus vaste. A Paris ont est trop précis à Londres on ne l'est évidemment pas assez. Si l'initiative prise par l'Espagne dans cette affaire reste sans résultat ce premier échec de la politique dans sa nouvelle voie aura probablement comme résultat avec la retraite de Moret l'abandon de la direction que ce Ministre lui avait donnée. A ce point de vue je

considère la réunion de la Conférence mème avec un programme très restreint comme utile à des intérèts d'un autre ordre mais qui nous concernent particulièrement. Mon collègue Anglais ne voit dans cette affaire que le còté commerciai très important pour son pays. Si le Maroc demande des concessions dit-il il doit aussi en faire au commerce anglais dont l'importance s'élève à une somme très élevée. Je suis d'avis que l'Angleterre devrait cependant sortir des généralités et préciser les points sur lesquels elle formulerait les demandes à faire au Maroc sans cela cette question qui pèse aujourd'hui sur la position du Ministre d'Etat Espagnol d'une manière défavorable à nos intérets restera embourbée. Ce représentant de l'Allemagne semble très indifférent pour l'issue de cette affaire, l'Ambassadeur d'Autriche-Hongrie y attache au contraire un certain intérèt à cause de l'influence qu'elle peut avoir sur la consolidation de la position du Ministre d'Etat actuel.

(l) -Nel registro dei telegrammi dell'ambasciata a Berlino: c agréable •· (2) -Gruppo indecifrato.
582

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. CONFIDENZIALE 328. Pietroburgo, 15 febbraio 1888, ore 15,18 (per. ore 16,30).

L'Ambassadeur d'Autriche dit ne rien savoir, mais d'ètre convaincu que les pourparlers pour la question bulgare sont engagés ou ici, ou à Berlin; maintenant que l'Allemagne a tracé la voie il est indifférent à la déchéanche du Prince Ferdinand. D'après notre conversation le problème à résoudre consisterait à savoir profiter le plus largement possible et tout à l'avantage des Bulgares de la satisfaction d'amour propre qu'ambitionne la Russie et qu'on lui accorderait. Ce programme que je télégraphiais hier (l) favorise cette combinaison et il y a là, à notre avis, un ròle de conciliation à jouer. Ambassadeur de Autriche pense que l'on devrait s'assurer les Bulgares, en régo1arisant leur situation, ce qui leur permettrait de contracter un emprunt; selon lui on devrait en revenir aux bases du protocole du 5 avril 1886 de la Conférence de Constantinople.

583

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 329. Parigi, 15 febbraio 1888, ore 18,10 (per. ore 18,30).

Je ne manquerai pas de signaler à M. Flourens quand il sera de retour, articles mensongers et ignobles du pournal Fmnce militaire qui forme l'objet télégramme de V. E. d'hier (2). Quant on vit dans ce pays-ci, on finit

par se prendre d'un profond mépris pour ce dévergondage de la presse qui ne respecte rien. Pendant plus d'une année de suite Empereur d'Allemagne a été objet des outrages les plus odieux, de la part des journaux de la revanche toujours prèts à recommencer, et que je sache on ne leur a jamais ententé de procès, à ce sujet, parce que c'eiìt été une occasion pour redoubler les outrages pour la défense des accusés dont l'acquittement, vu l'état des esprits, est presque toujours assuré d'avance. Je pense donc que nous devrons nous borner à relever ici, auprès du ministre des affaires étrangères, ignorance et mauvaise foi du journal en question, faisant observer la différence qu'il y a entre notre presse et celle de la nation qui prétend à la suprématie courtoise.

(l) -Cfr. n. 578. (2) -Cfr. n. 580.
584

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, TORNIELLI

T. 171. Roma, 16 febbraio 1888, ore 1,45.

On nous mande de Berlin et de Londres (l) que M. Moret aurait télégraphié aux ambassadeurs d'Espagne dans ces deux capitales que le Gouvernement français se déclare pret à admettre les questions commerciales dans le programme de la Conférence pour le Maroc. En plus, la France, dans le but d'une entente préalable avec l'Espagne, désire connaitre les points de la convention de 1880 que l'Espagne désire voir changés.

Ce revirement de la France me parait digne de remarque et je pense que la question s'achemine de la sorte à la solution que nous désirons. Nous sommes d'avis que l'Espagne devrait tirer profit des bonnes dispositions de la France. Parlez-en à M. Moret et veuillez me télégraphier sa réponse et vos impressions.

585

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO SEGRETO S. N. Londra, 16 febbraio 1888, ore 1,16 (per. ore 6).

Sur la demande de Salisbury, le premier Lord de l'Amirauté a télégraphié à l'Amiral Hewett de faire quelque démonstration amicale envers nous. O n veut me faire accroire au Foreign Office que !es paroles de Hewett à Genes ont été la conséquence des instructions de Salisbury (2). J'insisterai de nouveau afin que l'Amiral anglais se mette en communication avec le commandant de la flotte italienne, d'autant plus que l'escadre de la Manche partira dans dix jours de la Méditerranée.

(l) -Cfr. nn. 579 e 586. (2) -Secondo la stampa italiana l'ammiraglio Hewett avrebbe dichiarato: c Sono venuto ad affermare la solidarietà dell'Inghilterra con l'Italia e con le potenze alleate. Se, nella guerra con la Francia l'Inghilterra potrà esservi di poco aiuto per terra, vi mostrerà che vale qualche cosa per mare ». La Tribuna, 14 febbraio 1888. L'ammiraglio Hewett smenti la frase attrituitagli, vedi oltre do.c. 601.
586

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 332. Londra, 16 febbraio 1888, ore 1,16 (per. ore 6).

Ambassadeur d'Angleterre à Berlin télégraphie à Salisbury que l'Ambassadeur de France avait dit à Bismarck et à lui, que Flourens avait retiré ses conditions sur la limitation de la Conférence et sur l'entente préalable entre la France et l'Espagne et qu'il admettait la discussion des questions commerciales. Flourens se bornait maintenant à demander à etre renseigné sur les articles de la Convention de 1880 qu'on avait l'intention de modifier afin que la France ne puisse pas se trouver en opposition avec l'Espagne. A la suite de ce télégramme le Foreign Office croit que toutes les difficultés au sujet réunion Conférence sont aplanies.

587

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 336. Vienna, 16 febbraio 1888, ore 18,35 (per. ore 20,35).

Giers a exposé à l'Ambassadeur d'Autriche à Pétersbourg sur la solution de la question bulgare, les idées que le Général Schweinitz avait communiquées à Marochetti, en ayant soin de le prévenir que ces idées n'avaient pas encore été soumises à l'Empereur. Dans cette exposé de Giers il y a pourtant deux points importants, que je ne trouve pas mentionnés dans le télégramme de notre ambassadeur en Russie (1), savoir: que la base de la solution serait le Traité de Berlin, et que toute mesure coercitive serait excluse. Kalnoky m'a dit que la position prise par le Gouvernement Austro-Hongrois, dans cette question, demeurait inaltérée: il fera le mei11eur accueil à toute suggestion russe; mais il fera comprendre que la question n'est pas bilatérale et qu'elle doit etre réglée par l'accord des puissances. Quant au fond meme de l'affaire, l'Autriche-Hongrie se trouve, par sa position géographique dans une situation où elle ne peut consentir à un programme purement négatif, et qui ferait abstraction de la volonté des bulgares. Avant de consentir à la suppression d'un Gouvernement qui maintient l'ordre, elle désire savoir par quoi il serait remplacé, et avoir une garantie que l'ordre serait maintenu par la combinaison qui serait proposée.

(l) Cfr. n. 582.

588

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 338 bis. Berlino, 16 febbraio 1888, ore 17,50.

Il me réjsulte que le Cabinet de S. Pétersbourg va, si ce n'est déjà fait, instruire ses représentants près les grandes puissances dans un sens conforme au télégramme de V. E. de hier au soir (1). Il serait toute fois important de vérifier si la communication aura lieu simultanément à Vienne et à Rome. D'après le dernier discours du chancelier au Reichstag l'assentiment de l'Allemagne est acquis d'avance; Italie, Autriche et Angleterre restent parfaitement libres de refuser ou de énoncer des réserves: une entente préalable entre les trois cabinets est indiquée; leur résolution, quelle que elle soit, ne saurait porter atteinte à l'intimité de leurs rapports. Italie et Angleterre ne peuvent évidemment s'écarter du principe de respecter la libre expression du vote des populations. Il n'appartient pas à l'étranger de préjuger les dispositions des Bulgares. Il conviendrait seulement de prendre acte des déclarations de la Russie de se désister éventuellement de pourvoir de nouveau à l'envoi d'offieiers russes et d'un Ministre de la guerre. Les prétentions actuelles de la Russie mises en regard de celles antérieurs, ont un caractère plus modeste. Sont-elles sincères? Il est permis d'en douter. Il ne semble pas en tout cas qu'elles aient chance d'etre unanimement accueillies par les puissances. Le Cabinet de S. Pétersbourg ne vise peut-ètre qu'à gagner du temps sauf à provoquer dans l'intervalle quelque nouvelle révolution en Bulgarie pour donner à croire que l'anarchie ne prendrait fin que par le rétablissement de son ancien influence. Elle se flatte peut-etre aussi de l'espoir de parvenir à semer la discorde et la défiance entre les puissances amies et alliées.

589

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO SEGRETISSIMO S. N. Londra, 16 febbraio 1888, ore 23,45 (per. ore 3,20).

Le Secrétaire privé de Salisbury me prie, comme venant de lui-meme, de ne pas insister auprès de Sa Seigneurie pour que le commandant en chef de l'escadre anglaise se mette en communication avec notre amiral, vu que cette démarche donnerait prétexte à des nouvelles interpellations à la Chambre des Communes sur l'entente entre l'Angleterre et l'Italie. Il m'a parlé des journaux de l'opposition, lesquels demandent aujourd'hui au Gouvernement de donner des explications sur le discours de l'amiral Hewett.

n. -320, cfr. n. 578.
(l) -In questo telegramma Crispi riportava la notizia fornita da Marochetti con telegramma
590

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. RISERVATO URGENTE 181. Roma, 17 febbraio 1888, ore 20 (1).

L'ambassadeur de Russie est venu me voir aujourd'hui et m'a demandé de la part de son gouvernement l'appui de l'Italie à l'action de la Russie auprès de la Porte pour obtenir que celle-ci déclare illégale la présence du Prince Ferdinand en Bulgarie. J'ai répondu que le gouvernement italien, dès l'année passée, avait réconnu légale l'élection, illégale l'intronisation du prince Cobourg, et que par conséquent notre opinion était connue. Quant à l'appui demandé, je répondis que comme j'ignorais quelle serait l'action ultérieure de la Russie après la déclaration de la Porte, je me réservais de lui donner une réponse définitive après mure réfiexion sur les conséquences possibles de cette démarche. Je ne puis vous taire que dans la proposition de la Russie je redoute un guet-apens. Toute simple qu'elle paraisse, elle cache à mon avis le but d'une action contre la Bulgarie, le jour où l'Europe l'aurait secondée. Je crois donc qu'il faudrait donner une réponse négative, tout en la couvrant des formes les plus courtoises.

(Per Londra) Je vous prie de vous rendre aussitot que possible chez Salisbury et de lui demander son avis, mon désir étant de procéder en cela de plein accord avec le Cabinet britannique (2). J'attends dans la journée de demain votre réponse.

(Per Vienna) Ma réponse à Uxkull ne préjuge en rien les principes exposés par Kalnoky et reproduits dans votre télégramme du 16 soir (3), principes qui sont aussi les néìtres. Je vous prie de la faire connaitre au Ministre des affaires étrangères et si vous avez quelques communications ultérieures à me faire, télégraphiez-moi d'urgence.

591

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO S. N. Berlino, 17 febbraio 1888, ore 18,25.

Il a été expédié à Radowitz un courrier lui apportant instruction d'appuyer auprès du Sultan proposition russe. Une copie de ces instructions est envoyée aujourd'hui aux ambassadeurs d'Allemagne à Rome, Londres et Vienne avec des appréciations favorables aux ouvertures de la Russie. Je prie

V. E. de ne pas en parler à Solms avant une communication de sa part.

J'ai lieu de supposer qu'il entre en prem1ere ligne dans les calculs du Cabinet de Pétersbourg de chercher à séparer l'Angleterre de l'!talie. A cet effet on s'efforcerait de nous faire comprendre que l'Italie, en se montrant déférente à la Russie, dans la démarche qui se prépare, rendrait moins étroite l',intim!ité franco-russe, et se ménagerait par là l'amitié de la Russie et supplanterait peut-étre la France a Pétersbourg. Le véritable objectif de la Russie serait au contraire de détruire ce qui reste encore debout de l'influence britannique à Costantinople, si l'Angleterre s'y présentait isolée, et la Russie avec le cortège des autres puissances. Il serait à craindre que cet échec de la politique Salisbury pourrait en Angleterre donner le dessus au parti qui préche l'alliance française. Or, une semblable alliance ne porterait en réalité aucune atteinte à la communauté d'intérét qui continuera à régler les rélations russo-françaises. La France en d'autre termes aurait donc acquis l'alliance de l'Angleterre sans perdre celle de la Russie.

Il importe que le groupe de l'Italie, de l'Angleterre e de l'Autriche demeure inébranlable mème dans l'épisode bulgare, en se constituant l'avocat défenseur de la libre expression des voeux des populations.

(l) -In pari data veniva data comunicazione di questo telegramma a Berlino (t. n. 182, ore 20). (2) -Si veda il commento del rappresentante inglese a Roma in Blue Book, Turkey n. 3 (1889), doc. n. 42. (3) -Cfr. n. 587.
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L'AMBASCIATORE A MADRID, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 345. Madrid, 17 febbraio 1888, ore 18,50 (per. ore 6 del 18).

M. Moret m'a confirmé les informations que V. E. a reçu des ambassadeurs à Berlin et à Londres (l) relativement à la nouvelle attitude de la France dans l'affaire de la conférence.

Il se propose de tirer profit de ces bonnes dispositions, d'autant plus qu'il considère que sa position de ministre d'Etat deviendrait impossible si cette aifaire devait aboutir à un insuccès. J'ai la conviction que M. Moret ne vise désormais dans cette affaire qu'à trouver une solution honorable et non compromettante pour l'avenir; il se rend compte cependant que dans la demande française de connaitre les articles à réviser de la Convention existante pour la protection, il pourrait se cacher le but d'arriver par ce chemin à écarter du programme tout ce qui a trait aux protections collectives accordées par la France à certains chefs indigènes du Maroc et à leurs tribus considérées comme simplement tributaires du Sultan en prenant pour prétexte que la Convention ne vise que les protections consulaires et non le protectorat.

Tout en profitant des bonnes dispositions de la France, je pense que Moret agira sagement en évitant cet écueil. Il m'a dit enfin qu'à son avis l'Angleterre n'a en vue que d'introduire des demandes relatives aux échanges des produits, et que toute question d'ordre politique plus déterminée sera préalablement éliminée du programme. Nous sommes restés entendus que rien ne sera concerté avec d'autres, sans que nous en soyons préalablement informés.

(l) Cfr. nn. 579 e 586.

593

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 218/99. Parigi, 17 febbraio 1888.

I discorsi testé pronunziati dal Signor Flourens nel suo viaggio elettorale hanno di nuovo riportato l'attenzione del pubblico sugli accordi che si suppongono esistere tra questo governo della Repubblica e la Russia. Finora l'atto più palese di riavvicinamento tra i due paesi, fu l'autorizzazione data al Barone di Morenheim di entrare in relazioni personali col Signor Floquet, Presidente della Camera dei deputati, la di cui improntitudine verso l'Imperatore Alessandro II nel 1867 non era fin qui dimenticata. Ma sembra che dessa sia oramai passata in obblio, a giudicarne dalle cortesie reciproche di quei due personaggi; per cui attualmente si può ritenere, che la eventuale elevazione del Signor Floquet alla carica di Presidente del Consiglio dei Ministri può aver luogo, senza che una tale scelta possa urtare la suscettibilità della Corte di Pietroburgo.

Intanto le dicerie continuano e si discute dovunque sulla opportunità per la Francia di stringere accordi colla Russia. Intorno a quello argomento venne pubblicato, nella Revue des Deux Mondes di ieri, un articolo anonimo assai importante, di cui riassumo le conclusioni più sostanziali, che sono le seguenti:

• Dal punto di vista militare i vantaggi di una alleanza franco-russa sarebbero sovratutto per la Russia, mentre i pericoli rimarrebbero per la Francia... Tutto ben ponderato, i rischi sarebbero gli stessi dal punto di vista politico, per cui, comunque preziosa fosse per la Francia l'alleanza russa, essa non sarebbe senza pericoli, ed i maggiori sarebbero per la Francia tanto dal lato diplomatico che da quello militare...

Malgrado tutto ciò, sarebbe a dire che la Francia e la Russia non hanno esse alcun interesse a riavvicinarsi? Tutt'altro, anzi la triplice alleanza a ciò le costringe. Ma ogni intelligenza tra Parigi e Pietroburgo deve avere in vista la pace e non la guerra •.

Ho citato questi estratti dell'articolo anziaccennato, perchè desso esprime il pensiero della gran maggioranza in questo paese, che è dolente di sentire la Francia isolata, ma però paventa la guerra. Ieri alla borsa vi fu una esplosione di collera contro le parole del Signor Flourens pronunziate all'indirizzo dell'Italia; esse furono causa di ribasso.

Per mettere fine a questi ragguagli riferirò ancora alcune voci, di cui non si è confermata la veracità, ma che non furono neppure smentite, che io sappia. Un giornale assicurava che il governo pose ad una riunione di giuriconsulti la questione di sapere se il Presidente della Repubblica, al par dei sovrani costituzionali, avesse l'autorità di stringere trattati segreti con potenze estere. La risposta sarebbe stata affermativa, ma il Presidente non vorrebbe finora acconsentire a valersi di quel diritto.

Si dice che, prima di partire per la sua gita elettorale, il Signor Flourens avesse scambiato col Barone Morenheim delle note relative ad alcuni accordi fra i due governi. Queste note sarebbero state consegnate al Presidente della Repubblica che avrebbe fatto la sua riserva in proposito.

Presso questa Ambasciata Austro-Ungherese si è persuasi che le desiderate intelligenze sono oramai stabilite. Ma prima di accettare queste asserzioni sarà opportuno di raccogliere ulteriori informazioni ed a tal uopo io aspetto il prossimo ritorno dalla Germania del conte di Munster.

594

L'AMBASCIATORE A MADRID, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 71/12. Madrid, 17 febbraio 1888.

Con i telegrammi da V. E. indirizzatimi nei giorni 15 e 16 di questo mese (1), fui informato delle notizie che il R. governo aveva ricevuto da Berlino e da Londra circa il nuovo contegno assunto dalla Francia nella questione relativa alla conferenza per gli affari del Marocco. Poco prima che quei telegrammi pervenissero a mie mani, io aveva, con l'ordinario corso di posta, avviato un mio rapporto a V. E. (2) appunto per darle quelle stesse informazioni, le quali però io aveva avute per via indiretta.

Benchè io non abbia ancora avuto l'onore di rimettere a S. M. la Regina reggente le mie lettere credenziali, stimai tuttavia dover chiedere, in queste contingenze, al ministro di Stato un abboccamento, sia per dare a S. E. facile occasione di far pervenire al R. governo le comunicazioni verbali che egli volesse fare, sia per raccogliere dal colloquio che avrei con lui l'impressione delle disposizioni nelle quali lo lasciavano le nuove dichiarazioni della Francia.

Come ebbi l'onore d'informare V. E. col telegramma speditole la sera del 16 corrente (2), oggi fui ricevuto dal Signor Moret, il quale, nel fissare l'ora del convegno, mi avvisava che egli aveva appunto una comunicazione da farmi.

Mi narrò dunque questo signor ministro di Stato come egli, dopo la nota francese che sottoponeva l'accettazione della Francia all'invito per la conferenza alle due ben note condizioni, avesse fatto fare a Parigi delle osservazioni alle quali il Signor Flourens aveva risposto con una lunga comunicazione qui presentata dal Signor Cambon il 12 di questo mese. Il ministro per gli affari esteri della repubblica si estende a dimostrare che il Signor Moret aveva frainteso il senso delle precedenti comunicazioni fattegli dal gabinetto di Parigi. Questi, animato dal desiderio di non trovarsi in opposizione con la Spagna, aveva desiderato si prestabilissero i punti da trattarsi fra i due governi. In questo concetto il Signor Flourens chiede di conoscere anche oggi quali articoli della convenzione, esistente per regolare la materia delle protezioni

in Marocco, dovrebbero, a parere della Spagna, essere sottoposti a rev1s10ne. Ammette il ministro francese che nella conferenza siano introdotte anche questioni relative alle relazioni commerciali dell'impero marocchino con gli altri paesi, e dappoichè il Signor Moret, in una sua comunicazione fatta a Parigi, aveva espressamente detto che di qualunque trattativa preparatoria, relativa alla determinazione del programma della conferenza, egli si riservava il diritto di informare gli altri governi, il Signor Flourens gli risponde ora che, lasciando pure alla Spagna piena libertà di agire in questo come meglio le piace, il gabinetto di Parigi s'impegna fin d'ora a tenere segrete quelle cose che al governo di Madrid potessero sembrare dover, per l'indole loro, rimanere tali fra i due paesi.

Il Signor Moret, nel riferirmi anche quest'ultima particolarità, certamente non indifferente, della comunicazione recente fattagli dal Signor Cambon, soggiungevami tosto che egli era fermamente deciso a nulla concertare separatamente con la Francia e che di ciò io poteva dare positiva assicurazione a

V. E. Non mi sembrò però che questo Signor ministro di Stato avesse diggià maturato nella sua mente il seguito che ora dovrà darsi al negoziato preliminare relativo alla riunione della conferenza. Egli consentiva pienamente nel concetto che io gli esprimeva, in conformità delle istruzioni telegrafiche di

V. E., e secondo il quale la Spagna deve cercare di trarre il maggior profitto suo dalle favorevoli disposizioni che oggi le dimostra il governo della repubblica. Ma il Signor Moret trovava giusta anche la considerazione che, se s'indicassero tassativamente gli articoli della convenzione di Madrid che si vorrebbero rivedere, si precluderebbe forse la via ad un più largo dibattimento, il quale dovrebbe, per riuscire a effetti di qualche pratico valore, estendersi anche alle protezioni, o protettorati che si vogliono chiamare, conceduti collettivamente a capi di tribù ed alle tribù stesse considerate come semplici tributarie del Sultano del Marocco. Sul qual punto a me parve utile fermare, senza soverchia insistenza, l'attenzione di S. E. poichè, a parer mio, in esso sta il principale nodo della questione.

Per le ragioni d'ordine più generale, già in altri rapporti da me esposte a

V. E., persisto nell'opinione che a noi convenga facilitare al Signor Moret il successo che per la sua politica consiste nella riunione della conferenza. Ma è pur manifesto che nessuno potrebbe avere interesse a spingere alla riunione di una conferenza quando sui termini del programma sussistessero dubbi od equivoci. Ne risulterebbe una situazione peggiore di quella alla quale si vorrebbe rimediare e che, se non immediatamente, attese le circostanze attuali della politica internazionale in Europa, in tempo più lontano potrebbe avere conseguenze sfavorevoli a quelle ragioni di equilibrio che è nell'interesse italiano di conservare. La posizione nella quale l'ultima comunicazione francese lascia la questione, non è pertanto così chiara ed esente di difficoltà come potrebbe sembrare a prima giunta. Siccome però il ministro di Stato spagnuolo mi parve rendersi di ciò perfettamente conto ed essere egli nel tempo stesso animato da propositi sinceramente conciliativi, così può ritenersi che la questione stessa abbia in questi giorni fatto un progresso notevole verso

la sua risoluzione.

(l) -Col primo Crispi comunicava il telegramma da Berlino di cui al n. 579; per il secondo cfr. n. 584. (2) -Non pubblicato.
595

L'AMBASCIATORE A MADRID, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

ANNESSO CIFRATO 415 (1). Madrid, 17 febbraio 1888.

Il ne nous faut pas perdre de vue que si l'Espagne s'anime de la France elle craint également l'Angleterre qui pourrait avoir l'oeil sur Tanger. C'est un point extremement délicat de toute question concernant le Maroc, celui qu'insiste à éviter tout ce qui pourrait servir de cause ou de prétexte à des conflits entre ce dernier pays et les états qui comme l'Angleterre y entretiennent déjà des relations commerciales très importantes.

596

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. RISERVATO SEGRETO URGENTISSIMO S. N. Roma, 18 febbraio 1888, ore 21.

Je vous ai télégraphié hier (2) le résumé de mon entretien avec l'Ambassadeur de Russie au sujet de la déclaration que le Cabinet de Pétersbourg vise à obtenir de la Sublime Porte; et je vous ai fait part de mes impressions. D'après les informations qui m'arrivent à l'instant de Berlin (3) le véritable but de cette démarche de la Russie serait de séparer l'Italie de l'Angleterre. Il faut donc que notre groupe se tienne uni le plus étroitement possible. Nous nous trouvons dans la méme situation que l'année passée. D'un còté la Russie, qui avec le concours de la France et l'appui apparent de l'Allemagne, presse la Porte à entrer dans ses vues, de l'autre còté le groupe italo-austro-anglais neutralisant les efforts de la Russie. C'est à ces forces partagées, qui se contrebalancent et contrecarrent à Constantinople, empéchant ainsi à la Porte de se jeter dans le bras de l'un ou de l'autre, qu'on a du, jusqu'à présent, le maintien de la paix en Orient. On le devra encore si notre groupe restera complètement uni comme auparavant. L'Autriche partage entièrement ces idées. Je ne veux douter que Lord Salisbury ne les partage pas aussi, et qu'il ne donnera instructions à White de procéder auprès du Sultan de plein accord avec les Ambassadeurs d'Italie et d'Autriche.

(l) -Al rapporto n. 72 pari data, non pubblicato. (2) -Cfr. n. 590. (3) -Cfr. n. 591.
597

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, TORNIELLI

T. 186. Roma, 18 febbraio 1888, ore 23.

Veuillez remercier M. Moret de sa promesse qu'il ne concertera rien au sujet du Maroc avec d'autres sans que nous n'en soyons préalablement infor

més. Veuillez également le remercier pour les renseignements qu'il nous a donnés à l'égard de cette question (1).

598

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 228/105. Parigi, 18 febbraio 1888 .

A conferma del mio telegramma d'ieri (2), ho l'onore di partecipare all'E. V. il resoconto della conversazione, che ieri, nel pomeriggio, io ebbi col Signor Flourens, reduce la mattinata stessa dalla sua gita elettorale nel dipartimento delle Alte Alpi. Il Signor Flourens tosto m'incaricava di ringraziare il R. Governo, e particolarmente il Prefetto di Torino, per i riguardi che gli si erano usati nel suo traversare il territorio italiano da Bardonecchia al Monginevro; poscia parlandomi dei discorsi che in quella occasione aveva pronunziati espresse il suo rincrescimento, perchè gli si erano attribuite parole che non aveva dette, e si era travisato il senso di parecchie altre; mentre era del tutto lontano dal suo pensiero di dire nulla, che potesse ferire il sentimento italiano. Risposi che io ero lieto di udire quella dichiarazione, imperocchè non gli poteva nascondere, che i suoi discorsi, quali venivano riferiti dalla stampa, avevano prodotto in Italia una penosissima impressione, scorgendosi in essi od un malvolere o come una provocazione verso il nostro paese. A spiegare quella interpretazione, gli citai alcune delle frasi che gli erano attribuite; per esempio quelle sue prime parole che indirizzò al Sindaco di Briançon, quando disse che aveva scelto quella via per recarsi nel Dipartimento delle Alte Alpi affine di rendersi conto delle difese della Francia contro l'Italia. Su ciò feci notare al Signor Flourens che, se avesse gettato uno sguardo attorno a se, attraversando il territorio Italiano, non avrebbe veduto un'opera di fortificazione, non una bocca di fuoco diretta contro la Francia; mentre, entrando sul territorio Francese, avrebbe potuto ammirare le numerose forti

ficazioni, i numerosi cannoni di cui è gremita la valle di Briançon, tutte rivolte contro l'Italia, la quale non ha da contrapporre che due vecchie fortezze fuori

uso che servono di magazzini: Exilles e Fenestrelle. Avrebbe potuto così persuadersi che non nutriamo alcuna intenzione ostile contro il suo paese.

Ma gli feci altresì osservare che, quantunque apparentemente indifesi, non era facile di penetrare e sovratutto di stare come nemici nel nostro paese. Ricordai l'antico proverbio italiano, che dice, fin dai tempi di Brenno, l'Italia essere la tomba dei Francesi; ed in prova di ciò gli accennai che, passando, avrebbe potuto contemplare il controforte della posizione dell'Assietta, dove nel secolo scorso il fiore dei gentiluomini Francesi rimase sul campo di battaglia, combattendo invano contro un gruppo di truppe nostre, per penetrare in Piemonte.

Rammentai alcune altre parole che gli erano attribuite e non avrebbero potuto avere per iscopo che di eccitare le passioni militari di quelle popolazioni contro l'Italia, come quando disse: • C'est aux institutions libres républicaines qu'il faut attribuer mes récents succès diplomatiques, comme c'est à elles qu'il faudrait attribuer les succès militaires de la France si jamais la Frontière était attaquée. Ces sentiments m'ont amené à pénétrer dans le Département des Hautes Alpes par la partie meme qui confine à l'Italie en venant d'abord à Briançon, qui me touche à cause de sa position de sentinelle avancée sur la frontière de l'Italie •.

È bensì vero che quelle parole bellicose erano temperate da quelle assai più pacifiche e miti pronunciate a Gap dal Signor Blanc, che disse: • Le Gouvernement Italien a fait saluer le Ministre des Affaires Etrangères lors de son passage; on voit dans cette démarche un gage des sentiments de concorde et d'entente qui animent l es deux pays •.

Io dissi poi al Signor Flourens che egli doveva attribuire i suoi recenti successi diplomatici poc'anzi accennati, non al timore che incuteva la Francia come si potrebbe indurre da quelle sue parole, ma lo doveva a se stesso, alla sua moderazione, al sentimento di legalità da cui si mostrava animato, ed in·nanzi al quale si è sempre disposti a condiscendere. In quanto a noi nell'incidente di Firenze, ricordai che il primo sentimento di V. E. fu di dare una larga soddisfazione, allontanando il pretore che non aveva agito correttamente nell'affare dell'eredità Hussein, ma che poscia questa soddisfazione finì per essere minore di quello che da principio sperava il Signor Flourens, e che ciò fu dovuto alla tracotanza del Signor de Moiiy, che la richiedeva imperiosamente, per cui V. E. fu indotta a non cedere ad una tale intimazione ed a esaminare più attentamente le ragioni da ambe le parti; epperciò la soddisfazione richiesta dalla Francia diveniva più ristretta; mentre dal suo lato essa dovette esplicitamente riconoscere la vera posizione dei cittadini Tunisini rispetto all'Italia.

Terminai questa analisi dei discorsi attribuiti al Signor Flourens coll'esprimere il desiderio, che le sue dichiarazioni valgano a dissipare le nubi da esse destate.

Colsi l'opportunità che mi si offeriva per chiamare l'attenzione del Signor Flourens sull'articolo della France Militaire dell'8 Febbraio corrente, segnalatomi da V. E. col suo telegramma del 16 (1), e che è così concepito: • Le Cancelier de fer n'ose plus se mesurer seul avec nous. Désormais nos adversaires au delà des Vosges se mettront à deux au moins contre nous; et le second

sera le fils du vaincu de S. Martino en 1859; du vaincu de Custoza et de Lissa

en 1866. Il est sur d'essuyer une nouvelle défaite, quand il se trouvera en

présence des armées Françaises. Mais ça lui est égal, plus il est battu, plus il

grandit; c'est mème sa seule manière de grandir •.

Non potei trattenermi di dire al Signor Flourens che tale turpe articolo che dimostrava una ignoranza assoluta dei fatti, unita ad una disgustosa malafede, faceva poco onore alla stampa francese e sovratutto alla stampa militare che dovrebbe almeno avere il sentimento del rispetto che i nemici che si combattono per il loro paese si devono reciprocamente fra loro.

Espressi anche le mie meraviglie che non un giornale Francese di quelli

che ricevono talvolta le ispirazioni del Governo abbia rilevato l'insano errore

relativo alla battaglia di S. Martino.

Credetti quindi opportuno di dire al Signor Flourens cosa fosse stata quella battaglia in cui il nostro esercito si coprì di gloria e salvò l'esercito Francese, il di cui fianco sinistro principiava a piegare minacciato come era dai 50.000 Austriaci comandati dal Generale Benedek i quali vennero sconfitti dalle nostre truppe, benchè queste fossero in ben minore numero, comandate dal Re Vittorio Emanuele in persona. Potei narrare i particolari di quella battaglia alla quale io presi parte essendomi trovato al fianco del Re durante tutta quella memorabile giornata; dissi come verso la metà del giorno, il Re scorgendo il pericolo in cui versava l'esercito francese, ordinò, in un momento di ispirazione, alle due divisioni di cui disponeva di occupare le alture di S. Martino sulle quali si distendevano già gli Austriaci. Il Re si mise alla testa delle sue truppe per dare l'assalto a quelle alture; la battaglia durò fino alle 8,30 di sera, gli Austriaci si ritirarono dopo la più viva resistenza ed il corpo d'esercito Italiano rimase vittorioso non senza lasciare circa 5000 uomini sul campo di battaglia fra morti e feriti. Così il disastro che minacciava l'esercito francese si mutò in un trionfo al quale l'esercito Italiano contribuì in massima parte.

• Quando i Francesi parlano di Solferino, non dovrebbero dimenticare S. Martino •, gli dissi.

Presi occasione di questi accordi per fare giustizia della ridicola leggenda dell'ingratitudine dell'Italia, che sembra oramai far parte della fraseologia Francese quando si parla di noi.

Conserviamo, (io dissi) alla Francia la massima riconoscenza, che manifestiamo ad ogni occasione; però la Francia non ci deve una minore riconoscenza; poichè in cambio dell'ajuto che essa ci ha prestato, le abbiamo ceduto due magnifiche provincie, la Savoja ed il Nizzardo, procurandole potenti frontiere che non aveva prima, e di più un contingente di circa ventimila soldati che per valore ed intelligenza non la cedono ad altri.

Abbiamo procurato alla Francia l'ultimo dei suoi trionfi militari ed in più abbiamo pagato le sue spese di guerra. Paragoni essa quei vantaggi a quelli che ha ottenuti in altre imprese o precedenti o più recenti ed essa vedrà che anche noi abbiamo diritto alla sua riconoscenza.

Così siamo paghi, poichè col cedere il Nizzardo abbiamo dato più di quello che si era pattuito, mentre Napoleone che ci doveva condurre all'Adriatico, ci fermò sul Mincio. Passando poi all'altro argomento, quello cioè di Custoza, io dissi al Signor Flourens che bensì fummo vinti, ma non provammo una rotta,

36 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

poichè non lasciammo soldati (od almeno ben pochi) in mano al nemico, l'eser

cito nostro si ritirò regolarmente ed all'indomani esso era tutto ricomposto in

ordine. Non pronunciai il nome di Sedan che è un ricordo troppo crudele per

i Francesi, ma M. Flourens avrà capito che indirettamente io vi accennava.

Parlando dei nostri Principi io dissi che in un paese guerriero come la Francia io mi sarei aspettato che si parlasse con riverenza di Principi che si trovarono ovunque alla testa dei loro soldati dando l'esempio del più intrepido valore. Così il nostro giovane Re, allora Principe di Piemonte, alla Battaglia di Custoza sosteneva nel quadrato che aveva formato con alcune sue truppe i ripetuti assalti della numerosa cavalleria austriaca mentre parecchi dei suoi ajutanti di campo ed ufficiali di ordinanza erano uccisi o feriti attorno a lui; da un altro lato il Duca d'Aosta combattendo alla testa del suo reggimento riportava una grave ferita. Quando si vedono principi comportarsi così cavallerescamente pare che dovrebbero trovare venia presso una Nazione che con ragione si stima anch'essa cavalleresca; e dissi di meravigliarmi che ne' fogli che ricevono le ispirazioni del Governo non vi fosse una parola per rettificare i fatti e stimmatizzare gli abusi di una indecente stampa che disonorava la Francia.

In questa occorrenza accennai al Signor Flourens la posizione difficile in cui si trovano in Francia gli Italiani che vi portano il tributo della loro intelligenza e del loro lavoro. Parlai delle contumelie alle quali essi sono soggetti; accennai fra altri i nostri lavoratori che costruirono le ferrovie dell'Algeria e della Tunisia che le misero in attività ed ora sono cacciati via perchè non Francesi.

Tutte queste cose non sono fatte per destare l'amore dell'Italia verso la Francia; eppure, malgrado questa guerra costante che ci si fa, è degno di ammirazione il contrasto esistente fra la moderatezza e la dignità della nostra stampa e l'eccesso di improperi e di calunnie alle quali si abbandona la stampa Francese a nostro riguardo.

Dissi tutte queste cose con fermezza e calma al Signor Flourens, evitando qualsiasi parola di cui egli si potesse offendere, sia personalmente, sia come ministro. Egli mi ascoltò con attenzione, e mi parve che le mie parole non fossero senza effetto sull'animo suo. Egli prese nota del giornale La France Militaire; e, mentre io mi congedava, mi disse che aveva ricevuto dal Ministro del Commercio le proposte Francesi al nostro Trattato di Commercio, e che tosto che ne avesse preso cognizione, me le avrebbe trasmesse, domani o postdomani; pertanto ci lasciammo coi segni della maggiore reciproca benevolenza.

(l) -Cfr. n. 594. (2) -Non pubblicato.

(l) In realtà del 14, cfr. n. 580.

599

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. CONFIDENZIALE S. N. Londra, 19 febbraio 1888, ore 1,40 (per. ore 6,40).

J'ai communiqué à Salisbury télégramme de V. E. d'hier soir (l). Sa Seigneurie m'a répondu ce qui suit: • J'attends connaitre manière de voir de Crispi

et Kalnoky que j'ai consulté aujourd'hui mais je suis disposé à faire savoir en substance à la Russie que le gouvernement anglais ne peut répondre à sa proposition sans connaitre quel parti le Cabinet de Pétersbourg compte proposer dans le cas où, comme résultat de l'action des puissances, le Prince Ferdinand était renvoyé et la Bulgarie laissée sans gouvernement • (1). Ambassadeur d'Allemagne qui n'a pu voir Salisbury aujourd'hui a reçu lettre du Secrétaire privé pour l'informer que Sa Seigneurie n'avait donné qu'une réponse dilatoire à l'ambassadeur de Russie. Ce dernier a confirmé ce fait confidentiellement à Hatzfeldt.

(l) Cfr. n. 596.

600

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Berlino, 19 febbraio 1888, ore 17,35.

J'ai indiqué aujourd'hui au Secrétaire d'Etat, le sens de la réponse provisoirement donnée par V. E. à la démarche récente russe. Il m'exposait les motifs qui induisent l'Allemagne à se montrer favorable à cette démarche, motifs développés dans la dépeche transmise au Comte Solms, et à laquelle cet Ambassadeur doit conformer son langage. Il s'agit d'une idée personnelle de l'Empereur Alexandre. C'est pour lui une affaire de dignité. Un accueil satisfaisant produirait un excellent effet sur son esprit. Le Comte de Bismarck croit qu'il ne se cache aucun piège dans ses ouvertures. Il serait de bone politique d'appuyer la Russie, tant qu'elle reste dans les limites du Traité de Berlin. Chaque puissance serait autorisée à recourir au Sultan pour qu'il déclare illégale la présence du Prince Ferdinand en Bulgarie, et à compter sur ses dispositions à entrer dans cette voie. S.M.!. devrait, à plus forte raison, y consentir si toutes les puissances lui tenaient le meme langage. Le Cabinet de Berlin, en ce qui concerne des démarches ou résolutions ultérieures, si la nécessité s'en présentait, se réserverait de les examiner. Il n'a pris aucun engagement préalable.

601

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. SEGRETO 250/118. Londra, 19 febbraio 1888.

Continuo il rapporto che ebbi l'onore di dirigere all'E. V. il 14 corrente

n. 98 (2).

Secondo la promessa fattami, Lord Salisbury chiese il 13 corrente a Lord

G. Hamilton, Primo Lord dell'Ammiragliato, di dare istruzioni telegrafiche a Sir W. Hewett (che per anzianità di grado ha il comando delle squadre inglesi del Mediterraneo), di mettersi in comunicazione col Comandante in capo del nostro naviglio e dimostrare, con qualche cortese attenzione, i sentimenti di amicizia del governo e del popolo Inglese verso l'Italia. Lord G. Hamilton rispose al Primo Ministro che • l'Ammiragliato britannico collo stesso dispaccio con cui aveva ingiunto a Sir W. Hewett di recarsi nel Mediterraneo, gli aveva dato istruzioni di valersi di ogni occasione per dare qualche contrassegno di cordialità alle Autorità italiane; che ciò nondimeno egli avrebbe dato nuovi ordini all'Ammiraglio nel senso indicato da Lord Salisbury, ma che gli era necessario a tal fine sapere dove si trovava il Comandante in capo del naviglio

italiano •· Ebbi notizia di tutto ciò dopo qualche giorno e non da Lord Salisbury, ma da un segretario di Sua Signoria. Il quale, male apponendosi, sostenne che le cortesi parole di Sir W. Hewett al Signor Pavesi nel porto di Genova (di cui ci informarono i giornali) fossero l'effetto degli ordini spediti da Lord G. Hamilton la sera del 13 corrente. Il fatto provò che essi furono la conseguenza degli ordini dati dall'Ammiragliato al momento della partenza di Sir W. Hewett pel Mediterraneo; e che altre istruzioni non erano state date a tale proposito. Era mia intenzione di insistere con Lord Salisbury affinchè si dessero nuove norme all'Ammiraglio britannico, allorquando in seguito alle inopportune interrogazioni del Signor Labouchère, il partito liberale ed il radicale nella Camera dei Comuni, ed i giornali dell'Opposizione (più di tutti la PaU MaU Gazette), menarono tanto scalpore circa le parole dette da Sir W. Hewett ed il preteso odio di Lord Salisbury contro la Francia, che il Governo inglese non potette a meno di sospendere l'invio di qualsiasi nuova istruzione allo scopo da me richiesto. Il 16 corrente, nel momento in cui mi recavo da Lord Salisbury, il segretario di Sua Signoria mi pregò, come per sentimento suo proprio (ma in realtà per suggerimenti di Lord G. Hamilton) di non insistere con Sua Signoria affinchè l'Ammiraglio inglese si mettesse in comunicazione coll'Ammiraglio italiano, poichè nelle presenti condizioni parlamentari quell'atto avrebbe cagionato grave impaccio al Governo dando stimolo a nuove interrogazioni nella Camera dei Comuni. Ebbi l'onore di portare a notizia dell'E. V. le cose principali contenute nel presente rapporto, coi miei telegrammi del 15 e del 16 corrente (1). Devo aggiungere che quantunque taluno qui sospetti che le interrogazioni fatte dal Signor Labouchère siano state suggerite dall'Ambasciata di Francia, io non sono di quel parere. Il Signor Labouchère desidera il governo autonomo (Home rule) in Irlanda e cerca ogni pretesto di combattere il Ministero nella vana speranza che colla caduta di Lord Salisbury sia tolto l'ostacolo principale all'autonomia legislativa irlandese.

ll) c±r. nn. 585 e 589.

(l) -Cfr. Blue Book, Turkey n. 3 (1889), doc. n. 33 (Salisbury a J. G. Kennedy, Londra, 18 febbraio 1888). (2) -Non pubblicato, ma cfr. n. 577.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 190. Roma, 20 febbraio 1888, ore 9,45.

On nous prévient de France que les garnisons françaises sur la frontière italienne ont été augmentées et à certains endroits, comme Modane, plus que doublées. A Modane meme, on a réuni une grande quantité de dinamite. Nous ne comprenons pas le but de ces préparatifs, car de notre còté rien ne peut donner à soupçonner aux français des velléités agressives. Veuillez faire connaitre ce qui précède au Chancelier et lui dire que nous continuons à suivre la meme ligne de prudence, sans nous laisser provoquer à aucun acte qui puisse servir de prétexte à des mesures hostiles.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, NIGRA, A COSTANTINOPOLI, BLANC, A BERLINO, DE LAUNAY, A PARIGI, MENABREA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. RISERVATO 191. Roma, 20 febbraio 1888, ore 12.

(Per Parigi). Télégramme suivant a été envoyé aux ambassadeurs de S. M. à Londres, Vienne, Berlin et Constantinople.

(Per Londra e Vienna). Je fais suite à mon télégramme du 17 soir (1).

(Per tutti). L'ambassadeur de Russie est venu hier pour avoir la réponse que je m'étais réservé de lui donner au sujet de la déclaration que la Russie, avec le concours des Puissances, voudrait imposer à la Porte. Je lui ai dit que le gouvernement italien avait, dès le commencement de la question, retenu toujours légale l'élection du Prince Ferdinand, illégale la procédure pour son intronisation. Le Baron Blanc avait été informé de cette manière de voir, dès le mois d'aout passé, et autorisé à agir conformément auprès de la Porte. Il me semble donc superflu, pour notre part, de renouveler nos déclarations. Le Baron d'Uxkull insistant à ce que l'Italie s'associàt à la Russie et aux autres puissances pour presser la Porte à déclarer illégale la présence du Prince de Cobourg-Gotha en Bulgarie, je lui répondis que ne voyant l'utilité de cette déclaration, je désirab, avant de prendre une décision, de connaitre quelles seraient les démarches ultérieures de la Russie. Uxkull me dit qu'il n'en savait encore rien lui non plus, mais qu'il en serait informé par le prochain courrier.

Je lui répliquai alors que je me réservais de prendre en considération la propo· sition du gouvernement russe, après avoir connu ses intentions ultérieures. En tout cas ajoutai-je l'Italie sera contraire à toute action militaire eli Bulgarie, et, comme Uxkull hì.chait de me persuader que la simple déclaration de illégalité émise par la Porte avec le consentement des puissances, aurait suffit pour obtenir l'éloignement pacifique du Prince, je fis observer à l'Ambassadeur de Russie qu'on ne devait pas omettre dans les prévisions les troubles et les désordres que la substitution d'un nouveau gouvernement à celui du Prince Ferdinand aurait certainement provoqué en Bulgarie.

(Per Londra). Je vous autorise à communiquer la réponse que j'ai donnée à Uxkull à Lord Salisbury. (Per Vienna). Je vous autorise à communiquer la réponse que j'ai donnée à Uxkull au Comte Kalnoky. (Per Costantinopoli). Dans sa conduite auprès de la Porte V. E. se réglera selon la réponse que j'ai donnée à Uxkull et de plein accord avec les collègues

d'Angleterre et d'Autriche. (Per Berlino). Ceci pour votre gouverne. Un télégramme prochain vous dira ce que V. E. devra communiquer au Prince Chancelier

(l) Cfr. n. 59()

(l) (2).
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. s. N. Roma, 20 febbraio 1888, ore 19,23.

Je fais suite à mon télégramme de ce matin (3). Nous comprenons la politique du Prince Chancelier à l'égard de la Russie dans l'affaire bulgare. A son tour il doit comprendre que nous sommes liés à des précédents, et que nous devons rester cohérentes à la ligne de conduite que nous avons adoptée dès le commencement de la crise actuelle et dont nous ne nous sommes pas départis meme dans nos dernières communications à la Russie. La déclaration d'illégalité du séjour du Prince Ferdinand en Bulgarie ne pourrait rester sans conséquence lors qu'elle serait faite par la Porte avec le consentement unanime des puissances. Elle donnerait lieu à une décrétation de déchéance qui, une fois formulée, ne pourrait avoir d'effet pratique que par des moyens coercitifs et l'emploi de la force. Il en résulterait nécessairement une révolution ou une guerre, peut-ètre l'une et l'autre, et la paix de l'Europe se trouverait immédiatement mise de nouveau en question.

(l) -Cfr. n. 604. (2) -In pari data veniva anche spedito a Pietroburgo un dispaccio contenente le considerazioni svolte in questo telegramma. (3) -Cfr. n. 603.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

(Ed., in traduzione, in LV 59, p. 7)

T.197. Roma, 21 febbraio 1888, ore 15.

Le retard du Gouvernement français à nous présenter ses propositions m'affiige. Je prévois que nous arriverons à la fin du mois sans avoir conclu. Or non seulement la Cha:::nbre a fixé la fin de Février comme terme de la prorogation de l'ancien traité, mais j'ai du accepter la déclaration faite par le rapporteur au nom de la Commission que je ne me prèterais à aucune autre prorogation. Veuillez donc avertir le Gouvernement français que le l•r Mars les tarifs généraux entreront en vigueur, et que par conséquent c'est sous l'empire de ce dernier régime que nous devrons traiter, s'il y a lieu à des nouvelles négociations.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T.198. Roma, 21 febbraio 1888, ore 17.

Je fais suite à mon télégramme d'hier matin (l) sur l'affaire de Modane.

On m'apprend qu'avant-hier soir, dans la gare mème, une violente altercation a eu lieu entre un commissaire de police et l'officier auteur de l'arrestation de notre vétérinaire. Ce nouveau fait, qui aura, dit-on, son dénouement sur le terrain, montre l'excitation des esprits. Quoique la politique semble étrangère à l'origine de l'incident, il importe et il est urgent de remédier; et je me propose de changer notre personnel de service à Modane, si la France ne veut faire autant (2). Faites valoir l'importance de l'initiative que je n'hésite pas à prendre en cela, comme je l'ai prise pour le rappel immédiat du vétérinaire italien qui eut les premiers torts. J'attendrai réponse de V. E.

(l) -Non pubblicato. Con esso Crispi dava notizia di un alterco fra un veterinario italiano e un ufficiale medico francese. . (2) -Sic. Nel decifrare questo telegramma, a Parigi, Ressmann faceva notare: •.J'a1 souligné en rouge un passage douteux de ce télégramme et j'ai omis la ponctuation. Le ch~re dit clairement ne veut (13448); mais je pense qu'il faut dire: " si la France en ve~t fa1r~ autant " avec un point après " autant ". Cependant, on pourrait interpréter comme SUlt: " 81 la France ne veut (pas) faire autant, faites valoir, etc. " •·
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 150/90. Berlino, 21 febbraio 1888.

Ho l'onore di riferirmi al mio rapporto di Serie Politica N. 4498 (l), in data dell'll settembre 1887, relativo alle trattative intavolate col Governo Imperiale circa la definizione di alcuni punti del diritto internazionale, per ciò che concerne specialmente il principio sanzionato dall'articolo 3 del nostro Codice Civile. Il dipartimento degli Affari Esteri mi informa, con una comunicazione pervenutami ieri sera, che l'Ambasciatore Germanico a Roma è stato incaricato di trasmettere a V. E. la risposta del Governo Imperiale a questo riguardo. Tale risposta si riassume nella presentazione di due controprogetti, concernenti, l'uno, la competenza giudiziaria ed i rapporti di diritto civile dei sudditi delle due nazioni; l'altro, il reciproco riconoscimento ed esecuzione delle sentenze e degli altri titoli esecutivi. I due contro-progetti sono redatti in doppio testo, italiano e tedesco; e vengono accompagnati da due memorie esplicative dei motivi addotti a sostegno delle proposte del Governo Imperiale. Essi sono stati compilati in seguito all'accordo intervenuto tra il Dipartimento degli Affari Esteri, quello della Giustizia dell'Impero, ed il Ministero della Giustizia del Regno di Prussia.

In modo affatto confidenziale, sono stato informato che un simile accordo non potè essere ottenuto che con qualche difficoltà. Oltre alla ripugnanza, che domina in queste sfere ufficiali, di stipulare convenzioni coi Governi esteri circa a materie di questo genere, bisognava tener conto degli ostacoli che vi opponevano i lavori oramai già assai avanzati per la compilazione del nuovo Codice Civile dell'Impero Germanico. Alcuni dei punti, che erano compresi nei progetti presentati dal R. Governo, furono lasciati in disparte nei controprogetti tedeschi; e ciò perchè essi avrebbero certo sollevato gravi discussioni e difficoltà, che potevano mettere in forse la conclusione dell'intero accordo.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 152/92. Berlino, 21 febbraio 1888.

Aujourd'hui, à la réception hebdomadaire, le secrétaire d'Etat m'informe que, d'après un télégramme du comte de Solms, cet ambassadeur s'est acquitté de l'instruction d'appuyer auprès du gouvernement du Roi la demande russe

concernant la Bulgarie. Tout en énonçant que Vous désiriez aussi etre renseigné sur l'avis des cabinets de Londres et de Vienne, V. E. avait fait connaitre dans quel sens Elle s'était tout d'abord et provisoirement expliquée avec le baron d'Uxkull. Lorsque je parlais dans le sens de vos deux télégrammes d'hier (1), le comte de Bismarck se référait de son còté aux considérations qu'il m'avait indiquées avant-hier, et que j'ai télégraphiées le meme jour (2). Il a ajouté que le chancelier visait à fortifier l'Empereur Alexandre vis-à-vis du parti qui voudrait l'entrainer à la guerre. Si le Tsar trouve chez les puissances • visage de bois • pour une proposition aussi modeste que de déclarer, par l'entremise de la Porte et avec leur concours, illégalité du pouvoir exercé par le prince Ferdinand, cela équivaudrait à décourager S. M. I. de ses vues cronciliantes et pacifiques. Le parti exalté en Russie, qui blame déjà l'attitude modérée de ce Souverain, aurait alors beau jeu pour chercher à le convaincre qu'il n'y a plus à compter sur la diplomatie européenne, et pour pousser à des complications. J'ai fait à mon tour la remarque que, sans doute, dans la phase actuelle, il n'existe aucune arrière-pensée chez le cabinet de St. Pétersbourg; lmais il est difficile d'assigner des limites à ce qui rentre peut-etre dans le domaine de l'inconscient, surtout quand il s'agit d'actes, qui concordent avec des aspirations, jusqu'à ces derniers temps assez mal dissimulées. S. E. croyait à la bonne foi du Tsar. La base de solution sera le traité de Berlin avec exclusion de mesures coercitives.

Un langage analogue a été tenu à mes collègues britannique et austrohongrois, ainsi qu'à l'ambassadeur de Turquie. Il a été dit en outre à Tewfik bey que si les différents cabinets se pretent à seconder la démarche en question, et que le pouvoir suzerain donne son assentiment, chacun aura fait preuve de bonne volonté aux yeux de la Russie et la position du Sultan nommément n'en deviendra que meilleure.

Sir Edward Malet n'a pas encore reçu des directions de Londres. Il émettait avec moi l'avis personnel que, sans opposer un refus forme! à la démarche russe, on pourrait peut-etre l'accueillir en faisant des réserves, en la subordonnant à des modalités de nature à offrir des garanties contre les dangers qui sembleraient devoir pratiquement résulter d'une pareille demande. J'ai dit que je ne voyais pas trop comment il serait possible de concilier les faits accomplis avec l'interprétation donnée par la Russie au traité de Berlin, lorsque le prince Ferdinand déclare qu'il défendra à outrance sa position, pour peu qu'il se sent soutenu par le peuple et par l'armée.

Je me réfère à mon télégramme de ce jour (3).

(l) Non pubblicato.

(l) -Cfr. nn. 603 e 604. (2) -Cfr. n. 600. (3) -Non pubblicato.
609

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. CONFIDENZIALE 380. Pietroburgo, 22 febbraio 1888, ore 7,50 (per. ore 11).

M. Giers me dit que V. E. n'a pas donné encore de réponse définitive relativement à la proposition russe pour amener les puissances à faire déclarer par la Porte l'illégalité de la présence du Prince Ferdinand en Bulgarie. Il ajoute qu'Elle n'est retenue que par l'ignorance ou la crainte de ce qui se passera en Bulgarie, après cette déclaration et qu'Elle désire se concerter avec d'autres puissances.

• Les bulgares seront libres de faire ce qu'ils voudront, dit S. E., et nous seront rentrés dans le Traité de Berlin; nous n'interviendrons pas, et j'affirme que nous attendrons avec patience les événemens •.

En attendant il m'a présenté avec vivacité la proposition russe, comme un dernier essai de conciliation que tenterait l'Empereur, qui a pu, jusqu'à présent, contenir les passions, mais ne le pourra peut-ètre toujours.

Giers a donné en passant un coup de patte à de Sonnaz, qu'il accuse d'user de son influence dans un sens hostile à la Russie et d'empècher ainsi un rapprochement entre nos deux pays.

610

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. SEGRETISSIMO S. N. Londra, 22 febbraio 1888, ore 7,22 (per. ore 12,20).

J'ai parlé à Salisbury dans le sens du télégramme de V. E. du 18 courant (1), Sa Seigneurie m'a chargé de vous dire qu'il était très heureux d'avoir prévenu le désir de V. E. et d'avoir donné, il y a quatre jours, instructions à White de tenir au Sultan le mème langage que l es Ambassadeurs d'Italie et d'Autriche, car, ainsi que V. E., il voyait la nécessité que notre groupe se tienne uni. Salisbury m'a chargé d'ajouter que, bien que le désir de la Russie soit de désunir les Puissances entre elles, il ne croyait pas que, dans sa dernière démarche, le Oabinet de Pétersbourg eut spécialement en vue de séparer l'Angleterre de l'I,talie. D'après son avis, la Russie n'a eu d'autre but que • sortir du marais où elle s'est embourbée • ni elle pourrait réussir à nous séparer. • L'union entre l'Angleterre et l'Italie dans la question bulgare • repris Salisbury en accentuant les mots • est si intime que celle entre l'Angleterre et l'Autriche et qu'entre l'Autriche et l'Italie, car Crispi et moi nous tenons compte des voeux des popu

lations •. J'ai été très satisfait du ton de ces déclarations et !'en ai vivement remercié Sa Seigneurie, laquelle était aujourd'hui préQccupée des affaires parlementaires. J'ai voulu avoir le coeur net à l'égard des relations entre l'Angleterre et la France. C'est parfaitement exact que Flourens tache de plaire à Salisbury mais ce dernier ne saurait avoir confìance dans un Gouvernement qui change avec les saisons et qui pourrait ne pas exister demain.

(l) Cfr. n. 596.

611

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 374. Londra, 22 febbraio 1888, ore 8,30 (per. ore 12,45).

Me référant au télégramme du 19 courant (l) de l'ambassadeur de S. M. à Madrid, je dois prévenir V. E. que M. Moret se fait illusion en s'imaginant que l'Angleterre n'a en vue que des • échanges de produits • et qu'elle permettra que les questions politiques soient écartées du programme de la Conférence. Une conversation à ce sujet a eu lieu entre Moret et l'ambassadeur d'Angleterre à Madrid. Salisbury lequel a été prévenu des idées du ministre espagnol, lui fera savoir qu'il n'entend pas s'écarter des conditions mises à son acceptation de la Conférence. Ces conditions sont bien connues par V. E. et se réfèrent à la question des protections et à celles de la neutralité. Sa Seigneurie s'attend toujours à ce que les travaux de la Conférence soient couronnés par la stipulation d'un acte de désintéressement des puissances à l'égard du Maroc.

612

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO 384. Berlino, 22 febbraio 1888, ore 15,30 (per. ore 16,45).

Je me suis empressé de porter à la connaissance du Chancelier, les indications contenues dans votre télégramme d'avant hier (2). Le Prince de Bismarck, en remerciant V. E., me fait dire en méme temps qu'il apprend avec satisfaction que les avis reçus à Rome sur des préparatifs militaires de la France vers notre frontière ne modifìaient pas notre attitude, qui exclue toute provocation de nature à servir de prétexte à des mesures hostiles; mais qu'en suite de ces indications il a été donné à l'attaché militaire d'Allemagne à Paris instruction de chercher à se renseigner lui aussi sur les armements qui nous sont signalés.

(l) -In realtà del 17, cfr. n. 592. (2) -Cfr. n. 602.
613

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

(Ed., in traduzione, in LV 69, pp. 210-211)

T. RISERVATO 203. Roma, 22 febbraio 1888, ore 22,45.

Il me revient de très-bonne source que les propositions russes au sujet de la Bulgarie seraient les suivantes: 1°) Déclaration, par l'intermédiaire de la Porte, de l'illégalité de la présence du Prince Ferdinand en Bulgarie; 2°) Etablissement d'un gouvernement qui ait pour but de convoquer um nouvelle assemblée; 3°) Envoi d'une députation bulgare à Pétersbourg et rétablissement d'une agence russe à Sophia;

4°) Choix et élection d'un Prince. La Russie s'engagerait de son còté de ne pas envoyer en Bulgarie ni troupes ni ministre de la guerre, ni officiers de son armée.

J'attends que le Baron Uxkull me fasse communication officielle de ces propositions. Elles ne font que me raffermir de plus en plus dans mon opinion sur la réponse à donner; car je ne vois comment on pourrait pacifiquement 'mettre à exécution les points deux et quatre des propositions russes, si le peuple bulgare s'opposait à la création d'un nouveau Gouvernement et à l'élection d'un nouveau Prince.

Nonobstant ses promesses la Russie se trouverait alors obligée à employer des moyens coercitifs et nous serions ainsi conduits à cette guerre que nos efforts tendent à écarter. Veuillez, je vous prie, faire part de ce qui précède à Lord Salisbury.

614

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 69 pp. 211-212)

R. 204/124. Vienna, 22 febbraio 1888.

Ho avuto cura d'informare V. E., con telegramma del 19 corrente (1), che il principe Lobanow aveva fatto al conte Kalnoky, nel giorno precedente, la comunicazione sugli affari di Bulgaria, che era pure stata fatta o doveva farsi contemporaneamente presso le altre grandi potenze. Con quella comunicazione il governo russo chiede alle potenze d'appoggiare presso la Turchia la domanda

che il gabinetto di Pietroburgo le fa perchè essa dichiari l'illegalità della presenza sul trono di Bulgaria del principe Ferdinando di Sassonia-Coburgo. N el fare questa comunicazione al conte Kalnoky, il principe Lobanow espose pure, a nome del suo governo, una specie di programma per la soluzione della questione bulgara, programma che può riassumersi come segue:

Il governo russo intende risolvere la questione bulgara in via pacifica, esclusa la forza, e secondo il diritto e l'ordine naturale delle cose. Chiede l'appoggio delle potenze a Costantinopoli perchè la Turchia, come potenza sovrana, dichiari illegale la presenza del principe Ferdinando sul trono di Bulgaria. Se la dichiarazione della Porta è appoggiata unanimemente dalle potenze, il principe Ferdinando (nell'opinione del governo russo) sarà obbligato a lasciare il suo trono. Allora sarà stabilito a Sofia un governo provvisorio col quale si potrà trattare, e che convocherà un'assemblea liberamente eletta. Questa invierà una deputazione in Russia all'imperatore Alessandro, il quale la riceverà e le darà l'assicurazione che egli non vuole che il bene dei bulgari e non cercherà di mandare in Bulgaria per l'avvenire nè funzionari russi nè ufficiali russi. L'effetto dell'invio di questa deputazione sarà il ristabilimento delle relazioni diplomatiche della Russia colla Bulgaria. Il gabinetto di Pietroburgo manderà a Sofia un agente diplomatico avente lo stesso carattere che gli agenti diplomatici delle altre potenze. Finalmente, si procederà ad un accordo delle potenze fra loro e colla Turchia per la scelta di un nuovo Principe da eleggersi per il trono di Bulgaria.

Il conte Kalnoky si riservò di dare una risposta al principe Lobanow, dopochè sarebbe andato a prendere le istruzioni dell'Imperatore a Pest, dove ora si trova Sua Maestà Imperiale e Reale. Egli chiese, a quest'effetto, che il principe Lobanow gli rimettesse per iscritto un sunto della sua comunicazione. L'ambasciatore di Russia gli rimise di fatti jeri l'altro, 20, una memoria che contiene i concetti qui sopra riassunti, eccetto la frase esclusa la forza, la quale fu però sicuramente pronunziata nella comunicazione verbale. Il conte Kalnoky partì la sera stessa del 20 per Pest, conferì coll'Imperatore nella giornata di jeri, e fu di ritorno questa mattina al ministero degli affari esteri in Vienna, dove mi ricevette nel pomeriggio.

Prima della sua partenza per la capitale d'Ungheria il conte Kalnoky aveva di già fatto al principe Lobanow una specie di risposta provvisoria, che era presso a poco in questo senso. Il governo austro-ungarico non ha mai nascosto che considerava come illegale l'intronizzazione del principe Ferdinando in Bulgaria. Ma prima di risolversi a dare appoggio presso la Porta alla do

manda della Russia, prima cioè d'impegnare un'azione che riaprirebbe la questione bulgara con maggiore pericolo per l'ordine pubblico nel principato, il gabinetto di Vienna desiderava sapere quale sarebbe stato il seguito di quell'azione e la sua finale conclusione. All'Austria-Ungheria, diceva il conte K:Hnoky al principe Lobanow, più che ad ogni altra potenza, preme, per ragioni geografiche, che non vi siano disordini in Bulgaria. Perciò, prima di rovesciare un governo che, legale o no, mantiene l'ordine pubblico, il governo austro-ungarico ha diritto di avere una guarentigia che lo stato presente non sarà sostituito da una condizione di cose che porti turbamento nel principato.

Ora il conte Kalnoky, giusta gli ordini avuti dall'Imperatore a Pest, si propone di dare al principe Lobanow una risposta per iscritto, in forma di memoria, che probabilmente sarà rimessa domani all'ambasciatore russo, e sarà tosto comunicata ad altre potenze e specialmente all'Italia, alla Germania e all'Inghilterra. In questa risposta, secondo che mi disse il conte Kalnoky, sarà preso atto con soddisfazione delle intenzioni pacifiche del governo russo, della dichiarata esclusione d'ogni provvedimento coercitivo, e della buona volontà di cui fa prova, colla presente entratura, il gabinetto di Pietroburgo. Il governo austro-ungarico non respinge la proposta della Russia, ma mette in evidenza, esponendo le ragioni già accennate nella prima risposta verbale provvisoria, la necessità che s'impone di procedere, prima d'impegnare un'azione diplomatica, ad un accordo fra le potenze, che abbracci tutta quanta la questione, compresa quella della condizione illegale e contraria al trattato di Berlino della Rumelia orientale, e che specifichi il modo di procedere nelle varie ipotesi, e sancisca la soluzione.

La risposta di cui si tratta non essendo ancora formulata, non posso qui esporre che il senso generale di essa. Del resto, come ebbi già l'onore di dirle, essa sarà comunicata senza ritardo a V. E. per mezzo dell'ambasciatore austroungarico, barone di Bruck.

Nei convegni che ebbi successivamente in questi giorni col conte Kalnoky, io gli feci conoscere ciò che V. E. aveva risposto, per parte Sua, alla comunicazione fattale dal barone d'Uxkull, secondo le istruzioni da Lei impartitemi col telegramma di jeri (1). Il conte Kalnoky aveva preso notizia con soddisiazione della di Lei risposta, che concorda sostanzialmente col modo di vedere di questo governo.

(l) Non pubblicato.

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IL MINISTRO A WASHINGTON, FAVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 49/31. Washington, 22 febbraio 1888.

Come mi giunse il dispaccio (2), mi affrettai a chiedere a questo governo se il gabinetto di Washington intendeva conservare l'esercizio del diritto di protezione al Marocco, quale è assicurato dai trattati in vigore, e se i suoi plenipotenziari alla conferenza di Madrid aveano istruzione, come ne correva la voce, di non mai rinunciarvi, quand'anche tutti i rappresentanti delle altre potenze fossero unanimemente di contrario avviso.

Mi risponde oggi il segretario di Stato con la nota, che qui unisco in traduzione, che i delegati americani alla conferenza di Madrid hanno avuto istruzione di prendervi parte unicamente • for the purpose of examining whether, as in alleged, the right of foreign protection is abusively exercised under existing treaties, and if so, to recommend a remedy, which will secure the ends

in view of affording certain protection to the official representation of foreign governements and to the legitimate business and personal interests of foreigners, throughout the territory of Morocco •.

Come l'E. V. scorgerà da queste parole, che per maggior precisione ho creduto bene riprodurre nell'originale oltre alla traduzione, le voci riportate dal regio incaricato d'affari in Tangeri erano erronee, e le istruzioni date ai delegati americani sono lungi dall'essere così categoriche ed assolute come è stato riferito, ed anzi paiono essere informate ad un retto senso di opportunità e di giustizia.

Non ho mancato di ringraziare il segretario di Stato per la sua cortesia e benevolenza nel farmi la suddetta comunicazione, della quale vado a trasmettere un cenno telegrafico a V. E.

ALLEGATO.

BAYARD A FAVA

(Traduzione)

Washington, 21 febbraio 1888.

Ho l'onore di segnalarle ricevuta della nota del 14 volgente, con la quale la

S. V. riferendosi alla partecipazione del governo italiano alla conferenza che sta per aver luogo in Madrid per gli affari del Marocco, esprime il desiderio del medesimo di conoscere gli intendimenti di questo governo rispetto al diritto di protezione estera al Marocco, e specialmente se, come ne corre la voce, • i delegati americani alla conferenza hanno in realtà ricevuto istruzioni di non mai rinunciare a questo diritto, anche se i rappresentanti di tutte le altre potenze fossero d'un avviso contrario •.

In risposta, mi è grato informarla che il signor Curry, ministro degli Stati Uniti a Madrid, ed il signor Lewis, nostro console a Tangeri, che devono prender parte alla conferenza come delegati di questo governo unitamente e separatamente, hanno semplicemente ricevuto istruzione di parteciparvi allo scopo di esaminare se, come si allega, il diritto di protezione estera è abusivamente esercitato in forza dei trattati in vigore, e, se così, di raccomandare una riforma (remedy) che assicuri per l'avvenire i fini che si hanno in vista di arrecare una certa protezione alla rappresentanza ufficiale dei governi esteri, ed ai legittimi affari e personali interessi degli stranieri nel territorio del Marocco.

(l) -In realtà del 20, cfr. n. 603. (2) -N. 167 del 28 gennaio, non pubblicato.
616

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 387. Parigi, 23 febbraio 1888, ore 15,22 (per. ore 17,30).

Hier j'ai donné nouvelle à Flourens des deux télégrammes de V. E. du 20 (l) et du 21 courant (2) relatifs à l'incident de Modane auquel il ne semble pas attribuer aucun caractère politique. Il partage l'opinion de V. E. sur l'opportunité de changer dans cette localité notre personnel respectif et il apprécie

importance de l'initiative de cette proposition prise pour V. E.; mais il n'a pu me donner une réponse plus explicite, car le personnel dont il s'agit ne dépend pas de son Ministère. Il a toutefois pris note de la proposition de V. E.; il est l)robable qu'il en aura parlé ce matin au Conseil des Ministres.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 606.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in traduzione, in LV 62, p. 9)

T. 388. Parigi, 23 febbraio 1888, ore 15,22 (per. ore 17,30).

Hier Ministre des Affaires Etrangères m'a parlé des propositions de la Turquie relatives à la neutralisation du Canal de Suez. Quelques unes ne portent que des modifications sans importance au projet concerté des puissances, mais il y en a deux dont une est pour le moins singulière et l'autre tout-à-fait inacceptable. La première de celle-ci a trait au droit qu'aurait la Turquie d'établir à chacun des débouchés du Canal un petit stationnaire de guerre. Il ne comprendrait pas le but; si ce n'est de gèner navigation et de l'entraver dans certains moments. L'autre proposition aurait pour objet de réserver à la Turquie droit d'exercer une surveillance armée sur toute la còte orientale de l'Afrique dans la Mer Rouge, et au delà. M. Flourens considère cette proposition camme inacceptable, et camme contraire au but que se proposent les puissances et aux projets qu'elles ont présentés à l'acceptation de la Turquie.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 276/132. Londra, 23 febbraio 1888.

Il Signor Labouchère propose ieri nella Camera dei Comuni l'emendamento all'indirizzo di risposta al discorso del trono, riferito nel mio rapporto del 17 corrente n. 109 (1). Egli chiese un'assicurazione del governo che nessun accordo fosse stato conchiuso fra l'Inghilterra e l'Italia (2), che costituisse un patto obbligatorio da parte della prima nel caso di una guerra fra l'Italia e la Francia; ed insistette che se un tale accordo fosse stato conchiuso la Camera ne dovrebbe essere informata. Commentando con parole di biasimo la politica estera di Lord Salisbury, il Signor Labouchère sostenne che essa era animata

da odio contro la Francia e da gelosia verso la Russia. Si riferì quindi alla dichiarazione fatta dal Governo, che nessun accordo esisteva fra Inghilterra e l'Italia; mise in dubbio la verità di tale dichiarazione; e parlò delle cause iniziali di quell'accordo. A suo credere, esso si doveva alla triplice alleanza. La base di quell'alleanza è (disse) che la Germania dovrebbe venire in ajuto all'Italia ed all'Austria se esse fossero assalite dalla Francia e dalla Russia; e l'Italia e l'Austria dovrebbero venire in ajuto alla Germania se essa fosse assalita dalla Russia e dalla Francia. Se non che, soggiunse il Signor Labouchère, allorquando il Signor Crispi andò a Berlino, egli fece notare che stipulando un trattato di alleanza colla Germania egli esponeva le coste dell'Italia e i possedimenti italiani in Africa agli attacchi della Francia. • Fu allora

(continuò il Signor Labouchère) che il Principe di Bismarck si rivolse a Lord Salisbury invitandolo a fare od a promettere qualche appoggio che allontanasse le apprensioni dell'Italia •. Il Signor Labouchère chiese da ultimo a Sir J. Fergusson di dichiarare se tuttociò fosse vero; e protestò contro il fatto che il paese era tenuto in ignoranza dell'accordo di cui si tratta.

Sir J. Fergusson, Vice Segretario di Stato, biasimò, in risposta, l'indole del discorso del Signor Labouchère che poteva avere, egli disse, conseguenze dannose. Fece notare che le insinuazioni del Signor Labouchère erano fondate sopra semplici congetture e sopra informazioni senza autorità. Ripeté la dichiarazione che aveva fatto a differenti riprese, che il Governo inglese non aveva preso alcun impegno coll'Italia che richiedesse azione militare o navale. Respinse con indignazione le accuse del Signor Labouchère circa l'atteggiamento ostile di Lord Salisbury verso la Francia, asserendo che le relazioni fra la Francia e l'Inghilterra erano molto cordiali. Ammise che un lungo carteggio era stato scambiato con l'Italia. Esso era però di un'indole confidenziale e nel momento presente non poteva essere presentato alla Camera. Diedt però l'assicurazione che il Governo non aveva alcuna intenzione d'imbarcarsi in una guerra a meno che gli interessi del paese non lo richiedessero assolutamente (1).

Le dichiarazioni di Sir J. Fergusson non sarebbero state sufficienti a convincere l'opposizione, se il Signor Gladstone non fosse venuto al soccorso del Vice Segretario di Stato del Foreign Office. II Signor Gladstone manifestò il desiderio di non creare imbarazzi al Governo. E quantunque egli avesse fatto notare che nelle presenti condizioni politiche non era da meravigliare se la Camera chiedeva informazioni al Governo, dichiarò che egli accettava la risposta data da Sir J. Fergusson; che la riteneva come una negativa alle domande del Signor Labouchère se esistesse alcun accordo; e convenne col Vice Segretario di Stato del Foreign Offi.ce che non bisognava precorrere gli avvenimenti. Discorrendo quindi in tuono di approvazione della politica estera di Lord Salisbury, il Signor Gladstone riconobbe la necessità in cui si trovava il Governo di non fare alcuna pubblicazione indebita e prematura del carteggio colle Potenze estere.

p. -1183.

37 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

Il Signor Smith, primo Lord della Tesoreria, si congratulò del discorso del Signor Gladstone ed assicurò la Camera che gli sforzi del Governo non avevano avuto altro scopo che di guarantire la pace e mantenere l'onore e gli Interessi di questo paese. Il Governo aveva naturalmente scambiato vari carteggi colle Potenze estere, i quali non potevano essere presentati finchè le faccende di cui trattavano non fossero terminate. Accennando poi alle relazioni fra l'Inghilterra e la Francia, il Signor Smith contraddisse in modo risoluto le suggestioni del Signor Labouchère, che quelle relazioni non fossero cordiali.

Il discorso del Signor Gladstone e quello del Signor Smith, dei quali non ho dato che le linee principali, furono di tale efficacia che il Signor Labouchère ritirò il suo emendamento.

Tutti i giornali d'oggi commentano la discussione provocata dal Signor Labouchère. Il Times riferendosi alla smentita data da Sir J. Fergusson alle asserzioni del Signor Labouchère, che • Lord Salisbury era animato da odio contro la Francia e che egli desiderava trascinare l'Inghilterra ad una guerra contro la Francia • scrive ciò che segue: • Non è dalle azioni del Governo ma dai mal regolati movimenti della opinione pubblica che potranno nascere i pericoli di una guerra fra le due nazioni e può sostenersi che in questi ultimi anni i suddetti pericoli sono venuti dalla Francia e non dall'Inghilterra •. Il Times soggiunge quindi ciò che segue: • Noi tutti siamo d'accordo col Signor Gladstone sull'inopportunità di una guerra, a meno che non sia resa necessaria " dalla voce del dovere ". Ma la voce del dovere comprende quella dei veri interessi e quella dell'onore di una nazione. I veri interessi e l'onore dell'Inghilterra sarebbero messi a repentaglio quel giorno in cui lo statu quo del Mediterraneo fosse minacciato dalla distruzione della potenza navale dell'Italia •.

(l) -Non pubblicato. (2) -Per una supposta intesa fra l'Italia e l'Inghilterra, si veda anche D.D.F., cit., vol. VII, nn. 42, 60 e 69. (l) -Il Fergusson lesse inoltre un telegramma dell'ammiraglio Hewett, nel quale si affermava che quanto era stato scritto dalla stampa a proposito delle dichiarazioni fatte a Genova: "is absolutely false and without foundation ". Hansard's, Par!iamentary Debates, vol. CCCXXII,
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 399. Parigi, 24 febbraio 1888, ore 18,10 (per. ore 20,40).

A cette heure V. E. aura pu prendre un aperçu des nouvelles propositions françaises (l) pour le traité de commerce, si comme il me parait désirable qu'un traité peut se conclure sur ces bases. Il me semble qu'il faudrait, en tout cas, subordonner notre consentement aux conditions suivantes: l) Votation préalable du traité par le Parlement Français. 2) Admission à la bourse des obligations des Chemins de Fer italiens. 3) Autorisation de frapper· quarante millions environs d'écus de 5 francs avec les anciennes pièces napolitaines en renonçant au contraire à tout traité. Il faudra tenir compte de la position qui serait faite en France à nos nationaux, ouvriers et commerçants. lorsque nous n'aurions plus pour les protéger un article analogue au premier·

du traité actuel qui expire avec ce mois. La Chambre discute aujourd'hui le nouveau tarif de guerre, proposé par le Gouvernement et amendé par la Commission des douanes. A toute bonne fin il serait utile d'envoyer à l'Ambassade quelque exemplaire des procès verbaux des discussions qu'ont eu lieu entre nos commissaires et les français au sujet du Traité.

(l) Cfr. LV 59, p. 11 e sgg.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. RISERVATO 210. Roma, 24 febbraio 1888, ore 23,40.

La réponse de Salisbury, telle qu'elle est parvenue au Comte Kalnoky, est trop favorable aux idées russes. Avant de penser à s'entendre au sujet du nouveau prince à substituer à l'actuel, il faut se demander ce qu'il y aurait à faire et ce qu'il arriverait si le Prince Ferdinand ne consentait pas à s'en aller de lui-meme, et si les Bulgares prenaient fait et cause pour lui. Selon nous, la Russie voudrait alors soutenir par la force son prestige en danger par suite de cette résistance, et elle serait d'autant mieux fondée à le faire que les puissances auraient mieux accueilli ses propositions d'aujourd'hui. Nous ne saurions donc accorder qu'une valeur relative et conditionnelle à la promesse de la Russie de ne pas employer des moyens coercitifs. Il y a du reste dès maintenant contradiction entre les assurances que donne la Russie de ne pas vouloir faire violence aux Bulgares et ses démarches actuelles qui ne visent qu'à leur imposer sa volonté.

621

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

(Ed. in traduzione, in LV 59, p. 37)

T. 211. Roma, 24 febbraio 1888, ore 23,55.

J'ai reçu aujourd'hui la dépeche de V. E. (l) contenant la Note et les propositions françaises (2). Je regrette devoir constater que ces nouvelles propositions comprennent la condition dans laquelle nous nous trouvions par le Traité de 1881. Si elles ne sont, comme j'espère, qu'un point de départ pour des négociations, on peut Ies prendre en considération; si, au contraire, elles représentent le dernier mot du Gouvernement français, il ne me semble pas possible qu'une entente puisse se faire à leur sujet. Je les soumettrai incessamment au Conseil des Ministres, dont je ferai connaitre la décision à V. E.

!l) Non pubblicata.

(2) Cfr. nota a p. 516.

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IL MINISTRO DELLA GUERRA, BERTOLE' VIALE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

N. s. N. Roma, 24 febbraio 1888.

Trasmetto qui unita a V. E., per copia, la Memoria concordata testè a Berlino presso il Grande Stato Maggiore tedesco dai delegati militari italiani, tedesco e austro-ungarico e da essi firmata il 28 dello scorso mese.

Il contenuto di questa Memoria fu attentamente esaminato dal Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Tenente Generale Cosenz e da me, e pare a noi che le intelligenze ivi prese ad referendum possano essere dal Governo sanzionate; per altro colle seguenti riserve, che per ordine mio i nostri delegati fecero esplicitamente al delegato tedesco Generale Conte Schliffen, delle quali dichiarò di prendere atto ritenendole naturali:

lo Non doversi intendere per assoluto l'impegno per parte dell'Italia di fornire 6 Corpi d'Armata e 3 Divisioni di Cavalleria a cooperare direttamente coll'Esercito tedesco; bensì per 5 ovvero 6 Corpi d'Armata, e 2 ovvero 3 Divisioni di Cavalleria, a seconda delle circostanze al momento della guerra.

2° Questo impegno essere soggettato alle condizioni che la Francia non intraprenda l'offensiva contro l'Italia con forze talmente considerevoli da esigere il concorso di tutte le nostre per fronteggiarle.

3o Che il Governo italiano pur ammettendo che le proprie truppe destinate a cooperare direttamente con l'Esercito Germanico, saranno sotto l'alta direzione del Comandante in Capo delle forze tedesche, tuttavia si riserva la libertà di aggruppare i predetti Corpi d'Armata e Divisioni di Cavalleria in una piuttosto che in due Armate. Questa riserva è in vero espressa nella Memoria; non di meno sarà bene accentuarla nell'atto di ratifica, perchè stimo necessario il serbarci libertà di decisione su questo oggetto: la decisione medesima dipendendo essenzialmente dalla scelta dei Supremi Capi delle forze nostre destinate a cooperare coll'Esercito tedesco oltre Reno, come anche dal numero dei Corpi d'Armata.

Qualora l'E. V. stimi di promovere la ratifica degli accordi presi dai delegati militari sotto le riserve sopra indicate, gioverà che nell'atto di ratifica sia inteso, com'è nell'unita Memoria accennato, che, ultimati i progetti per i trasporti ferroviari di radunata, già in corso di combinazione a Vienna e a Berlino, saranno delegati Uffiziali nostri presso lo Stato Maggiore tedesco per istabilire in modo particolareggiato le basi per i nostri servizi d'Intendenza sul Reno e tutte le linee di tappa.

ALLEGATO. MEMOIRE

(Ed. in G. P., cit., vol. VI, pp. 247-249 e in G. VoLPE, L'Italia nella Triplice Alleanza, Milano, 1939, pp. 112-115)

Dans le cas où la guerre viendrait à éclater entre les trois Puissances centrales d'une part et la France et la Russie de l'autre, tandis que la plus grande partie des forces italiennes attaquerait la France sur la frontière des Alpes, le reste se joindrait aux forces de l'Allemagne destinées à opérer au de là du Rhin dans le but de concourir avec elles aux opérations actives qui seraient dirigées contre la France sur ce théatre de guerre.

Ces forces, s'élevant à Six Corps d'Armée et trois Divisions de Cavalerie, seraient groupées en une ou deux armées dont les Commandants recevraient leurs instructions directement du Commandement en chef des forces allemandes.

La réunion des susdites forces italiennes aux forces allemandes s'opérerait à travers le territoire de l'Empire Austro-Hongrois. Le Gouvernement de l'Autriche donnerait passages à ces forces sur les trois voies ferrées suivantes:

l) Cormons-Vienne-Wels-Passau;

2) Pontebba-St. Michael-Selzthal-Salzburg;

3) Ala-Innsbruck-Arlbergy-Bregenz-Kufstein.

L'indication de ces lignes est simplement approximative.

Ces lignes seraient mises à la disposition du Gouvernement italien de l'llème jour à partir du commencement de la mobilisation de l'Armée Autrichienne, bien entendu autant qu'elles ne seraient plus nécessaires au Gouvernement autrichien pour ses propres mouvements de mobilisation; et cela dans la mesure de 10 trains à 70 essieux par jour les lignes l et 3, et 6 à 8 trains par jour sur la ligne 2. Une augmentation des trains sur les lignes l et 3 ne serait possible que si l'on disposait du matériel nécessaire. En outre sur la ligne du Brenner les troupes italiennes pourraient disposer de 4 trains par jour à partir du 5ème jour de mobilisation.

Le projet du mouvement des trains destinés aux transports des troupes italiennes sera dressé dès à présent par l'Etat Major autrichien pour ce qui regarde le parcours sur le territoire de l'Autriche. Le Gouvernement italien déléguera auprès de l'Etat Major Autrichien un Officier qui sera chargé de lui fournir toutes les données indispensables pour le travail. Le nombre des trains sur les trois lignes et les détails du mouvement seront fixés de commun accord avec cet officier.

Quand le projet susdit sera dressé, l'Etat Major autrichien en donnera communication à l'Etat Major italien afin que celui-ci puisse préparer le projet pour l'arrivée des trains à la frontière. Dans la suite le projet de l'Etat Major autrichien sera transmis à l'Etat Major Allemand qui dressera à san tour le projet pour la marche successive des trains depuis la frontière autrichienne au Rhin. Cette marche sera réglée sur la base de 10 trains par jour à partir de chacun des points suivants: Bregenz, Kiifstein et Salzburg et de 20 trains à partir de Passau.

Les projets des mouvements soit sur le territoire Autrichien, soit sur le territoire Allemand comprendront l'indication des stations où les troupes devraient faire des haltes-repas, ainsi que des stations où l'on installerait les hopitaux pour les hommes qui tomberaient malades pendant le voyage. Les Gouvernements de l'Allemagne et de l'Autriche se chargeraient de l'installation soit des stations de haltesrepas, soit des hopitaux susdits sur les territoires respectifs.

Le Gouvernement Allemand se chargerait en outre de faire préparer sur san territoire et à portée de la zone de concentration des forces italiennes des magasins des subsistances ayant pour but de subvenir concurrement aux transports de vivres qui seraient intercalés par le Gouvernement italien parmi le transport de troupes, aux besoins des forces italiennes pendant la période de leur arrivée sur le Rhin. Les détails de cette installation seront réglés avec le concours d'officiers qu'y seront délégués par le gouvernement italien aussitot que le projet du mouvement des trains sur le territoire allemand aura été dressé.

Ces magasins seraient remis dès les premiers jours de la mobilisation aux fonctionnaires délégués à cet effet par le gouvernement italien. Au ravitaillement successif des forces italiennes il serait pourvu directement par le gouvernement italien. Les gouvernements autrichien et allemand mettraient dans ce but à la disposition du gouvernement italien, pendant toute la durée de la guerre la vaie ferrée qui passe par le Brenner, l'Arlberg, Kempten, Ulm etc., ou celle qui passe par le Brenner, Innsbruck, Kufstein, Miinich etc.

Tous les frais de transport, de subsistance, d'hòpital, etc. soit pendant le passage des troupes, soit par la suite seraient à la charge du gouvernement italien.

Il est bien entendu que dans le cas où la mobilisation des armées alliées aurait lieu avant la déclaration de guerre, le commencement du transport des troupes italiennes s'effectuerait dès que les voies ferrées de l'Autriche et de l'Allemagne seraient libres.

Tous les transports s'éffectueraient en principe avec du matériel appartenant aux chemins de fer italiens. Néanmoins les gouvernements allemand et autrichien mettraient à la disposition du Gouvernement italien une certaine quantité de matériel dès qu'il leur serait possible de le faire, soit pour accélérer le commencement des transports sur la ligne du Brenner, soit pour suppléer au manque de matériel qui pourrait se produire sur les chemins de fer italiens par suite de la quantité considérable de voitures italiennes qui se trouveraient engagées sur les lignes autrichiennes et allemandes.

Le gouvernement autrichien se réserve de se maintenir neutre et de ne pas accorder le passage dont il a été question, dans le cas où la guerre serait localisée entre l'Allemagne et l'Italie d'une part et la France de l'autre. Il va de soi que par cette réserve l'Autriche-Hongrie n'entend déroger en rien à ses engagements envers l'!talie.

Berlin, le 28 janvier 1888.

Signé:

Baron Charles de Steininger Lieutenant Colone! d'Etat Major Aide de Camp de S. Majésté Royale et Apostolique. Comte Victor Emmanuel Dabormida Lieutenant Colone! Commandant le 3ème régiment d'infanterie de ligne italienne. Chevalier Mathieu Albertone Lieutenant Colone! d'Etat Major de l'Armée Italienne. Comte Alfred de Schlieffen Major Général de l'Armée Prussienne.

623

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., in LV 69, pp. 213-214) (l)

R. CONFIDENZIALE 283/138. Londra, 24 febbraio 1888.

Ho dato oggi lettura a lord Salisbury del telegramma (2) che l'E. V. si compiacque dirigermi il 22 corrente intorno le nuove proposte russe sulla Bulgaria. Mi pregio partecipare all'E. V. la risposta di lord Salisbury a quel telegramma; la sostanza di una nota che Sua Signoria dirigerà questa sera al signor di Staal; ed un'osservazione del Foreign Office circa le comunicazioni fatte al conte K:Unoky dal principe Lobanoff. Di tutto ciò ho dato contezza all'E. V. col telegrafo.

1°. La risposta di lord Salisbury è stata la seguente: • Io sono d'accordo col signor Crispi che la seconda e quarta proposta della Russia non potranno mai essere accettate dai bulgari; che qualsiasi proposta alla quale i bulgari potessero opporsi è inammissibile. Oltre a ciò noi non dobbiamo fare alcun passo senza conoscere il nome del principe che la Russia intende proporre; nè il principe Ferdinando dovrà essere cacciato senza che le potenze si siano messe d'accordo circa il suo successore • (1).

2°. La sostanza della nota di lord Salisbury al signor di Staal è la seguente:

• Il governo inglese ammette che la condizione in cui si trova il principe Ferdinando in Bulgaria ha un carattere illegale. La Turchia conosce l'opinione dell'Inghilterra a tale proposito; e sarebbe futile di unirei alle altre potenze per ripetere alla Porta un fatto ad essa ben noto. Il solo risultato pratico di una tale mossa sarebbe d'indurre il Sultano a mettere un termine ai poteri del principe Ferdinando; ma prima di fare quel passo le potenze dovrebbero essere pronte ad accettarne le conseguenze. Il governo inglese apprezza lo scopo pacifico e conciliativo della Russia; ma prima di decidersi desidera essere informato di ciò che la Russia propone nel caso in cui l'azione delle potenze avrà per risultato l'allontanamento volontario o l'espulsione del principe Ferdinando. Il governo di quest'ultimo, benchè illegale in origine, è una guarentigia di sicurezza e d'ordine; e le potenze non sarebbero giustificate a disturbarlo senza essere preparate a sostituirvene un altro che potesse essere approvato da esse, accettato dai bulgari e dare le stesse guarentigie del presente governo •.

* 3°. L'osservazione partecipatami dal Foreign Office è la seguente: • Stando ad un telegramma di sir A. Paget, le proposte presentate in iscritto al conte K;llnoky dal principe Lobanoff non contengono la dichiarazione che l'ambasciatore di Russia aveva fatto di viva voce al cancelliere austriaco, cioè a dire, che il governo russo desiderava sciogliere la quistione bulgara senza mezzi coercitivi •.

Lord Salisbury promise darmi copia della sua nota al signor di Staal, dopo che sarà stata spedita* (2).

(l) -In IN la risposta di Salisbury è riportata in terza persona. (2) -Cfr. n. 613.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. RISERVATO SEGRETO (3). Roma, 25 febbraio 1888, ore 19,25.

M. Kennedy nous a donné connaissance, sous le sceau du secret, d'une lettre de Lord Salisbury rapportant une conversation (4) entre M. Flourens et l'ambassadeur d'Angleterre à Paris. M. Flourens se plaint de l'Italie et de moi qu'il accuse (5) d'un maintien hostile et provocateur. Je repousse (6)

imputation formulée d'une manière trop vague pour avoir une valeur et pour comporter une réponse. La tendence du gouvernement français est manifeste. Il se pose en victime et voudrait faire voir (l) en nous des agresseurs. Je pense que personne ne tombe (2) sur ce point (3) dans le piège ainsi tendu à la bonne foi d es tiers (4) puissances. On peut examiner mes actes un à un, on verra qu'à toute occasion j'ai poussé la condescendence jusqu'aux dernières limites. M. Flourens prétend encore que mon attitude est inspirée par le Prince de Bismarck, et il ajoute qu'il ne reste à la France, pressée de tous còtés par des ennemis, que de s'allier à la Russie. Ces (5) allégations sont aussitòt jugées que formulées, et il ne me résulte pas en effet que Lord Salisbury y ait ajouté plus de valeur qu'elles n'en méritent.

(l) -Si veda anche Blue Book, Turkey n. 3 (1889), doc. n. 52 (Salisbury a J. G. Kennedy, Foreign Office, 21 febbraio 1888), ove sono esposte analoghe considerazioni. (2) -Il brano fra asterischi è omesso in LV. (3) -Il documento è tratto dal registro dei telegrammi dell'ambasciata a Berlino. (4) -Nel registro dei telegrammi dell'ambasciata a Londra aggiunto: c identique •· (5) -Nel registro dei telegrammi dell'ambasciata a Londra c assure •· (6) -Nel registro dei telegrammi dell'ambasciata a Londra aggiunto: • cette •.
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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 294/145. Londra, 25 febbraio 1888.

Facendo seguito al mio rapporto d'ieri n. 138 (6), mi pregio trasmettere, qui unita, all'E. V. una traduzione della nota di lord Salisbury al signor di Staal circa le recenti proposte della Russia rispetto la Bulgaria. Quand'io ebbi lettura ieri sera di quella nota, prima che fosse spedita al suo recapito, essa terminava con una protesta di lord Salisbury di volersi attenere strettamente alle disposizioni del trattato di Berlino. Sir Julian Pauncefote ed io ponemmo mente che una simile dichiarazione poteva dare appiglio a future discussioni, poichè il trattato di Berlino prescrive che la Rumelia orientale debba essere segregata dalla Bulgaria e nel presente momento, contrariamente a quel trattato, le due provincie costituiscono, di fatto se non di diritto, un solo principato. Non ho dubbio alcuno che, anche senza le parole di sir Julian Pauncefote, lord Salisbury, rileggendo la nota prima di sottoscriverla, avrebbe omesso, (come omise) quella dichiarazione.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 168/101. Berlino, 26 febbraio 1888.

Ainsi que je le télégraphiais hier, les rapports reçus ici de Vienne et de Londres confirment les indications fournies par le télégramme de V. E. du 23 au s·oir (7). Les cabinets austro-hongrois et britannique, à quelques nuances

(7l Non pubblicato.

près, se rapprochent dans leurs vues de celles que vous avez tout d'abord énoncées au baron d'Uxkull. Tout en prenant acte des intentions pacifiques exprimées par le gouvernement russe et de l'assurance qu'il donne d'exclure toute mesure coercitive, ces deux cabinets subordonnent leur acceptation à une entente préalable sur les suites de la démarche suggérée de Pétersbourg, soit que le prince Ferdinand obtempère, soit qu'il n'obtempère point à la mise en demeure impliquée par une déclaration d'illégalité de sa prise de possession du pouvoir en Bulgarie.

D'après un avis parvenu au département impérial des affaires étrangères, le gouvernement français semblait encore hésiter à se ranger ouvertement du còté de la Russie secondée par l'Allemagne. Il parait craindre que les radicaux et la ligue des patriotes, n'en prennent prétexte pour redoubler leurs attaques contre un ministère qui se placerait dans le meme camp où se trouve l'Allemagne. Ce qui n'empecherait pas que la diplomatie française, n'osant agir publiquement, soutint secrètement, comme par le passé, la politique russe à Constantinople. Le gouvernement de la république se ravisera peut-etre à la dernière heure, si le cabinet de St. Pétersbourg exerce à Paris une forte pression, pour que la France ne se borne pas, dans cette occasion, à jouer un ròle dans les coulisses.

Des indications positives manquaient encore aujourd'hui sur les dispositions de la Turquie. Il est néanmoins à présumer, à défaut de l'unanimité des puissances, que le Sultan cédera à son penchant à l'inaction. S'il a le droit de rappeler les bulgares à la stricte exécution du traité de Berlin, il n'en a pas I'obligation. Il préférera peut-etre laisser aller les choses et ne pas brusquer un gouvernement qui paye du moins le tribut stipulé en faveur de la puissance suzeraine, et qui a su maintenir l'ordre. Il parait d'ailleurs que si le peuple bulgare éprouvait la passion qu'on lui prete de renverser ses tyrans domestiques pour se jeter aux pieds de la Russie, il aurait eu, depuis deux ans et plus, bien des occasions de le faire. Or dans les quelques tentatives de soulèvement si promptement réprimées, on a vu que les principaux chefs étaient des russes, ou des bulgares naturalisés russes, et tout récemment encore dans l'échauffourée qui a menacé un instant le port de Bourgas, les chefs étaient des russes, et les soldats des monténégrins. II s'est formé, il est vrai, en Bulgarie, un parti assez nombreux qui fait opposition à M. Stambuloff, mais ce parti, ou plutot ces deux partis, dont les chefs sont MM. Karaveloff et Radoslavoff protestent avec une telle énergie de leur dévouement à l'indépendance nationale et de leur fidélité au Prince, qu'il n'est pas permis de leur attribuer, sans preuves, l'intention de trahir l'une et l'autre. Il faut croire qu'à St. Pétersbourg on ne connait d'autre peuple bulgare, que celui qui a passé le Danube et qui a établi à Giurgevo, à Buckarest, à Odessa, des officines de fausses nouvelles et des foyers de conspiration.

Le cabinet de Berlin continue, dans la phase actuelle, à preter son appui diplomatique à la Russie. Il facilite meme la tache du gouvernement russe, en laissant entendre, soit à Pétersbourg, soit à Constantinople, qu'il n'est pas nécessaire de réunir a priori l'assentiment de toutes les puissances en ce qui concerne la démarche auprès du Sultan. Cette affirmation a été évidemment faite en prev1s10n de l'éventualité où quelques unes de ces puissances se tiencJraient sur la réserve pour ne s'engager qu'à bon escient. La voie est ainsi aplanie pour donner cours à la proposition russe. Il serait cependant plus correct, de la part du cabinet de St. Pétersbourg, d'attendre le résultat des pourparlers entamés à Rome, Londres, et Vienne, de connaitre les résolutions définitives après avoir fourni les éclaircissements ultérieurs qui ont été demandés.

Quoiqu'il en soit, le cabinet de Berlin n'ira pas au delà du programme développé dans le discours du prince de Bismarck au Reichstag, du 6 février. Il faut d'ailleurs savoir lire entre les lignes. Le furor teutonicus auquel Son Altesse faisait allusion, ne s'exercera pas dans cette direction. Il ne s'agit, comme il est dit plus haut, que d'un simple concours en voie diplomatique pour ne pas décourager l'empereur Alexandre dans ses intentions favorables au maintien de la paix.

Quant au groupe des trois puissances, formé en vue des complications qui pourraient surgir dans les questions orientales et méditerranéennes, l'important est qu'il continue à se montrer cohérent et compacte à Constantinople.

(l) -Nel registro dei telegrammi dell'ambasciata a Londra: c Il ne se pose en victime que pour nous faire voir •. (2) -Nel registro dei telegrammi dell'ambasciata a Londra: c ne tombera •. (3) -Queste tre parole mancano nel registro dei telegrammi dell'ambasciata a Londra. (4) -Nel registro dei telegrammi dell'ambasciata a Londra: c trois •· (5) -Nel registro dei telegrammi dell'ambasciata a Londra: • Les •. (6) -Cfr. n. 623.
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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 75/58. Costantinopoli, 26 febbraio 1888.

Le risposte scritte dei gabinetti di Vienna e di Londra alla comunicazione russa circa la proposta dichiarazione d'illegalità contro il principe Ferdinando fissano gli schiarimenti e le guarentigie che gli stessi gabinetti ritengono anzitutto indispensabili per poter prendere una decisione al riguardo. Il linguaggio tenuto da V. E. al barone d'Uxkull è prova del completo accordo delle tre potenze nella stessa linea di condotta.

Secondo un telegramma di Chakir pascià alla Porta, ricevuto il 23, il signor Giers aveva detto, il 22, a quell'ambasciatore di Turchia che, l'AustriaUngheria avendo dato una risposta evasiva alle entrature concernenti la dichiarazione d'illegalità, la domanda progettata al riguardo era aggiornata; e che, d'altronde, se le potenze più interessate sono giunte ad un accordo, ciò dovrebbe tanto più bastare alla Porta, inquantochè, come potenza alto-sovrana, potrebbe anche agire sola. Il telegramma fu inteso dalla Porta nel senso che la Russia differisse di farle la progettata domanda, in aspettazione del risultato dello scambio di vedute che si sapeva essere in corso tra i gabinetti di Vienna, di Londra e di Roma. Ma tosto apparve che non erano aggiornati se non i passi che i tre gabinetti erano stati dalla Russia invitati a fare presso la Porta, e che la Russia non intendeva di aspettarne le decisioni al riguardo.

Diffatti, il 24, l'ambasciatore di Russia si recò presso gli ambasciatori d'Austria-Ungheria, d'Inghilterra e d'Italia per informarli che, salvo contr'ordine, avrebbe dichiarato l'indomani alla Porta quanto segue:

lo che l'assenso delle potenze previsto dal trattato di Berlino non fu ottenuto alla conferma del principe Ferdinando da parte del Sultano;

2° che quindi la sua presenza a Sofia era illegale e contraria al trattato di Berlino.

L'ambasciatore aggiunse che domanderà alla Porta di notificare questi fatti al governo bulgaro e di comunicare tale notificazione alle potenze. Egli mi ha informato che gli ambasciatori di Germania e di Francia appoggierebbero questo passo e mi ha chiesto se avevo istruzioni nello stesso senso. Ho risposto di non averne e di essere informato che si stava procedendo a scambi di idee tra il mio governo e le altre potenze circa la portata e le conseguenze della dichiarazione proposta. Il Signor di Nelidow disse ignorare che fossero in corso tali negoziati e credere di poter fare, d'accordo cogli ambasciatori di Germania e di Francia, la suddetta notifica alla Porta a norma anche delle opinioni precedentemente espresse da tutte le potenze. Ringraziai il Signor Nelidow delle sue informazioni e l'assicurai che le avrei immediatamente trasmesse all'E. V.

Colla lettera qui unita in copia, il mio collega di Germania m'informò, l'indomani, essere stata fatta dall'ambasciatore di Russia, ed appoggiata dagli ambasciatori di Germania e di Francia, la proposta russa. I termini di essa appariscono in quella lettera non testualmente conformi al dettato anteriore del signor Nelidow, sopra riprodotto. La differenza più notevole consiste nel carattere ufficiale della notifica da farsi al governo bulgaro.

Secondo le mie informazioni il gran vizir disse successivamente ai tre ambasciatori che non può dichiarare il governo bulgaro illegale, ma solamente la presenza del principe in Bulgaria, come contraria al trattato di Berlino; non avere la Porta che a riferirsi al dispaccio col quale rispose alla notifica dell'assunzione al potere del principe Ferdinando, ed essere disposto a fare una comunicazione in tal senso al Signor Stambuloff; dovere il consiglio dei ministri decidere se prima di dare corso a tale comunicazione debbasi aspettare che le tre altre grandi potenze abbiano manifestato il loro parere o se invece si possa ritenere senz'altro che quelle potenze hanno già manifestato nell'ultimo agosto il loro modo di vedere.

Il Signor di Radowitz spera che la Porta si decida a fare al governo bulgaro, senza interrogare le tre altre potenze, la notificazione chiesta dalla Russia; egli stima ,che così le tre potenze conserverebbero tutta la loro libertà negli eventuali stadi ulteriori della questione, senza dar luogo attualmente alla Porta di supporre che esista uno screzio tra esse e la Germania. Egli confida avere dato al gran vizir il convincimento che la Germania, dopo aver così aperto alla Russia la via ad una ritirata onorevole, riprenda tutta la sua libertà di porsi d'accordo colle tre potenze, quando la Russia facesse entrare la quistione in nuove fasi.

.ALLEGATO.

RADOWITZ A BLANC

Pera, 25 febbraio 1888.

Mon cher collègue,

Je tiens à vous communiquer que j'ai appuyé aujourd'hui à la Porte la proposition russe conçue dans ces termes:

• L'assentiment des puissances prévu par le traité de Berlin n'a pas été obtenu pour la confirmation du prince Ferdinand de Cobourg, camme Prince de Bulgarie.

Dès lors sa présence à la tete de la principauté vassale est illégale et contraire au traité de Berlin. Le gouvernement impérial de Russie demande en conséquence à la Sublime Porte de notifier officiellement ce qui précède au gouvernement bulgare et de porter officiellement cette notification à la connaissance des grandes puis

sances •· Rien de plus. Le comte de Montebello a également recommandé à la Porte de se conformer à cette proposition. J'ai dit aux ministres tures que nous considérons la demande russe comme strictement correcte au point de vue du traité de Berlin. Bien à vous.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 59, p. 39)

T. Parigi, 27 febbraio 1888, ore 11,52.

Il direttore degli affari commerciali Signor Clavery mi ha detto or ora per espresso incarico del Signor Flourens ed in seguito a concerti presi tra questi ed i Signori Tirard e Dautresme, che il Governo francese non crede potere modificare le sue ultime proposte.

629

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

T. 228. Roma, 27 febbraio 1888, ore 18,30.

Je crois comme vous que si la notifìcation demandée doit etre envoyée aux Bulgares, il vaut mieux qu'elle le soit avant que les autres puissances se soient prononcées. Laissez donc que l'ambassadeur d'Allemagne agisse comme il en a l'intention.

630

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE DI RUSSIA A ROMA, UXKULL GYLLENBAND

NOTA VERBALE. Roma, 27 febbraio 1888.

Camme le ministre des affaires étrangères a déjà eu l'honneur de le faire connaitre à S. E. l'ambassadeur de Russie, en date du 17 et du 19 courant (1), le gouvernement du Roi a déclaré dès le mois d'aout passé, par l'intermédiaire de l'ambassadeur d'Italie à Constantinople, que d'après son avis le prince Ferdinand dans sa prise de possession du tròne bulgare a manqué aux prescriptions

du traité de Berlin, l'élection de ce Prince n'ayant préalablement remporté ni l'approbation de la Porte, ni le consentement des puissances.

Cela constaté, il s'agirait maintenant d'examiner si, la déclaration d'illégalité une fois prononcée, l'éloignement du Prince pourrait s'effectuer sans une action militaire, soit de la Porte, soit de toute autre puissance, et si on pourrait établir aisément en Bulgarie un nouveau gouvernement, d'après la volonté librement exprimée de la population.

Des deux prévisions, celle que le départ moralement ou matériellement forcé du prince Ferdinand provoquerait des troubles et des désordres en Bulgarie, est, à nos yeux, bien plus fondée que l'autre d'un dénouement pacifique de la question. Par conséquent, le gouvernement du Roi, justement soucieux de ce qui pourrait s'ensuivre, ne croit pas devoir preter son concours à une démarche dirigée contre un état de choses, qui, bien que manquant de légalité, a suffi jusqu'à présent à garantir à la principauté une administration relativement organisée.

En tout cas, le gouvernement du Roi prend acte, avec la plus vive satisfaction des assurances données par le gouvernement impérial qu'il s'abstiendra de l'emploi de tout moyen coercitif contre les bulgares, et que la volonté de

S. M. l'Empereur est de voir la question se résoudre pacifiquement.

(l) Cfr. nn. 590 e 603.

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L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, SOLMS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(ACS -Fondo Crispi ASRE -80)

L. P. Roma, 27 febbraio 1888.

Je me permets d'envoyer ci-joint à V. E. la lettre que j'ai eu l'honneur de Vous communiquer au sujet de l'affaire de Massaua.

ALLEGATO.

BISMARCK A SOLMS

Il résulte des rapports de V. E. qu'on éprouve de nouveau dans les derniers temps à Rome un certain malaise au sujet de l'entreprise de l'Abyssinie. Camme vous avez pu voir par mes instructions je dirige depuis longtemps mes regards avec appréhension sur la possibilité que l'Italie puisse s'engager davantage dans le territoire situé vers l'intérieur de Massaua et éprouver des déceptions couteuses. Nos autorités militaires s'alarment de ce que les troupes Italiennes s'éloignent si loin de la cOte. Politiquement cependant je ne vois à peine une raison pourquoi l'Italie mettrait en danger par une extension téméraire de sa position militaire, l'effet immanquable avec le temps, de son occupation de Massaua. L'influence que l'Italie pourrait obtenir en général dans ces pays est tellement sauvergardée par la possession du littoral et des ìles qui l'entourent, qu'il ne s'agit que d'avoir la patience de l'attente. Si l'Italie a la patience il faut que camme possesseur de Massaua l'Abyssinie et plus que ça lui tombe entre les mains, parce que toute la terre ferme entre le 12ème et le 16ème dégré n'a pas d'autres accès par mer que les canaux qui forment entre les ìles de Dahlak et la terre ferme les entrées septentrionales et méridionales de Massaua et qui sont dominés par le possesseur de la cote et des ìles. Nous ne savons pas si l'an peut occuper et fortifier les ìles Dahlak. Mais

si c'était possible, ce serait une tàche dont la solution pourrait peut-etre justifier devant l'opinion publique de l'Italie la renonciation à une marche plus en avant dans l'intérieur de la terre ferme et à l'occupation de positions couteuses. L'occupation actuelle par l'ltalie du pays désert entre le désert et Saati n'a pas d'importance économique, et elle est militairement un désavantage, parce que ces positions seront toujours menacées dans leurs détails par des incursions imprévues des masses; et qu'elles nécessitent un effort financier et militaire qui à la longue peut devenir genant pour l'Italie, si les Abyssins remettaient l'attaque. Une position militaire de l'ltalie qui ne maintient la possession de la cote et des iles de Massaua qu'à la distance où l'artillerie ltalienne peut, en s'appuyant sur la flotte, les tenir sous son feu, assure, me parait-il, pour l'avenir tous les avantages que l'Italie peut attendre de cette occupation. L'Abyssinie doit tòt où tard faire des démarches auprès du possesseur de son plus court, peut-etre de son unique accès à la mer, auprès du propriétaire de la position maritime de Massaua pour obtenir de lui l'admission à la navigation, parce qu'elle doit se dire à elle-meme que ses forces ne suffiront jamais, pour enlever aux ltaliens le territoire qui de la frontière maritime peut etre pris sous le feu des canons ltaliens. Toute autre position plus à l'intérieur nous semble par contre d'après notre conception militaire seulement tenable à la longue, vis-à-vis des Abyssins qui dans ces terrains seront toujours supérieurs en nombre, qu'avec des dépenses exagérées. La possession de la baie de Massaua avec les iles (Dahlak), combinée avec la blocade, formerait un siège de l'Abyssinie qui forcera à la fin le pays à accepter les conditions de l'ltalie.

V. E. est autorisée à se prononcer vis-à-vis de M. Crispi, si l'occasion se présente, d'après la communication confidentielle qui précède en faisant ressortir que je suis préoccupé de cette question seulement par le désir de voir la politique de

M. Crispi couronnée partout de succès.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 429. Londra, 28 febbraio 1888, ore 0,05 (per. ore 6,08).

Ambassadeur d'Allemagne a communiqué au Foreign Office dépeche de Berlin, concernant proposition de l'Espagne de ne pas saisir la conférence de la question intégrité Maroc, se réservant de provoquer après la Conférence une nouvelle réunion des représentants des puissances pour obtenir du Sultan l'engagement de ne pas faire de cessions territoriales. Allemagne aurait répondu à Moret qu'elle ne comprenait pas l'attitude du Gouvernement espagnol et elle n'entendait pas que le programme conférence fUt modifié.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. CONFIDENZIALE 422 ter. Londra, 28 febbraio 1888.

L'opinion publique en Angleterre semble désirer qu'une des puissances représentées à la prochaine conférence de Madrid prenne l'initiative de demander au Gouvernement marocain des garanties afin que au moment où les

protections seront abolies, les juifs résidants dans l'Empire ne soient pas maltraités par les indigènes. Les persécutions, aux-quelles les juifs sont en butte, et ,Jes cruautés commises sur eux surpassent l'imagination. Le seui moyen qu'ils ont eu jusqu'ici de se défendre a été de se soumettre à la protection étrangère. D'après ce que m'a dit ce soir le Sous Secrétaire d'Etat plusieurs personnes influentes se sont rendues au Foreign Office pour induire lord Salisbury à soutenir la cause des juifs; mais Sa Seigneurie n'a pas pu les recevoir et jusqu'ici il n'a eu aucune connaissance de ces démarches. Si V. E. le jugerait convenable, le Gouvernement du Roi pourrait devancer toutes les autres puissances et prendre l'initiative en faveur de ces persécutés; ce serait un beau ròle dans lequel il aurait sans nul doute l'appui de l'Angleterre. Un télégramme circulaire adressé immédiatement aux agents du Roi auprès des grandes puissances nous mettrait à méme d'épouser cette cause humanitaire.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

D. 3398/43. Roma, 29 febbraio 1888.

Pel R. ambasciatore in Madrid, a cui spetterà l'ufficio di R. delegato nelle conferenze per le cose del Marocco, ho preparato lo schema di istruzioni di cui qui accludo due esemplari (1). Lo scambio di idee intervenuto tra i gabinetti di Roma e di Londra mi porge certezza della comunanza di intendimenti con la quale Italia e Gran Brettagna si presenteranno alla conferenza. Lo schema qui unito traduce in formola concreta quei concetti appunto, nei quali i due gabinetti si trovarono consenzienti. Nondimeno, standomi a cuore che, anche nei più minuti particolari, i delegati delle due potenze possano procedere concordi, La prego di voler comunicare confidenzialmente lo schema di istruzioni a lord Salisbury; del quale mi sarà grato di conoscere, mercè un telegramma di Lei, l'avviso circa

lo schema stesso. Dopo di che le istruzioni, con quei ritocchi che potranno sembrare opportuni, saranno da me tosto spedite al R. ambasciatore.

PROGETTO ITALIANO ALLEGATO. N. B. -Tra parentesi, in corsivo, sono articoli della Convenzione 3 luglio 1880. segnati numeri dei corrispondenti CONVENTION

Sa Majesté le Roi d'Italie; Sa Majesté l'Empereur d'Allemagne; Sa Majesté, etc.,

Ayant reconnu la nécessité d'établir sur des bases fixes et uniformes l'exercice du droit de protection au Maroc, et de régler certaines questions qui s'y rattachent, ont nommé pour leurs plénipotentiaires à la conférence, qui s'est réunie à cet effet à Madrid, savoir:

Sa Majesté le Roi d'Italie, etc.

Lesquels, en vertu de leurs pleins pouvoirs, reconnus en bonne et due forme ont arreté les dispositions suivantes:

Art. l (1). La présente convention est destinée à régler d'une manière défìnitive et complète le régime des protections au Maroc. Tout accord, arrangement ou règlement antérieur concernant cette matière est expressément abrogé.

Art. 2 (2). Les représentants étrangers chefs de mission peuvent, sans limitation de nombre, choisir parmi les sujets marocains leurs interprètes et employés, ainsi que les gens attachés à leur service personnel.

Art. 3 (3). Les consuls, vice-consuls ou agents consulaires chefs de poste ne peuvent, chacun pour son compte, choisir, parmi les sujets du Sultan, qu'un interprète, un secrétaire, un soldat et deux domestiques.

Art. 4 (4). Les représentants étrangers peuvent également nommer des sujets du Sultan en qualité d'agents consulaires.

Les agents consulaires ainsi nommés ont, à leur tour, la faculté, chacun pour son compte, de choisir parmi les sujets du Sultan un soldat pour l'exercice de leurs fonctions.

Art. 5 (nuovo). Les sujets marocains choisis d'après les articles 2, 3 et 4 cidessus ont, à titre viager, la qualité de protégés. Ils jouissent, comme tels, de l'immunité juridictionnelle envers l'autorité locale, ainsi que de l'exemption de tout droit ou impòt quelconque, sauf les exceptions stipulées aux articles 15 et 16 (12 et 13).

L'immunité et l'exemption sont également dues aux gérants indigènes des agences consulaires, mais seulement à titre temporaire et pendant l'exercice de leurs fonctions.

Art. 6 (5). Les choix dont il est question aux articles 2, 3 et 4 ci-dessus peuvent étre librement faits dans toute catégorie d'indigènes, à l'exception des cheiks ou autres employés du gouvernement marocain, tels que les soldats de ligne ou de cavalerie en dehors des maghzanias préposés à leur garde.

Le droit de libre choix, ainsi que le droit de protection qui en découle, ne peuvent s'exercer à l'égard de personnes poursuivies pour un délit ou un crime avant qu'elles n'aient été jugées par les autorités du pays et qu'ils n'aient, s'il y a lieu, acquitté leur peine.

Les procès civils engagés avant la protection se termineront devant les tribunaux qui s'en trouvent déjà saisis. L'exécution de la sentence ne rencontrera pas d'empéchement. Toutefois, l'autorité locale aura soin de communiquer immédiatement la sentence rendue à la légation, consulat ou agence consulaire, dont le protégé relève.

Art. 7 (6). La protection s'éteind sur la famille du protégé. Sa demeure sera respectée. Il est entendu que la famille ne se compose que de la femme, des enfants et des parents mineurs qui habitent sous le mème toit. La protection n'est pas héréditaire.

Art. 8 (9). Les domestiques, fermiers et autres employés indigènes des secrétaires et interprètes indigènes ne jouissent pas de la protection. Il en est de méme pour les employés ou domestiques marocains des sujets étrangers.

Toutefois les autorités locales ne pourront arréter un employé ou domestique d'un fonctionnaire indigène au service d'une légation ou d'un consulat, ou d'un sujet ou protégé étranger, sans en avoir prévenu l'autorité dont il dépend.

Si un sujet marocain au service d'un sujet étranger venait à tuer quelqu'un, à le blesser ou à violer son domicile, il serait immédiatement arrèté, mais l'autorité diplomatique ou consulaire sous laquelle il est placé serait avertie sans retard.

Dans les deux cas l'avis donné à l'autorité diplomatique ou consulaire ne saurait empécher, ni retarder les poursuites, le but de cet avis étant seulement de mettre l'autorité diplomatique ou consulaire en mesure d'exercer, si elle croit devoir le faire, une surveillance sur la marche du procès.

Art. 9 (10). Les négociants étrangers exerçant, au Maroc, en gros le commerce d'exportation et d'importation, ou bien la commission pour leur propre compte, ont la faculté de choisir dans les ports et villes de l'empire, à l'exclusion des campagnes, des agents ou censaux, chargés de les représenter dans leurs transactions avec les producteurs ou acheteurs du pays.

Chaque maison de commerce ne peut avoir que deux censaux pour chacun de ses propres établissements situés dans des ports différents.

Les censaux, s'ils sont indigènes, continuent d'etre assujettis à la juridiction locale. Ils ne pourront cependant etre poursuivis qu'après avis donné à l'autorité consulaire dont relève la maison étrangère qu'ils représentent, afin que la dite autorité consulaire puisse, si elle croit devoir le faire, surveiller la marche du procès.

Les affaires commerciales faites par les censaux pour le compte de leurs commettants sont du ressort de l'autorité consulaire. A cet effet, les censaux sont obligés de tenir des livres, paraphés par les consuls, où les affaires faites pour le compte de leurs commettants seront régulièrement inscrites.

Les censaux ne jouissent d'aucune immunité en matière d'impòts. La protection dont les censaux jouissent cesse de plein droit dès le jour où ils Beraient relevés de leurs fonctions par la maison qui les a nommés.

Art. 10 (7 et 8). Les représentants étrangers remettront, le 1er janvier de chaque année, au ministre des affaires étrangères une liste nominative de leurs protégés respectifs dans tout le territoire de l'empire, avec indication, pour chacun des protégés, du titre de la protection qui leur est accordée.

Les changements survenants dans le cours de l'année formeront, au fur et à mesure qu'ils se produiraient, l'objet de communications spéciales.

Art. 11 (16). Sauf les cas énumérés aux articles 2, 3, 4 et 9 (2, 3, 4 et 10) de la

présente convention, aucune protection ne pourra désormais etre accordée à l'ave

nir, avec ou sans le consentement du Sultan.

Les indigènes actuellement protégés en vertu de l'art. 16 de la convention de

Madrid du 3 juillet 1880 continueront à jouir, à titre viager, et sans transmissibilité

héréditaire, de la protection aux conditions fixées par l'artide 5 de la présente

~onvention.

Une liste nominative des protégés actuels de cette catégorie est annexée à la présente convention.

Art. 12 (15). Tout indigène marocain naturalisé à l'étranger ne sera considéré, en rentrant au Maroc, comme ayant cessé d'étre sujet du Sultan que dans le cas où la naturalisation serait préalablement autorisée par Sa Majesté Chériffi.enne.

Art. 13 (11). Le droit de propriété au Maroc est reconnu pour tous les étrangers.

L'achat de propriétés devra etre effectué avec le consentement préalable du

gouvernement, et les titres de ces propriétés seront soumis aux formes prescrites

par les lois du pays.

Toute question qui pourrait surgir sur ce droit sera décidée d'après ces memes

lois, avec l'appel au ministre des affaires étrangères, stipulé dans les traités.

Art. 14 (nuovo). Aucun contrat de location, association ou autre de la meme

nature, entre étrangers et indigènes, ne sera valable s'il n'est dressé par devant le

consul ou agent consulaire, qui doit s'assurer des apports de chacune des parties

contractantes. Le contrat doit en outre etre confirmé par devant le Kadi ou autre

autorité locale.

Tout contrat entre étranger ou indigène qui ne serait pas soumis à cette double

formalité sera désormais sans valeur devant les magistrats dont les deux parties

relèvent.

Art. 15 (12). Les étrangers et les protégés, propriétaires ou locataires de terrains cultivés, payeront l'impòt agricole. Ils remettront chaque année à leur consul la note exacte de ce qu'ils possèdent, en acquittant entre ses mains le montant de l'impòt.

33 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

Celui qui fera une fausse déclaration payera, à titre d'amende, le double de l'impòt qu'il aurait diì régulièrement verser pour les biens non déclarés. En cas de récidive cette amende sera doublée.

La nature, le mode, la date et la quotité de cet impòt seront l'objet d'un règlement spécial entre les représentants des puissances et le ministre des affaires étrangères de Sa Majesté Chériffienne.

Art. 16 (13). Les étrangers et les protégés, propriétaires de bétes de somme, payeront la taxe dite des portes. La quotité et le mode de perception de cette taxe, commune aux étrangers et aux indigènes, seront également l'objet d'un règlement spécial entre les représentants des puissances et le ministre des affaires étrangères de Sa Majesté Chériffienne.

La dite taxe ne pourra étre augmentée sans un nouvel accord avec les représentants des puissances.

Art. 17 (14). La médiation des interprètes, secrétaires indigènes ou soldats des. différentes légations ou consulats, lorsqu'il s'agira de personnes non placées sous la protection de la légation ou du consulat, ne sera admise qu'autant qu'ils seront porteurs d'un document signé par le chef de mission ou par l'autorité consulaire.

Art. 18 (17). Le droit au traitement de la nation la plus favorisée est reconnu par le Maroc à toutes les puissances représentées à la conférence de Madrid. Art. 19 (18). La présente convention sera ratifiée. Les ratifications seront échangées à Tanger dans le plus bref délai possible.

Par consentement exceptionnel des hautes parties contractantes, les dispositions de la présente convention entreront en vigueur à partir du jour de la signature à Madrid.

En foi de quoi, les plénipotentiaires respectifs ont signé la présente convention et y ont apposé le sceau de leurs armes.

Fait à Madrid, le.

(l) Si pubblica soltanto il progetto italiano di una nuova convenzione.

635

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(ACS -Carte Palumbo Cardella -3, 38)

R. P. RISERVATO 182/110. Berlino, 29 febbraio 1888.

Dernièrement le Maréchal de Moltke me demandait quelle était notre pensée à l'égard du ròle réservé à la Roumanie en cas de graves complications européennes. Je répondais ignorer la manière de voir de V. E., mais qu'à mon avis ce Royaume formait un avant-poste important, un boulevard contre la Russie. Il appartenait à l'Autriche de veiller dans cette direction. En ce qui nous concernait, il ne saurait nous convenir, en cas de guerre, de trop diviser nos forces, dont le meilleur emploi serait une campagne contre la France vers le Rhin, en pleine entente avec l'Allemagne. Le Maréchal partageait cette opinion, car, disait-il, c'était en effet à l'Autriche d'aider, le cas échéant, la Roumanie à défendre son territoire.

V. E. se souviendra que le Chancelier, lui aussi, dans un entretien avec

M. M. les Lieutenants Colonels Dabormida et Albertone (télégramme du 2g.

janvier) (l) estimait préférable que les troupes italiennes et allemandes combatissent còte à cote. • Il vaut mieux que les troupes royales défendent le propre territoire vers la frontière rhénane, plutòt que d'aUer s'embourber dans les marées de la Pologne, ou de s'engager en Roumanie •.

Je me réfère à mon rapport réservé et secret du 12 janvier (2), dont l'accusé de réception me manque, camme de plusieurs autres. Il était relatif à un traité conclu en 1883 entre l'Autriche, l'Allemagne et la Roumanie, et dont la durée a été prolongée en novembre dernier. Il me revient en voie strictement confidentielle, que la question a été examinée entre Vienne et Berlin s'il serait à propos d'inviter l'Italie à s'associer à ces arrangements. Les deux Cabinets sont tombés d'accord et des ouvertures ont été faites à V. E., qui les a accueillies favorablement. Le Cabinet de Berlin abandonne à celui de Vienne de poursuivre avec nous les pourparlers. Je suppose qu'il s'agit plutòt, en cas de conflagration, d'obtenir de notre part un effet moral qu'un véritable concours militaire vers le Danube. Il parait que les négociations trainent en longueur. La Russie met ce temps à profit pour chercher, par l'entremise de

M. Hitrowo à renverser le Cabinet Bratiano. On fait flèche de tout bois à cet effet. Or sa conservation répond aux intérets de l'Italie, de l'Allemagne et de l'Autriche. V. E. jugera elle méme si et dans quelle mesure nous pourrions contribuer à déjouer les projets russes. Une démonstration de sympathie de la part d'un Gouvernement constitutionnel et libéral, camme le nòtre, agirait peut-étre davantage sur l'opinion publique en Roumanie que les marques de bon vouloir de l'Autriche et de l'Allemagne.

636

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 316/158. Londra, 29 febbraio 1888.

Ho ricevuto da lord Salisbury una copia di una seconda relazione di sir

W. K. Green sulla questione delle protezioni straniere nel Marocco. Questa seconda relazione che, tranne qualche omissione e qualche modificazione, non è che una copia di quella che ebbi l'onore di spedire all'E. V. il 31 gennaio (Rapp. n. 51) (2), fu compilata allo scopo di essere partecipata alle potenze. L'ambasciatore di Spagna ne ha però chiesto invano finora una copia od un sunto; e lord Salisbury prega l'E. V. di ritenerla come cosa confidenziale finchè non sia stato deciso il come ed il quando debba essere partecipata ai vari governi. La ragione di tale preghiera è che l'ambasciatore di Francia in Madrid adopera ogni arte per averne notizia dal signor Moret. La Francia desidera parimenti essere informata delle domande che l'Inghilterra presenterà alla conferenza in materie commerciali. Tali domande, come m'è

stato più volte detto dal Foreign Office non differiranno da quelle contenute nel disegno del trattato di commercio che l'Inghilterra e la Germania hanno negoziato, finora senza frutto, a Tangeri. Cotesto ministero dovrà aver piena conoscenza di tal disegno di trattato poichè nel 1886 lord Salisbury mi promise che avrebbe dato ordine al ministro d'Inghilterra al Marocco di tenere via via informato il ministro del Re a Tangeri d'ogni negoziazione col governo marocchino intorno ad esso.

Il governo spagnuolo ha inoltre chiesto, oggi, il parere del Foreign Office circa il modo da seguire per lo scambio fra le varie potenze della relazione di cui si tratta. Sir Julian Pauncefote ha consigliato il governo spagnuolo di chiedere dapprima alle varie potenze se le relazioni fossero pronte e, sulla risposta affermativa, stabilire di comune accordo che si proceda allo scambio di esse. Il vice-segretario di Stato ha consigliato parimenti al governo spagnuolo di partecipare nello stesso tempo alle potenze l'invito ufficiale alla conferenza e fissare il giorno della prima riunione di essa. L'E. V. troverà, qui unita. una traduzione della seconda relazione di sir W. K. Green (1).

(l) -Non pubblicato, ma cfr. n. 532. (2) -Non pubblicato.
637

L'AMBASCIATORE A MADRID, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 126/36. Madrid, 1 marzo 1888.

Con quale criterio e con quale scopo il signor Moret abbia voluto associare alle trattative internazionali relative al Marocco la Porta ottomana, io non riesco ad indovinare. Non è necessario l'essere entrati molto addentro nelle cose del mondo musulmano, per aver avuto prima d'ora contezza della rivalità religiosa esistente fra il Sultano dei turchi ed il Sceriffo dei marocchini. Nè è mestieri aver fatto profondo studio dell'ordinamento dei popoli musulmani, per sapere che è dell'indole loro il confondere la costituzione civile, sociale, politica e religiosa in un sol tutto che è l'Islam. E siccome l'Islam è per natura sua indivisibile, le rivalità che in esso si produssero nel corso dei secoli, stabilirono scissioni che nè il tempo, nè gl'interessi temporanei potrebbero far scomparire.

Queste elementari notizie che qui, più che altrove, si dovrebbero possedere, avrebbero dovuto indurre il governo di Madrid ad astenersi dall'invitare la Turchia a pigliar parte alla conferenza del Marocco. La Porta ottomana non ebbe parte nelle trattative e nelle stipulazioni internazionali degli ultimi anni, relative alle relazioni di quell'impero con gli Stati che vi hanno qualche commercio. L'invito che il signor Moret ha fatto alla Porta ottomana è venuto a creare una situazione nuova, gravida di complicazioni, delle quali forse chi è più destro della Spagna nelle faccende africane, saprà profittare.

Ed a :ragione il R. ambasciatore a Costantinopoli avverte (rapporto del 31 gennaio 1888 (l) n. 3135 XXX dei Doc. Dipl. stampati) essere vicino il tempo nel quale le questioni dei musulmani d'Egitto e delle coste del mar Rosso diventeranno acute non meno di quelle delle popolazioni balcaniche. Ma in questo assunto è parer mio che chi non voglia sperdere forza ed influenza in conati infruttuosi, debba determinarsi fin d'ora nella scelta fra l'appoggiare l'autorità (ormai scossa nelle contrade arabe) del Sultano dei turchi ed il sorreggere e l'incoraggiare la rivolta religiosa delle popolazioni africane. Se V. E. me lo consente, io oserei esprimere l'avviso che opera politica assai più saggia sarà per noi, nelle condizioni presenti dell'Europa, il ritardare il momento nel quale l'edifizio ottomano avrà da crollare. Se la sua autorità religiosa sarà definitivamente compromessa, esso non troverà forza che possa salvarlo dalle scosse che gli vengono dai suoi contatti diretti con i più gravi interessi degli Stati dell'Europa. E se io chiedo venia a V. E. di entrare in questo campo di interessi, più generali di quelli che io sono chiamato qui ad osservare, si è perchè la conclusione di questi miei riflessi non può essere che una, cioè il vantaggio che avrebbe l'Italia se, potendolo essa, profittasse del pericolo che le tribù sudanesi fanno correre alle popolazioni che hanno fede in Cristo, per pigliar queste sotto la sua protezione, assicurando la loro autonomia e guarentendo ad un tempo l'impero turco contro il tracollo che gli verrebbe dalla perdita del suo primato religioso.

Che se la manifestazione di questo concetto, per parte mia, può sembrare all'E. V. inopportuna ed all'infuori del compito che a me è assegnato, non Le dispiaccia, Signor ministro, che io mi sia fatto lecito di indicare, in grazia dell'amore che noi tutti portiamo alla patria, una via per la quale i sacrifizi che il paese ha fatto e fa in Africa riuscirebbero a vera gloria del Re nostro e del governo presieduto da V. E., a vera e duratura utilità della nostra Italia.

(l) Non pubblicato.

638

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 467. Pietroburgo, 2 marzo 1888, ore 17,05 (per. ore 18).

L'Ambassadeur d'Allemagne est venu me demander s'il est exact que le refus de V. E. d'appuyer la déclaration soit définitif, et paraissait s'en étonner à cause de la modération du programme russe qui dit-il est cependant • bien convenable » puisque la Russie ne veut pas intervenir, ne veut pas demander à la Porte d'intervenir, renonce à toute mésure coercitive, à toute action isolée, en restant toujours sur la base du traité de Berlin, et cela que le Prince Ferdinand reste ou ne reste pas à Sophia après la déclara

tion. L'Ambassadeur d'Allemagne s'étonne que Giers ne m'ait pas fait connaitre les détails du programme, tandis qu'il les a communiqués à d'autres et demanda si Nelidow n'en avait pas donné connaissance à notre Ambassadeur à Constantinople. Camme il me paraitrait qu'il en a été chargé, il déplore la procédure suivie dans toute cette affaire et désapprouve que Giers aie dit aux uns plus qu'aux autres. Je prie V. E. de me renseigner sur ce que les Agents russes ont fait à notre égard.

(l) Cfr. n. 536.

639

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, MAISSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 480. Tangeri, 4 marzo 1888, ore 12,55 (per. ore 16,15).

D'après ce que Moret a dit à l'ambassadeur d'Angleterre à Madrid le Gouvernement espagnol aurait l'intention de faire assister le père Lerchundi à la Conférence de ce mais camme interprète.

Je tiens ces renseignements de mon collègue d'Angleterre.

640

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 482. Vienna, 4 marzo 1888, ore 17,20 (per. ore 18,40).

Giers a adressé à Lobanow une dépeche qui a été communiquée à Ka!noky et qui sert de réplique à la réponse Austro-Hongroise. Dans cette pièce le Ministre Russe exprime ses regrets de ce que l'Autriche-Hongrie et autres puissances, tout en reconnaissant l'illégalité du Gouvernement princier en Bulgarie, se refusent à la faire déclarer, selon la proposition russe. Cependant la dépeche ne contient aucune nouvelle proposition.

641

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T. 270. Roma, 4 marzo 1888, ore 24.

M. de Moiiy est venu aujourd'hui chez moi. Il m'a apporté les salutations du Président de la République, qui veut bien se souvenir de nos bons rapports d'autrefois, ainsi que celles de M. Tirard, qui m'a fait exprimer son désir de procéder en bon accord avec l'Italie. La conversation s'étant portée sur la question du Traité de Commerce, l'Ambassadeur de France me dit que, d'après l'avis des Ministres, les dernières propositions du Gouvernement de la République étaient les seules qu'à l'état des choses on put présenter aux Chambres et que le Cabinet français irait certainement à l'encontre d'un échec s'il tàchait d'en substituer d'autres ou méme de les modifier.

En présence de cette déclaration, ma situation est assez difficile. J'hésite à envoyer les contrepropositions italiennes qui ont été préparées. Je crois mème qu'il serait prudent d'attendre que la réaction, dont plusieurs symptòmes sont déjà visibles, s'accentuàt davantage et donne au cabinet français l'énergie et l'autorité qui lui manquent pour résister aux courants protectionistes et aux excitations de la presse hostile à l'Italie.

642

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 493. Pietroburgo, 5 marzo 1888, ore 14,40 (per. ore 20,40).

Ambassadeur d'Autriche me dit qu'il a été chargé par Kalnoky, il y a quatre jours, de demander des éclaircissements sur l'attitude que la Russie prendrait dans l'alternative de la continuation du séjour à Sophia ou du départ de Ferdinand après la déclaration. Giers à répondu nettement que l'idée de sommation au Prince Ferdinand est tout-à-fait exclue de la déclaration qui n'est qu'une déclaration de droit. S'il reste la Russie gardera l'attitude expectante; s'il part, quand mème il y aurait révolution et effusion de sang, elle s'engage à ne rien entreprendre sans accord préalable avec les signataires du Traité de Berlin. Mon collègue s'est plaint en mème temps à Giers de l'empressement que Nelidow a mis à s'isoler avec certaines puissances en dehors du général.

643

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 491. Parigi, 5 marzo 1888, ore 17 (per. ore 21,55).

Je viens de lire à M. Flourens le passage suivant du télégramme de V. E. de ce matin (l): • l'Ambassadeur de F·rance me dit que d'après l'avis des Ministres, les dernières propositions du Gouvernement français étaient les seules qu'à l'état des choses on pùt présenter aux Chambres et que le cabinet fran

çais irait certainement à l'encontre d'un échec s'il tachait d'en substituer d'autres ou meme de les modifier •. Ayant fait observer à M. Flourens que cette déclaration ne correspondait pas à ce qu'il m'avait dit lui-meme et que, si elle était exacte, elle ne donnait aux contrepropositions italiennes qu'un intér·et rétrospectif, il m'a répondu que M. de Moiiy, avant son départ n'ayant pas discuté cette question avec lui, il avait ainsi inexactement exprimé sa pensée; en conséquence il m'a autorisé à télégraphier à V. E. la note suivante que j'ai écrite sous sa dictée: • Le Ministre des Affaires étrangères est d'avis que les contrepropositions italiennes pourraient servir " dès à présent " à la discussion (l) d'un projet de traité destiné à etre soumis au Parlement •. Par suite de cette déclaration il me parait nécessaire que V. E. envoie les contrepropositions italiennes qui, d'après votre télégramme, sont préparées.

J'ajoute que, d'après les informations subséquentes que j'ai recueillies, il est à croire qu'il y aura à redouter l'hostilité du Gouvernement français à toute opération financière sur le marché de Paris, tant que nous n'aurons pas stipulé un traité de commerce, et il est clair que les établissements français n'oseront pas s'engager dans des affaires italiennes, aussi longtemps que le Gouvernement entretient dans l'opinion publique un courant défavorable à l'Italie et contraire à son crédit (2).

(l) Cfr. n. 641.

644

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 30/23. Pietroburgo, 5 marzo 1888.

L'Ambassadeur d'Allemagne m'a à plusieurs reprises et aujourd'hui encore témoigné l'anxiété que lui causent certains indices du rapprochement qu'il soupçonne Giers de chercher, d'accord avec le Comte Tolstoi, mais à l'insu du procureur du Synode, à établir avec le Vatican au profit des Polonais. Le général Schweinitz ne précise pas quels sont ces indices mais il soutient qu'ils existent et me pousse constamment à attirer l'attention de V. E. sur ce point qui a beaucoup d'importance, car en prévision de graves événements il faut surveiller à Rome camme ailleurs Ies agissements de la Russie, ayant pour objet de se concilier les Polonais et la religion. C'est-là un moyen suprème. Tout éclaircissement toute découverte que nous ferions dans ce sens servirait à juger soit des intentions personnelles plus ou moins pacifiques qu'entretiendrait la Russie, soit de la confiance et de la sécurité que lui inspirent les dispositions des puissances voisines. L'Ambassadeur d'Allemagne continue à croire que les

organes de ces agissements mystérieux sont Lobanow et Galimberti à Vienne et pense que l'Ambassade de France à Rome pourrait n'y pas etre étrangère. Le général Schweinitz dit qu'il me communiquera ce qu'il arrivera à découvrir. Pour ma part, mes recherches sur ce point n'ont amené aucun résultat jusqu'à présent.

(l) -Decifrato a Roma • conclusion •· (2) -Decifrato a Roma • intéret •·
645

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, TUGINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 92/70. Costantinopoli, 5 marzo 1888.

In questi ultimi giorni sono state vivacissime le insistenze fatte tanto a palazzo, quanto alla Porta da questa ambasciata di Russia per ottenere che il governo ottomano significasse al governo bulgaro ed alle potenze che la presenza del principe Ferdinando in Bulgaria è illegale. A misura che si accentuavano le esitazioni della Porta, più gagliardi si facevano gli sforzi dell'ambasciatore di Russia, coadiuvato validamente, sovratutto dall'ambasciatore di Germania. Questi stimò dapprincipio che la riuscita potesse farsi attendere per un pezzo, grazie alle titubanze della Porta: ma non tralasciò dall'insistere attivamente per vincerle.

Ieri difatti il consiglio dei ministri sottopose al Sultano il rapporto (mazbata) col quale i ministri raccomandano a Sua Maestà Imperiale l'accettazione della domanda russa secondo la quale il governo ottomano dovrebbe notificare, tanto al Signor Stambuloff, come capo del governo bulgaro, quanto alle potenze firmatarie del trattato di Berlino, che la presenza del principe Ferdinando in Bulgaria è illegale.

A meno di mutamenti imprevedibili nelle disposizioni d'animo del Sultano, il Signor di Radowitz opinava oggi, che, in giornata o forse domani martedì, Sua Maestà Imperiale avrebbe autorizzato, con iradè imperiale, il governo ottomano a dar corso alla disegnata notificazione al Signor Stambuloff ed alle potenze.

Di quanto precede diedi notizia a V. E. coi miei telegrammi dei 4 e 5 corrente (1).

A schiarimento del modo come siano state condotte le cose per ottenere un risultato così pronto, riferisco qui alcuni particolari, che mi sono stati forniti a titolo confidenziale.

Sin dal principio il gran vizir ed il ministro degli affari esteri si mostrarono indecisi a formolare il loro parere da sottoporre al Sultano, poichè mentre da un lato la domanda russa era appoggiata dalle ambasciate di Germania e di Francia, dall'altro le ambasciate d'Italia, d'Inghilterra e d'Austria-Ungheria

serbavano un contegno di assoluta riserva. Si pensò allora di affidare l'esame della cosa ad una commissione speciale, che fu incaricata di enunciare il suo modo di vedere. Ad agevolare l'esame, si stabilì un attivo scambio d'idee fra i ministri ed i funzionari del palazzo per conoscere le intenzioni del Sovrano. Su questa base fu allora possibile concretare la risoluzione favorevole alla domanda russa. Sottoposta al Sultano, questa risoluzione fu rinviata alla Sublime Porta coll'ordine ai ministri di dare un voto concorde e unanime sulla medesima; ciò che seguì ieri domenica. Questi invii e rinvii della relazione ministeriale fra il palazzo e la Porta impedirono che la notificazione in discorso fosse spedita prima d'ora, come pensavano i ministri, che non prevedevano questo eccesso di cautela dimostrato dal Sultano per un provvedimento concertato d'accordo col palazzo.

(l) Non pubblicati.

646

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 274. Roma, 6 marzo 1888, ore 13.

Sur la motion présentée par l'honorable Sydney Sonnino, et à laquelle je me suis aussitòt anoué au nom du Gouvernement du Roi, la Chambre des députés a délibéré à l'unanimité d'envoyer les souhaits les plus chaleureux et ses voeux les plus sincères de prochain et complet rétablissement au Prince Impérial d'Allemagne.

Le Gouvernement du Roi espère que cette démonstration de respectueuse sympathie dans laquelle tous les partis ont voulu s'unir, sera agréée par l'Au

guste malade et par la Famille lmpériale. L'Allemagne y v erra la preuve d'une communauté de sentiments qui ne peut que contribuer à rendre plus étroite l'amitié des deux pays.

Le Président de la Chambre a télégraphié à Son Altesse le compte rendu de la séance.

647

IL CANCELLIERE DELL'IMPERO TEDESCO, BISMARCK, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(ACS -Deputazione Siciliana Storia Patria -26, 195)

T. s. N. Berlino, 6 marzo 1888, ore 13 (per. ore 16,30).

Le vote que la chambre italienne a émis hier touchant le rétablissement de la santé de Monseigneur le Prince Impérial et les paroles éloquentes que

V. E. a prononcées en cette occasion produiront partout en Allemagne une impression profonde et sympathique. Cette noble manifestation trouvant son écho dans nos coeurs, livrés à l'heure qu'il est à des préoccupations douloureuses prouve en méme temps que l'amitié qui unit nos deux pays, tout en résultant de l'identité des intéréts des gouvernements repose sur la base solide et durable de la sympathie des sentiments réciproques des deux nations unies dans la méme grande pensée du maintien de l'ordre et de la paix. C'est à Vous l'illustre représentant gouvernement ami que j'adresse mes plus vifs remerciements en priant Dieu d'exaucer les voeux formulés par la chambre des députés.

648

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 62, pp. 13-18).

R. 339/173. Londra, 6 marzo 1888.

Ho l'onore di trasmettere, qui unite, all'E. V. * una traduzione di una lettera con cui sir W. White invia a lord Salisbury * (l) il testo degli emendamenti fatti dalla Turchia al disegno di convenzione sul canale di Suez (allegati I e II), ed una traduzione di una memoria di lord Salisbury circa i suddetti emendamenti. La memoria sarà spedita quest'oggi a lord Lytton per essere partecipata al Signor Flourens. Il Foreign Office si ripromette che il governo francese sosterrà con buoni uffici a Costantinopoli le obbiezioni fatte da lord Salisbury a taluni

emendamenti della Porta. ALLEGATO l WHITE A SALISBURY (Traduzione) CoNFIDENZLALE. Costantinopoli, 11 febbraio 1888.

Riferendomi al mio rapporto del 7 corrente, spedito ieri per la via di Marsiglia, ho l'onore di trasmetterle, qui unito, un altro esemplare delle modificazioni turche al disegno della convenzione pel canale di Suez, che ho pure ottenuto privatamente, ma questa volta da fonte ufficiale.

ALLEGATO II (3)

Convenzione pel Canale di Suez, 1887. Modificazioni turche.

Art. 2. Les hautes parties contractantes reconnaissant que le canal d'eau-douce est indispensable au canal maritime, prennent acte des engagements de Son Altesse le Khédive envers la Compagnie Universelle du canal de Suez en ce qui concerne le canal d'eau-douce. le canal d'eau-douce, engagements

Elles s'engagent à ne porter aucune atstipulés dans une convention en date teinte à la sécurité de ce canal et de ses du 18 mars 1863, contenant un dérivations, dont le fonctionnement ne pourpréambule et quatre articles. ra étre l'objet d'aucune tentative d'obstruction.

Convenzione pel canale di Suez, 1887.

Art. 4. Le canal maritime restant ouvert en temps de guerre comme passage libre, meme aux navires de guerre des belligérants, aux termes de l'art. l du présent traité, les hautes parties contractantes conviennent qu'aucun droit de guerre, aucun acte d'hostilité, ou aucun acte ayant pour but d'entraver la libre navigation du canal ne pourra etre exercé dans le canal et ses ports d'accès, ainsi que dans un rayon de 3 milles marins de ces ports, alors meme que la Porte serait l'une de ces puissances belligérantes.

Les batiments de guerre des belligérants ne pourront, dans le canal et ses ports d'accès, se ravitailler ou s'approvisionner que dans la limite strictement nécessaire. Le transit des dits batiments par le canal s'effectuera dans le plus bref délai d'après les règlements en vigueur et sans autre arret que celui qui résulterait des nécessités du service. Leur séjour à Port-SaYd et dans la rade de Suez ne pourra dépasser vingt-quatre heures, sauf le cas de relache forcée. En pareil cas, ils seront tenus de partir le plus tòt possible. Un intervalle de vingt-quatre heures devra toujours s'écouler entre la sortie d'un port d'accès d'un navire belligérant et le départ d'un navire appartenant à la puissance ennemie.

Art. 7. Les puissances ne maintiendront dans leurs eaux du canal (y compris le lac Timrah et les lacs Amers) aucun batiment de guerre.

Toutefois, dans les ports d'accès de PortSaid et de Suez, elles pourront faire stationner des batiments de guerre dont le nombre ne devra pas excéder deux pour chaque puissance.

Ce droit ne pourra etre exercé par les belligérants.

Art. 8. Les représentants en Egypte des puissances signataires du présent traité seront chargés de veiller à son exécution. En toute circonstance, qui menacerait la sécurité ou le libre passage du canal, ils se réuniront sur la convocation de trois d'entr'eux et sous la présidence du doyen, pour procéder aux constatations nécessaires. Ils feront connaitre au gouvernement khédivial le danger qu'ils auraient reconnu afin que celui-ci prenne les mesures propres à assurer la protection et le libre usage du canal.

En tout état de cause, ils se réuniront une fois par an pour constater la bonne exécution du traité.

Modificazioni turche.

marins de ces ports, alors meme que l'empire ottoman serait, etc.

batiments de guerre légers dont, etc.

Art. 8. Les agents en Egypte des puissances signataires du présent traité seront chargés de veiller à son exécution, de concert avec un commissaire nommé par le gouvernement impérial ottoman et le délégué qui sera désigné par le Khédivat en qualité d'adjoint de ce commissaire. En toute circonstance qui menacerait la sécurité ou le libre passage du canal, ils se réuniront sur la convocation de trois d'entr'eux et sous la présidence du commissaire ottoman, pour procéder, etc.

Convenzione pel canale di Suez, 1887.

lls réclameront notamment la suppression de tout ouvrage ou la dispersion de tout rassemblement qui, sur l'une ou l'autre rive du canal, pourrait avoir pour but ou pour effet de porter atteinte à la liberté et à l'entière sécurité de la navigation.

Art. 9. Le gouvernement égyptien prendra, dans la limite de ses pouvoirs, tels qu'ils résultent des firmans, et dans les conditions prévues par le présent traité, les mesures nécessaires pour faire respecter l'exécution du dit traité.

Dans le cas où le gouvernement égyptien ne disposerait pas de moyens suffisants, il devra faire appel à la Sublime Porte, laquelle se concertera avec les autres puissances signataires de la déclaration de Londres 17 mars 1885, en vue d'arréter d'un commun accord les mesures à prendre pour répondre à cet appel.

Les prescriptions des articles 4, 5, 7 et 8 ne feront pas obstacle aux mesures qui seront prises en vertu du présent article.

Art. 19. De méme, les prescriptions des articles 4, 5, 7 et 8 ne feront pas obstacle aux mesures que Sa Majesté le Sultan et Son Altesse le Khédive, .au nom de Sa Majesté Impériale, et dans les limites des firmans concédés, seraient dans la nécessité de prendre pour assurer, par leurs propres forces, la défense de l'Egypte et le maintien de l'ordre public.

Dans le cas où Sa Majesté Impériale le Sultan ou Son Altesse le Khédive, se trouveraient dans la nécessité de se prévaloir des exceptions prévues par le présent article, les puissances signataires de la déclaration de Londres en seraient avisées.

Art. 12. Les hautes parties contractantes conviennent, par application du principe d'égalité en ce qui concerne le libre usage du canal, principe qui forme l'une des bases du

Modificazioni turche.

appel au gouvernement impérial ottoman, lequel prendra les mesures nécessaires pour répondre à cet appel, en donnera avis aux autres puissances signataires de la déclaration de Londres 17 mars 1885, et, au besoin, se concertera avec elles à ce sujet.

la déclaration de Londres en seraient avisées par le gouvernement Impérial ottoman.

Il est également entendu que les prescriptions des quatre articles dont il s'agit ne porteront, en aucun cas, obstacle aux mesures que le gouvernement impérial ottoman croira nécessaire de prendre pour assurer pas ses propres forces la défense de ses autres possessions de la mer Rouge.

Convenzione pel canale di Suez, 1887. Modificazioni turche.

présent traité, qu'aucune d'elles ne rechercune d'elles recherchera d'avantages chera, par rapport au canal, d'avantages terterritoriaux ou commerciaux, ni des ritoriaux ou commerciaux ni des privilèges privilèges dans les arrangements in dans les arrangements internationaux qui ternationaux qui pourront interve pourront intervenir. Sont d'ailleurs réservés nir par rapport au canal. Sont, etc. les droits de la Turquie comme puissance territoriale.

ALLEGATO III (l)

MEMORIA SULLE MODIFICAZIONI PROPOSTE DALLA PoRTA AL DISEGNO DI CONVENZIONE SUL CANALE DI SUEZ

(Traduzione)

Art. II. Come correzione di forma la parola préambule dovrebbe essere sostituita dalla parola exposé nel descrivere la convenzione del 18 marzo 1863.

Art. IV. Non vi è abbiezione all'emendamento proposto in questo articolo.

Art. VII. Il governo della Regina fa abbiezione alla limitazione nella grandezza delle navi da guerra, di stazione nei porti di accesso del canale. Tale limitazione nasce dall'inserzione della parola légers. Quella questione fu pienamente esaminata e discussa dalla commissione internazionale di Parigi. La parola légers si trova nel primo disegno presentato dai delegati francesi che seguivano rispetto a ciò il precedente del Danubio e meditavano la presenza permanente di stationnaires di ciascuna potenza nelle imboccature del canale. Ma i commissari britannici sostennero che ciò sarebbe un ingerirsi nel diritto del governo egiziano di provvedere alla sicurezza del canale e si convenne quindi che l'articolo dovesse soltanto limitare il numero delle navi di guerra appartenenti a ciascuna potenza che potessero rimanere di stazione, nello stesso tempo, nei porti di Suez e di Porto Said e che si dovesse proibire, alle navi belligeranti di gettare l'àncora in quei porti (veggasi processo verbale n. 9 della sotto-commissione l maggio 1885 Libro giallo francese nn. 71 e 72 -Relazione del signor Barrère, ibid. pag. 172).

Art. VIII. Il governo della Regina ha di già fatto menzione del motivo delle sue obbiezioni all'alterazione proposta dalla Porta nella forma attuale. Però il Signor Flourens è desideroso che l'Inghilterra faccia qualche concessione per riconoscere la condizione del Sultano come sovrano territoriale. Sembra quindi al governo della Regina che ciò potrebbe attenersi facendo una distinzione fra le riunioni consolari che possono essere convocate in qualsiasi tempo e le riunioni abituali annue che si dovranno tenere per constater l'acconcia esecuzione del trattato. Queste ultime potrebbero aver luogo sotto la presidenza di un commissario speciale da essere scelto a tale scopo dalla Porta. Un commissario egiziano potrebbe anche intervenire e presiedere nel caso in cui non fosse inviato un commissario ottomano. Le altre riunioni degli agenti stranieri prescritte dall'art. VIII dovranno essere convocate nel caso che nascesse un pericolo il quale minacciasse la libertà

o la sicurezza del canale e lo scopo di esse sarebbe discutere quali rimostranze dovessero essere fatte al governo del Kedive. Tali riunioni dovrebbero consistere soltanto di rappresentanti stranieri. La presenza di un ufficiale turco ed egiziano nelle congiunture sopra indicate sarebbe illogica e potrebbe essere d'impaccio.

Art. IX. L'emendamento proposto dal governo turco impedisce le potenze dal pigliar parte all'esame dei provvedimenti necessari per la difesa del canale in tempo di pericolo, a meno che la Porta non credesse necessario di avere la loro assistenza. Il governo inglese crede che le parole au besoin dovranno essere ammesse.

Art. X. Il governo inglese è informato che il governo francese fa abbiezione all'aggiunta proposta dalla Porta per il motivo che essa metterebbe in grado il

Sultano, se i suoi possedimenti nel mar Rosso fossero minacciati, di bloccare il canale a danno del suo nemico; ed anche di servirsi del canale come base delle operazioni turche. Il governo inglese ammette che tale abbiezione è opportuna ed è disposto a secondaria.

Art. XII. Il governo inglese non vede obbiezioni all'alterazione proposta in quest'articolo.

(2) (l) -Il brano in asterischi è omesso in LV. (2) -Non pubblicato in LV. (3) -In LV.: « Annesso I •.

(l) In LV: • Annesso II •·

649

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 501. Londra, 7 marzo 1888, ore 0,40 (per. ore 6).

Salisbury m'a communiqué une note de Flourens dans laquelle ce dernier déclare que le Gouvernement français n'a aucune objection à entrer dans un arrangement avec l'Angleterre à l'effet d'interdire, sous certaines réserves, le commerce des armes et munitions de guerre dans leurs possessions respectives de la Mer Rouge. • Il n'y aurait évidemment que des avantages, ajoute Flourens, à ce que l'Italie se liat par des engagements analogues et le Gouvernements de la République sera heureux de connaitre le résultat de l'initiative qu'il appartient au Gouvernement britannique de prendre auprès du Cabinet de Rome, afin qu'une convention intervienne à cet effet entre les trois puissances •.

J'aurai l'honneur d'envoyer par la poste cette Note à V. E.

650

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL CANCELLIERE DELL'IMPERO TEDESCO, BISMARCK

T. 281. Roma, 7 marzo 1888, ore 15.

Je remercie V. A. au nom du Gouvernement du Roi et au mien pour son télégramme d'hier (1). Je n'ai été que l'interprète fidP.le et ému des sentiments de l'Italie envers le noble prince que nous avons vu parmi nous aux jours de joie et de deuil de la dynastie et de la nation italiennes. Mais, comme V. A. le remarque avec son habituel bonheur d'expression, la manifestation si spontanée, si sincère, si unanime de la Chambre des députés est plus encore qu'une démonstration de respectueuse sympathie envers l'auguste prince. En affirmant aussi solennellement que l'Italie partage, en ce moment, les douloureuses préoccupations de la nation arnie et alliée, la Chambre des députés a montré une fois de plus sur quelles bases solides et profondes repose l'union si intime des deux pays dans les vues communes du maintien de l'ordre et de la paix.

(l) Cfr. n. 647.

651

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T. 283. Roma, 7 marzo 1888, ore 16.

Ma réponse à l'interrogation que m'a adressée M. Comin à la Chambre des députés vous prouve une fois de plus et prouvera aussi, je l'espère, à l'opinion publique en France que loin de viser, camme on m'en accuse avec tant de légéreté à exciter les esprits contre la nation voisine, je n'ai en vue que de !es pacifier. C'est dans ce but que j'ai expressément atténué la gravité des faits de Modane. Cette gravité, malheureusement n'en est pas moins réelle. De notre còté nous avons donné des instructions formelles de prudence à notre personnel du chemin de fer et de la douane. Mais la France en doit faire autant de san còté, notamment à l'égard de ses soldats dont l'indiscipline a causé les derniers incidents. Veuillez dane prier M. Flourens de vouloir bien, pour éviter le retour de faits désagréables pour les deux pays, voir avec ses collègues de l'Intérieur et de la Guerre quelles mesures il conviendrait de prendre dans le but de pacification que nous poursuivons et pour !eque! nous verrions avec plaisir le Gouvernement français déployer Ies memes efforts. Je prie V. E. de vouloir bien me faire connaitre le résultat de ses démarches (l)

652

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T. 284. Roma, 7 marzo 1888, ore 16,30.

Du moment que M. Flourens déclare que !es contrepropositions italiennes pourront servir • dès à présent • à des négociations, j'expédie ces contrepropositions (2) qui partiront par le courrier de ce soir. Le Gouvernement du Roi montre encore une fois ses dispositions conciliantes. Quant à l'hostilité du Gouvernement français à toute opération financière sur le marché de Paris, nous n'avons pas à nous en préoccuper étant fermement résolus à ne pas faire appel au marché français tant que durera la situation actuelle et ayant déjà avisé aux moyens de nous en passer.

(l) -Linguaggio simile teneva il Crispi al Moiiy, cfr. D.D.F., cit., vol. VII, n. 70 (Moiiy a Flourens, Roma, 6 marzo 1888, n. 11). (2) -Pubblicate in LV 61, pp. 8-9.
653

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. RISERVATO SEGRETO s. N. Roma, 7 marzo 1888, ore 19.

Mon collègue au Ministère de la guerre me fait connaitre ce qui suit:

• J'ai examiné attentivement avec le lieutenant-général Cosenz, chef d'état major de l'armée, le mémoire signé a Berlin le 28 janvier par les délégués mi~ litaires d'Italie, Allemagne et Autriche-Hongrie. Il nous semble que les intelligences prises ad referendum puissent etre ratifiées par le Gouvernement du Roi: cela toutefois sous l es réserves faites explicitement, de mon ordre, par les délégués italiens au délégué allemand et dont ce dernier a déclaré de prendre acte.

Ces réserves sont:

1° L'engagement de l'Italie d'envoyer six corps d'armée et trois divisions de cavalerie pour coopérer avec l'armée allemande ne doit etre interprété dans un sens absolu, mais dans le sens que l'!talie fournira à l'Allemagne six ou cinq corps d'armée, et trois ou deux divisions de cavalerie, selon les circonstances au moment de la déclaration de la guerre;

2° Cet engagement sera soumis à la condition que la France ne prenne pas l'offensive contre l'Italie avec des forces tellement considérables à obliger l'ltalie d'employer toutes les siennes pour se défendre;

3o Le Gouvernement du Roi, tout en permettant que les troupes italiennes destinées à opérer directement avec les troupes allemandes se trouvent placées sous la haute direction du commandant en chef des forces de l'Allemagne, se réserve la faculté de grouper ses corps d'armée en une seule armée ou bien de les partager en deux armées. Cette réserve nous est nécessaire pour avoir libre choix dans la nomination des commandants en chef des troupes destinées à opérer avec l'armée alliée. Quoique elle soit déjà indiquée dans le mémoire nous aimerons la voir, encore plus clairement exprimée dans l'acte de ratification.

Je prie V. E. de vouloir bien proposer au Gouvernement impérial l'échange de ces ratifications sous les réserves susdites et je le prie aussi de faire insérer dans l'acte relatif la clause qui se trouve dans le mémoire, savoir que, les projets pour les transports par chemin de fer une fois achevés, le Gouvernement du Roi déléguera des Officiers auprès du Grand Etat major allemand, dans le but d'établir les bases et les détails pour le service de notre Intendance militaire sur le Rhin et sur les lignes d'étape •.

39 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

654

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 505. Parigi, 7 marzo 1888, ore 19 (per. ore 19,55).

Baron Blanc me prie de télégraphier à V. E. ce qui suit: • Je n'ai pu télégraphier de Constantinople les informations suivantes sur ce qui s'est passé au moment meme de mon départ. Sultan m'ayant fait demander par Reschid si je croyais probable une déclaration d'indépendance des bulgares, j'ai fait dire à Sa Majesté Impériale que je croyais à leur loyauté, d'après des assurances directes qui m'en avaient été données, mais que je pensais aussi que !es entreprises dirigées contre la Bulgarie doivent, désormais, etre plus efficacement réprimées sur le territoire et dans les eaux ottomanes. Reschid m'a prié en outre de la part du Sultan de faire parvenir au Roi expressions de sa satisfaction pour le fait de l'alliance des quatres Puissances considéré par lui comme heureux pour sa personne et pour ses états. J'ai eu avec Woulkovich et Stoiloff un entretien sur la politique de leur Gouvernement devant la déclaration d'illégalité. Ils m'ont promis qu'il ne serait pas question de rompre la dépendance envers le pouvoir souzerain laquelle est une base Iégale pour le maintien de l'autonomie avec le concours des Puissances amies, mais ils m'ont dit qu'ils affirmeront légalité pour légalité et revendiqueront respectueusement Ies stipulations des traités non exécutés entre la Bulgarie et la Macédonie afin de dévancer la Russie dans l'affirmation d'un programme national non pas au profit de cette puissance, mais au profit de la liberté et de l'autonomie de tous Ies bulgares. Je suis aux ordres de V. E. par l'intermédiaire de cette Ambassade Royale. Je tacherai de m'acquitter au plus tòt des devoirs de famille pour lesquels j'ai dù profiter du congé accordé par V. E. •.

655

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, TUGINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed., parzialmente, in LV 69, p. 221)

R. 102/76. Costantinopoli, 7 marzo 1888.

Essendo stato trasmesso lunedì sera 5 corrente alla Sublime Porta l'iradé imperiale relativo alla dichiarazione d'illegalità per la presenza del principe Ferdinando di Coburgo in Bulgaria, conformemente alla domanda della Russia, il gran vizir indirizzò nella notte stessa al signor Stambulow un telegramma, col quale, riferendosi al suo telegramma del 22 agosto 1887, dichiara al governo bulgaro che oggi, secondo il governo ottomano, la situazione è sempre la medesima, cioè che la presenza del principe Ferdinando a capo del principato è illegale e contraria al trattato di Berlino.

Ieri martedì, il ministro imperiale degli affari esteri incaricò telegraficamente rappresentanti ottomani presso le potenze firmatarie del trattato di Berlino, di recare a notizia dei rispettivi gabinetti il tenore del telegramma diretto dal gran vizir al signor Stambulow.

Di ciò che precede ebbi cura di dare avviso all'E. V. col mio telegramma del 6 corrente (l); ed ora unisco qui, ad ogni buon fine, il testo medesimo (l) della comunicazione del gran vizir al signor Stambulow.

*Sembra che tanto al palazzo quanto alla Porta si sia oggi sotto l'impressione che il governo ottomano abbia compiuto un atto che volentieri avrebbe tralasciato di fare, e che, ciò malgrado, non è reputato tale da peggiorare la situazione delle cose. È un sentimento dettato da quell'apatia che ha contrassegnato fin qui il contegno della Porta per rispetto alla quistione bulgara. Ciò nondimeno è sempre da ritenersi come un passo che la Russia ha potuto ottenere dalla Porta, grazie specialmente alle reiterate e premurose insistenze della Germania, benchè, qualora l'avessero voluto, l'Italia, l'Inghilterra e l'AustriaUngheria avrebbero potuto impedirlo. In queste sfere diplomatiche non si attendeva ad una insistenza tanto calorosa in favore della domanda russa da parte della Germania; tutto al più si pensava che la Germania avrebbe forse patrocinato la domanda russa fino ad un certo punto, non già sino a tanto che non fosse stata accolta. Questo ambasciatore d'Austria-Ungheria non ha potuto dissimulare una certa dispiacenza nel vedere che l'ambasciatore di Russia sia riuscito ad ottenere un simile risultato * (2).

656

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. CONFIDENZIALE 512. Londra, 8 marzo 1888, ore 6,43 (per. ore 10,45).

Rustem Pacha a communiqué ce soir à Salisbury le télégramme envoyé par la Porte au Gouvernement Bulgare relativement à l'illégalité de la présence du Prince Ferdinand à Sophia. Salisbury m'a dit avoir fait remarquer à Rustein qu'il n'avait pas de réponse à donner au susdit télégramme, vu que la Porte avait agi dans l'exercice de ses droits et qu'elle était rlibre d'exprimer un avis lequel, jusqu'à un certain point, était partagé par l'Angleterre, toutefois il avait ajouté c que la situation du Prince Ferdinand aurait été illégale en présence d'un autre Prince, dùment élu avec le consentement des Puissances, mais n'était pas illégale vis-à-vis de l'anarchie •· Ayant prié Sa Seigneurie de me dire quel serait à son avis le résultat de la démarche de la Porte, il m'a répondu c que cette démarche ne produirait aucun résultat. Le télégramme de la Porte n'était que l'expression d'une opinion • académique • à laquelle le Prince Ferdinand ne donnerait pas beaucoup d'importance, cette démarche avait été voulue par l'Allemagne et était la raison du voyage du Comte de Bismarck à Londres. Nous tous, continua Sa Seigneurie, connaissons les raisons qui ont dicté la conduite de l'Allemagne mais je n'ai pas manqué de dire sans détour au Comte de Bismarck que la conduite de l'Allemagne était dange

reuse et qu'elle avait eu tort de conseiller la mesure prise par la Porte, mesure qui pouvait produire de mauvaises conséquences •. Sur ma demande réitérée Salisbury a ajouté que le Prince Ferdinand ne s'éloignerait pas pour cela de la Bulgarie. Ayant prié Sa Seigneurie de me dire quelles instructions il avait données à l'Agent Anglais à Sophia, il m'a répondu ne lui avoir donné d'autres instructions que d'agir en parfait accord avec ses collègues de l'Italie et d'Autriche et qu'il avait pleine confiance dans le savoir faire du susdit Agent, lequel saurait se régler selon les circonstances.

(l) -Non pubblicato. (2) -n brano fra asterischi è omesso in LV.
657

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, TUGINI

T. 290. Roma, 8 marzo 1888, ore 16,15.

Photiades pacha est venu me voir hier et m'a laissé copie du télégramme adressé par le grand-vizir à M. Stambuloff pour déclarer l'illégalité de la présence du prince Ferdinand en Bulgarie, sa prise de pouvoir n'ayant ni été sanctionnée par la Porte ni réuni l'assentiment de toutes les puissances signataires du traité de Berlin. J'ai prié l'Ambassadeur de Turquie de vouloir bien remercier le Gouvernement ottoman de cette communication dont je lui ai dit que je prenais acte.

658

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 513. Parigi, 8 marzo 1888, ore 15,07 (per. ore 18,30).

Dans mon entretien hebdomadaire d'hier avec le Ministre des Affaires Etrangères, j'ai prévenu désir de V. E. exprimé dans son télégramme du mème jour (1), au sujet du dernier incident de Modane. J'ai relevé gravité du fait de soldats armés qui attaquent et outragent des inoffensifs attachés au service de la station. Je lui ai fait remarquer la prudence avec dignité, dont par esprit de pacification V. E., [le] (2) parlement, et je dirai mème tout [notre] pays ont fait preuve dans cette occasion qui était de nature à provoquer les plus vifs ressentiments; je n'ai pas manqué de noter que si nos soldats s'étaient rendus coupables d'un tel acte de brutale indiscipline il y aurait eu un [tollé] général dans toute la France contre nous, tandis que nous avons tàché de calmer légitime irritation des esprits. J'ai dit à M. Flourens qu'il était nécessaire non seulement que tels faits soient punis, mais qu'on prenne des mesures efficaces pour qu'ils ne se renouvellent pas à l'avenir. Il était par

conséquent indispensable que dans une gare internationale il y ait une autorité ayant pouvoir et les moyens de prévenir et de punir au besoin des désordres de la nature de ceux arrivés et de maintenir la paix entre les nationaux de deux pays. M. Flourens m'a répondu que le Conseil des Ministres s'était déjà occupé de cette question; que le Ministre de la Guerre avait emané les prescriptions les plus énergiques aux chefs militaires pour empecher les actes d'indiscipline et pour punir avec rigueur les coupables de Modane. Il m'a promis qu'il aurait de nouveau entretenu ses collègues de cette question afin de pourvoir à l'avenir.

(l) -Cfr. n. 651. (2) -Le parole fra parentesi quadra sono ricavate dal testo conservato fra le carte dell'Ambasciata italiana a Parigi.
659

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, DAMIANI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

D. 4264/101. Roma, 8 marzo 1888.

Mi affretto a riferirle, per sua opportuna norma, quanto mi ha fatto conoscere il R. ambasciatore in Costantinopoli: che, cioè, la Sublime Porta ebbe da un'ambasciata amica le prove che il governo francese si adoperò energicamente perchè non si stabilissero relazioni diplomatiche tra la Turchia ed il Marocco e perchè la Turchia non fosse ammessa a farsi rappresentare nella progettata conferenza per gli affari del Marocco. A quest'ultimo riguardo fu dichiarato dall'ambasciatore di Francia in Madrid che la Turchia non ha che vedere nelle cose del Mediterraneo occidentale.

Una tale contraddizione, aggiunge il barone Blanc, colle assicurazioni date dalla Francia al Sultano per l'abbandono della convenzione Drummond Wolff, sembra avere prodotto viva impressione in palazzo (1).

660

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 359/172. Parigi, 8 marzo 1888.

Al ricevimento ebdomadario d'ieri, il Signor Flourens mi disse di aver ricevuta la notificazione dell'Irade Imperiale, col quale il Sultano dichiara illegale e contraria al Trattato di Berlino la presenza del Principe Ferdinando in Bulgaria. Tale notificazione è conforme a quanto la E. V. mi partecipava col Suo telegramma d'ieri stesso (2).

Avendo chiesto al Signor Flourens la sua opinione circa la conseguenza di quella dichiarazione del Sultano egli mi rispose che non ne scorgeva la conseguenza immediata; ma che, visto il nuovo atteggiamento della Russia, essa accennava una sosta più rassicurante negli affari di Bulgaria. Infatti la

(n. 4263/30), e all'incaricato d'affari a Tangeri, Maissa (n. 4265/7).

Russia avrebbe smesso parecchie delle sue esigenze primitive; cioè, essa 1°) non richiede più che l'amministrazione bulgara attuale sia sciolta e venga surrogata con altre persone, ma si contenta di qualche rimaneggiamento nel Ministero attuale; 2°) rinunzia ad esigere la presenza di commissario russo presso il Governo Bulgaro; 3°) non richiede che il Principe Ferdinando sia immediatamente spossessato, ma lascia che il tempo produca il suo effetto in conseguenza della dichiarazione del Sultano; 4°) se il Principe Ferdinando rinunzierà alla sua corona, la Russia non domanderebbe che s'imponga un nuovo Principe alla Bulgaria senza il consenso del paese, ma le Potenze dovrebbero concertarsi per proporre il nuovo Sovrano all'accettazione dell'assemblea nazionale bulgara.

(l) In pari data analogo dispaccio fu spedito all'ambasciatore a Madrid, Tornielli

(2) Non pubblicato.

661

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. RISERVATO SEGRETISSIMO S. N. Roma, 9 marzo 1888 (1).

Démentez de la manière la plus formelle que le Gouvernement Français ait pu avoir ici connaissance de notre démarche pour une démonstration amicale de la part de la flotte anglaise (2). Il est nature! que la présence de l'escadre de la Manche dans la Méditerranée ait fait naitre des soupçons au Gouvernement Français et que de ce point de départ il ait pu par voie d'induction supposer existence d'un accord et donner ses suppositions comme des certitudes acquises. Ce système d'affirmer ce qu'on soupçonne pour en acquérir la preuve, est le vieux jeu diplomatique. En tout cas l'affaire dont il s'agit n'est connue de personne. Le Ministre de la Marine et son Secrétaire général n'ont eu à ce sujet que des communications verbales pour les mouvements de notre escadre. Faites remarquer à Salisbury que rien n'a transpiré d'accords bien plus importants à connaitre et d'affaires bien autrement délicates qui se traitent ici. Je crois comme lui qu'il convient de se méfier des curiosités françaises mais nous sommes restés et resterons sur nos gardes.

662

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, AL CANCELLIERE DELL'IMPERO TEDESCO, BISMARCK

T. 297. Roma, 9 marzo 1888, ore 18,15.

La douleur qu'éprouve l'Allemagne et que Votre Altesse doit si vivement ressentir, par suite de la mort de l'Empereur Guillaume le Victorieux trouve un écho profond dans le coeur des Italiens. Nous admirions la vaillante et glo

rieuse vieillesse du Souverain dont Vous avez été pendant ving sept ans le conseiller et le collaborateur dévoué. Nous aimions en lui l'ami sage et fidèle de nos Rois et de notre pays. Le vide que laisse sa disparition, dans les circonstances actuelles, pourrait effrayer le monde et nous troubler si nous ne savions sur quelles bases inébranlables son Règne a placé l'Allemagne. En s'éteignant, chargé d'années et de gioire, Votre grand Empereur aura eu la consolation supréme de laisser sa patrie forte et prospère, puissante et redoutée. J'adresse à Votre Altesse, au nom du Gouvernement du Roi et au mien, l'espression d'une douleur sincèrement partagée et les voeux les plus ardents pour la durée et la grandeur du nouveau Règne.

(l) -Il telegramma pervenne a Londra alle ore 11,35. (2) -Cfr. D.D.F., cit., vol. VII, n. 69 (Waddington a Flourens, Londra, 6 marzo 1888, ore 21,36, telegramma confidenzialissimo n. 49).
663

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 308. Roma, 11 marzo 1888, ore 15,15.

L'entrevue de Sampierdarena est avant tout un acte de courtoisie affectueuse de S. M. le Roi envers l'hòte respecté de l'Italie, l'ami frappé d'une perte cruelle, le Souverain d'une puissance alliée. Mais c'est aussi, par les circonstances qui l'ont accompagnée, un fait politique dont la portée n'échappera à aucun de ceux qui en savent les détails. Je m'empresse donc de faire connaitre à V. E. que les déclarations échangées ont eu une signification de la plus haute importance pour nous, en ce qu'elles nous ont montré que non seulement le nouveau Souverain continuera la sage conduite politique de son Auguste Père, mais s'appliquera à resserrer davantage, si possible, les liens qui unissent les deux dynasties et les deux pays. L'entrevue a eu un caractère de simplicité grandiose et touchante et ne peut que confirmer dans l'opinion publique l'étroite intimité des rapports qui passent entre l'Italie et l'Allemagne.

664

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 311. Roma, 11 marzo 1888, ore 16,15.

La situation des juifs au Maroc après la révision projetée du régime des protections, est déjà l'objet de mes préoccupations. Les instructions pour notre délégué, dont je Vous ai chargé de communiquer le projet à Lord Salisbury en font foi. Je n'hésite maintenant pas à prendre, à ce sujet, une initiative formelle. Je Vous prie d'annoncer à Lord Salisbury ma résolution. Notre délégué recevra, sur ce point, des instructions particulières, en vue d'un ensemble de garanties grace auxquelles, si un accord intervient làdessus, camme nous l'espérons, entre les puissances et le Maroc, l'Europe ne devra plus assister au pénible spectacle de cruautés et de persécutions systématiques commises par des fonctionnaires fanatiques et avides sous les yeux de ses propres Représentants. Nous comptons dès ce moment, que l'ceuvre de notre délégué trouvera appui cordial et efficace auprès de son collègue britannique. Je m'abstiens d'en saisir immédiatement et directement les puissances pour ne pas provoquer, quelque part, des objections et difficultés.

665

IL CANCELLIERE DELL'IMPERO TEDESCO, BISMARCK, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in F. CRISPI, Politica estera, cit., p. 237)

T. s. N. Berlino, 11 marzo 1888, ore 15,08 (per. ore 16,25).

Le télégramme (l) que V. E. vient de m'adresser prouve qu'elle comprend la profonde douleur dans laquelle m'a plongé la mort du souverain que j'ai eu le bonheur de servir jusqu'à la dernière heure de sa vie. Je remercie

V. E. de ce témoignage de sympathie. Il m'a apporté une grande consolation en ce moment d'épreuves et m'a profondément touché. C'est dans la certitude de voir notre deuil partagé par tous les hommes de bien dans ce monde qu'avec l'aide de Dieu je puise la force dont j'ai besoin pour remplir la tàche qui m'incombe.

666

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, TORNIELLI

T. 312. Roma, 11 marzo 1888, ore 17.

Vous· allez bientòt recevoir pour la conférence prochaine, des instructions dont le projet est maintenant l'objet d'un échange préliminaire d'idées entre Rome et Londres. Mais je dois dès à présent vous prévenir que je vais vous faire parvenir entre ces instructions générales, des instructions spéciales en vue d'une initiative que je compte prendre dans la conférence en faveur de la cause des juifs au Maroc. Vous serez chargé de proposer à la conférence de remplacer par un ensemble de garanties sérieuses celles que les israélites au Maroc trouvaient jusqu'ici dans les protections abusives. Je télégraphie à notre Chargé d'Affaires à Tanger de m'adresser, sur ce point spécial, un rapport et de vous en faire parvenir directement une copie.

(l) Cfr. n. 662.

667

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, MAISSA

T. 313. Roma, .11 marzo 1888, ore 17,30.

Mon intention est de faire prendre par notre délégué dans la conférence de Madrid, l'initiative d'un ensemble de garanties sérieuses et pratiques par lesquelles les Israélites au Maroc seraient assurés, contre les persécutions et les actes arbitraires, tout autant et meme mieux encore que par les protections abusives qu'il s'agirait de faire cesser. Pour faciliter à cet égard l'oeuvre de notre délégué je vous prie de m'expédier, ai:nsi qu'à l'ambassadeur du Roi à Madrid, un rapport spécial indiquant d'une manière détaillée quelles devraient etre ces garanties en vue de concilier l'indépendance de l'Empire marocain avec la sauvegarde d'une cause hautement humanitaire et de civilisation.

668

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, MAISSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 541. Tangeri, 11 marzo 1888, ore 20,50 (per. ore 6 del 12).

Le Sultan m'a fait écrire par le Vizir Garnit une lettre amicale au sujet de la mission qu'il a envoyé au Saint Père. Il me donne les raisons pour lesquelles il ne s'est pas adressé à nous, et il me prie de Vous transmettre ces explications pour que les bons rapports existants entre les deux gouvernements n'aient pas à en souffrir. Je vous envoye, par poste, la traduction de la lettre (1).

669

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 38/29. Pietroburgo, 11 marzo 1888.

Col mio telegramma del 9 marzo corrente (2) informai l'E. V. che il Consigliere di Collegio, Alessandro Iswolsky, primo Segretario di Legazione Imperiale, partirebbe a giorni alla volta di Roma con missione officiosa presso il Vaticano.

Ho ora l'onore di confermarLe la notizia, ampliandola con alcuni particolari ad essa riferentisi, e con un cenno sui precedenti diplomatici di questo distintissimo giovane funzionario russo.

Il Signor A. Iswolsky appartenne, già tempo, all'Ambasciata imperiale presso il Quirinale, in qualità d'addetto. Fu poscia a Costantinopoli ove fu scelto come segretario della commissione di delimitazione della frontiera tra la Bulgaria e la Rumelia. Di là passò a Bucarest, e quindi a Washington. Nell'anno 1886 fu nominato Agente diplomatico e Console Generale a Sofia, ma in quel punto essendo sopravvenuta l'abdicazione del Principe Alessandro di Battemberg e la rottura delle relazioni diplomatiche tra la Russia e la Bulgaria, il Signor Iswolsky fu trattenuto a Pietroburgo ove godette d'un lungo congedo. Ma poco tempo fa lo si occupò nel Ministero degli Affari Esteri ed ebbe parte attiva nei tentativi d'accordo tra la Corte di Russia ed il Vaticano. Seppi da persona di fiducia che egli chiese ed ottenne dal Colonnello Villaume, Agente militare di Germania, lettera di speciale raccomandazione per il Dr. Schlozer Ministro di Prussia presso la Santa Sede. Ho poi da buona fonte, com'ebbi l'onore di telegrafarlo oggi all'E. V. (1), che il Signor Iswolsky è latore d'una lettera dello Czar per il Santo Padre, che egli recasi a Roma sotto l'apparente pretesto d'un congedo, e che la sua missione officiosa presso il Vaticano sarà per il momento tenuta segreta, vale a dire • finchè circostanze propizie permetteranno di svelare il mistero •.

Il diplomatico che mi favorì queste ultime informazioni ne accentuò l'importanza studiandosi di dimostrarmi, come nelle attuali circostanze, il Gabinetto russo abbia interesse a conciliarsi le buone grazie dei Polacchi lusingando cioè le passioni religiose dei cattolici in quelle regioni limitrofe dell'Austria.

Questo governo, diceva egli, si preoccupa del contrasto fra l'antipatia che il regime russo inspira ai Polacchi sotto il giogo dello Czar e le relazioni comparativamente buone che l'Austria ha saputo crearsi colla Gallizia.

Nel mio rapporto n. 30/213 del 5 corrente (2) ebbi l'onore di segnalare alla

E. V. l'interesse che quest'Ambasciatore di Germania annette all'intelligenza che la Russia evidentemente sta ricercando col Vaticano.

(l) -Cfr. n. 676, allegato. (2) -Non pubblicato.
670

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 549. Parigi, 12 marzo 1888, ore 15,45 (per. ore 16,50).

J'ai vu ce matin M. Flourens après lui avoir envoyé les dernières propositions de V. E. relatives au traité de commerce afin qu'il eut temps d'en prendre connaissance (3).

Il les a accueillies avec beaucoup de faveur et il s'est empressé de me dire qu'il les reconnaissait dictées par un esprit de conciliation dont il me chargeait

de remercier V. E. Il considère ces propositions comme propres à mener conclusion du traité qu'il désire voir bientòt réaliser, mais il se réserve les examiner avec le concours de ses collègues. Il me fera connaitre aussitòt que possible ses conclusions ainsi que les quelques observations qu'il y aura lieu de faire.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 644.

(3) Si veda il libro giallo, Négociations commerciales et maritimes avec l'ltalie (10 mars31 aout 1888), n. l, Paris, 1888, Menabrea a Flourens, Parigi, 10 marzo 1888, n. 1.

671

L'AMBASCIATORE A MADRID, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 553. Madrid, 12 marzo 1888, ore 19,30 (per. ore 23,30).

Je dois signaler, à toute bonne fin, à V. E. un certain refroidissement qu'il m'a paru noter chez M. Moret, au sujet de la réunion de la Conférence depuis que le Maroc aurait fait entendre qu'il n'en veut lui-meme qu'à la condition que celle-ci s'occupe seulement de la question des protections abusives. Sur cette prétention du Maroc, dont il est facile de comprendre de quel còté doit etre venue la suggestion, M. Moret attendait, ces jours derniers, des informations plus précises qu'il m'a promis de me communiquer.

672

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, MAISSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 555. Tangeri, 12 marzo 1888, ore 20,35 (per. ore 23,45).

Il y a au Maroc quelques centaines de juifs protégés, il y en a de cent à deux cent mille sans protection; ces derniers sont sujets aux actes arbitraires des autorités ni plus ni moins que leur compatriotes musulmans. Pour trouver des garanties sérieuses il faudrait changer le Gouvernement du pays. Je ferai de mon mieux pour exécuter les ordres de V. E., mais il me sera fort difficile de suggérer les mesures pratiques dont il est question dans votre télégramme (1).

673

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. P. SEGRETO RISERVATO S. N. Berlino, 12 marzo 1888.

J'ai donné lecture au Secrétaire d'Etat du télégramme de V. E. du 7 mars (2) relatif au mémoire signé en janvier par les délégués militaires italoaustro-allemands, mémoire que nous sommes disposés à ratifier sous les réserves

explicitement faites par nos commissaires d'accord avec le délégué allemand et dont celui-ci a déclaré prendre acte. La réserve n. 2 a produit chez le comte de Bismarck une impression pénible. Cette réserve est vague. Quel est le chiffre des forces françaises d'attaque qui serait envisagé par nous camme considérable au point de nous obliger à disposer de toutes les nòtres pour la défensive? Il n'entre nullement dans les calculs de probabilité en cas de guerre entre les trois puissances centrales d'une part et la Russie et la France d'autre part, la seule éventualité visée par le mémoire susdit, que la France laisse ses frontières presque dégarnies vers l'est pour jeter le plus grand poids de ses forces vers l'Italie. Une pareille réserve aurait un peu l'air de vouloir diminuer et meme annuler notre concours éventuel vers le Rhin. Quant à la question de la ratification, le Secrétaire d'état avait pensé, qu'une fois l'accord établi entre les délégués, sans qu'il se soit élevé d'aucun còté des objections de fond ou de forme, le mémoire munì de leurs signatures serait considéré comme étant approuvé par les états-majors respectifs et resterait dans les cartons militaires sauf à y recourir en cas de besoin. Il ne s'est agi que d'un arrangement militaire qui ne comporte aucun acte supplémentaire, que ce soit une déclaration ou échange de notes des Gouvernements. Ceux-ci se trouvent déjà en règle par les traités d'alliance. Cette impression du secrétaire d'Etat m'a été confirmée en voie indirecte et de la manière la plus positive. Nos scrupules semblent d'un ordre plus théorique que pratique. Ce fut peut-etre pour ce motif que le délégué allemand, en prenait acte sous forme de simple conversation. Il n'y aura pas attaché une véritable importance sur le terrain des faits. Ces scrupules paraitraient denoter, ce qui certainement n'est pas le cas, un manque de confiance en nous-memes. La première réserve a été énoncée et comme de raison elle est maintenue sans qu'il soit nécessaire d'y revenir. Tout au plus notre attaché militaire pourrait la reppeler. II en est de meme pour la clause mentionnée à la fin du télégramme précité. Le Comte de Bismarck m'a demandé de lui remettre par écrit la substance de ce télégramme de V. E., mais, en présence de l'accueil rencontré tout d'abord par mes ouvertures, vous comprendrez que

j'hésite à le faire sans de nouvelles instructions.

(l) -Cfr. n. 667. (2) -Cfr. n. 653.
674

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. CONFIDENZIALE 562 bis. Londra, 13 marzo 1888, ore 16,08 (per. ore 18,15).

Salisbury m'a dit ce qui suit: • White télégraphie avoir été informé que Nelidow a l'intention de faire auprès de la Porte des pressantes démarches pour l'induire à prendre des mesures coercitives à l'égard du Prince Ferdinand. J'ai donné instruction à White de prévenir le Gouvernement Ottoman de ne

pas céder aux insistance de la Russie, en faisant remarquer que si ,le sang était versé, il ne s'arreterait pas en Bulgarie, mais il coulerait au delà de la frontière. Nous sommes restés, jusqu'ici, spéctateurs inactifs des menées de la Russie; il est temps de donner signe de vie. Le fait est que l'Allemagne a eu grandement tort d'encourager la Russie. Il pourrait se faire qu'elle le regrettait. L'habitude de la Russie est de se servir des circonstances imbarassantes où se trouvent les autres puissances. Il est possible qu'elle entende profiter de la situation actuelle de l'Allemagne pour faire quelque coup de main •. Ayant prié Salisbury de me dire s'il avait reçu information de quelque grave décision de la Russie, Sa Seigneurie m'a répondu négativement, ajoutant qu'il avait des soupçons, bien que l'Ambassadeur de Russie venait de lui tenir un langage pacifique. J'ai demandé à Salisbury s'il croyait utile que V. E. donnat des instructions analogues au Représentant du Roi à Constantinople, et Sa Seigneurie m'a répondu qu'il le désirait, d'autant plus qu'il savait que ses idées étaient en harmonie avec celles de V. E.

675

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. CONFIDENZIALE 561 bis Londra, 13 marzo 1888, ore 15,54 (per. ore 18,45).

J'ai annoncé à Salisbury la résolution de V. E. de prendre à la Conférence de Madrid, l'initiative en faveur des juifs, si la protection était abolie au Maroc. Sa Seigneurie a cordialement approuvé ce projet, lequel avait toutes ses sympathies. Il m'a déclaré formellement que, de son còté, il donnerait des instructions au plénipotentiaire britannique d'appuyer la proposition du représentant du Roi. Il a ajouté qu'il était nécessaire introduire des réformes dans l'administration marocaine, sans lesquelles l'abolition des protections n'amènerait que des résultats dangereux, mais, en méme temps, les puissances devaient s'engager par une déclaration à respecter l'intégrité du Maroc. J'ai répondu à Sa Seigneurie que V. E. connaissait ses vues et qu'elle les partageait. Sur sa demande, je lui ai donné un résumé du télégramme de V. E. du 11 courant (1). Rothschild est allé prévenir le Foreign Office qu'aussitòt après l'abolition des protections les juifs seraient massacrés. Le sous-secrétaire d'Etat a exprimé l'avis qu'à la Conférence l'Italie devait présenter la proposition que, si les juifs étaient massacrés, les puissances se réservaient le droit d'intervenir collectivement au Maroc. J'ignore si cette idée sera approuvée par Salisbury avec lequel il serait utile discuter le projet de V. E.

(l) Cfr. n. 664.

676

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, MAISSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 80/38. Tangeri, 13 marzo 1888.

A conferma del mio telegramma di ieri l'altro (l) mi onoro di trasmettere

a V. E. la traduzione qui unita della lettera direttami, per incarico del Sultano,

dal Visir Garnit circa la missione marocchina al Vaticano.

Non avendo ricevuto risposta alcuna al mio rapporto delli 15 Febbraio,

n. 46/22 (2) sull'argomento io mi ero astenuto dal fare qualsiasi passo presso questo Governo, ben comprendendo d'altronde come l'incidente per quanto spiacevole, non ammettesse alcun reclamo ufficiale da parte nostra. Mi ero quindi limitato ad esprimere, come sentimento mio personale, il rincrescimento che il Sultano si fosse deciso ad inviare in Italia il suo Ministro degli Affari Esteri senza farmene avvertito.

La lettera del Visir Garnit è diretta evidentemente ad attenuare questa impressione. Le spiegazioni che contiene sono certo assai singolari, e provano quanto sia difficile per il Sultano di rendersi conto della nostra situazione di fronte alla Santa Sede. Ma quali che siano parmi che si possano da noi considerare come soddisfacenti, avendo specialmente riguardo all'offerta di inviarmi copia della lettera diretta al Pontefice, ed alla ripetuta espressione del desiderio che questa missione non abbia a raffreddare i buoni rapporti fra i due Paesi.

Non v'ha dubbio per me che quella certa persona alla quale si allude nella lettera del Visir Garnit sia il Signor Diosdado. Può darsi che il Padre Lerchundi sia stato l'intermediario; ma l'impulso e l'azione direttiva venivano dalla Legazione di Spagna. Avremo a questo riguardo più esatti particolari quando il Sultano verrà qui in giugno, o quando alcuno di noi si rechi alla Corte.

Circa all'oggetto della missione stessa la mia impressione è che essa sia stata infatti di semplice cortesia. Che Sid Mohamed Torres si fosse recato a Roma per trattare con il Pontefice la questione delle protezioni era cosa così inverosimile che non credetti neppure farne cenno nella mia corrispondenza. Maggior apparenza di verità aveva la notizia pubblicata dai giornali inglesi e francesi (il Times del 5 marzo e il Temps della stessa data) che egli dovesse ottenere dal Vaticano che si fissassero esattamente i limiti rispettivi dell'azione delle missioni francese e spagnola al Marocco. Ma, se l'argomento può interessare la Spagna, non presenta alcun interesse per il Sultano il quale non ha un solo suddito cristiano. E d'altronde sino ad oggi non esistono missioni francesi al Marocco. Le sole missioni Cattoliche che siano mai state in questo Impero (e vi sono tuttora) sono quelle dei Francescani spagnuoli. Essi hanno qui la loro sede principale, e succursali di poca importanza a Casablanca, Mazagan e Mogador. Come riferii a suo tempo a V. E., il Signor Diosdado,

quando fu a Rabat lo scorso anno, chiese che potessero stabilirsi a Fez ed a Marocco, ma il Sultano non diede il suo consenso.

A capo di queste missioni sta il Padre Lerchundi col titolo di Prefetto Apostolico, e credo che la sua giurisdizione si estenda a tutto il Marocco. Egli dipende da Propaganda ove risiede il Generale dei Francescani della così detta provincia di Spagna.

Notizie più esatte a tale riguardo potranno forse aversi a Roma, ed in questo caso sarò grato a V. E. se vorrà trasmetterle a questa R. Legazione.

.ALLEGATO

GARNIT A MAISSA

(Traduzione)

Mekines, 28 febbraio 1888.

Lode a Dio.

Non havvi forza e possanza se non in Dio.

Complimenti d'uso.....

Una certa persona, mentre recava a notizia di Sua Maestà Sceriffiana come tutti i Sovrani degli Stati, tanto musulmani che cristiani, avessero inviato Ambasciatori a Roma, presso il Pontefice, affine di complimentarlo in occasione del suo Giubileo Sacerdotale e stringere sempre più con Sua Santità i legami di amicizia, consigliava altresì il Sultano a seguire l'esempio delle altre Potenze inviando egli pure, in tale ricorrenza, un'Ambasciata al Papa.

Il nostro Signore -proteggalo Iddio -trovò buono il consiglio e lo accolse con altrettanto maggiore favore in quanto che il Papa risiede in Italia, alla quale Sua Maestà è vincolata da particolare amicizia. Egli considerò eziandio che i suoi antenati (li santifichi Iddio) avevano sempre, come è noto all'universale, mantenuto intimi e cordiali rapporti con i missionari cattolici; e volle seguirne le tradizioni inviando, in questa occasione, un'Ambasciata al Capo della Chiesa Cattolica. Ed al desiderio di stringere con Sua Santità rapporti di amicizia il Sultano fu eziandio indotto dal pensiero che egli era italiano.

Essendosi quindi deciso il nostro Signore a mandare quest'Ambasciata interrogò la persona, la quale ne aveva consigliato l'invio, sulla convenienza che siffatta missione fosse inviata a Sua Santità per tramite del Governo italiano, come suolsi praticare per l'invio di Ambasciatori Sceriffiani al Vostro Sovrano. La persona in parola rispose dicendo non essere ciò necessario giacchè, nell'attuale circostanza, non trattavasi dell'invio di un'Ambasciata per parte di uno ad altro Governo, che quindi essa era libera di recarsi presso il Pontefice come e quando più le sarebbe piaciuto, soggiungendo che forse, qualora la missione si fosse recata dal Papa per 11 tramite del Governo italiano essa non sarebbe stata ricevuta da Sua Santità.

In seguito a tale risposta Sua Maestà Sceriffiana ordinò al Naib Sid Hagi Mohammed Torres di recarsi presso il Pontefice, accompagnato da due altre persone prescelte per siffatta missione, col mezzo che egli avrebbe stimato migliore, e gli fece consegnare una lettera sceriffiana per il Pontefice inspirata a quanto ho dianzi esposto, e di essa lettera vi manderemo copia qualora fosse desiderio vostro di averla.

Il nostro Signore -lo esalti Iddio -mi ha ordinato di informarvi di quanto precede e di assicurarvi che, non inviando detta Ambasciata per il vostro tramite egli non ha avuto l'intenzione di sottrarsi all'uso il quale prescrive che quando s'invia una missione in un altro Stato si deve avvertirne il rappresentante di questo, ed inoltre inviare la missione stessa per il suo tramite. Ciò avvenne solo per suggerimento della persona che ci consigliò di inviare questa missione.

Sua Maestà il nostro Signore vi prega di spiegare tutto ciò al vostro Governo amico per sua intelligenza acciocchè non faccia sul conto nostro supposizioni che possano .avere per.effetto un raffreddamento nella amicizia che unisce i due paesi, essendo mvece desiderio nostro che essa vada sempre aumentando e consolidandosi.

Pace.

(l) -Cfr. n. 668. (2) -Non pubblicato.
677

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 314/174. Vienna, 14 marzo 1888.

Mi è riferito confidenzialmente che il principe Lobanoff ha dato ieri l'altro al conte Kalnoky comunicazione d'un estratto di lettera del signor de Giers al barone di Staal, ambasciatore russo in Londra, relativa agli affari di Bulgaria. La lettera del signor de Giers tradiva un certo senso d'amarezza. Il ministro russo si lagnava del rifiuto dell'Inghilterra, dell'Austria-Ungheria e dell'Italia di associarsi alle pratiche fatte a Costantinopoli per indurre la Sublime Porta a dichiarare l'illegalità della permanenza del principe Ferdinando sul trono di Bulgaria; faceva intendere che la condotta delle tre potenze, le quali mentre erano d'accordo nel considerare illegale l'intronizzazione del detto principe, si rifiutavano però di far fare una dichiarazione in tal senso al governo bulgaro, poteva tacciarsi di dubbia moralità; e finalmente contestava che l'attuale governo bulgaro mantenesse l'ordine in Bulgaria, attesochè la specie d'ordine che ivi regnava era l'effetto di provvedimenti tirannici e dello stato d'assedio.

Il conte Kalnoky avrebbe risposto che, per quanto spetta al governo austro-ungarico, questo non aveva risposto con un rifiuto all'invito della Russia, ma aveva chiesto prima di pronunciarsi, spiegazioni e assicurazioni, e che intanto, senza dar tempo alle potenze d'esaminare la quistione colla ponderazione che esige, il governo russo aveva precipitato le cose a Costantinopoli e aveva indotta la Porta a fare la chiesta dichiarazione, dando così poco peso a quella unanimità che si era invocata. Quanto alla taccia di immoraLità della condotta delle tre potenze, il conte Kalnoky avrebbe interrotto il suo interlocutore osservando che quell'accusa avrebbe toccato più giustamente i colpevoli e gli approvatori dell'agguato notturno di cui fu vittima il principe Alessandro di Battenberg. Sull'allusione allo stato d'assedio in Bulgaria, il conte Kalnoky si limitò a ricordare che, salvo errore, lo stato d'assedio è in pieno vigore a Pietroburgo.

Il colloquio terminò colla constatazione che non c'era per ora modo d'intendersi, ma il principe Lobanoff avrebbe dichiarato che in ogni caso il governo russo non ricorrerebbe, per ora almeno, ad altre pratiche, e che attenderebbe.

Dopo, come prima del telegramma del gran v1z1r al governo bulgaro, la quistione rimane adunque insoluta. Soltanto la situazione del principe Ferdinando ne è rimasta forse alquanto scossa nell'interno della Bulgaria. La soluzione appare sempre più lontana, nè vi è apparenza di prossime modificazioni, salvo quelle che incidenti fortuiti o provocati possano produrre all'improvviso.

678

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed.. parzialmente, in LV 62, p. 19)

R. 400/207. Londra, 14 marzo 1888.

Continuo il rapporto del 6 corrente (n. 173) (l) ed ho l'onore di far noto all'E. V. che il governo francese ha approvato le obbiezioni di lord Salisbury agli emendamenti fatti dalla Porta al disegno di convenzione del canale di Suez, con una eccezione, ch'è la seguente. Il Signor Flourens ha pregato lord Salisbury di non opporsi all'aggiunta proposta dalla Turchia delle parole c au besoin • nel 2° capoverso dell'art. IX. Il ministro francese ha fatto notare a lord Salisbury, per mezzo del Signor Waddington, che non si trattava che di dare alla Porta una tenue soddisfazione di amor proprio; che l'aggiunta di quelle parole non poteva aver *alcun significato; e che la debolezza della Porta era la miglior guarentigia che in ogni congiuntura essa sarebbe costretta di concertarsi * (2) colle potenze per la difesa del canale. Sua Signoria, per dar nuovo segno del suo desiderio di conciliazione * e stanca del protratto negoziato* (3), aveva ceduto agli argomenti (4).

*Ebbi l'onore il 12 corrente di partecipare ciò che precede all'E. V. (5) col telegrafo * (3).

Devo aggiungere * le due osservazioni seguenti. La prima è * (3) che di ogni proposta della Francia e della Turchia e di ogni risposta dell'Inghilterra, circa gli emendamenti alla convenzione di Suez, il Foreign Office mi ha fatto via via consapevole, come ne fanno fede i miei * numerosi * (3) telegrammi su tale argomento. A quei telegrammi l'E. V. non ha risposto per telegrafo ed ho ascritto il silenzio ad approvazione del modo di procedere dell'Inghilterra. *Non ho quindi creduto dicevole (nè forse avrei potuto) interrompere giorno per giorno i negoziati colla Francia aspettando una risposta in iscritto da codesto

R. ministero, tanto più trattandosi di cose, a parere del Foreign Office, di tenue importanza, come è per esempio quella dell'inserzione o dell'omissione nell'art. IX delle parole c au besoin •.

40 -Documenti diplomatici -Serie Il -Vol. XXI

La seconda osservazione è di sir J. Pauncefote. Avendo io interrogato il vice segretario di Stato se egli credeva che ogni difficoltà fosse finalmente appianata circa la convenzione di Suez, egli mi rispose che, a parer suo, la Porta, nonostante ogni studio della Francia, saprebbe trovare, ad istigazione della Russia, nuove difficoltà, e frapporre nuovi indugi alla stipulazione di quell'atto * (1).

(l) -Cfr. n. 648. (2) -LV: c molto significato, giacchè la Porta, in ogni congiuntura, si concerterebbe •. (3) -Omesso in LV. (4) -Aggiunto in LV: c ed alla domanda del Signor Flourens •· (5) -Non pubblicato.
679

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, TUGINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 113/82. Costantinopoli, 14 marzo 1888.

Questo agente di Bulgaria mi ha riferito che il governo principesco, pur avendo l'intenzione di rispondere all'ultima comunicazione della Sublime Porta, relativa alla dichiarazione d'illegalità per la presenza del Principe Ferdinando in Bulgaria, non si farà tanto sollecito di recare in atto questo suo divisamento.

Il Signor Wulcowitsch mi ha pure confidato che egli, insieme al Signor Stoiloff, Ministro bulgaro qui di passaggio per motivi di famiglia, si recò giorni sono, dal Gran Visir per conoscere quali fossero le aspettazioni del Governo Ottomano a riguardo della risposta alla notificazione fatta al Signor Stambuloff.

Il Gran Visir avrebbe lasciato in piena balia del Governo bulgaro di rispondere oppur no al suo telegramma del 5 marzo: avrebbe inoltre aggiunto che, qualora il Signor Stambuloff si fosse deciso a rispondere, S. A. suggeriva che la risposta fosse concepita in termini tali da non suscitare nuove difficoltà e da lasciare impregiudicata la situazione. Il Gran Visir opinava che ritardando a rispondere si finirebbe forse per non più pensare alla esistenza della notificazione in discorso, la quale avrebbe così la medesima sorte toccata alla sua comunicazione del 22 agosto 1887.

Il Signor Wulcowitsch mostrava di nutrire le più liete speranze per l'avvenire

del proprio paese in seguito all'assunzione al Trono dell'Imperatore Federico III.

Secondo lui, il nuovo Imperatore di Germania non avendo simpatie molto vivaci

per la Russia, è da aspettarsi che le sue ben note tendenze per le Potenze

liberali lo faranno inclinare più decisamente del suo glorioso predecessore verso

il gruppo delle Potenze occidentali.

680

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, TUGINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 115/84. Costantinopoli, 14 marzo 1888.

A quanto mi è stato riferito, questo ambasciatore di Russia si recò giorni

sono alla Sublime Porta per ringraziare il gran Vizir, che aveva fatto favorevole accoglienza alla domanda del gabinetto di Pietroburgo circa la notifica

S64

zione d'illegalità per la presenza del principe Ferdinando in Bulgaria. Durante

la conversazione, il Signor di Nelidoff, come mi si assicura, avrebbe detto a

Sua Altezza che, secondo il suo modo di vedere personale, la Porta dovrebbe

ora intimare al principe Ferdinando lo sfratto dalla Bulgaria. Non so fino a

qual punto ciò possa essere esatto; ma pure ammettendo che il signor Nelidoff

non abbia inteso con ciò se non enunciare una sua idea affatto personale, è

d'uopo però riconoscere in questa circostanza un indizio che la Russia sia forse

disposta a fare quanto prima un passo avanti sulla via che si è aperta colla

notificazione d'illegalità fatta testè dalla Porta.

Anche ritenendo la suggestione del Signor di Nelidoff come non fatta, non

si può fare a meno di considerare che il pericolo di simili eccitamenti per parte

della Russia possa presentarsi dall'oggi al domani, specialmente se si pensa

che la Porta cede come canna a tutti i venti. D'altra parte confermandosi

sempre più le notizie circa le mene degli agenti russi verso la frontiera bulgara,

è da temersi che possano verificarsi tentativi di torbidi in Bulgaria.

In tale previsione quest'ambasciatore di Austria discorrendo ieri l'altro

coi ministri ottomani ha insistito sull'obbligo della Porta di esercitare la più

rigorosa sorveglianza, perchè non abbiano a rinnovarsi imprese guerresche che

sembrano prepararsi per la prossima primavera da agitatori che percorrono la

penisola dei Balcani.

Il barone di Calice ha inoltre ripetuto ai ministri ciò che il conte K3.1noky disse testè all'ambasciatore di Russia a Vienna, cioè che gli schiarimenti forniti dal governo russo non erano tali da modificare il modo di vedere del governo austro-ungarico a riguardo della domanda russa che la Porta avendo fatto nell'intervallo la dichiarazione d'illegalità senza attendere il concorso dell'Austria, rimaneva ora esclusa la possibilità che il governo austro-ungarico potesse posteriormente associarvisi. D'altronde la presenza di non pochi agitatori verso la frontiera meridionale bulgara dava motivo a temere per l'ordine attuale delle cose in Bulgaria. Ora tutto ciò lo confermava nel convincimento che non si dovesse scuotere il governo bulgaro, il quale, ha saputo mantenere la tranquillità nel paese, e che infine il governo austro-ungarico non intendeva in nessun modo assumere la responsabilità di avere contribuito a provocare una guerra nei Balcani.

E ieri, a titolo pure di mònito, quest'ambasciatore d'Inghilterra tenne il seguente linguaggio alla Porta: • È da sperare, egli disse, nell'interesse stesso della Turchia, che il passo fatto da essa a Sophia, a richiesta della Russia e senza essersi precedentemente assicurata delle intenzioni delle tre potenze, rimarrà un'eccezione e non diventerà la regola. Ove ciò non fosse la Turchia dovrebbe imputare a sè stessa le funeste conseguenze che ne risulterebbero; tanto più che se il principe Ferdinando fosse forzato a lasciare la Bulgaria, il nuovo stato di cose che ne seguirebbe non sarebbe legale e potrebbe anzi precipitare il principato nell'anarchia •·

Sir William White mi disse che lord Salisbury, informato precedentemente del tenore di questo linguaggio vi aveva dato il suo assenso. E mi soggiunse che avendo egli messo a parte di questo suo disegno il Signor di Radowitz, questi non aveva trovato nulla da obbiettarvi.

Il barone di Calice e sir W. White informandomi di quanto precede mi esortarono a tenere analogo linguaggio ai ministri ottomani. Il primo anzi fu di parere che io dovessi modellare il mio dire su quello del suo collega inglese, attesochè la forma di esso era più accentuata.

Tenendo presente le istruzioni generali impartite dall'E. V. a questo R. ambasciatore, non ho esitato a mostrarmi pronto a seguire il consiglio dei due ambasciatori. Nelle presenti circostanze non mi parve difatti dubbia l'utilità dell'avvertenza fatta da essi alla Porta, ed inoltre pensai che importava oggi di confermare nei ministri ottomani il convincimento che il linguaggio delle tre ambasciate rimane sempre il medesimo prima e dopo la dichiarazione d'illegalità e che perdura immutato l'allineamento delle tre potenze. Assicurai quindi i due ambasciatori amici che l'indomani mi sarei recato alla Porta per tenere ai ministri ottomani il linguaggio da essi indicato.

Ho riferito quanto precede a V. E. col mio telegramma di stasera {1).

(l) Il brano fra asterischi è omesso in LV.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, TUGINI

T. URGENTE CONFIDENZIALE 333. Roma, 15 marzo 1888, ore 9,40

Il nous revient que Nelidoff a l'intention de faire auprès de la Porte de pressantes démarches pour l'induire à prendre des mesures coercitive~~ à l'égard du Prince Ferdinand. Cette démarche est contraire aux assurance•· qui m'ont été données itérativement par le baron d'Uxkull le 17 et le 19 février (2) et dont j'ai pris acte. En effet l'ambassadeur de Russie affirmait qu'après la déclaration d'illégalité de la présence du prince Ferdinand en Bulgarie faite par la Porte, la Russie n'adopterait aucune mesure coercitive ou agressive. Une déclaration analogue pour ce qui concerne la Turquie m'a été faite le 7 mars par Photiades pacha (3) lorsqu'il me remit le télégramme adressé par le Grand Visir à Stambulof. Je veux croire que la Russie, d'une pé."'t, et la Turquie, de l'autre, resteront fidèles à leurs déclarations qui constituent de véritables engagements. De toute façon, je ne pourrais jamais approuver aucun acte hostile de la part des deux puissances ou de l'une d'elles, tout acte hostile pouvant etre cause ou occasion de funestes conséquences, non seulement pour la péninsule des Balkans, mais pour l'Europe entière. Veuillez parler à la Porte un langage en ce sens, en vous mettant d'accord avec vos collègues d'Angleterre et d'Autriche qui doivent avoir reçu des instructions analogues. Ajoutez que si les conseils de modération des trois puissances ne sont pas écoutés, nous laissons à la Turquie et à la Russie la responsabilité de leurs actes.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. nn. 590 e 603. (3) -Cfr. n. 657.
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L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, TUGINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. CONFIDENZIALE 602 bis. Costantinopoli, 15 marzo 1888, ore 20,10 (per. ore 20,25).

J'ai parlé aujourd'hui successivement au Grand Vizir et au Ministre des Affaires étrangères dans le sens de mon télégramme d'hier au soir (l) en me prévalant surtout des directions contenues dans le télégramme de V. E. de ce matin (2). Le Grand Vizir et le Ministre des Affaires étrangères m'ont donné les assurances les plus formelles et les plus explicites au sujet de la ligne de conduite que la Porte entend suivre relativement à l'affaire bulgare.

Le Grand Vizir m'a déclaré que, comme il avait déjà decliné tout emploi de mesures coercitives, lorsque la Russie avait formulé sa dernière demande, il avait aujourd'hui fermement résolu de repousser toute proposition de ce genre qui lui serait faite ultérieurement de la part de cette puissance. Si la Porte a donné suite à la demande d'illégalité, elle ne l'a fait que après s'étre préalablement assurée qu'elle ne pouvait faire de tort aux bulgares et sur les instances pressantes de l'Allemagne.

D'ailleurs la notification d'illégalité n'est que la répétition de ce qui avait été fait au mois d'Aoiìt 1887. Le Grand Vizir a ajouté que la Turquie restera fidèle aux déclarations faites aux trois puissances, à savoir qu'elle n'adoptera pas de mesures de coercition ou d'agression contre l'état actuel des choses en Bulgarie. • Je puis vous assurer, m'a-t-il dit, que tant que je resterai à ce poste, je ne me départirai pas de cette règle de conduite que je me suis tracé dès le commencement de cette question •. Said pacha m'a tenu un langage presque identique. Il m'a chargé d'assurer V. E. que la Porte continuera, comme elle l'a fait jusqu'à présent, à se refuser à toute mesure coercitive et qu'elle cherche et cherchera toujours la solution de la question bulgare dans l'accord unanime de toutes les puissances signataires du Traité de Berlin.

J'ai dit au Grand Vizir et au Ministre des Affaires étrangères que je prenais acte de leur déclaration.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 320/179. Vienna, 15 marzo 1888.

Con precedente rapporto del 12 novembre scorso (Politico n. 280) (3) ho informato V. E. di certi tentativi di negoziato che erano stati fatti qui in Vienna da Monsignor Galimberti, Nunzio Pontificio, presso il Principe Lobanow, Am

basciatore di Russia, nell'intento di riannodare le relazioni diplomatiche fra la Russia e la Santa Sede, alla qual cosa il Papa Leone XIII annetteva una grande importanza. Quei tentativi non ebbero alcun risultato, e i negoziati si ridussero qui in Vienna ad uno scambio di idee, di cui ebbi l'onore di render conto a V. E. nel citato rapporto. Ma se i negoziati non continuarono in Vienna, si riannodarono a Parigi fra il Barone di Morenheim (che è cattolico) e Monsignor Rotelli, Nunzio Papale in Francia. Con quale esito quei negoziati si vadano proseguendo in Parigi, non mi è noto. Le difficoltà, come altra volta accennai, sono gravi, e implicano principii sui quali il Vaticano non potrà e la Russia non vorrà transigere molto. Ma informazioni indirette, giunte da Parigi, fanno supporre che il Governo della Repubblica Francese impieghi i suoi buoni officii nello scopo di appianare le divergenze. Questi buoni officii della Francia in tale materia costituiscono un elemento nuovo nella questione, e meritano di essere segnalati all'attenzione di V. E.

(l) -Non pubblicato; ma cfr. n. 680. (2) -Cfr. n. 681. (3) -Cfr. n. 300.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. s. N. Roma, 16 marzo 1888, ore 12.

En réponse à la communication que V. E. nous a faite le 11 courant (1), mon honorable collègue, le ministre de la guerre vous prie de porter à la connaissance du secrétaire d'état ce qui suit: Si le Comte de Bismarck ne eroit pas nécessaire un acte supplémentaire comme ratification de la part des trois pQissances alliées, de l'accord établi à Berlin entre les délégués militaires, nous n'y insisterons pas et nous admettrons que le mémoire signé par les délégués soit considéré comme approuvé par les Etats-Majors respectifs et reste dans les cartons militaires sauf à y recourir en cas de besoin. De mème nous n'avons rien à ajouter à l'égard de la réserve n. l et de la clause mentionnée à la fin de mon télégramme du 7 mars (2).

Mais ce que nous ne comprenons pas c'est que la réserve n. 2 ait pu produire • une impression pénible • sur le Secrétaire d'Etat et qu'il ait pu supposer • soit de notre part un manque de confiance en nous mèmes, soit que nous voulions diminuer et mème annuler notre concours éventuel sur le Rhin •.

N'est-il-pas nature! que si la France venait à nous attaquer avec des forces tellement considérables que toutes les notres fUssent indispensables powr

lui tenir tete, nous ne pourrions pas envoyer sur le Rhin 5 ou 6 Corps d'Armée? Nous ne croyons pas que l'on doive exclure absolument du calcul des probabilités l'hypothèses que 1a France puisse diriger dès la rupture des hostilités ses plus grands efforts contre l'Italie par mer et par terre pour tacher de l'écraser et pouvoir se retourner ensuite avec ses armées victorieuses contre l'Allemagne: et cela dans l'espoir que celle-ci ne pourrait pas pendant le temps vaincre la résistance des places fortes et des forces qui lui seraient quand mème opposées sur la défensive par la France: surtout dans le cas où l'Allemagne dut engager une partie de ses forces contre la Russie. Je pourrais ajouter que nous avons quelques données qui nous portent à croire que ce plan de guerre a ses partisans dans l'Etat Major français.

Je prie donc V. E. de vouloir bien s'employer à effacer de l'esprit du Comte de Bismarck la pénible impression qu'a pu lui faire une interprétation moins exacte de notre réserve n. 2, en lui déclarant que cette réserve n'aurait lieu que dans le cas où la France commençat les hostilités par diriger contre l'Italie 12 Corps d'armée, c'est à dire plus de forces que l'Italie ne pourrait lui opposer si elle devait envoyer contemporainement 5 ou 6 de ses corps d'armée sur le Rhin. Ne voulant point admettre la possibilité de cette hypothèse, notre réserve n. 2 tombe évidemment elle-mème. En tout cas le Comte de Bismarck ne pourra pas douter des sentiments et des intentions du Gouvernement italien, s'il veut bien rappeler à sa mémoire les précédents qu'ont donné lieu aux pouparlers des délégués militaires auprès du Grand Etat Major allemand et les ouvertures faites à Berlin par nos délégués au sujet d'un concours éventuel des troupes italiennes sur le Rhin.

(l) -Cfr. n. 673. (2) -Cfr. n. 653.
685

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T. 355. Roma, 17 marzo 1888, ore 22,30.

Malgré absence traité de commerce, nous avons maintenu entrée en franchise des échantillons marchandises apportés par commis voyageurs français ou expédiés par négociants français. N ous apprenons maintenant que la mème facilité n'est plus accordée par l'administration française. Veuillez appeler sur ce fait l'attention du Gouvernement de la République (l) en le prévenant que si cette facilité n'est pas aussitòt rétablie, nous serions évidemment amenés à appliquer un traitement de réciprocité.

(l) Si veda il libro giallo: N égociations commerciales et maritimes avec t'ltatie, cit., Menabrea a Flourens, Parigi, 19 marzo 1888, n. 3, e per la risposta positiva di Flourens, ibid., n. 5.

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L'AMBASCIATORE A MADRID, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 621. Madrid, 17 marzo 1888. ore 20,45 (per. ore 6 del 18).

Je remercie V. E. de l'envoi des instructions annexées à la dépeche du 18 mars (1). Elles me sont parvenues hier et très opportunement pour écarter un malentendu qui aurait pu autrement se produire au préjudice des intérets que la politique italienne a principalement en vue dans cette affaire. V. E. dans l'exposé de la situation, sur laquelle sont fondées les instructions, insiste, comme sur un point acquis, que l'Angleterre s'est engagée, vis-à-vis de nous, d'admettre que la question de l'intégrité territoriale du Maroc soit posée dans la Conférence. Vous m'indiquez, au numéro 10 de vos instructions, la forme dans 'laquelle vous préféreriez que cette question soit présentée, et celle que vous accepteriez faute de mieux; mais vous me dites que si la Conférence évite de résoudre la question politique soulevée dans les notes du 11 mars et 15 aout de l'année dernière, l'imprévoyance, dont l'Europe donnera preuve pourrait avoir les conséquences les plus graves dans l'avenir; or je dois vous prévenir que mon collègue d'Angleterre a fait ici, le 8 ou le 9 de ce mois, la communication à M. Moret d'une dépeche de Lord Salisbury, dans laquelle ce dernier disait que l'Angleterre était parfaitement d'accord avec l'Espagne, pour ne voir aucun avantage à soulever dans la Conférence la question de la néutralité, et que la question du protocole de désintéressement ne se présenterait que si les délibérations que la Conférence prendrait des protections et de... (2) pourraient sembler non en harmonie avec l'intéret de la Convention de l'intégrité du territoire marocain. M. Moret ne sachant pas voir dans quelle hypothèse pourrait se présenter le cas de soulever la question du protocole de désintéressement, a demandé à l'Ambassadeur d'Angleterre de provoquer des explications, afin de savoir au juste quelles étaient les hypothèses visées par le Gouvernement Anglais. M. Moret croyait que j'étais au courant de la démarche anglaise et il m'en a parlé. Mon collègue d'Angleterre (avec lequel je m'étais rencontré presque tous les jours, qui m'avait souvent demandé si j'avais moi-meme appris quelque chose au sujet de la Conférence, et auquel j'avais à plusieurs propositions répété que j'avais pour instruction de m'entendre avec lui et que j'attendais conséquemment de savoir ce que le Gouvernement anglais désirait) m'avait au contraire fait un mystère absolu de la dépeche qu'il avait reçu et de la communication qu'il en avait faite. J'ai constaté qu'il n'avait pas observé la meme réserve avec mes collègues de l'Autriche-Hongrie et de l'Allemagne, et en suite je m'en suis expliqué nettement avec lui. Je lui ai dit, entre autres choses, que ces derniers ne m'avaient pas laissé ignorer que leurs Gouvernements respectifs considéraient que si au Maroc les intérets de l'Italie et de l'Angleterre se trouveraient réunis, leurs

propres intérets seraient suffisemment sauvegardés et que cette opmwn, que l'on avait à Berlin et à Vienne, reposait sur la conviction de l'existence d'un accord préalable des Cabinets de Rome et de Londres, qu'en fait, son attitude, et la communication séparée qu'il avait fait ne se trouvaient pas en harmonie avec les ordres que j'avais reçu de procéder toujours d'accord avec lui; que je ne pouvais pas laisser croire plus longtemps à mon Gouvernement que nous marchions ici de concert avec l'Angleterre, car dans le fait je me trouvais immobilisé, faute de savoir ce que le représentant britannique avait l'instruction de faire auprès du Gouvernement espagnol. Je crois que M. Ford, qui m'a déclaré qu'il n'avait aucune intention de me laisser à l'écart et qu'il ne m'avait pas parlé de la dépéche dont il sa'gissait uniquement parce que le sens lui en avait paru obscur, il a été assez vivement impressionné de mon

langage très amicai dans la forme, mais très précis, quant au fond. Il est évident à mon avis, que l'Angleterre ne voulant pas se dédire avec l'Italie quant à la promesse de poser d'une manière quelconque la question de l'intégité territoriale du Maroc, cherche à se dégager en subordonnant, ou cette question pourrait etre posée, à des hypothèses dont on ne saurait prévoir la réalisation. Si Moret avait su trouver la communication anglaise assez claire ou bien si Ford avait fourni une explication immédiate il est probable qu'à cette heure le ministre d'Etat espagnol aurait accepté parfaitement de réunir la Conférence uniquement avec le programme accepté par la France et avec l'entente établie avec l'Angleterre de ne parler de la question de désintéressement que dans certaines hypothèses, qui ne se réaliseront jamais. Le but que dans lintéret de l'équilibre de la Méditerranée l'Italie n'aurait ainsi été écartée et on aurait cru ici que nous étions sur ce point d'accord avec l'Angleterre. Mon collègue anglais attend son courrier mardi prochain. J'ai cru devoir rendre attentif Moret sur la nécessité qu'il me fasse connaitre ce qu'il entend répondre aux prochaines communications ou explications qui lui parviendront de Londres. Je savais, lui ai-je dit, qu'à la date de l'huit l'échange d'idées continuait encore entre Rome et le Gouvernement anglais, j'en attendais le résultat, mais les instructions que je possedais déjà me mettaient en mesure de savoir que vous ne cessiez d'attacher la plus haute importance à ce que la Conférence ne se séparat pas sans avoir résolu la question soulevée par les notes du 11 mars et du 15 aout. J'ai l'impression que M. Moret tienne à restreindre le programme de la Conférence aux deux points acceptés par la France; mais il tient aussi beaucoup à ses rapports avec l'Italie. Je pense que nous devrions nous contenter que la question territoriale soit soulevée dans la forme d'un échange de déclarations, le Maroc déclarerait son intention de neutralité, les autres puissances répondraient par la déclaration de désintéressement. Si la France s'oppose à cet échange de déclarations ou bien si elle ne s'y associe pas elle démasquera son jeu et justifiera par son attitude d'autres négociations séparées qui pourront avoir lieu entre les Etats principalement intéressés et pour lesquels M. Moret dit dès-à-présent, qu'il est prèt. En attendant et afin d'éviter autant que possible de mettre à nu le procédé de l'Angleterre à notre égard, je pense que le plus urgent est de demander à Londres que son Ambassadeur ici reçoive pour instruction d'ètre plus communicatif avec moi.

(l) -Non pubblicato, ma la data è 8 marzo. (2) -Parola mancante.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. RISERVATO S. N. Roma, 18 marzo 1888, ore 17.

Le lieutenant colon Goiran étant revenu de Vienne (1), je prie V. E. de vouloir bien remercier, en mon nom et au nom de mon collègue le ministre de la guerre, le comte Kalnoky et le chef de l'Etat major impérial et royal pour l'accueil empressé et courtois qu'ils ont fait à notre délégué. Je prie aussi

V. E. de vouloir bien, dans la méme occasion, déclarer que le gouvernement du Roi approuve la convention récemment établie entre les délégués militaires italiens et austro-hongrois dans le but de régler le transport éventuel par chemin de fer de nos troupes sur le territoire de l'Empire.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 367. Roma, 19 marzo 1888, ore 15,15.

D'après un télégramme du Comte Tornielli (2), le représentant d'Angleterre à Madrid se tient avec notre ambassadeur, au sujet de la question du Maroc, sur une réserve inconciliable avec l'analogie de nos intérets. Cette réserve envers Tornielli est d'autant plus étrange que celui-ci à déclaré plusieurs fois à son collègue qu'il avait pour instruction de s'entendre avec lui et que la mème réserve n'a pas été gardée par M. Ford envers ses collègues d'Autriche-Hongrie et d'Allemagne qui n'ont cependant d'autres instructions que de se conformer à ce que nous ferons nous-mèmes. Une explication amicale, mais très précise de la part de Tornielli a eu lieu entre eux. Cela ne suffit cependant pas et je voudrais que vous abordiez le méme sujet avec lord Salisbury. Le comte Tornielli craint que la réserve de M. Ford provienne d'un changement d'idées du Cabinet anglais. Nous ne le croyons pas. Quoiqu'il en soit, mieux vaudrait que le Cabinet britannique s'expliquat nettement et directement avec nous. Il serait facheux que l'on put supposer à Madrid un relachement entre nous. Notre action respective s'en trouverait affaiblie au profit de tiers dont je ne pense pas que lord Salisbury veuille voir l'influence s'accroìtre à nos àépens communs. J'espère que Sa Seigneurie répondra franchement à vos observations et que, en définitive, M. Ford recevra instruction de se tenir avec Tornielli sur un pied de confiance intime et réciproque.

p ..... .

(l) Il Garan aveva firmato a Vienna una convenzione militare itala-austriaca. Cfr. n. l,

(2) Cfr. n. 686.

689

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, TUGINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 123/89. Costantinopoli, 19 marzo 1888.

Quest'Ambasciatore austro-ungarico non è senza preoccupazione intorno alle prevedibili conseguenze che possono eventualmente derivare dalla notificazione d'illegalità fatta testé dalla Porta al Signor Stambuloff. Se le dichiarazioni fattemi giorni sono dal Gran Visir e dal Ministro Imperiale degli Affari Esteri circa il loro risoluto proposito di non lasciarsi indurre ad atti coercitivi contro il Governo bulgaro sono tali da rassicurarlo sulle disposizioni della Porta, non è esclusa però la probabilità che la Russia per mezzo dei suoi assidui ed energici maneggi potrebbe forse spingere il Sultano a prendere misure di coercizione, da cui oggi il Governo turco si mostra decisamente alieno. Il Barone Calice teme che, senza ricorrere ad atti violenti, il Governo ottomano possa, sull'istigazione della Russia, decidersi a fare al Governo bulgaro un'altra comunicazione colla quale si inviterebbe quest'ultimo a dare lo sfratto al Principe. La semplice notificazione dello sfratto, benchè non accompagnata da alcun atto coattivo, sarebbe pur sempre tale da scuotere il Governo bulgaro e da suscitare torbidi in Bulgaria. Un'altra ragione di commozione e quindi di pericoli per la stabilità del Governo bulgaro sarebbe pure, a parere del Barone di Calice, qualora le Potenze consentissero a discutere sulla scelta del Principe che dovrebbe sostituirsi all'attuale. Nelle due predette eventualità, non si verificherebbe, è vero, alcun atto di coercizione o di aggressione da parte della Porta ma ciò nondimeno la Russia avrebbe nell'uno e nell'altro caso raggiunto uno dei suoi immediati scopi, quale è quello di danneggiare alla solidità dell'attuale stato di cose in Bulgaria e di rendere più agevole agli agenti russi l'attuazione dei loro disegni sediziosi nel Principato. Le preoccupazioni del Barone di Calice danno la misura della somma diffidenza che esiste presso il Gabinetto di Vienna a riguardo dei passi ulteriori che potrebbe fare la Porta per eccitazione della Russia, contro l'attuale stato di cose in Bulgaria. Il Signor di Radowitz si mostra invece ottimista,

essendochè egli non crede che la Russia mediti, almeno per ora, qualche passo estremo.

690

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 644. Londra, 20 marzo 1888, ore 7 (per. ore 9,20).

Il n'y a aucun changement d'idées dans le Cabinet Anglais relativement

à la question du Maroc et encore moins relativement à l'entente sur la dite question entre l'Angleterre et l'Italie, entente basée sur identité de vues et

d'intérets. Sans me référer à mes télégrammes précedents, il suffira d'informer V. E. que quelques heures avant la réception du télégramme de V. E. (l) le Sous-Secrétaire d'Etat m'avait dit qu'il espérait me communiquer demain ou après demain une dépéche adressée à Ford que Salisbury est en train de rédiger. Il a été question de cette pièce dans mon rapport n. 210 (2), lequel doit étre parvenu au Ministère. Dans la dépéche dont il s'agit, répondant aux nouvelles propositions de Moret à Ford, Salisbury a l'intention d'indiquer les raisons pour lesquelles l'Angleterre ne peut s'engager, ni à garantir l'intégrité du Maroc, ni accepter la limitation de la Conférence aux questions des protections et aux questions commerciales. Je verrai aujourd'hui mème Salisbury à ce sujet et j'ai lieu d'espérer que Sa Seigneurie voudra bien donner à Ford instructions de se tenir avec l'Ambassadeur du Roi sur un pied de confiance réciproque.

691

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 283/149. Berlino, 20 marzo 1888.

La proclamation de l'Empereur Frédéric III à son peuple et le rescrit qu'il a adressé au Président du Ministère ont produit ici un excellent effet, et semblent, chose rare et mème unique, rencontrer l'approbation de toute l'Europe. On ne se contente pas de louer ce qu'il contient évidemment, c'està-dire des aspirations libérales modérées et pacifiques. On y loue encore ce qu'il ne contient pas et ce que chacun y découvre au gré de ses préférences. Ce qui est vrai, ce que chacun sent, c'est que le nouveau règne a toute chance d'ètre, dans notre époque agitée, un intermède pacifique. Il le sera pour diverses raisons, d'abord parce que tel est le tempérament du Souverain qui, bien qu'il ait fait la guerre et qu'il l'ait faite avec succès, a toujours été, par conviction et par gout, un homme de paix.

Il le sera ensuite par la force des choses, parce que la présence à la tète de la nation d'un monarque valétudinaire n'est pas faite pour encourager les Iongs espoirs et les vastes pensées. C'est en ce sens surtout que l'avènement de Frédéric III peut étre considéré comme écartant, au moins pour quelques temps, le danger d'une guerre. Si le bonheur voulait, contre toute prévision, que sa santé se raffermit, alors on pourrait étendre à plusieurs années les espérances qui n'osent aujourd'hui aller au delà de quelques mois. Car tout le monde reprendrait confiance, tout le monde croirait à la pacification, et quand tout le monde y croirait, elle serait bien près d'ètre faite. Du reste, tout est encore à Berlin dans la phase de ce que les philosophes appellent la phase du devenir; ce n'est plus le passé, ce n'est pas encore l'avenir et le présent

lui-mème n'existe qu'à demi. Mème dans un Pays admirablement ordonné, un nouveau règne se présente avec quelques problèmes dont il n'est pas donné de dégager aussitòt les inconnues. D'ailleurs dans un terme qui parait assez proche, il montera sur le tròne un jeune Souverain soldat dans l'àme, qui tiendra lui aussi à écrire quelque page glorieuse dans l'Histoire d'Allemagne.

Ce qui est certain toutefois, c'est que le successeur de Guillaume I ne s'écartera pas des saines traditions de la Maison Hohenzollern. Il est possédé, comme tous ceux de sa race, par le sentiment du devoir. Il n'y a vraiment aucun motif de supposer que les choses, dans tout ce qui est essentiel, ne marcheront pas comme elles ont marché jusqu'ici. Ce qui ne fait pas également l'ombre d'un i:ioute, c'est que le Prince de Bismarck conservera sa haute position. La machine est trop bien montée, et le mécanicien trop habile pour que l'on songe à remplacer le ressort principal. On comprend que la mort d'un vieux maitre ait un peu ébranlé les nerfs de cet homme d'Etat, on comprend que le désir de la retraite lui soit venu au lendemain de ces scènes de deuil; qu'en reprenant sa tàche avec un nouveau collaborateur, dont le caractère lui est moins familier et que gardent des influences sur lesquelles il a moins de prise, cet ancien lutteur ait éprouvé un sentiment de lassitude. La famille l'encourage dans ses aspirations au repos. Mais ce n'est pas son dernier mot. Il est de la race de ceux dont la vie est un combat, et qui meurent debout à leur poste. Le génie, et surtout le génie politique, est comme un boulet rivé à une forte chaine et qu'il faut trainer. Lorsqu'on a l'honneur ou la mauvaise chance d'ètre un grand ministre, il faut bon gré mal gré le rester jusqu'à l'extinction des forces. D'ailleurs, il n'y a rien dans le programme de Frédéric III qui diffère très sensiblement de celui du règne précédent. C'est la politique bismarckienne à quelques nuances près qui ne sont saisissables que pour un oeil très attentif. La politique extérieure sera la continuation de celle de Guillaume I. L'Allemagne conservera l'appareil complet de ses forces militaires non dans un but offensif, mais dans un but défensif.

Quant à la politique intérieure, en dehors de ce qui va de soi, c'est-à-dire

de la fidélité à la Constitution de la Prusse et de l'Empire, y compris les pré

rogatives Sòuveraines, Frédéric III promet à ses sujets la tolérance religieuse,

ce qui est encore conforme à la politique actuelle du Chancelier désabusé du

Kulturkampf. Le message Impérial fait allusion à certaines réformes dans

l'éducation de la jeunesse. Il touche à la question sociale, à laquelle il s'engage

à vouer toute sa sollicitude, mais sans promettre cependant de ,contenter ceux

qui voient dans l'intervention de l'Etat un remède pour tous les maux. Y-a-t-il

dans cette phrase un léger avertissement à l'adresse du Prince de Bismarck?

Si pour combattre le socialisme sur son propre terrain, il s'est risqué sur cette

pente assez glissante, en homme habile il a su s'arrèter à temps et trouver

dans la coopération le point d'appui que d'autres vont chercher plus haut

et plus loin dans l'intervention de cette impersonnalité qui s'appelle l'Etat.

Il n'y a donc rien dans cette manifestation de la volonté Impériale qui soit de

nature à mécontenter le Chancelier et à justifìer sa retraite.

(l) -Cfr. n. 688. (2) -Non pubblicato.
692

L'AMBASCIATORE A MADRID, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 655 bis. Madrid, 21 marzo 1888, ore 7,45 (per. ore 14,25).

Merci de la communication du télégramme du Chargé d'Affaires à Londres (1). Espérons qu'il obtienne de Salisbury une déclaration nette et concluante. Le point à élucider est: si le plénipotentiaire marocain ne pose pas la question territoriale, l'Angleterre la posera-t-elle, oui ou non? Si l'Angleterre ne la poserait qu'en certaine éventualité, sommes-nous assez intéressés et sommes-nous disposés à la poser nous-mèmes? Mon collègue d'Angleterre m'a dit hier au soir qu'il a reçu des instructions pour s'entendre avec Moret d'abord et ensuite avec les représentants d'Allemagne et de France au sujet des demandes commerciales. A la rigueur c'est correct que l'entente préalable sur ce point s'établisse entre les états qui dans le temps ont fait la demande collective au Maroc. M. Ford a déjà eu avec l'Ambassadeur de France un entretien à ce sujet. V. E. jugera s'il nous convient de mettre à nu les hésitations de l'Angleterre. Mon devoir consiste à signaler à V. E. ce que j'observe afin d'éviter au Gouvernement du Roi la surprise désagréable de se trouver à la Conférence dans la nécessité de choisir entre l'adhésion à l'entente établie pour éliminer la question qui nous intéresse principalement et la résolution fort grave de poser nous-mèmes la question contre la France.

693

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 657. Parigi, 21 marzo 1888, ore 18,30 (per. ore 20,25).

Ministre du Commerce a promis à Flourens, que je viens de voir, de lui renvoyer incessament les propositions de V. E. pour le traité de commerce avec ses observations, qui se borneront, à ce qu'il paraitrait, à demander quelques éclaircissements sur les concessions qui seraient déjà faites à la France et résulteraient des procès verbaux des discussions qui ont eu Iieu avec Ies délégués français. Ministre des Affaires étrangères, sans ètre très explicite, m'a Iaissé entendre que !es propositions de V. E. en général sont accueillies avec faveur. M. Tirard avec qui je me suis précédemment entretenu de cette affaire me disait qu'il ferait son possible pour arriver à une entente, mais pour le moment il ne pourrait pas répondre de l'accueil que le Parlement ferait à un tel traité.

(l) Cfr. n. 690.

694

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, GERBAIX DE SONNAZ

D. 6183/21. Roma, 21 marzo 1888.

Segno ricevuta dei rapporti n. 45, 46 e 47 in data del 21 febbraio u. s. (l) regolarmente pervenutimi e La ringrazio delle interessanti notizie che con essi Ella mi forniva.

A proposito delle inquietudini che, come la S. V. mi riferisce, regnano attualmente in codesto principato, e delle diffidenze ultimamente, da quanto pare, manifestatesi verso la politica austro-ungarica, giova ancora che io Le raccomandi caldamente di persistere nell'atteggiamento di riserbo tenuto finora. Tale contegno è reso ora più necessario per smentire, anche col fatto, l'accusa che il signor di Giers rivolse contro di Lei, in un colloquio che ebbe testé col R. ambasciatore a Pietroburgo.

Sebbene en passant, come riferisce il barone Marochetti, il signor di Giers osservava come la S. V. usasse della di Lei influenza in un senso ostile alla Russia, impedendo così un avvicinamento fra i due paesi. Mi affrettai, naturalmente, a dichiarare infondata simile supposizione, contraddetta, del resto, dallo stesso carteggio di Lei.

In quanto, poi, alla fiducia ch'Ella m'informa avere il governo del principato nella benevolenza dell'Italia, la S. V. potrà assicurarlo che questa continuerà ad essergli acquisita, purchè da parte sua il governo bulgaro tenga un contegno scrupolosamente prudente e corretto, e purchè faciliti il compito nostro, mostrandosi equo e diligente nelle questioni particolari che concernono gli interessi dei nostri nazionali in Bulgaria.

695

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. s. N. Berlino, 22 marzo 1888, ore 18,25 (per. ore 23,30).

Dans cette grandiose semaine de recueillement, la vie politique restait en suspens. C'est hier seulement que j'ai pu porter à la connaissance du Secrétaire d'Etat le télégramme de V. E. du 16 mars (2). Il m'a dit qu'il allait en faire l'objet d'une communication au bureau de l'Etat-major. Il me donnait en mème temps l'assurance que s'il avait éprouvé de prime abord un certain sentiment

de surprise de notre réserve n. 2, c'était parce qu'elle était con~ue en termes un peu vagues et parce qu'elle lui paraissait, en outre, superflue. Il ne croit pas que la France vise, dès le début des hostilités, à diriger les plus grands efforts contre l'Italie pour tourner ensuite, en cas de succès, ses armées contre l'Allemagne. Ce serait fournir les meilleures chances de victoire à l'Allemagne, qui, avec la rapidité de sa mobilisation et la supériorité de son artillerie, opérerait alors sans trop d'obstacles une trouée vers la France, tandis que nous &aurions tenir en respect les armées françaises vers les Alpes. Il n'est pas nécessaire • de mettre des points sur les i là où ils s'y trouvent déjà; s'il se présentait pour nous un cas de force majeure, chacun comprendrait ici, sans déclaration préalable de notre part, les motifs qui ne nous permettent pas de détacher cinq ou six corps d'armée vers le Rhin. Le Cabinet de Berlin a d'ailleurs confiance en nous, ainsi que le prouve l'intimité de nos rapports •. Le Comte de Bismarck ajoutait avoir manifesté au premier instant quelque surprise. Il n'a jamais mis en doute nos intentions d'allié fidèle. Sa manière de voir au sujet de la réserve n. 2 restait subordonnée à un examen plus attentif de la question. Le Secrétaire d'Etat remerciait notre ministre de la guerre de sa communication. Il attendait avis de l'Etat-major allemand dans cette affaire de ressort militaire, mais S. E. espérait qu'une entente complète entre les deux bureaux d'Etat-major ne manquerait pas de se confirmer. Il lui paraissait que cet accord pourrait etre constaté par l'entremise du lieutenantcolonel Goiran, qui doit arriver prochainement ici, ou par celle de notre attaché militaire. La question de forme sera aisément trouvée, si tant est que nous jugeons nécessaire de formuler ou de répéter des réserves et qu'il en soit pris acte. Le Comte de Bismarck se défendait d'avoir éprouvé une impression pénible. Je sais toutefois pertinemment qu'il en a été ainsi, mais il ne veut pas en convenir. Je me réserve de télégraphier lorsque l'Etat-major allemand aura répondu au Secrétaire d'Etat.

(l) -Non pubblicati. (2) -Cfr. n. 684. La comunicazione di De Launay è pubblicata in G.P., vol. VI, n. 1313.
696

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. CONFIDENZIALE 4l/232. Londra, 22 marzo 1888.

Lord Salisbury mi ha partecipato l'unito sunto d'un dispaccio, che dirige quest'oggi a sir Clare Ford, circa le condizioni colle quali l'Inghilterra accetta la conferenza di Madrid. Non è in esso cosa alcuna che non sia ben nota, anzi trita. Nulladimeno, in conseguenza di nuovi sotterfugi del signor Moret, lord Salisbury ha creduto a proposito di dissipare ciò che Sua Signoria chiama i malintesi; ed ha riepilogato le sue dichiarazioni sin da quando la faccenda prese l'abbrivo. Sua Signoria ha commesso inoltre per telegrafo a sir Clare Ford di pregare il signor Moret di differire il dar fuori gli inviti per la confe

renza fìnchè non abbia letto il suddetto dispaccio, al quale ho avuto l'onore di far allusione nel mio rapporto del 16 corrente (n. 210) e nei telegrammi del 19 e d'oggi (1).

ALLEGATO. SALISBURY A CLARE FORD

(Traduzione)

Foreign Office, 22 marzo 1888

Dai recenti rapporti ricevuti dall'ambasciatore della Regina in Madrid apparisce che vi è qualche malinteso circa le due proposte seguenti:

l) che le potenze debbano guarentire l'integrità del Marocco (proposta messa avanti dal governo marocchino nella nota del 16 agosto ed alla quale, come il signor Catalani fu informato il 4 ottobre, il governo della Regina ha gravi obbiezioni);

2) che le potenze, con una convenzione di disinteresse, si debbano impegnare

a rispettare l'integrità del Marocco (proposta alla quale il governo della Regina

aveva motivo di credere che molte potenze avrebbero probabilmente consentito).

Nell'ottobre scorso il governo spagnuolo fece noto che, a parer suo, la quistione de11e protezioni non poteva disgiungersi da quelle delle concessioni commerciali e dell'integrità del Marocco; e che queste due ultime quistioni sarebbero messe innanzi nella riunione della conferenza che doveva esaminare la domanda marocchina per la revisione della convenzione di Madrid del 1880. Fu in conseguenza di tali schiarimenti che il governo della Regina accettò la forma limitata dell'invito, proposta dal governo spagnuolo nel dicembre susseguente. La posizione presa dal governo della Regina fu spiegata da sir C. Ford al segretario di stato spagnuolo, il quale dichiarò che egli la comprendeva perfettamente.

Non è stata mai parola fra il governo della Regina e quello di Spagna di sottoporre alla conferenza una proposta di guarentire l'integrità del Marocco, ma solamente di rispettarla; ed il governo della Regina accettò di pigliar parte alla conferenza colla chiara intelligenza che la quistione del rispetto all'integrità del Marocco (per quanto essa potesse nascere in connessione con quella delle protezioni degli indigeni e delle più ampie agevolezze commerciali) non doveva essere esclusa dalla discussione.

Se non che da un dispaccio di sir C. Ford, in data del 10 corrente, apparisce che il signor Moret fa ora obbiezioni che la quistione dell'integrità del Marocco sia discussa. È quindi da temere che esista un malinteso. E sir C. Ford ha ricevuto istruzione di chiedere al governo spagnuolo, prima di spedire inviti alle potenze per la riunione della conferenza, di chiarire la cosa.

697

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, TORNIELLI

T.394. Roma, 23 marzo 1888, ore 17,15.

Salisbury a communiqué à Catalani le résumé d'une dépeche qu'il expédie ce soir à Ford au sujet de l'affaire marocaine (2). Cette dépèche indique les considérations par lesquelles le Cabinet britannique ne peut pas s'engager, ni à

41 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

garantir d'une part, l'intégrité du Maroc ni à accepter d'autre part, la limitation du programme de la conférence aux questions des protections et des rapports commerciaux. Ford reçoit instruction télégraphique de prier Moret d'attendre communication de la dite dépeche avant de lancer l'invitation définitive pour la conférence.

(l) -Pubblicato solo il telegramma del 19 (spedito alle ore 7 del 20), cfr. n. 690. (2) -Cfr. n. 696, allegato.
698

L'AMBASCIATORE A MADRID, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 678. Madrid, 24 marzo 1888, ore 9,55 (per. ore 15,20).

Le télégramme de V. E. (l) m'a confirmé la nouvelle que je tenais déjà de source indirecte d'une communication faite ici par Ford au ministre d'Etat dans le sens suspensif de la convocation de la Conférence. Je tacherai de parler aujourd'hui avec ce ministre et si j'apprends de lui quelque chose je vous en télégraphierai. Il est à espérer que la communication faite par V. E. à Londres du projet d'instructions à moi, envoyé le 8 de ce mois, mette le Cabinet anglais en demeure de se déclarer clairement et catégoriquement au sujet de l'intéret de l'Italie engagé dans la question marocaine. Jusqu'ici rien n'est clair dans l'attitude du Gouvernement britannique qui souvent s'arrete en route, lorsqu'il croit s'etre trop avancé en vue d'un péril qui cesse pour lui d'etre urgent, faire avorter la Conférence serait certainement pour se tirer d'affaires, un moyen dont la France ne se plaindra.

699

L'AMBASCIATORE A MADRID, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 688. Madrid, 24 marzo 1888, ore 21,10 (per. ore 7 del 25).

Ambassadeur d'Angleterre est venu m'entretenir des affaires du Maroc. La démarche suspensive dont il est question dans mon télégramme de ce matin (2) a été faite par lui le 22. Le ministre d'Etat attend maintenant le communication de la dépeche dont Catalani a envoyé le résumé à V. E. J'ai parlé avec ministre d'Etat et j'ai l'impression qu'il s'attend à voir de nouveau tout mis en question. Quant à la réunion de la Conférence la France dit-il, qui a consenti seulement à ajouter les concessions commerciales au programme limité de la Conférence, n'acceptera pas la formule anglaise du programme ouvert. Il n'est pas à prévoir que cette formule reste ignorée à Paris. L'Angleterre elle méme le fera; ce sera un succès de la diplomatie française d'avoir su écarter les conséquences d'une intervention de l'Europe dans les affaires marocame::., qu'elle a toujours considérées comme de nature à étre réglées uniquement par

l'accord séparé de la France avec l'Espagne. Ministre d'Etat pense qu'au contraire si la Conférence se réunit meme avec le programme limité le résultat ne sera pas favorable à la France, car dans la question des protections c'est le procès à la politique d'empiètement que l'Europe sera nécessairement appelée à faire. La conversation que j'ai eue avec ministre d'Etat me confirme de plus en plus dans l'opinion que nous ne devons pas compter sur l'initiative des autres pour poser sur sein de la Conférence la question territoriale. Ayant forcé ministre d'Etat dans ses dernières échappatoires, il a fini par me dire qu'il devra présider la Conférence si celle-ci se réunit et que conséquemment s'il laisse poser la question territoriale par qui que ce soit la France s'apercevra qu'il y a du avoir intelligence prise préalablement avec lui et conséquemment l'action hostile de la France se déployera aussitòt après contre le Gouvernement actuel de l'Espagne par tous les moyens et ces moyens dont elle dispose

sont nombreux. Il n'exclut pas dans ses prévisions une révolution dans les rues, la chute du régime monarchique etc. etc. Il dit qu'avec quelques millions la France pourrait obtenir ceci; sa position est, dit-il, rendue encore plus délicate à cause de la situation de la Couronne. Il peut y avoir de l'exagération dans les craintes de M. Moret, mais le fond est vrai. Son langage devient très précis et concluant lorsqu'il ajoute à tout ceci qu'il a bien pesé avec la Régente toutes les conséquences de la politique dans laquelle il a engagé le Gouvernement espagnol que, ni la Régente, ni lui ne veulent réculer; mais qu'ils ne sauraient se départir d'une attitude circonspecte et faire quelque chose pouvant attirer sur l'Espagne l'hostilité de la France sans s'etre assuré d'avance qu'on ne laissera pas le pays et la dynastie espagnole seuls aux prises avec une adversaire qui peut leur faire beaucoup de mal. Les déclarations de Moret sont nécessairement pour nous seuls.

(l) -Cfr. n. 697. (2) -Cfr. n. 698.
700

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 302/159. Berlino, 25 marzo 1888.

Dans cette grandiose période de deuil et de recueillement, la vie politique restait comme suspendue. Sauf pour les affaires urgentes, les accès au Département Impérial des relations extérieures étaient interdits. Je n'ai donc appris qu'en voie indirecte que le langage tenu ici par le Comte Schouwaloff ne cadre point avec les intentions attribuées à son collègue à Constantinople de faire incessamment de pressantes démarches auprès de la Porte pour l'induire à prendre des mesures coercitives à l'égard du Prince Ferdinand. (Télégramme de V. E. du 14 mars) (1). Le Comte Schouwaloff laisse entendre que son Gouvernement est opposé non seulement à une action violente de la Turquie, mais à tout ce qui pourrait y conduire. Il n'a d'autre but que celui de

chercher une solution de la question bulgare dans l'accord entre les Puissances signataires du Traité de Berlin. Il est vrai que de semblables déclara

tions ne sont que le reflet d'instructions ostensibles, tandis que les agents russes dans les Balkans et à Constantinople, agissant eu vertu d'ordres secrets, et siìrs d'ailleurs de l'impunité en cas de réussite, ne négligent aucun moyen pour miner le sol sous les pieds du Prince Ferdinand. Ils voudraient réduire le peuple bulgare aux abois, et fomenter le désordre dans l'espoir que l'Europe, reconnaissant alors la nécessité de mettre un terme à l'anarchie, se montre moins rétive à rendre illusoire l'autonomie de la Principauté. Dans ces conditions, il n'etait certes pas hors de propos que l'Italie s'associat aux sages avertissements de l'Angleterre à Constantinople (Télégramme de V. E. du 16 mars) (1). C'était fournir à la Porte le joint de donner des assurances dont il a été habile de prendre acte. Le Sultan ne semble d'ailleurs nullement disposé à s'écarter d'une attitude expectante. Un fait digne de remarque, c'est que les journaux panslavistes se berçaient de l'espoir que l'Allemagne ferait désormais cause commune avec la Russie. Il croyaient que le Cabinet de Berlin ne se bornerait pas à appuyer platoniquement la dernière démarche de la Russie à Constantinople. Grand a été leur désappointement de voir qu'on ne songeait pas ici a faire davantage. Ils auraient diì cependant prévoir que l'Allemagne ne s'écarterait pas du terrain des Traités.

(l) Non pubblicato.

701

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T. RISERVATO 409. Roma, 26 marzo 1888, ore 23,59.

Des télégrammes publiés dans les journaux annoncent que V. E. aurait insisté auprès de M. Flourens pour avoir une réponse à nos contrepropositions. Je n'en crois rien, persuadé que V. E. attend comme nous avec calme que le Gouvernement français, tout à son aise, examine nos propositions et nous donne réponse. Nous n'avons pas de hate et ne devons surtout pas en montrer. Si l'on aboutit à un traité, tant mieux, si non, nous n'en aurons ni le tort ni

le dommage. Quoi qu'il en soit, je prie V. E. de me faire savoir si quelque acte ou démarche de sa part a pu donner lieu à la nouvelle dont j'ai fait mention.

702

IL MINISTRO A BUCAREST, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(MCR -Carte Crispi -661, 12/4, ed. in F. CRISPI, Politica estera, ed. 1929, I, p. 299)

L. RISERVATA. Vienna, 26 marzo 1888.

Il Conte K:Hnoky che vidi ieri mi ha assicurato con vera soddisfazione

d'aver trovato il Re Carlo sempre più convinto della necessità ed utilità per la Rumenia di affidarsi ciecamente alla lega delle Potenze Centrali.

Sua Maestà si compiace oltremodo di vedere i suoi interessi spalleggiati eziandio dall'Italia, e fa ressa perchè dessa stringa un patto in questo senso; se non che, diffidando della discrezione ed onestà politica di parecchi tra membri del suo Gabinetto, stima dover serbare il più geloso segreto in ordine all'imminente nostra adesione. Salvo i Signori Bractiano, Stourdza e Surpe (antico Ministro degli Esteri e mio vecchio amico) nessun altro Rumeno è al corrente de' negoziati pendenti.

Il Conte Kalnoky poi insisteva egli pure sulla opportunità de ne pas ébruiter la chose, e soggiungeva spontaneamente che comunque l'Italia non sarebbe forse mai costretta ad intervenire materialmente in caso di ostilità a cagione della distanza che la separa dall'eventuale teatro della guerra, pure la sua presenza tra i difensori dello statu quo in Oriente non potrà che produrre favorevolissima impressione ed incutere maggiore rispetto, a destra ed a manca. Con pari franchezza ed iniziativa dichiaravami S. E. essere ben inteso che, in caso di guerra fortunata, niuna delle parti contraenti dovrebbe trarne profitto, bensì concorrere tutte alla esclusione della influenza Russa, sotto qualsiasi forma, nella penisola de' Balcani: tale, del resto, essere lo scopo unico del patto al quale siamo per aderire.

In quanto alla Bulgaria, rimprovera il Conte al Principe di Bismarck di essersi mostrato recentemente troppo arrendevole verso lo Czar; l'appoggio morale prestatogli in occasione dell'ultima dichiarazione Ottomana a Sofia, comunque privo di risultato pratico, se rinnovato, potrebbe generare ambiguità ed equivoci; e confidavami di aver prescritto all'Ambasciatore Imperiale e Reale a Costantinopoli di astenersi da qualsiasi passo che potesse implicare, anche lontanamente, una approvazione de' desideri della Russia. Assez de complaisances, concludeva, si toutes les Puissances ont bien voulu reconnaitre l'illégalité de la présence du Prince Ferdinand en Bulgarie, il y a bien d'autres illégalités dont personne ne parle.

Al momento di !asciarlo, il Conte Kalnoky mi pregò, ove mai fossi interrogato dal Re Carlo intorno alla adesione nostra, di rispondere che i negoziati sono tuttavia in corso tra esso e V. E. Nè altro saprei o potrei dire, memore delle ultime istruzioni verbali ricevute a Roma.

Il corriere non partendo che fra qualche giorno a cotesta volta, ho stimato utile indirizzarle oggi stesso un breve riassunto della mia conversazione col Conte Kalnoky.

(l) Non Pl!bblicato.

703

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T. 411. Roma, 27 marzo 1888, ore 17.

Les rapports que notre ministre de la Marine a reçus portent que le vapeur italien • Solferino • ayant rencontré à proximité de Nice l'escadre française, deux coups à balle lui ont été tirés, l'un avant qu'il n'eiìt hissé son pavillon et l'autre après. A son salut il n'a pas été répondu. On est en voie de recueillir les renseignements et dispositions propres à caracteriser le cas. Si le premier coup peut s'expliquer par le fait que le vapeur italien n'avait pas hissé pavillon et encore ce coup devait ètre en blanc il est impossible de justifier le second coup, également à balle; après que le capitaine s'était mis en règle en hissant le pavillon et en saluant. Nous aimons à croire qu'il s'agit, cette fois encore, d'un incident fortuit. Mais de pareils faits se répétant avec fréquence sur la frontière et en mer peuvent amener l'opinion publique à y voir de la préméditation. Les deux Gouvernements ont le devoir de chercher à attenuer et non pas à aggraver l'état actuel des esprits des deux còtés. De notre còté nous ne négligeons et ne négligerons rien en vue du calme et de l'apaisement. V. E. en appelant sur ce qui précède l'attention du Ministre des affaires étrangères doit lui dire que nous comptons à cet effet sur le concours du Gouvernement français.

704

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 414. Roma, 27 marzo 1888, ore 17,30.

L'ambassadeur d'Espagne me dit que le Sultan du Maroc s'oppose par motifs politiques et religieux à l'intervention de la Turquie dans la conférence de Madrid. Muley Hassan soutient que le Padischah n'a aucun droit d'étendre sa juridiction sur une partie quelconque du territoire marocain. Avant de prendre une décision définitive et se bornant pour le moment à constater que la Turquie n'a pas pris part à la conférence de 1880 l'Espagne demande notre avis. Mon impression est que l'opposition du Sultan du Maroc est fondée. Je désire, avant d'énoncer une opinion, connaitre celle de lord Salisbury. Veuillez l'interroger d'urgence et me télégraphier.

705

L'AMBASCIATORE A MADRID, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R.l90/74. Madrid, 27 marzo 1888.

L'inviato marocchino che complimentò in Vaticano Leone XIII, è partito, appena di ritorno a Tangeri, per Mequinez e con lui partì pure il francescano Lerehundi. Ciò si legge nei diari spagnuoli, sobrii di commenti sovra queste notizie. Dalla diligente legazione di S. M. in Tangeri perverranno forse sugli scopi e sugli effetti del viaggio più precise e più sicure notizie di quelle che qui si possano raccogliere. Può sembrare per lo meno singolare che, mentre uria fregata nord-americana sta davanti a Tangeri per appoggiare uri ultimatum,

e la questione relativa alla riunione della conferenza in Madrid suscita ad ogni passo nuovi ostacoli, Sidi Mohamed Torres dia, ad ogni altro negozio, la preferenza a quello che egli andò a trattare in Vaticano ed 'affretti col viaggio a Mequinez, accompagnato dal Lerchundi, il momento di renderne conto al Suo Sovrano.

E dappoichè il nome del monaco ritorna oggi nel mio carteggio, aggiungerò che non mancheranno negli uffizi e nelle dignità dell'ordine ecclesiastico i mezzi di ricompensare i servigi anche d'indole politica più che religiosa che egli avesse potuto o potesse prestare; ma non sarebbe conforme alle tradizioni della curia il mandare nunzi dove non vi è gerarchia episcopale costituita ancor meno poi in paesi fuori del.J,a cristianità. E questo dico perchè non mi sembra possa aver fondamento di verità la notizia che in proposito venne riferita al R. Governo da Tangeri.

706

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, TUGINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 136/98. Costantinopoli, 27 marzo 1888.

Mi pregio di segnar ricevuta all'E. V. del suo telegramma del 25 corrente (1), col quale Ella mi annunziava avere il governo bulgaro deciso di non rispondere alla comunicazione fatta dal Gran Visir circa l'illegalità della presenza del Principe Ferdinando in Bulgaria.

È oggi da constatarsi che la notificazione non ha determinato alcuna nuova fase decisiva della quistione bulgara, come sembrava annunciare dal principio. Questa è rientrata di bel nuovo in quello stato di ristagno che esisteva prima di quella notificazione, ed oggi sembra accertato non esservi indizio alcuno che altre novità sieno prossime a verificarsi a riguardo di questa vertenza. Sembra diffatti che la Russia non intenda per ora di spingere la Porta contro il Governo bulgaro; e d'altra parte la Porta, in seguito agli avvertimenti dati testè dalle Ambasciate d'Italia, d'Inghilterra e d'Austria, si. mostra ferma nel proposito di non lasciarsi trascinare a decisioni senza essersi prima assicurata delle intenzioni di tutte le Potenze. Da Berlino si hanno notizie che il Governo tedesco considera come ormai chiusa quella specie d'intermezzo che, sotto i suoi auspici e quelli della Francia, si verificò colla notificazione d'illegalità promossa dalla Russia. Ed il Signor di Radowitz parla oggi un linguaggio che è inteso a far sparire ogni traccia di quell'apparente e momentaneo disaccordo che si notò fra il contegno della Germania da un lato e quello delle tre potenze del gruppo dall'altro, a proposito di quella notificazione d'illegalità.

(1) Non pubblicato.

707

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 715. Londra, 28 marzo 1888, ore 1,49 (per. ore 6,45).

Sir Savile aveva già telegrafato a Salisbury che V. E. approvava le ragioni addotte dal Marocco per opporsi all'intervento della Turchia alla conferenza di Madrid e che Ella era disposta avvalorarle. Ho oggi indagato il pensiero del Foreign Office. Sir Pauncefote mi disse che da parte sua egli non dava molto peso alla cosa e che o la Turchia pigliava parte o veniva esclusa dalla conferenza, il Foreign Office si acconcierebbe all'uno ed all'altro partito. Salisbury essendo in campagna, avrò cura di chiedere domani per iscritto l'opinione di Sua Signoria.

708

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, TUGINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 718. Costantinopoli, 28 marzo 1888, ore 12,25 (per. ore 14,30).

L'Ambassadeur de France a communiqué ici verbalement la réponse que, d'accord avec l'Angleterre, la France se propose d'adresser à la Turquie au sujet des modifications de la Convention de Suez, formulées par cette dernière puissance. Comte de Montebello ne remettra la note officielle y relative qu'après qu'il aura préparé la Porte à y adhérer. L'Ambassadeur d'Angleterre m'a dit qu'il se bornera à appuyer la note française aussitòt qu'elle aura été remise au Gouvernement Impérial.

709

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 423. Roma, 28 marzo 1888, ore 18,30.

Ricevo suo telegramma del 28 (1).

Confermando mio avviso circa domanda Turchia d'intervenire conferenza Marocco, credo opportuno osservare che Austria e Germania seguiranno nostro avviso e così probabilmente Spagna. Essendo per Inghilterra indifferente scelta partito, come Ella telegrafa, non vedo perchè prenderebbe atteggiamento diverso dal nostro. Insista quindi in tal senso presso lord Salisbury.

(l) Cfr. n. 707.

710

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 722. Parigi, 28 marzo 1888, ore 18,20 (per. ore 21).

J'ai communiqué aujourd'hui à M. Flourens télégramme de V. E. (l) relatif à l'incident du vapeur italien • Solferino •. M. Flourens apprécie beaucoup esprit calme et conciliant dans lequel ce télégramme est conçu. II m'a dit que d'après le rapport parvenu au Ministre de la Marine, le • Solferino • a passé en vue de l'escadre française réunie pour des exercices de tir à grande portée; mais qu'aucun coup n'a été dirigé contre ce navire qui, sans doute, aura cru comme étant à son adresse sifflement des obus qui traversaient l'air. Il proteste contre toute intention hostile qu'on pourrait attribuer à la Marine française.

711

L'AMBASCIATORE A MADRID, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 738. Madrid, 28 marzo 1888, ore 19,10 (per. ore 6 del 29).

D'après le résumé de la dépéche anglaise, dont il est question dans votre télégramme du 23 (2), le Gouvernement britannique se propose de refuser que le programme de la Conférence soit limité à la question des protections et des rapports commerciaux. Cette dépéche n'est pas encore arrivée à Madrid, et je pense qu'il serait utile d'en suspendre la communication au Gouvernement espagnol jusqu'à ce que V. E. ait pu bien s'expliquer à Londres sur toutes Ies conséquences qui d'une pareille démarche sont à prévoir. Si en effet l'Angleterre déclare qu'elle veut que le programme soit sans limites et la France répond à cette déclaration qu'elle veut au contraire le programme limité aux deux questions connues, la Conférence, en présence de cette divergence d'opinions sur la question préalable, échoue; on dira qu'elle est remise à une époque indéterminée, mais en réalité le projet devra étre abandonné. La diplomatie française pourra se vanter d'avoir déjoué par sa seule volonté la coalition des intérets opposés aux siens. En Espagne elle aura un succès complet, en Afrique son influence grandira. Dès le début de ma mission ici en m'appuyant de l'avis de mes collègues des puissances alliées, j'ai eu l'honneur d'exposer à V. E. qu'il pourrait entrer dans notre convenance que la Conférence se réunisse à fortifier la position du Gouvernement espagnol et celle de

M. Moret en particulier. L'insuccès de son projet de conférence compromettrait sa position, les ministres qui lui succéderaient ne s'en trouveraient pas encouragés à poursuivre la voie tracée par lui lors meme que par réaction le rejet de l'Espagne dans !es bras de la France ne serait pas à craindre. Un

changement défavorable au but de notre politique de paix et d'équilibre serait à prévoir. Je crois conséquemment qu'il est utile et urgent que V. E. persuade Lord Salisbury à renoncer à soulever la question du programme ouvert ou limité. L'Italie et l'Angleterre devraient se mettre d'accord pour consentir tout simplement sans conditions et réserves que l'Espagne convoque la Conférence pour traiter les deux questions de protection et de commerce, lorsque sur ces deux points on aura délibéré il sera temps de poser la question de désintéressement, comme conséquence logique et naturelle de l'extension plus considérable que les relations commerciales du Maroc devront recevoir. Les intérets étant plus nombreux les réclamations deviendront plus fréquentes, quelques Etats pourront etre amenés à devoir les appuyer par les moyens coe.r:citifs, dont l'exemple nous est donné en ce moment par les Etats Unis d'Amérique. Si des doutes sont possibles sur le but final de l'emploi de ces moyens l'action des Etats qui s'en serviront s'en trouvera amoindrie secrètement et genée. La conférence fera donc oeuvre de sagesse et de prévoyance en déclarant le désintéressement réciproque de tous les Etats intervenus. En ce qui concerne les possessions territoriales du Maroc, il vaudra beaucoup mieux que ce soit l'Angleterre à présenter la proposition conçue dans ce sens, comme le corollaire des délibérations qui auront été prises, mais au bien nous devons etre prets à la présenter nous memes. Il ne s'agit pas à mon avis de poser une condition à la signature des arrangements sur lesquels tout le monde sera tombé d'accord; nous devons avoir uniquement en vue d'amener la France à se désintéresser avec les autres, ou bien à démasquer elle meme son jeu et son intention d'empiéter encore sur d'autres territoires de l'Afrique. Le refus de la France à la signature du protocole de désintéressement me parait le cas le plus probable, notre but n'en sera pas moins atteint; nous ferons insérer dans le protocole de la séance la proposition de désintéressement réciproque,

l'acceptation par l'Allemagne, Angleterre, Autriche et les autres Etats adhérents et enfin le refus de la France, du moment où l'AUemagne, l'Angleterre et l'Autriche seront avec nous, l'Espagne emboitera le pas; l'isolément de la France ou son groupement comprenant peut etre la Russie et les Etats Unis d'Amérique sera alors constaté et d'une situation, dont je ne parviens pas à apercevoir une autre issue, nous tirerons encore deux profits, car en premier Iieu nous obtiendrons le succès moral, que la France aurait obtenu pour Elle en faisant échouer la Conférence, et en second lieu nous faciliterons l'oeuvre de '·nos alliés en contribuant à fortifier le Gouvernement actuel de l'Espagne, à encourager ce pays à perséverer dans la voie politique, dans laquelle en tout état de choses, il nous convient de le maintenir; mais la base de tout ceci est notre entente avec l'Angleterre pour ne plus soulever ni à Madrid, ni ailleurs, la discussion des Iimites du programme et pour consentir à ce que l'Espagne envoie les lettres de convocation pour l'examen en conférence des deux questions de protection et de commerce.

Le reste se découlera tout seui; si nous voulons au contraire poser la question territoriale dans le programme ou l'y inclure, moyennant la déclaration de non limitation de ce mème programme devons considérer dés à présent le projet de conférence comme tombé et envisager le résultat au poil1t de vue de la position respective de l'Italie et de la France en Afrique et en Espagne. Tel est mon avis que les Ambassadeurs d'Autriche et d'Allemagne partagent. Ils ne voyent pas d'autres moyens de faire sortir cette affaire de l'impasse actuel et de sauver la Conférence à laquelle ils attachent la meme valeur que moi.

Mon collègue d'Angleterre n'attache pas au contraire grande importance à la Conférence ni à l'insuccès du projet de réunion pour Moret et pour la politique de l'Espagne.

(l) -Cfr. n. 703. (2) -Cfr. n. 697.
712

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO SEGRETO S. N. Berlino, 29 marzo 1888, ore 18,40 (per. ore 21,15).

La réponse de l'Etat-major allemand aux dernières communications qui lui avaient été faites ensuite des télégrammes de V. E. 7 et 12 mars (1), à été remise hier au département des affaires étrangères impérial. Dans sa réponse dont il m'a été donné lecture et qui va etre envoyée à l'attaché militaire allemand avec l'instruction d'en conférer avec notre ministre de la guerre et le chef de notre Etat-major, le Maréchal Moltke (2) s'applique a démontrer qu'une offensive française avec douze corps d'armée contre l'Italie serait une éventualité aussi favorable pour l'Italie et l'Allemagne que risquée pour la France. Je m'abstiens de reproduire les détails qui n'entrent pas dans ma compétence, mais il me semble résulter assez clairement de ce document que le Maréchal n'admet pas la possibilité de l'hypothèse qui préoccupe notre Etat-major. Si nous reconnaissons le bien fondé des raisonnements à l'appui la réserve n. 2 tombe d'elle meme et il devient superflu de la formuler. Le Lieutenant Colone! Goiran pourrait etre mis en mesure d'apporter à Berlin notre résolution définitive. On voudrait me cacher ici l'impression pénible produite par nos hésitations à accepter tel quel le mémoire signé à Berlin le 28 janvier, mais je sais en voie indirecte et pertinemment qu'il en est ainsi. Ce sentiment ne fera que grandir, si les négociations se prolongent davantage.

713

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, DAMIANI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

(Ed., parzialmente, in LV 62, pp. 20-21)

D. 7499/106. Roma, 29 marzo 1888.

Ringrazio la S. V. Illustrissima per le informazioni contenute nel rapporto

n. 207 in data del 14 corrente (3) circa i recenti negoziati fra il Governo Inglese e il Francese sugli emendamenti proposti dalla Porta al disegno di Convenzione per il Canale di Suez.

Riconosco che il Foreign Office fedele alla sua promessa ci tenne diligentemente ed anticipatamente informati dello svolgimento di questi suoi negoziati con la Francia. Non obbiettammo, nè interloquimmo unicamente perchè, come apparisce dal carteggio ministeriale, ci trovammo in ogni punto e negli stadj successivi consenzienti col Gabinetto di Londra.

*La S. V. osserva nel poscritto del rapporto a cui rispondo di non aver ricevuto il dispaccio ministeriale n. 2131/29 (l) ch'Ella supponeva trattasse dell'affare del Canale di Suez.

Questo dispaccio in data 18 febbraio si riferiva infatti a tale quistione. Affidato, per maggior sicurezza, al Corriere di Gabinetto, deve certamente trovarsi oramai in mani della S. V. * (2).

(l) -Cfr. nn. 653 e 684. Il secondo telegramma porta in realtà la data del 16. (2) -Per il testo delle osservazioni di Moltke alla comunicazione del De Launay si veda G.P., vol. VI, n. 1314. (3) -Cfr. n. 678.
714

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. P. RISERVATO S. N. Vienna, 30 marzo 1888 (3).

Kiilnoky est d'avis que l'Italie pourrait faire accession à l'accord Autrichien-Roumain de la méme manière que Allemagne. La formule pourrait étre rédigée ici et ensuite soumise à V. E. On demande que le secret soit strictement gardé.

715

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. s. N. Roma, 30 marzo 1888, ore 18,45.

J'ai votre dépéche de ce jour ( 4). J'accepte proposition.

716

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. URGENTE 739 bis. Londra, 30 marzo 1888, ore 4,15 (per. ore 20).

Salisbury m'a dit: • Si M. Crispi est tout à fait décidé à s'opposer à l'intervention de la Turquie à la Conférence, il n'y aura pas à discuter la-dessus. Je suivrai son avis et adopterai la méme attitude vu que l'Angleterre et l'Italie

doivent marcher d'accord dans l'affaire du Maroc, mais si M. Crispi n'a pas pris de résolution définitive, veuillez lui soumettre ce qui suit: l'Angleterre n'aurait pas approuvé l'invitation de l'Espagne à la Turquie mais cette invitation ayant été faite à notre insu, ce serait blesser le sultan que de l'exdure sans raison plausible de la Conférence. En ce moment l'idée dominante dans l'esprit du sultan est d'étendre le pouvoir spirituel du califat sur le monde musulman. S'opposer à cette idée serait le blesser aussi vivement que marcher sur le pied d'un goutteux. Il est de l'intérèt de l'Italie et de l'Angleterre de se tenir bien avec le sultan lequel montre en ce moment du bon vouloir. Il n'y aurait donc aucune raison de l'humilier. Il est d'ailleurs très probable que ce sont les agents français qui ont suggéré au Gouvernement marocain de s'opposer à la participation de la Turquie à la Conférence et ce serait servir le jeu de la France que de prendre une initiative dans cette affaire •. Ayant déclaré à Salisbury que j'avais informé V. E. que le Foreign Office ne ferait pas d'objections à l'intervention ou à l'exclusion du délégué ottoman, Sa Seigneurie m'a répondu qu'il en était ainsi et que les informations que j'avais données étaient exactes. Il lui était bien égal si c'était la France ou l'Espagne qui s'opposait à la présence d'un représentant turc. Ce qu'il désirait éviter était que l'opposition ne provint de l'Italie et de l'Angleterre: Salisbury a résumé sa pensée en répétant: • A mon avis l'Angleterre et l'ltalie devraient se tenir à l'arrière pian et ne pas froisser la Turquie sur cette question •. Sa Seigneurie m'a chargé de télégraphier au plus tòt et de prier vivement V. E. d'accepter cette manière de voir. Il serait heureux d'apprendre que V. E. partageat ses idées et m'a dit de lui faire parvenir la réponse à la campagne. On est persuadé ici que la présence du délégué ottoman à la Conférence n'aura

pas d'importance réelle et qu'il gardera un silence absolu.

(l) -Non pubblicato. (2) -Il brano fra asterischi è omesso in LV. (3) -Manca l'ora, ma è precedente al telegramma successivo di Crispi. (4) -Cfr. n. 714.
717

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. RISERVATO S. N. Roma, 30 marzo 1888, ore 23,30.

Déchiffrez vous mème. Négus, après avoir amené son armée jusqu'à nos retranchements, a envoyé avant hier au Général San Marzano un messager avec une lettre dans laquelle il exprimait le désir de conclure la paix avec nous pourvu que l'Italie limitat à Massaua son occupation. Négus demandait qu'on revint aux conditions du traité Hewett, désavouait Ras Alula, et faisait des voeux qu'au lieu de répandre le sang les chrétiens s'unissent pour combattre les Dervisch. Gouvernement de S. M. ordonna à San Marzano de répondre au Roi Jean que nous regrettions la guerre éclatée entre les deux états; mais que la faute n'en était pas à nous, parce que nous avons été attaques les premiers. Le Général devait aussi ajouter que nous ne refuserions pas la paix qu'on nous demandait si elle avait lieu aux conditions proposées par Sir G. Portal, sur l'initiative de l'Angleterre (1). Cette réponse ayant été communiquée au messager, celui-ci fìt connaitre à San Marzano que le Négus déclarait reconnaitre l'occupation italienne jusqu'à Sahati. Quant aux autres conditions, le Roi Jean se montrait disposé à les accepter, mais il désirait en différer l'accomplissement jusqu'après la guerre avec les Dervisch. Il s'engageait à publier un édit pour défendre à ses Ras et à son peuple de molester les Italiens. Le Gouvernement du Roi a donné instruction à San Marzano d'insister sur l'accomplissement immédiat de toutes les propositions déjà faites par Portai. On laisse cependant au Général une certaine latitude au cas où il croirait plus convenable et sans danger d'accepter la prorogation en exigeant toutefois un engagement forme! et des garanties. Je télégraphierai à V. E. le résultat de cette réponse. En attendant, je vous autorise à faire part confidentiellement au Chancelier de ce qui précède.

718

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 332/177. Berlino, 30 marzo 1888.

Ainsi que je le télégraphiais en date du 23 Mars, la lettre annoncée par un télégramme de V. E. du 19 m'est parvenue par l'entremise de M. le Chevalier Pisani Dossi. Ainsi que j'en donnais avis, je me suis empressé de l'envoyer à

M. Schwabach, l'associé de M. Bleichroder, qui gérait la Banque en J.'atsence du chef principal (2). M. Schwabach a aussitòt, sous pli recommandé, répondu à M. J.e Commandeur Grillo, la réponse me sembre complètement en situation. Il restait un point à éclaircir, et qui est mentionné dans mon télégramme précité, à savoir si, selon l'idée du Directeur de notre Banque Nationaie, on doit entendre la parité de Berlin ou celle de Rome pour le prix de 93 de notre rente. En suite du télégramme de V. E. du 26 indiquant qu'il s'agirait de la parité de Berlin, j'ai informé dans ce sens M. Schwabach. Il m'a écrit à ce sujet, que l'espoir que le commencement des opérations sera prolongé à un terme assez lontain, laissera le temps d'en régler I'organisation.

Le fait est que jusqu'ici on a réussi à maintenir, depuis le I.er au 29 Mars, le cours de notre rente à une moyenne de 94,taux assez satisfaisant en présence de certains agissements pour déprecier ces fonds.

• M. Grillo répond aujourd-hui, par lettre confiée à l'entremise de V. E. et qui part aujourd'hui mème. Voici le sens de sa réponse. La Banque consent et sait pouvoir compter au besoin sur le concours d'autres Instituts de crédit italiens. Le but commun est sans doute d'empècher une baisse déraisonnable sur notre principale valeur d'Etat, et non pas de provoquer une hausse qui ne serait pas en rapport avec les conditions monétaires actuelles de l'Italie •·

Je dois constater que, si la Banque Bleichroder nous a fait des ouvertures. le Chancelier n'y a pas été étranger (1). n a prodigué à cet effet les encouragements. n a voulu ètre tenu au courant de la correspond~nce échangée avec Rome. II s'intéresse de telle sorte, au point de vue politique, à ce que nos fonds ne subissent pas une baisse, qu'il se déclarait lui-mème disposé, dut-il sopporter quelques sacrifices personnels, à courir les chances d'achats avec résultats incertains. Ce détail est très confidentiel. Le mot d'ordre est maintenu pour la presse aussi de recommander nos valeurs au public aUemand. Les Politische Mitteilungen, feuille officieuse élaborée à l'usage des nombreux Landrathe

(Sous-Préfets), à l'effet de les mettre à mème d'influencer la presse locale publient en date du 27 Mars un article sur les relations économiques de l'Italie. Cet article, dont je joins ici la traduction, a été rédigé par un employé du Département lmpérial des Affaires Etrangères, dans le but de démontrer aux capitalistes allemands, qu'il y aurait pour eux tout avantage à accorder leur préférence aux fonds italiens, plutòt qu'aux fonds russes, -ou, en d'autres termes, à vendre ceux-ci pour acheter de ceux-là.

(l) -Questa parte del telegramma fu inviata all'incaricato d'affari a Londra, Catalani, in data 29 marzo 1888 (t. riservato s. n., non pubblicato). (2) -Non è stata rintracciata la minuta della lettera del Grillo, trasmessa, tramite il De Launay, al Schwabach. Però, il senso di essa si desume chiaramente dal telegramma del Crispi al De Launay del 19 marzo 1888, ore 11,15 (ASMAE, Gabinetto Crispi, fase. Il), ove si legge:
719

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. URGENTE 434. Roma, 31 marzo 1888, ore 12,05.

Reçu votre télégramme (2}. Veuillez remercier lord Salisbury. Je n'hésite pas à me ranger à son avis. Nous ne nous opposerons pas, en ce qui nous concerne, à la participation de la Turquie à la conférence. Aux considérations indiquées par lord Salisbury, j'ajoute qu'une opposition de notre part serait acte peu courtois envers l'Espagne qui, quelle que soit l'explication du fait, a adressé l'invitation à la Sublime Porte.

• Le Chancelier fit le meilleur accueil à ces ouvertures. D'après son ordre, M. de Rottemburg, chef de Bureau à la Chancellerie Impériale, se rendit chez M. Schwabach, l'associé de la Maison de M. Bleichroder, -celui-ci se trouve en ce moment à Nice-pour réitérer l'avis qu'il conviendrait, surtout au point de vue politique, de favoriser no.s papiers sur le Marché de Berlin, contre les agissements des Rothschild de Paris. M. Schwabach déclarait que si la Banque Bleichroder était en rapport avec les Rothschild en France, elle n'opérait pas moins pour son propre compte, et avec une entière indépendance. Preuve en était qu'elle avait acheté pour 18 millions de fonds italiens, et lui-meme, M. Schwabach, pour deux millions ...

De son coté, le Sous-Secrétaire d'Etat recevait l'instruction du Chancelier de continuer des démarches dans le mème but ... Il m'a dit que S. A. mettait beaucoup d'ardeur à nous etre utile • (de Launay a Crispi, Berlino l marzo 1888, R. 185/113, ASMAE, Gabinetto Crispi,fase. Il).

(l) L'azione del Bismarck a sostegno della rendita italiana era stata sollecitata dai Crispi nel febbraio 1888 in seguito alla caduta dei titoli italiani per le massicce vendite effettuate dalla Casa Rothschild di Parigi. Già il primo marzo 1888 il De Launay scriveva:

(2) Cfr. n. 716.

720

L'AMBASCIATORE A MADRID, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. 741. Madrid, 31 marzo 1888, ore 9,30 (per. ore 14,15).

Texte de mon télégramme du 28 (l) part ce soir parla poste. Si V. E. pense comme moi et comme mes collègues d'Autriche et d'Allemagne, qu'il ne nous est pas profitable de faciliter à la France le moyen de faire échouer le projet de Conférence, il serait urgent d'agir à Londres pour que toute communication à l'Espagne, au sujet du programme, soit suspendue, jusqu'à ce que V. E. ait pu complètement s'expliquer avec le Gouvernement anglais. Programme anglais est attendu ici pour mardi 3 avril.

721

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, TORNIELLI

T. 437. Roma, 31 marzo 1888, ore 16,30.

J'ai sous les yeux la dépeche Salisbury que sir Clare Ford doit communiquer à M. Moret. Lord Salisbury n'exige pas l'énonciation explicite, dans la formule de convocation, de la question concernant l'intégrité du Maroc. Il veut seulement que la formule ne soit pas de nature à rendre impossible, au sein de la conférence, la mise sur le tapis de cette question. Je crois donc qu'avec de la bonne volonté de part et d'autre des pourparlers entre Ford et Moret, sur la base de la dépeche Salisbury, n'auront pas pour effet de faire échouer la conférence, ainsi que V. E. en exprime la crainte dans son télégramme d'hier (1).

722

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO S. N. Londra, 31 marzo 1888.

J'avais communiqué à Salisbury par lettre particulière télégramme de V. E. d'hier matin (2). Sa Seigneurie m'écrit ce qui suit: Traduction • Puisque vous me permettez d'exprimer un avis sur un tel sujet, il me semble que la réponse envoyée par M. Crispi est évidemment la meilleure. Le fait que le Roi Jean désavoue Ras Alula et demande la paix est une satisfaction évidente pour

l'honneur militaire de l'Italie. Cette satisfaction ne sera pas essentiellement augmentée en insistant sur la cession de quelques milles carrés de territoire, lesquels pour le moment ne sauraient etre d'aucune valeur réelle. Si l'Italie obtient une extension suffisante de frontière pour assurer la possession de Massaua elle se retirera victorieuse de l'expédition. Si pour aplanir toute difficulté quelle qu'elle soit M. Crispi croyait devoir déférer à notre décision un point quelconque de la question ou employer nos bons offices nous serons très heureux de nous rendre utiles, en tout ce qui est en notre pouvoir •. J'aurai l'honneur de transmettre originai de la lettre a V. E. par prochain courrier de Cabinet. La nouvelle que le Négus nous avait demandé la paix ayant été répandue par les journaux le Sous Secrétaire d'Etat plusieurs députés et membres du Corps diplomatique m'ont félicité vivement pour l'heureux résultat de notre expédition. J'envoie en meme temps par télégraphe en clair un résumé d'un article du Times de ce jour.

(l) -Cfr. n. 711. (2) -Cfr. n. 717, nota l a p. 592.
723

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

T. RISERVATO SEGRETO S. N. Berlino, 31 marzo 1888, ore 18.

Je viens de donner lecture au Secrétaire d'Etat du télégramme de V. E. en date d'hier soir (1), en le priant d'en informer confidentiellement le Chancelier. Son Altesse avait déjà eu connaissance par le Comte Solms des détails essentiels relatifs aux ouvertures pacifiques du Négus et, sachant que le Comte de Bismarck devait me voir, il le chargeait de vous exprimer tous ses remerciments de cette communication. Ces nouvelles importantes lui ont causé une véritable satisfaction. Il s'en réjouit à titre d'ami sincère de l'Italie. La politique habile et prévoyante de V. E. a été justifiée sur le terrain pratique, et vous en saurez tirer le meilleur parti. Le Prince est persuadé que le fait à lui seul, que le Négus offre spontanément la paix sans oser affronter les forces de l'Italie, produira chez nous une excellente impression. Nous arrivons sans effusion de sang au meme but, que nous nous étions proposé. D'après l'avis du Chancelier, conforme à des idées émises en son nom et en voie secrète par Solms dans le courant de l'hiver, il serait indiqué de profiter de ce succès pour conclure cette affaire. Il ajoute qu'au point de vue général de la politique européenne, une solution serait au plus haut degré désirable, solution qui nous permettrait de sortir avec honneur des embarras nombreux pour le règlement de nos rapports avec l'Abyssinie, et de rentrer en pleine possession de la liberté de nos mouvements. Il nous appartient, bien entendu, de nous prémunir contre un piège, contre un retour éventuel d'hostilités, du moment où une partie de nos troupes serait rappelée en Italie. En attendant, le Prince de Bismarck exprime la ferme conviction que le moment est de plus propices pour en venir le plus simplement et promptement possible à une heureuse conclusion. Il estime que notre dignité et le prestige de nos armes sont déjà entièrement sauvegardés.

{l) Cfr. n. 717.

42 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

724

IL MINISTRO DELLA GUERRA, BERTOLÈ VIALE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

N. s. N. Roma, 31 marzo 1888.

Dopo il telegramma spedito dal Conte de Launay il 22 corrente (1), avevo

sperato che non si sarebbe più parlato di penosa impressione, sembrandomi che

il nostro telegramma a Lui diretto il giorno 16 marzo (2) fosse tale da distrug

gere ogni impressione penosa dall'animo del Conte di Bismarck o di altri.

Non saprei celarvi che penosamente impressionato fui invece leggendo

l'ultimo telegramma di Launay che mi avete comunicato jeri e che porta la

data 29 corrente (3), giacchè parmi proprio che il nostro ambasciatore non

abbia data chiara interpretazione al nostro telegramma del 16 e non siasi egli

adoperato come si conveniva, dopo le esplicite dichiarazioni da noi fatte, a

distruggere quelle impressioni penose ch'egli ripete sussistono sempre sebbene

si cerchi nascondergliele.

Credo intanto conveniente che il Tenente Colonnello Goiran parta per Berlino sul finire dell'entrante settimana, come ne mostrò desiderio lo Stato Maggiore tedesco: e sarebbe bene avvertire il Conte de Launay dell'arrivo di Goiran affinchè volesse prevenirne lo Stato Maggiore tedesco.

Ad ogni modo siate pur certissimo che non appena l'addetto militare tedesco presso di noi avrà parlato con me e Cosenz egli saprà perfettamente chiarire le cose al suo Governo e al Suo Stato Maggiore.

Quando avrò conferito coll'addetto militare tedesco riparleremo con voi di ogni cosa.

725

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, TUGINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

(Ed. in LV 62, n. 23)

R. 146/103. Costantinopoli, 31 marzo 1888.

Come ebbi l'onore d'informare V. E. col mio telegramma del 28 corrente (4), questo Ambasciatore di Francia ha, in questi giorni, dato comunicazione verbale alla Sublime Porta della risposta che la Francia, d'accordo con l'Inghilterra, ha deciso di fare alle modificazioni proposte dal governo ottomano per la convenzione del canale di Suez. Il conte di Montebello non consegnerà la nota ufficiale del governo francese relativa a tale comunicazione se non dopo che

avrà preparato i Ministri del Sultano a considerare come definitiva la risposta della Francia e dell'Inghilterra.

Ho potuto ottenere, a titolo strettamente confidenziale, le seguenti indicazioni sul tenore della Nota in discorso che è destinata, come or ora mi è stato riferito, ad essere trasmessa oggi o domani alla Porta.

Art. 2. -La modificazione proposta in questo articolo, come è indicata nel rapporto di questa R. Ambasciata dell'8 decorso febbraio (l) non ha incontrato abbiezione di sorta.

Art. 4. -Questa proposta è accettata: si sostituiranno quindi alla parola Porta le parole Impero Ottomano. Art. 7. -L'aggiunta della parola légers (bastimenti da guerra) proposta in questo articolo, non è stata accolta.

Art. 8. -La proposta turca per la nomina del commissario imperiale e del delegato khediviale, come aggiunto al commissario, che sarebbe il presidente delle riunioni, invece del decano del corpo consolare, è stata modificata col seguente temperamento: • Il commissario imperiale, col delegato khediviale, avrà la presidenza soltanto per le riunioni annuali: per le altre riunioni la presidenza spetterà al decano del corpo consolare ».

Art. 9. -La modificazione proposta dalla Porta che aveva dapprima suscitata qualche difficoltà da parte dell'Inghilterra, per l'aggiunta delle parole au besoin è stata accolta.

Art. 10. -L'aggiunta proposta per le misure che il governo ottomano crederà necessario di prendere per assicurare colle proprie forze la difesa det suoi possessi nel mar Rosso è respinta.

Art. 12. -È accolta la modificazione proposta per questo articolo.

L'Ambasciatore d'Inghilterra mi ha detto che egli si limiterà, quando la Nota sarà consegnata alla Porta, ad appoggiarla dichiarando che il governo della Regina è consenziente col governo della repubblica sui punti indicati in quel documento.

(l) -Cfr. n. 695. (2) -Cfr. n. 684. (3) -Cfr. n. 712. (4) -Cfr. n. 708.
726

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, GERBAIX DE SONNAZ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CRISPI

R. 140/75. Sofia, 31 marzo 1888.

In conformità degli ordini che V. E. mi fece l'onore di impartirmi col dispaccio n. 6183/21 delli 21 corrente (2) non ho mancato, cogliendo una recente .fovarevole occasione, di parlare al Signor Stambuloff nel senso dell'ultimo alinea del dispaccio menzionato assicurandolo che l'Italia non si sarebbe dipartita dalla condotta benevola fin qui tenuta verso il Principato e che vi avrebbe

(lJ No.n pubblicato.

perseverato purchè la Bulgaria avesse continuato a serbare un contegno scrupolosamente corretto e purchè avesse facilitato il compito del R. Governo mostrandosi equa e diligente nelle questioni particolari concernenti l'interesse dei cittadini italiani qui residenti.

Il Presidente del Consiglio nel darmi il gradito incarico di ringraziare

V. E. di queste espressioni di simpatia, mi promise che avrebbe tenuto nel debito conto le raccomandazioni di prudenza, tanto necessaria in questi difficili momenti, e quelle riguardanti gli interessi degli italiani dimoranti in Bulgaria.

Rendo vive grazie a V. E. per le informazioni che si compiacque di darmi circa le allusioni fatte al mio indirizzo dal Signor di Giers in un colloquio tenuto col R. Ambasciatore a Pietroburgo. A me basta l'approvazione di V. E. Ho del resto la profonda convinzione di avere sempre tenuto un contegno estremamente riservato e di non avere mai dato motivo ai fattimi appunti.

Il Governo Imperiale Russo venne manifestamente indotto in errore dalla malevolenza degli agenti subalterni bulgari dai quali, in diffetto di rappresentanti ufficiali, trae le proprie informazioni. Molti di codesti agenti sono persone meno che rispettabili ed alcuni di essi non sanno perdonare al R. Rappresentante di avere fatta sentire in altre circostanze la sua disapprovazione per certi atti ed azioni indegne di gente civile.

(2) Cfr. n. 694.

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APPENDICI

APPENDICE I

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione all'agosto 1887)

ARGENTINA

Buenos Ayres -CovA Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; FossATI-REYNERI conte Giacinto, segretario.

AUSTRIA-UNGHERIA

Vienna -NIGRA conte Costantino, ambasciatore; AVARNA DI GuALTIERI duca Giuseppe, segretario; DE GREGORIO marchese Paolo, addetto; Rossi ToESCA Vincenzo, addetto; PAULUCCI DE' CALBOLI marchese Raniero, addetto; CERRUTI Alberto, colonnello di fanteria, addetto militare.

BELGIO

BruxelLes -DELLA CRocE DI DoJOLA conte Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CANTAGALLI Romeo, consigliere; FRACASSI RATTI MENTONE conte Domenico, addetto; INCISA DI CAMERANA marchese Alberto, tenente colonnello di stato maggiore, addetto militare (residente a Parigi).

BOLIVIA

DE GUBERNATIS Enrico, ministro residente (residente a Lima).

BHASILE

Rio de Janeiro -MARTUSCELLI Ernesto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MELEGARI Giulio, segretario.

CILE

Santiago -SANMINIATELLI (dei conti) Fabio, ministro residente.

CINA

Pechino -DE LucA Ferdinando, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; NocENTINI Ludovico, interprete.

COLOMBIA

Bogotà -GLORIA conte Gaspare Michele, ministro residente.

DANIMARCA

Copenaghen -MAROCHETTI barone Maurizio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; RANUZZI SEGNI conte Cesare, addetto.

FRANCIA

Parigi -MENABREA conte Luigi Federico, marchese di Val Dora, ambasciatore; RESSMANN Costantino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; POLACCO Giorgio, segretario; IMPERIALI DI FRANCAVILLA marchese Guglielmo, segretario; BoNIN LONGARE conte Lelio, addetto; QuARTO DI BELGIOJoso Antonio, conte del Vaglio, addetto; MENABREA conte Carlo, addetto onorario; BORROMEO ARESE conte Guido, addetto onorario; INCISA DI CAMERANA marchese Alberto, tenente colonnello di stato maggiore, addetto militare; MIRABELLO Giovanni Battista, capitano di vascello, addetto navale.

GERMANIA

Berlino -DE LAUNAY conte Edoardo, ambasciatore; RIVA Alessandro, consigliere; BoLLATI Riccardo, segretario; VINCI conte Giulio Cesare, addetto; CuccHI BOASSO Fausto, addetto onorario; NICOLIS DI ROBILANT Mario, capitano di stato maggiore, addetto militare.

GERl',IANIA: BAVIERA

Monaco -ULISSE BARBOLANI conte Raffaele, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE NITTO Enrico, segretario.

GIAPPONE

Tokio -DE MARTINO Renato, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CASATI Luigi, interprete.

GRAN BRETAGNA

Londra -CoRTI conte Luigi, ambasciatore; CATALANI Tommaso, segretario; MALASPINA DI CARBONARA marchese Obizzo, segretario; PORCINARI marchese Filippo, addetto; SERRISTORI conte Umberto, addetto; BAROLI Carlo, addetto; DESMÈ Giulio, addetto onorario; CANDIANI Camillo, capitano di fregata, addetto navale.

GRECIA

Atene -CuRTOPASSI (dei marchesi) Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CALVI DI BERGOLO conte Giorgio Carlo, segretario; NoBILI Aldo, addetto.

MAROCCO

Tangeri -ScovAsso Stefano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GIANATELLI Agesilao, interprete; ToLEDANO Giuseppe, interprete.

MESSICO

Messico -VIVIANI Giovanni Battista, ministro residente.

MONTENEGRO

Cettigne -MACCIÒ Licurgo, ministro residente.

PAESI BASSI

Aja -SPINOLA marchese· Federico Costanzo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; PANERAI Giuseppe, segretario.

PERSIA

Teneran -DE REGE DI DoNATO (dei conti) Alessandro, incaricato d'affari.

PERU'

Lima -DE GuBERNATIS Enrico, ministro residente.

PORTOGALLO

Lisbona -0LDOINI marchese Filippo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CoTTA Francesco, segretario; DE NovELLIS Fedele, addetto.

RUMANIA

Bucarest -ToRNIELLI BRUSATI DI VERGANO conte Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VIGONI Giorgio, segretario; OLIVOTTO Teodoro, interprete archivista; CERRUTI Alberto, colonnello di fanteria, addetto militare (residente a Vienna).

RUSSIA

Pietroburgo -GREPPI conte Giuseppe, ambasciatore; GuAsco DI BisiO marchese Alessandro, segretario; FABBRICOTTI Andrea, addetto onorario; RASPONI conte Giulio, addetto onorario; DoGLIOTTI Giuseppe, maggiore di cavalleria, addetto militare.

SERBIA

Belgrado -GALVAGNA barone Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BERTI Emanuele, segretario; MARINOVICH Marco, interprete; CERRUTI Alberto, tenente colonnello di stato maggiore, addetto militare (residente a Vienna).

SIAM

DE LucA Ferdinando, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Pechino).

SPAGNA

Madrid -MAFFEI DI BoGLIO marchese Carlo Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DALLA VALLE DI MIRABELLO marchese Alessandro, segretario; BRASCORENS DI SAVOIRoux conte Paolo, addetto onorario.

STATI UNITI D'AMERICA

Washington -FAVA barone Saverio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE FoRESTA (dei conti) Alberto, segretario; FERRARA Enrico, segretario.

SVEZIA E NORVEGIA

Stoccolma -GERBAIX DE SoNNAZ (dei conti) Carlo Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BoTTARO CosTA conte Francesco, segretario.

SVIZZERA

Berna -FÈ D'OsTIANI conte Alessandro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BECCARIA INCISA (dei marchesi) Emanuele, segretario; FRIOZZI Lorenzo, principe di Cariati, segretario; VISONE conte Vincenzo, addetto; SALLIER DE LA TOUR conte Giuseppe, addetto; INCISA DI CAMERANA marchese Alberto, tenente colonnello di stato maggiore, addetto militare (residente a Parigi).

TURCHIA

Costantinopoli -BLANC barone Alberto, ambasciatore; TUGINI Salvatore, segretario; GALLINA conte Giovanni, segretario; FRANCHETTI barone Edoardo, addetto; FALLETTI DI VILLA FALLETTO conte Paolo, addetto; BRUNO Luigi, addetto; VERNONI Alessandro, interprete; GRAZIANI Edoardo, interprete; BARONE Antonio, interprete; CHABERT Alberto, interprete; CANGIÀ Alfredo, interprete.

VICE REAME D'EGITTO

Cairo -DE MARTINO Giuseppe, agente e console generale.

REGGENZA DI TUNISI

MALMUSI Giulio, agente e console generale.

BULGARIA

Sofia -ZANNINI conte Alessandro, agente e console generale.

URUGUAY

Montevideo -ANFORA DI LUCIGNANO duca Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

VENEZUELA

Caracas -BENSAMONI Giuseppe, ministro residente.

APPENDICE II

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(Situazione all'agosto 1887)

MINISTRO AD INTERIM

CRISPI Francesco, presidente del consiglio.

SOTTOSEGRETARIO DAMIANI Abele.

SEGRETARIO GENERALE

N. N.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI E DEGLI UFFICI AMMINISTRATIVI

MALVANO Giacomo, direttore generale. CoLLOBIANo ARBORIO (dei conti) Luigi, consigliere di legazione in missione

presso la direzione generale. TKALAC Emerico, interprete di l" classe. VALERGA Pietro, interprete onorario per la lingua araba.

DIVISIONE POLITICA

(Sotto l'immediata dipendenza del direttore genemle)

SEZIONE I

Corrispondenza politica -Corrispondenza particolare del ministro Trattati politici -Pubblicazioni diplomatiche.

BIANCHI DI LAVAGNA E DI CASTELBIANCO marchese Francesco, capo di sezione. BARDI Alessandro, capo di sezione. MAYOR Edmondo, segretario. CuGNONI Guglielmo, segretario. CANONICO Edoardo, vicesegretario.

HIERSCHEL DE MINERBI conte Oscarre, segretario di legazione di la classe. BAGLIO Beniamino Arcangelo, segretario di legazione di 1a classe. MARTUSCELLI Eugenio, addetto onorario. MoNROJ Ferdinando, marchese di Garsigliano, dei principi di Belmonte, addetto

onorario. CICERO Carlo Federico, archivista. NEGRI Rodolfo, ufficiale d'ordine. FERRERO Camillo, ufficiale d'ordine.

SEZIONE II

Archivio -BibLioteca -Protocollo -Spedizione -Corrieri di Gabinetto -Trasmissioni -Revisione della stampa periodica -Personale del Ministero -Personale diplomatico italiano -Personale diplomatico estero -Annuario diplomatico -Decorazioni nazionali -Decorazioni estere -Ordine della SS. Annunziata -Carteggio della R. Casa Viaggi di Principi e personaggi illustri -Cerimoniale -Servizio telegrafico -Servizio della cifra -Rilascio di passaporti diplomatici e distinti.

GoRRINI Giacomo, capo di sezione -direttore degli archivi, del protocollo gen~

rale e della spedizione. PASQUALUCCI Loreto, segretario -bibliotecario. BERTOLLA Giuseppe, archivista capo -calligrafo. ALINARI Enrico, archivista capo. GABUTTI Pasquale Pietro, archivista. CERQUETTI Claudio, ufficiale d'ordine. ZANETTI Luciano, ufficiale d'ordine. PASANISI Francesco, ufficiale d'ordine -spedizioniere. ANIELLI Eugenio, corriere di Gabinetto. SIGNORONI Elia Camillo, corriere di Gabinetto.

RAGIONERIA

Bilancio -Contabilità generale degLi uffici diplomatici e consolari Mandati -Rendiconti -Corrispondenza relativa.

SANTASILIA (dei marchesi) Nicola, direttore capo di divisione di ragioneria. GuGLIELMINETTI Giuseppe, capo di sezione di ragioneria. BELLISOMI Ludovico, segretario di ragioneria. CALVARI Ludovico, segretario di ragioneria. BoNAMICo Cesare, segretario di ragioneria. CASA DIO Carlo, vicesegretario di ragioneria. D'AVANZO Carlo, vicesegretario di ragioneria. DE GREGORIO Francesco, ufficiale d'ordine.

ECONOMATO E UFFICIO PASSAPORTI E DELLE VIDIMAZIONI

Spese d'ufficio -Contratti -Passaporti -Legalizzazioni -Servizio interno deL Ministero.

BROFFERIO Tullio, segretario. DE ANGIOLI Eugenio, archivista. SILVANI-LORENI Demetrio, ufficiale d'ordine.

DIREZIONE GENERALE DEI CONSOLATI E DEL COMMERCIO

PEIROLERI (dei baroni) Augusto, direttore generale.

UFFICIO DEL PERSONALE

Corrispondenza riservata e confidenziaLe delLa direzione generaLe Personale consola1·e e dragomannaLe -Esami -Exequatu1· agli agenti consolari esteri.

BARILARI Federico, capo di sezione. KocH Ernesto, vicesegretario. ZAVEL DE LOUVIGNY Filippo Antonio, ufficiale d'ordine. PEROTTI Felice, ufficiale d'ordine.

DIVISIONE I

BrANCHINI Domenico, direttore capo di divisione.

UFFICIO I

Corrispondenza in tutte le materie non politiche nè commerciali coi 1·egi agenti diplomatici e consoLari residenti negli Stati d'Eu1'0pa e loro colonie, eccettuate la Turchia e la Grecia, e cogli agenti diplomatici e consolari di detti Stati in Italia, coi Ministe1·i, colLe autorità e coi p1'ivati -Scuole italiane alL'estero.

CAVACECE Emilio, direttore capo di divisione. MIRTI DELLA VALLE Achille, segretario. VACCAJ Giulio, segretario. FASSATI DI BALZOLA Ferdinando, segretario. DE GAETANI Davide, segretario. DuRANDO Vittorio, segretario. SERRA (dei conti) Carlo, segretario. ANDREOZZI conte Pietro, vicesegretario. LuccHESI FALLI Ferdinando, viceconsole di 3a classe

UFFICIO II

Corrispondenza in tutte le materie non politiche nè commerciali coi ?'egi agenti diplomatici e consolari residenti in Grecia, nell'Impero ottomano, in Asia, in Africa, America ed Oceania e cogli agenti diplomatici e consolari di detti paesi in Italia, coi ministeri, colle autorità e coi privati.

MARGARIA Augusto, capo di sezione. GAETANI D'ARAGONA DI CASTELMOLA Onorato, segretario. GIACCHI Giuseppe, vicesegretario. PASSERA Oscarre, segretario di legazione di la classe. ROBECCHI Cristoforo, console generale di 2a classe. TESTA Luigi, viceconsole. PREYER Giovanni, archivista. ANCARANO Alfredo, ufficiale d'ordine. OLIVIERI Luigi, ufficiale d'ordine. MoRONE Vittorio, ufficiale d'ordine.

DIVISIONE II

BoREA n'OLMO marchese Giovanni Battista, direttore capo di divisione.

UFFICIO I

Corrispondenza relativa alla stipulazione ed esecuzione dei trattati e delle convenzioni commerciali, di navigazione, di estradizione, consolari, monetarie, doganali, postali, telegrafiche, ecc. -Pubblicazioni commerciali -Bollettino consolare.

PuccroNr Emilio, capo di sezione. PELUCCHI Carlo, segretario. ROGERI DI VILLANOVA (dei conti) Filippo, segretario. RrzzETTo Rizzardo, segretario. CELESIA DI VEGLIAsco barone Alessandro, applicato volontario. GALLINGANI Augusto, ufficiale d'ordine.

UFFICIO II

Corrispondenza relativa alle successioni dei nazionali all'estero ed agli atti di stato civile fatti all'estem.

0RFINI conte Ercole, capo di sezione. BERTOLLA Cesare, segretario. MINA BoLZESI Giuseppe, segretario. BARILARI Pompeo, segretario.

LANDI VITTORY Vittorio, segretario. VALENTINI Claudio, vicesegretario. ANIELLI Lorenzo, applicato volontario. BoNGIOVANNI Marco Federico, archivista. BENETTI Carlo, archivista. MoNDINO Pietro, ufficiale d'ordine.

ISPETTORE GENERALE ONORARIO DEI CONSOLATI

NEGRI barone Cristoforo, console generale di la classe in riposo, col titolo di inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

COMMESSI ED USCIERI

Commessi -FERRERO Antonio -CAvAGNINO Pietro.

Capi Uscieri -Rossi Antonio -Bo Ignazio -MoRONE Giovanni Battista -BALDINI Ferdinando -BRUSA Luigi.

Uscieri -CAMPAGNO Lorenzo -DE GIORGI Luigi -CoNTI Eugenio -SALVADORI Eugenio -RENUCCI Pietro -FILIBERTO Lorenzo -COLUZZI Giovanni -FIORI Antonio -MENCHETTI Francesco -PIERACCIONI Settimo -GALLOTTI Ercole -DaNZINO Carlo -SANTORO Antonio -MAGIOLI Alfonso -GAGLIARDINI Antonio.

CONSIGLIO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO

Presidente: CRISPI Francesco, deputato al Parlamento, presidente del consiglio dei ministri, ministro degli affari esteri ad interim.

Vice presidente: CADORNA Carlo, senatore del regno, presidente del consiglio di Stato.

Segretario: PucciONI Emilio, capo di sezione al Ministero degli affari esteri.

Consiglieri: ALFIERI DI SosTEGNO marchese Carlo, senatore del regno -BrANCHIERI Giuseppe, presidente della Camera dei Deputati -BosELLI Paolo, deputato al Parlamento -CANONICO Tancredi, senatore del regno, consigliere della corte di cassazione di Roma -CAPPELLI (dei marchesi) Raffaele, deputato al Parlamento -CARACCIOLO DI BELLA marchese Camillo, senatore del regno -CARUTTI DI CANTOGNO barone Domenico, consigliere di Stato MAURIGI DI CASTEL MAURIGI marchese Ruggero -MICELI Luigi, deputato al Parlamento -MIRAGLIA Giuseppe, senatore del regno, primo presidente della corte di cassazione di Roma -PIERANTONI Augusto, senatore del regno, professore di diritto internazionale nell'università di Roma -SAREDO Giuseppe, consigliere di Stato -TABARRINI Marco, senatore del regno, presidente di sezione del consiglio di Stato.

APPENDICE III

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

(Situazione all'agosto 1887)

Argentina: DEL Vxso Antonio, inviato straordinario e ministro pienipotenziario; MoNTERo J. Belisario, primo segretario; DEL Vxso Antonio, secondo segretario; DEL Vxso Felipe, addetto militare; SusiNI Antonio, colonnello, addetto militare.

Austria-Ungheria: VoN BRUCK barone Karl, ambasciatore; VoN GoEDEL-LANNOY Emil, consigliere; BL"i.iDHORN Eugen, consigliere; VoN VELICS LASZLÒFALVA Alajos, segretario; VoN SZEMERE Nikolaus, segretario; SzÀPÀRY conte Peter, addetto; FoRSTNER VON BILLAU Franz, colonnello, addetto militare.

Baviera: VoN MoY conte Karl, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VoN TucHER barone Heinrich, primo segretario.

Belgio: VAN Loo August, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LE GHAIT Alfred, consigliere; DE VINCK DE DEux 0RP barone Charles, segretario.

Brasile: LoPES NETTO Felipe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE CARVALHo-MoREIRA Arturo, segretario; PEREIRA DA CosTA MoTTA Josè, addetto.

Cile: MATTA Guillermo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Cina: Hsu CHING CHENG, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino); TcHING TcHANG, segretario; KREYER C. T., segretario interprete; SEN TIEN TsuNG, addetto interprete.

Danimarca: DE HEGERMANN LINDENCRONE Johannes Eric, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Francia: DE Mouy conte Charles, ambasciatore; GÉRARD Auguste, consigliere; DE LAVAUR DE SAINTE FORTUNADE visconte Henri, primo segretario; PASTEUR

G. B., secondo segretario; TENAILLE-SALIGNY Xavier, terzo segretario; DE MouY visconte Roger, addetto; DE DAMPIERRE barone Pierre, addetto; DE LA TouR barone Ernest, addetto; GIRARD PINSONNIÈRE Félix, comandante, addetto militare; LE LÉON Eugène, capitano di fregata, addetto navale.

43 -Documenti diplomatici -Serie II -Vol. XXI

Germania: VoN SoLMS SoNNEVALDE conte Everard, ambasciatore; VoN DER GoLTZ conte Karl, consigliere; MrLBERG-GoDEFROY Theodor, segretario; VoN ZEDLITZ UND TRUTRZSCHLER conte Robert, addetto; VoN MALZAN conte Andreas, addetto; VoN ENGELBRECHT Karl, maggiore, addetto militare.

Giappone: TANAKA visconte Fujirmaru, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; KuROKAVA Seitiro, consigliere; AMANO Koziro, addetto; JcHIKU Massakata, addetto.

Gran Bretagna: LuMLEY sir John Savile, ambasciatore; KENNEDY John Gordon, primo segretario; ADAM Frederick, secondo segretario; BEAUCLERK William, secondo segretario; HowARD E., addetto; DoMVILLE William Henry, capitano di vascello, addetto navale.

Grecia: PAPPARIGOPOULO Michele J., ministro residente; KrRGOUSSIOS Joannis,. primo segretario.

Messico: SANCHEZ AzcoNA Juan, ministro residente; HrJAR Y RARo Juan Bautista, primo segretario; CoVARRUBIAs Miguel, secondo segretario; BALANDRANO Dario, addetto.

Monaco: BENTIVOGLIO-MIDDLETON conte Enrico, incaricato d'affari; FuRsE Edward, segretario.

Paesi Bassi: VAN WESTENBERG Bernhard, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VAN EYS VAN LIENDEN l.C.N., segretario.

Perù: CANEVARO José Francisco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; SoYER Y LAVALLE Manuel, primo segretario; DE LA FuENTE Gustavo, secondo segretario; DE ALTHAUS Augusto, colonnello, addetto militare.

Portogallo: DE CARVALHO Y VASCONCELLOS Mattia, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE SÀ NoGUEIRA Miguel, addetto militare.

Rumania: DE PLAGINO Aleksandru, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; RossETTr-SoLEsco Giorgio, primo segretario; PERTICARI Demetrio, secondo segretario.

Russia: D'UXKULL GYLLENBAND barone Karl, ambasciatore; DE MEYENDORFF barone Ernest, consigliere; BARATOV principe Nikolae, primo segretario; BAGGOVOUT Victor, secondo segretario; BuTURLINE conte Piotr, addetto; NovrKov Nikolae, addetto; FERSEN conte Nikolae, addetto; RosEN barone Grigorij, colonnello, agente militare; DE LUTKE conte Konstantin, agente navale.

Serbia: PAvLovré Giorgio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Siam: PRISDANG, principe, inviato straordiuario e ministro plenipotenziario (residente a Londra); PHRA DARUM RAKSA, primo segretario.

Spagna: RASCON conte Juan Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GIL DE URIBARRI Ramiro, primo segretario; PASTOR Y BEDOYA Manuel, secondo segretario; LEAL Julio, terzo segretario; DE AGUIRRE Ernesto, colonnello, addetto militare.

Stati Uniti: STALLO John Bernard, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DouGHERTY C. A., segretario.

Svezia e Nm·vegia: LINDSTRAND Francesco Teodoro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Svizzera: BAVIER Simon, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; PIODA Giovanni Battista, consigliere.

Turchia: PHOTIADEs pascià, ambasciatore; MIHRAN effendi, consigliere; PHOTIADEs Stephanaki bey, primo segretario; HALID bey, secondo segretario; CHAKIR bey, maggiore, addetto militare.

Uruguay: ANTONINI Y DIEZ Paolo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ROVIRA Enrique, segretario; CASALIA Y GINESTA José, addetto.